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UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE FACOLTÀ DI ECONOMIA GIORGIO FUÀ

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Academic year: 2022

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UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE FACOLTÀ DI ECONOMIA “GIORGIO FUÀ”

Corso di Laurea triennale in Economia e Commercio

POLITICHE FISCALI DURANTE LA PANDEMIA

FISCAL POLICIES DURING THE PANDEMIC

Relatore: Rapporto finale di:

Prof. Ticchi Davide Notti Luca

Anno Accademico 2020/2021

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INDICE

INTRODUZIONE……….4

CAPITOLO 1 – DEFINIZIONE DI POLITICA FISCALE E OBIETTIVI PERSEGUITI………6

CAPITOLO 2 – IMPATTO COVID NEGLI STATI UNITI E AZIONI ADOTTATE DALLA FEDERAL RESERVE E DAL GOVERNO FEDERALE 2.1 – UNO SGUARDO D’INSIEME………...13

2.2 – SOSTEGNO AD IMPRESE E AZIENDE………..16

2.3 – AMMINISTRAZIONI STATALI E LOCALI………..18

2.4 – INTERVENTI DI SANITA PUBBLICA………..19

2.5 – PAGAMENTI UNA TANTUM………20

2.6 – ASSICURAZIONI CONTRO LA DISOCCUPAZIONE…22 2.7 – CONCLUSIONI E RIFLESSIONI………24

CAPITOLO 3 – RISPOSTA DELL’UE ALLA CRISI E CASO ITALIANO 3.1 – MISURE UE……….27

3.1.1 - Sostegno alle imprese e all’occupazione………28

3.1.2 – Piano per la ripresa dell’Europa……….30

3.1.3 – Aiuti di stato………...32

3.1.4 – Azioni della BCE e della BEI………33

3.2 – ITALIA 3.2.1 – Misure fiscali………..34

3.2.2 – Sostegno finanziario alle imprese………..36

3.3 – CONCLUSIONI E RIFLESSIONI………...39

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA………..42

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INTRODUZIONE

La Pandemia di Covid 19 ha fatto precipitare l’economia mondiale nella peggior recessione dalla seconda guerra mondiale, ma non tutti i paesi sono stati colpiti allo stesso modo e perciò le risposte a questa situazione inedita sono state differenti e variegate.

Le banche centrali giocano naturalmente un ruolo cruciale all’interno di questa crisi, la Fed e la Bce, ad esempio, hanno acquistato asset pubblici e privati, mettendo a disposizione di Paesi, famiglie ed imprese un grande bacino di liquidità. Per far fronte alla crisi, sono state costrette a mettere da parte i programmi di normalizzazione che erano stati attuati dopo più di 10 anni di interventi straordinari volti a mitigare gli effetti della crisi finanziaria del 2008-2009. Ma ciò che realmente ha fatto e sta facendo tutt’ora la differenze nell’arginare la crisi sono le politiche fiscali espansive.

Un’espansione fiscale dovrebbe avere due obiettivi principali: aiutare persone, famiglie e imprese a superare la crisi e favorire la ripresa economica stimolando la domanda interna. Sicuramente per il primo punto le misure di politica fiscale attuate negli Stati Uniti e nelle maggiori economie avanzate sono state opportune.

Nell’Unione Europea, ad esempio, le regole di bilancio sono state sospese, permettendo così ai governi degli Stati membri di perseguire misure fiscali più ambiziose, dagli aumenti di spesa e sgravi fiscali al sostegno salariale e sussidi per le piccole e medie imprese.

Questa tesi si pone come obiettivo quello di porre in evidenza quelle che sono state le misure a sostegno della ripresa dell’economia di maggiore rilevanza negli USA e

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nell’Unione Europea, cercando di approfondire anche quelle che sono stati gli interventi fiscali varati dal governo italiano.

Inizialmente si procederà con una breve spiegazione di ciò che concerne una politica fiscale, evidenziando quelli che ne sono i punti salienti.

A seguire nel secondo e terzo capitolo verrà data una panoramica ampia di quelle che sono stati gli interventi principale per rivitalizzare l’economia rispettivamente da parte degli Usa e dell’Ue, con un approfondimento quantomai necessario sulla situazione italiana.

Le conclusioni saranno divise tra secondo e terzo capitolo e verteranno principalmente nel cercare di analizzare quello che questi provvedimenti fiscali porteranno nel lungo periodo, anche se, ad oggi, è ancora difficile fare previsioni verosimili tenendo in considerazione che la pandemia è ancora in corso.

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CAPITOLO 1

DEFINIZIONE DI POLITICA FISCALE E OBIETTIVI PERSEGUITI

Prima di poter definire e spiegare nel dettaglio in cosa consiste una politica fiscale è necessario introdurre due concetti fondamentali: la curva IS e la curva LM.

La curva IS non è altro che una curva che mostra tutte le combinazioni tra tasso d’interesse reale e livello di produzione per le quali il mercato dei beni è in equilibrio.

La sua formula si può ottenere dalle componenti della domanda aggregata, ossia domanda di beni di consumo, di beni d’investimento e spesa pubblica di beni e servizi. Avremo perciò l’equazione:

[1.1] AD=A+c(1-t)Y-bi

dove AD rappresenta la domanda aggregata, A la parte di domanda aggregata in cui non incide né il reddito né il tasso d’interesse, c(1-t)Y la domanda di beni di consumo e bi la domanda di beni d’investimento. Questa equazione può essere semplificata ottenendo:

[1.2] Y=αg(A-bi)

dove αg è il moltiplicatore1. Essa ha pendenza negativa poiché un aumento del tasso d’interesse riduce la spesa programmata per investimenti e quindi la domanda aggregata, facendo scendere di conseguenza il livello di equilibrio del reddito. Lo

1 Il moltiplicatore keynesiano permette di individuare l’effetto sul reddito complessivo di un certo livello incrementale di consumo, o di investimento o di spesa pubblica, all’interno del sistema

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spostamento della curva IS è determinato da variazioni della spesa autonoma. Un incremento della spesa autonoma, fa spostare la curva IS verso destra.

Figura 1.1: Variazione della curva IS al variare della spesa autonoma

Fonte: Dornbusch, Fischer, Startz, Canullo, Pettenati (2014)

La definizione della curva LM passa necessariamente dallo studio della domanda e dell’offerta di moneta, in modo da ottenere la condizione di equilibrio del mercato monetario. La domanda reale di moneta (L) cresce con il livello del reddito (motivo transazionale) e diminuisce all’aumentare del tasso d’interesse (motivo speculativo).

Sarà possibile formalizzare la tesi suddetta attraverso la seguente equazione:

[1.3] L=Lt+Ls

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Tali due componenti della domanda di moneta possono essere rappresentate rispettivamente dalla seguenti equazioni:

[1.4] Lt=kY [1.5] Ls=L – hi

per cui avremo:

[1.6] L=kY+ L – hi

I termini Lt ed Ls rappresentano rispettivamente la domanda di moneta per transazioni e la domanda di moneta speculativa, il termine L rappresenta la parte di ricchezza che gli operatori desidererebbero mantenere in forma liquida se il tasso d’interesse fosse pari a zero, mentre i parametri k e h indicano rispettivamente la sensibilità della domanda reale di moneta al livello del reddito e al tasso d’interesse.

L’offerta di moneta è invece rappresentata dal rapporto tra la quantità nominale di moneta M2 e il livello costante dei prezzi P, cioè:

[1.7] M/P

L’equilibrio del mercato monetario può essere trovato eguagliando la domanda reale di moneta e l’offerta esogena di moneta in termini reali, perciò utilizzando le formule [1.6]

e [1.7] avremo:

[1.8] M/P = kY+ L – hi Risolvendo poi l’equazione rispetto al tasso d’interesse otteniamo:

[1.9] i = 1/h (kY + L – M/ P)

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la cui rappresentazione grafica è di fatto la curva LM.

La curva LM è perciò l’insieme delle combinazioni di tassi d’interesse e livello di reddito per cui il mercato monetario è in equilibrio, la curva LM ha pendenza positiva;

data l’offerta di moneta costante, un incremento del livello del reddito, che accresce la quantità di moneta richiesta, deve essere seguito da un aumento del tasso d’interesse, ciò determina una riduzione della domanda di moneta e consente quindi di mantenere il mercato monetario in equilibrio. La pendenza della curva LM è maggiore quanto maggiore la sensibilità della domanda di moneta rispetto al reddito e quanto è minore rispetto ai tassi d’interesse. La posizione della curva LM dipende dalle variazioni dell’offerta di moneta; un aumento di quest’ultima provoca lo spostamento della curva LM verso destra.

Figura 1.2: Variazione della curva LM al variare dell’offerta di moneta

Fonte: Dornbusch, Fischer, Startz, Canullo, Pettenati (2014)

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Le variazioni della politica fiscale determinano uno spostamento della curva IS.

Un’espansione fiscale determina un aumento del reddito di equilibrio del tasso di interesse. A tassi di interesse invariati, un livello più elevato di spesa pubblica accresce l’ammontare della domanda aggregata; per poter soddisfare la maggior domanda di beni, il prodotto deve aumentare. Tuttavia, l’incremento dei tassi d’interesse, che si determina grazie alla maggiore domanda di moneta dovuta ad un reddito più elevato, attenua l’effetto espansivo, perché spiazza parte degli investimenti privati.

Figura 1.3: Effetti di un aumento della spesa pubblica

Fonte: Okpedia (2018)

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Lo spiazzamento è una questione molto importante per capire l’utilità della politica fiscale ai fini della stabilizzazione del sistema economico.

1) il reddito aumenta tanto più, e i tassi d’interesse aumentano tanto meno, quanto più piatta è la curva LM

2) il reddito e i tassi d’interesse salgono tanto meno quanto più piatta è la curva IS

3) il reddito e i tassi d’interesse crescono tanto più quanto maggiore è il moltiplicatore αg e quindi quanto più è ampio lo spostamento orizzontale della curva IS

Se l’economia si trova in una situazione di trappola della liquidità e quindi la curva LM è orizzontale, un incremento della spesa pubblica esercita il suo completo effetto moltiplicatore sul livello di equilibrio del reddito, questo significa che gli effetti sul reddito di un incremento della spesa pubblica non vengono attenuati.

Figura 1.4: Caso della trappola della liquidità

Fonte: Okpedia (2018)

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Naturalmente la trappola della liquidità è un caso estremo, dove a un determinato tasso d’interesse il pubblico è disposto a detenere qualsiasi quantità di moneta offerta.

Considerando un caso meno estremo, se la domanda di moneta è molto sensibile al tasso d’interesse, e quindi la curva è quasi LM è quasi orizzontale, le manovre di politica fiscale hanno un impatto rilevante sul livello di equilibrio del prodotto.

Al contrario, se la curva LM è verticale, un aumento della spesa pubblica ha influsso nullo sul livello di equilibrio del reddito e accresce soltanto il tasso d’interesse. In questo caso si ha il completo spiazzamento della spesa privata da parte della spesa pubblica e perciò la politica monetaria ha la sua massima efficacia.

Figura 1.5: Caso curva LM verticale

Fonte: Okpedia (2018)

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CAPITOLO 2

IMPATTO COVID NEGLI STATI UNITI E AZIONI ADOTTATE DALLA FEDERAL RESERVE E DAL GOVERNO FEDERALE

2.1 – UNO SGUARDO D’INSIEME

La crisi causata dal coronavirus negli Stati Uniti e la relativa chiusura di attività, cancellazioni di eventi e politiche di sostegno per il lavoro a casa o smart working hanno gettato il paese in una profonda recessione economica. Il governo federale è intervenuto attraverso una vasta serie di azioni per limitare il danno economico derivante dalla pandemia. Finora in totale la legislazione relativa alla pandemia è costata più di 5 trilioni di dollari, ben circa quattro volte quanto è stato speso per l’American Recovery and Reinvestment Act del 2009, che era stato emanato per aiutare il paese a rialzarsi in seguito alla crisi finanziaria globale.

Un punto importante da cui partire per l’analisi dell’impegno profuso dalla Fed è la comparazione dei dati relativi alle politiche fiscali messe in atto da altri paesi. Se prendiamo in considerazione i pacchetti fiscali come una percentuale del PIL si nota come nessun paese abbia speso tanto quanto gli Stati Uniti, la reazione degli USA nelle prime fasi della pandemia è quantificabile in tre volte tanto quanto è stato speso da Italia, Spagna o Francia (sempre considerando il PIL).

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Figura 2.1: Confronto tra paesi riguardo alla risposta fiscale

Fonte: BSI Economics, Ferreira, 2021

I pacchetti fiscali messi in atto all’inizio della pandemia sono stati enormemente superiori a quelli emanati nelle prime fasi della Grande Recessione, basti pensare che i primi pacchetti fiscali “pandemici” corrispondevano mediamente al 5,2% del PIL, mentre quelli della Grande Recessione erano mediamente solo l’1,4% di esso.

Un altro elemento fondamentale per capire e valutare al meglio una risposta fiscale è comprendere come una recessione pandemica differisca da una recessione ordinaria.

La maggior parte delle recessioni è causata da una riduzione della domanda aggregata, che può essere causato da diversi fattori come una politica monetaria restrittiva oppure perdita di fiducia dei consumatori e delle imprese. La recessione pandemica ha provocato un calo significativo della domanda, infatti i consumatori

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hanno risposto al virus “chiudendosi in se stessi” ancora prima che venissero effettivamente emanati decreti atti imporre lockdown e chiusure delle attività considerate non essenziali.

Tuttavia le somiglianze tra recessioni convenzionali e quelle pandemiche finiscono qui.

Una distinzione è l’obiettivo della politica. In una tipica recessione l’obiettivo dei responsabili politici è aumentare la domanda aggregata in ogni modo possibile, perciò colmare il divario nella domanda e far tornare la produzione alla piena occupazione.

Ma una recessione pandemica prospera di fatto sulla mancanza di contatto umano, che determina l’attività economica. Perciò anche se la politica fiscale potesse invertire la tendenza al ribasso del PIL, i politici non intraprenderebbero questa strada, perché l’obiettivo politico durante una pandemia è quello di stimolare l’aumento della produzione e dell’occupazione finché questo può avvenire in modo sicuro.

Una seconda differenza tra una recessione pandemica e una recessione convenzionale è la discrepanza nei danni causati ai vari tipi di lavoratori. Alcuni lavoratori infatti possono facilmente passare al lavoro da casa, e perciò questi settori vedranno solo un lieve aumento della disoccupazione, in quanto la domanda di servizi a distanza non diminuirà in modo significativo. I lavoratori operanti in altri settori quali la vendita al dettaglio e l’ospitalità invece sarebbero duramente colpiti, sia a causa di una contrazione importante della domanda sia anche a causa di ordini di chiusura.

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Le caratteristiche uniche di una recessione pandemica implicano che la politica fiscale durante questi periodi dovrebbe essere molto più orientata al sostegno diretto degli individui che si trovano più in difficoltà rispetto all’aumento generale della domanda aggregata.

Se andiamo ad analizzare le componenti della risposta fiscale degli USA troviamo che un 14% dei 5,2 trilioni di dollari sono andati ad assicurazioni contro la disoccupazione, un 17% è andato a pagamenti diretti una tantum alle famiglie e un altro 16% è andato al cosiddetto Paycheck Protection Program il quale ha fornito prestiti rimborsabili alle imprese in caso di mantenimento dei libri paga. Un altro 11% è andato in aiuto alle amministrazioni statali e locali. Il restante 42%

dell’impatto a bilancio totale è attribuibile ad una serie di aumenti temporanei della spesa e tagli fiscali. Delle varie spese, circa 600 miliardi di dollari sono stati destinati alla sanità pubblica.

2.2 – SOSTEGNO AD IMPRESE E AZIENDE

Il 23 Marzo 2020 la Fed ha istituito due importanti strutture per sostenere le aziende statunitensi di alto rango. Il Primary Market Corporate Credity Facility (PMCCF) ha consentito alla Fed di concedere prestiti direttamente alle società, acquistando nuove emissioni obbligazionarie e fornendo prestiti. I mutuatari potevano posticipare i pagamenti degli interessi e del capitale in modo da avere liquidità per pagare dipendenti e fornitori. Ma durante questo periodo i mutuatari non potevano prendere dividendi o riacquistare azioni.

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Il Commercial Paper Funding Facility (CPFF) è una sorta di mercato da 1.2 trilioni di dollari in cui le aziende emettono debito a breve termine non garantito a determinati fondi del mercato monetario. Attraverso la CPFF la Fed ha acquistato Commercial Paper (fonte di finanziamento a breve termine per le imprese), prestando direttamente alle società per un massimo di tre mesi a un tasso compreso tra 1 e 2 punti percentuali in più rispetto ai tassi di prestito overnight3. Secondo la Fed un migliore mercato della Commercial Paper4 migliora la capacità delle imprese di mantenere l’occupazione e gli investimenti mentre la nazione affronta l’epidemia di coronavirus.

Per quanto concerne il sostegno alle piccole e medie imprese attraverso tre programmi, New Loans Facility, Expanded Loans Facility e Priority Loans Facility la Fed ha finanziato fino a 600 miliardi di dollari in prestiti quinquennali. Possono partecipare aziende con un massimo di 15.000 dipendenti o fino a 5 miliardi di entrate annuali.

Il Paycheck Protection Program (PPP) è un programma di prestiti che ha avuto origine dal Coronavirus Aid Relief and Economic Security Act (CARES). In origine questo era un programma da 350 miliardi di dollari destinato a fornire alle piccole imprese americane otto settimane di assistenza attraverso prestiti garantiti al 100%

dal governo federale. I prestiti sono garantiti dalla Small Business Administration (SBA)5. Il programma è stato poi ampliato dall’Healthcare Enhancement Act, aggiungendo ulteriori 310 miliardi di dollari in finanziamenti. Successivamente il 27

3 In termini finanziari la parola overnight indica un’operazione a brevissimo termine (dalla chiusura della giornata borsistica alla riapertura della successiva)

4 La commercial paper è una fonte di finanziamento a breve termine per le imprese, una sorta di

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Dicembre 2020 è stato firmato una secondo pacchetto di incentivi che integra il programma con ulteriori 285 miliardi di dollari di finanziamenti e aggiorna le spese ammissibili. Ha inoltre aperto un secondo prestito PPP per le imprese che avevano esaurito il loro primo prestito PPP e hanno registrato una diminuzione del 25% o superiore delle entrate.

Figura 2.2: Prestiti concessi dal PPP ad imprese pubbliche

Fonte: DailyMail, Jewers, 2020

2.3 – AIUTI AD AMMINISTRAZIONI STATALI E LOCALI

A causa dell’epidemia i governi statali hanno dovuto aumentare in maniera massiccia le loro spese. I finanziamenti sono stati convogliati principalmente verso l’aumento della spesa sanitaria pubblica e la messa in atto di fondi per il passaggio all’istruzione online, nonché una spesa minore per combattere la diffusione del virus tra i senzatetto e i costi aggiuntivi della fornitura di servizi statali a distanza.

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Allo stesso tempo con l’aumento della disoccupazione le entrate statali sono leggermente diminuite. Poichè la maggior parte degli stati deve mantenere un bilancio in pareggio alcuni sono stati costretti a ridurre certi tipi di spesa e aumentare le tasse. Una politica pubblica sensata vuole che gli stati non dovrebbero ridurre la spesa pubblica effettiva solo perché non sono in grado di contrarre prestiti per coprire le spese di emergenza temporanee. I trasferimenti dal governo federale, aiutano gli stati a mantenere in funzione servizi e posti di lavoro durante una crisi. Questo finanziamento può essere visto come una forma di assicurazione sociale.

Scendendo nel dettaglio delle misure proposte dal governo federale incontriamo il CARES Act, che comprendeva circa 150 miliardi in pagamenti diretti ai governi statali e municipali. Nell’American Rescue Plan Act sono stati inclusi altri 362 miliardi di dollari in finanziamenti simili.

Mentre durante il periodo della Grande Recessione la Fed aveva resistito all’indebitamento statale e municipale, ritenendolo una responsabilità dell’amministrazione e del congresso, durante la pandemia la Fed ha prestato direttamente ai governi statali e locali attraverso la Municipal Liquidity Facility. Il mercato obbligazionario municipale era sotto enorme stress nel Marzo 2020 e i governi statali e locali trovavano sempre più difficile prendere a prestito mentre combattevano contro il Covid. La Fed offriva quindi prestiti agli Stati, alle contee con una popolazione oltre le 500mila persone e alle città con oltre 250mila abitanti. Nel Giugno 2020, l’Illinois è diventata la prima entità governativa a sfruttare questa struttura.

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Figura 2.3: Panoramica dell’American Rescue Plan Act

Fonte: Congressional Budget Office, 2021

2.4 – INTERVENTI DI SANITA’ PUBBLICA

Come detto in precedenza, circa 600 miliardi dei 5.2 trilioni di dollari spesi per la crisi pandemica sono stati utilizzati per interventi di sanità pubblica.

Sicuramente lo sviluppo dei vaccini anti covid è uno dei maggiori successi nel campo della salute pubblica. Sono stati infatti impiegati una miriade di finanziamenti diretti e contratti di vendita garantiti per incoraggiare le aziende farmaceutiche a produrre e commercializzare vaccini. Costi ingenti hanno anche riguardato le necessità di implementazione di un sistema di tracciamento efficace del virus, attraverso l’utilizzo di test rapidi e antigenici. Nonostante questo però gli Stati Uniti eseguono molti meno test ogni 1000 individui rispetto a molte altre nazioni sviluppate. Basti pensare che la Danimarca esegue circa nove volte i test per persona degli Usa, mentre il

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2.5 – PAGAMENTI UNA TANTUM

I pagamenti una tantum hanno rappresentato circa 870 miliardi di dollari della risposta fiscale degli Usa alla crisi. I pagamenti venivano effettuati a tutti quelli che percepivano meno di un determinato importo. I primi 1200 dollari in assegni per adulti autorizzati dal CARES Act sono andati a coppie sposate che guadagnano fino a 198000 dollari. A causa della loro vasta portata, i pagamenti hanno avuto un'influenza almeno temporanea sulla riduzione della disuguaglianza e hanno senza dubbio fornito un passaggio tanto necessario a molte famiglie in un momento difficile.

Finora la risposta federale alla crisi ha consistito in 3200 dollari pagati agli idonei, cosi articolata: 1200 dollari come menzionato precedentemente, 600 dollari in una misura di soccorso attuata a Dicembre 2020 e altri 1400 dollari nell’ambito dell’American Rescue Plan firmato a Marzo 2021 dal presidente Biden.

Alcune famiglie hanno poi ricevuto un’altra forma di aiuto sotto forma di stimolo a Luglio, quando l’IRS ha depositato il primo dei sei pagamenti mensili in contanti sui conti dei genitori che hanno diritto al Child Tax Credit (CTC). Le famiglie in media hanno ricevuto 423 dollari nel loro primo pagamento CTC, secondo uno studio condotto dall’Economic Security Project. Le famiglie idonee ricevono poi ulteriori 1800 dollari in contanti fino a Dicembre, con il denaro suddiviso in sei rate uguali da Luglio a Dicembre. Questi aiuti fanno parte del CTC ampliato, che fa parte dell’American Rescue Plan del presidente Joe Biden. Le famiglie qualificate ricevono 300 dollari al mese per ogni bambino sotto i 6 anni e 250 dollari per i bambini/ragazzi tra i 6 e i 17 anni.

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Sorprendentemente i pagamenti una tantum non sembrano aver incoraggiato sostanzialmente la domanda aggregata, almeno fino ad ora. Infatti la maggior parte de ricevitori che sono stati intervistati in diversi sondaggi hanno affermato che il denaro ricevuto è stato prevalentemente usato per estinguere il debito o è stato risparmiato.

2.6 – ASSICURAZIONI CONTRO LA DISOCCUPAZIONE

L’aumento dei sussidi di disoccupazione è stato sicuramente ragionevole tenendo conto della situazione straordinaria. Nei 25 anni che hanno preceduto la pandemia il rapporto tra le persone beneficiarie di sussidi e il numero di totale di disoccupati era del 30%. Nell’ultimo anno a seguito dei recenti sforzi di emergenza il tasso di ricezione è salito al 100%. Le misure di emergenza hanno aumentato sia l’importo dei pagamenti che la durata dei benefici, oltre a includere i dipendenti che in precedenza non avevano diritto all’UI (ossia la Federal State Unemployment Insurance).

Durante le recessioni passate il Congresso aveva finanziato settimane aggiuntive di benefici per coloro che avevano esaurito i loro regolari sussidi. Questa volta è stato fatto di più. Il programma Federal Pandemic Unemployment Compensation (FPUC) ha aggiunto 600 dollari a settimana alle indennità di disoccupazione finanziate dal governo federale. Successivamente a Dicembre 2020 in seguito al fatto che la precedente espansione era scaduta a Luglio, il Congresso ha votato per fornire ulteriori indennità di 300 dollari a settimana fino al 12 Marzo 2021. In seguito l’American Rescue Plan ha esteso poi questo aumento fino al 6 Settembre.

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Il Pandemic Unemployment Assistance (PUA) ha esteso i benefici ai lavoratori precedentemente non idonei, compresi i lavoratori part-time, i liberi professionisti e i lavoratori autonomi. Tale disposizione è scaduta il 6 Settembre.

Il Pandemic Emergency Unemployment Compensation (PEUC) ha esteso la durata dei benefici dell'IU di 13 settimane oltre il limite massimo di ciascuno stato. Tale disposizione era prevista in scadenza il 31 dicembre 2020; tuttavia, nel dicembre 2020, il Congresso ha esteso il PEUC fino al 14 marzo 2021 e ha aumentato il numero di settimane in cui i lavoratori potevano richiedere i sussidi PEUC da 13 a 24 settimane. L'ARP ha aumentato la durata dei benefici a 53 settimane e ha esteso il PEUC al 6 settembre 2021, a quel punto è scaduto.

Figura 2.4: Richieste di disoccupazione durante la pandemia

Fonte: U.S. Department of Labor, Witherspoon, 2020

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2.7 – CONCLUSIONI E RIFLESSIONI

Un argomento di dibattito è se l’economia riprenderà rapidamente o meno a seguito delle misure introdotte dall’American Rescue Plan Act. Naturalmente tutto dipenderà da ciò che accadrà al virus. Se gli sforzi di immunizzazione andranno bene, allora si può prevedere un boom economico immediato, mentre è invece probabile che la ripresa rallenterà o addirittura si arresterà nel caso in cui le vaccinazioni dovessero vacillare o il vaccino risultasse inefficace contro nuove varianti sempre dietro l’angolo. Sicuramente ad oggi il tasso di vaccinazione degli USA non risulta essere così soddisfacente in quanto la percentuale di popolazione completamente vaccinata sul totale è solo del 59,7% per un totale di quasi 200 milioni di persone vaccinate. Un dato ancora troppo basso se si mette in relazione ad alcuni paesi quali Spagna, Italia o Australia dove le percentuali arrivano o addirittura sforano l’80%, tenendo anche in considerazione che la popolazione under 12 anni non viene ancora considerata vaccinabile.

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Figura 2.2: Differenze in vaccinazioni tra Stati federali degli USA

L’American Rescue Plan Act stanzia un totale di 196 miliardi di dollari per la sanità pubblica di cui 67 miliardi destinati allo sviluppo di vaccini e cure, alla loro distribuzione e al monitoraggio del virus. Questo investimento può sicuramente essere un fattore decisivo nella lotta al Covid. Si prevede che l’incremento dei sussidi di disoccupazione, i pacchetti di stimolo e gli sgravi di bilancio statali previsti dalla legge dovrebbero stimolare in positivo la domanda aggregata. Nel prossimo biennio con questa crescita della domanda, accompagnata da un maggiore controllo del virus, dovremmo assistere a un significativo balzo in avanti in termini di produzione e occupazione.

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La massiccia reazione del governo federale degli Stati Uniti nei confronti dell’epidemia ha determinato/determinerà un aumento del debito pubblico nel lungo periodo. Alla fine dell’anno fiscale 2019, infatti, il rapporto debito/PIL era del 79%.

Entro la fine del 2023 si prospetta il raggiungimento del 110%.

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CAPITOLO 3

RISPOSTA DELL’UE ALLA CRISI E IL CASO ITALIANO

Il Coronavirus ha inferto un duro colpo all’Europa, portando ad un collasso generalizzato dell’attività economica e dell’occupazione, e sollecitando risposte espansive di politica fiscale e politica monetaria.

Naturalmente la pandemia ha colpito paesi diversi in modo diverso, per ragioni che includono differenze nei modi e nei tempi di trasmissione del morbo, nel profilo demografico della popolazione, nella densità urbana ecc…

I paesi europei sono attrezzati diversamente per rispondere ad uno shock di questa portata, inoltre quando il Covid ha iniziato a diffondersi ciascun paese si trovava in una fase economica ben diversa dall’altro e quindi gli spazi di manovra fiscale e monetaria non sono sicuramente potuti essere gli stessi.

Le reazioni dei governi a questa crisi è stata senza precedenti. Tra le misure importanti approvate dalle varie giurisdizioni con lo scopo di difendere i lavoratori, sostenere i redditi e salvare le aziende abbiamo: garanzie sui prestiti, programmi di mantenimento del posto di lavoro, trasferimenti diretti, benefici e agevolazioni tributarie.

3.1 – MISURE UE

La Commissione Europea ha coordinato, e sta tutt’ora coordinando una risposta comune europea alla pandemia di coronavirus, agendo con decisione per rafforzare i settori della sanità pubblica e attenuare l’impatto socioeconomico nell’UE.

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In totale, ad ora, la risposta dell’Unione Europea alla crisi pandemica è stata di 3.7 trilioni di euro, articolata in sostegni alle imprese e misure contro la disoccupazione, iniziative a sostegno dell’economia, azioni da parte della Banca Centrale Europea e della Banca Europea per gli Investimenti.

3.1.1 – Sostegno alle imprese e all’occupazione

Il SURE, strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza è una disposizione attuata a favore di quegli stati membri che si trovano nella condizione di dover mobilitare notevoli mezzi finanziari per contrastare le conseguenze economiche della crisi. Può fornire risorse finanziarie fino a 100 miliardi di euro sotto forma di prestiti dell’UE agli Stati membri colpiti per far fronte agli aumenti di spesa pubblica per il mantenimento dell’occupazione.

In totale sono stati erogati al 25 Maggio 2021 circa 94,3 miliardi di euro a sostegno di 19 Stati membri, con l’Italia in testa a questa speciale classifica con 21 miliardi di euro ricevuti in prestiti.

Per quanto concerne la risposta UE a favore delle imprese varia a seconda dei settori industriali e delle imprese in funzione di una serie di fattori, tra cui la possibilità di adattarsi ai problemi che interessano le catene di approvvigionamento, la disponibilità di scorte o il ricorso di processi di produzione just-in-time.

Le piccole e medie imprese sono ovviamente fondamentali per le economie nazionali, la Commissione e la Banca Europea per gli Investimenti hanno pertanto messo a punto un pacchetto di misure da 8 miliardi di euro per fornire finanziamenti a piccole e medie imprese in tutta l’UE. Nel Dicembre 2020 ha poi istituito un Fondo di

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Garanzia Paneuropeo da 25 miliardi di euro gestito dalla BEI. Il Fondo sta mobilitando e mobiliterà fino a 200 miliardi di euro di finanziamenti supplementari per sostenere le imprese colpite dal virus.

Ad esempio il 19 Ottobre 2020 il Gruppo Banca europea per gli investimenti ha deciso di mettere a disposizione di Alba Leasing, specialista italiana in leasing, 490 milioni in un’operazione di finanziamento della cartolarizzazione, liberando 1 miliardo di euro di nuove risorse finanziarie a favore di piccole e medie imprese in Italia.

Figura 3.1: Ripartizione del SURE tra gli stati membri

Fonte: Commissione Europea, 2021

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3.1.2 Piano per la ripresa dell’Europa

Il piano per la ripresa europea è stato chiamato “NextGenerationEU” ed è considerato dalle istituzioni come un’occasione unica per uscire più forti dalla pandemia e creare opportunità e posti di lavoro.

Questo costituirà il più grande pacchetto di misure stimolo mai finanziato dall’Unione Europea, esso è uno strumento temporaneo per la ripresa da oltre 800 miliardi di euro che contribuirà a riparare i danni economici causati dalla pandemia.

Il punto focale di questo pacchetto di stimolo è sicuramente il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) che metterà a disposizione 723,8 miliardi di prestiti (385,8 miliardi di euro) e sovvenzioni (338 miliardi di euro) per sostenere le riforme e gli investimenti effettuati dagli Stati membri che sono in linea con le priorità dell’Ue.

L’RRF è entrato in funzione il 19 Febbraio 2021, esso finanzia riforme ed investimenti intrapresi negli Stati membri da Febbraio 2020 fino a Dicembre 2026.

Per beneficiare di questa struttura, gli Stati membri dovranno presentare i loro piani di “ripresa e resilienza” alla Commissione Europea. Ogni programma stabilirà gli investimenti e le riforme che dovranno essere implementati entro la fine del 2026.

Ogni programma dovrà necessariamente affrontare le sfide poste in essere dal Semestre Europeo, in particolare le raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio. Dovrebbe inoltre far progredire verso la “transizione verde e digitale” e rendere più resilienti le economie e le società degli Stati membri.

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L’RRF è basato perciò sul raggiungimento degli obiettivi concordati e l’implementazione delle riforme e degli investimenti programmati sbloccherà i pagamenti regolari.

NextGenerationEU stanzia anche 50,6 miliardi di euro per REACT-EU, ossia una nuova iniziativa che porta avanti e amplia le misure di risposta alla crisi. Le risorse saranno ripartite tra: il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE) e il Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti (FEAD).

Figura 3.2: Risorse finanziarie erogate per anno dal NextGenEU

Fonte: Commissione Europea, 2021

Per finanziare NextGenerationEU, la Commissione Europea raccoglierà prestiti sui mercati finanziari a tassi più favorevoli rispetto a molti Stati membri e ridistribuirà gli importi. Al fine di raccogliere tutte le risorse finanziarie necessarie per sostenere i programma, la Commissione utilizzerà una strategia di finanziamento diversificata.

Questa combinerà l’uso di diversi strumenti e tecniche di finanziamento con una

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consente alla Commissione di aumentare i volumi necessari in modo agevole ed efficiente, ciò sta attirando investitori in Europa e rafforzando il ruolo internazionale dell’euro.

3.1.3 Aiuti di Stato

Per alleviare ulteriormente gli impatti economici negativi della crisi e salvare le imprese, la Commissione europea ha messo in atto delle norme su aiuti di stato particolarmente flessibili, consentendo agli Stati membri di fornire sostegno diretto alle aziende e alle piccole imprese duramente colpite. L’obiettivo di queste misure è quello di garantire che le imprese mantengano i mezzi per continuare a operare o congelare temporaneamente la propria attività senza compromettere le prospettive di crescita a lungo termine. Il quadro temporaneo per gli aiuti di Stato prevede cinque tipologie di aiuti: contributi diretti; garanzie statali agevolate su prestiti bancari;

prestiti pubblici e privati a tasso agevolato; capacità di prestito già esistenti usandole come canale di sostegno alle imprese, in particolare alle piccole e medie e flessibilità aggiuntiva per consentire allo Stato di fornire un’assicurazione di credito alle esportazioni a breve termine ove necessario. Questo quadro temporaneo è stato per la prima volta adottato il 19 Marzo 2020, è stato poi modificato il successivo 3 Aprile per aumentare le possibilità di sostegno pubblico alla ricerca, alla sperimentazione e alla produzione di strumenti utili per combattere l’epidemia di coronavirus, proteggere i posti di lavoro e sostenere ulteriormente l’economia. A Gennaio 2021 la Commissione ha deciso non solo di prolungare queste misure fino al 31 Dicembre 2021, ma anche di ampliare il campo di applicazione del quadro temporaneo aumentando i budget per determinate misure di sostegno e consentendo la conversione di determinati strumenti rimborsabili in sovvenzioni dirette fino alla fine

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del 2022 affinché gli Stati membri possano sfruttare appieno le flessibilità delle norme sugli aiuti di Stato per sostenere le loro economie. Nel Novembre 2021 la Commissione ha esteso questo quadro temporaneo fino a Giugno 2022.

3.1.4 Azioni della BCE e della BEI

Il 18 Marzo il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha annunciato un nuovo programma di acquisto per l’emergenza pandemica con una dotazione di 750 miliardi fino alla fine dell’anno, oltre ai 120 miliardi di euro decisi il 12 Marzo.

Insieme, questi importi equivalgono al 7,3% del PIL della zona euro. Rimarrà in vigore fino alla fine della crisi.

Il 16 Marzo il gruppo della Banca Europea per gli Investimenti ha proposto un piano per mobilitare fino a 40 miliardi di euro di finanziamenti, che saranno utilizzati per prestiti ponte, sospensioni dei debiti e altre misure intese ad alleviare la situazione di liquidità delle imprese. Il gruppo della Banca Europea per gli Investimenti, unitamente al Fondo Europeo per gli Investimenti, specializzato nei finanziamenti alle piccole e medie imprese, opererà tramite intermediari finanziari negli Stati membri e in collaborazione con le banche di promozione nazionali. Il pacchetto di finanziamenti comprende: sistemi di garanzia specifici per le banche basati su programmi esistenti per la realizzazione immediata, per una mobilitazione fino a 20 miliardi di euro; linee di liquidità dedicata alle banche per garantire un ulteriore sostegno al capitale di piccole e medie imprese, per un totale massimo di 10 miliardi di euro e programmi di acquisto titoli garantiti da attività per consentire alle banche di trasferire i portafogli di prestiti a piccole e medie imprese, mobilitando altri 10

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3.2 – ITALIA

L’Italia è stata certamente uno dei paesi più colpiti dalla pandemia, essa è stata infatti il primo paese europeo seriamente a bloccare i voli dalla Cina già all’inizio di Febbraio 2020, quando il virus sembrava ancora molto lontano dalle nostre case.

Questa misura, considerata addirittura drastica per l’epoca, non ha però sortito l’effetto sperato e il morbo ha iniziato a propagarsi e a prosperare senza sosta prima tra la popolazione italiana e di seguito tra la popolazione europea. Per far fronte all’emergenza sono perciò state adottate numerose misure straordinarie dirette ad arginare l’espansione e gli effetti sul sistema economico. Si tratta di provvedimenti d’urgenza finalizzati a sostenere famiglie, lavoratori e imprese.

3.2.1 – Misure Fiscali

Sotto il profilo fiscale vanno anzitutto evidenziate misure di sospensione di adempimenti e di versamenti tributari che erano state inizialmente introdotte nelle sole “zone rosse” di Veneto e Lombardia nel Febbraio 20206 e in seguito estese a tutto il territorio nazionale con il propagarsi del virus. Importanti sotto questo punto di vista sono i vari decreti Ristori, Sostegni e Rilancio.

Per effetto del Decreto Rilancio sono rimasti sospesi, tra gli altri, fino al 16 Settembre 2020: versamenti tributari, contributi previdenziali e assistenziali e premi per l’assicurazione obbligatoria per i comuni maggiormente colpiti dall’emergenza sanitaria; per soggetti che operano in specifici settori; per federazioni sportive e società sportive professionistiche e dilettantistiche; per soggetti con ricavi o

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compensi fino a 2 milioni di euro e per i soggetti delle province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza7.

Successivamente il Decreto Ristori ha previsto ulteriori forme di sospensione più stringenti e selettive8, riguardanti in particolare i termini dei versamenti ai contributi previdenziali e assistenziali, alle addizionali regionali e comunali e all’Iva, in scadenza a Dicembre 2020. La sospensione ha operato per tutte le imprese con un fatturato inferiori a 50 milioni di euro nel 2019 che hanno registrato un calo di almeno il 33% del fatturato nel mese di Novembre 2020 rispetto allo stesso mese del 2019. La sospensione si è applicata anche a tutte quella attività sospese a seguito del Dpcm del Novembre 2020, per quelle oggetto di misure restrittive nelle zone rosse e per le attività di ristorazione in zone arancioni e rosse. Il Decreto Ristori ha inoltre introdotto numerose ulteriori sospensioni di versamenti, quale ad esempio la sospensione dei termini per i versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro dovuti per la competenza del mese di Novembre 2020 per i datori di lavoro privati appartenenti ai settori interessati dalle misure restrittive previste dal Dpcm del 24 Ottobre 2020.

Il Decreto Sostegni, seguito poi dal decreto Sostegni-bis, con riferimento all’attività di riscossione ha differito al 31 Agosto 2021 il termine di sospensione del versamento di tutte le entrate tributarie e non tributarie derivanti da cartelle di pagamento e avvisi di addebito. Ha poi prorogato dal 10 Dicembre 2020 al 31 Luglio 2021 il termine per il pagamento delle rate 2020 relative ad alcuni istituti di pace fiscale, ovvero di definizioni agevolate e di saldo e stralcio dei debiti tributari. Il Decreto Sostegni-bis ha anche sospeso dall’8 Marzo 2020 al 30 Giugno 2021 le verifiche di inadempienza

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che le Pubbliche Amministrazioni devono effettuare prima di disporre pagamenti di importo superiore a 5000 euro. La sospensione è decorsa, dal 21 Febbraio 2020 per i soli contribuenti che, alla medesima data, avevano la residenza, la sede legale o la sede operativa nei comuni appartenenti alla zona rossa9.

Questi decreti emergenziali hanno introdotto inoltre numerose procedure agevolative sotto forma di crediti d’imposta, le più considerevoli sono: il credito d’imposta per la sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro10; la previsione, per i soggetti esercenti attività d’imprese e enti non commerciali, di un credito d’imposta nella misura del 30% di alcune spese sostenute nel mese di Giugno, Luglio e Agosto 2021 per la sanificazione e l’acquisto di misure di protezione, il riconoscimento ai nuclei familiari di un credito, fino ad un importo massimo di 500 euro, utilizzabile per il pagamento di servizi offerti da imprese turistiche, agriturismi e bed and breakfast, esso è destinato a nuclei familiari con ISEE non superiore a 40mila euro11; l’introduzione di un credito d’imposta spettante alle imprese che effettuano attività di ricerca e sviluppo per farmaci innovativi, inclusi i vaccini, nella misura del 20% dei costi sostenuti dal 1 Giugno 2020 al 31 Dicembre 2030, entro l’importo massimo annuale per ciascun beneficiario di 20 milioni di euro12.

3.2.2 – Sostegno finanziario alle imprese

Le misure di sostegno economico alle imprese varate tra il Marzo 2020 e il Maggio 2021 vertono principalmente su liquidità; patrimonializzazione e contributi a fondo

9 Art.9 del Decreto Sostegni bis 10 Art.64 del Decreto-legge Cura Italia 11 Art.32 del Decreto Sostegni bis

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perduto; sostegni all’export e all’internazionalizzazione e sospensioni di alcuni adempimenti e versamenti tributari.

Alle micropiccole e medie imprese (MPMI) che abbiano autocertificato di aver subito temporanea carenza di liquidità a seguito dell’emergenza Covid è stata data in primo luogo la possibilità di usufruire di una moratoria ex lege sui finanziamenti contratti13, tale moratoria era stata inizialmente disposta sino al 30 Settembre 2020 poi è stata estesa fino al 31 Gennaio 2021 e, per le imprese del settore turistico al 31 Marzo 2021.

Sul fronte della liquidità significativo è sicuramente il cosiddetto “Garanzia Italia”

SACE cioè uno schema di garanzie straordinarie sui finanziamenti bancari alle imprese, sostenuti da SACE S.p.A. e dal Fondo di garanzia delle PMI14. Questo regimi di aiuti è stato approvato dalla Commissione Europea in quanto conforme con lo State Aid Temporary Framework di cui si è parlato nei paragrafi precedenti. Con una serie di decreti si autorizza in particolare SACE S.p.A. a supportare le imprese rilasciando garanzie a condizioni agevolate, controgarantite dallo Stato, sui finanziamenti erogati dai soggetti finanziatori per aiutare le imprese a reperire liquidità necessaria per affrontare le minacce poste in essere dall’emergenza in atto.

Gli impegni complessivamente assunti da SACE non possono superare i 200 miliardi di euro, di cui almeno 30 miliardi destinati alle PMI. La garanzia SACE è rilasciata entro il 31 Dicembre 2021 sulla base di una serie di condizioni: durata massima del finanziamento di 6 anni15; l’impresa beneficiaria al 31 Dicembre 2019 non doveva rientrare nella categoria delle imprese in difficoltà, e, al 29 Febbraio 2020, non

13 https://leasenews.it/news/economia/moratoria-ex-lege-limiti-alla-revoca-e-sospensioni-mutui

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doveva avere esposizioni deteriorate nei confronti del settore bancario; l’importo garantito non deve essere superiore, conformemente allo State Aid Temporary Framework europeo al maggiore tra: 25% del fatturato annuo relativo al 2019, doppio dei costi del personale relativi al 2019; l’assunzione da parte delle imprese beneficiarie di specifici impegni, tra i quali quelli di gestire i livelli di occupazione tramite accordi sindacali e quello di non approvare la distribuzione di dividendi e il riacquisto di azioni nel corso del 2020; destinazione del finanziamento a determinate tipologie di spese aziendali, tra queste, per non più del 20% dell’importo erogato, al pagamento di rate di finanziamenti, scadute o in scadenze nel periodo emergenziale il cui rimborso sarà impossibile a causa della pandemia.

Con riguardo al Fondo di garanzia PMI è stato introdotto, fino al 31 Dicembre 2021, un potenziamento dell’intervento del Fondo, compatibilmente con lo State Aid Temporary Framework voluto dalla Commissione Europea. Perciò sino al 31 Dicembre 2021: l’intervento del Fondo è a titolo gratuito, quindi senza il pagamento di commissioni; l’importo massimo è incrementato fino a 5 milioni per singola impresa beneficiaria, la cui attività è stata danneggiata dal Covid; sono ammessi all’intervento in garanzia anche finanziamenti a fronte di operazioni di rinegoziazione del debito, purché il nuovo finanziamento preveda l’erogazione di credito aggiuntivo in misura pari ad almeno il 10% del debito residuo; si prevede il prolungamento automatico della garanzia del Fondo in caso di sospensione del pagamento delle rate di ammortamento o della sola quota di capitale correlata dell’emergenza Covid-19; si prevede l’accesso gratuito e automatico al Fondo, con copertura del 100%, sia in garanzia diretta che in riassicurazione, per i nuovi finanziamenti fino a 30mila euro concessi in favore di PMI.

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Quanto al sostegno all’export e all’internazionalizzazione è stato riformato il sistema della garanzia dello Stato sugli impegni assicurativi assunti da SACE, inoltre si dispone che SACE S.p.A. favorisca l’internazionalizzazione del sistema produttivo italiano privilegiando gli impegni nei settori strategici dell’economia italiana, nonché gli impegni per operazioni destinate a paesi strategici per l’Italia. Un’importante intervento a sostegno dell’export e all’internazionalizzazione è l’istituzione di un Fondo per la promozione integrata verso i mercati esteri che mira tra gli altri al potenziamento dell’attività di promozione del sistema paese, all’erogazione di cofinanziamenti a fondo perduto fino al 50% dei finanziamenti concessi alle imprese che operano sul mercato estero e al cofinanziamento di iniziative di promozione dirette a mercati esteri realizzati da altre amministrazioni pubbliche mediante la stipula di apposite convenzioni.

Infine, per quanto concerne la patrimonializzazione delle imprese e interventi a fondo perduto essi possono essere distinti in: contributi a fondo perduto per le imprese con ricavi fino a 5 milioni di euro; rafforzamento patrimoniale per le imprese con ricavi compresi fra i 5 ed i 50 milioni di euro e sostegno alla ricapitalizzazione attraverso il patrimonio destinato di Cassa Depositi e Prestiti per le imprese con fatturato superiore a 50 miliardi.

3.3 – CONCLUSIONI E RIFLESSIONI

Prendendo in esame tutte le misure e gli ingenti interventi fiscali spiegati fino ad ora, viene semplice comprendere che anche all’interno dell’UE, così come negli Stati

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precedenti. Anche nell’UE la risposta è stata nettamente superiore alle misure adottate per la crisi finanziaria del 2008, la natura della crisi ha reso necessario uno spirito di cooperazione tra i vari paesi europei più che mai necessario per garantire misure a sostegno dell’attività economica efficaci e tempestive. Infatti eventuali fallimenti di mancato coordinamento rischiano di rallentare la ripresa.

Sicuramente la massiccia corsa allo sviluppo di vaccini immediatamente efficaci contro il virus ha ammorbidito in parte quelle che potevano essere le conseguenze della pandemia, anche se il pericolo di nuove varianti che possono in qualche modo arginare l’efficacia delle cure è sempre dietro l’angolo.

Le previsioni macroeconomiche sono tutt’ora incerte, esse spesso cambiano repentinamente in quanto nuove ondate di contagi possono accadere da un momento all’altro, obbligando così i governi nazionali a imporre nuovi lockdown generalizzati che non faranno altro che frenare la ripresa economica.

Una conseguenza certa della pandemia è sicuramente un graduale processo di de- globalizzazione, infatti le incertezze sugli sviluppi dell’emergenza sanitaria, e, quindi, sul possibile riproporsi di interruzioni delle catene globali di approvvigionamento costituisce un impulso alla ‘regionalizzazione’ delle attività produttive.

Un’altra conseguenza fondamentale potrebbe essere una accelerazione della transizione verso la ‘green economy’, infatti i cosiddetti investimenti sostenibili e responsabili mostrano tassi di sviluppo importanti.

L’impulso fiscale programmato tra i vari paesi dell’UE è differenziato e variegato e non sembra essere correlato all’intensità con i quali i paesi sono stati colpiti dal virus,

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infatti esso dipende anche dalla disponibilità di risorse finanziarie dei diversi paesi.

Per tale ragione una ripresa importante non può prescindere da un’azione portata avanti a livello europeo, l’unica in grado di attenuare eventuali squilibri tra paesi.

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