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Introduzione al COVID EMEGENZA COVID: INTERVENTI DI STABILIZZAZIONE FASE 1 E FASE 2 06/01/21

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(1)

EMEGENZA COVID: INTERVENTI DI STABILIZZAZIONE FASE 1 E FASE 2

Dott.ssa Maria Puliatti

Psicoterapeuta Sensomotoria Certificata

1

Introduzione al COVID

◦ La situazione COVID rientra nella psicologia dell’emergenza.

◦ Ma le normali procedure che vengono utilizzate in emergenza sono saltate per l’eccezionalità della situazione

◦ Il COVID ha richiesto flessibilità e riadattabilità in base alla modalità online

◦ Gli psicologi dell’emergenza e non, si sono trovati spiazzati, disorientati, sia perché hanno vissuto e continuano a vivere lo stesso clima dei pazienti, e sia per la difficoltà di calibrare il loro intervento in una modalità quella online relativamente nuova per l’Italia.

◦ Gli esperti sul trauma, ma non esperti in emergenza si sono mobilitati per usare i loro approcci con i pazienti, non tenendo conto che in una situazione così instabile e variabile non si lavora sul trauma, anche perché ancora un trauma non c’è, nonostante eventuale presenza di sintomi post traumatici; sia perché è controindicato usare approcci sul trauma in emergenza perché le persone sono troppo destabilizzate.

◦ Gli psicologi senza esperienza sul trauma o sull’emergenza o si sono ritirati sospendendo il loro lavoro, o si sono improvvisati con buone intenzioni in ottica di volontariato ma senza nessuna o scarsa preparazione in questo ambito.

(2)

Sommario

Introduzione alla stabilizzazione Livelli di intervento

Covid fase 1 Covid fase 2

Modelli di intervento sul trauma

3

Il ruolo della stabilizzazione

Trauma

◦ Fase 1 del trattamento: la stabilizzazione ha un ruolo fondamentale per la regolazione dell’attivazione del paziente e predisporre il paziente al trattamento del trauma senza essere ritraumatizzato

Psicologia dell’emergenza

◦ E’ un intervento precoce elettivo per

prevenire disturbi post traumatici.

(3)

4 tipi di stabilizzazione

◦ Farmacologica (più facilmente usata)

◦ Relazionale (data per scontata)

◦ PSICOEDUCAZIONE

◦ Psicofisiologica (sottovalutata)

5

Che cosa è la stabilizzazione

◦ Intervento di prevenzione precoce del rischio di consolidarsi o svilupparti di:

◦ Sintomi post traumatici

◦ Stress Traumatico Secondario

◦ Disturbi dell’adattamento

◦ Burn-out

◦ Altre sindromi da stress che non soddisfano i criteri diagnostici di altre sindromi stress correlate

Nel situazione Covid è un utilizzata come

intervento mirato, perché in questo momento

non si lavora sul trauma attuale, ne sui traumi

precedenti, per la presenza di molta attivazione

causata dai vari elementi che caratterizzano il

Covid.

(4)

ASSUNTI

FONDAMENTALI

1. STABILIZZARE UN PAZIENTE NON VUOL DIRE RILASSARLO, MA REGOLARLO! IL RILASSAMENTO Può ESSERE UN EFFETTO SECONDARIO 2. NON SI FANNO ESERCIZI DI RILASSAMENTO SE UN PAZIENTE è DIS-

REGOLATO

3. NON SI FANNO GLI ESERCIZI DI STABILIZZAZIONE CON GLI OCCHI CHIUSI

4. OGNI PAZIENTE HA I SUOI TEMPI

© Maria Puliatti, 2020

7

Stabilizzazione:

obiettivi

◦ Riportare una persona ad un arousal ottimale, all’interno di una

finestra di tolleranza emotiva, riducendo con ciò la possibilità di

stallo causato dalla comparsa di fenomeni di iperattivazioni o ipoattivazioni in modo che le emozioni siano percepite come gestibili.

◦ Fornendo strategie di regolazione psicofisiologica SI IMPLEMENTANO RISORSE DI AUTOEFFICACIA PER CONTENERE LA PROPPIA ATTIVAZIONE

◦ CREA COLLEGAMENTO TRA EMISFERO SINISTRO E DESTRO

◦ USARE EMISFERO DESTRO IN MODO ADEGUATO

© Maria Puliatti, 2020

(5)

Indicatori di disregolazione

© Maria Puliatti, 2020

• irrequietezza

• tremore

• respiro veloce /affanno

• aumento frequenza cardiaca

• parlare velocemente

• sguardo mobile e occhi "allargati"

• sudorazione fredda

• senzazione di stordimento / collasso

• incapacità attentiva

• respiro lento /leggero

• diminuzione frequenza cardiaca

• voce bassa e narrativa scarsa

• sguardo verso il basso e occhi "in chiusura"

IPOAROUSAL

9

Emozioni legate al Sistema Nervoso

Emozioni legate al simpatico (iperarousal) paura vs terrore; rabbia vs furia, ansia vs panico

Emozioni adeguate: rabbia, tristezza, paura, gioia

Emozioni legate al parasimpatico (ipoarousal)

impotenza, disperazione, depressione, bassa energia,

dissociazione

(6)

traumatizzata I

© Maria Puliatti, 2020

Finestra di tolleranza Area di attivazione ottimale Area di iperattivazione

Area di ipoattivazione

Sensazioni amplificate Reattività emozionale Ipervigilanza

Immagini intrusive

Processamento cognitivo disorganizzato

Relativa assenza di sensazioni Emozioni ovattate

Processamento cognitivo disabilitato Movimento fisico ridotto

11

Finestra di tolleranza: persona traumatizzata II

© Maria Puliatti, 2020

Finestra di tolleranza Area di attivazione ottimale Area di iperattivazione

Area di ipoattivazione

Sensazioni amplificate Reattività emozionale Ipervigilanza

Immagini intrusive

Processamento cognitivo disorganizzato

Relativa assenza di sensazioni Emozioni ovattate

Processamento cognitivo disabilitato

Movimento fisico ridotto

(7)

© Maria Puliatti, 2020

Finestra di tolleranza Area di attivazione ottimale Area di iperattivazione

Area di ipoattivazione

Sensazioni amplificate Reattività emozionale Ipervigilanza

Immagini intrusive

Processamento cognitivo disorganizzato

Relativa assenza di sensazioni Emozioni ovattate

Processamento cognitivo disabilitato Movimento fisico ridotto

13

Effetti dell’autoregolazione

Self efficacy

Migliora le risposte di coping

Migliora la percezione dello

stress

(8)

Cosa deve osservare il terapeuta

◦ Valutazione dell’attivazione e livello di presenza

◦ Osservazione del corpo del paziente: tracking e ricalchi verbabali di contatto

◦ Mindfulness: riportare tutto al momento presente

◦ Rallentare eloquio del paziente se in iper, aumentare se in ipo usando da subito le risorse somatiche

◦ Mantenere il contatto oculare per il coinvolgimento sociale

© Maria Puliatti, 2020

15

Livelli di intervento

◦Psicoeducazione

◦Tecniche di regolazione

◦Risorse

© Maria Puliatti, 2020

(9)

COVID FASE 1

17

Lettura dei bisogni delle persone in questo

momento

◦ Informazioni sulle reazioni che hanno

◦ Strumenti semplici e pratici per gestire il

loro malessere

(10)

PSICOEDUCAZIONE

© Maria Puliatti, 2020

19

OBIETTIVI

◦ IMPLEMENTA LE RISORSE

◦ CREA MAGGIOR SICUREZZA

◦ CALMA IL PAZIENTE

(11)

Psicoeducazione

© Maria Puliatti, 2020

Informazioni sulle conseguenze del Covid

e quindi delle possibili risposte del Sistema Nervoso Autonomo

Riconoscere i propri indicatori di risposte somatiche all’allarme

21

PSICOEDUCAZIONE 1 (©Puliatti, www.sisst.it)

◦ La situazione COVID è nuova e sconvolgente. Non abbiamo esperienze simili nel passato da cui attingere esempi.

L’allarme costante e continuativo, le restrizioni generano preoccupazione, impotenza, vulnerabilità, con scarso o nessun controllo. Il nostro sistema nervoso autonomo è entrato in uno stato di allarme costante d’allarme è attivato e, in un circolo vizioso costante, cerca di difenderci come può.

◦ il nostro sistema nervoso risponde allo stress e al pericolo secondo un’organizzazione gerarchica che corrisponde agli stadi che abbiamo attraversato nel corso dell’evoluzione: Immobilizzazione, mobilitazione, ingaggio sociale.

◦ Immobilizzazione: è la via reattiva difensiva più antica che si attiva in situazioni percepite come di pericolo estremo causando l’immobilità del nostro corpo. Possiamo rispondere con immobilizzazione con iperattivazione (come se dentro ci fosse una bomba ad orologeria pronta ad esplodere) o con immobilizzazione con spegnimento (morte simulata) congelamento, impotenza, disperazione, fino allo spegnimento emotivo.

(12)

PSICOEDUCAZIONE 2 (©Puliatti, www.sisst.it)

◦ Mobilizzazione: più comune in questi giorni di COVID-19. In questa attivazione rispondiamo prevalentemente con il sistema nervoso simpatico, cioè ci mobilizziamo di fronte a un pericolo collettivo percepito e reagiamo o con risposte

“mobili” di cosiddetto attacco o fuga, che attiviamo sempre quando sentiamo di dover garantire la nostra sopravvivenza. Risposte di attacco possono essere aumento del bisogno di controllo, irritabilità fino ad arrivare a rabbia eccessiva. Risposte di fuga, possono essere quelle che vi fanno “fuggire” da casa, aumenta il vostro bisogno di muovervi, come un animale in trappola che cerca di scappare dalla gabbia(casa).

◦ Ingaggio sociale: descrive la reazione più evoluta del nostro sistema nervoso e si manifesta quando siamo in uno stato di sicurezza e di connessione con gli altri e con il contesto. L’ingaggio sociale permette di sentirci ancorati e in comunicazione con gli altri. M anche l’ingaggio sociale in questo momento è messo a dura prova dalle restrizioni sociali, che aumentano il senso di isolamento. Per questo motivo molti vi avranno suggerito di fare video chiamate tramite Skype, face time, whatsapp, anziché parlare solo al telefono con i vostri amici e parenti che non potete vedere e frequentare [SISST, 2020].

© Maria Puliatti, 2020

23

RICONOSCERE I MARCATORI SOMATICI DELL’ATTIVAZIONE

◦ Mentre il paziente parla, in base alla postura, alla velocità dell’eloquio e a questi segnali somatici che ci raccontano se tende all’iper o all’ipo, lo facciamo notare al paziente per spiegargli il suo funzionamento. Questo gli servirà poi per utilizzare gli esercizi di regolazione anche da solo.

◦ Noi notiamo il funzionamento, lo riferiamo al paziente e faremo con lui gli esercizi che corrispondono alla sua tendenza in iper o ipo.

© Maria Puliatti, 2020

(13)

SOMMARIO

© Maria Puliatti, 2020

IDENTIFICARE SPAZIO AL SICURO DENTRO CASA RICONOSCERE IL PROPRIO FUNZIONAMENTO

TECNICHE DI REGOLAZIONE RISORSE PERITRAUMATICHE

25

ESERCIZIO: IDENTIFICARE UNO SPAZIO AL SICURO NELLA VOSTRA CASA 1 (©Puliatti, www.sisst.it)

Rimanere forzatamente dentro casa, come abbiamo già detto, può attivare delle risposte di allarme e anche la vostra casa, di solito sentita come un nido dove tornare, può essere percepita come una trappola. Usate questo esercizio per ridare una sensazione piacevole e confortevole all’essere ed allo stare nella vostra casa.

Cercate dentro casa un posto dove vi sentite al sicuro: la camera da letto, la stanzetta dei vostri figli, il vostro divano, la cucina, il terrazzo. Osservate con curiosità in quale parte della vostra casa vi sentite più a vostro agio. Quando avete trovato questo luogo, osservatelo bene e notate quali sono le caratteristiche che vi fanno sentire a vostro agio: oggetti, odori, colori. Scegliete una caratteristica alla volta (ad esempio un oggetto colorato) e osservatelo, tenetelo in mano se è possibile, sentitene la consistenza, notate le sensazioni corporee che vi da questo oggetto. Concentratevi. Cosa succede nel vostro corpo? Notate come questo oggetto vi dia una sensazione di sicurezza e calma: come sentite questo nel corpo? Magari diminuisce la tensione, il respiro è più regolare, avete una sensazione di calore, arriva un sorriso.

Osservate tutte le risposte corporee che emergono

(14)

ESERCIZIO: IDENTIFICARE UNO SPAZIO AL SICURO NELLA VOSTRA CASA 2(©Puliatti, www.sisst.it)

◦ Mettete da parte pensieri ed emozioni, rimanete in contatto solo con le sensazioni corporee positive che questo oggetto attiva. Se si tratta di un luogo e non di un oggetto, osservate cosa di questo luogo vi fa sentire in una situazione di comfort e fate lo stesso esercizio registrando tutte le sensazioni corporee che emergono. Se notate che invece aumenta il battito o la respirazione (in iperattivazione) o sentite tristezza o le spalle che “cadono sotto un peso impossibile” attirate idealmente verso il basso (in ipoattivazione) significa che dovete cambiare luogo o oggetto. E ricominciare la vostra esplorazione alla ricerca del benessere.

© Maria Puliatti, 2020

27

RICONOSCERE IL PROPRIO FUNZIONAMENTO (©Puliatti, www.sisst.it) : step 1 risposte normali

◦ Provate a pensare ad una situazione in cui di solito siete rilassati, cosa accade di solito nel vostro corpo? Come vi accorgete che siete rilassati? Quali sono i segnali del vostro corpo che ve lo dicono?

◦ Riuscite a rilassarvi bene o c’è sempre un pochino di tensione che non riuscite ad allentare?

◦ Fate un elenco di segnali corporei.

© Maria Puliatti, 2020

(15)

RICONOSCERE IL PROPRIO FUNZIONAMENTO : step 2 RICONOSCERE I MARCATORI SOMATICI DI UN

ATTIVAZIONE (©Puliatti, www.sisst.it)

◦ Adesso provate a pensare ad una situazione disturbante e focalizzatevi su come il vostro corpo partecipa a questo pensiero: cosa percepite e notate? Osservate con autentica curiosità, vi serve per riconoscere come risponde il vostro corpo. Aumenta il battito cardiaco? Aumenta la respirazione o diminuisce e il vostro corpo tende ad accasciarsi o ad andare verso il basso? Osservate quante più risposte corporee emergono.

◦ Quando il livello di stress diventa eccessivo il senso di vulnerabilità, impotenza, non controllo, sentirsi in pericolo anche se la minaccia è finita, le risposte di iperattivazione e ipoattivazione possono peggiorare e dis-regolarsi, così come le emozioni. Tutto quello che proviamo può diventare troppo (iper) o troppo poco (ipo). Possono essere transitorie o diventare croniche.

© Maria Puliatti, 2020

29

Indicatori di disregolazione: PSICOEDUCAZIONE

IPERAROUSAL

• sudorazione

• irrequietezza

• tremore

• respiro veloce /affanno

• aumento frequenza cardiaca

• parlare velocemente

• sguardo mobile e occhi "allargati"

IPOAROUSAL

• sudorazione fredda

• senzazione di stordimento / collasso

• incapacità attentiva

• respiro lento /leggero

• diminuzione frequenza cardiaca

• voce bassa e narrativa scarsa

• sguardo verso il basso e occhi "in

chiusura"

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Indicatori emotivi: PSICOEDUCAZIONE

IPERAROUSAL

(sistema simpatico) ADEGUATE IPOAROUSAL

(sistema parasimpatico)

paura vs terrore rabbia vs furia ansia vs panico

rabbia tristezza paura gioia

impotenza disperazione depressione bassa

energia

© Maria Puliatti, 2020

31

TECNICHE DI REGOLAZIONE ATTRAVERSO LE RISORSE SOMATICHE

(©PULIATTI, WWW.SISST.IT)

© Maria Puliatti, 2020

(17)

Risorse somatiche

autonome “Quando una persona ha risorse insufficienti, la sua capacità di funzionare pienamente e con successo nelle situazioni difficili della vita è compromessa”

© Maria Pulia*, 2020

33

Risorse somatiche autonome

Orientamento: radicare il corpo nel qui e ora, riprendendo contatto con l’ambiente intorno a noi, permette di portare l’attenzione dalle sollecitazioni interne sopraffacenti all’esterno, rispristinando il senso dell’orientamento. Sono qui, non sono altrove

Allineamento: radicare il corpo nel qui e ora, attraverso l’allineamento e la percezione della verticalità della colonna, si favorisce, il raddrizzamento della schiena e un cambiamento posturale che può permettere di sentirsi più stabili, più presenti a se stessi, banalmente perché si è, “dritti” davanti ad un evento da affrontare.

Respiro: radicare il corpo nel qui e ora, attraverso la percezione delle proprie modalità respiratorie, della fluidità, dell’espansione o della sensazione che sia poco

“spazio” interno per respirare, si favorisce la possibilità di modificare laddove presente ad esempio una sensazione di costrizione, di favorisce la possibilità di aumentare la capacità respiratoria, aumentando la percezione dei polmoni, del torace e quindi di avere “spazio” per poter respirare.

Centratura: radicare il corpo nel qui e ora, attraverso la percezione del proprio centro (è un’area appena sotto l’ombelico), permette di canalizzare l’energia nel bacino, riducendo la dispersione dell’attivazione in altre parti del corpo e sperimentare una maggiore presenza.

Auto-contenimento: radicare il corpo nel qui e ora, attraverso l’effetto calmante che ha il contatto corporeo, l’appoggio di una mano sulla parte che si sente eccessivamente attivata, il “prestare attenzione” con un atteggiamento accuditivo all’attivazione, favorisce la capacità di contenere e calmare uno stato di attivazione elevato.

Grounding: radicare il corpo nel qui e ora, cedere al peso della gravità, attraverso la percezione della schiena, del bacino e dei piedi sul pavimento, permette di percepire il supporto che viene dalla sensazione di essere “con i piedi per terra” favorisce una maggiore presenza.

(18)

Risorse somatiche per la Regolazione del Sistema Nervoso Autonomo

Iperattivazione

◦ Orientamento (3 oggetti, 3 colori)

◦ Aprire e abbassare le spalle, diminuire la tensione alle spalle, contrarre per 3 secondi e rilasciare

◦ Rallentare la respirazione, inspirate per 3 secondi e espirate come per sgonfiare i polmoni

◦ Sentire il sostegno della colonna vertebrale

◦ Sentire di poter cedere alla gravità, sentire le parti del corpo che vanno verso il basso

◦ Rilassare i glutei e la zona perianale

◦ Sentire i piedi poggiati sul pavimento

Ipoattivazione

◦ Orientamento (3 oggetti, 3 colori)

◦ Aprire le spalle e aumentare leggermente la tensione nei vari distretti corporei (contrarre contando fino a 5 e lasciare)

◦ Aumentare la respirazione, inspirare contando fino a 5 e buttate fuori l’aria più velocemente.

◦ Raddrizzare le spalle, sentire l’allineamento della colonna

◦ Piccoli movimenti sulla sedia

◦ Pressione delle mani sulle gambe, sui braccioli

◦ Sentire i piedi sul pavimento, spingendo sul pavimento

35

Tecniche di regolazione

© Maria Puliatti, 2020

Orientamento

Regolazione iperattivazione

Regolazione ipoattivazione

(19)

PSICOEDUCAZIONE: ORIENTAMENTO IN CASI DI IPERATTIVAZIONE (©Puliatti, www.sisst.it)

◦ Se vi sentite in ansia o siete irritabili ma di fatto non sta accadendo niente, il vostro sistema nervoso è allertato ed è come se non vi permettesse di “essere presenti nel posto dove siete”, come se foste altrove. L’amigdala (deputata alle risposte di allarme) si attiva e produce una reazione come se ci fosse un pericolo imminente o in atto. Provate a pensare ad una situazione in cui, avete parcheggiato la macchina in una strada secondaria, avete finito di lavorare, è buio e dovete andare a prendere la macchina. Questo già di per sé aumenta un po’ la soglia di allerta perché è buio e la strada è poco frequentata, ma è una allerta sana, vi permette di acuire quindi di usare molto di più i vostri sensi, come l’udito, la vita, per essere molto più attenti. Mentre state andando sentite dietro di voi dei passi veloci, in pochissimi secondi il vostro sistema di allarme (già un po’ attivato), vi dice che c’è un pericolo. A questo punto vi girate velocemente (riflesso di orientamento) e vi accorgete che è solo una persona che fa jogging e corre pensando ai fatti suoi. La vostra amigdala, si calma, il battito cardiaco e il respiro (con frequenza aumentata preparandosi ad affrontare una minaccia) rallentano fino a tornare allo stato di allerta “giusta” visto che rimane comunque il contesto della strada buia.

© Maria Puliatti, 2020

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PSICOEDUCAZIONE: ORIENTAMENTO IN CASI DI IPERATTIVAZIONE 2 (©Puliatti, www.sisst.it)

◦ Il riflesso di orientamento è importante perché vi permette di capire se dovete fuggire, attaccare dopo aver valutato la situazione di minaccia. Quello che può accadere è che - anche se avete verificato che non c’è pericolo - la vostra amigdala rimanga comunque molto allertata, sopraggiunga una risposta di immobilizzazione (non riuscite a girarvi ma vi bloccate, e dentro percepite un’allerta che continua ad aumentare – freezing – e, anche se il corridore è già passato, vi continua a sollecitare come se ci fosse ancora un pericolo). Questa percezione di minaccia deve rientrare e, per farlo, indichiamo di seguito due esercizi di orientamento. Potete provarli entrambi, ci saranno situazioni in cui il primo esercizio che è più semplice vi funzionerà subito, e altre occasioni in cui siete molto attivati e avrete bisogno di fare l’altro, o entrambi. Dobbiamo calmare l’amigdala rassicurandola: non sta accadendo niente di minaccioso.

(20)

ESERCIZI: ORIENTAMENTO (©Puliatti, www.sisst.it)

© Maria Puliatti, 2020

ESERCIZIO 1: Guardatevi intorno (orientamento nello spazio) cosa vedete? Guardate tutta la stanza, ruotando il colo. Vedete i colori? Le scritte? Vedete qualche oggetto in particolare? Sentite dei rumori nella stanza? Fuori dalla stanza? Avete qualche sapore in bocca? Che tipo di sapore è? Sentite i vostri vestiti sulla pelle? Le scarpe?

Potete toccarvi il braccio? Lo sentite?

ESERCIZIO 2: Guardatevi intorno e identificare 5 cose che infondono calma e che saltano all’occhio (sedie, tavoli, oggetti vari), respirate lentamente. Identificate 5 suoni che

infondono calma che si possono sentire (voci, telefoni, il proprio respiro), respirate lentamente. Identificare 5 cose che si possono sentire al tatto (il bracciolo sotto le braccia,

la coperta tra le mani, una borsa), respirate lentamente.

Contate a voce alta fino a 5, respirate lentamente.

Canticchiate una melodia a piacimento per qualche secondo, respirate lentamente. Contate di nuovo a voce

alta fino a 5, respirate lentamente.

39

ESERCIZIO 3

◦ In questo esercizio, si formulano delle domande per orientare la persona alla percezione dell’ambiente e del corpo.

◦ Adesso vorrei che ti guardassi intorno, cosa vedi? Vedi i colori? Le scritte? Vedi qualche oggetto in particolare? Senti dei rumori nella stanza? Fuori dalla stanza? Hai qualche sapore in bocca? Che tipo di sapore è? Senti i tuoi vestiti sulla pelle? Le scarpe? Puoi toccarti il braccio? Lo senti?

© Maria Puliatti, 2020

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Esercizio 4

◦ Far sedere la persona con piedi e braccia libere

◦ Respirare lentamente e profondamente

◦ Guardarsi intorno e identificare 5 cose non stressanti che si possono vedere (sedie, tavoli, oggetti vari)

◦ Respirare lentamente e profondamente

◦ Identificare 5 suoni non stressanti che si possono sentire (voci, telefoni, il proprio respiro)

◦ Respirare lentamente e profondamente

◦ Identificare 5 cose che si possono sentire al tatto (il bracciolo sotto le braccia, la coperta tra le mani, una borsa)

◦ Respirare lentamente e profondamente\ v

© Maria Puliatti, 2020

41

Esercizio 5

tratto da Roger Solomon. Critical incident stress management, 2002, Roma

◦ 1. Consapevolezza corporea di base

◦ Di cosa sei consapevole nel corpo in questo momento?

◦ Senti delle parti tese/rilassate

◦ Come ti sembra la temperatura corporea? Ci sono parti che senti calde/fredde

◦ Come ti sembra il respiro profondo/superficiale

◦ Senti il battito del cuore, lento/veloce

(22)

2. Focalizzazione sul presente

◦Si effettua tutte le volte che si ha la sensazione che la persona abbia perso la connessione con il presente (Cfr § esercizio 1 precedente).

◦Adesso guarda la stanza

◦Conta gli interruttori delle luci

◦Nota il colore di (tappeto, tende, armadi etc)

◦Senti i rumori all’esterno della stanza

◦Riesci a guardarmi, di che colore ho (la camicia, il maglione, il pantalone etc)

© Maria Puliatti, 2020

43

3. Appoggiarsi sui piedi e sulle gambe

◦Abbassa leggermente le ginocchia

◦Carica un po’ il peso sui piedi, prima sul piede destro, adesso sul sinistro

◦Senti la tensione sulle cosce

◦Resisti finchè inizia a diventare stancante

◦Rilascia la tensione

◦Ritorna ad una posizione comoda

© Maria Puliatti, 2020

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◦ 4. consapevolezza corporea di base rifare domande del punto 1.

◦ Di cosa sei consapevole nel corpo in questo momento?

◦ Senti delle parti tese/rilassate

◦ Come ti sembra la temperatura corporea? Ci sono parti che senti calde/fredde

◦ Come ti sembra il respiro profondo/superficiale

◦ Senti il battito del cuore, lento/veloce

© Maria Puliatti, 2020

45

Regolazione nei casi di iperattivazione (©Puliatti, www.sisst.it)

◦ RIDURRE LA TENSIONE E REGOLARE IL RESPIRO

◦ Utilizzo delle risorse somatiche

(24)

RIDURRE LA TENSIONE E REGOLARE IL RESPIRO 1 (©Puliatti, www.sisst.it)

• Se percepite una sensazione di ansia, battito accelerato, aumento della respirazione, agitazione interna, irritabilità, bisogno di muoversi spesso, di fare molte cose (iperattivazione), dovete diminuire questa agitazione interna.

• Se questo è quello che vi sta accadendo, sicuramente se vi osservate, avrete le spalle irrigidite, che tendono ad andare verso l’alto, anche il collo può essere teso. L’esercizio che dovete fare è quello di osservare tutte le parti che sono in tensione, e concentrandovi su ogni parte singolarmente, quindi una parte del corpo tesa, alla volta, dovete aumentare volontariamente la tensione, quindi contraendo la parte tesa, e inspirando (l’aria che entra nel naso) contando mentalmente fino a 3, e poi espirate (buttate fuori l’aria dalla bocca),

© Maria Puliatti, 2020

47

RIDURRE LA TENSIONE E REGOLARE IL RESPIRO 2 (©Puliatti, www.sisst.it)

◦ con espirazioni lunghe, come se doveste svuotare i polmoni, l’espirazione deve essere più lunga dell’inspirazione. Per chi fa subacquea, è come quando si svuota l’aria dei polmoni prima di immergersi, se i polmoni non sono svuotati dell’aria, non si riesce ad immergersi. Questo esercizio vi permette di diminuire la tensione, e l’attivazione. Fatelo, per ogni parte del corpo che sentite tesa, ad esempio le spalle, le braccia, lo stomaco, la mascella, etc, fino a quando non sentite che la tensione è scesa.

© Maria Puliatti, 2020

(25)

Uso delle risorse somatiche 1

• Se siete attivati e provate a camminare potrete notare che è come se i piedi fossero più leggeri, come se non appoggiassero veramente sul pavimento. Questo accade perché la tensione è come se andasse verso l’alto.

• Sentire nel corpo se c’è un punto che percepite senza tensione e che potete identificare con una sensazione di calma, ripetete internamente (ad esempio) il mio pollice, piede, etc è calmo, ripeterlo qualche volta e lasciare che la sensazione di quella parte possa espandersi.

• Diminuite la tensione delle spalle, come se dovessero cedere alla gravità, e allineate la colonna, dovete percepire la schiena dritta ma non rigida, sostenuta, quasi coccolata dallo schienale della sedie/poltrona.

© Maria Puliatti, 2020

49

Uso delle risorse somatiche 2

◦ Appoggiare la mano sul petto e internamente dite IO sono qui presente ora, e sentire cosa accade nel corpo.

◦ Appoggiate una mano sulla parte del corpo che sentite più attivata, può essere il petto, la pancia, e notate la sensazione della vostra mano, il calore, notate come cambia quella tensione se usate l’auto-contatto. Spesso capita che se siamo agitati, ci tocchiamo, sfioriamo, accarezziamo qualche parte del corpo, è un gesto istintivo per calmarci.

Qui questo gesto istintivo lo facciamo mirato.

(26)

Uso delle risorse somatiche 3

◦ Sentite i glutei appoggiati sulla sedia, come se si allargassero, quando si è in attivazione, i glutei e la zona perianale è contratta. Rilassate i glutei sulla sedia.

◦ Sentire i piedi appoggiati sul pavimento, toglietevi le scarpe, le pantofole, sentite il pavimento sotto i piedi e la sensazione di radicamento che vi da (come se aveste nei piedi le radici di una quercia).

© Maria Puliatti, 2020

51

PSICOEDUCAZIONE: REGOLARE

IPOATTIVAZIONE (©Puliatti, www.sisst.it)

◦ Davanti ad una minaccia, il nostro sistema nervoso può avere la tendenza a spegnersi o nei casi più gravi spegnersi totalmente (svenimento/morte simulata). Si percepiscono spalle pesantissime, riduzione al minimo di tutte le funzioni di movimento, della respirazione e il cuore batte a rallentatore. Questa risposta del nostro sistema nervoso può farvi sentire eccessivamente affaticati pur non avendo fatto nulla, il tono dell’umore è depresso, vi sentite senza speranza, facilità al pianto, allo sconforto. Tutto il vostro corpo è “accartocciato” tendendo idealmente verso il basso.

Diversamente dall’attivazione precedente, dobbiamo fare esercizi per aumentare l’attivazione.

© Maria Puliatti, 2020

(27)

ESERCIZI: ORIENTAMENTO

◦ ESERCIZIO 1: Guardatevi intorno (orientamento nello spazio) cosa vedete? Guardate tutta la stanza, ruotando il colo.

Vedete i colori? Le scritte? Vedete qualche oggetto in particolare? Sentite dei rumori nella stanza? Fuori dalla stanza?

Avete qualche sapore in bocca? Che tipo di sapore è? Sentite i vostri vestiti sulla pelle? Le scarpe? Potete toccarvi il braccio? Lo sentite?

◦ ESERCIZIO 2: Guardatevi intorno e identificare 5 cose che infondono calma e che saltano all’occhio (sedie, tavoli, oggetti vari), respirate lentamente. Identificate 5 suoni che infondono calma che si possono sentire (voci, telefoni, il proprio respiro), respirate lentamente. Identificare 5 cose che si possono sentire al tatto (il bracciolo sotto le braccia, la coperta tra le mani, una borsa), respirate lentamente. Contate a voce alta fino a 5, respirate lentamente. Canticchiate una melodia a piacimento per qualche secondo, respirate lentamente. Contate di nuovo a voce alta fino a 5, respirate lentamente.

© Maria Puliatti, 2020

53

ESERCIZIO 3

◦ In questo esercizio, si formulano delle domande per orientare la persona alla percezione dell’ambiente e del corpo.

◦ Adesso vorrei che ti guardassi intorno, cosa vedi? Vedi i colori? Le scritte? Vedi qualche oggetto in particolare? Senti dei rumori nella stanza? Fuori dalla stanza? Hai qualche sapore in bocca? Che tipo di sapore è? Senti i tuoi vestiti sulla pelle? Le scarpe? Puoi toccarti il braccio? Lo senti?

(28)

Esercizio 4

◦ Far sedere la persona con piedi e braccia libere

◦ Respirare lentamente e profondamente

◦ Guardarsi intorno e identificare 5 cose non stressanti che si possono vedere (sedie, tavoli, oggetti vari)

◦ Respirare lentamente e profondamente

◦ Identificare 5 suoni non stressanti che si possono sentire (voci, telefoni, il proprio respiro)

◦ Respirare lentamente e profondamente

◦ Identificare 5 cose che si possono sentire al tatto (il bracciolo sotto le braccia, la coperta tra le mani, una borsa)

◦ Respirare lentamente e profondamente\ v

© Maria Puliatti, 2020

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Esercizio 5

tratto da Roger Solomon. Critical incident stress management, 2002, Roma

◦ 1. Consapevolezza corporea di base

◦ Di cosa sei consapevole nel corpo in questo momento?

◦ Senti delle parti tese/rilassate

◦ Come ti sembra la temperatura corporea? Ci sono parti che senti calde/fredde

◦ Come ti sembra il respiro profondo/superficiale

◦ Senti il battito del cuore, lento/veloce

© Maria Puliatti, 2020

(29)

2. Focalizzazione sul presente

◦Si effettua tutte le volte che si ha la sensazione che la persona abbia perso la connessione con il presente (Cfr § esercizio 1 precedente).

◦Adesso guarda la stanza

◦Conta gli interruttori delle luci

◦Nota il colore di (tappeto, tende, armadi etc)

◦Senti i rumori all’esterno della stanza

◦Riesci a guardarmi, di che colore ho (la camicia, il maglione, il pantalone etc)

© Maria Puliatti, 2020

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3. Appoggiarsi sui piedi e sulle gambe

◦Abbassa leggermente le ginocchia

◦Carica un po’ il peso sui piedi, prima sul piede destro, adesso sul sinistro

◦Senti la tensione sulle cosce

◦Resisti finchè inizia a diventare stancante

◦Rilascia la tensione

◦Ritorna ad una posizione comoda

(30)

◦ 4. consapevolezza corporea di base rifare domande del punto 1.

◦ Di cosa sei consapevole nel corpo in questo momento?

◦ Senti delle parti tese/rilassate

◦ Come ti sembra la temperatura corporea? Ci sono parti che senti calde/fredde

◦ Come ti sembra il respiro profondo/superficiale

◦ Senti il battito del cuore, lento/veloce

© Maria Puliatti, 2020

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Regolazione dell’ipoattivazione

◦ Aumentare la tensione e regolare il respiro

◦ Uso delle risorse somatiche

© Maria Puliatti, 2020

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Aumentare la tensione e regolare il respiro

• Osservare tutte le parti che sono flosce, e concentrandovi su ogni parte singolarmente, quindi una parte del corpo floscia alla volta, dovete aumentare volontariamente la tensione, quindi contraendo la parte floscia, e inspirando (l’aria che entra nel naso) contando mentalmente fino a 5, e poi espirate (buttate fuori l’aria dalla bocca), con espirazioni corte, come quando si spegne una candela. Qui diversamente dall’esercizio dell’iperattivazione, non dovete svuotare i polmoni, ma riempirli. L’inspirazione (aria che entra) lunga, fa andare spontaneamente il corpo verso l’alto. Fatelo, per ogni parte del corpo che sentite afflosciata, ad esempio le spalle, le braccia, lo stomaco, la mascella, etc, fino a quando non sentite che la tensione è aumenta.

© Maria Puliatti, 2020

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Uso delle risorse somatiche

• Raddrizzatevi sulla sedia, tirate su le spalle e apritele (se sono un po’ chiuse) e allineate la colonna vertebrale, dritta ma non rigida.

• Prendete degli oggetti in mano e stringeteli, fate delle pressioni spingendo con le mani sui braccioli, sulle gambe, stringete i pugni.

• Appoggiare la mano sul petto e internamente dite IO sono qui presente ora, e sentire cosa accade nel corpo.

• Sentite i glutei appoggiati sulla poltrona.

• Sentire i piedi, spingete sul pavimento

• Muoversi sulla sedia

• Alzatevi e spingete con il muro.

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RISORSE PERITRAUMATICHE (©Puliatti, www.sisst.it)

◦ IDENTIFICARE RISORSE DEL PASSATO UTILIZZATE IN SITUAZIONI DI DIFFICOLTA’

◦ IDENTIFICARE ALCUNE DELLE RISORSE ATTUALI

© Maria Puliatti, 2020

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ESERCIZIO: IDENTIFICARE RISORSE DEL PASSATO UTILIZZATE IN SITUAZIONI DI DIFFICOLTA’ 1

◦ Nella situazione di questi giorni forse vi sentite inadeguati, senza controllo, impotenti ma probabilmente sono esperienze che avete già fatto. Quante volte avete affrontato situazioni difficili. Solo che in una situazione di allarme particolare come quella che stiamo vivendo - anomala, prolungata, con ansia e sconforto che incombono - forse ce ne dimentichiamo. Ma è proprio in queste situazioni che invece bisogna ricordarsi di avere delle risorse che in parte avete già usato.

◦ Adesso trovate una posizione comoda e mettetevi a vostro agio, chiudete gli occhi e fate un respiro profondo.

Quando sentite uno stato di calma nel vostro corpo, tornate con il pensiero a un momento in cui vi siete sentiti appagati In cui avete avuto la sensazione di essere riusciti a gestire una situazione difficile. Adesso pensate a quali capacità avete messo in atto, quali sono le risorse che avete attivato. Pensateci, avete utilizzato più di una risorsa per gestire la difficoltà.

© Maria Puliatti, 2020

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ESERCIZIO: IDENTIFICARE RISORSE DEL PASSATO UTILIZZATE IN SITUAZIONI DI DIFFICOLTA’ 2

◦ Fate un elenco. Adesso che avete identificato quali sono le vostre risorse, sceglietene due, quelle che vi piacciono di più.

◦ 1. Scegliete la prima risorsa, e notate cosa accade nel vostro corpo se rimanete in contatto con questa risorsa, registrate le sensazioni e cosa accade al respiro.

◦ 2.Adesso proseguite con un’altra risorsa e notate cosa accade nel vostro corpo se rimanete in contatto con questa risorsa, registrate le sensazioni e cosa accade al respiro

◦ 3. Adesso notate come è la sensazione nel vostro corpo partendo dalla consapevolezza di avere tutte queste risorse.

◦ Partendo da questa consapevolezza – attivata anche dalle sensazioni corporee che avete registrato - c’è un pensiero positivo che emerge? Qualcosa che potete dirvi per supportarvi in questa situazione complicata?

© Maria Puliatti, 2020

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ESERCIZIO: IDENTIFICARE ALCUNE DELLE RISORSE ATTUALI

◦ Adesso pensate alla situazione attuale, alle difficoltà, preoccupazioni, fatica dello stare a casa magari con i vostri figli o i vostri genitori anche loro in difficoltà rispetto alle restrizioni. Anche in questa situazione di difficoltà prevalenti se vi fermate un attimo a pensare troverete qualcosa, anche piccola, che invece sta funzionando. Qualcosa che sta emergendo, può essere una capacità che non pensavate di avere, può essere legata al tempo in più per voi stessi e per i vostri cari. Pensateci, sicuramente anche solo una cosa, sta funzionando. Adesso che l’avete trovata fate un bel respiro e osservate come risponde il vostro corpo se pensate a questa cosa, anche piccola, che sta funzionando. La vostra postura cambia? Vi sedete più dritti, vi sentite più rilassati la postura, alzate il mento? Forse cambia il vostro respiro – forse fate un respiro profondo? Il vostro respiro rallenta o accelera? Se il vostro corpo potesse parlare, cosa direbbe di voi, degli altri, o del mondo? Partendo da queste sensazioni corporee, c’è un pensiero positivo che emerge su di voi o sulla situazione?

(34)

COVID FASE 2

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Introduzione

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La fase 2 era piena di aspettative: «si torna alla normalità anche con limitazioni». In

realtà lo scenario con cui si sono confrontate le persone è bene diverso dall’idealizzazione della fase 2. La normalità

è cambiata, l’obbligo delle mascherine, il distanziamento sociale, e tutte le limitazioni

sociali continuano a rimanere e ci accompagneranno per molto tempo.

Per chi è rimasto a casa in lockdown, soprattutto, ed è uscito per la prima volta, ha trovato una realtà diversa da quella che

aveva lasciato.

(35)

Introduzione cont.

◦ Le persone quando si incontrano fanno fatica anche a stare vicine, l’ombra del contagio è sempre presente. Un senso di stanchezza maggiore nella ripresa lavorativa dopo mesi di isolamento. Un senso di disorientamento e irrealtà, difficoltà nella ripresa lavorativa dove l’ambientazione fisica del posto di lavoro può essere cambiata creando disorientamento rispetto ai normali punti di riferimento.

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Introduzione cont.

◦ La dis-percezione dei riferimenti fisici, che si può manifestare anche nella difficoltà a guidare, a parcheggiare. Chi aveva continuato ad uscire per motivi di lavoro, è passato dal silenzio e dal vuoto delle città, dove inizialmente aveva percepito un senso di irrealtà, come «andare a lavorare di domenica», poi si era adattato, e adesso di colpo, dal silenzio e quasi totale assenza di persone in giro, si è ritrovato catapultato in una città piena e rumorosa, con un nuovo senso di disorientamento. Inoltre con la paura del contagio più o meno sullo sfondo, può essere aumentato il senso di allarme per la percezione di essere passati da «spazio vuoto a spazio pieno»

◦ L’isolamento e il rintanarsi dentro casa come spazio protetto, ha portato alcune persone a percepire il mondo fuori casa come potenzialmente pericoloso, che si manifesta con la paura ad uscire di casa.

(36)

Introduzione cont.

Chi non ha ricevuto supporto in fase 1, può presentare:

◦ sintomi da stress post traumatico

◦ sintomi legati al disturbo di adattamento

◦ sintomi di derealizzazione

◦ E altri sintomi da stress

◦ Chi ha ricevuto supporto e imparato a regolarsi può percepire comunque disagio nella fase 2 ma con maggior senso di controllo.

◦ Ricordiamoci che stiamo ancora parlando di sintomi e non di disturbi.

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PER ORIENTARCI TRA I VARI SINTOMI

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(37)

Disturbo di

depersonalizzazione/

derealizzazione

A. La presenza di persistenti o ricorrenti esperienze di depersonalizzazione, derealizzazione o entrambe.

1. Depersonalizzazione. Esperienza ricorrente o persistente di sentirsi un osservatore dei propri processi mentali o corporei.

2. Derealizzazione. Esperienze di irrealtà o distacco rispetto l’ambiente circostante (persone, oggetti vengono percepiti come irreali, nebbiosi, deformati).

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B. Durante le esperienze l’esame di realtà è integro c. I sintomi causano disagio significativo

D. Il disturbo non è attribuibile ad effetti di sostanze o altra condizione medica E. Il disturbo non è spiegato da schizofrenia, disturbo di panico, depressivo, da stress acuto, post traumatico o altro disturbo dissociativo.

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Disturbo Da Stress Acuto

A. Esposizione a morte effettiva o minacciata, danno serio, violenza sessuale in uno (o più) dei seguenti modi:

1. Sperimentare direttamente l’evento traumatico.

2. Assistere, di persona, a eventi mentre accadevano ad altri.

3. Apprendere che un evento traumatico è capitato a un membro stretto della famiglia o a un amico stretto. Nei casi di morte effettiva o minacciata di un membro della famiglia o di un amico, gli eventi devono essere stati violenti o accidentali.

4. Sperimentare un’esposizione ripetuta o estrema a dettagli avversi dell’evento traumatico (ad es. rispondere per primi raccogliendo resti umani; ufficiali di polizia esposti ripetutamente ai dettagli dell’abuso di un bambino).

Nota: ciò non si applica all’esposizione attraverso media elettronici, televisione, film, o figure, a meno che questa esposizione non sia correlata al lavoro.

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◦ B. Presenza di 9 o più dei seguenti sintomi da qualunque delle 5 categorie di intrusione, cattivo umore, dissociazione, elusione, e stimolazione, che hanno inizio o peggiorano dopo che si è verificato l’evento traumatico:

Sintomi di intrusione

1. Ricordi angosciosi dell’evento traumatico ricorrenti, involontari e inopportuni. Nota: nei bambini, può verificarsi un gioco ripetitivo in cui vengono manifestate le tematiche o gli aspetti dell’evento traumatico.

2. Ricorrenti sogni angoscianti in cui il contenuto e/o l’affetto del sogno sono correlati all’evento traumatico. Nota: nei bambini, potrebbero esserci sogni spaventosi senza un contenuto riconoscibile.

3. Reazioni dissociative (ad es. flashbacks) in cui il bambino si sente o agisce come se l’evento traumatico stesse accadendo di nuovo. (Tali reazioni potrebbero verificarsi lungo un continuum, con una completa perdita di

consapevolezza dell’ambiente presente come espressione più estrema). Nota: nei bambini, una ricostruzione specifica del trauma potrebbe verificarsi nel gioco.

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◦ 4. Malessere psicologico intenso o prolungato, o marcate reazioni fisiologiche in risposta a indizi interni o esterni che simboleggiano o assomigliano ad un aspetto dell’evento traumatico.

Umore negativo

5. Persistente incapacità di provare emozioni positive (ad es. incapacità di provare felicità, soddisfazione, o sentimenti d’amore).

Sintomi dissociativi

6. Un senso alterato di realtà di ciò che ci circonda o di se stessi (ad es. vedere se stessi da un’altra prospettiva, essere confusi, il tempo che rallenta).

7. Incapacità di ricordare un aspetto importante dell’evento traumatico (dovuto tipicamente ad amnesia dissociativa e non ad altri fattori come una ferita alla testa, alcol, o droghe).

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◦ Sintomi di elusione

8. Tentativi di evitare ricordi, pensieri o sentimenti angoscianti circa l’evento traumatico o strettamente associati ad esso.

9. Tentativi di evitare sollecitazioni esterne (persone, posti, conversazioni, attività, oggetti, situazioni) che fanno sorgere ricordi, pensieri, o sensazioni angoscianti circa l’evento traumatico o strettamente associati ad esso.

Sintomi di stimolazione (arousal)

10. Disturbo del sonno (ad es. difficoltà nell’addormentarsi o nel rimanere addormentati, sonno agitato).

11. Comportamento irritabile e scoppi d’ira (con poca o nulla provocazione), manifestati tipicamente come aggressione verbale o fisica verso persone o oggetti.

12. Ipervigilanza.

13. Problemi di concentrazione.

14. Risposta di allarme esagerata.

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C. La durata del disturbo (sintomi nel Criterio B) è da 3 giorni fino a 1 mese dopo l’esposizione al trauma.

Nota: i sintomi di solito iniziano immediatamente dopo il trauma, ma è necessaria la persistenza per almeno 3 giorni e fino a 1 mese per incontrare i criteri del disturbo.

D. Il disturbo causa un malessere clinicamente significativo o un handicap nell’area sociale, professionale, o in altre importanti aree di funzionamento.

E. Il disturbo non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (ad es. farmaci o alcol) o a un’altra condizione medica (ad es. una lieve ferita traumatica al cervello) e non è spiegato meglio da un breve disturbo psicotico.

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Disturbo dell’Adattamento

A. Lo sviluppo di sintomi emotivi o comportamentali in risposta ad agenti di stress identificabili che si verificano entro 3 mesi dall’inizio degli agenti stressanti.

B. Questi sintomi o comportamenti sono clinicamente significativi, come evidenziato da uno o entrambi dei seguenti:

1. Un malessere marcato che è fuori proporzione rispetto alla serietà o intensità dell’agente stressante, prendendo in considerazione il contesto esterno e i fattori culturali che potrebbero influenzare la gravità e la presentazione del sintomo.

2. Handicap significativo nell’area sociale, professionale, e in altre importanti aree di funzionamento.

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C. Il disturbo correlato allo stress non incontra i criteri per un altro disturbo mentale e non è soltanto un’esacerbazione di un disturbo mentale preesistente.

D. I sintomi non rappresentano un normale lutto.

E. Una volta che l’agente stressante o le sue conseguenze sono terminati, i sintomi non persistono per più di altri 6 mesi.

Specificare se:

309.0 (F43.21) con umore depresso: sono predominanti umore basso, tristezza, o sensazioni di disperazione.

309.24 (F43.22) con ansia: sono predominanti irrequietezza, preoccupazione, nervosismo, o ansia da separazione.

309.28 (F43.23) con ansia unita a umore depresso: è predominante una combinazione di depressione e ansia.

309.3 (F43.24) con disturbo di condotta: è predominante il disturbo di condotta.

309.4 (F43.25) con disturbo delle emozioni unito a disturbo della condotta: sono predominanti sia i sintomi emotivi (ad es. depressione, ansia) sia un disturbo di condotta.

309.9 (F43.20) imprecisato: per le reazioni mal adattive che non sono classificabili come uno dei sottotipi specifici del disturbo dell’attaccamento.

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Come intervenire

◦ Fare una nuova psicoeducazione tenendo a mente le slides precedenti (introduzione usata per fare

psicoeducazione), per «normalizzare» le risposte in questa situazione anomala.

◦ Individuare le risposte soggettive di attivazione generica e stabilizzarle.

◦ Andare più nello specifico delle risposte emozionali dis- regolate, ad esempio rabbia, paura, ma anche disorientamento e stabilizzarle in modo più mirato.

◦ Usare sempre le risorse per concludere l’intervento di

stabilizzazione.

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Livelli di intervento

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Nuova psicoeducazione

Interventi di regolazione

generici e/o mirati Risorse

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Psicoeducazione

◦ Riprendere i temi scritti nell’introduzione.

◦ Sappiamo che le persone hanno bisogno di informazioni per percepire un maggior senso di controllo che in una situazione come questa si è perso.

◦ E inoltre anticipare ai pazienti e raccontare le risposte più comuni in questa situazione, gli fornisce una sensazione di maggiore «normalità» e non percepirsi come unici e strani.

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(43)

Approfondimento post psicoeducazione

◦ Lei come si sente in questo momento, si ritrova in quello che le sto dicendo?

◦ Quale è la sua esperienza?

◦ Me la può descrivere meglio?

◦ Sapere che quello che prova è condiviso anche da altre persone come la fa sentire?

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Compito del terapeuta nella narrazione

◦ Monitorare la risposta del sistema nervoso durante la narrazione.

◦ «Vedo che c’è agitazione mentre mi racconta questo, c’è della tensione, le sue spalle si afflosciano etc

◦ Se paziente noto, e siamo già intervenuti con gli esercizi di regolazione, possiamo chiedere se ha continuato a farli, possiamo iniziare riprendendo gli esercizi generici sull’attivazione (slides successiva) e poi poter approfondire le emozioni nel corpo e regolarle (vedi dopo).

◦ Se paziente nuovo comunque partiamo dal generale per andare al particolare, perché partire direttamente può essere troppo attivante. Quindi andiamo per gradi.

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Risorse somatiche per la Regolazione del Sistema Nervoso Autonomo

Iperattivazione

◦ Orientamento (3 oggetti, 3 colori)

◦ Aprire e abbassare le spalle, diminuire la tensione alle spalle, contrarre per 3 secondi e rilasciare

◦ Rallentare la respirazione, inspirate per 3 secondi e espirate come per sgonfiare i polmoni

◦ Sentire il sostegno della colonna vertebrale

◦ Sentire di poter cedere alla gravità, sentire le parti del corpo che vanno verso il basso

◦ Rilassare i glutei e la zona perianale

◦ Sentire i piedi poggiati sul pavimento

Ipoattivazione

◦ Orientamento (3 oggetti, 3 colori)

◦ Aprire le spalle e aumentare leggermente la tensione nei vari distretti corporei (contrarre contando fino a 5 e lasciare)

◦ Aumentare la respirazione, inspirare contando fino a 5 e buttate fuori l’aria più velocemente.

◦ Raddrizzare le spalle, sentire l’allineamento della colonna

◦ Piccoli movimenti sulla sedia

◦ Pressione delle mani sulle gambe, sui braccioli

◦ Sentire i piedi sul pavimento, spingendo sul pavimento

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Interventi sul disorientamento

◦ Se in precedenza (vedi slides La stabilizzazione come intervento preventivo precoce), abbiamo fatto gli esercizi di orientamento dentro casa, in questa fase li adatteremo all’esterno di casa.

1. Possiamo farci descrivere dal paziente in quale momento percepisce questo senso di irrealtà, disorientamento.

◦ Appena esce da casa?

◦ Quando è in macchina?

◦ Durante il tragitto verso il luogo dove deve andare?

◦ Nel luogo di lavoro?

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Interventi sul disorientamento

◦ 2. Dopo aver identificato il «posto», noi osserveremo l’attivazione mentre ce lo racconta e useremo sempre in tutti gli interventi la duplice consapevolezza» mentre mi descrivi … il tuo respiro è più affannato… etc. oppure il tuo sguardo è meno presente… tu cosa noti nel corpo?»

◦ Se già descrivendoci queste sensazioni di disorientamento noi vediamo il paziente poco presente, faremo gli esercizi di orientamento, ad esempio «Adesso vorrei che ti guardassi intorno, cosa vedi? Vedi i colori? Le scritte? Vedi qualche oggetto in particolare? Senti dei rumori nella stanza? Fuori dalla stanza? Hai qualche sapore in bocca? Che tipo di sapore è? Senti i tuoi vestiti sulla pelle? Le scarpe? Puoi toccarti il braccio? Lo senti?»

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Interventi sul disorientamento

3. A questo punto ripercorriamo mentalmente insieme al paziente la strada cercando punti di riferimento, palazzi, bar conosciuti, cartelloni pubblicitari, colori, scritte, così come abbiamo fatto facendolo orientare nella sua stanza.

Lo stesso anche se si tratta dell’ufficio. Ci facciamo descrivere dal paziente cosa vede nella sua mente se pensa a quel luogo e prendiamo punti di riferimento.

Ogni punto di riferimento identificato lo ancoriamo somaticamente «cosa noti nel corpo se pensi a quel cartellone, a quel bar etc., stai in contatto con questa sensazione, come ti fa sentire? Adesso prendiamo un altro punto di riferimento, cosa noti nel corpo? » stiamo ancorando per ridare un senso di calma interna e rispristinando l’orientamento. Più punti di riferimento prendiamo più ampliamo l’esperienza di presenza.

(46)

Interventi sulla rabbia

◦ Possiamo chiedere al paziente dove sente nel corpo la rabbia e lavorare per diminuire la tensione muscolare nelle zone di tensione contemporaneamente al respiro(mascella, pugni, addome contratto, respiro corto mentre espira

«gonfiando un palloncino»). Dobbiamo ridurre la tensione muscolare.

◦ »In quale parte del corpo provi rabbia? Esplora la sensazione nel corpo, potresti essere tentato di provare a respingerla, invece osserva come il tuo corpo risponde alla rabbia in questo momento. La sensazione aumenta o diminuisce di intensità quando la noti? Cambia o si sposta? Ha una qualità di calore o freschezza? E’ una sensazione fisica che conosci. C’è una parte del corpo dove senti più tensione? Esploriamo cosa accade se aumentiamo e diminuiamo la tensione in questa zona mentre fai lunghe espirazioni.»

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Costruire un profilo della rabbia

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Possiamo costruire con il paziente un profilo della rabbia per aiutarlo ad individuare i marcatori somatici e regolarne l’intensità.

Possiamo fare vedere dei grafici esempio (slides successive)

Valutiamo l’andamento generale:

• Insorgenza: quanto tempo impieghi ad arrabbiarti?

• Intensità: quanto è intensa la tua rabbia?

• Recupero: quanto tempo impieghi per superarla?

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Grafico completo

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Livello di intensità

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Quanto dura?

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Il proprio profilo della rabbia

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Quanto tempo impieghi ad arrabiarti e cosa accade nel corpo, prova a descrivere i segnali che ti sembra di riconoscere.

Quanto è intensa l’emozione che provi e da cosa te ne accorgi?

Quanto tempo ci impieghi per superarla e

cosa fai?

(49)

Profilo della rabbia: proviamo a costruirlo con le informazioni che sappiamo

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Domande di approfondimento sul grafico

Guardando il tuo grafico:

Che cosa noti?

C’è qualcosa di cui non eri consapevole?

Quale fase del tuo ciclo della rabbia è più difficile per te da gestire?

Cosa pensi che potresti fare di diverso per

interrompere questo ciclo?

(50)

Interventi sulla paura

◦ Possiamo costruire anche un profilo della paura, per aiutare a studiare la propria risposta, il tempo e cosa la persona mette in atto per gestirla.

◦ Imparare a riconoscere i marcatori somatici della paura in fase iniziale permette alla persona di regolarsi senza arrivare al picco.

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Grafico della paura

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Livello di intensità

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Quanto dura?

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Profilo della paura: proviamo a costruirlo con le informazioni che sappiamo

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I 3 volti della paura

◦ Risposta di fuga: agitazione, difficoltà a stare fermi, respiro accelerato, pensiero disorganizzato. Con questa risposta potremo usare gli esercizi sull’iperattivazione così come elencati. Calmiamo il sistema agitato.

◦ Risposta di freezing: tendenza alla rigidità e immobilizzazione, respiro corto, trattenuto. Corpo rigido che trattiene alta carica di attivazione. Con questa risposta useremo gli esercizi di iperattivazione ma molta lentezza, ad esempio, apri leggermente le spalle, e butta fuori l’aria come per gonfiare un palloncino, cosa noti. Aumenta ancora l’apertura delle spalle e soffia il palloncino, via via fino all’apertura delle spalle.

◦ Invitare a fare piccoli movimenti negli arti e sulla sedia, per smobilitare la tendenza all’immobilizzazione.

◦ Risposta da morte simulata: con questa risposta alla paura si useranno gli esercizi di ipoattivazione visti in precedenza.

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Interventi sulle altre emozioni

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Inquadriamo e lavoriamo su tutte le emozioni che emergono quando sono dis-regolate.

Chiediamo dove la sente nel corpo unendolo ai nostri ricalchi verbali di contatto

Regoliamo l’attivazione che vediamo iper o ipo

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IL LAVORO SULLE RISORSE

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Dalle risorse alla

compassione di sè

◦ Concludiamo il nostro intervento lavorando sulle risorse, possiamo usare gli esercizi proposti in fase 1 (slides: la stabilizzazione come intervento precoce preventivo) , e/o lavorare per far emergere un atteggiamento benevolo e compassionevole nei confronti dell’atteggiamento critico nella percezione della vulnerabilità, impotenza, e qualsiasi percezione faccia sentire la persona a disagio.

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Psicoeducazione alla compassione di sè

◦ «Un’esperienza come quella del COVID, ci ha fatto sentire, vulnerabili, senza controllo, le emozioni sono state tante, paura, rabbia, vergogna, e possiamo non essere contenti di come lo abbiamo vissuta. La compassione è il coraggio di permetterci di essere aperti ad accogliere le esperienze difficili, riconoscendo che è proprio questa apertura che ci consente di connetterci autenticamente agli altri. La connessione autentica viene solo dal riconoscere che tutti noi condividiamo la vulnerabilità, e mai come nel Covid, abbiamo condiviso questa esperienza, perché tutti si sono sentiti così ognuno a modo suo. Adesso faremo un esercizio per accogliere il senso di vulnerabilità (o impotenza, mancanza di controllo o qualsiasi sensazione di disagio percepita) percepito con benevolenza e non con critiche e giudizio»

◦ (Cullen, Brito Pons, 2015, riadattato da Puliatti 2020).

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Esercizio 1: sviluppare benevolenza e compassione verso se stessi

(Cullen, Brito Pons, 2015, riadattato da Puliatti, 2020)

◦ Mettiti in una posizione comoda e inspira ed espira profondamente alcune volte.

◦ Pensa alla situazione che stai vivendo, era qualcosa che non ti aspettavi, qualcosa a cui non eri pronto, e avendo avuto difficoltà di gestione hai criticato te stesso… e nota cosa accade nel corpo in questo momento, nota se emergono tensioni, se ci sono parti che si afflosciano, prenditi un momento per sentire tutto ciò che emerge nel corpo in relazione a questo evento. Se senti tensione, agitazione nel corpo, fai inspirazioni brevi e butta fuori ‘aria come se dovessi gonfiare un palloncino. Se senti il tuo corpo afflosciarsi, fai inspirazioni più lunghe e butta fuori l’aria velocemente come per soffiare su una candela.

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Esercizio cont.

◦ Adesso appoggia una mano sul petto, senti il petto espandersi e rilassarsi ad ogni ciclo di respiro, senti il tocco della mano come un tocco amorevole e senza giudizio nei tuoi confronti, senti di poterti trattare con amore e compassione, con benevolenza.

◦ Rimani in contatto con la sensazione della mano, osserva cosa accade dentro di te, come risponde il tuo corpo.

◦ Per un momento, immagina che tutte le persone in tutto il pianeta stanno attraversando una situazione simile, riconoscendo che la tua sofferenza non ti isola ma in realtà ti connette con molti altri esseri umani e nota cosa accade nel corpo se pensi questo.

◦ Se rimani in contatto con questi pensieri e le sensazioni corporee c’è un’emozione che emerge? E nota cosa accade nel corpo in contatto che sei parte di qualcosa di più ampio e non sei solo, che la tua vulnerabilità di avvicina agli altri e non ti allontana.

Se rimani in contatto con le sensazioni, i pensieri e le emozione, c’è un nuovo pensiero più benevolo che emerge verso di te, e magari anche verso chi ti è intorno nella tua vita? Senti come si esprime nel corpo in questo momento.

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Esercizio 2: evocare sensazioni piacevoli

(Cullen, Brito Pons, 2015, riadattato da Puliatti, 2020)

◦ «Scegli una posizione comoda da seduto. Fai tre respiri profondi, rilassando delicatamente il tuo corpo sentendo l’appoggio del corpo alla sedia. Ti viene in mente l'immagine di qualcuno o qualcosa che ti fa sorridere naturalmente.

Potrebbe essere una persona - come un bambino a te caro, un buon amico potrebbe anche essere un animale., o una situazione che ti è accaduta. Qualsiasi persona, animale, situazione che ti faccia sentire in contatto con una sensazione di morbidezza, che ti suscita un sorriso, va bene. Prendi l’immagine di quello che hai scelto e osserva il maggior numero di dettagli possibili, cosa accade nel corpo mentre osservi i dettagli di questa persona o di questa esperienza? Rimani in contatto con le sensazioni corporee. Hai sperimentato cambiamenti nelle tue sensazioni corporee? Descrivi qualsiasi cambiamento che hai notato in qualsiasi parte del tuo corpo. C’è qualcosa che ti piace di quello che senti nel corpo?»

Materiale non fotocopiabile proprietà riservata Puliatti 2020 -©

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DALLA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA ALLA

PSICOTRAUMATOLOGIA

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