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CAPITOLO 3 La misura della povertà in Canada e negli Stati Uniti: metodi ufficiali e proposte alternative.

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CAPITOLO 3

La misura della povertà in Canada e negli

Stati Uniti: metodi ufficiali e proposte alternative.

3.1 Misura sperimentale per il calcolo della povertà in Canada.

Come già visto nel capitolo precedente in Canada non esiste una misura ufficiale della povertà, tuttavia grazie all’iniziativa del Gruppo di Lavoro sulla Ricerca dello Sviluppo Sociale è stata realizzata una misura sperimentale del basso reddito, chiamata Market Basket Measure (MBM).

Le soglie per questo indice sono prodotte per una famiglia tipo di 2 adulti e 2 bambini per 48 aree geografiche; una scala d’equivalenza determina le soglie di reddito per le altre tipologie familiari.

Le voci che compongono il MBM sono: • una dieta nutriente

• un paniere di vestiti e scarpe

• l’unità di affitto medio in ogni comunità all’interno di ogni regione • i trasporti

• altri beni e servizi considerati necessari

Il costo totale dell’intero paniere è poi comparato al reddito “usa e getta” di ogni famiglia al fine di determinare i tassi del basso reddito.

Paniere cibo: un gruppo di esperti del settore alimentare, ha scelto quelli che

ritenevano fossero gli alimenti, e le dosi sufficienti affinché una persona potesse vivere in buona salute. Successivamente sono stati raccolti i prezzi di tali alimenti all’interno delle varie città del paese, per poter riflettere il differente costo della vita, e nei vari mesi dell’anno, affinché il paniere non fosse influenzato dal prezzo dei cibi di stagione. Infine attraverso la somma del prodotto dei prezzi per i relativi alimenti, si è pervenuti al valore monetario del paniere cibo.

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Le spese per il cibo includono quelle effettuate nei negozi e nei ristoranti. Queste somme pagate nei ristoranti dai consumatori non dovrebbero essere ignorate nell’analisi dei dati di spesa sul cibo, dal momento che una parte di queste spese dovranno essere sostituite da costi addizionali in generi alimentari se i pasti al ristorante fossero rimpiazzati dai pasti preparati a casa. Perciò dovrebbe essere calcolata una spesa “aggiustata” per l’alimentazione, che sarebbe composta dalla spesa nelle drogherie più una percentuale delle spese nei ristoranti. Dopo varie analisi condotte venne scelto come coefficiente il 50% delle spese effettuate nei ristoranti; tuttavia la scelta degli studiosi Canadesi, fu quella di non inserire tale valore aggiustato nel paniere utilizzato per la costruzione del MBM, ma di fare uso di questo valore solo nel calcolo del denominatore del moltiplicatore per gli altri beni e servizi, che sarà discusso nella sezione “altre spese”.

Paniere abbigliamento: il paniere abbigliamento è stato formulato per fornire un

guardaroba completo di vestiti essenziali, tenendo conto del fatto che alcuni di questi hanno una vita media superiore all’anno (per esempio il prezzo calcolato per un giubbotto invernale è “spalmato” per 4 anni). Così come per il paniere cibo, anche in questo caso i prezzi dei vari articoli sono raccolti in varie città; sono stati presi come punto di riferimento una ampia gamma di dettaglianti (boutique, grandi magazzini, ecc.) tuttavia i prezzi non sono stati rilevati nei discount in quanto la qualità e la disponibilità degli articoli varia di mese in mese. L’unica preoccupazione riguardava i prezzi riguardanti i dettaglianti, in quanto questi avrebbero potuto avere un grosso impatto sui prezzi medi; il problema è stato risolto facendo ricorso all’uso della media geometrica, la quale ha permesso di non escludere nessun punto vendita.

Abitazione: il paniere relativo all’abitazione consiste in una sistemazione in affitto,

inclusi le utenze (elettricità, riscaldamento e acqua), e alcune comodità (cucina, frigorifero, asciugatrice e lavatrice). Se il costo delle utenze non sono invece inclusi nell’affitto, queste dovranno essere tenute di conto nella costruzione del paniere. Il costo complessivo si basa sulla media dei costi mediani delle unità in affitto con due stanze da letto e le unità in affitto con tre stanze da letto; devono essere inclusi

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nel calcolo i contributi dati alle famiglie dal governo per questo paniere. Inoltre deve essere eseguito un aggiustamento per computare le spese extra che alcuni affittuari sostengono per fornirsi di vari elettrodomestici. Tale aggiustamento è composto di due parti:

• il costo dell’elettrodomestico stesso (ammortizzato per la sua durata di vita)

• moltiplicato per la percentuale di affittuari che non hanno inclusi questi apparecchi come parte dell’affitto.

Le spese rilevate dall’indagine sulle abitazioni riguardano sia i proprietari che gli affittuari. Comunque, per i proprietari, alcune delle categorie di spese sono spesso considerate come investimenti, e non parte del costo degli alloggi; in particolare l’indagine condotta include le spese per i pagamenti regolari del mutuo che coprono sia il mutuo stesso, sia gli interessi. I pagamenti principali per estinguere il mutuo sono generalmente considerati come investimenti, mentre il pagamento degli interessi sono considerati come parte del costo della casa. Diversamente, il paniere MBM per l’abitazione consiste nel costo della unità in affitto che non hanno componenti di investimento.

Trasporto: il MBM include una componente per soddisfare le necessità relative ai

trasporti base di una famiglia tipo, composta da due adulti e due bambini. Questa voce è formata:

• nelle aree coperte dal trasporto pubblico, da 2 abbonamenti mensili e 12 viaggi in taxi ogni anno

• nelle area non servite dal trasporto pubblico, dal costo di funzionamento di un veicolo, e il costo d’acquisto di un’auto usata ogni 5 anni

Ovviamente per applicare correttamente il valore di tali componenti è stato essenziale una indagine preliminare delle zone coperte, e non, dal servizio pubblico. Il risultato della componente privata del trasporto è dato dalla somma del valore di ognuna delle 6 voci identificate dal MBM:

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componente privata annuale dei trasporti:

= 1/5 moltiplicato il costo di un veicolo usato da 5 anni, inclusi i costi d’interesse (se è stato contratto un prestito per l’acquisto)

+ tariffa annuale per la licenza di guida

+ tariffa annuale per la registrazione del veicolo + assicurazione annuale obbligatoria per il veicolo + costo di 1500 litri di benzina

+ costo di 2 cambi d’olio e una messa a punto

Altre spese: il MBM include una componente per coprire tutti gli altri beni e

servizi che considera essere necessari in accordo alle correnti norme sociali. Questa comprende alcune voci come: cura personale, servizi telefonici, servizi postali, mobili, materiali da lettura e modesti livelli di intrattenimento e ricreazione.

In teoria a queste voci potrebbe essere dato un prezzo ogni mese, tuttavia per controbilanciare le spese sostenute con i benefici di ritorno, è stato raccomandato l’utilizzo di un moltiplicatore. La procedura seguita per derivare una stima delle “altre spese” è la seguente:

1. calcolare il totale annuo che la famiglia di riferimento spende per le voci

che sono incluse nella categoria “altre spese”

2. calcolare il totale annuo che la famiglia di riferimento spende per il cibo,

le scarpe e l’ abbigliamento

3. applicare il moltiplicatore delle “altre spese” alle stime MBM per le

componenti cibo, abbigliamento e scarpe, in ogni provincia

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moltiplicatore per le “altre spese”= spesa per altri beni/servizi necessari

spesa per cibo,abbigliamento,scarpe

stima annuale per = moltiplicatore * stima del costo delle componenti le “altre spese” cibo, abbigliamento e scarpe

Si può notare che sia la componente abitazione sia quella dei trasporti sono state escluse dalla realizzazione del moltiplicatore, nonché dal calcolo della stima annuale per le “altre spese”. Ciò è dovuto all’ampia gamma di prezzi osservati per entrambe le componenti, inoltre per l’alloggio i costi annuali calcolati variano significativamente all’interno delle comunità e delle province, mentre per i trasporti i costi quantificati per la componente privata sono significativamente più alti rispetto a quelli della parte pubblica.

Se i prezzi degli alloggi e per i trasporti fossero incorporati nel costo delle “altre spese”, queste porterebbero a sostanziali variazioni nella stima delle altre spese all’interno delle regioni e delle province, per questo è stato deciso di escluderle.

Comparazione Paniere-Reddito.

Una volta determinato il valore complessivo del paniere, per ogni tipologia di famiglia, occorre confrontare tale valore con il reddito familiare.

Il concetto di reddito utilizzato in questo studio è quello di reddito disponibile per acquistare beni e servizi che sono contenuti nel paniere del MBM. Ciò significa che non è corretto servirsi del reddito dopo la detrazione delle tasse, in quanto non si terrebbe opportunamente conto del fatto che le famiglie devono sostenere alcune spese “necessarie”, che diminuiscono il loro reddito, e che non possono quindi essere adoperate per l’acquisto di tali beni/servizi.

La scelta della Statistics Canada fu quella di optare per un concetto di reddito usa e getta, il quale è definito come:

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Reddito totale -

Tasse sul reddito -

Altre spese specificate

Reddito totale = reddito proveniente da tutte le fonti, inclusi i trasferimenti

governativi. Per calcolare il reddito necessario per il MBM occorre poi sottrarre le seguenti voci:

• tasse sul reddito provinciali e federali, tenendo conto le esenzioni, le deduzioni e i crediti sulle tasse,

• contribuzioni per l’assicurazione sociale, che sono dedotte dallo stipendio dei lavoratori. Gli introiti derivanti dai piani pensionistici nazionali e da quelli per l’assicurazione dell’impiego, sono inclusi nel reddito totale,

• contribuzioni per il Piano Pensionistico Registrato, dedotte dallo stipendio dei lavoratori,

• quote professionali, che includono tariffe associate ai contratti collettivi, tariffe per iscrizioni professionali e premi assicurativi per responsabilità o negligenza, • pagamenti per il mantenimento dei figli,

• spese per la cura dei bambini, incorse quando i genitori devono recarsi al lavoro, • premi per l’assicurazione sanitaria pubblica prevista in qualche regione,

• spese mediche pagate di tasca propria, tra queste le più comuni riguardano: 9 pagamenti a dottori, dentisti o infermiere

9 pagamenti per arti artificiali, stampelle, sedie a rotelle, occhiali, lenti a

contatto, pacemaker, ecc,

9 spese relative ai cani guida

Il costo dei premi per l’assicurazione sanitaria pagati per viaggiare fuori dal Canada, è invece un esempio di ciò che non è incluso nella definizione del MBM in quanto considerata una spesa non necessaria.

Il reddito calcolato in questo modo, abbiamo visto, dovrà essere comparato al costo annuale del paniere del MBM costruito relativamente ad ogni famiglia.

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Il Market Basket Measure è realizzato per una famiglia tipo di 2 adulti e 2 bambini; sebbene sia possibile specificare e raccogliere i prezzi di tutte le componenti del paniere, per ogni tipo e composizione di nucleo familiare, risulta essere più semplice fare uso di una scala d’equivalenza.

Le scale d’equivalenza tengono conto del fatto che esistono economie di scala quando più persone vivono insieme, e possono essere di vario tipo;

quella utilizzata per la costruzione del MBM è la seguente:

ƒ la persona più vecchia della famiglia riceve un coefficiente pari a 1.0 ƒ la seconda persona più vecchia riceve un coefficiente pari a 0.4

ƒ tutti gli altri membri della famiglia, con età uguale o superiore a 16 anni, ricevono un coefficiente pari a 0.4

ƒ tutti gli altri membri della famiglia con età minore a 16 anni, ricevono un coefficiente pari a 0.3

La famiglia tipo ha un valore complessivo di 2 (1+0.4+0.3+0.3);

visto che quest’ultima rappresenta il punto di riferimento per le altre, si è sentita la necessità di standardizzare la scala d’equivalenza, in modo che la famiglia modello abbia un valore pari a 1.

3.2 Misura ufficiale e proposte alternative in U.S.A.

Un ulteriore contributo per migliorare il calcolo della povertà in Italia, modificando la spesa complessiva per i consumi delle famiglie, potrebbe avere origine dagli studi condotti negli USA da molti esperti come Doyle, Short, Betson, Bavier, Garner, ecc.

Come già brevemente anticipato, i tassi ufficiali di povertà negli Stati Uniti sono calcolati sulla base delle soglie di povertà, e sulle definizioni di reddito, sviluppate nei primi anni ’60 da M.Orshansky1. Essa focalizza il proprio interesse sui consumi familiari per il cibo, in quanto, come scrisse in un proprio articolo, generalmente non c’è accordo su ciò che è valutato importante per la sopravvivenza di un

1

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individuo, eccetto che per il cibo. Prendendo spunto da questa affermazione, originariamente le soglie di povertà ufficiali furono sviluppate determinando il costo minimo di una adeguata dieta, successivamente occorreva moltiplicare il budget minimo familiare per il cibo, per un moltiplicatore la cui funzione era quella di conteggiare le altre necessità. Questo moltiplicatore fu costruito sulla base della indagine condotta dalla economista americana, la quale aveva mostrato che le famiglie statunitensi di tre, o più persone, a qualunque livello di reddito, spendevano circa 1/3 delle proprie risorse in cibo; parte dei rimanenti 2/3 della spesa era dedicata all’acquisto di prodotti e servizi medici.

La misura delle risorse familiari riguardava il reddito monetario lordo: esso includeva il reddito liquido antecedente al pagamento delle tasse, proveniente da tutte le fonti, eccetto i guadagni o le perdite sulle vendite di proprietà. Questa definizione comprendeva:

• salari e stipendi lordi

• redditi netti derivanti da operazioni di aziende o fattorie • pensioni

• interessi • dividendi

• trasferimenti governativi distribuiti in forma di denaro

Tale definizione non è ne completa, in quanto ignora tutte le fonti di reddito non monetario incluse le erogazioni per l’acquisto di alimenti di prima necessità, i sussidi per l’abitazione e l’assicurazione sanitaria fornita dal datore di lavoro e dal governo, ne appropriata in quanto alcune di queste fonti ignorate potrebbero essere utili per avere maggiori risorse da spendere per l’acquisto delle necessità base. Le stime sulla povertà ufficiale sono state soggette ad intense critiche negli ultimi tre decenni sia da parte di economisti, sia da parte di politici e giornalisti; le più autorevoli sono: quelle formulate dal Gruppo di Studio sulla Povertà e sull’Assistenza della Famiglia e pubblicate dall’Accademia Nazionale delle Scienze

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(NAS)2 nel 1995, e successivamente quelle di K. Short e T. Garner per il Census Bureau3.

Alcuni dei più importanti problemi identificati dal Gruppo di Studio nel reportage

“Measuring Poverty: A New Approach”, sono:

ƒ la misura ufficiale esclude i benefici in natura, ƒ ignora i costi per la cura dei figli,

ƒ ignora le variazioni regionali del costo della vita, ƒ ignora i pagamenti diretti per le tasse,

ƒ ignora le spese mediche nel determinare i bisogni delle famiglie,

ƒ le soglie di povertà non sono state mai aggiornate per riflettere il

cambiamento dei livelli di consumo delle famiglie americane.

I rimedi offerti dal NAS per cercare di eliminare questi problemi rappresenteranno anche il punto di partenza degli studi del Census, per questo, come vedremo, le conclusioni a cui arriveranno entrambi saranno molto simili, anche se non mancano questioni che saranno risolte diversamente.

Il primo passo del Gruppo di Studio fu quello di cambiare sia la definizione di soglia di povertà, sia la definizione di risorse familiari, che dovranno essere comparate alle soglie per determinare lo stato di povertà.

Soglie di povertà: queste dovrebbero rappresentare un budget necessario per

l’acquisto di cibo, vestiti, alloggio e utenze, più un piccolo ammontare addizionale per acquisire altri beni di prima necessità, comuni e giornalieri (ad esempio beni per la cura personale, o servizi di trasporto). La voce “cibo” include gli alimenti acquistati per uso domestico e non, mentre sono esclusi ad esempio l’alcool e il tabacco; la voce “vestiario” include le spese per tutti i tipi di vestiti, incluse le uniformi; la voce “alloggio” include l’affitto, e per i proprietari, gli interessi sul

2

Citro, C., Michael, R., “Measuring Poverty: A New Approach”, 1995.

3

Garner, T., Short, K., “Owner-Occupied Shelter in Experimental Poverty Measures”, 2001.

Garner, T., Short, K., “Personal Assessments of Minimum Income and Expenses: What Do They Tell Us about ‘Minimum Living’ Thresholds and Equivalence Scales”, 2002.

Short, K., “Experimental Poverty Measures: 1999”, 2001.

Short, K., “Where We Live: Geographic Differences in Poverty Thresholds”, 2001. Short, K., Garner, T., “A Decade of Experimental Poverty Thresholds 1990 to 2000”, 2002.

Short, K., Garner, T., “Experimental Poverty Measures Under Alternative Treatments of Medical Out-of-Pocket Expenditures”, 2002.

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mutuo, la manutenzione e le riparazioni; non fanno parte della voce ne il prezzo d’acquisto ne il pagamento principale del mutuo; la voce utenze include i carburanti, come il gas e l’elettricità, il telefono e i servizi pubblici come l’acqua. L’ammontare complessivo dovrebbe basarsi su un campione di spese effettive, osservate attraverso varie indagini, e aggiornate annualmente sulla base del campione di spesa dei precedenti tre anni.

Per la costruzione dell’ammontare addizionale vengono impiegati dei moltiplicatori che sono applicati al valore dei paniere di riferimento; quelli utilizzati dal NAS sono due e riflettono:

il primo le spese per il paniere base (cibo, vestiti, alloggio e utenze connesse) + quelle per la cura personale e 1/2 dei trasporti,

il secondo le spese per il paniere base + quelle per la cura personale + quelle per 1/2 dei trasporti + quelle per l’educazione + quelle per i materiali da lettura.

Viene scelto di includere solo metà delle spese per i trasporti perché le indagini effettuate non sono in grado di distinguere tra spese lavorative, che sono

sottratte alle risorse, e quelle personali per commissioni, vacanze, ecc., che devono essere imputate.

Le spese che rientrano nella componente trasporti sono:

ƒ il costo d’acquisto totale (meno il valore in permuta) del veicolo ƒ gli oneri finanziari per il veicolo

ƒ benzina e olio

ƒ manutenzione e riparazioni ƒ assicurazione del veicolo ƒ trasporto pubblico ƒ licenze

ƒ altri oneri

Le spese che fanno parte della categoria “cura personale” riguardano: ƒ i prodotti per capelli

ƒ Per l’igiene orale ƒ I cosmetici

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ƒ Gli elettrodomestici elettrici per la cura del corpo Le spese per l’educazione includono quelle per:

ƒ Libri di testo ƒ Lezioni

ƒ Attrezzatura per gli asili pubblici o privati, per le scuole elementari e medie ƒ Il college e l’università

Infine le spese relative ai materiali da lettura sono quelle per sottoscrizioni a

giornali, magazine, acquisti di copie singole di giornali, libri ed enciclopedie.

Una volta costruita l’opportuna soglia di povertà per la famiglia di riferimento composta da due adulti e 2 bambini, il Gruppo di Studio si raccomandò che fosse fatto un aggiustamento per riflettere le necessità delle diverse tipologie di famiglie, utilizzando una scala d’equivalenza. La scelta ricadde su una scala a due parametri, uno dei quali avrebbe dovuto indicare la presenza di bambini con età inferiore a 18 anni, l’altro l’esistenza di economie di scala quando il nucleo familiare aumenta il numero dei propri componenti.

Le soglie così costruite dovevano inoltre essere corrette per rispecchiare le differenze nel costo delle abitazioni nelle varie zone; tuttavia la costruzione di un opportuno indice non si rivelò semplice, anche se rappresentava comunque un modesto passo nella giusta direzione; per questo il NAS decise di affidare ad altri il compito di effettuare ulteriori studi per la realizzazione di un metodo migliore.

Risorse: le risorse sono definite come il valore del reddito monetario proveniente

da tutte le fonti, più il valore delle sovvenzioni governative convertibili in denaro che sono disponibili per l’acquisto di beni e servizi facenti parte delle soglie, meno le spese che non permettono di acquistare tali beni/servizi.

Le sovvenzioni convertibili in denaro includono le indennità in natura di tipo non medico, come le erogazioni per l’acquisto di alimenti di prima necessità, i sussidi per l’abitazione, i pranzi a scuola e l’assistenza per l’energia domestica.

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• Tasse sul reddito e stipendi

• Spese per la cura dei figli quando i genitori si recano a lavoro • Spese legate al lavoro

• Pagamenti per il mantenimento dei figli

• Spese per le cure mediche pagate di tasca propria o MOOP (Medical

Out-Of-Pocket), inclusi i pagamenti dei premi per l’assicurazione sanitaria.

Il Gruppo di Studio del NAS nella nuova definizione di risorse non ha fatto raccomandazioni per includere il flusso dei servizi domestici per i proprietari occupanti la propria casa. Questo significa che a famiglie delle stesso tipo, e che vivono nella medesima zona, saranno assegnati uguali budget per l’abitazione, senza nessun riguardo se queste abbiamo affittato un appartamento, se pagano un mutuo mensile per una casa in ipoteca, o se sono proprietari senza bisogno di dover pagare alcun debito o mutuo. Ciò evidenzia il fatto che l’approccio utilizzato dal NAS tratta i proprietari senza o con bassi mutui, allo stesso modo di quelli con mutui elevati e degli affittuari; questo rappresenta un grosso limite in quanto le risorse risparmiate dai primi potranno essere impiegate per l’acquisto di altri beni, ponendoli in condizione di privilegio rispetto ai secondi.

Il metodo adottato dal Gruppo di Studio per tener conto del fatto che le risorse familiari aumentano ricevendo erogazioni per l’acquisto di alimenti, sovvenzioni per l’abitazione, ecc., è quello di aggiungere al reddito monetario il valore di questi benefici; i valori assegnati vengono riportati da varie indagini condotte in campo nazionale, che rappresentano la fonte dei dati per il NAS.

Spese per la cura dei figli e altre legate al lavoro: in molte famiglie con figli,

quando entrambi i genitori devono recarsi a lavoro, è necessario sostenere dei costi per la loro cura; tuttavia anche in mancata presenza di bambini, chi svolge una attività lavorativa deve affrontare dei costi di pendolarismo e altri legati al proprio lavoro (come l’acquisto di uniformi, di licenze, attrezzature e permessi). Poiché il reddito che è adoperato per pagare tali spese non è disponibile per i consumi, il Gruppo di Studio raccomandò che questi fossero sottratti dal reddito; per determinare le spese legate alla presenza di bambini, fu deciso di detrarre una stima

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di questi costi dal reddito delle famiglie in cui entrambi i genitori lavoravano attraverso un modello a due fasi realizzato da K. Short.

Per le altre spese legate al lavoro si decise invece, che per ogni lavoratore, un ammontare fisso dovesse essere sottratto dai guadagni; nello sviluppare stime empiriche fu scelto di detrarre dai guadagni un valore rappresentante l’85% delle spese mediane lavorative per tutti i lavoratori. In particolare furono identificate tre tipi di spese:

1. spese annuali: spese lavorative annuali come quelle per licenze, permessi,

uniformi o strumenti speciali

2. spese di chilometraggio: il numero di miglia di solito guidate in una

settimana tipica per andare a lavoro e tornare a casa

3. altre spese: come gli abbonamenti per l’autobus, le tariffe dei parcheggi.

Spese mediche: un discorso complesso è quello relativo alle spese mediche pagate

di tasca propria o MOOP. In USA le cure mediche sono generalmente pagate dall’assicurazione sanitaria fornita dal datore di lavoro; gli individui pagano solamente una parte della copertura assicurativa e anche qualche servizio medico che non è coperto da queste polizze assicurative. Le persone che non sono assicurati dai datori di lavoro, possono acquistare una privata polizza assicurativa, di solito con costi più elevati, oppure potrebbero essere qualificati per una copertura fornita dal programma federale.

Ci sono molte ragioni per incorporare i bisogni per le cure mediche in una riesaminata misura della povertà; la maggior parte delle persone infatti le considera come una necessità di base, importanti quanto il cibo e il vestiario.

Questo modo di concepire le cure mediche è supportato dal fatto che sia a livello federale, sia a livello statale, vengono spesi miliardi di dollari per fornire assicurazioni sanitarie sottoforma di Medicare, Medicaid e altri programmi. C’è infatti da ricordare che negli Stati Uniti non esiste una assistenza sanitaria pubblica, esistono soltanto alcuni programmi che assicurano determinate prestazioni per alcune categorie di persone. In particolare la Health Care Financy Administration è l’agenzia federale che amministra i programmi Medicare e Medicaid: il primo

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assicura gli over 65 affetti da insufficienze renali e da alcune particolari disabilità, il secondo riguarda le persone a basso reddito e particolarmente bisognose; ma per quanto destinate ad anziani disabili e bisognosi, questi programmi pubblici sono subordinati al pagamento di premi o contributi in caso di fruizione dei servizi. In particolare il Medicare non copre i farmaci prescritti e assunti fuori dall’ospedale che pertanto saranno pagati dai cittadini di tasca propria.

Il punto di partenza del NAS è quello di far notare che le spese mediche sostenute di tasca propria (che chiameremo anche MOOP) riducono il reddito disponibile. La soluzione offerta dal Gruppo di Studio, sintetizzata a causa della sua complessità, fu quella di dedurre le spese attuali MOOP dal reddito familiare prima di vedere dove è posizionata una famiglia in relazione alla soglia di povertà.

Le cure mediche non vengono incluse nella lista delle voci che compongono le soglie di povertà, e questo perché altrimenti sarebbe necessario un enorme numero di soglie per riflettere i diversi livelli di necessità mediche. Gli studiosi del NAS ritengono che questi bisogni differiscano da quelli per il cibo o il vestiario in quanto

“ognuno ha bisogno di mangiare e di un riparo nel corso di un anno, ma alcune persone potrebbero non aver bisogno di cure mediche, mentre altre potrebbero necessitare di trattamenti altamente costosi”, per tanto assegnare una spesa media

da incorporare nelle soglie, porterebbe a sovrastimare i costi per molte famiglie, e sottostimare il costo per poche, a causa della proprietà distributiva di questa componente.

Le spese mediche rappresentano una delle voci più complesse per quanto riguarda il calcolo dei tassi di povertà; nonostante ormai ci sia la più completa consapevolezza sul fatto che queste debbano essere conteggiate, non si è ancora pervenuti ad un modo univoco e oggettivo di calcolo. Le proposte in questo campo varie e contrastanti, e rappresentano sicuramente il punto di scontro più acceso. Tra coloro i quali si sono dedicati allo studio di questo problema, c’è da ricordare Pat Doyle4, David Betson5, Jessica Banthin6e Richard Bavier7.

4

Doyle, P., O’Hara, B., “The Impact of Imputation Strategies for Medical Out-of-Pocket Expenditures on Alternative Poverty Measures”, 2001

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Lo studio del Census Bureau.

Successivamente alla pubblicazione del report del NAS, sono state effettuate molti altri studi, il più autorevoli dei quali è quello del Census Bureau.

Gli economisti e gli studiosi che hanno collaborato alla realizzazione dei vari lavori, tra cui Short e Garner, sono d’accordo sulle definizioni di reddito e di soglie date dal Gruppo di Studio, anche se hanno apportato leggere modifiche.

Soglie di povertà: il primo passo fu quello di utilizzare le stesse raccomandazioni

del NAS; successivamente è stato sviluppato un set di soglie utilizzando un approccio basato sulla spesa per consumi per riflettere le spese di trasporto, qui definite in maniera diversa (infatti non viene incluso il prezzo d’acquisto del veicolo, ma solo le spese OOP pagate ogni anno). In secondo luogo è stato sviluppato un ulteriore set di soglie, costruite sulle prime, ma usando una scala d’equivalenza d’affitto per assegnare il flusso dei servizi ai proprietari, per approssimare i loro costi per l’abitazione. Tutto ciò influisce anche sui moltiplicatori, impiegati per valutare quantitativamente gli altri beni/servizi considerati essenziali, che per tanto risulteranno differenti se paragonati a quelli del NAS.

Risorse: le uniche differenze rispetto alla definizione data dal NAS, riguardano: 1)

l’inclusione dei costi Medicare parte B nelle spese mediche sostenute di tasca propria 2) i dati sul reddito provengono da un file “censurato”.

Le differenze sostanziali nel calcolo dei tassi di povertà provengono dai diversi modi di aggiustare le soglie, e dal differente metodo di calcolo di alcune delle voci che fanno parte della definizione di reddito.

Il Census Bureau è concorde sul fatto che la famiglia di riferimento sia composta da 2 adulti e 2 bambini, e che le soglie siano costruite su tali famiglie tipo, tuttavia

Doyle, P., “How Do We Can Deduct Something We Do not Collect? The Case of Out-of-Pocket Medical Expenditures”, 1997.

5

Betson, D., “Response to Bavier’s critique of the NRC Panel’s Recommendations”, 2000. Betson, D., “Imputing Medical Out-of-Pocket Expenditures from NMES Data”, 1997.

Betson, D., Citro, C., Michael, R., “Recent Developments for Poverty Measurement in U.S. Official Statistics”, 2000.

6

Banthin, J., “Where Do We Stand in Measuring Medical Care Needs for Poverty Definitions?”, 2004. Banthin, J., Short, K., Garner, T., “Medical Care Needs in Poverty Thresholds: Problems Posed by the Uninsured”, 2001.

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ritiene che il modo migliore di modificare le soglie, in base alla diversa composizione e tipo di nucleo familiare, derivi dall’utilizzo di una scala d’equivalenza a 3 parametri, anziché 2. Questa scala ha il vantaggio di restringere la relazione tra famiglie composte da 2 adulti e quelle da 1 solo, inoltre considera meglio il ruolo giocato dal primo figlio in una famiglia con un unico genitore.

Altre correzioni sono state fatte anche per riflettere le differenze geografiche nei costi dell’abitazione; seguendo le indicazioni del NAS, il Census utilizza un indice dei costi degli alloggi calcolato sulla base degli affitti lordi (senza tener conto dei servizi connessi) per appartamenti con specifiche caratteristiche, aggiustate per la quota della componente abitazione (inclusi i servizi) assegnata nel budget sulla povertà. Per di più vengono pure normalizzati gli indici, basandosi sulla distribuzione geografica del campione “pesato”; gli indici realizzati sono prodotti in base all’indice medio americano, che ha valore uguale a 1.

La procedura seguita ha il merito di utilizzare dati più recenti, inoltre tenta di occuparsi dei problemi delle precedenti misure; gli indici così costruiti non solo hanno un maggior senso, ma sono anche simili a quelli riportati da altri studiosi del settore.

Spostandoci sul lato delle risorse, le più grandi differenze tra gli approcci seguiti dal NAS e quelli del Census riguardano il metodo di calcolo delle spese legate al lavoro e alla cura dei bambini; tuttavia lo scopo principale dello studio di Short et al è quello di fornire una aggiornata riesamina su due delle questioni più controverse: come quantificare il valore delle abitazioni occupate dai proprietari, e quale sia l’appropriato trattamento delle spese personali per la cura medica. Su quest’ultimo tema sarà importante considerare l’opinione di vari esperti del settore come Betson, Doyle e Banthin, in quanto le metodologie in uso nel NAS e nel Census si basano sui lavori di tali Autori.

Per quanto riguarda le spese legate al lavoro, il metodo del Gruppo di Studio, era quello di sottrarre un ammontare fisso dalle risorse familiari, aggiornato annualmente per tener conto dell’inflazione, piuttosto che le spese effettive, in quanto spesso la gente realizza un trade-off tra l’abitazione e i costi di

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pendolarismo, scegliendo o una casa costosa ma vicino al posto di lavoro, o una abitazione più economica ma più lontana.

L’ammontare fisso calcolato veniva poi assegnato a tutti i lavoratori, indipendentemente dal fatto se essi avessero o meno sostenuto queste spese.

Relativamente alle spese per la cura dei bambini, la metodologia del NAS consisteva nel dedurre tali costi dal reddito delle famiglie quando entrambi i genitori sono lavoratori, e limitare queste deduzioni ad una specifica soglia; questo approccio fu ideato per cercare di replicare le spese effettive per la cura dei bambini riportate da apposite indagini.

Il Gruppo di Studio utilizza una procedura a 2 fasi per ognuno dei due gruppi previsti, quello delle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, e quello delle famiglie in cui solo un genitore lavora. Nella prima fase, una funzione di regressione logistica, per i due gruppi, fornisce le stime della probabilità di incorrere in tali spese, basandosi sulla razza del capo famiglia, il numero di bambini, l’età, la regione e il reddito familiare. L’equazione per le famiglie con due genitori-lavoratori include anche i guadagni della madre come parte dei guadagni della famiglia. Nella seconda fase, l’ammontare delle spese dei genitori che pagano per la cura dei figli, viene modellato utilizzando lo stesso set di variabili esplicative.

I risultati della regressione vengono usati per stimare la probabilità che ha una famiglia di incorrere in questo tipo di spese; se questa viene selezionata le stime modellate saranno impiegate per assegnare l’ammontare di spesa.

La strada percorsa dagli studiosi del Census è simile per la valutazione delle spese legate al lavoro, innovativa per ciò che riguarda l’altro tipo di spesa.

Spese legate al lavoro: l’approccio seguito da Short, Shea e Eller8 è lo stesso del Gruppo di Studio, nel senso che anche loro hanno deciso di sottrarre un determinato ammontare dalle risorse familiari. Tuttavia vengono adoperati, come fonte di dati, sondaggi provvisti di maggiori e più accurate informazioni. Ad esempio agli intervistati viene chiesto di fornire notizie dettagliate circa i metodi di trasporto per

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andare a lavoro e tornare; circa i costi associati alla propria professione (come l’acquisto di uniformi o licenze).

Ogni intervistato riporta su un modulo le spese sulle voci relative al lavoro di una data settimana; per ogni persona si esegue la somma del numero di ore di lavoro riportate, moltiplicato per il numero di settimane di lavoro in ciascun mese. Il numero di settimane lavorate viene poi moltiplicato per le spese settimanali legate al lavoro, e sommate per l’intero anno; gli ammontare così trovati vengono sommati per tutti i membri della famiglia.

Spese legate alla cura dei bambini: Short et al hanno esaminato vari metodi di

imputazione di queste spese. In particolare lo studio si è soffermato su tre misure alternative:

ƒ la misura 1 è la stessa proposta dal NAS ƒ la misura 2 consiste in un ammontare fisso

ƒ la misura 3 è uguale all’85% delle spese mediane quantificate dall’indagine utilizzata per il calcolo delle altre spese legate al lavoro.

La misura 1 impiega un approccio ex post, in quanto sottrae le spese pagate effettive dal reddito; le altre due rappresentano un approccio ex ante, in quanto richiedono un ammontare fisso, ”aspettato”, che dovrà essere sottratto dal reddito o aggiunto alle soglie.

Dopo aver espresso insoddisfazione per il metodo impiegato dal NAS, e quelli dei primi studi del Census, Iceland e Ribas9 hanno ri-stimato il modello a due fasi per le spese legate ai figli.

Il loro lavoro sottolinea come il metodo di imputazione del Gruppo di Studio soffra di debolezze tecniche: in primo luogo la regressione logistica e quella normale dei minimi quadrati hanno una scarsa forza esplicativa, in quanto non spiegano una parte della varianza nelle spese per la cura dei bambini; in secondo luogo non c’è nulla che dica che le spese predette dal modello siano positive.

Nel secondo report del Census Bureau, pubblicato da Short nel 2001, il modello log-lineare degli ammontare spesi per la cura dei bambini, riportato da Iceland e

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Ribas, fu impiegato in un nuovo approccio. Rispondendo alla mancanza di informazioni sulle spese legate ai figli, il Census aggiunse questioni alle indagini effettuate, al fine di determinare se qualcuno all’interno della famiglia abbia sostenuto tali spese mentre i genitori lavoravano. Inoltre era necessario anche modellare l’ammontare di spesa che doveva essere pagato: questo fu fatto utilizzando le specifiche log-lineari previste.

Temi maggiormente controversi.

Le questioni che, più di altre, hanno diviso e diversificato i lavori del Gruppo di Studio da una parte, e quelli del Census dall’altra, hanno come oggetto di scontro, le abitazioni occupate dai proprietari, e le spese legate alla cura della salute.

Come già visto in precedenza, il metodo seguito dal NAS per la costruzione del paniere base per l’alloggio portava come conseguenza che i proprietari occupanti le proprie case senza pagare alcun mutuo, venivano trattati allo stesso modo degli affittuari, o dei proprietari che invece pagano mutui o debiti, creando una disparità nel calcolo delle risorse disponibili per l’acquisto degli altri beni/servizi necessari. Questo accade perché il Gruppo di Studio utilizza principalmente le spese pagate di tasca propria (o OOP) per definire le soglie di povertà, anche se comunque fa riferimento pure ai consumi e ai bisogni nella discussione circa la costruzione di una “soglia di necessità di base”.

Nel lavoro di Short e Garner10 si effettua una chiara distinzione tra costi e spese: • i costi rappresentano il valore dei beni, dei servizi effettivi, e del flusso di

servizi dell’abitazione, sia essa in affitto o di proprietà

• le spese rappresentano l’ammontare pagato per tali beni e servizi

Se ormai c’è accordo sul fatto che le spese per il cibo, il vestiario e i servizi pubblici, siano una buona approssimazione dei costi di consumo associati a questi beni, lo stesso non può essere detto per le spese e i costi di consumo delle abitazioni; infatti, è quanto mai improbabile che le spese per i proprietari con nessun o basso mutuo rappresentino il loro consumo dell’abitazione. Mentre queste

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persone hanno spese legate all’alloggio relativamente basse, i loro costi di consumo ci si aspetta che siano maggiori rispetto a quelli degli affittuari.

Utilizzare le spese OOP per gli alloggi, significa anche ignorare il beneficio implicito che deriva dalla crescita di valore del prezzo della casa, che è generalmente uno dei più importanti vantaggi dell’essere proprietari; inoltre le soglie che si basano su tali spese sono più sensibili alle fluttuazioni dei tassi d’interesse.

Un migliore approccio potrebbe essere quello di stimare i costi di consumo delle abitazioni per i proprietari, senza considerare le loro spese OOP per i pagamenti del mutuo, delle tasse, dell’assicurazione, della manutenzione e delle riparazioni. Un criterio alternativo è quello di includere l’affitto implicito per i proprietari, nella determinazione delle soglie, insieme con l’assicurazione e le spese di manutenzione e riparazione, che sono simili a quelli degli affittuari; la parte delle tasse, delle spese di manutenzione e di riparazioni associate all’essere proprietari, non dovrebbero essere sottratte. In questo modo le spese legate all’alloggio di tutti i proprietari e gli affittuari che vivono in abitazioni simili, e nelle stesse aree, saranno trattate concettualmente alla stesso maniera.

All’interno del Census, lo studio di questo problema è stato affrontato in particolare da Garner e Short, le quali utilizzano un approccio basato sui costi del flusso di consumo dei servizi dell’abitazione, piuttosto che sulle spese OOP, per i proprietari occupati la propria casa. Le Autrici fanno ricorso a 4 approcci per includere il costo del paniere-abitazione in una misura della povertà attraverso le soglie: due sono realizzati usando il concetto di spesa; due mirano ad includere i costi dei flussi di consumo. I primi due approcci non tengono conto della caratteristica di essere proprietari, per tanto una misura coerente delle risorse non dovrebbe effettuare nessuna aggiunta o detrazione ad essa; il terzo approccio si fonda sui valori d’affitto equivalenti riportati dalle unità di consumo, mentre il quarto rappresenta un valore per il flusso di servizi, utilizzando una combinazione della riportata equivalenza d’affitto e il valore di mercato delle case di proprietà. Questi ultimi due approcci, a differenza dei primi due, richiedono aggiustamenti nel lato delle risorse. I

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proprietari con un ammontare positivo di reddito netto implicito ricevono una indennità che non è generalmente contata come reddito.

• Approccio 1. Il metodo utilizzato per l’imputazione delle spese abitative, è quello impiegato dal NAS, per cui, per i proprietari, le spese includono quelle per gli interressi sul mutuo, per le tasse di proprietà, per la manutenzione, per le riparazioni e per l’assicurazione; i pagamenti del mutuo principale non sono inclusi dal momento che vengono considerati investimenti. Le spese imputate agli affittuari riguardano l’affitto pagato, la manutenzione, le riparazioni e l’assicurazione.

• Approccio 2. E’ uguale a quello precedente, solo che i pagamenti per il mutuo principale vengono inclusi come parte delle spese dei proprietari.

• Approccio 3. Questo metodo, denominato equivalenza d’affitto riportato, e quello successivo, si distinguono nettamente dai primi due, e rappresentano un perfezionamento della metodologia d’imputazione delle spese legate all’abitazione. L’approccio della equivalenza d’affitto può avere come punto di riferimento gli stessi proprietari, ai quali viene domandato di fornire una stima di quanto loro pensano dovrebbe essere l’affitto per una casa come la loro, oppure potrebbe essere

richiesta la collaborazione di un esperto del settore affinché assegni un valore. Il vantaggio di questa proposta è che ai proprietari occupanti viene semplicemente

chiesto “se qualcuno volesse, oggi, prendere in affitto la vostra abitazione, senza

arredamenti ne servizi , quanto pensi che sarebbe disposto a pagare?”. Una critica

che è stata rivolta a questo approccio è che i proprietari potrebbero non essere capaci di fornire stime accurate dei valori degli affitti.

• Approccio 4. L’ultimo approccio usa un modello di regressione edonico del mercato degli affitti o effettua un confronto statistico degli affitti imputati; entrambi sono basati sulle caratteristiche delle abitazioni possedute. Il secondo di questi due metodi parte dalle caratteristiche dell’alloggio di proprietà, per poi effettuare un confronto con quelle delle abitazioni affittate e dei relativi valori d’affitto; in questo caso i valori di equivalenza d’affitto sono stimati attraverso la stratificazione dei dati.

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Il primo dei due metodi utilizza le stesse caratteristiche dell’approccio precedente in una struttura di regressione edonico: gli affitti effettivi pagati dagli affittuari sono regrediti sulla base delle qualità specifiche delle loro abitazioni in locazione. I coefficienti stimati sono poi applicati alle caratteristiche delle abitazioni possedute, per produrre un valore predetto dell’equivalenza d’affitto di simili abitazioni occupate dai proprietari. Le variabili degli alloggi dovrebbero includere la dimensione, il tipo di costruzione, l’ubicazione, l’età, il numero di camere da letto, di bagni, ecc. I coefficienti di regressione saranno tanto più indicativi quanto più sono le variabili esplicative da inserire nel modello.

Queste rappresentano le soluzioni offerte da Garner e Short per il report del Census Bureau; tuttavia esistono altri metodi per tener dovutamente conto del valore delle abitazioni occupate dai proprietari. In particolare oltre all’approccio dell’equivalenza d’affitto, e quello delle spese OOP, esiste anche quello del costo del capitale, che a sua volta prevede tre specificazioni base, ma di cui non è necessario rendere conto in questa sede.

Spese mediche: il tema legato alle spese mediche ha sollevato l’interesse di

parecchi studiosi, tanto da divenire il principale obiettivo di ricerca per la costruzione di una nuova misura della povertà.

In risposta al metodo utilizzato dal NAS, che sottrae le spese attuali legate alle cure mediche dalle risorse familiari, il Census ha proposto un proprio approccio alternativo, fondato su una visione ex ante del modo di misurare la povertà, anziché ex post come fatto dal Gruppo di Studio. Quest’ultimo rivolge l’attenzione ai consumi messi in atto per l’acquisto di cure mediche, e successivamente detrae le relative spese al reddito; tuttavia così facendo si commettono alcuni errori legati al fatto che in questo modo si includono alcune spese non necessarie (che pertanto non dovrebbero entrare a far parte del calcolo), e non si tiene conto del fatto che alcune persone vorrebbero acquistare ad esempio medicine, ma non hanno la possibilità economica di farlo.

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Utilizzare un criterio ex ante significa invece individuare quale è il livello minimo di necessità-base che si ritiene essere sufficiente, servendosi, in questo caso, anziché della media aritmetica, della mediana, a causa della distribuzione asimmetrica delle spese MOOP.

Il secondo resoconto del Census (Short 2001) presenta due nuovi metodi per il computo delle spese mediche: il primo è un modello aggiornato della procedura del NAS; le differenze sono riassunte da Betson11 in una serie di raccomandazioni: ƒ Gli ammontare di spese MOOP predette dal modello non dovrebbero essere calibrate agli aggregati totali

ƒ Un modello log-logistico di terzo grado viene stimato per ognuna delle 42 differenti tipologie di famiglie, basandosi su caratteristiche come l’età, la copertura sanitaria, la razza e il livello di reddito

ƒ Limiti sono posti al massimo ammontare di spese MOOP che possono essere assegnate

Questo metodo di imputazione, denominato MSI (MOOP Subtracted from Income), è composto di tre fasi.

1. Il primo passo seguito da Betson è predire se una famiglia incorre o meno in qualche spesa medica durante l’anno di riferimento. Questa predizione è fatta sulla base di un modello statistico che contiene informazioni sulle spese mediche familiari, sulla copertura assicurativa sanitaria, sul reddito e sui dati demografici individuali.

2. Il secondo passo della procedura consiste nell’imputare gli ammontare di spese mediche attuali, inclusi i premi per la maggior parte delle assicurazioni sanitarie, alle famiglie che sono state individuate con la precedente fase.

3. Nell’ultima fase, Betson imputa i premi medicare Parte B alle persone assicurate sotto il programma Medicare, che non verranno rimborsati dei premi dal programma Medicaid.

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La seconda misura, costruita sulla base degli studi di Banthin12, computa le spese mediche pagate di tasca propria differentemente, in quanto queste vengono aggiunte nel calcolo delle soglie di povertà per la famiglia tipo di due adulti e due bambini. Una volta che questa soglia è stimata, quelle per le altre tipologie familiari sono prodotte utilizzando un opportuno indice (indice di rischio medico). Queste sono basate su caratteristiche associate con le variazioni nei costi e nell’utilizzo di cure mediche.

In caso di presenza di persone non assicurate viene fatto un aggiustamento per riflettere la probabile sottoutilizzazione di cure mediche.

Questo metodo viene chiamato MIT (MOOP In the Threshold), e, a differenza dell’altro, viene considerato il lato delle soglie anziché quello delle risorse. Sebbene i due metodi assegnino differenti ammontare alle diverse famiglie, la differenza chiave tra i due procedimenti è che il MSI modella le spese sanitarie basandosi sulle caratteristiche familiari individuali, mentre il MIT fissa il livello per tutte le famiglie con talune specifiche caratteristiche.

Il metodo del NAS di dedurre le spese effettive, piuttosto che quelle “aspettate”, dal reddito familiare, ha il vantaggio di ovviare ai problemi causati dall’incertezza e dalla grande variazione che queste spese hanno tra le diverse tipologie di nuclei familiari, in quanto preserva la distribuzione delle spese MOOP. Inoltre garantisce anche gli estremi di tali spese che possono sollevare altre preoccupazioni riguardo alla misurazione della povertà; infatti vengono riconosciute, da un lato le alte somme che possono essere correlate a spese discrezionali, dall’altro le minime spese che potrebbero essere dovute alla mancanza di risorse economiche.

Aggiungere i bisogni di cure mediche alle soglie di povertà è invece supportato dalla teoria dell’utilità “aspettata”; tuttavia sebbene questa teoria sostenga l’utilizzo della media aritmetica, il metodo qui descritto usa la mediana come misura alternativa della tendenza centrale, a causa della distribuzione asimmetrica delle spese mediche. Dal momento che queste spese sono molto variabili, è importante

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aggiustare i valori “aspettati” in base alle caratteristiche delle famiglie; per fare questo il Census utilizza una scala d’equivalenza a tre parametri .

Il Census Bureau include nel suo reportage un terzo metodo per includere le spese legate alla salute: questo approccio di valutare le spese mediche combina i due sopra descritti. In particolare, in primo luogo viene incluso un valore “aspettato” delle spese MOOP nelle soglie di povertà, successivamente si calcola la differenza tra le spese mediche come calcolate dal NAS e da Banthin; il valore risultante viene sottratto al reddito familiare. Sebbene questo metodo rappresenti, da un punto di vista teorico, il migliore tra quelli realizzati, è il anche il meno utilizzato a causa della difficoltà di calcolo.

In tema di imputazione delle spese mediche pagate di tasca propria, un importante contributo è stato dato da Pat Doyle13, una ricercatrice del Census Bureau. La studiosa ritiene di poter utilizzare, piuttosto che la procedura sviluppata da Betson, una ulteriore tecnica da lei perfezionata: quella del confronto statistico.

Questo tipo di sistema adopera un file di dati che è provvisto di variabili di interesse (file donatore), e un file principale che non è fornito di queste variabili (file destinatario). In generale esistono vari tipi di confronti statistici, tuttavia qua ci focalizzeremo solo su due: un metodo generale usato da Doyle, e un confronto di medie predette.

Il metodo del confronto statistico consiste nel trovare osservazioni simili all’interno di due banche dati; si suppone che un buon confronto sia avvenuto quando vengono comparati individui con le stesse caratteristiche, altrimenti il raffronto non è accettabile. In questo caso le variabili vengono chiamate “variabili di blocco”, e il miglior confronto avviene quando il valore delle suddette variabili è identico. Ad esempio, se volessimo fare un confronto statistico in cui una delle parti è una persona invalida occorrerebbe avvalersi dall’altra parte, di un altro individuo invalido; in questo caso la popolazione è suddivisa in due categorie, persone con, e senza invalidità, che rappresenta la variabile “di blocco”.

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Il passo successivo è quello di individuare variabili “secondarie”, per effettuare il miglior confronto possibile. Continuando con l’esempio precedente, la variabile secondaria potrebbe essere il numero di visite dal dottore; in questo caso il raffronto sarebbe perfetto se il file-donatore avesse una persona con invalidità che è andata dal dottore, lo stesso numero di volte come nel file-destinatario; se ciò non succede, allora sarà selezionata una persona con invalidità, e un numero simile di visite dal dottore. Tuttavia alcune variabili devono avere una distanza pari a zero (ossia il valore di queste deve essere lo stesso- variabili di “blocco”), mentre altre possono essere confrontate secondo una misura della distanze diverse dallo zero (variabili secondarie). Un confronto statistico perfetto, quando il valore per tutte le variabili è identico, ha una distanza pari a zero. Come il valore diviene più distante, come nell’esempio delle visite, la misura della distanza acquisisce un valore più alto; in questo caso il miglior confronto possibile, è quello con la distanza minima.

Ovviamente non tutte le variabili sono importanti allo stesso modo, per questo è possibile assegnare ad ognuna di esse un diverso “peso”.

Confronto statistico – Doyle.

La tecnica del confronto statistico che è utilizzata da Doyle, dipende dalle ripetizioni e dalla competenza nella materia -oggetto, per elevare l’arbitrarietà del confronto.

In particolare le ripetizioni giocano un ruolo importante perché il raffronto può essere fatto molte volte, creando una distribuzione di valori; quello più vicino alla media dovrebbe essere scelto. Doyle raccomanda che le variabili da includere siano variabili che determinano il valore delle spese mediche pagate di tasca propria. Alcune variabili sono necessarie a causa delle differenti propensioni ad avere alte spese mediche: invalidità, stato assicurativo, una o più visite ospedaliere, stato di salute e dimensione della famiglia.

Altre variabili sono fortemente associate alle variabili dipendenti; in questo caso sono incluse: l’utilizzazione di servizi medici, dentistici, l’uso di droghe, l’età, la razza, lo stato di povertà e il sesso.

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Per riflettere l’importanza generale nello spiegare le variabili indipendenti, occorre inoltre assegnare un peso a ciascuna variabile; in questo caso, alle variabili legate alla salute viene dato un peso di dieci perché queste influenzano direttamente le spese MOOP, mentre le altre variabili, che di solito hanno un peso uguale a uno, influiscono solo indirettamente le variabili indipendenti.

Le decisioni riguardanti la scelta dei pesi, e delle variabili di “blocco” e quelle secondarie, sono rimesse ad un esperto in materia.

Confronto statistico- media predetta.

Questa sistema si avvale di una regressione per generare il confronto statistico; questo metodo è un misto tra l’approccio di imputazione di Betson e quello di Doyle. Utilizzando tecniche di regressione questo procedimento elimina il bisogno di un alto numero di ripetizioni, e il ruolo degli esperti in materia è minimizzato; tali tecniche sono impiegate per ottenere valori predetti sia per il file dei donatori che per quello dei destinatari.

Il confronto statistico prima identifica le persone con gli stessi valori predetti delle spese MOOP, nelle due banche dati (procedura di “bloccaggio”). Successivamente vengono utilizzati i coefficienti di regressione trasformati Z di Fisher come pesi per identificare un riscontro (procedura della distanza). Una volta che un confronto è fatto, i valori effettivi delle spese mediche pagate di tasca propria del file dei donatori, è trasferito in quello dei destinatari.

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