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Principi di politica economica internazionale

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DEPI5SS

V I N C E N Z O P O R R I

P r o f , nel R. U t l t o t o Superiore di Scienze Economiche e Commerciali di Torino

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PROPRIETÀ' LETTERARIA RISERVATA

(7)

P R E F A Z I O N E A L L A P R I M A E D I Z I O N E

Il corso che qui si pubblica, dopo alcune edizioni a stampa o lito-grafate, costituisce un tentativo rivolto a ridurre a sistema la « politica economica •> per quanto ha riguardo ai rapporti internazionali. Ricerca comt prezzi, redditi ed imposte siano connessi all'interno di ogni stato, e si leghino a quelli di tutti gli altri paesi: benché dazi, spese di tra-sporto e nonne restrittive ai passaggi di persone o capitali vengano a creare divari, non riescono tuttavia a togliere l'omogeneità complessiva.

L'equilibrio economico, esaminato in prima approssimazione nell'ipo-tesi di perfetta mobilità dei fattori produttivi, risulta dal diffondersi di questi in modo che ciascuno si unisca a dosi proporzionate degli altri, sì da condurre al massimo di efficacia. Nel dinamismo provocato dal cre-scete degli individui, dal moltiplicarsi dei loro bisogni, dalle scoperte e dalle idee innovatrici, l'impiego ideale muta di continuo, nell'inces-sante sforzo per salire ad un benessere più alto, ad una mole maggiore di beni da ottenere. — Vengono poi gli enti pubblici ad aggiungere il proprio contributo modificatore dell'assetto, con i servizi collettivi in misura diversa, da paese a paese, sia che lo spirito parsimonioso dei capi riduca al minimo le opere svolte, sia che abbiano desiderio di addensarle. I costi per le imprese in apparenza restano lontani, in uno stato del primo gruppo, da quelli del secondo: ma in realtà si equilibrano, messi in calcolo anche i tributi, attraverso ad una scelta delle industrie che si addicano meglio ad un complesso mediocre oppure grandioso di servizi pubblici.

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rifor-TI

nimenti che diventano più comodi ed opportuni : ecco deviati degli acquisti all'estero e perciò anche le esportazioni necessarie a pagarli.

Un peso disforme esercitano i dazi protettivi, gli ostacoli agli indi-vidui ed ai capitali sia nell'arrivo come nell'uscita : l'organismo econo-mico vi si adatta o reagisce, sottostà ai vincoli o cerca di sottrarvisi, e le modifiche in un punto rimbalzano sopra una miriade di località, si fran-tumano. Ma ogni stato resta in legame con tutti gli altri : attraverso al cambio ed alla politica monetaria, il sistema dei prezzi e dei redditi di ognuno si conserva omogeneo a quello dei vicini e dei lontani, con ge-rarchie poco dissimili in rapporto alla rispettiva produttività marginale. I dazi protettivi non riescono a rincarare l'intero complesso dei beni, e ne rialzano molti per deprimerne non pochi: gusti nuovi sostituiscono, a quanto i balzelli vogliono escludere, delle merci di tipo diverso o dei surrogati ricchi di pregio. Così restan alte, anzi vengono di continuo spinte in sù, le sifre totali degli scambi con l'estero, e si può rinnovare il commento dell' « alienas res expellas furca: tamen semper recurrent ». Se ne comprano ed insieme si vendon delle nostre, e quando un ramo che ieri aveva successo nei mercati internazionali resta oggi trascurato, un altro dovrà ben sostituirlo presso i creditori stranieri.

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VII

le macchine e gli strumenti di grande efficacia. Al contrario, nei terri-tori in cui il capitale disponibile per ciascun individuo è mediocre, tro-veranno preferenza i rami non bisognosi di un attrezzamento cospicuo.

In una seconda parte, che la trasformazione dopo il 1923 corso di « politica commerciale e legislazione doganale » in quello assai jiù ampio di « politica economica » ha accresciuto in modo notevole, l'esame deve portarsi alla struttura economica interna, quale esce dalle norme numerosissime che emanarono e continuano a dettare sia le stato che gli altri enti pubblici. Si tratta di vagliare in qual misura i prezzi politici, i limiti a certe attività od i favori concessi ad altre, il controllo circa, l'ampiezza delle imprese e l'ubicazione loro, gli interventi per risolvere i contrasti sociali ed organizzare i servizi pubblici vantaggiosi ad alcune categorie oppure a tutti quanti producon o consumano, vengano a mo-dificar l'intreccio nazionale dei fattori produttivi. Il quale si allontana così dai risultati cui giungerebbe per il semplice giuoco delle forze eco-nomiche, sia voluta la modifica al fine di garantire un ti optimum » di produzione, sia per un riparto dei risultati capace del maggior benessere collettivo. Questa seconda categoria di ricerche formerà materia di un volume successivo, tutt'ora lontano da quell'assetto sistematico che l'e-sposizione nella scuola conduce a maturare lentamente, attraverso al vaglio ed al giudizio indispensabile ed eccitatore degli allievi.

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in-Vili

ternazionale : per stringere le somme nel bilancio dell'attivo e del pas-siva, per venire all'atto che giudica e stabilisce, occorre la volontà re-sponsabile degli statisti e dei parlamenti.

Che la disciplina, ancor giovane e perciò ricca di analisi parti-colari piuttosto che di sintesi unitarie, appaia ordinata attorno ad un principio che l'unifica — il sistema internazionale dei prezzi e dei led-diti nei loro legami reciproci —• forse è illusione dell'autore, al quale sembra implicito parecchio di quanto meritava di esser reso esplicito. L'esempio offerto da Luigi Einaudi e da Antonio De Viti De Marco nel sostituire ad un coacervo di concetti giuridici od economici, e di norme tecniche, una « scienza della finanza » costruita per mezzo di deduzioni logiche da poche premesse, non venne qui assunto « a priori » quale canone rigoroso, ma come un ideale, cui era bene tendere per quanto fosse difficile raggiungerlo.

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P R E F A Z I O N E A L L A S E C O N D A E D I Z I O N E

La seconda edizione dei Principii di politica economica del prof. Vincenzo Porri appare alla distanza di oltre quattro anni dalla prima. Le assidue cure ad essa dedicate dall'autore, ansioso di compiere e perfezionare l'opera sua, sì che questa potesse nel tempo stesso riu-scire vantaggiosa a studiosi ed a studenti, ai primi per la segnalazione di nuovi problemi ed ai secondi per la facilità offerta di dominare pie-namente la complessa materia, dovevano in parte andar frustrate per la repente immatura sua dipartita.

Quanto egregiamente egli abbia saputo conciliare le esigenze didat-tiche con le accademiche testimoniano l'accoglienza ammirata che il primo volume ha ottenuto negli ambienti universitari e la larga favo-revole eco suscitata fra i cultori della scienza.

Da tempo la ristampa era nel pensiero dell'autore, cui la quoti-diana pratica scolastica, l'ininterrotto contatto con la materia, ma so-pratutto lo studio indefesso, l'infaticabile meditazione e l'innata ten-denza alla riprova ed all'accurata esauriente documentazione, palesando a lui prima e più che ai critici lacune, imprecisioni od imperfezioni, for-nivano senza posa abbondante motivo di elaborazione.

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X

Il testo fu, sempre sulla scorta dei manoscritti del Porri, arricchito anche di numerose citazioni tratte dalla letteratura recente italiana e straniera. Alcuni grafici furono rifatti seguendo le indicazioni dell'au-tore, ricorrendo in qualche punto alle indicazioni bibliografiche ch'egli aveva fornito.

L'opera, cresciuta e migliorata così nella presente ristampa, riscuo-terà senza dubbio il consenso e l'accoglienza di cui il pubblico era stato largo nella prima edizione.

Nel licenziare il volume, con rimpianto per ciò che esso sarebbe stato se dalle cure del Maestro fosse stato condotto a termine, rivolgo il pensiero accorato e riconoscente alla sua venerata memoria.

Torino, agosto 1934.

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i n s r i D i a i E

PREFAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE PaS- V

PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE » i x SEZIONE I. — Tendenze nella politica economica.

Capitolo I. H r II carattere dell'intervento delle società politiche..

! _ Individualismo e controllo nelle varie correnti di pensiero,

dal mercantilismo al socialismo » 3 2. — L a dottrina fascista ed il piano economico attuato

attra-verso le corporazioni » 1 1

3. _ Il sistema della scelta individuale o controllata della

pro-duzione » 18 4. — Interventi nella distribuzione del valore del prodotto a

vantaggio dei ceti meno ricchi » 2 3

Capitolo I I . — Le modifiche nell'ambiente economico interno.

j , — Impiego delle diverse risorse e fattori: conservazione e

bonifiche . . » 29 2. — Il controllo statale e corporativo dei prezzi in periodi

nor-mali ed in caso di variazione del valore della moneta » 34 3. — L a regolamentazone dei salari e conflitti di lavoro . . » 4* 4. —• Disoccupazione, migrazione interna ed urbanesimo . » 46

Capitolo I I I . — Potenza demografica, materie prime, du-rata del lavoro.

1. — Stimoli demografici allo sviluppo della popolazione ed al

suo miglioramento qualitativo » Si 2. _ Distribuzione delle materie g r e g g i e per accordi

interna-zionali » 55 3. — L a valorizzazione di alcune merci : il caffè, la g o m m a , lo

zucchero, il grano » 59 4. — A c c o r d i internazionali per ridurre le ore Ji lavoro nella

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Capitolo I V . — Divisione internazionale del lavoro e in-terdipendenza economica.

1. •— L a divisione geografica del lavoro e la naturalità delle

produzioni Pag. 71 2. — L'economia mondiale e le relazioni tra i vari paesi . » 77 3. — Pericoli duraturi 0 temporanei dell'interdipendenza

eco-nomica . . . » 83

4. — Autarchia economica e contributi delle colonie . . . » 89 5. — Imperialismo economico ed accordi internazionali . . » 100

SEZIONE II. — La formazione del prezzo internazionale.

Capitolo I. — Condizioni necessarie e sufficienti per gli scambi internazionali.

1. — I gruppi o fattori produttivi concorrenti o non

con-correnti : gli ostacoli e gli attriti » 109 2. — Quantità di lavoro come base del valore e differenze

nei costi assoluti di produzione » 114 3. — L e differenze nei costi comparati, diverse od uguali, nei

gusti e nei sacrifici » 124 4. — Differenze nei salari, nel saggio di interesse e

produt-tività variabile » 136 5. — Il costo del trasporto » 147 ó. — Gli scambi tra diversi paesi e per parecchie specie di merce » 150

Capitolo II. — Strutture nazionali dei prezzi e dei redditi, legami ed attriti.

1. — L a struttura nazionale dei prezzi » 155 2. — Forze disturbatrici della struttura dei prezzi . . . . » 161 3. — Il movimento delle specie metalliche e la distribuzione

dei metalli preziosi nel mondo » 171 4. — L a distribuzione dei prezzi e la bilancia dei debiti e

cre-diti tra paesi con moneta diversa » 174 Capitolo I I I . — Rapporti di debito e di credito, valore della

moneta e corso dei cambi.

1. — Il corso dei cambi e la bilancia dei debiti e dei crediti . » 183 2. — I disavanzi temporanei, le cambiali commerciali e

finan-ziarie » i ci °

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X I I I Capitolo I V . — La politica monetaria nel controllo dei

cambi e dei prezzi.

1. — Inflazione, deflazione e stabilizzazione dei cambi o dei

prezzi Pag- 213 2. — L e modifiche nei rapporti internazionali di scambio in

pe-riodi di variazione nel valore della moneta . . . . » 223 3. — I legami tra le strutture nazionali dei prezzi e redditi in

regime di moneta deprezzata ma stabile . . . . » 230 4. — Il passaggio dei capitali tra paesi con moneta buona o

svilita, deprezzante o stabilizzata » 238 Capitolo V . — Il controllo dei cambi 0 dei prezzi.

1. — Stabilità dei cambi o dei prezzi, e mezzi per attenuare le

oscillazioni dei cambi » 247 2. — Il controllo mondiale dell'oro » 259 3. — I movimenti internazionali dell'oro » 369 4- — A b b a n d o n o assoluto oppure conservazione della base

me-tallica alla moneta? » 278 5- — L a ricerca di stabilità nel livello dei prezzi attraverso alla

politica monetaria interna » 283

SEZIONE; I I I . — L'opera degli enti pubblici modificatrice degli scambi internazionali.

Capitolo I. — L'incidenza dei dazi doganali.

1. — A r e e doganali, autonome o non » 295 2. — Incidenza dei dazi fiscali sulle merci importate, esportate

od in transito » 299 3. — Incidenza dei dazi protettivi sulle importazioni,

esporta-zioni e transito » 309 4. —• Perdita di ricchezza e redistribuzione di redditi

provo-cate dai dazi protettivi » 315 Capitolo II. — Caratteristiche tecniche e ripercussioni

eco-nomiche delle tariffe doganali.

1. — I metodi di creazione delle tariffe » 326 2. — Il carattere interno delle tariffe daziarie » 329 3. — Dazi specifici, ad valorem o misti; pagamento in oro e

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Capitolo III. — Ragionamento a sostegno della politica dei

dazi protettivi.

j — Grandezza delle imprese, produzione a costi variabili,

va-rietà delle industrie P aS - 352

2. — Uguagliare i costi di produzione od il peso tributario,

evi-tare l'uscita di metalli preziosi, procurar lavoro agli

operai . . » 360

3. — i^a protezione in periodo transitorio, nel caso di lento

abbandono del sistema difensivo, alle industrie giovani

e promettenti, oppure necessarie per la guerra . . > 375 Capitolo I V . •— Premi e tariffe di trasporto protettive, dazi

differenziali.

j . — Effetti, vantaggi e danni dei premi protettivi . . . » 4 "1 2. — Premi alla costruzione delle navi nei cantieri nazionali . » 3 — Sovvenzioni marittime, monopoli e dazi differenziali . » 418

3. — Il protezionismo per mezzo delle tariffe nei mezzi di

co-municazione ' > 4 2 7 Capitolo V . — Svendite, dazi di difesa o di rappresaglia,

attenuazioni del regime protettivo.

1. — Le discriminazioni di prezzo tra mercati diversi . . . » 432 2. — L'applicazione pratica della svendita e la difesa per mezzo

del dazio » 439 3. — Tariffe di ritorsione, dazi reciprori e preferenziali per le

colonie • • • • » 445 4. — Istituzioni temperatrici dei sistemi protettivi . . . » 453

Capitolo V I . — Stimoli e controlli ai passaggi

intemazio-nali di persone, capitali, imprese.

1. — L e migrazioni di forze lavoratrici » 460 2. — I passaggi di capitale " 4^9 3. — L'attività di imprese estere nel territorio nazionale . » 47» 4. — I cartelli internazionali e le conferenze marittime . . » 481

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SEZIONE I

Tendenze nella politica economica

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C A P I T O L O I .

Il carattere dell'intervento delle società politiche.

I . I N D I V I D U A L I S M O E CONTROLLO N E L L E VARIE CORRENTI DI P E N S I E R O , DAL M E R C A N T I L I S M O A L S O C I A L I S M O . - L ' u o m o

da solo non può provvedere che ai bisogni semplici : perciò deve associarsi agli altri per approfittare dell'unione delle forze. Sorge allora la necessità di un ordinamento che limiti, pur nel campo economico, l'azione individuale, e stabilisca delle diret-tive per il lavoro comune. Col passare anzi dalla tribù o clan o « gens » — che riunisce una o parecchie famiglie —-alla città dove vivono assieme gruppi diversi, quindi allo stato, infine alla federazione di stati, crebbe la serie di regole e di controlli rispetto all'ambiente produttivo, emanati per il van-taggio universale. Con lo sviluppo dei successivi raggruppa-menti di persone, i compiti di carattere economico degli orga-nismi pubblici diventarono più vari ; il progresso della civiltà moltiplicò bisogni e desideri, ed aumentò di riflesso sia le ini-ziative comuni sia i contrasti da dirimere, e perciò ecco la necessità di una politica economica rivolta a coordinare o spin-gere, a trattenere o vietare.

Come vi è una 'politica economica svolta dagli enti pubblici, così vi è la « scienza della politica economica » (*) la quale ne studia gli effetti, ed esamina i metodi prescelti dagli enti pub-blici per agire, al fine di accertare se risultano i più efficaci. L'azione si traduce in una serie di norme giuridiche ed

aiu-ti) M A R T H A S. B R A U N , Theorie der staatlichen Wirtschaftspolitik. (Wien,

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ministrative, dettate al fine di raggiungere alcuni scopi. Con-viene accertare se non producano risultati lontani dall'inten-zione del legislatore, talvolta contrari al suo volere, e badare se poi l'applicazione resta debole o la norma cade in dimenti-canza ; oppure se l'ambiente economico reagisce ed attenua al-meno in parte la portata dell'intervento. Allorché un dazio sale a cifre elevate, può sorgere il contrabbando a violare l'o-stacolo posto all'importare od esportare date merci; se vi è l'obbligo di chiedere l'autorizzazione per l'apertura di un opi-ficio di più di cento operai, vien forse il ricorso a qualche mo-difica tecnica che permette di spezzettare il lavoro in due sta-bilimenti, in apparenza autonomi. E ' opportuna allora l'inda-gine attorno ai metodi alternativi, meglio adatti a raggiungere le finalità volute diagli uomini di stato.

In generale l'ente pubblico ottiene effetti positivi, fissa norme che debbono venire applicate, e modifica tutto l'ambiente

con Yassumere diversi compiti : a) di potenza, per la difesa della società politica dalla violenza esercitata da un'altra ester-na ; b) di diritto, quando agisce a tutela dei deboli di fronte ai forti all'interno dblla società, o regola i rapporti di pro-prietà, lavoro e contratto; e) di benessere spirituale e mate-riale, allorché dà istruzione ed eccita alla scoperta di metodi innovatori, sì da render più facile l'attrezzamento tecnico pri-vato per mezzo di una vasta serie di servizi e strade, di porti

e ferrovie (2). Oggetto della politica economica svolta dagli

enti pubblici è l'intera vita produttiva; soggetti ne sono le varie società politiche, dal comune alla provincia, dblla regione allo stato, dalla federazione di stati alla società delle nazioni. L'azione loro può assumere forma giuridica o fiscale, fissar l'uguaglianza o la disparità delle prestazioni o dei tributi, attribuire premi od imporre multe. Viene a svolgersi in modo

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diretto od indiretto, positivo o negativo e risulta regolatrice odi operatrice a seconda che lasci la scelta agli individui op-pure la conservi per se ed autorizzi questi ultimi caso per caso. Può essere svolta coli'influire in modo immediato sul feno-meno economico, oppure col modificare l'ambiente in cui esso si presenta. L'azione da economica diventa inoltre nello stesso tempo politica, quando l'ente è mosso dal timore di riper-cussioni sull'ordine pubblico, o vuol provvedere a bisogni mi-litari o di prestigio di carattere nazionale, sia per imporsi all'interno sia per allargare la propria opera all'estero.

L a scelta dei vari compiti appartiene all'uomo di stato, entra nel campo dello studio politico : l'economia invece con-sidera esclusivamente se le vie tentate dai legislatori siano le più opportune per raggiungere i loro fini, e quali saranno i probabili effetti futuri, le ripercussioni prevedibili più o meno lontane. Come il fisico non indugia a discutere il calore solare o la pressione atmosferica, ma esamina quali modifiche nella condizione dei corpi naturali tengan dietro al variare della temperatura o dell'altitudine dei punti in cui essi si tro-vano, così l'economista assume quali dati di fatto concreti gli scopi cui tendono i ceti al governo. L i sottopone ad ana-lisi solo per rendersi conto di ogni lato del fenomeno, al fine di poter mostrare quello che non sempre si vede al primo istante, gli attriti che rallentano, gli ostacoli che impediscono o deviano, le numerose faccette del poliedro, il rovescio ed i bordi della medaglia.

Varie categorie di scrittori hanno giudicato in modo di-verso il carattere dell'intervento da parte delle società

poli-tiche. I mercantilisti (3) difesero sempre, nel cinque-seicento,

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sia una minuta e profonda regolamentazione di qualunque atto, sia l'appoggio ai produttori -come ai consumatori; il go-verno doveva a loro giudizio proteggere i singoli dalla diso-nestà e violenza di altri cittadini, oltre a tendere alla massima indipendenza nazionale. Lavoro, tecnica, prezzo, tutto era re-golato : nessuno poteva muoversi senza un permesso, iniziare un'attività economica senza un tirocinio ed un esame presso i maestri delle corporazioni, scostarsi dalle regole tradizionali nel suo lavoro. L'intensa ed amara rivalità tra i vari paesi, la gelosia del benessere dei vicini, conduceva gli stati a guerre continue, ne chiudeva i cittadini in un patriottismo irritato ed ardente. Bacone proclamava il predominio della forza sull'ab-bondanza ; e siccome si pensava di poter arricchire solo con danno altrui, si vedeva un guadagno nelle vendite all'esterno, che permettevano di ricevere l'oro e l'argento necessari per le lotte, « nervi bellorum », ed un danno invece nelle compere che li facevano uscire. Di qui alte tariffe doganali e proibizioni d'entrata; ma divieti pure all'uscita di lana greggia o pellami - con lamenti degli agricoltori che si dicevano per questo vit-time dei manifatturieri - oltre che degli utensili tecnici.

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inco-raggiavano con premi ; invece le importazioni erano giudicate pericolose ed ostacolate in ogni modo, tranne i materiali da adoperar a costruire navi o rifornirle. Persino nel caso di ma-terie gregge, dovevano essere proibite, per tollerarne l'arrivo quando diventavano il mezzo per mandare poi oltre confine dlei prodotti bene elaborati : in ogni modo si preferiva che arri-vassero dalle colonie.

Tendevano alla bilancia commerciale attiva - l'Ortes ed

il Verri (4), il Davenant vi includevano i servizi e

l'allarga-vano già ai debiti e crediti - per far -contrabbandare oro ed argento, visto che tutti ne vietavano l'uscita regolare. E si voleva un eccesso di esportazioni verso ciascuno dei paesi, per quanto il Child, il North, il Davenant ne dimostrassero l'as-surdo e la chiedessero solo complessiva. I lavoratori si deside-ravano numerosi, senza riguardo per la loro miseria : un'alta densità giovava, per adoperarli negli eserciti stanziali, che tennero dietro alle compagnie di ventura. Il sentimento na-zionale spingeva a favorire l'ingrossarsi delle famiglie, l'e-spansione del proprio paese, convinti che il vantaggio nazio-nale fosse in contrasto con quello egoistico dei singoli. Il

ti-more continuo dli una popolazione troppo scarsa (5) spingeva a

proibire agli artigiani di emigrare, soprattutto a quelli specia-lizzati, per incoraggiarne invece l'arrivo dall'estero : di fatto, come il contrabbando agì per le merci,- così i dissensi reli-giosi stimolarono a trascurare tali norme ed evaderle. A l fine di favorir la marina nazionale, si ebbe una serie di ordini, che non concedevano l'entrata di merci sopra navi straniere e con degli equipaggi non nazionali. Persino in colonia queste non dovevano approdare : qui il mercato veniva aperto esclusiva-mente alla madre patria, e -chi vi era andato - vi cercavano

ri-ti) Bilanci del commercio e dello stato di Milano, 1762. ( ristampato a Torino, 1 9 3 2 ; introduz. di L . E I N A U D I , pag. 2 2 ) .

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' ; '' ' . ' r

fugio poveri, debitori, prigionieri di guerra, delinquenti -er,a costretto a subire il peso dei noli più alti, del monopolio metropolitano per tutto quanto poteva desiderare.

Dai fisiocratici (7) all'opposto, verso la seconda metà del

settecento, si affermò che la « povertà dei contadini rendeva povero il regno edl il Re », e si difese il libero esercizio indi-viduale delle proprie facoltà, a patto di non danneggiare nè se nè gli altri. L o stato pensi solo a garantire la sicu-rezza : per il resto, « laissez nous faire », avrebbe detto fin dal 1660 al Colbert - il tipico ministro mercantilista - Fran-cesco L e Gendre, a protesta contro le eccessive regolamenta-zioni dell'industria, ed il Gournay vi aggiunse : « laissez passer ». Forse la miserabile condizione di vita in quell'epoca, dopo guerre distruggitriei e sciupìo per il lusso dielle corti, per l'agricoltura abbandonata dai giovani emigranti in città allo scopo di sottrarsi all'insicurezza per le molte imposte, per le restrizioni al commercio del grano e vino, per i privilegi locali e personali a vantaggio di pochi ceti od individui, li ispirò a chiedere un arrovesciamento di tendenza.

L'attività di impresa, impacciata fin allora, aveva bisogno d'i esser libera : consigliavano perciò di lasciar agire la natura, che giudicavano più grande dei re o dei ministri. A tal fine il Quesnay proponeva di togliere i divieti all'entrata ed uscita di merci, tra le diverse regioni, di ridurre gli ostacoli ai traf-fici, di abolire i privilegi : il re, egli suggeriva, non inter-venga affatto. Il Turgot, nel breve periodo del suo ministero lottava per cancellare i dazi e le « corvées », le corporazioni e l'albinaggio o tassa sugli stranieri, tutti gli abusi fiscali : cia-scuno compera in quanto vende e perciò occorre facilitare lo smercio. L'intera scuola condannava il lusso eccessivo, ma chiedeva pure che lo stato per ragioni di ordine pubblico

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vegliasse all'approvigionamento del popolo, ad evitare le ca-restie : non ammetteva che vi fosse un vantaggio collettivo su-periore a quello individuale, per il sospetto che i monopolisti ed i privilegiati lo invocassero a mascherare il proprio lucro di singoli.

Gli economisti classici da Adamo Smith ai due Mill e Ri-cardo si associarono ai fisiocratici nell 'attribuire agli enti pub-blici i compiti giuridici e d'istruzione, oltre a quello di togliere gli impacci all'iniziativa privata, per renderle agevole lo svi-luppo nell'ambiente che volevano modificato attraverso al-l'opera collettiva, a vantaggio universale. Suggerivano di ri-volgerne l'azione a predisporre la difesa dai nemici esterni, a regolare la giustizia tra i membri all'interno della società politica, per mezzo di leggi e tribunali e polizia, che « la si-curezza è più importante della opulenza ». L o stato doveva inoltre assumere i compiti in cui i singoli non riuscirebbero a dare risultati, oppure li otterrebbero solo ad un costo medio più alto, data la picola dimensione dell'impresa loro in con-fronto a quella collettiva. V i è, dicevano, un ordine naturile retto da fenomeni che non dipendono solo dalla volontà umana - distribuzione di risorse minerali, di forze naturali - e non è opportuno turbarlo con regolamentazioni pubbliche. Delle rendite e quasi-rendite, dei monopoli privati, ne nascono certo, ma durano poco e vengono via via elisi da scoperte di surro-gati, da invenzioni di metodi nuovi, e non sono privi di be-nefici del resto per la collettività, se premiamo lo spirito in-ventivo, la sagacia di scoperta. Riescono invece dannosi i mo-nopoli perpetui, che in generale sono proprio creati dagli enti pubblici, con le concessioni ed i privilegi, così difficili da can-cellare una volta elargiti.

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coni-plicati per l'ubicazione e la grandezza. S'ottiene un'armonia, sia pure parziale ed incompleta, ma vantaggiosa alla maggio-ranza, quando nessuno ne abusi : il controllo si limiti ad im-pedirlo. L'interesse generale della società e quello particolare degli individui vengono molto spesso a coincidere, non per benevolenza reciproca ma per lo stesso egoismo rispettivo, per la ricerca da parte di ciascuno del suo massimo vantaggio. Molte eccezioni si presentano, con i conflitti tra gl'imprendi-tori e gli operai, tra maestri ed apprendisti, tra manifatturieri ed acquirenti : troppo capitale accorre ad operazioni rischiose, poco alle opere utili a tutti ma di vantaggio non divisibile, come strade e canali e porti, difesa dai fiumi, profilassi igie-nica. Qui occorre l'intervento dello stato o dei comuni, come a salvaguardia della finezza e per far garanzia di peso e co-stanza di numero alla moneta, per aprir scuole adatte a miglio-rare le nozioni tecniche e culturali ('). Ma si tratta di casi li-miti : ci si guardi dal generalizzarli a regola generale, conclu-devano i classici or è un secolo.

A g l i scrittori socialisti parve invece indispensabile affi-dare alla società polititiea l'intera direzione della vita econo-mica, attribuendole la proprietà dei mezzi produttivi, al fine di arrestare lo sfruttamento degli operai da parte di chi pos-siede i capitali e terreni necessari per metter al lavoro le forze umane. Non basta, secondo essi, togliere gli ostacoli prin-cipali, in quanto ne nascono sempre dei nuovi, e permane un eterno contrasto tra il vantaggio privato e quello universale, con sfruttamento dei deboli a prò' dei forti. Risolta la prima difficoltà, coli'esproprio dei capitali produttivi, la seconda -cioè la distribuzione del prodotto ottenuto dai vari gruppi col loro contributo collettivo - dovrebbe pure sottoporsi al con-trollo, onde si evitino le sperequazioni, e per introdurre dei

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vantaggi a favore delle classi deboli e numerose. Non si pre-occupavano punto di un ritorno allo « stato di polizia » quale vigeva nel cinque-seicento ; se al principio del secolo passato si tendeva ad! eccitare lo spirito d'intrapresa, e si poteva te-mere che i controlli lo aduggiassero, alla fine si pensava piut-tosto alla tutela dell'indipendenza dei singoli rispetto al com-plicato tessuto di imprese economiche legate tra di loro in consorzi dominatori, alla difesa della società politica entro « l'economia mondiale, che può ridurre l'autarchia di ciascun paese » (8).

2 . L A D O T T R I N A F A S C I S T A E D I L P I A N O E C O N O M I C O A T T U A T O

ATTRAVERSO LE CORPORAZIONI. - Essa vuole lo stato forte, non abulico ma retto da persone che imprimano la propria volontà, ed insiste sui magnifici risultati ottenibili quando tutti colla-borino ad un fine unico, anche se il singolo venga subordinato

e coordinato agli altri a beneficio dell'universalità (9).

Consi-dera gli individui e le generazioni legati da una legge morale, e giudica la vita come una lotta, rivolta a vincere la natura esterna. L'individuo fa parte di un ceto, ma i vantaggi rispet-tivi di ciascuno si conciliano attraverso all'ordinamento cor-porativo : lo stato dà corpo alla volontà della moltitudine, e l'unifica nella nazione. L a quale non ha a base né la razza né il territorio, ma un'idea ed una coscienza, e - quale forza spi-rituale - cerca un predominio sulle altre nazioni, tende al-l'impero di ricordo romano, cioè la più alta espressione di A'ita.. Gli uomini non sono delle comparse rette da forze am-bientali, le classi non sono degli agenti che dettano le trasfor-mazioni sociali, la pace perpetua non è un'ideale, come non lo è la felicità economica od il massimo di benessere.

L o stato deve dirigere lo sviluppo materiale e spirituale,

(S) S I D N E Y and B A R B A R A W E B B , Decay oj capitatisi cioilisation. (New York, 1923). (M) A L F R E D O R O C C O , La trasformazione dello stato : dallo stalo liberale allo

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e perciò organizza le attività economiche, armonizza i vantaggi rispettivi dei vari ceti, risolve le drammatiche contraddizioni del capitalismo, scioglie i problemi economici posti dai sinda-cati in lotta, accoglie le richieste continue ed inevitabili

di interventi (10). Non si ha tuttavia una sostituzione dello

stato all'iniziativa privata : la « carta del lavoro » al punto set-timo dichiara che questa è lo strumento più efficace ed utile nel campo della produzione ; al punto nono limita il controllo o l'incoraggiamento o la gestione pubblica ai casi in cui le im-prese private manchino o non bastino, oppure ove interven-gano necessità politiche. « L o stato va spogliato dei suoi at-tributi economici », proclamava B. Mussolini alla vigilia di salire al governo, nel discorso di Udine : esso abdica al do-minio della materia perchè vuole tutto il dodo-minio dello spi-rito » .(").

Il fascismo considera indispensabili i coordinamenti, riuniti in un piano economico : se lo stato non lo predi-spone, le imprese singole cadono in errori continui, e nasce ec-cesso di beni intermedi accanto a carestia per qualche consumo diretto, con alternative continue di troppo e scarso. Ma il coor-dinamento non avviene di per sè, in modo spontaneo ed auto-matico attraverso ai prezzi, che, scostandosi dal costo margi-nale, spingono alcune imprese a mutar ramo, od a cambiare le dosi rispettive dei fattori da impiegarvi fino a riportar equi-librio tra costo e prezzo di mercato, tra i prezzi dei beni finiti e quelli dei fattori adoperati a fabbricarli ? Il legame di tutti i prezzi in una struttura, in cui quelli al minuto sono in rapporto con i rispettivi all'ingrosso, e questi a lor volta con gli altri delle macchine e materie gregge, con i salari ed interesse, ren-dite e profitti, dà origine ad un sistema di equazioni. E nel dinamismo della vita economica ogni modifica nelle quantità

( 1 0 ) B E N I T O M U S S O L I N I , Fascismo : idee fondamentali, dottrina politil a e so-ciale. (« Enciclopedia italiana », R o m a , 1932 ; voi. X I V , p, 84.7-51).

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di persone e nei loro gusti, ogni scoperta di risorse prima igno-rate, ogni invenzione di metodi nuovi o di impieghi prima im-possibili, si inserisce nell'equilibrio complessivo, attraverso al valore che loro attribuisce il mercato, rimaneggiando i prezzi. — Certo : ma degli ostacoli e degli attriti sorgono, ed il mu-tare continuo dei gusti o nel numero di compratori esige senza posa degli adattamenti, sicché l'ordine effettivo della vita eco-nomica ed il fervore di sviluppo dinamico sono spezzati dai guai delle crisi. A d evitarli, alcuni sostenitori dei piani non si accontentali però d'intervenir in qualche industria, dove ne-cessità di preparazione alla guerra o temporanei squilibri di prezzi lo suggeriscano ; non basta loro impedire gli impianti eccessivi o falsi, suggeriti da megalomanie e scarse notizie ; non contemplano un semplice controllo attraverso al credito, che arriva a colpi e scosse, oppure l'assunzione di qualche ramo da municipi e stato. Vogliono un riordinamento completo ed unitario, retto dal centro che tutto coordina : a tal fine alcuni

rinunciano persino - il Lederer (1Z) vi arriva - alla proprietà

privata degli strumenti di produzione, ed al sistema dei prezzi, dato che l'organismo direttivo assume esso l'incarico di sce-gliere quanto va prodotto e ripartito per abitante. Pure le di-mensioni delle varie industrie, e dielle loro imprese e fabbri-che rispettive, vogliono siano predisposte dal centro, ed ab-biano di qui predeterminate le dosi dei vari fattori occorrenti. Ove risultino inadeguate od eccessive le quote di ammortizzo che essi esigono siano accantonate da ciascun opificio, pensano <35 provvedere con degli storni di capitale da altre fabbriche :

(12) Planwirtschaft (Tübingen, 1932). L U D V I G M I S E S , Die Gemeinwirtschaft (Jena, 1932, p. 11 e 217) ha sostenuto che l'assenza di un mercato libero, e di un si-s t e m a di prezzi, impedirebbe l'applicazione di criteri economici. Non vi si-sarebbero più equilibri determinati, ma diverse posizioni, e non rimarrebbe criterio di scelta. Lin'ottima bibliografia degli studi internazionali sull'economia programmatica ha d a t o G. B R U G U I E R , in a L'economia programmatica », (Firenze, 1 9 3 3 , p. 187 e segg.).

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perchè sanno che di risparmio individuale, in tali condizioni, non se ne farebbe più.

A siffatta irreggimentazione collettiva, ai lavori prescritti dal centro, arrivano pochi dei teorici dei programmi. I più

la-sciano, saggiamente, agli imprenditori il compito di decidere il posto da occupare, i beni ed i servizi da mettere in ven-dita. Pensano piuttosto a coordinarli, non a sostituirli - nelle scelte dei beni e servizi da far consumare, nelle combinazioni dei fattori produttivi rette dai prezzi - con un ministro della produzione che avrebbe il compito immane di determinare l'in-tero equilibrio economico. Sanno benissimo, dopo la

dimostra-zione datane dlal Barone (1S) or è un quarto di secolo, che è

ben possibile la raccolta di tutte le schede individuali di do-manda dei consumi, e di offerta del risparmio, di tutte quelle di offerta dielle capacità produttive già pronte negli opifici. Impossibile risulta invece scoprire a priori quali siano le combinazioni dei fattori che saranno capaci di rendere minimi i costi, senza procedere ad esperimenti, in cui vi sarebbe il pericolo di cadere nei medesimi errori in cui si incappa in libera concorrenza.

Per evitarli, bisognerebbe mantenere fermi gli impieghi odierni, ma allora ne verrebbe la stasi, chè non potrebbero più mutare le scelte da parte dei consumatori, e nemmeno il nu-mero di questi, cioè la popolazione non dovrebbe più crescere. Il ministro dovrebbe inoltre continuar a pagare a ciascun fat-tore produttivo i prezzi di mercato, senza introdurre delle mo-difiche nelle condizioni d'ambiente che rendono i prezzi uguali ai costi, e questi minimi in confronto agli altri ottenibili con qualsiasi diverso raggruppamento dei fattori necessari dato lo stadio tecnico. Gli rimane quindi solo il compito, che è im-portantissimo del resto, di realizzare la Ubera concorrenza, per

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sostituirla all'intreccio di concorrenza assieme con monopoli e sindacati, caratteristico dell'ambiente economico moderno. Si ridurrà così la distruzione di ricchezza che procurano i mono-polisti, con un guadagno proprio inferiore alla perdita in-flitta ai consumatori. Non meno efficace apparirà l'ufficio di informare delle convenienze, di esporre degli indici dell'an-damento degli affari, in patria e dovunque nel mondo.si apra qualche prospettiva vantaggiosa, e quello di sgombrare alle imprese la via dagli ostacoli ed impacci. Col togliere parecchie disuguaglianze, eoi mitigare le miserie e le alee più vistose o turbatoci, darebbe a ciascuno la garanzia che le prospettive sono le medesime per tutti, che le probabilità di riuscita deri-vano dalle attitudini personali, non dlal privilegio. Per tal via crescerebbe l'ordine, che non vuol dire mediocrità generaliz-zata, equilibrio fossile, ma omogeneità di posizioni iniziali.

Con il piano, lo stato potrebbe inoltre attenuare il danno procurato dal logorio economico od invecchiamento degli im-pianti ad ogni applicazione di nuovi metodi o di scoperte tec-niche. V e ne sono di continuo che attendono, per venir tra-dotti in pratica, la discesa del saggio di interesse ad un li-vello tenue : perciò nelle epoche in cui di risparmio se ne ac-cumula ed investe parecchio, molti impianti vengono a deprez-zarsi di colpo, con una perdita grave per la collettività. Se-condo lo Sraffa ed il Dobb (") l'ente pubblico, in previsione di tali epoche, può anticipare subito in qualche industria un attrezzamento migliore e più vasto, per trattener invece in altre d'ai l'accogliervi qualche modesta migliorìa e rimandare ogni ri-forma ad un periodo successivo in cui si introdurrà di colpo un

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notevole allungamento del giro produttivo. Si violerebbe cioè la regola dlell'immediata e statica riduzione al minimo degli scarti tua le produttività marginali dei vari fattori, tra di loro e nei rispettivi campi di impiego, ma allo scopo di ottenerla nel corso dinamico. Si percorrerebbe l'arco, invece di seguire

l'intera curva di inseguimento indicata dal Rosenstein (15) : se

un cane insegue una lepre, che f u g g e lungo il margine di un campo perpendicolare al punto di partenza del primo, questo verrà a spostare di mano in mano la sua corsa, seguendo una curva ben più lunga dell'arco.

A d un piano effettivo, ma in regime di economia del tutto collettivizzata, si è giunti in Russia. Impose tempi veloci di progresso, e dovette venir rivisto più volte : si volle sosti-tuire all'artigianato la produzione meccanica in grandissimi opifici, e si crearono intere città nuove, rami di industria prima inesistenti. Ma per disporre del capitale i lavoratori vennero costretti ad accontentarsi di pochi consumi, ripartiti con tes-sere tutte uguali, con un idleale da apiario : tutto il resto aveva prezzi proibitivi al salario corrente. E non mancarono gli errori nella scelta dei tipi di macchine, dei metodi di coltura O -Il prevalere dell'una o dell'altra concezione ha portato in tutti i paesi del mondo, sia nei secoli scorsi come in questo, ad una vasta serie di leggi, ad un impiego di controlli e sti-moli di ogni genere, scelti caso per caso in alcune forme di attività od in quasi tutte, iniziati in generale con il presupposto che il singolo sia incapace di fare e scegliere da sè. Di qui tutta un'attività, direttrice o di controllo, rivolta a completare od a sostituire, a limitare od impedire, ad avviare verso qualche campo o ad allontanarne l'opera individuale; lo si fa più di

(15) Das Zeitmoment in der matematischen Theorie des wirtschaftliches

Gleich-uewicktes. ( « Z e i t s c h r i f t der N a t i o n a l ö k o n o m i e » , W i e n , 1930, p. 138-9).

(1,5) F W I N T E R T O N , Soviet economic dereloppent sin ce 1928 (The Economic journal, sett. 1923, p. 442-52); G A E T A N O C I O C C A , Giudizio sul bolscevismo. (Milano,

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frequente in base al fatto che agli individui isolati ed alle im-prese private mancano i mezzi per lo sviluppo di certi com-piti con vantaggio universale. Per ottenere i fini desiderati, non si è dubitato dell'opportunità di introdurre modifiche in alcuni organismi produttivi, di comprimere le minoranze re-stìe, di creare nuovi istituti a vantaggio esclusivo di alcune classi. Risultati migliori di quelli ricavabili per mezzo della burocrazia si possono ottenere in questo campo, in Italia, dalla corporazione : siccome in questa sono rappresentati tutti i fattori produttivi di un ramo (sezioni di categoria) oppure di una serie di industrie legate da complementarietà (organismi creati per ambiente produttivo), vi si fanno sentire con la mag-giore semplicità ed immediatezza le pretese rispettive. E si arriva presto ad un accordo, in cui si cercano di bilanciare i vantaggi di ciascun fattore, in omaggio all'uguaglianza giuri-dica che la legge attribuisce ad imprese ed operai, e per il con-trollo reciproco delle altre corporazioni organizzate nello stato. Siccome tutti conoscono bene la sottile trama dei rapporti ed i legami tra i vari prezzi, sanno ricreare l'equilibrio di volta in volta che si rompe, senza provocare delle modifiche radicali, che darebbero profonde incertezze.

Si rallegrano alcuni gruppi e ceti per l'appoggio che ot-tengono dagli enti pubblici, ma conviene evitare che l'aiuto concesso ad una parte della popolazione riesca di peso sulla rimanente. Inoltre col lasciar in quest'ultima la credenza di una discriminazione, la si rende inquieta, almeno finché non ottiene in compenso dei favori di analoga misura. Ogni gruppo cerea allora di farsi avanti, vi è costretto se non vuol subire il danno intero, e bada a presentare il proprio vantaggio come una necessità collettiva : ecco per chi guida la politica econo-mica il pericolo di cadere in errori di giudizio. Non si può ne-gare che, per esempio, il favore concesso alle classi più umili con la determinazione di un minimo di salario, con i contributi assicurativi erariali, non rimanga privo di vantaggio indiretto

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per i medesimi imprenditori, ed in genere per gli abitanti di ogni ceto : un rialzo nel tenor di vita dei meno abbienti ne ac-cresce la futura capacità produttiva, diminuisce i furti e le contese. Questo è l'attivo, il passivo è rappresentato dal costo, cioè dalla perdita addossata ai ceti che veggono ridotto il pro-prio reddito per allargare quello altrui. Ogni intervento, per di più, può ostacolare lo spirito di intrapresa, e mettere degli oneri a carico dell'ente pubblico : nella complicazione della vita moderna, inoltre, l'opera di controllo non è escluso riesca frazionata o contradditoria, oppure si inizi con sorveglianza e limitazione e finisca col sostituire le imprese private per mezzo di una gestione collettiva.

L a politica economica viene attuata con l'impiego dei capi-tali raccolti per mezzo dei vari tributi disponibili o del debito pubblico. Con il provento si organizzano i servizi, allo scopo di portare al più alto grado il concorso che questi daranno alla produzione economica svolta nel territorio, per facilitare il più opportuno riparto dei redditi tra i membri della comunità. S i possono ricercare tali risultati, sia procedendo in base al prin-cipio di accrescere al più alto grado gli effetti del lavoro umano e dei capitali in uso (") oppure con il criterio dli giustizia distri-butiva, la quale tende a ripartire il prodotto con norme di equità e di vantaggio complessivo.

3 I I S I S T E M A D E L L A S C E L T A I N D I V I D U A L E O C O N T R O L L A T A DELLA PRODUZIONE. - O g n i intervento regolatore, introduca un controllo, ponga dei limiti, oppure arrivi alla gestione pub-blica deve essere organizzato in modo da non provocare una caduta nella quantità dei beni ottenibili, da non variarne la scelta in contrasto con i desideri dei consumatori. Anche se

,17) Venne obiettato che non ha senso tale ricerca, perchè le quantità dei

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mira solo a mutare i criteri di riparto, occorre che si preoccupi in via pregiudiziale di non ridurre la produzione. Adamo Smith e la scuola classica a questo riguardo supponevano che, se ognuno ricerca con alacrità ed intelligenza il proprio torna-conto, si possono produrre i beni di consumo od indiretti più importanti, ed impiegare nel modo più economico quelli stru-mentali. a) Il vantaggio individuale fa domandare al consu-matore i beni da lui ritenuti più utili, e la maggioranza con la sua richiesta indica il giudizio medio collettivo, b) L e imprese produttrici alla loro volta tendono ad offrire la merce che dia il massimo profitto netto ; lo attendono dal costo minimo, cioè dalla combinazione dei fattori più opportuna tra tutte le pos-sibili nello stadio tecnico raggiunto. Se infatti, ripeteva il

Sid-gwick (1S), una dòse della merce A fosse pregiata meno di una

B ottenibile con ugual costo, il compratore col domandar la prima la rincarerebbe, e viceversa coli'abbandono della se-conda ne farebbe scendere il prezzo, fino a pareggiarli quasi alle utilità marginali rispettive. Chi produce dei beni o ser-vizi, cerca le zone in cui i fattori siano a miglior mercato, a pari efficacia, non considerando ciascuno a se ma in complesso. E quanto più siano attivi e perseveranti nella ricerca del pro-prio vantaggio, minori si paleseranno gli errori : basta che la società li lasci fare, e protegga solo le persone e le proprietà dalle violenze e dalle frodi, garantisca forza vincolatriee ai contratti conclusi in perfetta indipendenza, renda ciascuno arbitro di comprare ciò che desidera, di vendere quanto riesce a far meglio, di lavorare nel periodo e modo che più gli garba. Ma le scelte individuali dei consumi possono rivolgersi a qualche bene o servizio giudicato frivolo o dannoso dagli uo-mini di stato, che interverranno perciò - non senza provocar di rimbalzo modifiche nei processi produttivi - con imposte per rincarare alcoolici e tabacco e così contenerne la domanda, se

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non l'annullano per intero, come per gli stupefacenti, con un divieto assoluto negli usi non medicinali. Deve trattarsi di merci dannose alla personalità umana, non già di preferenze qualitative, che rendono solo minore la quantità di alcuni beni, ma per affinarne il tipo. Se alle soddisfazioni materiali alcuni individui preferiscono quelle intellettuali, con opere d'arte e servizi personali o prodotti elaborati in modo fine, accrescono ugualmente il benessere totale : sebbene in una data epoca li apprezzino solo piccole minoranze, dopo diverranno desiderio comune. Alcuni consumatori poco abili pagano cara la merce, ma perchè vogliono comprare vicino a casa, e spingono così a moltiplicare i negozi al dettaglio; con le proprie abitudini esigono inoltre spese di reclame, di vetrine, di viaggiatori di commercio, di mostre, di gare. Ecco motivi per intervenire.

Quanto alla produzione, rimarrà di mole più piccola di quanto potrebbe (") se alcuni al lavoro capace di lasciar reddito preferiscono la cultura di umanisti liberi dai doveri pratici, oppure rinunciano ad occupazioni lucrose per altre che non lo sono, ma danno un posto sociale elevato, o permettono di non rinunciare a certe abitudini come il desiderio di vivere isolati, in paesaggio gradevole, di aver tempo per gli sports e la caccia, di seguire tradizioni famigliari. Può accadere che siffatti desi-deri facciano mantenere a prato od a bosco dei terreni su-scettibili di miglior rendimento con altra coltura, o che le clausole di qualche « de cuius » leghino edifici o poderi a me-todi d'impiego antiquati. Sebbene il singolo ottenga il mas-simo vantaggio se è libero di scegliere da sè i consumi od il risparmio, d'impiegare come preferisce il proprio tempo nel lavoro o nel riposo, di testare a suo arbitrio, conviene

esami-(19) L'ideale produttivistico affretta l'impiego di tutti i mezzi tecnici perfezio-nati • ma può darsi c h e non realizzi il maggior valore, se il costo risulta alto. Inoltre conviene badare se all'incremento quantitativo in un ramo non si contrapponga una diminuzione in qualche altro. E. PHILIPPOVICH, Grundriss der pohUschen

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nare se con l'introdurre dei limiti si infligga all'individuo un danno inferiore d!el vantaggio che ne viene alla

colletti-vità (20). Durante la guerra anche l'obbligo di sciupare un

parco con la semina di patate, trova giustificazione.

I contratti conclusi per libera volontà hanno forza vinco-latrice secondo le leggi ed i magistrati : ma non si può conce-dere che uno renda schiavo sè stesso, od altro individuo della famiglia. Alla lunga, lo schiavo risulta meno produttivo del lavoratore libero : anche se ciò non fosse, e la garanzia di poter contare sul lavoro servile dbsse all'imprenditore utilità molto alta, si dovrà negare rinascita alla schiavitù per motivi extra-economici, per la difesa della personalità umana, per la sua elevazione. Certi servizi non trovan sempre un compenso ade-guato nello scambio, e perciò non nasce lo stimolo a produrli : un faro ben collocato gioverebbe ai navigatori, ma non tutti quelli che transitano nel settore ne pagherebbero in modo spon-taneo il costo, rinunciando a gettar la spesa sui terzi. Bisogna ricorrere all'imposta.

L e disparità nell'altezza dei redditi si ripercuotono sul pro-cesso produttivo : solo chi riceve le quote più grosse può desti-narne una percentuale alta al risparmio, e facilitare così la

na-scita di capitale nuovo (21). Se.ne può ricavare parecchio,

tut-tavia, anche diagli altri ceti, con l'imporre un risparmio coat-tivo, tenue nella quota individuale ma notevole nel complesso, data la densità dei gruppi obbligati al contributo. - L a difficoltà di mettere in luce le qualità opportune, e di trovare risparmia-tori fiduciosi, rende meno ampia l'offerta di capi per le im-prese ; perciò rincarano il loro servizio i pochi che sanno far valere le proprie attitudini. Ma, le piccole imprese e le coope-rative ne fanno scoprire dei nuovi, ed i sussidi o premi concessi

( 2 0 ) Parecchie di queste limitazioni vennero indicate da A . C . P I G O . U , Economic of welfare. (London, 19334, passim).

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i eco-per mantenerle attive giovano in tal modo all'intero mondo nomico. - In campo diverso, i salari modesti di alcune categorie di operai tendono a perpetuarne umile il tenor di vita; non resta aperta via alcuna per rialzarli, in quanto la tenue abi-lità produttiva mantiene basso il guadagno, mentre i matri-moni giovanili e la natalità elevata conservano numeroso il gruppo, e quindi premono sul salario abbassandolo. Qui lo stato, col"diffondere l'istruzione generale e tecnica, accresce l'efficacia dei futuri operai, e così contribuisce ad aumentare la produzione. Inoltre con l'imporre un minimo di salario nel lavoro a domicilio, il più facile a dar origine allo sfruttamento, e con le aggiunte di famiglia, svolge opera diretta di aiuto.

Certe opere costose, e qualche rinuncia che esige un sacri-ficio da alcuni, possono giovare alla collettività : i proprietari di animali aftosi, di oliveti infestati da parassiti come la mosca olearia, debbono spendere per distruggerli : i pescatori che ac-cettano di non usar dinamite od euforbio o rete a strascico, o si impongono d'astenersi dalla pesca nell'epoca di

riprodu-zione dei pesci, rinunciano a retate abbondanti (a2). Ma il

van-taggio è di tutti, e conviene il controllo per impedire le eva-sioni dagli accordi.

L'intervento deve essere deciso caso per caso (23), dopo

in-dagini accurate sulla misura positiva del vantaggio ottenibile con l'opera dell'ente pubblico, rivolta a ricreare le condizioni di libera concorrenza dove non si avrebbero. Se il tornaconto individuale non è certo riesca a condurre sempre al maggior benessere collettivo, non è sicuro vi arrivi nemmeno il con-trollo statale, allorché è rivolto a favorire dei gruppi parzialis-simi - chi fabbrica dei prodotti, a scapito di chi li usa come

(22) A. C. P i e o u , Op. cit. (p. 76 e segg.).

(23) I tentativi di sistemazione logiea dell'intervento non sono riusciti, come dimostra M. S. BIUUN, Op. cit. (p. 54). D i casi singoli p a r l a .G I U S E P P E

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materia greggia o per soddisfazione diretta - oppure ritarda gli imprenditori nelle loro scelte, con sciupìo di capitale. A trattenere dall'incidere troppo viene il carico tributario : quando sia già elevato per i servizi indispensabili e fondamen-tali, non resta facile allargare i compiti dli controllo e d'inter-vento, che esigono spese presto cospicue. Nessun dubbio, tut-tavia, dovrebbe trattenere quando si tratti di accrescere la « produttività sociale » per mezzo della cultura, con scuole e gabinetti di ricerca, istituti di esperimentazione pratica : il vantaggio è duraturo, ed è offerto a tutti coloro che hanno le attitudini per valersene.

4 . I N T E R V E N T I N E L L A D I S T R I B U Z I O N E DEL VALORE DEI, PRO-DOTTO A V A N T A G G I O DEI C E T I MENO R I C C H I . - I l r i p a r t o d e l

valore dki beni finiti tra i proprietari dei fattori che concor-sero ad ottenerli, dà motivo allo stato, od alle corporazioni, per intervenire : secondo il Pigou è opportuno avvenga, an-che se debba scapitarne la mole dei beni e servizi ottenibili, purché la distribuzione venga riformata in maniera da garan-tire maggior continuità nel reddito, o perfezionamento delle at-titudini umane. Invece di basare i prezzi dei fattori sulla pro-duttività marginale (domanda) e i a massa disponibile (offerta),

alcuni vorrebbero ricorrere alle istituzioni (24), per impedire il

predominio dei capitalisti sopra gli operai, dei proprietari fon-diari sopra i fittabili ed i contadini : non vi è uguaglianza, so-stengono, tra chi ha il privilegio di possedere dei mezzi e può resistere, e quanti invece ne sono privi e perciò debbono cedere alla « schiavitù » del salario. Tosto altri obbiettano che è spo-gliazione ogni interferenza con la proprietà privata.

Per condannare la proprietà privata, non basta discutere se ebbe origine o no da un'ingiustizia, come non la si giusti-fica con l'antichità di secoli e secoli : solo dagli effetti, dalla

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somma dei vantaggi superiore a quella dei danni, può uscire l'approvazione. Ne varrebbe partire dal diritto, che l'individuo ha, al prodotto del proprio lavoro : non è lo stesso il diritto al prodótto e quello sul fattore produttivo. Occorre una vera di-samina sul regime della proprietà, per accertare se lasci dei vantaggi netti così importanti da indurre la società a conser-varla : certo ha gran peso la constatazione che, finora, non si è scoperto un altro modo per indurre a conservare ed accrescere i capitali. Senza spese continue di beni strumentali e di ener-gie, infatti, per mantenere i canali di scolo, sostituire gli al-beri invecchiati, introdurre dei concimi, il terreno agrario ste-rilisce : allo stesso modo vanno rimesse a posto le tegole smosse e sostituite quelle spezzate, rinnovate le pitture e le tappez-zerie e gli stucchi, riparate le chiassilerie che si curvano e fen-dono, surrogati i vetri rotti e le condutture dì acqua o gas o corrente elettrica appena deperiscono, altrimenti la casa va in rovina ; le macchiale si logorano, gli strumenti si spuntano od invecchiano nelle fabbriche. Dappertutto occorre di continuo del capitale fresco, del lavoro nuovo per mantenere almeno in pristino quello antico, anche al di fuori dell'orgoglio di mi-gliorarlo.

L e generazioni nuove hanno bisogno di trovare i risultati del lavoro e del risparmio di quelle che le precedettero già riu-niti nelle proprietà, nei metodi tradizionali, persino nelle espe-rienze non ancora del tutto mature, per riuscir a far progre-dire subito a loro volta l'attività produttiva. Si calcola che l'attrezzamento via via trasferito ai successori nei vari paesi giunga ad un importo pari almeno come minimo a cinque anni

di reddito accumulato, ad otto come massimo (2S). Esso

rap-presenta un complesso di rinunce di entità tutt altro che tenue,

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e prolungate durante un periodo non breve : ogni generazione deve continuarle con volontà incessante, se non vuol indie-treggiare. Chi non ha patrimonio si trova in situazione svan-giosa di fronte a quanti ne posseggono ? Intanto a tutti è dato procurasene, col risparmio di una parte del reddito : inoltre ricevono un salario - in anticipo sulla data di vendita del bene finito che concorrono a produrre con il loro lavoro - dagli imprenditori, i quali possono sborsarlo subito appunto perchè hanno dfel capitale proprio o ne ricevono da terzi. E questi che ne posseggono si trovano per tal fatto in grado di 1 inviare l'epoca in cui si dedicheranno ad un lavoro produttivo, e pos-sono intanto impiegare l'intervallo nello studio, nelle ricerche scientifiche ed artistiche, con un arricchimento spirituale uni-versale .

Quanto al lavoro, non ha un prezzo fisso ed immutabile, ma varia a seconda delle abitudini, nel periodo e nello spazio : il mercato lo determina in concorrenza, in rapporto alla pro-dluttività marginale, dato il numero di chi ne offre. Se qualche gruppo, mediante un sindacato, può strappare un compenso più alto, vi riesce per breve periodo ; ciò rende opportuno l'in-tervento dello stato o della corporazione, per cancellare subito la quasi-rendita, per ricercare quel livello che si formerebbe

se la gara continuasse ad agire'(2 6). Non si riesce, infatti, a

trovare un altro criterio da surrogare alla produttività margi-nale : vorremmo forse pagare di più chi dà opera a fabbricare le merci necessarie, e meno chi è addetto a provvedere beni non indispensabili, ma allora chi rimarrebbe in questi rami, e chi ne fisserà la graduatoria ? Nemmeno serve la grandezza degli sforzi fisici ed intellettuali da impiegare : come misu-rarli ?

Gioverà invece facilitare gli accordi tra operai ed imprese,

(26) L u c i E I N A U D I , Le premesse del salario fissato dal giudice (« Rifoiema s o c i a l e » , 1931, p. 311 e segg.).

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con l'aprir uffici di collocamento nazionali, coli'ordinare i me-todi e le procedure per stipulare dfei contratti collettivi, per

modificarli. L a debolezza economica di chi offre il lavoro, in confronto a chi lo domanda, suggerisce di introdurre turni di riposo e vacanze pagate, ed assicurazioni sociali a tutela della personalità, leggi di fabbrica per raggiungere l'ottimo di igie-ne. I limiti potrebbero riuscir dannosi agli operai meno abili e meno forti, se le imprese rifiutassero di continuare ad occu-parli ; nè, d'altra parte, si potrebbe ritornare all'artigianato, con il lavoro più igienico e gaio in mezzo alla famiglia, ma di tanto meno redditizio.

L a fortuna fluttua durante l'ondata lunga del ciclo econo-mico, in legame con tutto il mondo ; molti operai ed imprese non sanno valutarla, nè riescono a prevedere fenomeni di por-tata lontana, nè sanno reggere a dei cambiamenti tecnici radi-cali. Perdite dolorose di reddito perciò li colpiscono nel periodo

in discesa, e famiglie e villaggi, interi distretti dove la gente non sa cambiar ramo e persone ed impianti rimangono disoc-cupati, piombano in miseria. Bisogna attendere che ritorni il consumo, oppure si passi ad altra merce, con sciupìo del tiro-cinio precedente ; intanto si vive con i sussidi dello stato e dei comuni e dei privati. Il mercato mondiale con la sua ampiezza compensa in modo facile e rapido gli squilibri allorché sono ri-stretti a brevi settori ; accanto ai rami morti o riri-stretti, ne sor-gono altri efficaci e floridi. Ma se la discesa dei prezzi e dei redditi si estende dappertutto, per un paio di decenni o più, la miseria si accumula (27). L e onde corte, ad intervalli di quattro-otto anni riportano crisi e marasma : qui può riuscir opportuna l'efficacia riparatrice dello stato, se con il rialzo del saggio d'interesse trattiene dagli eccessi di ottimismo nell'espansione, e poi ribassandolo stimola ad accelerare la ripresa. Potrebbe

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giovare la distribuzione sistematica delle opere pubbliche nel tempo, allo scopo di svolgerle solo negli anni di marasma, con impiego dei capitali accantonati appositamente nel periodo flo-rido ; si attenuerebbe così la domanda di lavoro da parte degli enti nei mesi in cui i privati ne chieggono già moltissimo, per concentrarla appena questi ultimi interrompono quasi del tutto l'attività propria sì da realizzare un flusso meno irregolare ed instabile (2S).

Se l'intervento può cancellare alcuni squilibri nell'entità del reddito individuale, ma la quantità complessiva del pro-dotto ne resta contratta, non è sicuro vi sia vantaggio. Col ri-durre i redditi più alti, si dice che ai colpiti vien tolto meno di quanto si aggiunga agli avvantaggiati dalla riforma : l'utilità marginale della quota di reddito spostata è ben diversa tra i due gruppi. Ma l'utilità non è misurabile rispetto a per-sone diverse, e lo è male persino rispetto ad una sola in epo-che lontane : si tratta di sensazioni, di stati dell'animo, e manca un metro per i confronti. Del resto il pareggiamento dei red-diti è impossibile, che l'intelligenza, l'intuito, l'attività non sono uguali, e fanno risorgere le disparità di guadagno. Riu-scirebbe inopportuno, inoltre, per la scomparsa di ogni stimolo a fare risparmiare di più che ne deriverebbe, per l'ozio cui indurrebbe, per la fine del mecenatismo e delle ricerche spe-culative e del lavoro gratuito nelle cariche pubbliche, cui nes-suno potrebbe più dedicarsi se per ottenere il modesto reddito uguale per tutti dovesse impiegarvi l'intera vita produttiva.

Col ridurre i redditi massimi attraverso alle imposte pro-gressive, e con l'ingrossare quelli modesti per mezzo di salari minimi ed aggiunte di famiglia ed assicurazioni sociali, verrà danneggiata l'abitudine di accumulare del risparmio nuovo? V i contribuiscono di più gli individui del primo gruppo di

(28) Business cycles and unemployment (New York, 1923, p. 2.31 e segg.) ; R. B A C H I , La politica della congiuntura (« Rivista di politica economica », R o m a ,

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quelli del secondo, si dice, e sarebbe grave perdita render scarsi proprio gli investitori capaci di affrontare le alee gravose Si pensi, tuttavia, che le classi lavoratrici sanno risparmiare pur loro : lo dimostrano con le rimesse degli emigranti, con lo sforzo tenace dei mezzadri e dei contadini per giungere alla proprietà. Se alcuni operai spendbno tutto il salario abituale, un rialzo nel tenore di vita e nel grado di istruzione, proprio o dei figli, rappresenta un consumo-risparmio, un impiego del reddito altrettanto efficace come il risparmio normale vero e proprio (29).

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C A P I T O L O I I .

Le modifiche nell'ambiente economico interno.

I . I M P I E G O D E L L E D I V E R S E R I S O R S E E F A T T O R I : C O N S E R

-VAZIONE E BONIFICHE. - Il vantaggio individuale e quello col-lettivo si è visto che coincidono, in quanto l'azione della li-bera scelta porta al miglior impiego delle risorse disponibili, se però le istituzioni sono ordinate in modo da cancellare gli attriti e gli ostacoli alla concorrenza. Siccome la proprietà può dare origine a dei monopoli, conviene regolarla in modo da farne la « facultas procurandi ac accipiendi » di San Tom-maso d'Aquino, non « utendi abutendique » (*). Il proprietario non può lasciar incolto il fondb, non dar fuoco al suo edificio, non pretendere di conservarlo se - per vantaggio collettivo - ne occorre la demolizione. A l l o stesso modo si evita che delle im-prese inadatte restino in vita, o che altre opportune non sor-gano, ove ciò derivi da scarsa notizia di quanto avviene nel ramo : i privati poco ne sanno,' ma un ufficio pubblico riesce ad ottenere informazioni dettagliate con una rapida inchiesta, con raccolta sistematica ed aggiornata di indici significativi. Per il controllo, l'ente può riserbarsi la facoltà di limitare la creazione di nuovi opifici od imprese, o l'ingrandimento di quelle antiche, oppure il potere di opporsi alla scelta di date località, se queste siano dei grandissimi centri (2) o dei luoghi

( 1 ) L. A M O B O S O - A . D E S T E F A N I , La logica del sistema corporativo. («Rivista intemazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie», Milano, luglio 1933 p. 393-411).

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pericolosi in caso di guerra. Non è sempre necessario arrivare fin a tali controlli : basta talvolta l'obbligo di un esame preven-S o l f bilanci prima di ammettere i titoli in borsa oppure la

prescrizione di un taglio minimo elevato per essa, al fine di al lontanare i risparmiatori meno informati,

a rado di formulare un giudizio completo Quanto ali ubica zione, sono pochi i settori da sottrarre alla Ubera scelta per motivi militari. _ . . . Molto risparmio «iene investito direttamente m mtglto te

di q l c h e parto del patrimomo, in

lità personali : parecchio passa attraverso alle banche, ette . ó e s S T a l l e imprese, dopo aver eseguito nn esame parrtcola-1 2 Z per m i o di tecnici propri o di orgamsm, apposttt.

Nelle epiche di marasma,

b„ c o dalla scelta diretta degli t a l

ffi — i o n e industriale „, oltre ad u t i l i z a r e nn p i , Società finanziaria industriale italiana ». L a l ^ circa il pagamento degli interessi

garanzia dell en y d,elk obbligazioni che quegli

attenua l'alea per il sottoscrittore o * a d ^ e s a m e

capitale all'estero, ed aprir cosi la via ali uscita Siccome il pubblico t«rde a —

estollere le p r ^ v ^ ^ ^ _

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scano facili per mezzo di tali istituti. Talora un dazio, in-trodotto a scopo protettivo o per ritorcere provvedimenti doga-nali esteri, oppure d'elle commesse a prezzo politico, incorag-gian certe imprese ad assumere delle alee ; si finisce poco dopo per arrivare alla convenienza di salvarle, se i risultati favo-revoli tardano ed intanto le perdite si ingrossano. Il controllo corporativo gioverà qui a ridurne la frequenza, col far sorve-gliare meglio le imprese tra di loro, con zelo reciproco : vi è da temere che si uniscano in gruppo, per chiudersi ed impedire l'ingresso alle nuove, ma lo spirito di rivalità dà speranza che non vi si arrivi troppo di frequente.

La scelta del ramo di industria, della più opportuna combi-nazione dei fattori produttivi, del tipo e grandezza di impresa, rimane compito dell'imprenditore : qui l'ente pubblico si limita a cercare d'influire per il solo coordinamento generale. L o facilita già con le informazioni precise e ripetute, che attenuano le quasi-rendite ed i profitti eccezionali, con la spinta che dà a tutti i lavoratori a far meglio, appena l'alea resta diminuita dalla sicurezza circa le condizioni del mercato. Nei rami dove le fortune oscillano di continuo, e perciò non vi entrano che im-prenditori desiderosi dli affrontare le grosse vincite, sia pure con pericolo di perdite vistose, questi diminuiranno di numero, ma li sostituiranno parecchi altri, preparati a reggere le alee medie. Con divieti rigidi intervengono invece i dirigenti dello stato rispetto alla produzione e smercio di beni che ritengono dannosi alla salute, stupefacenti od alcoolici ad alto tenore : i risultati incerti della proibizione di vendita di questi ultimi, con il contrabbando che vi ottiene guadagni insperati, persua-dono piuttosto a ridurre il numero degli spacci e delle ore per la vendita al pubblico.

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locale II trattamento differenziale con tributi speciali per grandi magazzeni in confronto ai piccoli, si è rivelato inadatto : sanno rendersi preferibili per qualità e prezzo della merce ai modesti negozi al dettaglio, là dove il moltiplicarsi da questi ultimi allarga delle spese non necessarie. I n v e c e i premi pro-gressivi concessi in rapporto alla grandezza de 1 opificio nei rami a costo decrescente, riescon ad attenuare il pullulare di piccoli organismi, affrettan il vantaggio del lavoro m sene, con un utile collettivo sotto forma di prezzi di mercato pm tenui.

Non risultarono, al contrario, opportuni finora i progetti che discriminano a danno di industrie nuove, come per gli auto-trasporti a tutela delle ferrovie e tranvie già attrezzate Ap-parve vantaggioso piuttosto metterle tutte in condizioni di pa-rità per ristabilire la concorrenza, impossibile se agli uni la spesa per la strada vien addossata per intero, mentre agli altri le tasse chiedbno una piccola quota dell'onere pubblico di ma-nutenzione stradale. Non si esce dal criterio dell'uguaglianza, infine nemmeno nei casi di controllo dei rami di attività dan-nosi ai vicini : l'obbligo di non lasciar liberi i conigli di uscire dal fondo del loro proprietario, di non impiantar fabbriche o case operaie nelle zone residenziali di città climatiche, ha lo scopo di metter di fronte al vantaggio degli uni il danno degli altri per impedirlo ove questo superi quello.

L a scarsezza delle risorse disponibili suggerisce di rivol-gere il controllo alla loro conservazione (3) : m i n i e r e , foreste, acque pubbliche, persino il terreno agrario possono divenirne oggetto, al pari delle qualità umane, a) Il sottosuolo può

nac-c h e r e alnac-cuni minerali in quantità nac-così limitata da sugge-rire dei freni allo scavo, per avere una riserva in periodo di guerra : siccome lo stato conserva la proprietà de sottosuolo, nel concederne l'uso è libero di introdurre le modalità più

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