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R AGIONAMEN TO DOMENICANO^. V: INTIMO AMICO, ^ lettore pubblico. f-t - D. Di FILOSOFIA. r - ^ f. F. RAFFAELE àchmldt! ; Digitized by Google

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(1)

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R AGIONAMEN TO

: <

DI BIFORE FILADELFIA lettore pubblico Di FILOSOFIA

INTIMO AMICO,

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f. F. RAFFAELE àCHMlDT!

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DOMENICANO^

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n^tnìnijjt^y.aìiitdjfira. .è^miniffe-,efì rem tómmiffàm me^i^ice Cujtodire

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/«cpfipqwKqucy««r fb’^ttccmpLrf pen^

dere,cy Magijìrumrejpicere: noedicit

Zeno

, hoc 'Sliantbet.AiiqVid interjh kterte, 6’

ìibrum.Quoufquedifjes.^braccanell’Epiftola 33.

Dlicurngerere yìuftifìam CHcrcere,fa’ 2w<t//ya flO*

cetinufu

Ikkkek

l!)ìiàoEpSfh ar UBIb

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--X>iOi’_.’ed

(3)

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)

N On

pofTo più delle voltefra le mieaflì- due fìlofofìche meditazioni non farmi trafcorrerdal dolore

,c prendermi pe- na ecompaiiìonedicertuni,i quali, ac- tefor ottimolortalento ,^ed erudizib- ne/potrebbero agevolmente' occiipàrei'|>rimipo- ilinella Repubblica,edafcriverii eoa applaufo

comune

nel ruoloben’anche degliArc^mti,pur- chéaveffereglinomaiTempre inmira il buono

legittimo ufo,chefardebbefi e delKuno,e deiraltra/ che varquantodire, purché fi ftu«

diafiero neltempoftelfoadivenir FiloTofi,enon maipermettereche vada 1» loroerudizione fu- perba dife ftefia,feompagnata dallaFilolbfìa.

Certamente r*efler^talunodiottimoingegno for-*

«ito

, fenzail faperfeneavvaler micaafuo prò, e degli altrimembridell’umanafocietà:ilpoflfe- dereuna più che vafia efceltaerudizione, lun- gi dal volerne,ofapcrne fare quel'conveniente ufo,chepiùinterefiail pubblico

,eprivatobe-

'

A

a ne

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(4)

C

IV

)'.

ne, redierliegligravedannopiuttofto^ ead altri,che nonrecala fteflaignoranza.

Imperoo

,chè dal nudo,femplice,ericco pofTedimento di tantebelleidee,gonfiali viepiù T

umano

inge- gno diTua natura baldanzofoefuperbo, ingui-

l'a che, fenza l'ajuto di Tana lilofofia ,age*

^-vol rendali adergerCattedra in ogni qualun- que luogo , far de’miferi ^irogejcti,delle in- giuQe critiche, ed intimar talvolta con tuo- , no maeftofo ed autorevole una qualche lagri-

mevol fentenza contra di que’meichini

,

untantino, anclie inapparenza, da elTo loro lianfi ne’Icntimenti appartati,per averfatto

^

glino,oltrel’erudizione , ancorla fìJoiofiacanw peggiarene’ loroproprj talenti

. Quindi addive- nir fuole,c'hc relpintiattortamentealcuni ccrvoi- ii alquantoelafiici,fanno Iperimentaretalvolta gli effetti dellaloro elafiicità,e talvolta eziandio ec- cedenti ,edi gran pregiudizio al decoro.

Non

/aprei decidere lenel numerodicoftoro aniiove- jrarvi fi dovelTeroalcuni troppo rigorofi ed af- fettati fcolaftici,acuti piutiofio, chegiudiziofi , come rifletteil Genovefi,dellacuiimprudenza

,

tracotanza,e Ibpraflìna caparbietà moltolagnali, econ ragione, ildotto Flcury. Perchè mai a tutfopoterecombatterle opinionialtrui,chean- cofflecitamente fattola feorta di più luminofo criterio adottarlipoflbnodachicheflìa?Perchèco- fìrignere Je menti

umane

ad abbracciar quelledel- la propriafetta,con leggenongià imprudente, in-

^rUriM

(5)

ingiiifta,efopwftiiiofa,

ma

nocivaalmeno alla naturadelbuon-gufto,edalprogrcffodellefcicn- 2cebellearti

,lenza chetalvolta intcnderfi pox tcflccib, che per ciecoamordellaSettaiftcfla

,

confcrmeaza fi a{Terifce,efofticnc (i),lungi an- coradal conofccreleggiermentei precilìgradidi probabilità incerte altre? In coftorocrederci io avverarliquel detto:iturquo itur, -nonquo eun-

dum

, mentre non dannoelfi alcnnluogoallale- citalibertà,egiufta critica,e mettonfi vcrgo- gnofamentelotto piedi quelpregicvole luminofo tarattere diuomo. Silulìngano, a cagion dic- fempio,alcunirigidi,egroflblaniTomiftidiaver già acquiftataprecifaegiufta idea della natura del lumedella gloria,con credere fempliccmcnr te imefchini dieflcr egli di fua precifanatura icrcato efinito;perchèforfècoaì da principioè ftaro lorodettato nellefenolc.

Ed

ecco che mi- ferabilmcnte confondonoelfi ipuri efempHcivo- caboli,eftraui inlcgnamcnti delleScuole, colla naturareale dellecole. Laondequeftaprimaidea impreffa,edalimentatalungo temponellalilcal- datalorfantafia, fa, che rendantimoltoage- voliacondannar perignorantied inettituttico- loro,cheinapparenzaancorforièfembranodiop- porvifi. Alcontrariovi hadi quei, checontrada

A

j di-

k - -

(i) Puderet

me

éiceremonìntèlligtre^ fi ipfi inteliigereni,quihtctraéìarunt»Melchiorcaoode JLocii Theel(^icie Ub,^,cap- 7.

(6)

drcendoa’ TotniftincU’ ajamettereiocrtatoedin- finito un tal lume,in vece dimoftrarii piùfag, gi par che fieno nciriftclTanaved’ignoranza. la peraltro mi credevaio,e mifon credutofinoradi aver fapientemente operatoilmiocaroAmico,nell eflcrfifiudiato'nel fuoconcorfo

»

conciliare idue oppofti fentimenti, con iabandircneltempoftelTola tacita,efallaprcluppofizione deirAvvcrfario,cioè, die febbencTintellettode’Beatinonpoflaveder ruttoinDiopermezzo delfuolumenaturale;

non

,

cosiperòmedianteillumedella gloria ricevuto nel lorointelletto: quafichè illumedella gloria ,irt

fenfotacitodell’Awerfario,ricevuto nell’ intel- lettode’ Beati,fofieincreatoedinfinito, e'per confeguenaaatto ad'innalzarlo alla^ infinita vi- fione intuitiva di Dio.

£

che perciò feccfi da hii diftinzionetra il lume della gloria propria- mente ed afiblutamentedetto, ilquale,

non

v.

ha dubbio,è difuanaturaincreatoedinfinito*

non elTendoefiftentefuori diDio, equello,che vienricevuto nell’ intellettode’ beati,ilqualeper locontrari©ècreato efinito: ilcheefifendo ilato*

nonfapreiancora perqualmotivo,finiftraraenie in- terpretato-da’ fuoidotti Gcnfori^lifaegli1origine della fpictata,ingiufta, ediniqua fcntcnza.

Ma

lufingarnon luvogrio.

A

dirla^Li vero,molto p‘ù l’avrcbbceglifatta dafaggio, fe neavefle a dirittara fol^foilgiudizio,econfclTata la fu^

ignoranza,comeferiideve,attcfoicomanl canoni

1. .. .. del*

(7)

' \ 1

(

vir

;

delia?Logica", inciò,che ibrpafla

H

rinftro na- turale intendimento.Q^aeftoli èal certo operar da vero Filofofo: quella veramentepuò chiamar- lidottae raggiaignoranza, fecondo il celebre adagio:ne{cire(fucedan^magnapars fapieniite.

E

quindiè

,che prendendoli agran cura gli Sco- lafticidi agitarinfolentementedelle inutili,e pre- giudiziofequillioni fulla imperfcrutabile determi- natanatura delTempre benedettolumedella glo- ria,vcngon giuftamente ripreli da unoilpiù cc- kbre letterato, che ha fiorito in quella nollra ilagionc qui inNapoli

,

uomo

veramentedigran tclla; ilcui

nome

non eflendodi grandautorità appoi fuperlliziofied ignoranti,non voglio qui predfamente nominarlo pernon cimentarmi con c(To loro, ,cosìei fcrive nella fua erudita.

Teologiacrilliana,quidefthoclumengìorite? In^

telligenlianeDei, intelligentiane mentium? Attt quidvis aliudì-

Me

quodattinet , ingenue fttteor, nihil omninoeade re/ciré.

Hoc

/c/o,

&

nos

Deum

vifuros,

&

eavifione effebeatos-. Qua autem id fiatratione,nec naturcelamine inielhgimus , nec exrevelaiionc difcimus. QiinimoScripturcedifer- iemonent,ut neccuriofe-hec inquiramus:

mm

nec oculus vidit, nec auris auiivit,nec incorhominis afcendit,quxprxparavitDeusiis,quidiligunt illunt.

Qj^

fiPaulU4, quiad teriiumrcxlumefiraptus»

,

&

vidit,

&

auiivitarcana Dei,tacet,quippe quct^

nonliceihomiai laqui ,jfuidiafoUnsS^ hóia/iicusper- y^Jìgdbit-,,autdejmet? Tacóat-

&

ipfe.Imparino

da

Digiii'cdby

C

sogle

(8)

(

vni

)

da un «I grand’

Uomo

tuttiqaeAiTeologaftri

,

«

Filofofaliri comeproceder fi deve nelle coleo- feurecdubbiol’e,non ancor rivelate da Dio,e .definiteclpreflamentc dallaChiefà,Imparinoquel*

la giultacriticatroppo necclìaiiaad unTeologo criftiano, da fameuforpczialmente nella difami- nadelle altiflìmcimperlcrutabili verità

£

pure,

cbi’lcrederebbe! fra così denfa caligine defide- rato avrebberoalcuniancorade’ dotti,ediilaminati CenforidelP.Schmidt,cheafferitoavelkegli determi- natamente, edairolutamente dieflcreil lumedel- lagloria dinatura finacreatoe finito.

Ma

non voglioqui io ripeterela dottadifefa del fuoAv- vocato, pernonarrecardi vantaggio alcun te- dio ali'

Amico

leggitore.

Non

pollotuttavia

,

.debbo paflar fiotto filenzio, ebetaliftranezze e aotreagginisinel pcnfiarc,chenelcenfiurare,prèn- don alle volte la loro origine dal poco ac- quifto, oniente«fio, chefar fi fuoledella Fild- fiofia,

come

fu da

me

fuiprincipio del miora- gionamento abellaportaindicato ed avvertito*

Ha

ragione dunqueil gran Pritanio appreflbl’im- mortal

Mamori

(i),diraccomandare,oltre Tcra-

' dizione,conil’pc.zial

modo

laFilofofia.Infatti, che maigiovail faperfi,che per formareunqual- che retto

,efermo giudizio

, preceder deve un maturo eiamc, untotale fpogliaraento e depofi*

zio-

(i) Tom.J. delleopereminori, i*. Ji. »p.

3.e4.

Dici X--

(9)

(IX)

lione degliaffetti,lungidalfaper mettereitio- pera,fecondoilbifogno, coteftebuone c dottt malfirae?

Cbe

mai giova ilfaperfi

,c confcrvarfi nell'intcUeitual magazzino tutti que’ canoni dell’

artecritica, fenza -faperfenepuntoavvalere nel- leurgenti circoftanze, in cui molto fi avrebbe cara unagiuftaed equainterpretazione,e com- parazione degliferirti,e fentimenti altrui ?

Che

maigiova finalmenteVeflerfiimbevuta ed arric- chita lamemoria ditante bellenozioni e cogni- zioni, fenzachel’intelletto coglier ne fapefle quelledi migliornerbo,efucco? Lafeienza di tali rapporti iotenderfi vuole da’moderni Scrit- torifottoil

bd nome

diFilofbfia.

Ma

a che più raggirarmiin

vano?

Forfè peringìufta vcn.

detta delmio

Amico

conchiuder voglio, che

non

’abbia

ne’ Tuoi degni erifpettabili Cenfbri uns profondafìlofofìaaccoppiatafì allavallaerudizion di loro,acutezza,evivacità d’ingegno?

Mainò

;ne fondi giàperfuafo appieno;epertalivengoneffi riconofcniii edammiratinella nftrettaRepubblica de’ Filolofi. Peraltro,fattal’avrebbero vie piuda degnievalentiFilofófì, le incoai breve fpazio di tempo, fecondoil

comune

maledetteabulo , non avelleròprecipitato eglino il giudizioin un pun- tocotanto rimarchevolec gelofo;

ma

al contra- riocon più dipofatezzaftudiati fifolTcro ami- furarmeglioleparole,c ponderarei fentimenti.

Ma

volgobensì tuttoil mioragionamentofinqui 4ivifaro ia

^eral^

cooiia diakmii fapotellipet

(10)

J -**

altrocifudit»,/fjfiò per^;,jp»otjy/2V:di quali,

^uWcpaiidó^ impujQcmcute

<fe^«oA> e P«ffl?w.iii¥i'9«tr

^

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perfi(tcr?,,apcQr-lupgp JctppQ,^,»fivop.wttavpa,!^

4CK>i^ep^o^^udÌ2»o' »-lq coloro,

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(11)

Copia .àel pareri \de dm "

'teologi fuUa contefa

,

riferito

.

'

al Delegato della Regale Giurif dizione \

. .1 * ' '

Jil.Sig,Sìg,ePadroneC(denJìJjl$mo*

S I N

adempimentodegliordini,che V. S*IH*cÌ ha comunicati con letteradel d\

la Novem«

bre 1785;., abbiamo letti ì coocorfi ferirti '4

pennadafei ReligiofìDomenicani«il P.Sapia il P.Ferretto, il P.'Smitt, il P.Tiddeo-,il P. Laudiero, ed il P.Vaccino, eponderato il giudizio, che gli efaminatori han formato di ciafeuno diloro,Tutti fei iconcorrenti hanno dtmoftrato ingegnoedabilitànellefeienzeTeo;

logiche, e con fondata ragionefonoflati appro*

vatidaldotto efapientecongreifodegli e'^imi*

Datori.Nafcefoltantocontefa intorno, algrado dell’approvazione. Il P. Sinittfi duoleche fia collocatonel quarto 'hiogo', antipotiendoglifì il P.Sapia , cui fi èconferita laCattedradi S.

Pietro Martire.Ci facciamonoi ariferirle ciò, che ci pare elTere conforme alle regole d.-lla gìuflizia. IlP.Smitt, ed il P.Sapiahanno fpiegaio bene 1articolo di S.

Tommafo

, ed

• han-

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(12)

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^ ^

.

lisntio .nTpdftobeneal primo argomento*'

mi

-

atnendue han prefo fallo nello fcioglimenco del fecondoargomento.Nondimenoil P. Smiltc fa ufodi maggior, chiarezza,ha acquiffato pih facile metodoperifpiegareciò,che vuole, ha piòaffrancato l'intellettodallatirannia fcolafti*

ca,e fembrapiò difpofloa trattarela Criltiana Teologia,comegli uomini di feono dehderano, cheuna fcienza cotanto nobile foffe trattata'.

Siamo dunque d’avvifo, cheil P.Smitt me*

ritiil primo luogo,edil P.Sapiail fecondo, redandogli] altri, io quell’ordinefuccedivo,che hanno'diì^do gli efamioatori,cioè, il P.Tiddeo nelterzo,il P.Ferrettonelquarto, ilP.Lau*

dierònelquinto,ed ilP. Vaccinonelfedo, e checoerentemente il P. Smitt fìa degno delia piòrilevanteCattedra, che vifìa nella chiara Religione de’Domenicani,qual’èquella di $.Pie- tro Martire. Facciam'o aV.S.111.umili riverenze,' dicendocicon pieòadima

=Di

V.S.111.ildi z.

Gennaro del 1790. Divotifs. Serv. veri Obbligatìfu tr CòiiianoCaraccioloAbateOlive- tana=:Francefeo Conjorti» . ^ .,>

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(13)

(Ili)

Copia del dcreto del Delegato della Regale Giuridi^ione

.

Il 8.del17PO.S5

N

ElIa vertenza concernente ilconcorfotenuto in S.Domenico Maggiore perlaCattedradì Teologia,veduta la relazione de*due Teologi diCorteD. Francefco Conforto y e P.Abate

^ D.ChilianoCaracciolo, i quali fono di fenti*

mento,cheil P.Raffaele Smitt meriti il pri-

mo

luogo, e’l P.Sapiailfecondo,reftaodogli altriinquell*ordinelucceflfivo,che hanno. di>

fpoftogli£fa minatori,cioè il P.Tiddeo nel terzo,il P.Ferretto nelquarto,il P-Laudiero nelquinto, ed il P.Vaccino nelfedo, eche coerentemente ilP. Smittfia degno della pih rilevanteCattedra,che vi fia nellachiara Re- ligionede’Domenicani,qual’èquelladiS> Pie- tro Martire, èdato da

me

determinato, che

fiefeguail renttmeotode' predettidue Teologi.

Pttcbeneda.

issa)CantaiUrei

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