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Capitolo1 L’ILLUMINAZIONE PUBBLICA ITALIANA

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Academic year: 2021

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Capitolo1

L’ILLUMINAZIONE PUBBLICA ITALIANA

Lo sfruttamento dell’energia e il rispetto dell’ambiente sono il fulcro principale da cui si diramano tutte le questioni più specifiche, tra le quali la situazione dell’illuminazione urbana che può esser considerata come un buon punto di partenza per il risparmio energetico e la salvaguardia del territorio.

Questo capitolo ha come obiettivo principale quello di fornire un quadro generale sulla situazione dell’illuminazione pubblica italiana con le relative problematiche e il rapporto con gli altri paesi europei evidenziando in particolare il legame con il concetto di risparmio energetico e di inquinamento luminoso.

1.1 La questione energetica

Nel mondo

Prima di parlare di illuminazione pubblica sarà necessario chiarire come questa sia strettamente connessa al concetto di “questione energetica”, l’attenzione su questo tema si è riaccesa quasi come negli anni settanta in seguito agli avvenimenti che si sono susseguiti recentemente: cambiamenti climatici, numerosi blackout, difficoltà di smaltimento dei rifiuti radioattivi ecc. Si registra, infatti, un continuo aumento dei consumi energetici globali e la maggior parte di questi deriva da energia prodotta da fonti non rinnovabili di origine fossile, le quali estrazioni, trasporti e processi di combustione provocano il peggioramento delle condizioni ambientali e un’ingente spesa, visto il loro prossimo esaurimento.

L’argomento è però differente rispetto a quarant’anni fa: da un lato l’analisi degli andamenti di produzione e consumo di energia ha generato previsioni di una certa preoccupazione, dall’altro, si spera che gli strumenti tecnologici e politici oggi a disposizione promuovano una fase di transizione verso un sistema energetico più sostenibile, che prenda in considerazione le esigenze di approvvigionamento e sviluppo e quella di tutela ambientale e di stabilizzazione climatica.

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Prova del fatto che oltre a una maggiore sensibilizzazione si passi anche a un’azione più concreta lo dimostrano gli accordi e le misure approvate per affrontare il problema, primo tra tutti il Protocollo di Kyoto1.

In Italia

La situazione energetica italiana si rispecchia perfettamente in quella mondiale: dipende molto dalle importazioni estere, soprattutto per quanto riguarda petrolio e gas; è dotata di un sistema produttivo dell’energia molto centralizzato basato su impianti di grande potenza e su una rete capillare di distribuzione; ha una politica energetica nazionale che solo di recente ha cominciato a promuovere le fonti rinnovabili come il solare o l’eolico e i suoi consumi aumentano di pari passo con la crescita economica.

Anche dal punto di vista normativo si è passati all’azione solo recentemente, da indirizzi generali e raccomandazioni si è passati a una serie di decreti legislativi; il trasferimento delle competenze alle Regioni ed Enti locali2, la liberalizzazione del mercato dell’energia, e l’adozione di misure finanziarie, come detrazioni fiscali e contributi, e di regolamentazione hanno agevolato questo processo.

Oltre all’adesione al protocollo di Kyoto, degno di nota è anche la grande partecipazione da parte di molti comuni italiani al “Patto dei Sindaci”: movimento europeo che coinvolge gli enti locali e regionali impegnandoli ad aumentare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti rinnovabili nel territorio di competenza e prefissando come obiettivo la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020.

1

Trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale, sottoscritto ad oggi da più di 180 Paesi, entrato in vigore il 16 febbraio 2005, prevede l’obbligo per i Paesi industrializzati di operare una drastica riduzione tra il 2008 e il 2012, delle emissioni di biossido di carbonio e di altri cinque gas serra - metano, ossido di azoto idrofluorocarburi, perfluorocarburi - in una misura non inferiore al 5,2% rispetto alle emissioni del 1990.

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1.2 L’Illuminazione pubblica come apripista del risparmio energetico e della tutela dell’ambiente

Visti gli obiettivi che l’Italia si è prefissata, è necessario, quindi, che tutta la collettività, in primis le istituzioni pubbliche, partecipi attivamente al problema, adottando delle misure efficaci che portino dei risultati, una di queste potrebbe essere proprio l’intervento sull’illuminazione pubblica.

L’illuminazione stradale e urbana potrebbe sembrare una parte del consumo energetico italiano apparentemente marginale, infatti, occupa solamente il 12% della domanda di elettricità totale nel settore pubblico, in realtà presenta alcune caratteristiche che la rendono ideale per contribuire in maniera concreta e simbolica al risparmio energetico e alla tutela dell’ambiente.

Può considerarsi un’infrastruttura visibile, sempre presente nella quotidianità del cittadino, è abbastanza facile intervenirvi sia perché ha una composizione semplice, è formata solo dall'impianto di tensione ed elettronica delle lampade, sia perché la gestione del servizio è affidata a un unico organo, il Comune.

Agire in questo campo gioverebbe tra l’altro anche alle casse delle amministrazioni, poiché in questi anni il consumo coinvolto è tutt’altro che trascurabile, anzi in crescita: la presenza di impianti vecchi e con potenza eccessiva, la mancanza di programmazione e controllo, la necessità di illuminare maggiormente le strade, specialmente quartieri periferici per questioni di sicurezza, generano uno spreco che potrebbe sicuramente essere evitato o per lo meno arginato.

L’intervento su questo servizio risolverebbe, inoltre, anche un altro problema, diventato negli ultimi anni sempre più oggetto di dibattito: l’inquinamento luminoso.

Quest’ultimo tema risulta molto delicato, in quanto, il flusso luminoso che oltrepassa il compito visivo a cui l’impianto dovrebbe esser destinato causa un fenomeno diffusivo sulla volta celeste, creando una “notte diurna” che provoca disagi ai ritmi vitali della flora e della fauna e rendendo impossibile l’osservazione dei corpi celesti da parte degli studiosi.

L’Italia appare, nelle immagini del satellite SUOMI NPP, una delle nazioni più luminose rispetto al resto dell'Europa, particolarmente al Nord, i litorali costieri e le città sono molto illuminati con un risultato visivo pari solo a Belgio, e alle città di Londra e Parigi.

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6

I fasci di luce visibili dallo spazio sono quindi un’altra prova degli sprechi e dell’inefficienza dell’illuminazione pubblica e di come sia chiaro che un intervento su questa sia un ottimo punto di partenza per la riduzione dei costi, il risparmio energetico e la salvaguardia dell’ambiente.

1.3 La situazione attuale dell’illuminazione pubblica italiana

L’Italia e l’Europa

Non è semplice riuscire a recuperare informazioni precise sulla situazione dei sistemi illuminanti in Italia, i criteri di ricerca secondo i quali vengono stilate classifiche e medie nazionali si rifanno generalmente a valori quantitativi mirati a comprendere più nello specifico i punti in cui intervenire: consumo e costo annuo pro capite, spesa per punto luce, potenza installata per superficie urbanizzata, numero di punti luce per abitante ecc.

Il confronto della situazione italiana con il panorama europeo è preoccupante, dai dati Istil3 il consumo annuo pro capite per l’illuminazione pubblica risulta di 107 kWh, la media europea è di 51 kWh; già con questo primo dato l’Italia si aggiudica il secondo posto come nazione che consuma maggiormente in Europa.

Solo la Spagna la precede con 116 kWh, mentre consuma il doppio rispetto alle nazioni più virtuose come la Germania e la Gran Bretagna, rispettivamente con 50 e 42 kWh.

Un altro dato indicativo, che dimostra da dove provengano i consumi esagerati e come già un intervento in questi termini li ridurrebbe, è la potenza installata per superficie urbanizzata, più che doppia rispetto a quella tedesca, doppia alla Francia e quasi quadrupla rispetto al Regno Unito.

In Italia, infatti, la sorgente più impiegata per illuminare è il 150W, potenza che molto spesso risulta eccessiva rispetto al tipo di strada in considerazione, questo a dimostrazione del fatto che negli altri paesi europei si fa più attenzione all’effettiva domanda di illuminazione e che si utilizzano sorgenti in parte più efficienti ma soprattutto di minore potenza.

3 Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso, non ha fini di lucro e ha per scopo lo sviluppo e la promozione della ricerca scientifica sull’inquinamento luminoso nonché lo sviluppo e la diffusione di tecnologie e metodi per limitare l’inquinamento luminoso ed i suoi effetti sull’ambiente.

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Inoltre sembra che i Paesi dell’Unione Europea abbiano capito che l’illuminazione pubblica può essere un settore importante in termini di risparmio energetico e di rispetto dell’ambiente, tanto che molte nazioni hanno iniziato a diminuire e modulare il flusso luminoso attraverso l’adozione di tecnologie avanzate che ottimizzano il comfort illuminotecnico e al tempo stesso permettono il risparmio energetico e la riduzione dell’inquinamento luminoso, contrariamente a quello che succede in Italia, dove, negli ultimi quindici anni, il flusso totale di luce è raddoppiato.

La situazione descritta quindi dimostra come effettivamente l’illuminazione pubblica sia un settore in cui è possibile ottenere un risparmio, e l’allineamento dell’Italia alla media europea sarebbe già un buon traguardo.

L’Italia e le sue città

Viste la difficoltà nella raccolta dei dati, quello che si è cercato di fare in questo paragrafo è rielaborare le informazioni ottenute da alcuni sondaggi svolti da associazioni sensibili a questi argomenti per fornire un panorama più generale e chiaro.

Una delle indagini più dettagliate che ha permesso di avere un quadro abbastanza completo è stata svolta da Legambiente insieme al Dipartimento di Ingegneria elettrica dell’Università di Padova e presentata al Salone delle Ecotecnologie 2007 di Padovafiere all’interno del documento “Facciamo piena luce”.

I dati sono stati raccolti mandando a 103 capoluoghi di provincia un questionario recante domande quantitative e qualitative in merito alla composizione, gestione e controllo dei sistemi di illuminazione di loro competenza.

La prima parte di questo cerca di far chiarezza sul numero di punti luce, sul consumo annuale in termini di MWh e sulla tipologia di lampade presenti, la seconda, invece, focalizza l’attenzione sull’organizzazione amministrativa del comune in termini di personale dedicato, funzioni, regolamenti e prassi di intervento, con alcune domande che indagano anche la rilevanza del problema dell’inquinamento luminoso.

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Dalla valutazione di tutti gli indici considerati (Tab.1.1) è stata stilata una graduatoria finale che dà un punteggio complessivo in decimi: si vedono in testa le città di Pavia e Siena, le uniche che riescono a raggiungere la sufficienza, e agli ultimi posti città anche molto grandi come Torino, Rimini, Milano, Campobasso e Genova, in particolare, si può notare che la città di Pisa si trova al quarantesimo posto su settanta comuni censiti. (Tab.1.2)

Tab.1.1: Peso in percentuale dei sotto-indici considerati sull’indice totale dello studio di Legambiente (anno 2007)

Indice parziale Peso in percentuale sull’indice totale

Indice di efficienza media luminosa (EL) 50%

Estensione del consumo (EC) 15%

Numero punti luce sul consumo (NPC) 15%

Valor medio per punto luce (VMPL) 10%

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Tab.1.2: Graduatoria finale con punteggio in decimi realizzata da Legambiente (anno 2007)

Posizione Città Valore Posizione Città Valore

1 Pavia 6,405 36 Rovigo 3,235 2 Siena 6,024 37 Padova 3,187 3 Caltanisetta 5,207 38 Alessandria 3,159 4 Modena 5,056 39 Catania 3,108 5 Catanzaro 5,025 40 Pisa 3,108 6 Trento 5,018 41 La Spezia 3,102 7 Venezia 5,002 42 Avellino 3,087 8 Mantova 4,836 43 Bologna 3,076 9 Latina 4,765 44 Asti 3,068 10 Ancona 4,723 45 Arezzo 3,026 11 Sassari 4,719 46 Treviso 3,023

12 Ascoli Piceno 4,696 47 Viterbo 2,681

13 Frosinone 4,588 48 Cagliari 2,587

14 Perugia 4,552 49 Lecce 2,618

15 Pesaro 4,547 50 Pescara 2,772

16 Udine 4,379 51 Reggio Calabria 2,544

17 Salerno 4,369 52 Isernia 2,510 18 Livorno 4,315 53 Forlì 2,478 19 Ferrara 4,170 54 Novara 2,351 20 Roma 4,119 55 Cuneo 2,239 21 Potenza 4,089 56 Pordenone 2,203 22 Nuoro 3,944 57 Verbania 2,052 23 Verona 3,937 58 Cosenza 2,047 24 Sondrio 3,876 59 Lodi 1,793 25 Bari 3,947 60 Lecco 1,753 26 Ravenna 3,759 61 Imperia 1,730 27 Massa 3,710 62 Trapani 1,577 28 Vicenza 3,629 63 Biella 1,358 29 Brescia 3,547 64 Terni 1,300 30 Prato 3,477 65 Teramo 1,266 31 Bolzano 3,458 66 Torino 1,215 32 Belluno 3,455 67 Rimini 1,206 33 Piacenza 3,424 68 Milano 1,161 34 Trieste 3,371 69 Campobasso 0,622 35 Lucca 3,302 70 Genova 0,325

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Questa classifica è stata calcolata attraverso la rielaborazione di cinque indici, di seguito riportati:

1. Indice di efficienza luminosa media di un impianto:

È l’indice che costituisce da solo il 50% del punteggio totale e per realizzarlo si è stabilito un valore medio di efficienza luminosa per ogni tipologia di lampada. I dati sono stati ricavati dai cataloghi Sylvania, Philips e Osram, tre aziende che forniscono un’ampia gamma di informazioni generalizzabili al complesso delle lampade disponibili sul mercato.

EL =   T1 ∙ NT1 + T2 ∙ NT2 + T3 ∙ NT3 + T4 ∙ NT4 + T5 ∙ NT5 NT1 + NT2 + NT3 + NT4 + NT5

Con:

EL = Indice di efficienza media luminosa di un impianto. T = Efficienza luminosa media di uno specifico tipo di lampada. NT = Numero di lampade di uno specifico tipo di lampada. 1 = Lampade a incandescenza.

2 = Lampade al mercurio. 3 = Lampade a ioduri.

4 = Lampade a sodio a bassa pressione. 5 = Lampade a sodio ad alta pressione.

Questo indice è il più importante tra i cinque e contribuisce fortemente alla graduatoria finale, rispetto alla distribuzione per aree geografiche, non si notano grandi differenze tra città del nord, del centro o del sud. Tra i primi venti valori più alti si individuano due città siciliane, Catania e Caltanissetta, rispettivamente al terzo e quinto posto, ma anche Bari, Avellino, Salerno, Nuoro; i valori più bassi, invece, con l'eccezione di Isernia, Campobasso e Trapani sono appannaggio delle città del nord.

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Per quanto riguarda il comune di cui ci si occuperà nei capitoli successivi, Pisa, in quanto a efficienza del parco illuminante, la sua posizione non è delle migliori: 47° posto su sessantasei comuni censiti.

Si riporta quindi l’indice medio di efficienza per aree geografiche:

Fig. 1.1: Indice di efficienza luminosa media per aree geografiche (Dati Legambiente, anno 2007)

Questo grafico evidenzia che le città del sud hanno mediamente un’efficienza del parco illuminante maggiore del 20% rispetto a quelle del nord.

88 78 84 65 70 75 80 85 90 95 Sud Nord Centro

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12 2. Estensione del consumo:

Questo indice ha un peso relativamente modesto, 15% del totale sugli indici tecnici, perché avere un basso consumo non fornisce nessuna indicazione sulla qualità del servizio offerto: si potrebbe dare il caso, ad esempio, di un territorio molto vasto ma con una minore densità di punti luce, che risulta così particolarmente efficiente. Ottenere un elevato punteggio con questo indice significa, in generale, avere un impianto che funziona con consumi relativi contenuti.

EC= estensione [km2] consumo [MWh]

Con:

EC = Indice di estensione sul consumo.

Estensione = Estensione del comune misurata in chilometri quadrati.

Consumo = Consumo annuale di energia elettrica per l’illuminazione pubblica.

L’ordine dei dati al numeratore e denominatore è studiato per fare in modo che a consumi minori aumenti l’indice, va precisato, però, che non tutti i comuni hanno fornito il dato di consumo corretto, per cui si è scelto di sostituire il dato comunicato con quello calcolato con la seguente formula:

consumo [MWh] = potenza ∙ media  h ∙  giorni Con:

Consumo = Consumo annuale di energia elettrica per l’illuminazione pubblica. Potenza = Potenza installata totale dell’impianto.

Media h = Numero stimato di ore di funzionamento giornaliero. Giorni = Giorni di funzionamento (365 per il 2003, 366 per il 2004).

Anche per questo indice spicca il sud dell’Italia, con quattro città tra le prime dieci come valore più alto, con Caltanisetta come comune che risparmia maggiormente e Milano è il peggiore, in compagnia però delle città di medio-grandi dimensioni: tra le ultime quindici si trovano, infatti, ben nove città al di sopra dei 200.000 abitanti, segnale questo che il consumo nelle città di

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queste dimensioni è più alto, forse per la conformazione urbanistica dei quartieri o forse per una maggiore richiesta di illuminazione notturna, per ragioni di sicurezza percepita dagli abitanti.

La città di Pisa in questo caso risulta abbastanza alta in classifica al 16° posto.

3. Numero di punti luce su consumo:

Anche questo indice ha un peso modesto rispetto al totale, 15%, però è utile perché permette di capire se l’impianto ha consumi contenuti relativamente al numero di lampade utilizzato. Quanto più recente e tecnologicamente avanzato è il parco di illuminazione e minore sarà il consumo per punto luce:

NPC = npl consumo Con:

NPC = numero di punti luce su consumo.

npl =numero complessivo di punti luce di cui è composto l’impianto.

Consumo = consumo annuale di energia elettrica per l’illuminazione pubblica.

Questo indice integra il precedente perché dimensiona il consumo in base al numero dei punti luce e quindi alla densità dell'infrastruttura sul territorio. Rispetto al primo, però, si evidenzia un’anomalia a Caltanissetta, di cui si registra un valore molto basso, così come per il comune di Pisa, mentre in testa torna Siena.

Roma ha un costo per punto luce che è pari al doppio di quello di Siena, ma che è all’incirca la metà di quello di Ancona, ultima nella graduatoria.

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14 4. Valore medio per punto luce:

Questo indice si basa sul ragionamento che lampade dallo scarso valore economico risultano quasi sempre anche di basso contenuto tecnologico e quindi di minore efficienza; il valore del parco lampade è stato calcolato utilizzando come catalogo quello comprendente lampade della Philips e della Osram.

Il principale difetto di questo indice è che la relazione tra qualità e prezzo non è perfettamente lineare, per cui si è deciso di dare a questo indice un peso del 10% tra gli indici tecnici.

VMPL = valore PL [€] npl Con:

VMPL = Valore medio per punto luce.

Valore PL = Valore presunto dal parco lampade.

npl = numero complessivo di punti luce che compongono l’impianto di illuminazione.

In questo caso il valore più alto risulta quello di Pavia, seguita da Ancona, mentre tra le città con gli impianti più vecchi si trovano Verbania, Reggio Calabria e Padova. Ancora una volta i risultati peggiori vengono dal nord che piazza ben sette città tra i dieci valori più bassi; l’impianto del comune di Pisa può esser considerato “nella media”, perché si classifica al 26° posto.

Per spiegar meglio, una lampada di Pavia, vale due lampade e mezzo di Verbania e una di Roma vale una volta e mezza quella di Padova.

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15 5. Investimenti sulla potenza installata:

Contrariamente agli altri indici, in cui è fornito il valore anno per anno, qui si è inserita la media degli investimenti fatti nel biennio 2003-2004 per rendere più significativo l'indice, in quanto il valore degli investimenti presenta forti oscillazioni di anno in anno, è l’ultimo indice preso in considerazione e viene considerato con un peso del 10% sul totale.

IP = investimenti [€] potenza [kW] Con:

IP = Investimenti sulla potenza installata.

Investimenti = Investimenti fatti dal comune nell’ambito dell’illuminazione pubblica.

Potenza = Potenza installata totale dell’impianto.

La città che investe di più è Treviso, che figura però tra le peggiori nella classifica generale, il dato forse è da attribuire a una possibile nuova politica di investimenti dell’amministrazione che però non ha ancora dato i suoi frutti; la distanza tra gli investimenti in punto luce è molto grande se si pensa che si sta parlando di tre ordini di grandezza: Treviso investe più di 1700 € per ogni kWh installato, mentre Imperia ne investe 1,68. È probabile anche che le due città conteggino diversamente gli investimenti, o che, nel caso di Treviso, gli anni considerati dalla ricerca coincidano con un piano di forte rinnovo del parco illuminante, mentre Imperia potrebbe aver parzialmente provveduto a questa azione.

Con questo indice la città di Pavia scende in fondo alla classifica per la prima volta e anche qui si può ipotizzare che si tratti di una fase di stasi negli investimenti che sono stati fatti negli anni precedenti e che hanno portato ad un miglioramento dell'efficienza tale da far vincere a Pavia il titolo si città con il sistema di illuminazione pubblica migliore.

Per quanto riguarda questo indice Pisa è posizionata al 12° posto.

Per completezza nella pagina seguente è riportata una tabella riassuntiva che riporta, per ogni comune censito, in ordine alfabetico, i valori dei cinque sotto-indici calcolati e che hanno permesso la realizzazione della graduatoria finale descritta in precedenza.

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Vale la pena riportare anche la seconda parte del questionario perché riesce a spiegare quegli aspetti qualitativi che gli indici quantitativi non riescono a cogliere, contribuendo a dare un quadro più completo sulla posizione dei comuni per quanto riguarda il risparmio energetico e l’inquinamento luminoso; questa parte si articola in una serie di domande aperte, le quali risposte sono state sintetizzate da Legambiente con dei diagrammi a torta:

1) Nel suo comune, all’interno del settore ambiente, o in altri settori, esiste un funzionario o un consulente esterno che si occupi degli aspetti ambientali e del risparmio energetico negli edifici comunali e nell’illuminazione pubblica?

47% 53%

Presenza di

funzionari

incaricati

No

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2) Il suo comune ha un regolamento energetico, piano energetico o un documento ufficiale che si occupa della gestione efficiente dell’illuminazione pubblica e del risparmio energetico nell’ambito degli edifici comunali?

Fig. 1.3: Presenza di un documento che riguardi il risparmio energetico (dati Legambiente, anno 2007)

3) Sono presenti, come esperimento o strutturalmente, dispositivi o accorgimenti che mirino a ridurre il consumo elettrico a monte della lampada?

Fig. 1.4: Presenza di dispositivi installati a monte degli apparecchi di illuminazione (dati Legambiente, anno 2007) 58% 22% 20%

Presenza

documento

per risparmio

energetico

No Sì In programma 16% 84%

Presenza

dispositivi

a monte

degli apparecchi

No Sì

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19

4) Quali dispositivi per ridurre il consumo elettrico a monte della lampadina sono stati adottati?

Fig. 1.5: Tipi di dispositivi installati a monte degli apparecchi di illuminazione (dati Legambiente, anno 2007)

5) I dispositivi utilizzati per ridurre il consumo elettrico a monte della lampadina da voi utilizzati si sono dimostrati efficaci?

Fig. 1.6: Efficacia dei dispositivi installati a monte degli apparecchi di illuminazione (dati Legambiente, anno 2007) 58% 18% 14% 10%

Tipi di dispositivi

a monte

degli apparecchi

Regolatori di flusso Regolatori di potenza Regolatori di accensione Regolatori di tensione 9% 26% 65%

Efficacia dispositivi

adottati

No/Non molto Sì, con riserva Sì

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6) C’è un regolamento che affronti il tema dell’inquinamento luminoso? Sono stati presi provvedimenti?

Fig. 1.7: Presenza di regolamenti riguardanti il problema dell'inquinamento luminoso (dati Legambiente, anno 2007)

In conclusione, il giudizio di Legambiente sullo stato e le prestazioni degli impianti di illuminazione pubblica del Paese è negativo a causa dell’elevata percentuale di sprechi e inefficienze; si può facilmente fare una stima della situazione dell’illuminazione pubblica nei comuni presi a campione confrontandoli con la prima in classifica, Pavia: l’efficienza del suo impianto illuminante è del 47% maggiore rispetto alla media degli altri capoluoghi intervistati e questo implica che la metà della corrente utilizzata per illuminare strade e piazze dagli altri comuni va completamente sprecata.

Anche Enea4, nell’ambito del suo “Progetto Lumière: efficienza energetica nell’illuminazione pubblica”, ha raccolto informazioni più recenti sulle spese sostenute dalle città per l’illuminazione urbana.

4 Ente pubblico di ricerca italiano che opera nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie a supporto delle

politiche di competitività e di sviluppo sostenibile, vigilato dal Ministero dello sviluppo economico.

8% 37% 14% 41%

Presenza regolamenti

inquinamento

luminoso

No

No, ma ci sono delle disposizioni Sì

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Normalizzando i costi complessivi in funzione della superficie cittadina e del numero di abitanti, emergono, solo per la bolletta elettrica, valori medi di 16,3 euro per abitante e di 4.158,2 euro per km2 l’anno; a questo si aggiungono i costi di manutenzione e i valori medi annuali per i comuni che sono di 232 euro/kW e 28 euro/punto luce.

In totale ogni comune spende in media 103,3 euro per ciascun punto luce che si traducono in una spesa media di 18,7 euro all’anno per abitante.

Tab.1.4: Riassunto spese globali in Italia per l’illuminazione pubblica (dati ENEA, anno 2011)

Spesa Per abitante

[€/anno]

Per km2 [€/anno]

Per punto luce [€/anno]

Bolletta elettrica 16,30 4.158,20 -

Manutenzione - - 28,00

Media totale 18,70 - 103,30

I dati più preoccupanti sono quelli delle grandi città rispetto a quelle più piccole, per colpa proprio della loro dimensione, le indagini riguardano le città di Roma, Milano e Torino secondo i criteri di spesa per consumi e manutenzione ordinaria, per punto luce e per abitante. Nel 2010 la spesa per abitante risulta più alta a Torino, 20 euro per abitante, contro i 19 euro di Milano e i 16 di Roma. La spesa per punto luce è invece di 226 euro a Roma, 197 a Torino e 190 a Milano.

Secondo le previsioni di bilancio per il 2012, la situazione cambia, la spesa per l’illuminazione pubblica dovrebbe essere di 15 milioni di euro a Torino, 11,5 di consumi e 3,5 di manutenzione ordinaria, con un taglio di oltre il 25% rispetto al 2010, 32 milioni e 750.000 euro a Milano, 22,5 di consumi e 10 di manutenzione ordinaria, e 52 milioni e 800.000 euro a Roma per contratto di servizio.

Per quanto riguarda invece la spesa per punto luce, a Torino i punti luce installati sono 96.000; a Milano 138.364 e a Roma 181.991. Nell'ordine, la spesa più cara è quella sostenuta dal Comune di Roma, 290,12 euro a punto luce, seguita da Milano, 231,69 euro, e Torino, 156,25 euro. Se si considera invece la spesa per abitante, la città peggiore è Milano con 24,40 euro, segue Roma con 18,97 euro e per ultima ancora Torino con16,56 euro.

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Tab.1.5 Riassunto delle spese per l’illuminazione pubblica a Torino, Milano e Roma dal 2010 al 2012

Torino Milano Roma

Anno 2010 Consumi (€) - 15.000.000 Contratto di servizio Manutenzione ordinaria (€) - 10.500.000 TOTALE (€) 19.000.000 25.800.000 45.000.000 N° punti luce 96.000 135.387 198.863

Spesa per punto luce 197,92 190,56 226,29

N°abitanti 909.538 1.307.495 2.743.796

Spesa per abitante (€) 20,89 19,73 16,40

Anno 2011 Consumi (€) 11.500.000 19.000.000 Contratto di servizio Manutenzione ordinaria (€) 8.500.000 11.000.000 TOTALE (€) 20.000.000 30.000.000 62.000.000 N° punti luce 96.000 137.500 205.952

Spesa per punto luce 208,33 218,18 301,04

N°abitanti 906.057 1.342.337 2.783.300

Spesa per abitante (€) 22,07 22,35 22,28

Anno 2012 Consumi (€) 11.500.000 22.500.000 Contratto di servizio Manutenzione ordinaria (€) 3.500.000 10.250.000 TOTALE (€) 15.000.000 32.750.000 52.800.000 N° punti luce 96.000 138.364 181.991

Spesa per punto luce 156,25 236,69 290,12

N°abitanti 906.057 1.342.337 2.783.300

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Le città della Toscana

Nel quadro nazionale non molto rassicurante la situazione in Toscana non sembra delle peggiori, facendo sempre riferimento ai dati raccolti da Legambiente, può vantare, infatti, una città sul podio dei comuni più virtuosi in materia di risparmio energetico nel campo dell’illuminazione pubblica: Siena è l’unica, insieme alla prima in classifica Pavia, a raggiungere la sufficienza nel punteggio in decimi conferito da Legambiente dalla media di indici quantitativi raccolti come efficienza, consumi, diffusione dei punti luce, costi e gestione dell’illuminazione urbana.

Sempre nella graduatoria generale, per trovare un’altra città toscana bisogna scendere al diciottesimo posto di Livorno con un punteggio di 4,315, seguono: Massa ventisettesima con 3,629, Prato al trentesimo posto con 3,477, Lucca trentacinquesima con 3,302, Pisa è al numero 40 con 3,108 e infine Arezzo al 45 con 3,026.

La Regione Toscana sembra però aver compreso che l’illuminazione pubblica può essere un settore importante in cui intervenire per il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di CO2, perché l’ha inserito come uno dei punti fondamentali in cui agire all’interno di documenti come il quadro strategico regionale 2014-2020 e il Programma Operativo Regionale FESR 2014-2020 Obiettivo Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione.

“si interverrà con interventi mirati per l’efficientamento energetico sia del patrimonio edilizio pubblico sia del sistema di pubblica illuminazione mediante l’adozione di soluzioni tecnologiche mirate (connotato, quest’ultimo, da ampi margini di risparmio conseguibili nei consumi di energia elettrica). Il cambiamento atteso è rappresentato dal conseguimento dell’autosostenibilità energetica negli edifici e nelle strutture pubblici o ad uso pubblico e nei sistemi di illuminazione, nelle aree urbane caratterizzate dalla presenza di patrimonio edilizio vetusto oltre che da un elevato disagio sociale, con il risultato di una riduzione dei consumi di energia elettrica, con vantaggi ambientali (riduzioni delle emissioni e dell’inquinamento) e con vantaggi economici (riduzione delle bollette energetiche a carico della PA). Gli esiti ottenuti attraverso questo obiettivo specifico contribuiranno alla dinamica positiva prevista per gli indicatori di risultato riportati. ” 5 (Fig. 1.8)

5 Giunta Regionale Toscana, Programma Operativo Regionale FESR 2014-2020, Obiettivo Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione, pag. 130, febbraio 2015.

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1.4 I problemi fondamentali e gli interventi specifici

Le problematiche fondamentali

“Un terzo degli impianti di illuminazione pubblica italiana è obsoleto”6

È quello che risponde Diego Bonata, ingegnere aerospaziale ed esperto di inquinamento luminoso, quando gli viene chiesta un’opinione riguardo alla situazione dell’illuminazione pubblica in Italia; questa frase sintetizza perfettamente la condizione degli impianti del Paese, sia per quanto riguarda quelli esistenti, dove le lampade risultano vecchie, inefficienti e molte ancora ai vapori di mercurio, obsolete dal 2015, sia per quelli di recente progettazione, che sono invece pesantemente sovradimensionati, anche di tre-quattro volte, in termini di punti luce e di potenza rispetto a quanto prescritto da leggi e norme di settore; nella fattispecie la sorgente più impiegata per illuminare è la lampada da 150 Watt quando, per oltre il 50% delle strade, basterebbe da 70Watt.

Quello che manca è una buona qualità e uniformità della luce, infatti, invece di ridistribuire i livelli di illuminazione tra le varie zone la tendenza è sempre quella di illuminare di più, sulla scia del falso mito “maggior luce-maggior sicurezza”, in questo modo le zone che hanno già un quantitativo di luce sufficiente diventano sovrailluminate andando a creare ancora più contrasto con quelle che lo sono di meno facendole sembrare ancora più buie e malsicure di prima.

6 Eco delle città (Internet), Perché i costi dell’illuminazione pubblica sono così alti? Intervista all’esperto Diego Bonata, luglio, 2012, consultato il 24 ottobre 2015, disponibile all’indirizzo web http://www.ecodallecitta.it

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La potenza installata eccessiva è anche la causa principale della spesa elevata per l’illuminazione pubblica, che costa circa un miliardo di euro l’anno e 18,7 euro a cittadino, e anche se ultimamente l’utilizzo di fonti più efficienti è incrementato, le bollette energetiche comunali sono tendenzialmente in aumento perché l’efficienza non è stata utilizzata per risparmiare, bensì per illuminare di più con la stessa potenza, cioè con lo stesso consumo. Tutto ciò avviene perché la spesa non è soggetta a un grande controllo da parte delle amministrazioni e quindi continua a crescere anche senza esigenze specifiche e all’aumentare del costo dell’energia; poco controllo da parte dei comuni anche per quanto riguarda i costi di manutenzione, spesso dipendenti da contratti ventennali delle società municipalizzate che oggi, per l'applicazione di parametri ISTAT o similari, hanno raggiunto prezzi elevati rispetto al normale, provocando un costante aumento della spesa globale.

Gli interventi specifici

Prima di parlare degli interventi specifici che si possono intraprendere per risolvere le problematiche descritte, bisogna fare una distinzione iniziale sul tipo di impianto di illuminazione in questione, cioè se si tratta di un impianto da realizzare o del risanamento di un vecchio sistema: nel primo caso più che di interventi si parlerà di linee guida da seguire per una buona progettazione, nel secondo, invece, si andranno a considerare proprio delle misure da prendere per migliorarne lo stato.

Ogni impianto di illuminazione, di qualsiasi tipo si tratti, dovrebbe essere analizzato seguendo i seguenti punti fondamentali:

1. Necessità: se si tratta di una nuova progettazione, bisogna delineare le esigenze specifiche dell’illuminazione stradale in questione, in caso di impianto esistente è fondamentale decidere anche il tipo di intervento necessario e attraverso l’analisi dello stato attuale si decide se risanare o progettare da nuovo.

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2. Struttura di sostegno: se l’impianto si deve progettare, bisogna sceglierlo in base alle dimensioni e alla richiesta di illuminamento o luminanza della strada, se esistente si deve considerare lo stato del lampione, se sono necessari degli adattamenti come modificarne l’altezza o l’inclinazione del braccio.

3. Apparecchio di illuminazione: è consigliato l’uso di apparecchi ad alto rendimento e con lampade orizzontali, in modo da diminuire la dispersione del fascio luminoso limitandolo solo alla superficie interessata.

4. Lampada: la scelta migliore è sempre l’utilizzo di lampade ad alto rendimento luminoso come quelle al sodio ad alta pressione o a LED, se si tratta di impianti vecchi, spesso vanno sostituite alle lampade ai vapori di mercurio ormai obsolete.

5. Alimentatore: i migliori risultano essere quelli elettronici e una loro evoluzione, gli alimentatori elettronici dimmerabili cioè regolatori o attenuatori di flusso.

6. Orari di funzionamento: diminuendo la potenza nelle ore con minore afflusso di traffico e l’accensione e lo spegnimento dell’impianto in base ai sensori di luce naturale si ottiene un buon risparmio energetico.

7. Consumo energetico: per una buona progettazione bisogna tenere come riferimento i valori indicativi per il consumo in base alla grandezza della strada considerando come consumo medio quello riferito alla totalità della rete stradale illuminata, per metro di strada illuminato e anno; un buon esempio da seguire può essere 8 KWh/m, 12KWh/m, 18KWh/m, rispettivamente per meno di 10.000 abitanti, più di 10.000, più di 30.000.

8. Energie rinnovabili: bisogna considerare l’opzione di coprire il fabbisogno di elettricità per l’utilizzo dell’impianto attraverso l’uso di fonte rinnovabili.

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Negli ultimi anni, i primi interventi in questo campo sono stati indirizzati alla parzializzazione degli impianti di illuminazione, cioè allo spegnimento di un certo numero di punti luce rispetto al totale, a rotazione e a orari prestabiliti, in modo da ottenere un invecchiamento uniforme dell’impianto, a discapito, però, dell’uniformità dell’illuminazione e del rispetto delle norme.

Le azioni più efficaci per rinnovare gli impianti di illuminazione sono essenzialmente due: sostituire le lampade esistenti con altre più efficienti oppure intervenire “a monte” attraverso sistemi centralizzati o flessibili che agiscono sulla stabilizzazione, regolazione di flusso e potenza delle lampade.

Per quanto riguarda il primo intervento, consiste nel sostituire le vecchie lampade a scarica nei gas ai vapori di mercurio o agli alogenuri, con lampade al sodio a bassa o alta pressione o a LED.

Le sorgenti per l’illuminazione esterna maggiormente utilizzate sono sempre state quelle a scariche nei gas ai vapori di mercurio o agli alogenuri metallici, che oltre che essere tossiche per l’ambiente sono caratterizzate da lunghi tempi di accensione a freddo e a caldo e con un rapido decadimento del flusso luminoso.

La sostituzione di queste lampade con altre più efficienti è un procedimento che può sembrare abbastanza scontato, e la scelta può cadere sulle lampade a vapori di sodio a bassa pressione e ad alta pressione, o quelle a LED.

Le sorgenti ai vapori di sodio a bassa pressione sono dotate di lunga durata e buonissima efficienza ma offrono una scarsa qualità della luce, essendo infatti monocromatiche, risultano poco adatte all’utilizzo in illuminazioni di arredo urbano, ma possono esser installate in zone industriali o in cui occorre solo segnalare ostacoli.

Le lampade di sodio ad alta pressione, rispetto alle prime, perdono in efficienza, ma offrono una resa dei colori accettabile, inoltre è possibile regolare il loro flusso luminoso e hanno una durata di vita media piuttosto lunga, per questo motivo vengono considerate spesso come le migliori lampade sostitutive a quelle ormai obsolete ai vapori di mercurio.

Un’altra scelta può esser l’utilizzo delle lampade a LED che sono note per la loro elevata efficienza energetica, lunga durata di vita, 30.000-50.000 h, buona regolazione, accensione immediata, flusso luminoso regolabile, luce bianca con buona resa cromatica, direzionale e con poca dispersione.

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Per quanto riguarda l’illuminazione che interessa specificatamente il tessuto urbano, il confronto è tra i LED e le lampade ai vapori di sodio ad alta pressione: hanno efficienza simile ma, nonostante la qualità della luce sia peggiore per le seconde, spesso vengono preferite ai LED proprio perché le differenze non sono così grandi da giustificare il costo maggiore delle prime.

Al momento, quindi, le sorgenti a vapori di sodio ad alta pressione risultano lo standard prediletto per l’illuminazione dei centri urbani: sono vantaggiose in ambito di prezzi, manutenzione, efficienza luminosa e sostenibilità ambientale.

Quello che ci si aspetta però è che in futuro i LED si guadagneranno il proprio spazio perché permettono una maggiore direzionabilità del fascio della luce, riducendo le dispersioni e quindi il fenomeno dell’inquinamento luminoso.

Di seguito è riportata una tabella riassuntiva che sintetizza le differenze tra lampade a LED e quelle ai vapori di sodio ad alta pressione.

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Tab.1.6: Confronto tra caratteristiche tecniche e illuminotecniche di lampade ai vapori di sodio ad alta pressione e LED

Lampade al sodio ad alta

pressione LED

Efficienza sorgente 90-130 lm/W 70-100 lm/W

Perdite dovute all’elettronica

e alla gestione del calore 10% - 15% 30% - 35%

Perdite dovute all’ottica 20% - 25% 10% -15%

Perdite dovute alla

dispersione 20% - 25% 5% - 10%

Luce utile sulla carreggiata 45–75 lm/W 35 - 70 lm/W

Costo medio elevato

Durata di vita 16.000 h 30.000h-50.000 h

Temperatura di colore 2700 K 3000-6000 K

Regolazione flusso luminoso Dal 30% al 100% Da 0% a 100%

Per quanto riguarda invece la seconda misura di rinnovamento sugli impianti di illuminazione, questa operazione consiste nell’intervento diretto sull’infrastruttura e non sulle lampade, questo per favorire la risoluzione di due problemi molto comuni: gli sbalzi di tensione che normalmente si verificano nella rete e l’eccesso di luce che le lampade emettono per rispettare gli standard di luminosità richiesti dalla legge.

Riguardo al primo problema, i distributori di energia, entro determinati parametri stabiliti da norme CEI7, immettono corrente nella rete con diversa tensione, per cui accade che la potenza non è mai costante ma oscilla determinando sbalzi di tensione che, se non stabilizzati, danneggiano le lampade, diminuendone la vita utile e l’efficienza, in quanto per funzionare correttamente devono essere alimentate con una tensione non superiore al 5% del valore nominale.

Il secondo invece è che le sorgenti a norma di legge devono mantenere uno standard di luminosità per tutta la loro durata, per questo motivo, in vista del decadimento del flusso

7 Comitato Elettrotecnico Italiano, è un’associazione fondata nel 1909, riconosciuta sia dallo Stato Italiano, sia dall’Unione Europea, per le attività normative e di divulgazione della cultura tecnico-scientifica. (fonte wiki)

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luminoso nel tempo, sono costruite per emettere fin da subito un 30-35% di luce in eccesso, provocando così però uno spreco della stessa e la diminuzione della vita utile della lampada. Fino a poco tempo fa non si faceva attenzione a questi due aspetti, causando, oltre i danni già descritti, anche un grande consumo energetico. Oggi esistono sistemi che intervengono sull’infrastruttura regolando il flusso luminoso e la potenza delle lampade attraverso diverse soluzioni:

• Il sistema a fotocellula pilotato da sonda esterna, in questo modo si mantiene, per tutta la vita della lampada, il livello di illuminamento desiderato: all’inizio riducendo l’illuminazione del 20-35% e in seguito, in funzione dell’invecchiamento del corpo illuminante, aumentando la potenza fornita per contrastarne la diminuita efficienza. Il risparmio energetico si ottiene affiancando anche una programmazione della sostituzione delle lampade e una regolare pulizia degli apparecchi.

• Il sistema regolatore, che ha il compito di stabilizzare le tensioni di esercizio migliorando le performance delle lampade e allungandone la vita media, può essere installato sui quadri permettendo così il controllo su tutte le lampade che afferiscono a quel quadro, oppure su ciascun punto luce creando così dei sistemi flessibili. Oltre a stabilizzare la tensione di linea, ne effettua la regolazione entro il valore nominale e riduce il flusso luminoso quando per esempio il traffico stradale è meno frequente e non necessita di grande illuminazione.

• Il sistema centralizzato, presente da parecchi anni, viene applicato su utenze particolarmente grosse e con lampade tutte della stessa tipologia; è limitato però dal fatto che è soggetto spesso a cadute di tensione a fine linea, soprattutto quando sono piuttosto lunghe, e non permette di differenziare il flusso tra strade diverse, per esempio una principale e una secondaria.

• Il sistema degli alimentatori elettronici, che ha sostituito i reattori elettromagnetici, e una loro ulteriore evoluzione, gli alimentatori elettronici dimmerabili; questi ultimi hanno la capacità di regolare o attenuare il flusso, consentendo di avere performance più complete perché realizzano con un unico componente le funzioni di accensione, reazione e condensazione. Sono anche detti “intelligenti” perché stabilizzano e riducono la potenza secondo le linee e le strade, senza che ci siano perdite di tensioni e anche su impianti che presentano lampade di diversa tipologia.

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1.5 I buoni esempi

In Europa

In Europa si possono già trovare dei buoni esempi di illuminazione efficiente, sono molte le città che hanno già avviato un processo di riduzione dei consumi energetici e dei relativi costi in merito all’illuminazione urbana.

Fig. 1.9:

http://www.boorp.com/sfondi_gratis_desktop_pc/sfondi_gratis/sfondi_citta_architettura/parigi_di_notte_dall'alto.jpg

Si può prendere come primo esempio Parigi, dove sono in programma una serie di interventi per contrastare l’inquinamento luminoso e ridurre i consumi energetici del 30% entro il 2020. Oltre all’introduzione di apparecchi a LED, il piano prevede il ridimensionamento dell’illuminazione di ben trecento edifici storici e altri monumenti della capitale, inclusa la Torre Eiffel, e potrebbe prevedere lo spegnimento notturno delle insegne commerciali.

Sembra esser dello stesso parere anche la Svizzera, dove si stanno studiando limitazioni all’orario di accensione di vetrine e insegne dei negozi e, secondo le prime stime, si potrebbero risparmiare sei milioni di kWh entro il 2050.

Un approccio meno traumatico è quello scelto da chi punta a una regolazione dell’illuminazione, per illuminare solo “quando serve”, come hanno fatto Spagna e Germania.

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Un esempio può esser quello proposto da Luix, azienda spagnola creata da ACR Gruppo, Tecnalia ed Eguztikan, che consiste in un sistema d’illuminazione pubblica intelligente, basato sui rilevatori di presenza, e che permette, sulla carta, il risparmio sui costi energetici fino all’80%.

La prima città ad adottare questa novità è stata San Sebastián nei Paesi Baschi, con risultati più che soddisfacenti: grazie a un sofisticato sensore posto all’interno del lampione, l’intensità luminosa viene regolata a seconda delle persone o dei veicoli che transitano lungo la strada. Oltre a questo, è stato progettato un sistema che permette la segnalazione automatica di malfunzionamento garantendo una migliore gestione dei tempi di manutenzione. La sperimentazione del sistema Luix continua anche nella città francese di Tolosa, che ha installato ventotto lampioni nella zona sportiva Usaba Centre, in questo caso le percentuali previste di risparmio energetico arrivano oltre il 70%; così come i borghi di Isaba e Salinas nella Navarra che dopo l’installazione hanno registrato un calo dei consumi energetici quasi dell’80%.

Apparecchi luminosi con caratteristiche simili sono stati installati anche a Londra, nel quartiere di Westminster: regolando l’intensità luminosa di 2.000 punti luce, l’amministrazione punta a risparmiare 8,4 milioni di sterline nell’arco dei prossimi venti anni.

Fig.1.10: http://smarter-city.liquida.it/wp-content/uploads/2012/03/luix-iluminacion-inteligente-san-sebastian-spagna-hp.jpg

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La Germania invece è andata ancora oltre sperimentando addirittura il concetto di illuminazione su richiesta: a Dörentrup i lampioni si spengono automaticamente alle 23, ma in caso di necessità i cittadini possono illuminare una strada a loro piacimento per quindici minuti, con una telefonata dal proprio cellulare. Il sistema si chiama Dial4Light ed è costruito su uno speciale software che permette di attivare, in caso di necessità, gli apparecchi luminosi di una via piuttosto che un’altra e l’unico costo a carico degli utenti è quello per la telefonata. Questo progetto ha già passato la fase di sperimentazione ed è stato esteso a tutti i 9.000 abitanti della cittadina, permettendo di conciliare le esigenze di risparmio energetico con la percezione di sicurezza.

In Italia

Fig. 1.11: http://cdn.alessandro.dinoia.name/blog/wp-content/uploads/2010/12/DSC6368.jpg

Qualche esperienza di efficientamento del sistema di illuminazione pubblica è stata avviata anche in Italia, con risultati piuttosto incoraggianti, gli esempi possono essere molti e vedono come protagonisti sia grandi città come Torino e Milano sia piccoli comuni che diventano pionieri di esperimenti più articolati.

Torino e Milano hanno abbracciato la scelta dei lampioni a LED, la prima ha dato il via al Progetto Torino LED che prevede, infatti, che 55mila punti luce di strade e piazze siano sostituiti con lampade a LED, per un 55% del totale dei lampioni cittadini, consentendo all’amministrazione pubblica di realizzare significativi risparmi economici ed energetici: si parla di un milione 500 mila euro per il biennio 2015- 2016 e 2 milioni 200 mila euro per i restanti anni di durata del contratto.

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Milano, invece, ha come obiettivo quello di diventare la prima grande città italiana completamente illuminata a LED: entro fine 2015, gli oltre 140mila punti luce presenti sul territorio comunale utilizzeranno apparecchi a LED passando a una potenza media di 75Watt e ottenendo una riduzione dei consumi pari al 52%, e da 114 milioni di kW/h all’anno si passerà a 55 milioni di kW/h all’anno.

Degni di nota sono anche gli esperimenti che si stanno conducendo in piccoli borghi come quello di Capurso, un comune pugliese in provincia di Bari dove si sta sperimentando un nuovo sistema di illuminazione pubblica che integra LED, fotovoltaico, sensoristica e sistemi di comunicazione M2M. Questa combinazione permette di avere degli apparecchi di illuminazione che fanno luce solo quando serve, consumano pochissimo, producono energia in maniera autosufficiente e si auto-diagnosticano eventuali guasti e inefficienze, comunicandoli a chi fa la manutenzione.  Il kit su cui si basa il sistema è composto di lampioni LED da 61W; un sistema di controllo e gestione che funziona con sensori; sistemi di comunicazione coordinati da un software; un’applicazione per smartphone sviluppata per il cittadino, che consente di visualizzare i dati caratteristici dell’impianto e inviare anche dei suggerimenti o delle segnalazioni; moduli fotovoltaici integrati nei lampioni.

Fig. 1.8: http://images2.milano.corriereobjects.it/methode_image/2014/12/15/Milano/Foto%20Gallery/530116-002.jpg

In conclusione, per quanto descritto, si può dire che la situazione dell’illuminazione pubblica italiana non sia delle migliori, nonostante esista anche qualche esempio virtuoso e avanzato; in questo panorama quello che si potrebbe fare fin da subito è allineare tutto il parco illuminante a questi buoni esempi, omogeneizzando verso l'alto la tecnologia dell'illuminazione.

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