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UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE FACOLTÀ DI ECONOMIA GIORGIO FUÀ

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Academic year: 2022

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UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE FACOLTÀ DI ECONOMIA “GIORGIO FUÀ”

Corso di Laurea triennale in Economia e Commercio

L’EVOLUZIONE DEL SISTEMA DEI PAGAMENTI: DAL BARATTO ALLA PANDEMIA DA COVID-19.

THE EVOLUTION OF THE PAYMENT SYSTEM: FROM BARTER TO THE COVID-19 PANDEMIC.

Relatrice: Rapporto Finale di:

Prof.ssa Giulia Bettin Alessio Bologna

Anno Accademico 2020/2021

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INDICE

INTRODUZIONE 3

Capitolo 1 IL SISTEMA DEI PAGAMENTI PRIMA DELLA MONETA DIGITALE 5

1.1 Il baratto 5

1.2 La moneta metallica coniata 6

1.3 La nascita delle banconote e la convertibilità in oro 14

Capitolo 2 MONETA BANCARIA E MONETA ELETTRONICA 21

2.1 Bonifici e addebiti 22

2.2 I pagamenti con le carte: carte di credito, di debito e prepagate 25

2.3 I sistemi chiusi e i portafogli elettronici 28

2.4 L’euro digitale 29

2.5 Rischi connessi ai mezzi di pagamento alternativi al contante 32

Capitolo 3 SISTEMI DI PAGAMENTO E COVID-19 36

3.1 L’impatto del Covid-19 nei vari sistemi di pagamento 36

3.2 Il cashback e la lotteria degli scontrini 39

CONCLUSIONI 43

BIBLIOGRAFIA 46

SITOGRAFIA 46

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INTRODUZIONE

Secondo Schumpeter, l’ordinamento monetario di una società rispecchia ciò che questa vuole, fa, subisce, è. Nei gesti che compiamo quotidianamente siamo circondati dalla moneta e da quello che riguarda il mondo dei pagamenti, dalla spesa al supermercato fino alle transazioni con le banche. Nel corso della storia gli uomini hanno sempre cercato di sviluppare al meglio questo settore, perché la possibilità di effettuare transazioni in modo più semplice e veloce migliora la società e facilita la vita quotidiana degli individui. Le prime necessità di uno strumento utile a regolare le transazioni economiche nascono nell’antichità, quando, per via delle inefficienze del baratto, venne creata la moneta metallica. La moneta si è evoluta col tempo, passando da moneta-merce alla banconota, perdendo il suo valore intrinseco (dato dalla quantità di metallo prezioso). Grazie a questo continuo procedimento evolutivo si è arrivati ad un punto in cui oggi per effettuare un pagamento ci sono numerose scelte, dal contante alle carte fino alla moneta elettronica e ai pagamenti contactless. La digitalizzazione del sistema dei pagamenti è un obiettivo che tutti i paesi perseguono con grande interesse, sia per motivi di comodità (le transazioni ormai vengono fatte in pochi istanti) che per motivi tributari; infatti i pagamenti digitali sono tutti tracciati, e sono un efficace antidoto contro i pagamenti in nero e il riciclaggio. Questi sistemi si stanno diffondendo molto, infatti nel 2020 gli italiani hanno fatto 5,2 miliardi di acquisti saldando il conto con strumenti di pagamento digitali. La pandemia di Covid-19

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ha aumentato la quota dei pagamenti elettronici, che è passata dal 29 al 33%, raggiungendo il valore di 268 miliardi di euro.1

Naturalmente un sistema così complesso e intricato come quello dei pagamenti digitali presenta numerosi benefici ma anche numerosi rischi che magari con il contante possono essere presenti in misura minore, come ad esempio il rischio delle frodi e truffe nei pagamenti online. Falsificazioni delle carte, furto di dati e altre situazioni spiacevoli sono all’ordine del giorno in un mondo così tecnologicamente avanzato, perciò bisogna porre un’attenzione maggiore quando ci si imbatte in questo ecosistema.

Nel primo capitolo della tesi verrà analizzata la storia della moneta e delle banconote, dall’Impero Romano al Gold Standard. Nel secondo capitolo invece vengono analizzati gli strumenti di pagamento moderni come carte, moneta elettronica e l’idea di euro digitale, ma anche i relativi rischi. Infine, nel terzo capitolo viene analizzato nella prima parte l’impatto del Covid-19 sul mondo dei pagamenti in relazione alle abitudini della popolazione, nella seconda parte le iniziative dello Stato per favorire pagamenti elettronici e la ripresa economica.

1 www.ilsole24ore.com , Covid e cashback spingono i pagamenti digitali: nel 2020 senza contanti un acquisto su 3, 11 marzo 2021

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Capitolo 1

IL SISTEMA DEI PAGAMENTI PRIMA DELLA MONETA DIGITALE

Quando si pensa alla moneta i primi strumenti che vengono in mente sono la moneta metallica coniata e la moneta cartacea, ovvero le banconote. Questi sono gli strumenti tradizionali che si sono affermati nel corso dei secoli e che comunque sono ancora i più utilizzati anche nelle società moderne. La loro storia però e molto lunga e parte dalle società più antiche della storia.

1.1 Il baratto

La moneta merce pura, più comunemente conosciuta come tecnica del baratto è la forma più primitiva di moneta e di vita economica all’interno della società. Secondo vari studi antropologici, ha origine nello scambio di doni, che cementa i rapporti all’interno della comunità. Come ha sottolineato l’etnologo Marcell Mauss (2002), le società primitive erano basate sulla reciprocità, era obbligatorio donare, ricevere e restituire perché il dono era visto come una sorta di istituzione sociale. All’epoca non esisteva un mezzo di scambio accettato da tutti e visto come universale, perciò ogni componente della società scambiava beni in suo possesso per ottenerne altri di cui aveva bisogno. Questa è un’operazione a bassissimo grado di liquidità che ha un requisito fondamentale, cioè la coincidenza delle preferenze degli individui sia dal lato dell’acquirente che dal lato del venditore. Le parti si trovavano a dover rispettare anche un vincolo di divisibilità, soprattutto negli scambi di

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animali o di cose difficilmente divisibili in unità più piccole. È perciò un sistema di scambio molto elementare e primitivo che ha un bassissimo grado di flessibilità, sia dal punto di vista temporale che dal punto di vista della tipologia di transazione da poter fare. Per facilitare gli scambi iniziò a svilupparsi il cosiddetto baratto ritardato, che può essere considerato un antenato dei meccanismi di credito e risolveva il problema temporale del baratto classico. Infatti lo scambio di merci non avveniva contestualmente, ma in base alla stagionalità dei prodotti offerti: ad esempio un contadino offriva parte del suo raccolto in inverno ad un pescatore che a sua volta in estate gli forniva parte del pescato. Il funzionamento di questo sistema era possibile solamente in piccole comunità, essendo basato principalmente sulla fiducia reciproca tra le parti.

1.2 La moneta metallica coniata

I vincoli imposti dal baratto nel corso del tempo fecero crescere la necessità di un mezzo di pagamento accettato universalmente da tutti i componenti della società. Si iniziarono ad usare così i metalli preziosi, come l’oro e l’argento, come mezzo di scambio. Essi potevano essere suddivisi in parti più piccole, conservati e pesati. All’inizio il loro commercio era basato sulla disponibilità individuale e quindi sul peso, poi pian piano si affermarono le monete coniate, cioè piccoli pezzi di metallo che avevano un valore prestabilito e quindi erano commerciate in base al numero e non al peso. Queste monete avevano

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marchio ufficiale che era diverso a seconda dell’emittente e che le rendeva valide in una determinata zona. Ritrovamenti archeologici mostrano che le prime monete metalliche coniate sono apparse intorno al 620 a.C. in Lidia, cioè l’odierna Turchia. Erano fatte di elettro, una lega naturale di oro e argento. Altre tipologie di moneta si diffusero in quel periodo in Grecia, tanto che nel 480 a.C. si potevano contare quasi 100 zecche, e ognuna produceva diverse monete in base alla polìs di cui faceva parte. La moneta era infatti creazione e rappresentazione della polìs stessa attraverso i simboli che venivano impressi. Si diffusero anche monete che rappresentavano unioni di più polìs, come una sorta di federazione, che cercavano di unire i vari popoli e di facilitarne il commercio. Si può dire, semplificando molto, che questo sistema è stato un po' l’antenato di quelli che sono i valori che hanno portato all’unificazione monetaria dell’Europa con l’euro. Infatti nelle monete odierne possiamo ritrovare da una parte simboli che rappresentano i singoli stati aderenti all’Eurozona, come monumenti o personalità importanti, dall’altra simboli comuni che identificano proprio l’unione monetaria tra i vari stati. La moneta nasce quindi anche come strumento politico per unire i popoli trovando terreni comuni ad essi, mantenendo e riconoscendo l’importanza delle tradizioni locali.

Contemporaneamente alla Grecia la moneta cominciò a diffondersi anche nell’antica Roma, all’incirca nel VI-V secolo a.C. e prevalentemente fatte di

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bronzo, ma grazie alla grande espansione militare e alla conseguente appropriazione delle miniere dei territori conquistati, si cominciarono a diffondere anche monete d’argento e d’oro. Tra queste la più importante è sicuramente il denario, una moneta d’argento che valeva circa 10 volte quelle di bronzo che già erano in circolazione. Gli studiosi fanno risalire la sua prima introduzione al 211 a.C., durante la Seconda Guerra Punica, e da quel momento si affermò come moneta internazionale, contribuendo all’unificazione delle condizioni economiche e politiche nei territori dell’impero. Commercianti provenienti da ogni territorio dell’Impero hanno comprato e venduto a suon di “denari” per diversi secoli. L’importanza di questa moneta la possiamo notare anche da un punto di vista prettamente fonetico, dato che il termine “denaro” che utilizziamo frequentemente al giorno d’oggi deriva proprio dal “denario” romano. Il denario aveva anche dei sottomultipli d’argento, come il quinario ed il sesterzio, e di bronzo, più diffusi nelle classi sociali più umili. L’emissione di moneta era un diritto sovrano, perciò quando lo stato aveva bisogno di finanziamenti coniava nuove monete attraverso le zecche di sua proprietà, e nei secoli II e I a.C. lo stato aveva grande necessità di fondi. Infatti, le conquiste dell’Impero che si espandeva sempre di più portarono ad un grande aumento della spesa pubblica, sia per finanziare tutto l’esercito e l’apparato militare, sia per gestire e amministrare i luoghi conquistati. Lo stato coniava sempre più moneta e

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questo ha ovviamente portato ad un’inflazione elevata e alla necessità di affiancare al denario monete di valore più elevato. Così nel I sec a.C.

l’imperatore Giulio Cesare introdusse l’Aureo, che valeva di più rispetto al denario ma che proprio per questo motivo restava appannaggio delle classi sociali benestanti.

Quando si parla di moneta vanno distinte due visioni opposte: secondo la prima, il Nominalismo, la moneta è accettata per il suo valore facciale, non per il contenuto metallico intrinseco ad essa. La moneta viene paragonata ad una sorta di gettone, cioè un pezzo che ha un determinato valore prestabilito da chi lo emette, indipendentemente dalla quantità di metallo presente al suo interno.

I più grandi sostenitori di questa teoria sono Theodor Mommsen e Mitchell Innes. La seconda visione, il Metallismo, esprime un concetto totalmente opposto: la moneta deve consistere in una merce (in particolare in un metallo, oro o argento) il cui valore di scambio determina quello della moneta stessa. È il valore del metallo che c’è all’interno della moneta che dice quanto essa vale, non lo stato o l’autorità emittente. Nel corso della storia dell’Impero Romano possiamo trovare applicazioni sia della prima che della seconda visione. Infatti nei secoli I-II-III d.C. si susseguirono una serie di modifiche alla composizione delle monete, sia quelle in oro che quelle in argento. Imperatori come Augusto, Nerone e Caracalla ridussero sempre di più le dimensioni e il peso delle monete per utilizzare meno metallo prezioso. I vari alleggerimenti

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nel peso del metallo non toccavano però il potere nominale di scambio, che rimaneva invariato, e così il valore reale delle monete si faceva minimo rispetto a quello nominale, avviandosi in pratica ad acquistare soprattutto un valore convenzionale o legale attribuito in forza di legge. A questa visione nominalistica si contrappose la riforma monetaria di Costantino nel 307 d.C.

che introduce una nuova moneta d’oro, il “solido”. Ma più che una semplice moneta egli introduce un nuovo sistema, basato appunto su quella che è la teoria metallista. I prezzi ora si formano in base all’oro, non alla moneta. Si tratta di un sistema completamente nuovo, in cui il denario si commisura all’oro non per un valore arbitrariamente fissato dallo Stato, ma invece per un valore più direttamente rispondente all’effettivo rapporto fra i vari metalli come rame bronzo e argento e l’oro stesso. Le conseguenze sociali sono però importanti. I possessori di oro, si trovano ad essere i nuovi signori dell’Impero. I possessori dei metalli con valore più basso come il rame, sono rovinati, perché vedono il valore delle loro monete diminuire esponenzialmente, e di conseguenza il loro potere d’acquisto. Si fonda così quella società gerarchica fissa, dove sempre più rari diventano gli sbocchi possibili per una qualsivoglia scalata sociale.

Questo regime monetario rimane in uso fino all’evento che segna l’inizio del Medioevo, ovvero la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C. Da questo momento in poi la storia monetaria italiana ed europea assume varie

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forme e diventa sempre più complessa. Infatti, con la caduta dell’Impero viene a mancare l’autorità centrale che si occupa di amministrare un territorio così vasto e perciò il sistema si frammenta e cominciano a diffondersi una grande quantità di nuove monete emesse e di nuove zecche. Inoltre l’Italia è zona di confine fra due aree economiche e monetarie ben definite, ma non separate, cioè il Mediterraneo bizantino - islamico e l'Europa barbarica e poi feudale.

L’intreccio tra queste due culture e visioni opposte darà luce ad un sistema molto eterogeneo. Le popolazioni barbariche non avevano una propria monetazione prima di conquistare i territori dell’Impero, poi la loro cultura si va a scontrare con quello che era il sistema monetario di questi territori e cominciano anche loro a coniare moneta. La grande differenza però sta nel modo in cui questa viene emessa: le monete venivano emesse non solo nella zecca del sovrano, ma anche nei tribunali, nelle chiese e nelle signorie private.

Questa frammentazione porta una perdita di controllo delle autorità sulla quantità e qualità della moneta emessa, e soprattutto alla nascita del fenomeno dei monetieri privati, che emettevano moneta senza autorizzazioni e senza rispondere al re.

In questo periodo si diffonde poi un fenomeno che possiamo trovare fino ai giorni d’oggi, cioè il signoraggio. “Nel Medioevo chiunque poteva portare un pezzo d’oro o d’argento alla zecca del sovrano, chiedendo di trasformarlo in monete. La zecca incideva sulle monete l’immagine del re: era il sigillo di

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garanzia sul loro valore. Grazie al conio la moneta era accettata. Il sovrano si faceva pagare per la funzione svolta, trattenendo una parte del metallo prezioso: era il diritto di signoraggio.” 2 Il signoraggio era quindi un contributo importante nelle casse dello stato, rappresentava il costo per il servizio di conio offerto. In tante occasioni, tuttavia, del diritto di signoraggio si abusò.

Stati che non riuscivano a coprire le proprie spese (in particolare quelle di guerra che erano le più onerose) con le imposte e non trovavano chi facesse loro credito, rimediavano producendo e spendendo molte monete, che contenevano solo una frazione del metallo prezioso contenuto in precedenza.

Le nuove monete in circolazione si aggiungevano alle vecchie, ma i beni sul mercato non per questo aumentavano. Si andava deteriorando così la qualità delle monete, infatti spesso argento e oro erano mischiati al rame, oppure si producevano monete più piccole e meno spesse per utilizzare meno metallo prezioso. Di conseguenza, nel giro di poco tempo le monete perdevano di valore rispetto ai beni: si verificava l'inflazione, dovuta anche al fatto che più monete venivano prodotte dalle zecche più queste guadagnavano attraverso il metallo trattenuto nella coniazione. “La moneta veniva svalutata sostanzialmente per due motivi: a) motivo fiscale, cioè per incrementare le

2De Bonis R. – Vangelisti M. (2019) Moneta, Dai buoi di Omero al bitcoin. Bologna, Il Mulino, pag 30.

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entrate dello stato, b) per ragioni monetarie. Le ragioni monetarie potevano essere le più diverse: un adeguamento a un mutato rapporto di mercato tra oro e argento, un tentativo di correggere una bilancia dei pagamenti passiva, ma soprattutto il bisogno di incrementare il volume della circolazione monetaria interna”3. Il fenomeno del signoraggio fu molto persistente all’interno delle società medioevali, infatti durante questi secoli ci fu un continuo svilimento della moneta, anche nei periodi più floridi dal punto di vista economico come quello che va dal 1000 al 1200. Durante questi secoli la popolazione aumenta molto e di conseguenza anche la domanda di moneta. Non aumenta però l’offerta di metalli preziosi, perciò le zecche sono costrette a fabbricare monete sempre più piccole per soddisfare la domanda di tutti. Si assiste in alcuni casi in una sorta di ritorno al baratto, ma con beni molto pregiati trovati nei paesi conquistati. Un esempio poteva essere il pepe, o le spezie in generale, ma anche tessuti pregiati, e questo confermava la coesistenza tra economia monetaria ed economia naturale.

Nel periodo che va dal 1300 al 1500 si nota un ritorno alla prevalenza di monete d’oro puro, portato soprattutto grazie allo sviluppo del commercio navale con il Medioriente e l’impero Bizantino. Le cosiddette Repubbliche Marinare iniziano a commerciare con questi territori e grazie alla compravendita dei prodotti si ritrovano grandi quantità di oro, che diventa

3 Cipolla C.M. (2002) Storia economica dell’Europa pre-industriale. Bologna, Il Mulino, pag 241.

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perciò il principale metallo usato per la coniazione. Questi secoli di grande sviluppo commerciale ed economico basato sull’oro durarono fino alla metà del 1500 circa, ad esclusione degli anni successivi alla Peste nera del 1348 che decimò la popolazione e quindi portò ad una contrazione della domanda di moneta, un crollo dei prezzi e una riduzione delle emissioni monetarie.

Il periodo che va dal 1550 al 1700 viene chiamato periodo della “Rivoluzione dei prezzi”, perché grazie alle conquiste coloniali i paesi europei si trovarono grandi quantità di metalli preziosi che trasformavano in moneta, favorendo l’inflazione. Il metallo maggiormente usato in questo periodo era l’argento.

Nel mondo odierno la moneta riveste ancora un ruolo importante, ma non è assolutamente il mezzo di pagamento principale, anzi. Le monete hanno un ruolo marginale e di poco valore nelle transazioni, visto che si sono affermate le banconote e altri mezzi di pagamento molto più avanzati.

1.3 La nascita delle banconote e la convertibilità in oro

Le banconote sono moneta legale, cioè quel tipo di moneta per la quale lo Stato garantisce che siano accettate in pagamento e che liberino dai debiti.

Sono dei biglietti di carta che hanno impresso il loro valore di scambio e anche dei motivi tipici dello stato in cui circolano (nel caso dell’euro sono rappresentati monumenti ognuno con un diverso stile architettonico a seconda del taglio della banconota).

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La diffusione delle banconote cartacee parte dall’Asia, precisamente dall’Impero cinese, infatti l’imperatore cinese Hien Tsung, della dinastia Tang, impone nell'807 d.C. la diffusione delle note di carta per sostituire il rame, con cui venivano di solito coniate le monete, che era diventato sempre più difficile da reperire. I mercanti versavano all’ufficio del Tesoro Pubblico le loro monete e ricevevano in cambio titoli di credito, chiamati moneta volante. Anche nei racconti di Marco Polo ne “Il Milione” possiamo trovare riferimenti in merito allo sviluppo delle prime banconote in Cina. “L’origine della parola “banconota” risale alla nota che il banco consegnava a chi costituiva un deposito consegnando monete.”4 La banconota nasce infatti inizialmente come uno strumento di sicurezza, le persone depositavano le loro monete metalliche presso altri soggetti, che in cambio davano loro una sorta di ricevuta che ne attestava il valore, la banconota. Lo sviluppo vero e proprio però di questi strumenti si ebbe in Europa nell’XI e nel XII secolo per rispondere alle esigenze di praticità legate all’intensificarsi degli scambi commerciali. I commerci erano cresciuti molto e i mercanti nei loro lunghi viaggi, anziché portare ingenti quantità di monete metalliche con loro, scelgono di depositarle a qualcuno e portarsi solamente la banconota. Nel momento in cui poi dovevano effettuare pagamenti riconvertivano la

4 De Bonis R. – Vangelisti M. (2019) Moneta, Dai buoi di Omero al bitcoin. Bologna, Il Mulino, pag 45.

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banconota in monete metalliche presso i soggetti che assolvevano questa funzione nel luogo in cui si trovavano. I banchieri garantivano anche una funzione di cambio: quando il mercante presentava la banconota il banchiere dava monete del paese in cui si trovava e perciò assolveva anche la funzione di cambiavalute. Questo procedimento si diffonde sempre di più e porta alla nascita delle prime banche, che raccoglievano i depositi e offrivano la garanzia di rimborso. Infatti la storia della moneta e in particolare delle banconote è strettamente legata alla storia delle banche. Col passare degli anni si aggiunsero altre innovazioni finanziarie come ad esempio il giro, quello che oggi comunemente viene chiamato giroconto, che consiste nel trasferimento di una somma da un conto di un soggetto a quello di un altro, attraverso le cambiali dei mercanti. Un'altra innovazione fu quella delle fedi di credito, create dalle banche pubbliche napoletane. Consistevano in documenti cartacei emessi dalla banca che corrispondevano all’ammontare del deposito e questi documenti potevano essere scambiati a loro volta nel mercato. Per farlo serviva la firma del depositante e quella di chi riceveva la fede. Possiamo notare che la fede di credito ha una funzione che può ricordare quella delle banconote, anche se è più corretto assimilarla agli attuali assegni circolari emessi dalle banche.

In Europa il paese che per primo inizia ad emettere banconote di tipo moderno è la Svezia con la sua Banca Centrale fondata nel 1668, ma questo

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esperimento durò pochi anni a causa dell’inflazione. In Inghilterra invece il sistema delle banconote si affermò in modo più marcato a partire dalla Rivoluzione Gloriosa del 1688 e della successiva guerra contro la Francia.

Infatti per finanziare questa guerra, anziché “ricorrere a nuove emissioni metalliche, soci privati fondarono la Banca d’Inghilterra, il cui capitale fu prestato al sovrano: in cambio la banca ottenne l’autorizzazione a emettere banconote per lo stesso ammontare, convertibili in moneta metallica o in metalli detenuti come riserve.”5 Il taglio minimo di banconote che la Banca d’Inghilterra offriva in circolazione era inizialmente di 20 sterline ma in seguito alla grande diffusione che queste ebbero in tutto il paese lo abbassò prima a 5 e poi a 1 sterlina. Per tutto il Settecento vennero emesse banconote con la piena convertibilità in monete metalliche, ma questi metalli servivano per finanziare sia le Guerre Napoleoniche di fine secolo e di inizio Ottocento, sia lo sviluppo internazionale che l’Inghilterra e altri paesi stavano avendo attraverso la conquista delle colonie in Africa e in America. Così per controllare meglio la situazione la Banca d’Inghilterra fece una nuova legge monetaria tra il 1816 e il 1821 e venne introdotto un nuovo sistema monetario internazionale che poi verrà utilizzato fino alla metà del Novecento: il Gold Standard. Questo sistema è un sistema monetario nel quale la base monetaria è

5 De Bonis R. – Vangelisti M. (2019) Moneta, Dai buoi di Omero al bitcoin. Bologna, Il Mulino, pag 47.

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data da una quantità fissata d'oro. Il diffondersi delle banconote, ma anche delle cambiali e di altre pratiche bancarie, “aveva relegato sempre più il metallo come riserva in lingotti nelle casseforti delle banche, una riserva che non copriva interamente la circolazione cartacea, per risparmiare oro.”6 Si scelse di applicare questo sistema solo all’oro e non agli altri metalli per renderlo più semplice creando un regime di monometallismo aureo. Un punto cardine era la piena convertibilità delle banconote in oro ad un tasso di cambio prefissato dalla suddetta legge, che inizialmente era di 3 sterline, 1,7 scellini e 10,5 denari per un’oncia di oro.

I vantaggi di questo sistema sono principalmente due: il primo riguarda l’inflazione, infatti la piena convertibilità da garantire fissava implicitamente un tetto massimo all’emissione di banconote, che dovevano essere pari ad un multiplo delle riserve di oro. Per aumentare la circolazione cartacea oltre quanto permesso dalla riserva esistente, occorreva acquisire più metallo prezioso, il che non era mai facile, mentre, viceversa, quando il prezzo del metallo prezioso diminuiva occorreva restringere la circolazione cartacea.”7 Quindi l’inflazione era tenuta sotto controllo grazie all’impossibilità di emettere ulteriore moneta e infatti nel corso dell’Ottocento l’Inghilterra si trovò di fronte ad un periodo di deflazione nonostante fosse per distacco la

6 Zamagni V. (2015) Perché l’Europa ha cambiato il mondo, Una storia economica. Bologna, Il Mulino, pag 155.

7 Zamagni V. (2015) Perché l’Europa ha cambiato il mondo, Una storia economica. Bologna, Il Mulino, pag 155

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prima potenza mondiale. Inoltre non è un caso che durante i periodi di guerra prolungati quasi tutti i paesi abolivano il Gold Standard, perché serviva moneta cartacea per finanziare la guerra stessa, anche a costo di aumentare molto l’inflazione. L’altro vantaggio di questo sistema era la stabilità monetaria internazionale, infatti si venne a creare un regime di cambi fissi tra le monete dei vari stati. Il tasso di cambio tra 2 monete era pari al rapporto tra le quantità di oro dei 2 stati, quindi poteva cambiare solamente se variavano le riserve d’oro di uno dei due.

Il Gold Standard però non era evidentemente un sistema perfetto, infatti aveva anche risvolti negativi evidenti. Infatti il commercio internazionale stesso si basava su tale regime e le nazioni con più risorse che riuscivano ad accumulare più oro fisico detenevano una forza contrattuale ben maggiore nei confronti delle nazioni costrette ad importare molti beni e materie prime con poco oro a disposizione. Inoltre, essendo un sistema fiduciario, non esisteva abbastanza metallo per convertire nello stesso momento tutte le banconote, c’era semplicemente una proporzione. Si poteva correre il rischio che in situazioni di grande sfiducia le persone volessero convertire tutte le loro banconote in oro creando una corsa agli sportelli che nei casi più gravi poteva portare anche all’insolvenza delle banche.

Questo sistema durò fino al 1944, quando venne modificato nella Conferenza di Bretton Woods. Si decise di mettere in atto un nuovo regime, il cosiddetto

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Gold Exchange Standard, che era una versione potenziata del sistema classico venutasi a creare in seguito all’ascesa economica e la conquista del primato mondiale da parte degli Stati Uniti. Infatti ogni paese ormai più che riserve di oro aveva riserve di dollari, perciò il Gold Exchange Standard diceva che il rapporto di cambio non era più tra banconote in circolazione e oro, ma tra banconote in circolazione e riserve di dollari, a loro volta convertibili in oro.

Veniva inserito questo passaggio intermedio coi dollari. Questo sistema durò fino al 1973, quando venne definitivamente abolito e si passò ad un regime di cambi flessibili.

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Capitolo 2

MONETA BANCARIA E MONETA ELETTRONICA

Gli strumenti alternativi al contante sono offerti da intermediari autorizzati come banche, istituti di pagamento, istituti di moneta elettronica, Poste e consentono un trasferimento di fondi dal debitore al creditore attraverso un processo articolato su più fasi: la trasmissione dell'ordine di pagamento, la sua gestione all'interno di un circuito che consente lo scambio dell'informazione di pagamento tra prestatori di servizi e l'accreditamento al beneficiario.

Nel sistema dei pagamenti moderno esistono principalmente 3 tipi di moneta: la moneta legale, quindi si parla di monete metalliche e banconote, la moneta bancaria e la moneta elettronica.

“La moneta bancaria è un attività del pubblico nei confronti della banca che l’ha raccolta e si è impegnata a convertirla a richiesta in moneta legale.”8 Più precisamente è l’insieme dei mezzi di pagamento, come bonifici, assegni, carte di credito, carte di debito che sono resi disponibili dai servizi di intermediazione forniti dalle banche. Viene spesso indicata come "moneta scritturale", in quanto basata su annotazioni formate dalla banca, piuttosto che su entità fisiche come banconote o monete metalliche. Infatti il trasferimento di moneta bancaria non prevede il trasferimento di moneta fisica, in quanto non vi è versamento né di

8 De Bonis R. – Vangelisti M. (2019) Moneta, Dai buoi di Omero al bitcoin. Bologna, Il Mulino, pag 75.

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banconote né di monete metalliche, ma un semplice addebito o accredito nei vari conti.

La moneta elettronica si è sviluppata di recente grazie ai grandi progressi tecnologici nel campo dell’informatica e della finanza. La definizione di questa tipologia viene data dalla Direttiva 2000/46 CE che la definisce come un “valore monetario rappresentato da un credito nei confronti dell’emittente che sia: 1) memorizzato su un dispositivo elettronico; 2) emesso dietro ricezione di fondi il cui valore non sia inferiore al valore monetario emesso; 3) accettato come mezzo di pagamento da imprese diverse dall’emittente.” Questa moneta sostituisce il contante o la moneta bancaria per lo stesso valore, semplicemente viene registrata su un supporto elettronico in possesso dell’utente. Nel mondo odierno ricco di applicazioni e sistemi telematici non è difficile immaginare i motivi del successo di questi sistemi di pagamento.

2.1 Bonifici e addebiti

Insieme agli assegni, i bonifici e gli addebiti diretti sono i primi strumenti utilizzati per trasferire moneta bancaria da un conto all’altro. “Un bonifico è un operazione di pagamento con la quale un cliente ordina all’intermediario presso cui detiene il conto di addebitare una somma e di trasferirla sul conto del beneficiario.”9 Condizione necessaria per portare a termine un bonifico è sapere il

9 De Bonis R. – Vangelisti M. (2019) Moneta, Dai buoi di Omero al bitcoin. Bologna, Il Mulino, pag 100.

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codice IBAN, (International Bank Account Number) ovvero il codice numerico che identifica univocamente un conto corrente bancario a livello mondiale. Colui che deve inviare una determinata somma va ad immettere nei giusti campi il codice IBAN del conto del beneficiario e l’intermediario provvederà ad accreditare tale somma nel suo conto, addebitandola al conto di chi paga.

Esistono vari tipi di bonifico, in base alle caratteristiche che questi hanno: la prima tipologia è il bonifico SEPA (Single Euro Payments Area) che è un bonifico valido nell’area SEPA (che conta i 19 paesi dell’area euro più altri 15 situati sempre in Europa). In quest’area i bonifici sono effettuati senza distinzione da quelli effettuati sul territorio nazionale di appartenenza e possono essere effettuati solo in euro. Il bonifico SEPA consente di fare un bonifico a conti che si trovano appunto in altri stati come se fossero bonifici fatti in territorio nazionale.

Le uniche differenze riguardano le tempistiche, infatti per l’esecuzione di un bonifico SEPA il tempo previsto è di un giorno lavorativo mentre per l’esecuzione di un bonifico normale i tempi sono variabili e oscillano da uno a tre giorni.

All’interno dei bonifici SEPA si distingue il bonifico istantaneo, cioè un bonifico che rende praticamente nullo l’intervallo di tempo che intercorre tra l’ordine di pagamento e l’effettiva disponibilità dei fondi sul conto del beneficiario, tutto questo grazie alle innovazioni tecnologiche in campo telematico e finanziario.

Attivo 24 ore su 24, sette giorni su sette, a tre anni dal lancio il servizio è

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stato adottato in 23 paesi da 2287 fornitori di servizi di pagamento europei, il 57% del totale. Nei primi nove mesi del 2020, secondo i dati diffusi dal Consiglio Europeo per i Pagamenti, il volume dei bonifici istantanei in questi paesi è stato stimato al 7.5% del totale. La principale differenza col bonifico classico è il meccanismo di regolamento: infatti nel classico i fondi passano dal conto del pagatore a quello dell’intermediario che si occupa della transazione, e poi da quest’ultimo al conto del beneficiario. Questo duplice passaggio comporta necessariamente una tempistica più lunga. Nel bonifico istantaneo invece i fondi passano direttamente dal conto del pagatore a quello del beneficiario senza transitare in quello dell’intermediario e questo taglia di molto i tempi addebitando e accreditando le cifre in tempo reale.

Tra le altre tipologie di bonifico si ha il bonifico estero, cioè fatto con paesi che non fanno parte dell’area SEPA. I costi si alzano rispetto al bonifico ordinario, ma variano in relazione ai due Stati coinvolti. Esiste inoltre il bonifico continuativo, che permette di attivare la funzione per cui una determinata somma viene periodicamente pagata, attraverso un bonifico, a un conto corrente. È particolarmente utile in caso di pagamenti a rate o ciclici come un piano telefonico.

L’addebito è un’operazione simile al bonifico ma si realizza con un ordine al contrario: il beneficiario ordina alla banca di accreditare il suo conto e

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contemporaneamente di addebitare quello del pagatore. Quest’ultimo ovviamente deve aver autorizzato lo svolgimento dell’operazione.10 Questa operazione differisce dal bonifico in base al soggetto che fa partire l’operazione, infatti se nel bonifico il pagatore effettua il pagamento al beneficiario, qua il beneficiario si rivolge all’intermediario e si fa accreditare i fondi, l’operazione parte da lui.

Ovviamente il pagatore autorizza preventivamente l'addebito sul proprio conto firmando un contratto presso l'impresa fornitrice o, in alcuni casi, presso la propria banca. Anche per compiere questa operazione è necessario sapere entrambi i codici IBAN delle parti. L’addebito viene spesso usato nei pagamenti fatti in modo ripetitivo, ad esempio pagamenti a rate o bollette.

2.2 Pagamenti con le carte: carte di credito, di debito e prepagate

Le carte di pagamento sono tradizionalmente tessere plastificate, con un microchip e/o una banda magnetica, emesse da intermediari autorizzati; esse consentono di prelevare contante da sportelli automatici (ATM) e pagare presso gli esercenti (tramite POS, che deriva da Point Of Sale, ovvero punto di vendita, cioè i dispositivi che riconoscono i dati della carta e permettono di compiere la transazione direttamente con essa), digitando un codice segreto (PIN) o apponendo la propria firma sulla ricevuta di pagamento. In base alle operazioni

10 De Bonis R. – Vangelisti M. (2019) Moneta, Dai buoi di Omero al bitcoin. Bologna, Il Mulino, pag 101.

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che si possono fare con queste si distinguono tre tipologie di carte: carte di credito, di debito e prepagate.

Le carte di credito sono uno strumento di pagamento nato per consentire di effettuare acquisti posticipando la spesa. Si chiama di credito perché gli importi che si spendono o si prelevano vengono anticipati, e quindi dati a credito dalla banca che ha rilasciato la carta. La carta di credito quindi, a differenza della carta di debito, permette di comprare beni e servizi anche senza avere sul conto corrente il denaro necessario all’acquisto. Queste carte vengono solitamente collegate al conto corrente aperto presso la banca o un altro intermediario e i fondi vengono addebitati alla fine del periodo direttamente nel conto. Ovviamente l’intermediario impone dei limiti di spesa non superabili, altrimenti rischierebbe che il possessore della carta spenda di più di quelle che sono le sue effettive disponibilità economiche. Solitamente per le carte standard questo limite è di 1500 euro al mese, che vengono poi addebitati il mese successivo alla spesa. Esse si diffondono in America nel 1950 grazie all’impresa Diners, che comincia a consegnarla ai propri clienti e stipulare convenzioni con una serie di negozi, principalmente ristoranti. I clienti potevano effettuare pagamenti presso questi negozi convenzionati e pagare successivamente entro una scadenza. Il risultato economico era soddisfacente per tutti, perché i clienti potevano effettuare acquisti non pagando subito, la Diners otteneva compensi per la vendita delle carte e i negozi convenzionati avevano più clienti, perché questi erano incentivati a

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spendere dato che avrebbero pagato successivamente. Da questo momento in poi il successo delle carte di credito diventa enorme, anche perché l’utilità derivante dall’utilizzo delle carte aumenta all’aumentare dei possessori della carta stessa.

Negli ultimi anni si sono diffuse anche le carte di credito revolving, che permettono addirittura di pagare il proprio debito non solo in modo posticipato come le carte classiche, ma addirittura a rate. Si trasforma così la dilazione di pagamento in un vero e proprio prestito.

La carta di debito è uno strumento di pagamento che permette di fare acquisti presso esercizi aderenti al circuito di pagamento indicato sulla carta stessa, di prelevare contanti presso gli sportelli automatici solitamente sia in Italia che all'estero, di fare pagamenti diversi. In Italia la più diffusa è chiamata comunemente col nome del circuito Bancomat. Il nome “carta di debito” deriva dal fatto che le spese vengono subito addebitate nel conto corrente del titolare alla quale la carta è collegata. Le prime carte di debito nacquero in contemporanea alla nascita degli sportelli automatici ATM e fornivano la possibilità ai possessori solamente di prelevare contante.

La carta prepagata permette di acquistare beni e servizi oppure prelevare contante presso un ATM, nei limiti della somma versata in anticipo all'istituto che l'ha emessa. La differenza principale dalle altre carte è che essa non è collegata ad un conto corrente, quindi in caso di frode o smarrimento si rischierà di perdere solo l’importo che vi è stato ricaricato. Per questo motivo è molto diffusa soprattutto

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tra i giovani e tra le persone che viaggiano spesso. Le carte prepagate più conosciute sono quelle legate alle Poste Italiane, ovvero le “Postepay”. Esistono varie tipologie di queste carte, dalla carta classica a quella che ha legato ad essa un codice IBAN, ad esempio la “Postepay Evolution”. Questa tipologia permette di inviare e ricevere bonifici o ricevere addebiti diretti, talvolta anche fuori dall'Italia, ma può essere utilizzata anche per l'accredito dello stipendio o della pensione, come se si trattasse di un vero e proprio conto corrente.

2.3 I sistemi chiusi e i portafogli elettronici

La diffusione dei dispositivi elettronici e le grandi innovazioni nel campo della telematica hanno avuto negli ultimi anni grandi ripercussioni nel sistema finanziario e dei pagamenti, infatti è stato possibile lo sviluppo e l’offerta di servizi basati su sistemi chiusi, i cosiddetti closed loop systems. Gli esempi più famosi di sistemi chiusi sono Paypal e Satispay, che attraverso i loro siti e applicazioni consentono di aprire conti di moneta elettronica, attraverso i quali effettuare trasferimenti da conto a conto. La particolarità sta nel fatto che si possono collegare a questi conti anche strumenti che utilizzano moneta bancaria, come conti correnti o carte di credito, debito o prepagate. Quando il saldo del conto di moneta elettronica è insufficiente per effettuare un pagamento o un trasferimento si può scegliere di pagare tramite uno degli strumenti ad esso collegati. Possono essere effettuati pagamenti in tutto il mondo, anche utilizzando valute diverse, infatti il sistema convertirà automaticamente la cifra nella valuta

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del beneficiario. L’unico lato negativo di questi sistemi è scritto nel nome stesso:

infatti i sistemi chiusi consentono di inviare e ricevere pagamenti solo ai possessori di conti dello stesso sistema. La persona che vorrà inviare risorse ad un'altra tramite Paypal dovrà assicurarsi che il beneficiario possieda un conto Paypal. Stesso discorso per tutti gli altri sistemi chiusi, perciò più persone possiedono un conto in uno di questi, più esso sarà efficiente.

Altri esempi di servizi legati allo sviluppo tecnologico sono i portafogli elettronici, che sono una sorta di contenitore (in genere sottoforma di applicazione da scaricare sul proprio smartphone) nel quale il cliente registra i propri strumenti, ad esempio le carte di pagamento. Al momento di pagare, il cliente accede al proprio portafoglio elettronico e sceglie quale strumento utilizzare tra quelli memorizzati, avviando così la transazione. Il gestore del portafoglio non si sostituisce mai all’emittente dello strumento di pagamento e non entra mai in possesso delle somme del cliente. I principali gestori di portafogli elettronici sono, ad esempio, Google Pay, BancomatPay, Amazon Pay, Apple Pay e Samsung Pay.

2.4 L’euro digitale

Negli ultimi anni i progressi tecnologici hanno portato allo sviluppo delle criptovalute, che grazie alle loro peculiarità hanno ispirato anche nazioni come USA e Cina a progettare e studiare un’alternativa digitale alle proprie monete fisiche. Attualmente la Cina sembra essere in vantaggio rispetto agli altri paesi, tanto da avere già introdotto, a livello di sperimentazione, lo yuan elettronico nella

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città di Shenzhen. A livello europeo la BCE si sta interessando molto a queste idee e negli ultimi tempi si è diffusa l’idea di far nascere il cosiddetto “euro digitale”. “Il nostro lavoro ha l’obiettivo di assicurare che nell’era digitale i cittadini e le imprese continuino ad avere accesso alla forma più sicura di moneta, la moneta di banca centrale.” Queste le parole di Christine Lagarde, attuale presidente della BCE che fanno capire quanto l’UE sia determinata nella realizzazione di questo importante progetto che rivoluzionerebbe l’idea stessa di denaro. L’euro digitale è una moneta elettronica emessa direttamente dalla Banca Centrale Europea e accessibile per tutti i cittadini dell’Eurosistema, che affiancherebbe il contante e tutti gli altri strumenti. Amplierebbe la scelta su come pagare e renderebbe il pagamento stesso più facile, contribuendo all’accessibilità e all’inclusione. Avrebbe un valore identico alla moneta tradizionale: 1 euro digitale

= 1 euro fisico. L’affidabilità della moneta sarebbe garantita dal fatto che ad emetterla sarebbe la BCE stessa e che quindi sarebbe una passività di un’istituzione pubblica, alla quale corrisponderebbero le attività detenute in bilancio, ovvero titoli pubblici e finanziamenti alle banche. Sicuramente questo strumento sarebbe il più efficace e il più rivoluzionario nel favorire transazioni elettroniche, vista la portata del cambiamento e il fatto che verrebbe direttamente dalla BCE. Avrebbe anche altri punti a suo favore, come ad esempio disincentivare l’utilizzo di contante e di conseguenza anche tutte le attività di riciclaggio e tutti i pagamenti in nero. Ma ovviamente ci sarebbero anche delle

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controversie da risolvere: infatti il contante assicura confidenzialità. Pagando tutto tramite moneta elettronica il tracciamento delle transazioni sarebbe automatico e si ridurrebbe di molto la libertà e la privacy dei cittadini, che vedrebbero ogni loro transazione registrata nei sistemi della BCE. Inoltre cambierebbe molto anche il ruolo delle banche commerciali: grazie all’emissione diretta da parte della BCE, potrà non essere più necessario avere un proprio conto corrente presso le banche tradizionali, che vedranno necessariamente modificato il loro ruolo di distribuzione monetaria. Si andrebbe verso una divisione delle funzioni bancarie, in quanto alle banche commerciali rimarrebbe il ruolo di erogare finanziamenti attraverso i depositi in conto corrente perché tutti utilizzeranno l’euro digitale per pagare. Questo nuovo ruolo potrebbe essere dannoso per le banche qualora i cittadini europei passassero in massa all’euro digitale, infatti, i depositi sui loro conti correnti diminuirebbero facendo crollare le disponibilità di denaro per l’accensione di mutui o prestiti finanziari.

Al momento i lavori per la creazione di questo sistema sono ancora in una fase preliminare, tanto che nel luglio 2021 è stato deciso di avviare il primo progetto che ha il compito di studiarne la fattibilità sotto tutti i punti di vista e ad ottobre 2021 questo progetto ha avuto inizio. Stanno esaminando come potrebbe essere configurato un euro digitale e come distribuirlo a esercizi commerciali e cittadini, ma anche il suo impatto sul mercato e le modifiche alla legislazione europea eventualmente necessarie.

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2.5 Rischi connessi ai pagamenti alternativi al contante

Il mondo dei pagamenti digitali presenta senz’altro grandi vantaggi soprattutto in termini di efficienza, ma presenta anche numerosi rischi, e perciò le autorità sono chiamate a bilanciare efficienza e sicurezza11 attraverso un insieme di leggi, regolamenti e infrastrutture che possano permettere agli operatori di mercato di fare transazioni in modo tranquillo senza rischi e di beneficiare dei vantaggi positivi delle economie di rete. Questo comporta numerosi costi da sostenere, sia per disegnare e far funzionare tutto il sistema che per mantenerlo stabile e proteggerlo da attacchi fraudolenti con finalità illecite. I principali rischi coi quali ci si scontra quando si parla di pagamenti sono il rischio di credito, il rischio legale e il rischio operativo. Il primo riguarda eventuali fallimenti o insolvenze delle parti debitrici, che comportano conseguenze negative in tutto il mercato. Il rischio legale riguarda la tenuta giuridica del sistema, cioè il rischio che determinati pagamenti possano essere revocati o annullati perché cambiano determinate leggi o in base a diverse giurisdizioni. Il rischio operativo riguarda la situazione delle infrastrutture. Se esse sono inadeguate a poter permettere un regolare funzionamento dei pagamenti allora l’intero sistema entra in crisi. In più negli ultimi anni grazie alla tecnologia si è concretizzato un altro rischio, quello cybernetico, che fa parte dei rischi operativi. Questo rischio consiste nello

11 De Bonis R. – Vangelisti M. (2019) Moneta, Dai buoi di Omero al bitcoin. Bologna, Il Mulino, pag 117.

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sfruttare vulnerabilità tecnologiche del sistema per rubare soldi o dati delle persone. Inoltre la minaccia cyber possiede caratteristiche che la rendono più difficile da contrastare: basso costo di ingresso, accessibilità globale, velocità di propagazione, controllo automatizzato da postazioni remote e rapida evoluzione.

Proprio per queste caratteristiche i rischi cybernetici possono facilmente portare a crisi sistemiche, dovute alle esternalità negative delle reti.

Andando più nello specifico, quando si effettuano pagamenti online con i vari dispositivi o conti si può incorrere in numerose tipologie di truffe e di frode: il primo tipo di truffa è il Phishing, che è un tentativo di frode via e-mail con cui i truffatori cercano di ottenere informazioni riservate come credenziali, dati personali, codici di accesso o dati della carta di pagamento. Il messaggio è ingannevole, perché ha tutte le caratteristiche di una richiesta da parte di una fonte attendibile come la banca o le poste, perciò è molto difficile rendersi conto della truffa. In generale si può dire però che nessuna comunicazione ufficiale di una banca, che sia una e-mail, un sms o una telefonata, chiederà mai di inserire credenziali, consegnare informazioni riservate o aprire un allegato. Simile al Phishing è il Pharming, una pratica che consiste nel creare siti ingannevoli molto

simili a quelli che si vogliono visitare e l’utente viene indirizzato in queste pagine tramite link o popup. Una volta che si arriva in questi siti vengono installati software o virus nel computer con lo scopo di prelevare dati personali o bancari, per farne un uso illecito. Il Phishing presenta due varianti altrettanto pericolose,

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ovvero lo Smishing e il Vishing. Lo Smishing (da SMS e Phishing) è una truffa tramite SMS. Il messaggio chiede di cliccare su un link o di richiamare un numero di telefono invitando ad agire immediatamente, consegnando dati riservati al fine di evitare sanzioni o il blocco del servizio. Il Vishing (da voice phishing) è invece una truffa telefonica: un truffatore chiama l’inconsapevole vittima, ad esempio da un numero che appare come il servizio clienti della Banca, e cerca di ingannarla chiedendo informazioni personali, dati bancari o credenziali di sicurezza.

Secondo il sito della Banca d’Italia, i casi di Phishing sono aumentati molto negli ultimi anni, passando dai circa 500 del 2015 fino ai quasi 4000 del 2018. Le truffe legate a strumenti di pagamento o strumenti finanziari sono quelle più frequenti (circa il 60% dei casi).

Nel tempo sono state sviluppate dalle autorità nuove misure di sicurezza per prevenire e contrastare queste truffe. Un esempio può essere quello dei codici che vengono inviati tramite e-mail o sms dall’intermediario al pagatore prima che questi effettui il pagamento. Inserendo il codice la transazione potrà avvenire senza problemi. Oppure può essere la richiesta delle impronte digitali (solo in caso di pagamento tramite smartphone) o di altri dati biometrici. Inoltre appena ci si accorge ad esempio di un pagamento effettuato da un terzo nella propria carta o nel proprio conto si può bloccare lo strumento, per evitare che vengano compiute ulteriori operazioni. Si può anche richiedere un rimborso ma questo dipende dall’intermediario con cui ci si confronta e dalla sua politica. I progressi

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tecnologici permettono anche di segnalare una possibile frode: ad esempio se una carta effettua un’operazione a Milano e dieci minuti dopo un’altra a New York, il sistema segnala una sospetta frode, anche se non è detto che l’operazione non sia legittima.

In generale quindi i mezzi di pagamento digitali presentano rischi che sicuramente il contante non presenta, ma i benefici e le potenzialità che hanno sono maggiori ed è per questo che il settore è in grande crescita.

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Capitolo 3 SISTEMI DI PAGAMENTO E COVID-19

3.1 L’impatto del Covid-19 nei vari sistemi di pagamento

L’avvento della pandemia da Covid-19 ha portato numerose conseguenze sul piano economico, infatti c’è stata una forte recessione globale nei primi due trimestri del 2020 nella stragrande maggioranza delle economie sviluppate ed emergenti, dovuta al lockdown generalizzato imposto dai vari governi nazionali.

Interi settori produttivi sono stati bloccati e questo ha provocato uno shock dell’offerta e un conseguente calo della produzione e del PIL. L’Italia, che in Europa è stata inizialmente fra i Paesi maggiormente colpiti in termini di contagi e vite umane perse, ha visto una perdita del PIL pari a 8,8% nel 2020. La pandemia ha avuto e ha tuttora dei riflessi importanti anche sul sistema dei pagamenti, perché il lockdown ha stravolto totalmente le abitudini delle imprese e dei consumatori, costretti a restare in casa e ad abituarsi all’utilizzo della rete e degli strumenti telematici per ogni necessità quotidiana. L’Italia rispetto agli altri paesi europei ha un tasso di utilizzo del contante maggiore e molto eterogeneo, infatti ad esempio nelle regioni meridionali l’utilizzo di carte e strumenti digitali è molto minore rispetto alle regioni settentrionali, ma la pandemia sembra aver accelerato ovunque il processo di digitalizzazione dei pagamenti. I tassi di crescita delle operazioni elettroniche con bonifici, addebiti, carte di pagamento sono stati addirittura superiori a quelli registrati nell’area dell’euro, a fronte di una più

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marcata riduzione dei pagamenti con strumenti tradizionali, quali gli assegni bancari e postali. Si è intensificato l’utilizzo dei canali di vendita digitali e degli acquisti online sui siti di e-commerce con pagamenti elettronici. Uno studio dell’azienda Nielsen mostra come la percentuale di acquisti online sul totale degli acquisti è passata da circa il 25% di febbraio al 40% di aprile 2020 e a beneficiarne sono stati proprio gli e-commerce, che hanno sottratto i clienti ai negozi fisici che purtroppo sono dovuti rimanere chiusi e le grandi potenze del commercio online come Amazon ed Ebay hanno rafforzato ancora di più la loro posizione. Sebbene gli studi scientifici abbiano dimostrato che il contante non è un canale rilevante di trasmissione dell’infezione i timori di contagio attraverso l’uso delle banconote e dei mezzi di pagamento tradizionali hanno accelerato la domanda e il tasso di adozione dei servizi digitali bancari, inclusi gli strumenti di pagamento più innovativi come la tecnologia contactless e le monete digitali. Nei negozi fisici è cresciuta la quota di operazioni con carta contactless, che a maggio 2020 superava il 55% del valore totale speso con carta rispetto al 35 % di gennaio.

È aumentata soprattutto la componente di operazioni dove non è previsto il PIN o la firma cartacea, proprio per evitare contatti. Le conseguenze di questo aumento di acquisti online si sono ripercosse sull’utilizzo di contante, infatti nel 2020 i prelievi da ATM sono diminuiti del 15% circa.

Il grafico proposto dal sito della Banca D’Italia e riportato nella Figura 3.1 evidenzia la percentuale di acquisti compiuti tramite e-commerce durante il 2019 e

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il 2020, mettendo in luce il grande aumento coincidente proprio con le due ondate pandemiche. Nonostante le differenze sopracitate tra Nord e Sud del paese si può notare che i grafici si somigliano, infatti lo sviluppo dei pagamenti online è stato abbastanza omogeneo durante i periodi di restrizioni.

Figura 3.1: Percentuale di acquisti fatti tramite e-commerce nel 2019 e nel 2020

Fonte: Banca d’Italia (2021).

Due indicatori importanti che possono far capire l’andamento dei sistemi di pagamento rispetto alla pandemia sono l’importo medio pagato nei punti vendita

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fisici (misurato attraverso le transazioni fatte con il POS) e l’importo medio prelevato all’ATM. Per quello che riguarda il primo indicatore si può dire che esso si è alzato nel corso della pandemia, soprattutto durante il lockdown. Infatti i cittadini, per evitare di uscire spesso e rischiare il contagio, concentravano i loro acquisti in poche occasioni, aumentando i volumi di spesa. Lo stretto collegamento tra questo indicatore e l’andamento epidemiologico è evidente, tanto che nell’estate esso è tornato ad abbassarsi ed è aumentato nuovamente in autunno, proprio nel periodo della seconda ondata. Il secondo indicatore, cioè l’importo medio prelevato all’ATM, è un indicatore di utilizzo del contante sia come mezzo di pagamento sia come riserva di valore. Nel corso del 2020 c’è stato un aumento di questo indicatore coincidente con le due ondate. Paragonando i dati di questi due indici si può dire che i consumatori da una parte hanno aumentato la domanda di contante ma dall’altra parte hanno utilizzato sempre di più metodi di pagamento digitali, quindi significa che il maggior importo prelevato all’ATM è stato detenuto sotto forma di moneta precauzionale, probabilmente per l’incertezza sulla situazione economica.

3.2 Il cashback e la lotteria degli scontrini

La pandemia ha scatenato una grossa crisi economica. Il governo ha dovuto perciò mettere in atto numerose misure volte a contrastare questa crisi, tra le quali spicca il piano Italia Cashless, che è stato varato con la Legge di bilancio del 2020 e poi

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con il successivo Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze.12 Questo piano ha un duplice scopo: da una parte incentivare le persone a spendere nell’acquisto di beni e servizi e quindi a cercare di risollevare le attività economica che sono state messe in ginocchio dalla pandemia, dall’altro vuole incentivare l’uso di carte e app di pagamento, per modernizzare il Paese e favorire lo sviluppo di un sistema digitale che sia facile da usare, veloce e trasparente. Il Piano si articola in due differenti iniziative:

1) Il Cashback, cioè un’iniziativa attraverso la quale era possibile ottenere un rimborso in denaro per acquisti effettuati a titolo privato sul territorio nazionale, con strumenti di pagamento elettronici, a fronte di un numero minimo di 50 transazioni valide in un semestre. Venivano conteggiati i pagamenti fatti presso i punti vendita fisici o verso qualsiasi altro professionista che fosse dotato di un dispositivo di accettazione dei pagamenti elettronici come il POS. Alla fine del semestre veniva calcolato l’importo complessivo speso e rimborsato il 10% di ogni transazione. Vi erano però due limiti quantitativi, cioè che per ogni transazione il rimborso massimo era di 15 euro e in totale potevano essere rimborsati massimo 1500 euro per ogni semestre. Per partecipare a questa iniziativa bisognava registrarsi all’app IO, creata appositamente per la gestione di questo ed altri servizi pubblici, e inserire all’interno le credenziali delle proprie carte di

12 Decreto del 24/11/2020 n. 156 pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 296 del 28/11/2020

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pagamento. Il sistema poi in automatico si aggiornava ad ogni pagamento effettuato. Inizialmente il cashback era previsto per 3 semestri, fino a giugno 2022. Per testare questo sistema il governo ha deciso di sperimentarlo in occasione delle festività natalizie del 2020, erogando anche il cosiddetto Super-Cashback, cioè un premio di 1500 euro per le prime 100.000 persone che nel periodo tra l’8 dicembre 2020 e il 31 dicembre 2020 hanno effettuato più transazioni elettroniche. L’iniziativa è stata estesa anche per il semestre che va da gennaio a giugno 2021. A giugno del 2021 si è potuto fare un primo bilancio del semestre e le statistiche dicono che circa 9 milioni di cittadini hanno aderito all’iniziativa, che sono stati utilizzati 17 milioni di strumenti di pagamento diversi e che sono state processate circa 822 milioni di transazioni. Il Decreto Legge 30 giugno 2021 n. 99 ha sospeso il cashback per il secondo dell’anno per alcuni motivi elencati dal Premier Mario Draghi: innanzitutto la spinta all’utilizzo di sistemi di pagamento elettronici che ci si aspettava non è arrivata, perché solamente il 15% della popolazione ha aderito all’iniziativa, perciò se proprio si vuole favorire la moneta elettronica si poteva agire magari sulle commissioni o sul costo delle transazioni per i commercianti, abbassandoli o eliminandoli. Inoltre l’altro punto cardine dell’iniziativa, ovvero cercare di favorire i pagamenti elettronici per disincentivare quelli fatti “in nero”, non ha portato a grossi cambiamenti nelle entrate tributarie dello stato.

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2) La Lotteria degli scontrini è un’iniziativa parallela al cashback, valida sempre per i pagamenti cashless, cioè con sistemi elettronici. Ogni volta che si compie un acquisto viene assegnato un biglietto virtuale per partecipare ad un’estrazione periodica, che viene fatta con cadenza mensile (10 premi da 100.000 euro per gli acquirenti e 10 premi da 20.000 euro per gli esercenti) e settimanale (15 premi da 25.000 euro per gli acquirenti e 15 premi da 5.000 euro per gli esercenti.) A inizio 2022 si terrà la prima estrazione annuale che premierà uno degli acquisti effettuati dal primo febbraio al 31 dicembre 2021 assegnando 5 milioni di euro a un acquirente e 1 milione di euro a un esercente. Per ogni euro viene assegnato un biglietto, fino ad un massimo di 1000 biglietti per singolo scontrino. Ogni tanto vengono anche fatte delle estrazioni speciali che danno ulteriori premi. Al vincitore viene comunicato tramite PEC dall’Agenzia delle entrate che è stato estratto e gli viene dato l’obbligo di recarsi presso l’ufficio più vicino dell’Agenzia dogane e monopoli che dopo il riconoscimento e aver accertato la vincita provvede al pagamento (esclusivamente tramite bonifico bancario o postale). Se non vengono reclamati i premi dal vincitore entro 90 giorni questi non saranno più validi e verranno versati nelle casse dell’Erario.

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CONCLUSIONI

La storia della moneta è una storia ricca di cambiamenti e di innovazioni ma quelle che si sono susseguite negli ultimi anni sono senz’altro le più interessanti.

Moltissime idee per il futuro potranno arrivare dallo sviluppo delle criptovalute, una nuova tipologia di moneta totalmente elettronica che sta prendendo campo nel settore finanziario. Un altro esempio potrebbe essere l’unione tra negozio fisico ed e-commerce messa in atto dal colosso mondiale Amazon: il progetto consiste nel fare la spesa nel punto di vendita fisico, che è privo di personale ed è totalmente automatizzato, per poi vedersi addebitato l’importo speso direttamente nel conto Amazon, collegato a carte o conto corrente o altri sistemi di pagamento.

All’entrata del negozio si fa vedere un codice presente nella apposita applicazione ad un lettore digitale che identifica il cliente e poi si prendono i prodotti che si vuole, sotto l’occhio vigile di centinaia di telecamere che identificano ogni prodotto prelevato. Al momento dell’uscita il sistema calcola l’importo e lo addebita al cliente. Questo ci fa capire che lo sviluppo di sistemi di pagamento nuovi e moderni è un obiettivo che si affianca benissimo allo sviluppo tecnologico di tutti i settori della società, in quanto il gesto del pagamento è collegato praticamente ad ogni momento della nostra vita. Tutti i beni e i servizi hanno un costo e perciò gli sviluppi del sistema dei pagamenti saranno trasversali a molti

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settori, e in un futuro neanche troppo lontano potremmo assistere a innovazioni che non sono neanche immaginabili ora.

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BIBLIOGRAFIA

Cipolla C.M. (2002) Storia economica dell’Europa pre-industriale. Bologna, Il Mulino

De Bonis R. – Vangelisti M. (2019) Moneta, Dai buoi di Omero al bitcoin.

Bologna, Il Mulino

Zamagni V. (2015) Perché l’Europa ha cambiato il mondo, Una storia economica. Bologna, Il Mulino.

SITOGRAFIA www.bancaditalia.it

www.economiapertutti.bancaditalia.it www.mef.gov.it

www.bankpedia.org www.ilsole24ore.com www.treccani.it www.consob.it

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1) In primo luogo si propone di investigare sulle motivazioni che provocano il rifiuto dell’offerta da parte del cliente e cercare di intervenire sui punti di disallineamento.