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4
DEL
RISPETTO DOVUTO
*• *
ALLE
POTENZE SOVRANE. »
S E R M O N E
t
È
CON NOTE ILLUSTRATO
'
/ D E l
P.M.
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F.
VINCENZO GREGORIO LAVAZZOLt
*«
dell'Ordine
de’Predicatori
• VTERZA EDIZIONE
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”*f *»« » «r*
V
NAPOLI MDCCXCIV.
Presso
Raffaele Porcelli
Negoziante diLibri 9 Stampatore della R. Accademia Militare>e dei Regio Officio delle Poste• Con Licenza de Superiori.
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IPixit
Htém
Paulus : nesciebam \ fratres9 quìa Princcps est 'Sacerdotum Scriptum est enìm :*
Principum populi tui non maledices• Acflor»Apostol* cap.
XXI U«
v. 5.f
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*
RAFFAELE PORCELLI
A CHI LEGGE
.29A-
C
*Om
arida Iddìo il rispetto alle PotenzeSovranett
inculcano i Padri , * /o persuade la sana ragio- ne0Tutto
in vero nel suo seno racchiude quelPo-
poloy che al Sovrano ubbidisce : Religione, belle urti y e scienze, agricoltura, e comtnerzio; ma.
tessala a capi
f
ubbidienza , ecco tutto in rovincty tutto posto in soqquadro il buon ordine delle cosem©; dò
ne abbiamo nellaStoria luminosi gliesem- pj y e sotto gli occhi si presenta ora ilfunesto'spettacolo di una delle più culte
, e rinomate
Na-
zioni di
Europa
. Finché questa ebbe già pe* suoi Irle il dovuto rispetto,fiorì e per le arti, eper le\scienze ; acquistò
nome
non che nelle vicine , chefielle rimote Contrade, e ne fu
Donna
, e JReina:tona appena questo mancato , calpestandosi i sacri diritti del Sacerdozio, e del Principato} si vede fin da fondamenti infelicemente sconvolta • Un. se- dizioso spirito di libertà , ed eguaglianza ne so- no
f
infelice cagione*E
pure piacesse al Cielo,chequesto quivi solo arrestasse il
cammino
! Si vede tuttaviay serpeggiando y insinuarsi tra noi•
Dee
perciò il Cristiano9 e buon Cittadino , giusta le sue forze, arrestarne i progressi ; e veggo gii ciascuno accinto a porgere a tanto male pronto
9
td
efficace rimedio•Ma
che altro dame
attender te poteva se non una ristampa di qualche dottaP
r°r1
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)
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produzione da opporsi sii scioperati opuscoli che girano per
P Europa
?Stimai adunque
,dopo cfaver pubblicato collemie
\stampe le due dotte
Omelie
del celebre Vesco- *vo
diParma Monsignor Turchi
sulla Liberta Cristiana, e l’Eguaglianza Evangelica di dare anche al pubblico la terza edizione di questo bre- ve, e serio sermone , del quale, per essere stato benignamente accolto da tutti
,non si trovavan pià sofie delle due antecedenti edizioni• ,
Quindi ho impegnato il dotto , e pio Autore a ritoccarlo, e farci delle nuove note
, per cui spero che meriti maggiormente il gradimento del pub- blico,tantopiu
,che
m
impegno a somministrarne a chicchessia senza interesse, pago essendo di.a- dempire per quanto
mi
è possibile coll1 Autore al dovere di buon Cristiano , e Cittadino , e di cor- rispondere alle gloriose mire del nostro grazioso Sovrano } che ilcomun
bene riguardano •DigitizedbyGoogle
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*+
I
l-
J A mancanza
di sommissione allePotenze Sovrane
, ella è stata in tutt’i tempi Yorigine principale delle turbolenze, cosi nella Chiesa,
come
nello Stato avvenute; in cui percomu- ne
sventura» sonosempre
stati alcuni di que- gli spiriti 9 che giusta 1’ ApostoloGiuda
(i) , disprezzano la dominazione , e bestemmiano laMaestà
(A),Questa
loro strana condotta pro- cede dal considerar nellapersona di chi ci go-verna un
puro , e sempliceuomo
, che credo-no
dall’ ambizione , dal favore, dal caso,o
dalla fortuna sopra gli altri innalzato.
La no-
stra Religion Cristiana però ce
ne
dkben
di- versaT
idea• Ella c’insegna, che la sola
Di-
vina
Provvidenza»
enon
il caso, il qualeè
A un
(i)
E
pisi. canonie. cap. 1. v. 8.^A)
A
coftoro, dice S. Tomraafo, che solet esse irave dominium
, non minus Regum , qtsamTy
ranno- rum, perchè in fentenza di Salomone : dissipai impios Resi sapiens.*DigitizedbyGoogle
\
un
nulla, regola, e dispone tutto ciò, che s!
fa sopra la
Terra
; che ogni Potenza derivadall’ alto, e che il resistere alle Potenze
, è
un
andar contro all’ ordine daDio
stabilito (B)• Verità preziosa, da per se sola capace di efficacemente reprimere lo spirito di ribellione,'
, ir di
• . / •
(B) Quindi S.
Tommafo
fcrifle, che chi fi opponeal e Potenze Sovrane , fi oppone ai comandamento di Dio; e che non eflendo lecito di refifiere all’ordine da Dio fiabilito, non fi pub in conseguenza refifiere, alla potenza Secolare, Soggiugne, che l' origine Divina della Superiorità fia la bafe, ed il fondamento della obbliga- zione,che abbiamo di venerarla, ed.ubbidirla non fo»
lamentt perché colla fpada al fianco fi fa temere , e ri- fpertare ;
ma
anche perché a noi fi prefenta con un ca- rattere aflai proprio. , per conciliarli il nofiro amore; at- tefo che da Dio ci viene, comeP
infegna S. Paolo.Ve- diU
Verità vendicata .in favore di S. Tommaso daiS
. Dottore stesso, fiampata nelle Inquietudini de’Ge~suiti pag. 13, tom. IL Napoli 1764. Efiodo
, anticoifii-
mo
Poeta Greco, noi poteva più chiaramente efprimere, che co’feguenti due belliflìmi verfi ;*
- * •
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ùnx#yctp fican\vut txtfpon?9 ifruc* \ttoic^XmTr^opiiyota ctyopÙQi> (JLirctrpoTtt Ipy* ntevai• cio^:
Hac una Reges
SAPIENTI LEGE CREANTUR
;Dicere jus Popuìis , injustaque tollerefaóla•
Vedi Eineccio dejur. nat. lib% IL cap. £. nella not. al
§. ijé. S. Paolo poi-ci fa fapere, che non estpotestàj,
-misi a Deo,eh’ quell’ infegnamento appunto , di
, cui
fi fa ampia menzione nella Verità vendicata fra le cita- te Inquietud. de* Ges. pag. ji. Ed egli è tanto vero ,
che nella, perfona de’Re fi dee rispettare .lo fleflo Dio , dal quale riconofcono la loro autorità i che.io rinvengo nel
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1
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*•
* a*
ài soffocare ogni' susurro ,\. e di tenere i po- poli alla ubbidienza soggetti ! Ciascun di noi
adunque vedendo
lo Stato esteriore che ci cir- conda , ..cioè i capi; della Religione e della,
Maestà
Reale,, dica fra se,.": Cujus est imago, ktc, et superscript io (2)? Ascolti quindi il
Van-
gelo, ed impari daGesù
Cristo di dure a Ce- sare, ciocck e di Cesare, e a
Dio
quel che a. Dio.appartiene, (3).,
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:
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.
Allora che i Ministri della Divina parola, in questo
Regno
si trovano in dovere di pre- dicare il rispetto, e l'ubbidienza, eh’èdovu-
ta al
Sovrano, hanno
il vantaggio, e la con-.,stazione
di parlare adun
Popolo, il quale
e
pel suo, zelo, e pelsuo tenero,affetto verso»;.
persone de suoi.
Re
si è in ognitempo
singolarmente distinto. .Anche
quando, la disgrazia, detempi
,ed i bisogni dello Statohanno
obbligata laMaestà
del Principe a do-mandar
l’accrescimento delleimposte,
l’ab-'t mentico in certo
modo
A *
-, • , di«
« . » , 1
nd
Uè. 1. de' Re cap. ». che alfora.quando il Profeta Samuele fi doleva con Dio della ingratitudine degl’Ifrae-' liti , difgurtatidel fuo governo Dio gli rilpofe :Non
te abjecerunt
, sed
me
, „e regnem super eos.•Derivando adunque 1 autorità de’Principi.immediatamente da Dio1
a f,
“Puntato.
Do,tor S.Tommalb
, dietro le trac!ce dell ApoftoloS. Paolo, raccomanda a’fudditi tre co.
fe :
COM
ubbidienza, il rispetto,., e la semplicità del cuore Comment rn Paul. XIII. ad Rom, sebi. 1. tire.-
(2) Mattb. XXlle, Ve 2#.
(3)
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, ,
dì sua indigenza, compassionar colui
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che aduna voce
eglichiama
il suo grazioso Sovra-? ino
: della cui persona se egli ragiona, lo facon
espressioni degne diun
affettuoso figlio verso il migliore de1Padri. Se oggiadunque
gliene parlo io stesso, noi fo già per ispirar- gli quei sentimenti , che nel cuor diognuno ha
la natura scolpiti ;ma
solo per insegnare à serbar questi immacolati f la persona del.
Principe ,
come* V immagine
della. Divinità ,riguardando; di quella Potenza
Suprema
, cui tutto 1’Universo è soggetto ; di quellaProv-
videnza Universale, che veglia a tutto ,ed
a1 bisogni di tutte le sue creatureprovvede
;e
di quella Giustizia immutabile, che tratta cia- scuno giusta i suoi meriti9 ricompensa i buo- ni, ed i cattivi punisce«
11
Re,
dice l’Apostolo S.Paolo,
è ilMi*
nistro di
Dio
, eh* egli ha vestito della sua autorità; autorità, per conseguenza Sovrana, e indipendente dal Popolo , che gli è sottomesso2autorità , di cui
può
bensì ilRe
aqualcuna
dei suoi sudditi comunicareuna
parte ,la pie- nezzasempre
inLui
restando,come
nella sorgente,donde
ella deriva» In quella guisa appunto, che il solecomunica
la propria lu- ce, senza che nullane
perda; così il Creato- recomunica
alle sue creature parte della pro- pria potenza, benché essa in JLu* tutta interarimanga.
'] ,Infatti da che
mai
procede quel profondort-
»
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rispetto f die ambiatilo pe’ Ministri di Stato , per gli Officiali di Giustizia, pe’
Comandanti
delle armate , e per tutte le Personev che il
Sovrano
impiega ne’ diversi dipartimenti .delgoverno
, di cui è egli il solo<capo,
e Signo- rei cujus est imago hétcì Deriva dal riconosce- re in essif
autorità , che il Principe ha lor confidata; che lor conserva ,o
toglie* giusta lo spirito di consiglio , di giustizia ,
e
di ra- gione , eh’è il carattere proprio della sua So*vrana potenza (C):, proviene , perchè pii
uni sono come
la bocca delMonarca
che giudica; que’come
il braccio,delRe
, che combatte;
questi
come
gli occhi delSovrano,
cheve-
glia; proviene in
somma
dal riconoscere,che facciamo
nello stessoMonarca
il Ministro,'c
l’
immagine
di quelDio
,che serviamo
(D)•À
iDo
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(C)
Con
ragion* dunque Pirro chiamò il SanatoRomano
adunanza di Re, coma fi legge pretto T/>,”IlV* Hist, Rom. lib. IX, e, 17.
(D) Ne’
Re
adunque bifbgna ficonofcere la Divina Potenza, a 1’Immagine di Dio,dft cui immcdiàraftient#derivano; e ne’
Mi
niftri de’Re bifògna riCoriofcere la fuprema autorità Reale, da cui vengono creati, ed elee*
ti. Per la qual cofa è chiaro, che l’ubbidienzaal Prin- cipe, ed a’ Tuoi Miniftri t di Diritto Divino . Tanto
infatti tnfesna S. Paolo, * dietro ledi luitracceS.Tom*
Itiafo. Vedi Coment, in Cap. ij. ad
Rom
.teS. t. Or.*Egli altrove ci fa fapere, che per la parola diPrincipe
o
di Potenza , non folamentefi dee intendere il Sovra- no ,ma
anche i Tuoi Miniftri, ed Oftìziali; a cui vuo- le Dio. che filmo foggettii Comment. in cap. 6,ad
Ipku. ‘
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I*
Da
lui solo ha ilRe
ricevuto il suo' tarata tere , e potere: quindi è , che a lui solo dee render conto dèli' uso , che fa dell’autorità Reale, perchè aDio
solo prestò Egli il giu~ramento
,quando
fu alTrono
innalzato.Dun- que
ilVangelo
sólo si è il Giudicetra ilRe
ted il suo Popolo.
Voi dunque, o
Santa Reli- gione , "sieteveramente
collocata tra noi, e
r Augusto Monarca,
che cigoverna. Voi
sie- te effettivamente presso diLui
la nostraMe-
diatrice, ed
Avvocata. Voi
stampaste nel suo cuore fin da’ teneri suoi anni , eVoi
conser- vate , e proteggete in quell’ànimo-Reale
la Hu- berta , gl’interessi, e i dritti dellaNazione,
che ha la felicita di èssergli suddita•Voi
,o
ReligioneDivina
, siete infatti la custode del sagrolegame
, che noi aLui
stringe , ed uni- sce.Voi
finalmente, assicurando alRe
la fé*delta , 1 ubbidienza
,
1’
amor
del suoPopolo
;
assicurate questo della di
Lui
Saviezza, e Giustizia, della
Moderazione,
e Bontày che 10 rendono caro , e lo ligano si teneramente alla sua sagra Persona.rOh
quantobene
sonoaffidati gl’interessi di questo
Popolo
nellema-
ni di
un Re
, che /crede aGesù
Cristo , éd11 suo Santo
Vangelo
professa ! Coprite ,o Grande
Iddio, col vostro scudo quella prezio- saCorona
, la quale da altrinon dipendendo
, che daVoi
, la nostra sicurezza , e la gloria delMonarca forma
, ecompone
•Ma
qual. debb’essere la nostra gratitudines .
per
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s
29 &
\
per la beneficenza di questa Reale Autorità , e pe’ vantaggi > che sottOv
V ombra
del suo alto potere noigodiamo
? Per questo, e quel- la i Ministri della Religione esercitano in pa- ce le sagre funzioni del Sacerdozio , ed i' di- ritti che gli sono congiunti » Egli protegge la Chiesa di
Gesù
Cristo contra gli sforzi dell’eresia;contfa gli attentati di quegli spiriti ru- belli
,che sdegnano di abbassare la superba lor fronte allo splendor della
Fede
,che gli abba- glia ; e che disubbidienti e protervi per siste-ma
, si sforzano di abbattere\
e di distrugge- re quantoV ha
di più santo , e di più sagro sopra laTerra
. SottoV ombra
, e per la be- nificenza dell1
Autorità
Reale
riposano iFede-
li con fiducia sotto padiglioni di Giacobbe , « nelle tende <CIsraello.
Come
già quel Cherubi-no armato
di folgoreggiante spada , che Iddioaveva
collocato nella entrata del Paradiso ter- restre; così ilRe
custodisce la porta delSan-
tuario ; ed i Dispensatori de’ sagri misteri con- tra le insidie de’bestemmiatori , e degli einpjprotegge , e difende (E). «r
A4
Della(E) QuefU\. t gli altri tiel feguente dinotati,, fono gli effètti della Autorità Realti i quali,poiché il
comun bene , ed il pubblico vantaggio riguardano, non poffono, fé non da quella derivare; giacché la cura del
comun bene é al folo Principe commetta: Cura autem communi: boni commista est Principibus
, babentibus publicam au&oritateni
1 fon parole di S.
Tommafo
2.2. *4. a. 3. Quella appunto conlìffe nella difefa, e nella
*
1
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»
/Della
Maestà
Reale J* pieno ilTempio
della Giustizia.
Questa
presiede a tutti iTri-
bunali, e sì rispettabili gli rende. Ivi il prin- cipe nella persona de*suoi Ministri, scelti percompiere un
dovereveramente Reale
, e per
esercitare in suo
nome
la piu augusta delle sue funzioni , veglia sopra i diritti di ciascun Cittadino. Ivi è il protettor dellavedova,
ildifensore dell’orfano, ed>il padre del suo
Po-
polo. Vi giustifica l’innocente accusato a tor- to, vipunisce il reo, ed a ciascuno il suocom-
partisce , e concede •Se i nostri beni sonsalvi,
s'fe sicura la riputazione
,e la vita;se riposia-
mo
tranquillamente nel nostro letto , se sicurisiamo
viaggiatori , e Cittadini; di tali vantag- ginon siamo
noi al pubblico Ministero sola-mente
tenuti?Tutto
questo dal Principeema- na
, e deriva ; ed in ciò egli èVeramente
1*immagine
di quella *Provvidenza
universale, che veglia sopra ogni cosa , e che il tutto conserva, e meravigliosamente difende (F).Quindi
èben
facile ilcomprendere
, qual
debba
esserel’amore,
ed il rispetto di questanella Scurezza de* Vatìalli , petcui folo i Principi fon dati da Dio, come Io (ledo Santo Dottore infegna; e per ctìi 1’ Imperator Tiberio, prima di dar rettaagli em- pi adulatori, veniva continuamente da*medefìmi così ri- prefo: Audi ,
C
tesar in quo te reprebendimus omnes:impendis teipsum nòbis
; , Corpus tttum diurnit , ac ,
ito&urnis laboribus cùnficis. Trasm. /. 6. «pophtegm.
(F) Grozio, e Gronovioratfemigliano il Principe
*1
4
Nazione
verso la Reale Persona * Infatti ve-diamo,
cheDio medesimo aveva
present a lamaniera
di consegrare i capi del suo Popolo, che nella Sagfa Scrittura gli unti del Signoresi appellano .“Quindi viene la venerazione re- ligiosa , di cuP era'pieno
Davidde
per la per- . sona di Saulle;quantunque
daDio
riprovato, ed egli scelto in sua vece . Quindi lasom-
missione perfetta, che ilVangelo comanda,
e che , pagando il tributo a Cesare, volle Cri- sto
medesimo
^praticare ; benché nulla dovesse ad alcuno •Quinci
finalmente proviene , chei Cristiani de’primi secoli erano i piu fedeli sudditi degl’ Imperatori
,
quantunque
pagani, nemici , e persecutori della Cristiana Religio-ne
(G).Di
fattiun Re
,comunque
egli sia ,! idolatra, o cristiano, cattolico , o
no
, vizioso ;o dabbene,
nullamai
perde de’diritti, che ilReai
carattere glidà,
econcede,
per’essere' '
..
A
5 ubbi-l
*
\ , V
al padre di famiglia, clcrèdire, die come quelli dee proc*-
* curaie tutti i vantaggi di quei di Tua cafa
, e famiglia ; così il Principe dee proccurare il ripofo, la quiete , la tranquillità, ed i vantaggi de’ Tuoi VafTalIi . De Jur*
Bell. lìb.
he.
4.§
*(G) Noi , dice Tertulliano parlando a nome di tutti i CriftiaHÌ rteJPApologetico, veneriamo negl’ Impe- • ratori il giudizio di Dio
, il quale ha dato ad essi
3
/’impero delle nazioni. Ed in altro luogo ad Scapul.
Il Cristiano non è nemico di chicchessia , molto meno dell’ Imperatore
, perchè sapendo egli\che questi è nato costituito dal suo Dio, non può far a meno di amarlo, di riverirlo, ed onorarlo, e di.hiamargli salute.
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M
ubbidito da’suoi sudditi '(H) : a
verunò de
quali aifattonon
è permesso ammutinarsi' contro di lui,quando
anche si trattasse della propria sua vita (I);* .'
Che
(H) Per tralafciare altri éfempj S. Paolo pregava per Nerone, tutto che Imperatore gentile,e nimicodel- la Crittiana Religione. Ne' primi tempi della Ghiefa
Roma
pagana non ebbe migliori fudditi , nè più fedeli de’ Criftiani. Quelli più di ogni altro rendevano agl’im- peratori il dovuto onore, e foli con efattezza pagavanoi tributi, e le gabelle.
A
propostoTertulliano nellM/>#- logetico: Le gabelle renderanno,grazie à*Cristiani, t
quali pagano quel che debbono con la stessafede , con cut tiguardiamo di rubar
P
altrui.(I) II Re per la fuprema fua autorità non dee ef- fere fe non da Dio folo giudicato delle fueazioni• In- fegna elpreffamente l’Angelico Dottore , che Rex non habet hominem
, qui sua fatta dijudicet : nullus in ipsum potesljudicium condemnationisferre
, si contr/t legem agat. Ed altrove 1’ifletto.S./Dottore ne reca la ragione
, perchè -, die' egli
, Princeps dicitur esse solu - tus a lege.‘Quello però s’intende , quoad vim coatti-
vam
: giacché quoad vim direttivam legis , Princeps subditur Ugi'propria voiuntate . . . *&
debet volun•
tarius, non coattus
, legem imptere. I. Z. q. 96. a.5.
ad Quindi in ogni tempo fi è flimata cofa propria, e degna dello fplendore dell’ autorità Reale , confettarli il Principe foggetto alle leggi da per fe fletto , e difua fpontanea Volontà- To Io rinvengo in Una bellifTìma leg- ge degl’imperatori Teodolìo, e Valentiniano /. 4. Cod0
J
ustinian. de leg.&
const. le cui auree parole mi pia-ce di riportare: Digna vox est Majestate Regnantis ,
degibus all iguTttm. se Principem profferì . Et revera ma]us Imperio est submiilere legi^us
P
rincipatum. Delretto il Principe nel luo attbluro Real carartere
,ripiglia il S.Dottore nel luogo citato, est supra legem,inquan-
. tum
, •
3ùù.
\
t
é
15
•
Che
se i primitivi fedeli rispetto, ed ubbi-,
dienza prestavano agl
1
Imperatori pagani in tutto quello che al Vangelo
non
fosse contrae ' rio (K) con quanta, piu furte ragionedobbiamo
noi rispettare l’autorità delSovrano,
noi che per nostrabuona
venturaviviamo
inun Re- gno dove
i principi, per la Dio
mercè
, alla Religione Cattolica , ed ApostolicaRomana
^ ^ .A,
6
' sono.• /’ *
tum si expediensfuerit , potest legem mutare ,
&
inea dispensare, prò loco, Ò* tempore &c.: e 1* illefio
Dio allora gli ha aflbggettate le leggi , come con bellif- fjmo fentimento.lo efpreffe P lmperator Giustinianonel- x ia Nov. 105. cap.1. in fin. Cui (àiPrincipe) O*ipsas
Deus leges_ subjecit..
(K) Pietro, e Giovanni Àpoftoli «r chi lor vie- tava predicare, ed intignare nel nome di Gesù Cnflori- fpofero: Si justum est in conspeóiu Dei,vospotiusau- dire,
quam Deum
, judicate. AB, Ajost, iìf. 19. Il gran Velcovo , e Martire S, Policarpo perciò diceva :Abbiamo imparato a rendere alle podestà, ordinate da Dio quell* onoreXhe si conviene, e non si oppone alla nostra salute^ Di fatti ella è dottrina del rammentato Angelico Dottore, che debbano i Criftiani ubbidireai lo*
ro Sovrani
, benché infedeli , in tutto ciò, che quefU hanno autorità di. comandare; e quella obbligazione é così indispenfabile, che qualunque efenzione farebbe con- tra il precetto divino 2. 2. q, £9. art. 9. ad 1. Quindi
il medefnuo S. Dottore altrove dice
,che DispinBio(de*
Re
) fidelium&
infidelium, secundum seconsiderata, 730» tollit dominium infidelium, supra fideles.\ e la ra- gione egli medefimo ce Paddita un poco più avanti , di- cendo, che pus divinuni , quod est exgratin s non tot-
Ut pus h
umanum
, quod est ex naturali ratione. 2. 2.q. X. art. X.
&
qu. XII. art. 11. Ed altrove ihfidelitas,
Ó* dominium inter se non ripugnante 2. 2. q. 12. a. 2. -
Anzi •
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sono inalterabilmente attaccati ; e ne*propr
j
Stati curano , ed il rispetto
mantengono
alla 5. Sede , ed al Successor di Pietro dovuto ? (L) L’onoriadunque ognuno
, e l’onori nella persona di coloro che ne sostengono le .veci y e sono a parte dell’
immenso
peso che egli sostiene. • .*•
Essi in vero per noi travagliano
, e
quando
pur fossero tali,come
gli ha piu volte la ca- lunnia dipinti ,avremo
noi a dimenticare ì vantaggi che apportano allo Stato?E non
sa- peteVoi
; che chi governanon
a tutti egli’
. ; ; .
#
Pia- Anzi parlando egli di un Principe infedele chiaramente dice, che violerebbe il diritto divino chiunqueinrrapren- defle di allontanare i iudditi fedeli dalla ubbidienza do- vuta a’ loro Sovrani infedeli, quando ciò-,eh*etti doman- dano, non é contrario alla legge di Dio : Pertinet ad auElontatem Pnncipis judicare de subditis : est ergo centra jus diyinum probibere , quod ejus judìciò non stetur , si sit infidelis ; Comment. in Ep. ad Cor. cap.
6. feci. IX.
(L)/ Del noflro amabiliftimo Sovrano potrei ben io efclamare
, come di Teodosio il Qrande efclamò un Au-
tore :Virtus tua meruit Imperium: o come dille Plinio all*Imperator Trajanp : soli contigit tibi, ut PaterPa- tri* esse
s
: e quindi potrei anche ben dirgli, come ditte Cicerone a Celare ( nella Orazione prò Marcello ) :
Non cum sumrr\is viris tecomparo,sedsimillimumDeo
*•te judico. Sì , simillimum Deo , e con ragione: im- perciocché , come dille un giorno Antonino Imperatore a Faustina fua moglie; non enim quidquam est
, quod
lmperatorem melius commendet gentibus•, quam clemen- tia. Cesarem
Deum
facit.TaPé
appunto 1*ado- rabil caratteredel noftfpRe
Ferdinando IV», che Iddio confervi, e feliciti.,
I I
•\ I
30i
* .
* c
piace ?
Può un
giudiceambe
le parti contea*»tare , se a prò di
un
solo dee la di Ini sen- tenza cadere? Egli è poi , per così,dire,im-
possibile, che
non
solo i Ministri,ma
il Prin- cipe stesso possa far tutto il bene, cui è por- tato il suoanimo;
e quindi sarebbe strano ilpretendere , che siano tenuti a render ragione
e
di furto ilmale
, che accade, e di tutto il
bene
, chenon
avviene (M). Sì, rispetti ognu-no
, io diceva, tutte le persone , , che sono, alla testa del governo ;
.rammentando sempre
le parole del' Vangelo : cujus est imago luce , et superscript io*Di
chi £ questaimmagine, ed
iscrizione ?
E
che ilmancar
loro , èun man-
care allo stesso
Sovrano
: Rendete dunqueaCesa- re ciuccli t di Cesare , e neltempo
stesso ren- dete'a Dio quel eli è di Dio . Imperciocché se il temporale èsommamente
rispettabile ,va
del pari lo spirituale potere •II. Queste due Potenze, benché indipendenti
T
una dall’ altra, pur tra loro sonò sì stretta-
mente
congiunte, che l’una
è dell’altra base, e so- (M)Non
può alcuno de’ fudditt dolerfi di ciocchiil Principe opera, quando non ò il cuore del Principe che da fé s’inclina,
ma
1© inclina Dio co’ difegni della ftia provvidenza, e de’ Tuoi divini imperfcrutabili confi- gli. Lo leggiamo nelle facre carte ProverbiXXL
i.Cor Regis in
m*nu
Domini, quocunque voluerit , in-ehnahit illud.
E
quindi S- Pier Damiani ci eforta di pregare Dio , ut cor Regis qued in manu tenet, // no- bis saius est, in nostrani digneiurbenevolenti
am
incli- nare. Lib. I. epift. 4. ad Leon. IX.\
/
l
*
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j8
C sostegno (N) Il
Trono
e appoggiato sull*altare ,
come
l’altare si appoggia sulTrono
,
C tutto quel che tendesse a scuotere i fonda-
menti
della Religione, dovrebbe farcitemere
dello Stato la decadenza , e lamina
.Or
ifondamenti della nostra Religione su quel ca- rattere , e quell'autorità sono stabiliti , che Gesii Cristo
ha
conferito a’ Ministri della *sua Chiesa.Che
$e questo carattere si disprezzasse; se
a tale autorità si resistesse ; se si rigettassero le decisioni, che
emana
la Chiesa; se dalle di lei sentenze si proponesse ¥ appello se si schernisseroW le sue censure:> ' sesi volessero* Nbia- simare i di lei Ministri% che sarebbe di noi?
Che
avverrebbe, se chi dee ubbidire% volesse far da capo, emaestro?
Se le pecore s'innal- zasseronon
solo sopra i Pastori ,ma
volesse-ro
far Joro aspra , e sanguinosa battaglia? /Se si calpestassero le sacre leggi dèliaGerarcìm?
Se si rovesciasserotutte le regole della subor- dinazione, di
modo
che ciascunVescovo
fosse ilPapa
della propria Diocesi, ciascun Curatoil
Vescovo
della propria Parrocchia, e ciascun, fedele il Giudice dellapropria fede? Sarebbon- •, ; vi
n - » *
%
<
« * '(N) S. Tommaso. le chiama perfettamente indipen- denti, e Covrane, ciafcuna nella Tua jfera, E(T*hanno la
medeGin* origine didima
, perché derivano egualmente dalla divina potenza: potes:as spirituali s,
&
speculari*utracjue deducitur a potestatc Divina. Quindi l* una
, aulla può
, nè dee potere contro dell’altra
.
\ -
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<
542
.vi
dunque
altrettanti scismi, quanti son Preti:
tante Religioni quanto Parrocchie
; e tanti
,Vangeli
, quanti particolarj . -
A
un tale statonon siamo
ancor giunti',gra- zie alla infinita VostraBontà,
omio
Dio:ma
quello spirito d‘ indipendenza
, quel disprezzo della più sagra autorità,, che
Va
facendo ogni giorno nuovi progressi, non ci minacciano for- se maggiori disgrazie, e ruine?Dov’
è ornai quel tenero rispetto, di cui ogni fedele era già
un tempo
penetrato , per la persona delSommo
Pontefice, Padrecomune
de’Fedeli,e
, capo visibile della .Chiesi universale (0)?Do- ve
l’ inviolabile attaccamento alla ChiesaRo- mana, Madie
di tutte le Chiese,, e centroim-
mutabile dellaFede,
e della unità Cattolica!Non. vediamo
noi tuttodì semplici , e privati - fedeli insultare alla di lei autorità, ridersi de’suoi anatemi , chiama*
male
ciocche essa ap- pella bene,e smentirla in faccia del soie, che gli rischiara, dell’Universo,,che
glivede, e
di quelDio
,,che sente le lorobestemmie
,'e
la loro empietà soffre, e sostiene?
Con
quale indecenzanon
si parla oggidì de*Vescovi, che sono in luogo degli Apostoli,-.le •
colonne della Chiesa, i nostri Padri, è i
Giu-
'
dici nella Fede., e
come
la pupilla degli oc-' '
. • chi :
(O) Accefforio ed accidentale è nei Sommi Poti- N tefici il dominio temporale, nb a loro è dovuto , come
Vicarj di Crifto ;
ma
Phanno efTi acquiftato affai tempo dopo, e per le vicende de*tempi.t
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I I
VA
^• fc . ,
chi Hi
Gesù
Cristo?Quale
specie di fielenon
si vomita contro di essi? quali macchie
non
si ,tenta dimprimere al loro augusto carattere? in quinte maniere
non
si proccura divoffenderne lafama
, ed il decoro ?Non
v’ ha forsepure uno
scellerato, la cui espressacommissione
, ed unico oggettonon
sia di diffamare ilVe-
scovado , e la Santa Sede , con tutte quelle persone, che fan professione di esservi costan-temente
attaccate ; nè'vi èun
solo calunnia-, tore
infame,
il quale di nulla arrossisca,nè meno
della pazienza , con cui viene sofferto •Ma
, lasciate dabanda
tutte queste nefan- .dita, io
domando,
qual vantaggiopuò mai
ve- nire al Pubblico, o al privato dal disprezzo , che lo spirito di empietà si sforza d'ispirare a*fedeli contra i Ministri della Religione ? Se i
Popoli
non
fusser soggetti nè al Papa,
nè
a’Vescovi ; se i Curati
non
esigessero piunè
ubbidienza, nè rispetto da' lor Parrocchiani; la fedeltà’, la probità, la giustizia,, ilbuon
or- dine regnerebbero forse piu in ciascunaDio-
cesi ?
La
principal funzione del nostraMini-
steronon
è forse quella di esortar continua-mente
i Popoli alla pratica di tutte le virtù ,che fa Tonesto
uomo
, ilbuon
cittadino, edil suddito fedele forma, e
compone? Non
pre^dichiam noi la sommissione al
Re
, ed a tutte le persone, che le siie veci sostengono?Non
esortiamo noi i sudditi a pagar volonterosi le imposizioni, a
non
defraudare i diritti del Prin-cipe,
xi
. I
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/
iV
cipe, a tétner la giustizia,ed a rispettare chi al
buon governo
sovrasta ?Non
sono forse i Ministri della Chiesa quelli, che colle loroo
pubbliche,o
segrete istruzioni attendono in- cessantemente a reprimere tutti i vizj nella loro sorgente , amantener
quanto possono la pace, e labuona armonia
nelle famiglie , e per conseguenza nelle Parrocchie , nelle Pro- vincie, ed in tutto il
Regno? Dunque
iMi-
nistri della/Chiesa, ravvisati sotto
un
talpun-
to di veduta, son pure il corpo più necessa- rio, ed il più prezioso allo Stato (P)* l ,Ma
se si avvilisce il lor carattere presso tutto il Popolo $ se gli s’ insegna a sprezzare la loro autorità , ecco perduta la confidenza ne’ suoi Pastori ; il lor ministero infruttuosoed
inutile .Le
pecore crederanno di aver drit- to di lorcomandare
;dimanderanno
le cose sante,non
con umileanimo
,ma
conteme-
raria arroganza$ e i dispensatori de’ sagri
mi-
steri saran costretti di dispensare a chi va, e viene , il sangue di
Gesù
Cristo , per abbe-verarne
i più indegni , ed i più scellerati * qualora il loro talento lo chiegga . Strappe- ransi loro dallemani
le chiavi, daGesù
Cri- sto (P) Si1Gid. Gtifoftortio non Teppe trovar termini fuffìcienti di condanna contra quelli, che ofano di mi- noire in parte il culto, e la riverenza dovuta aiSacerdo- ti: Quanta non condemnatione digni junt, qui nuricimmmuunt
quoti ad Sacerdotum fultum spt&at? Ho-«il.
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