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Capitolo 2. I capitoli di prestito del 1432 e i

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INDICE

Premessa Pag. 2

Introduzione Pag. 4

Capitolo 1. Cenni storici su Empoli al tempo del

primo insediamento ebraico. Pag. 9

Capitolo 2. I capitoli di prestito del 1432 e i

successivi rinnovi. Pag. 12

Capitolo 3. Il banco di Empoli nella condotta del

1514. Pag. 26

Alberi Genealogici

Capitolo 4. La famiglia da San Miniato ad

Empoli. Pag. 42

Capitolo 5. L’arrivo di ebrei sefarditi ad Empoli. Pag. 79 Capitolo 6. La vita quotidiana Pag. 90

Appendice documentaria. Pag. 109

Fonti d’archivio. Pag. 483

Bibliografia. Pag. 497

Indice dei nomi di persona. Pag. 502

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Premessa

L’ossessione di scrivere, soprattutto di scrivere in maniera più chiara possibile e per niente pedante perché quanto studiato non appaia noioso, mi accompagna almeno dai tempi della stesura della tesi di Laurea. Ancora mi trovo smarrito di fronte alla pagina bianca e al dover venire a capo dei tanti documenti trascritti, letti e sudati in questi anni di ricerca.

Mera illusione forse è il mio desiderio di rendere vivi i documenti e le storie che da essi sono riuscito a riportare in vita. L’ossessione della pagina bianca non credo che sia stata sconfitta, sicuramente sono riuscito ad allontanarla nei momenti in cui ho pensato ai tanti membri della famiglia al centro della mia ricerca come a persone reali. Ho pensato a loro come se avessi dovuto descrivere non tanto il contesto storico che contribuiscono a formare, ma la loro storia, una narrazione di come vivevano. In alcuni momenti ho pensato quasi come un romanziere; non ho più visto i da San Miniato come dei grandi banchieri o mercanti, ma come dei personaggi protagonisti di vicende per troppi versi sconosciute.

Abbastanza arrogante da essere consapevole dei miei limiti, non mi sono proposto di scrivere un libro di storia, ma un resoconto di quanto ho studiato, esaminando i documenti esperiti. L’eccessivo accanimento nell’interpretazione di un documento può deteriorare la notizia quanto una pur rigida, ma impersonale trascrizione. Fonte e scrittura credo siano basilari per qualunque ricerca storica, né l’una è ancillare nei confronti dell’altra. Per questo mio convincimento ho cercato di rimanere su una linea di confine, di moderazione con l’intenzione di non commettere troppi errori nello studio prima, nel tentativo di ricostruzione poi, di quelle storie di famiglia che, in parte anch’io, ho cercato di ricostruire, seguendo la documentazione reperita nei tanti archivi frequentati per tornare a dare voce a chi per secoli è rimasto in silenzio.

In questo lavoro si troveranno certo degli errori e qualche inesattezza. Per lo più dovute al fatto che la vasta documentazione ha imposto delle scelte.

D’altra parte Paul Ricoeur sostiene che “lo storico, in quanto individuo dotato di passioni e in quanto cittadino responsabile, avvicina il proprio tema con le proprie attese, i propri desideri o paure, le proprie utopie ovvero il proprio scetticismo. Questo rapporto con il presente e con il futuro influenza

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incontestabilmente la scelta del suo oggetto di studio, le domande e le ipotesi formulate, la portata degli argomenti che sostengono le sue spiegazioni e interpretazioni, anche se la sua posizione rispetto al presente e al futuro non fa tematicamente parte integrante del suo oggetto di studio”1. Ringrazio il Prof.

Luzzati che mi ha rapito dall’oggi per proiettarmi in un mondo che lentamente è diventato in parte anche mio, il mondo della storia. Debbo ringraziarlo per avermi fatto conoscere l’unica macchina del tempo che esista: l’archivio con le sue carte e i suoi-nostri innumerevoli mondi di ieri e di domani.

1 P.RICOEUR, Ricordare, dimenticare, perdonare. L’enigma del passato, trad.it., 2004.

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Introduzione

Il presente lavoro intende analizzare i rapporti intercorsi tra ebrei e cristiani e ancora tra ebrei e potere politico-economico nei secoli XV-XVI in una specifica area geografica sottoposta al dominio fiorentino che all’incirca va da San Miniato ad Empoli fino ad arrivare alla stessa città di Firenze.

A partire dalla fine del secolo XIII si assiste ad una progressiva e articolata dislocazione degli ebrei quasi esclusivamente nell’Italia centrale e settentrionale, determinata in maniera fondamentale dall’affermazione e diffusione dell’attività bancaria ebraica.

Si tratta di gruppi ebraici diversi, per numero e omogeneità, che si accordano con gli organi di governo locali inizialmente per la gestione di uno specifico settore economico: il prestito al consumo.

In questo quadro il presente studio offre una ricostruzione della presenza e dell’attività ebraica ad Empoli, un centro della Toscana dove, fin dalla fine del XIV secolo, gli organismi comunali considerarono l’opportunità di far insediare nel loro castello ebrei feneratori e dove, nel corso del secolo XV e per tutta la prima metà del secolo successivo, furono presenti e attivi molti operatori ebrei impegnati sia nella banca che in altre attività.

La storia della presenza ebraica a Empoli ruota fondamentalmente intorno ad una famiglia: i da San Miniato.

Nell’obiettivo di delineare le vicende più importanti di questo gruppo parentale si sono studiati, a livello locale, i rapporti con gli organi di potere di Firenze e dei comuni di San Miniato ed Empoli nel tentativo di individuarne i meccanismi e le dinamiche.

Gli ebrei furono una minoranza atipica, nel senso che essere pochi non necessariamente equivale ad essere poco importanti. Nel caso specifico della nostra famiglia, ma credo anche nei casi di tutti gli ebrei vissuti nei secoli qui presi in considerazione, essere pochi numericamente non significa essere poco importanti da un punto di vista economico, culturale e anche politico. Ad un certo punto della mia ricerca mi sono imbattuto in questa distorsione che nasce da certa storiografia: gli ebrei o si studiano a livello di storia locale, microstoria, storia di genere e storia specialistica o rimangono fuori. Ecco che da questa nota personale

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potrebbe prendere avvio un’ulteriore ricerca a partire dalla riflessione sulla documentazione fin qui esperita.

Il presente lavoro presta particolare attenzione alle vicende politiche ed economiche di quegli ebrei che incrociarono la storia di San Miniato prima e di Empoli poi tra il XIV e il XVI secolo, contribuendo in un modo non ancora per larga parte indagato alle vicende socio-economiche di queste località.

Le prime attestazioni ufficiali della presenza ebraica in questa parte del contado fiorentino risalgono al 1393, anno di redazione dei capitoli di prestito fra il Comune di San Miniato e prestatori ebrei originari di Roma, ma provenienti da Perugia. Le vicende di tale gruppo parentale ci sono note a partire da un Matassia di Sabato de Synagoga che nella seconda metà del Trecento esercitava il prestito feneratizio a Perugia2, da dove poi si trasferì in Toscana alla fine del XIV secolo dando origine a diverse famiglie.

La prima condotta sottoscritta tra Vitale di Matassia e il comune di San Miniato risale al 1° settembre 13933; l’impegno principale di Vitale di Matassia e dei suoi soci era quello del prestito su pegno che, per sua natura, non necessitava (fatta eccezione per i casi di contestazione) di interventi notarili e per questo è scarsamente documentato. Accanto ai prestiti su pegno, che comportavano la concessione di somme assai modeste, i feneratori gestivano però anche mutui, certamente ad interesse (intorno al 30% annuo), su garanzia scritta e quindi con intervento del notaio.

Nell’atto del 1393 sono citati tutti i nomi dei titolari e dei soci che andarono a gestire il primo banco ebraico a San Miniato. Dei quattro figli di Matassia, l’unico che si stabilì definitivamente a San Miniato fu Dattilo che, titolare del banco al tempo del primo rinnovo (1406), nominò i suoi soci e ne mantenne la titolarità fino alla morte, quando il banco passò al primogenito

2 In un elenco di trentatre ebrei che ottengono dai priori delle Arti di Perugia il diritto di cittadinanza ad tempus e numerosi altri privilegi, compare appunto Matassia di Sabato Scola, cfr.

A.TOAFF, Gli ebrei a Perugia, Perugia 1975, pp. 26-27 e passim; per la documentazione cfr. p.

243. Si tratta del gruppo ebraico romano dei “de Synagoga”, o “de Scola”, o “Bethel”, o “min Ha- Kenesset”; cfr.LUZZATI M., Caratteri dell’insediamento ebraico medievale in Gli ebrei di Pisa (secoli IX-XX). Atti del convegno internazionale. Pisa, 3-4 ottobre 1994 (a cura di M.LUZZATI), Pisa 1998, p. 11; A.TOAFF, La vita materiale, in C.VIVANTI (a cura di), Storia d’Italia. Annali 11:

Gli ebrei in Italia. Dall’Alto Medioevo all’età dei ghetti, Torino 1996, vol. I, p. 274; U.CASSUTO, Sulla famiglia da Pisa, in <<Rivista Israelitica>>, VII (1910), p. 72.

3 Cfr. ASFi, Diplomatico, Normali, 1393 Settembre 1, Comune di San Miniato. Cfr. A.BRUSCINO, Una famiglia di banchieri ebrei tra XIV e XV secolo: San Miniato, Empoli e Firenze, tesi di laurea discussa presso l’Università di Pisa, a. a. 1999-2000, relatore prof. M.LUZZATI.

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Abramo.

Già dal 9 gennaio 1393 Matassia e il figlio Vitale sono attestati a Pisa, dove avevano aperto un banco di prestito legando le loro fortune alla città da cui un ramo della famiglia prenderà il cognome da Pisa. Dai figli di un altro figlio di Matassia, Sabato, stanziatisi a Pescia, prenderà origine la famiglia nota con il cognome da Pescia o da Pistoia. Risalgono al 1412 le ultime notizie certe su Consiglio di Matassia che probabilmente morì senza lasciare eredi. Quanto ai da San Miniato, la famiglia ebbe origine da Dattilo e dal figlio di questi Abramo, il primo a non essere più detto “de Roma”, ma “de Sancto Miniato”.

Vitale, il titolare della prima condotta per San Miniato, nei primi anni del 1400 partecipava, in qualità di socio, alla gestione di altri banchi tanto che nel 1406 è, con i fratelli Dattilo e Consiglio e con Angelo di Abramo da Roma, tra gli intestatari della condotta accordata dal Comune di Pescia; non solo, ma con il fratello Dattilo è associato a Gaio di Abramo da Roma, fratello di Angelo, nella conduzione del banco di Prato; partecipa pure alla gestione del banco di Colle Val d’Elsa. A seguito della sottomissione di Pisa al dominio di Firenze nel 1406 ottenne l’autorizzazione all’esercizio del prestito in questa città da cui la sua famiglia avrebbe assunto, come già detto, la propria forma cognominale4. La presenza di uno stesso banchiere su più piazze finanziarie con la partecipazione di congiunti ci spinge a seguire con attenzione la storia delle famiglie e dei loro intrecci. Tale presenza, nell'Italia centro-settentrionale a partire dal secolo XIV, è dovuta all’attività di piccolo prestito al consumo che permise a molti gruppi parentali ebrei di andare ad insediarsi nei vari centri urbani dove poi avrebbero svolto anche altre attività commerciali.

Da questa parte del contado fiorentino, posto sul confine dei territori di Pisa, Lucca, Pistoia e Siena, i da San Miniato riuscirono, prima di tutte le altre famiglie ebraiche, ad ottenere il permesso di aprire banchi di prestito nella città di Firenze. La famiglia fu protagonista o comunque presente con diversi altri rappresentanti legati ai da San Miniato da vincoli parentali o economici in molti centri demici del dominio fiorentino.

Già a suo tempo Cassuto per Firenze, criticando lo studio di Ciardini, ebbe modo di rilevare che, per seguire il rilievo che ebbe la presenza ebraica bisognava

4 Cfr. U. CASSUTO, Sulla famiglia da Pisa, in “La Rivista Israelitica” n.VI, 1909, pp.21-23; M.

LUZZATI (a cura di),Caratteri dell’insediamento, p.1-41.

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seguire le genealogie dei prestatori e gli intrecci familiari5.

Nel ricercare quali fossero i legami, poco visibili ma profondi e molteplici, che connettevano i membri di una famiglia, superiamo inevitabilmente le mura della città dalla quale prendiamo le mosse per la ricostruzione e colleghiamo fra loro centri urbani non sempre vicini. Si disegna così una mappa di insediamenti in aree sovracittadine, una carta di località assai vicine (ma non necessariamente) individuate seguendo le tracce delle relazioni intrattenute da ebrei di alcune famiglie con centri urbani diversi. Ne deriva che la storia della presenza ebraica è urbana e d'area insieme e l'area di volta in volta da definire è quella coperta dai membri di una stessa famiglia.

La famiglia oggetto del mio studio copre, in anni diversi tra il ‘400 e il

‘500, numerose località quali San Miniato, Fucecchio, Empoli, Cerreto Guidi, Vinci e Montelupo Fiorentino, tutti centri più o meno importanti del contado fiorentino, fino ad arrivare alla stessa Firenze, dove nell’ottobre 1437 ai da San Miniato vengono concessi capitoli di prestito per l’apertura di ben quattro banchi gestiti da ebrei.

Nel presente lavoro si è studiato in particolare la storia del banco di Empoli fin dal primo permesso ottenuto per fenerare nel suo castello dove vedremo “passare” tutti, o quasi tutti, i discendenti di quel Matassia di Sabato de Synagoga che redasse la prima condotta per San Miniato con il figlio Vitale, fondatore dell’illustre famiglia da Pisa.

Il figlio di Matassia, Dattilo e poi, il di lui figlio, Abramo daranno vita a quella famiglia da San Miniato che tra i secoli XV e XVI dimorerà soprattutto ad Empoli dove, con problemi più o meno grandi, resterà l’interlocutrice delle autorità cittadine e della Dominante Firenze.

I modi attraverso i quali gli ebrei si insediavano in una determinata zona geografica sembrano ormai abbastanza definiti. Per questo motivo ci limiteremo a commentare i tratti salienti dei capitoli di prestito finora inediti. Se le condotte sono la base di partenza del presente studio, sono qui integrate con tutta quella

5 U. CASSUTO, Gli Ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento, Firenze 1918, pp.119 e sgg.; M.

CIARDINI, I banchieri ebrei in Firenze nel secolo XV e il Monte di Pietà fondato da Girolamo Savonarola. Appunti di storia economica con appendice di documenti, Borgo San Lorenzo 1907.

L’indicazione di Cassuto aveva valenza generale anche se il suo studio non andava oltre le mura di Firenze.

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documentazione archivistica assai varia quanto alla tipologia6, per raccontare la straordinaria storia dei da San Miniato nel Castello di Empoli dal secolo XV fino ai primi decenni della Rinascenza.

A partire dalla metà del Quattrocento nei territori soggetti a Firenze, come nelle regioni dell’Italia centrosettentrionale, si fece sentire l’influenza dei predicatori francescani che esortavano l’adozione di nuove politiche nei confronti degli ebrei da parte delle autorità cittadine. Si auspicava la risoluzione dei problemi legati al piccolo prestito al consumo con la fondazione di Monti di Pietà al fine di fare a meno degli ebrei. In realtà solo raramente queste fondazioni religiose riuscirono a sostituire i banchi feneratizi ebraici e non sono pochi i casi di convivenza nella stessa località di entrambe le esperienze.

Il più antico Monte Pio, quello di Perugia, risale al 1462 mentre in Toscana furono fondati Monti di Pietà soltanto a partire dal 1473 a Pistoia7; altri Monti Pii sorsero ad Arezzo8 tra il 1473 e il 1474, a Prato9 nel 1476, a Lucca10 nel 1489, a Volterra11 nel 1494, a Pisa12 nel 1495 e a Firenze13 nel 1496.

Talvolta il Monte di Pietà e il banco ebraico coesistevano anche se l’uno avrebbe dovuto escludere l’altro. A quanto sembra però il Monte di Pietà in Empoli non sorse se non molto tardi rispetto alle altre località del dominio fiorentino. Infatti solo nel 157014, dopo l’istituzione dei ghetti di Firenze e Siena, si provvide alla creazione in Empoli di un Monte di Pietà che iniziò la sua attività nel 1571 con il preciso compito di supplire all’abolizione dei banchi feneratizi ebraici locali.

6 Si veda per questo le fonti archivistiche spogliate qui in Appendice.

7 Cfr. I.CAPECCHI L.GAI, Il Monte della Pietà a Pistoia e le sue origini, Firenze 1976, pp.17-23.

8 Cfr. R.G.SALVADORI G.SACCHETTI, Presenze ebraiche nell’aretino dal XIV al XX secolo, Firenze 1990, pp.39-40.

9 Cfr. C.GALASSO, Banchi ebraici e Monti di Pietà in Toscana, in D.MONTANARI (a cura di), Monti di Pietà e presenza ebraica in Italia (secc. XV alXVIII), Roma 1999, p.171.

10 Cfr. V.MENEGHIN, Documenti vari intorno al B. Bernardino Tomitano da Feltre, “Studi e testi francescani”, 35 (1966), n.247.

11 Cfr. A.VERONESE, Una famiglia di banchieri ebrei tra XIV e XVI secolo: i da Volterra, Pisa 1998, p.207.

12 Cfr. M.LUZZATI, La casa dell’ebreo. Saggi sugli Ebrei a Pisa e in Toscana nel Medioevo e nel Rinascimento, Pisa 1985, p.113.

13 Cfr. M.CIARDINI, I banchieri ebrei in Firenze nel secolo XV e il Monte di Pietà fondato da Girolamo Savonarola, Borgo San Lorenzo 1907, pp.89-101.

14 Cfr.L.GUERRINI, Empoli dalla peste del 1523-26 a quella del 1631, Firenze 1990, p.552; L.

LAZZARI, Storia d’Empoli, Empoli 1873, pp.51-52; E.REPETTI, Dizionario storico della Toscana, Vol .II, Firenze 1835, p.62.

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Capitolo 1: cenni storici su Empoli al tempo del primo insediamento ebraico.

Situata sulla strada fra Firenze e Pisa, al confine con i territori lucchesi, senesi e della Val di Nievole, Empoli rappresentò per la dominante Firenze non soltanto un “granaio”15 ma anche un presidio militare dopo la conquista di Pisa.

Proprio la presa di questa città permise ad Empoli di diventare centro commerciale importante dal momento che si trovava sull’asse viario che collegava Firenze a Porto Pisano. L’economia empolese beneficiava della via d’acqua rappresentata dall’Arno con i suoi numerosi imbarchi fluviali e i suoi navicellai.

Presso l’Archivio Storico Comunale di Empoli16 non è rimasta documentazione sufficiente a ricostruire la vita politica locale. Il fondo delle Deliberazioni o delle Provvisioni del Comune ad oggi risulta completamente inesistente per i secc. XV-XVI17.

Tornando alle carte quattro-cinquecentesche, l’assenza di una certa tipologia di documentazione ufficiale locale, quali le Deliberazioni del Comune, giustifica forse l’assenza di una pubblicazione di stampo scientifico su Empoli.

Certamente il mio studio non vuole essere un lavoro teso a colmare questa grossa lacuna se non in quella parte in cui tenta di fare luce in maniera più esauriente possibile, attraverso fonti documentarie, spesso inedite, sulla storia di una ridotta minoranza della popolazione empolese: quella ebraica e quella che con gli ebrei ebbe rapporti. Il tema della presenza ebraica ad Empoli infatti non ha mai avuto nell’ambito storiografico italiano uno spazio significativo. E’ curioso il fatto che in nessuna storia locale, non solo di Empoli ma anche di altre località pure più

15 Cfr. L. GUERRINI, Ricerche su l’affermazione e lo sviluppo dell’economia empolese nel Rinascimento: 1429-1528, Firenze 2003, p.102.

16 Da qui in avanti ASCE.

17 Esiste tuttavia un fondo Comunità di Empoli contenente le provvisioni, gli ordinamenti e i decreti dei partiti della comunità empolese e le convocazioni del consiglio del capitano della Parte Guelfa, i cui estremi archivistici vanno dal 1355 al 1808. Ma in tale fondo rimangono solo cinque documenti che, in maniera lacunosa, abbracciano gli anni 1341-1383; dal sesto documento in poi vengono coperti gli anni che vanno dal 1641 fino ai primi del secolo XIX.Una curiosità: nel documento 6 del fondo di cui abbiamo ora detto compare un atto in cui ben 4 famiglie di ebrei chiedono, intorno al 1640, di trasferirsi ad Empoli; forse questa non è la stessa storia di cui ci stiamo occupando e comunque dobbiamo rimandare a studi futuri gli sviluppi che potrebbe dare un’indagine in questo senso; a questo proposito cfr. A.M. PULT QUAGLIA, Istituzioni e società in Toscana nell’Età Moderna. Atti delle giornate di studio dedicate a Giuseppe Pansini, Firenze, 4-5 dicembre 1992, pp.196-214.

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importanti di Empoli (basti pensare a San Miniato), gli ebrei siano sempre assenti.

Nessuno storico, penso anche a quelli locali, si sofferma sulla presenza ebraica quasi che del loro passaggio non fosse rimasta traccia quando invece notizie importanti su di loro sono rimaste.

Una prima generale, ma necessaria, idea di come fosse regolamentata la vita socio-economica degli empolesi e quale fosse la struttura politica del

“castrum Emporii” si può avere grazie alla lettura degli Statuti del Comune18. La vita degli abitanti del castello di Empoli era soggetta ad una doppia legislazione e tassazione: quella di Firenze e quella locale. Anche se non sono stati conservati i registri delle tasse comunali, grazie agli atti podestarili che spesso registrano le tassazioni della Repubblica ed elencano i morosi al pagamento di balzelli, è stato possibile verificare quanto le finanze locali fossero rimpinguate da precise gabelle comunali19. Va ricordato come ad aggravare la condizione di vita e le difficoltà economiche degli abitanti di questa parte del contado fiorentino contribuissero le esplosioni di peste (1417, 1476-80, 1523-26 e 1530-31 le più gravi) o il passaggio di truppe (alleate o nemiche che fossero, poco cambiava per la popolazione).

Documenti reperiti sia presso l’Archivio di Stato di Firenze20 che in quello locale di Empoli dimostrano le difficoltà finanziarie non solo di gran parte della popolazione empolese ma anche dello stesso Comune di Empoli se nel 1412 contrasse con Firenze un grosso debito per “fiorini mille dugento d’oro” per poter pagare la gabella del vino e “per due paghe della gabella del macello fiorini dugento quarantatre d’oro”. Il Comune di Empoli risulta debitore nello stesso anno di alcune persone fra cui anche di un “Consiglio giudeo, il quale presta in Empoli”, per “fiorini dugento d’oro”21.

Nei documenti più antichi22 (1428-1429) è possibile leggere di tasse e imposizioni straordinarie patite dagli empolesi singolarmente o dallo stesso Comune ad opera del governo centrale di Firenze per il finanziamento di guerre, per la costruzione di opere di difesa militare e di edifici ecclesiastici o per la restaurazione di strade e fossi. A questo proposito è interessante ricordare come nel 1438 risultassero debitori dell’Opera di Santa Maria del Fiore il Comune di

18 F.BERTI-M.GUERRINI (a cura di), Empoli: Statuti e Riforme, Empoli 1980.

19 A questo proposito vedi il Capitolo delle gabelle [Rubrica V] degli Statuti del Comune di Empoli e, in generale, i capitoli sulle diverse imposte.

20 Da ora in avanti ASFi

21 ASFi, Estimo, n. 247, c.118r.

22 ASCE, Podestarile.

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Empoli per 200 lire, la Podesteria di Empoli per 61 lire. In questo elenco debitorio compare pure un ebreo di Empoli, Dattilo, anche se non sappiamo la cifra che quest’ultimo doveva pagare23. Di nuovo nel 1498 gli Ufficiali del Monte definivano “malpaganti” gli empolesi per la loro cronica insolvenza nei confronti del governo centrale a proposito della “Decima” applicata sulla proprietà fondiaria24.

La Podesteria empolese comprendeva i tre comuni di Empoli, Pontorme e Monterappoli i cui abitanti, al momento della redazione del catasto del 1427, erano 307825, di cui la sola Empoli ne contava 1286. Per quanto riguarda le cause criminali invece Empoli dipendeva dal Vicario di Certaldo.

Il gruppo parentale oggetto del mio studio, dopo l'entrata in Firenze e la conseguente chiusura del banco sanminiatese, mantiene un forte legame sia con San Miniato, quale centro del primo insediamento, sia con Empoli, il cui banco vedremo essere centro d’attrazione per molti ebrei non solo feneratori e non solo sanminiatesi. La volontà di radicamento nei luoghi per i quali si erano ottenute le condotte è dimostrata dall'acquisto di beni immobili e dalla gestione di un cimitero di cui usufruirono anche altre famiglie di ebrei toscani e non toscani26.

23 Cfr.L.GUERRINI, Ricerche, cit., p.64 e n.81.

24 Cfr.L.GUERRINI, Ricerche, cit., p.55 e n.49.

25 E. CONTI,La formazione della struttura agraria moderna nel contado fiorentino, Roma 1965, pp.252-259.

26 Abramo di Dattilo da Roma, abitante a San Miniato, dichiara di possedere un appezzamento di terra tenuto a grano, vigna, oliveto e bosco, con una colombaia “guasta” nel comune di San Miniato. I detti beni sono lavorati da Piero di Piero “Mathei”. La terra è valutata 100 fiorini d’oro, più un bue stimato 12 fiorini. Sempre nel comune di San Miniato Abramo possiede una “presa” di terra tenuta a grano e vigna, lavorata da Antonio, “decto Gastone da Marçana”, stimata 40 fiorini d’oro. Dichiara di tenere un bue dal valore di 12 fiorini. Abbiamo anche l'elenco dei familiari di Abramo: la moglie Susanna, i figli Manuele, Dattilo, Angelo e Consiglio, e le figlie Stella, Rosa e Dolce. In ASFi, Catasto 289.Due anni dopo (1429) Abramo di Dattilo di Matassia, ebreo abitante a San Miniato, dichiara di possedere un appezzamento di terra tenuta a oliveto e frutteto con una casa malandata, più un bue valutato 8 fiorini. La terra è stimata 100 fiorini d’oro ed è lavorata da Pippo di Piero Matteo.In ASFi, Catasto 309.Abramo dichiara di possedere una terra tenuta a vigna e frutteto, valutata 40 fiorini d’oro. Ancora denuncia un campo lavorato da Andrea di Martino detto “Badalasso”, più un bue stimato 8 fiorini. Non compare la stima del campo.

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