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Tuttavia l’applicazione dei disciplinari di agricoltura biologica al florovivaismo non è immediata e semplice, ma richiede un certo grado di conoscenze

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Academic year: 2021

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98 RIASSUNTO

Il florovivaismo sta vivendo, in Italia, una fase di crisi che si protrae ormai da anni e che induce coloro che operano nel settore a cercare di superarla sfruttando al meglio il concetto di innovazione, sia di tecnica, sia di prodotto e sia di mercato. L’attenzione alle esigenze dei consumatori, sempre più coscienti delle problematiche sociali ed ambientali, ha aperto quindi la strada ad una nuova opportunità che è quella del florovivaismo biologico. Tuttavia l’applicazione dei disciplinari di agricoltura biologica al florovivaismo non è immediata e semplice, ma richiede un certo grado di conoscenze;

è proprio da questa necessità che in Toscana è nato il primo progetto italiano rivolto al settore, il Progetto Probiorn, per l’applicazione dei metodi colturali tipici dell’agricoltura biologica alla produzione delle piante ornamentali. All’interno di questo progetto si collocano le prove sperimentali di questa tesi.

Le prove sperimentali, condotte su due specie ornamentali da vaso fiorito, Gerbera jamesonii e Calendula officinalis, hanno avuto come principale obiettivo quello di

individuare substrati idonei e tecniche di fertilizzazione efficaci per cicli colturali brevi e valutare tecniche di controllo dei fitoparassiti. In particolare, l’aspetto della fertilizzazione è quello risultato più interessante; in agricoltura biologica infatti è consentito esclusivamente l’uso di sostanze di origine organica o minerale che spesso però non sono prontamente disponibili. Tra tutti gli elementi nutritivi le problematiche maggiori hanno riguardato l’individuazione di una forma di fertilizzazione fosfatica efficiente per specie a ciclo breve.

La prova preliminare su gerbera ha consentito di individuare un substrato che risultasse idoneo a questo tipo di coltivazione, ma ha anche messo in evidenza la difficoltà di garantire una concimazione fosfatica a pronto effetto. Nella prova su calendula sono state quindi testate tre diverse forme di concimazione fosfatica biologica e messe a confronto con la tecnica convenzionale. Tale prova, ripetuta sia in inverno sia in primavera, ha dimostrato come durante la stagione più fredda sia possibile ottenere una produzione biologica paragonabile a quella convenzionale, mentre nella stagione primaverile il divario è risultato pressoché incolmabile. I trattamenti sperimentati nella prova, però, non sono riusciti a risolvere il problema della concimazione fosfatica, mentre si sono ottenuti risultati positivi dal punto di vista del controllo dei fitoparassiti e della produzione, almeno durante la coltura invernale. Evidentemente le condizioni

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99 climatiche hanno comportato un ciclo di produzione più lungo durante il quale il processo di mineralizzazione dei fertilizzanti organici è risultato più efficace nell’approvvigionare le piante degli elementi nutritivi consentendo un maggiore sviluppo delle stesse.

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