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1.2 Il fondamentale ruolo del Pakistan Il Pakistan raggiunse l’indipendenza il 14 agosto del 1947 quando ancora pesava sulle sue sorti la questione del Kashmir

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1.2 Il fondamentale ruolo del Pakistan

Il Pakistan raggiunse l’indipendenza il 14 agosto del 1947 quando ancora

pesava sulle sue sorti la questione del Kashmir34. Il 23 marzo del 1956

venne dissolta la forma di governo del Dominion e lo stato assunse la denominazione attuale di Repubblica Islamica.

Figura 5: Mappa del Pakistan.

34 Il Pakistan ha combattuto contro l’India per il Kashmir in tre occasioni, nel 1948, nel

1965 e nel 1971 ed in nessuna di queste ha riportato chiare vittorie riuscendo solo a stabilire una zona d’influenza nell’area bilanciata da quella indiana.

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17 In politica estera si alternarono, in seguito, periodi di pace a momenti in

cui si riaccese il conflitto con l’India mentre, in politica interna, frequente risultò l’alternanza tra governi parlamentari democraticamente eletti e

dittature militari 35. Una di queste, denominata dagli storici Seconda era

militare, iniziò il 16 dicembre 1978 quando, con un colpo di stato, il generale Muhammad Zia-ul-Haq depose il suo predecessore, Fazal Ilahi Chaudhry, e fece giustiziare tramite impiccagione da un tribunale il primo

ministro del precedente governo, Zulfikar Ali Bhutto36, divenendo il sesto

presidente del Pakistan e potendo così governare il paese con l’aiuto della legge marziale che, mantenuta fino al 1985, rappresentò certamente un fattore determinante per la stabilità di un regime nato in circostanze

piuttosto cruente37.

La situazione geopolitica che Zia si trovò a dover gestire una volta salito al potere era molto delicata; i confini di Islamabad vedevano ad est il decennale nemico indiano, possessore dell’atomica, il cui sviluppo in

Pakistan era ancora lontano38, oltre a ciò l’India stava intrattenendo

rapporti sempre più stretti con una potenza che il Pakistan riteneva molto pericolosa, l’Unione Sovietica. L’URSS preoccupava i dirigenti pakistani anche sul fronte occidentale, dove era situato l’esteso confine afghano, paese instabile per natura e nel quale i sovietici, nel corso degli anni Settanta, avevano fatto pervenire una quantità tale di consiglieri politici e

militari da mettere in allerta l’ISI39, l’agenzia di spionaggio pakistano.

L’invasione sovietica dell’Afghanistan nel dicembre del 1979 colse di sorpresa il governo ed i servizi di Islamabad che scelsero, almeno in un primo momento, di non interferire nella questione per non rischiare di attirarsi le ire della potente macchina bellica sovietica. Zia comprese

35 P.Hopkirk, The Great Game : the struggle for empire in Central Asia, New York,

Kodansha International, 1992, pp.221-225.

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Figura importante nonché molto popolare della politica pakistana, ricoprì la carica di presidente dal 20 dicembre 1971 al 13 agosto 1973 e quella di primo ministro dal 14 agosto 1973 al 5 luglio 1977.

37M.Waseem, Pakistan Under Martial Law 1977-1985, Lansing, Vanguard University of

Michigan, 1987, p.32.

38 Bhutto, nei primi anni Settanta, inaugurò il progetto nucleare pakistano dando ordine ai

suoi scienziati di arrivare alla costruzione dell’atomica in ogni modo possibile per poter tornare così a rivaleggiare con la potenza indiana; il progetto venne proseguito anche dal presidente Zia e culminò nel 1998 con l’acquisizione della bomba.

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Directorate for Inter-Services Intelligence, fondato nel 1948 e dipendente dalle forze

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18 immediatamente che non era conveniente lasciare espandere la propria

zona di influenza ad una potenza miscredente come l’URSS in una regione come l’Afghanistan, che da secoli era considerata di competenza pakistana. Questa convinzione si fondava su basi storiche molto solide che per lungo tempo avevano accomunato i destini di Kabul ed Islamabad, fino a quando, nel 1843, la potenza britannica, nella persona del Segretario agli Esteri del Raj Sir Mortimer Durand, non si era decisa a negoziare con l’Emiro afghano Abdur Rahman Khan i confini tra i possedimenti di Sua Maestà e l’Afghanistan. Il risultato che ne seguì determinò la cosiddetta “Linea Durand” che, non tenendo in minimo conto i confini dei territori occupati dalle popolazioni di etnia pashtun, seguì prevalentemente i 2640 km di confini naturali che il terreno offriva; tutto ciò generò nei pakistani la convinzione che l’Afghanistan fosse parte integrante del loro paese.

. Figura 6: In rosso la “Linea Durand” ed in blu la distribuzione dell’etnia pashtun.

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19 Oltre a queste considerazioni di carattere generale, Zia, che era un politico

pragmatico, comprendeva chiaramente che il problema era affrontabile

solo con l’aiuto di una potenza equivalente, se non superiore, a quella messa in campo da Mosca, ovvero gli Stati Uniti.

Le relazioni di Washington con il Pakistan, nel momento in cui Zia e l’ISI erano impegnati in queste riflessioni, erano al minimo storico. Il 21 novembre 1979 una sollevazione ad Islamabad pose l’assedio all’ambasciata americana esattamente come era accaduto a Teheran il 5

novembre dello stesso anno40. Le forze armate, probabilmente per ordine

dello stesso presidente, arrivarono all’ambasciata per sincerarsi delle condizioni del personale statunitense ben cinque ore dopo l’inizio della sollevazione. Il Dipartimento di Stato era già molto contrariato per il modo violento in cui Zia era salito al potere e, per completare le sue valutazioni, registrava le sue preoccupanti dichiarazioni in merito alla costituzione in Pakistan di un autentico ordine islamico o riguardanti l’affermazione

d’incompatibilità tra l’islam ed elezioni di tipo occidentale41

.

Un’ulteriore spinosa questione che non contribuiva certo a rasserenare le relazioni tra Stati Uniti e Pakistan era quella nucleare.

Nei tre conflitti con l’India e soprattutto a causa del problema del Kashmir, Islamabad aveva sviluppato il bisogno psicologico di una vittoria militare. I generali pakistani erano convinti che le forze indiane avessero avuto il sopravvento in combattimento soltanto grazie al numero, mentre, sul piano della qualità, lo scontro si sarebbe probabilmente concluso in modo favorevole. Queste analisi contribuirono a maturare la convinzione che il Pakistan avesse il dovere di impegnarsi sui due fronti che avrebbero potuto garantirgli la sopravvivenza: il fronte afghano ed il fronte atomico. Il primo, come anche il secondo, avevano come obiettivo finale l’India poiché sul teatro afghano i soldati pakistani avrebbero combattuto contro i

40 Khomeini stesso si complimentò con lo Jamaat-e-Islami, partito politico conservatore

islamico del Pakistan che, essendo riuscito a radicarsi anche nelle università con il beneplacito di Zia, aveva istigato la maggior parte dei dimostranti che assalirono l’ambasciata USA, che appunto erano studenti.

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20 sovietici, anche travestiti da mujaheddin, cercando di indebolire la

principale potenza finanziatrice del nemico indiano. L’atomica, invece, riguardava più direttamente il confronto con Nuova Dehli visto che era impossibile pensare ad un confronto in futuro senza partire almeno dalla

parità dell’arsenale atomico42

. Il raggiungimento dell’equilibrio

geostrategico, per quanto costituisse un obiettivo prioritario per il Pakistan, non poteva sfuggire alle logiche della politica internazionale. Gli interessi di Islamabad si trovavano invariabilmente a scontrarsi con la volontà degli Stati Uniti di evitare una proliferazione nucleare incontrollata nell’area, consci anche della decennale ostilità con l’India.

Figura 7: Mappa delle capacità balistiche dell’atomica pakistana ritenute necessarie per

un riequilibrio del confronto con l’India.

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M.Hussain, Pakistan's Politics The Zia Years, Lahore, Progressive Publishers, 1990,

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21 Per questo motivo, nel corso degli anni, le relazioni tra Islamabad e

Washington si fecero sempre meno cordiali, soprattutto durante le presidenze di Nixon e Ford43, sotto le quali gli Stati Uniti si trovarono a confrontarsi con la forte personalità di Zulfikar Ali Bhutto e con la sua

determinazione di dotare il Pakistan dell’atomica44.

Con l’avvento di Zia il dibattito sul nucleare pakistano divenne, per gli USA, di prioritaria importanza visto che il governo di Islamabad si ostinava a negare, sia in incontri ufficiali che informali, l’esistenza di un programma che prevedeva la costruzione della bomba atomica, quando

diversi rapporti della CIA provavano l’esatto contrario45

.

Il presidente pakistano certo non facilitò il rasserenamento delle relazioni quando confermò la volontà di Islamabad di non aderire al “Trattato di non proliferazione nucleare” del 1970, attirandosi le ire di quasi tutta la comunità internazionale.

Paradossalmente, proprio l’invasione sovietica dell’Afghanistan contribuì a riavvicinare gli interessi, fino ad allora divergenti, di Stati Uniti e Pakistan. A Washington interessava bloccare l’avanzata dell’Armata Rossa nel quadro globale della Guerra fredda, mentre ad Islamabad, che aveva mire ben più ristrette, premeva sostenere i mujaheddin in prima persona, senza alcun intervento diretto di stati terzi. Tramite questo sostegno il presidente Zia avrebbe contribuito in maniera decisiva a determinare le sorti di una battaglia combattuta in base ai principi dell’islamismo, aspetto che lo avrebbe aiutato in patria ad arginare le crescenti pretese nazionalistiche dei pashtun, che, nel frattempo, venivano

sostenuti dai sovietici46. Zia, per evitare di essere stretto tra l’URSS e

l’India, acconsentì in seguito ad un rafforzamento delle basi della CIA nel

43

La presidenza Nixon rimase in carica dal 20 gennaio 1969 al 9 agosto 1974. A causa dello scandalo Watergate, a Nixon successe il presidente Ford, che rimase in carica dal 9 agosto 1974 al 20 gennaio 1977.

44 Il primo reattore nucleare in Pakistan venne costruito grazie alla collaborazione con il

Canada ed inaugurato a Karachi il 28 novembre 1972.

45 Muhammad Zia-ul-Haq è rimasto al potere in Pakistan dal 16 Settembre 1978 al 17

Agosto 1988. Durante il suo mandato a capo degli Stati Uniti si sono avvicendate le presidenze Carter, rimasta in carica dal 20 gennaio 1976 al 20 gennaio 1981, e Reagan, rimasta in carica dal 20 gennaio 1981 al 20 gennaio 1988.

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M.Yousaf, M.Adkin, Afghanistan The Bear Trap: The Defeat of a Superpower,

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proprio paese47 nonché ad un’offerta, avanzata da Reagan, di

finanziamenti per 3,2 miliardi di dollari per portare avanti la guerra

afghana48; nonostante la generosità statunitense il presidente si dimostrò

irremovibile nella volontà di evitare contatti diretti tra il personale USA e i

mujaheddin49.

Il principale interlocutore tra i servizi di intelligence statunitensi e

pakistani fu Akhtar Abdur Rahman, Direttore Generale dell’ISI50.

Il compito che Zia affidò al capo della sua intelligence consisteva in un gioco di equilibrismo politico; Rahman doveva coinvolgere la CIA al punto che gli americani si ritenessero soddisfati dell’operato dei loro colleghi pakistani ma non tanto da far sì che un eccessiva ingerenza di

Langley provocasse ostacoli ai programmi prestabiliti51.

Oltre a ciò al capo dell’ISI spettava anche il delicato compito di promuovere, il più segretamente possibile, un escalation militare in Afghanistan che fosse in grado di bloccare i sovietici nel paese per anni ma che non fosse così scoperta da rischiare ritorsioni da parte di Mosca, eventualità che Zia temeva più di ogni altra cosa e che faceva sempre

presente nei suoi incontri con gli americani52.

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Le basi dell’intelligence statunitense in Pakistan erano situate a Karachi, Islamabad, Peshawar e Quetta. Oltre a ciò il presidente Zia, in base ad un accordo segreto, diede il via libera anche ad un aumento del numero stazioni di intercettazione statunitensi rivolte verso l’URSS; come contropartita pretese essere messo al corrente delle conversazioni militari captate riguardanti gli interessi nazionali pakistani. La costruzione di queste nuove stazioni si rese necessaria in quanto, in seguito alla rivoluzione khomeinista, era impossibile continuare ad utilizzare le numerose postazioni che la CIA e l’NSA possedevano in Iran.

48

All’inizio del conflitto il presidente Carter aveva offerto 400.000 dollari che Zia aveva sprezzantemente rifiutato, considerando la cifra irrisoria rispetto alle spese che il Pakistan avrebbe dovuto sopportare per tentare di arrestare l’avanzata sovietica.

49 A causa di questa clausola dell’accordo tra Stati Uniti e Pakistan, molti dei

mujaheddin finanziati dal denaro americano si rivelarono ben presto dei fondamentalisti

islamici che in combattimento non esitavano a compiere delle vere e proprie carneficine. Zia, in accordo con l’ISI, decise di sorvolare su certi comportamenti pur di non concedere finanziamenti a mujaheddin pashtun, benché si fossero sempre rivelati più facilmente gestibili.

50 Rahman esercitò un dominio incontrastato sullo spionaggio pakistano dal 13 aprile

1980 al 29 marzo 1987, godendo della piena fiducia del presidente Zia, con il qual aveva condiviso parte della carriera militare, ed essendo ritenuto un interlocutore risoluto ma affidabile anche dalla CIA.

51 M.Yousaf, Silent Soldier: The Man behind the Afghan Jehad, General Akhtar Abdur

Rahman, Lahore, Jang, 1991, pp.66-71.

52 Per semplificare la situazione ed i rischi che il Pakistan correva Zia ricorreva sempre

all’utilizzo di una metafora nella quale l’Afghanistan veniva rappresentato come una pentola che l’ invasione sovietica aveva portato all’ebollizione; compito della CIA e dell’ISI era far si che essa non traboccasse in Pakistan, facendo riferimento ad eventuali

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23 L’alleanza tra Stati Uniti e Pakistan nacque quindi tra sospetti reciproci e

interessi ai quali queste due potenze, la prima globale, la seconda regionale, non potevano sottrarsi. Islamabad aveva assoluta necessità di arrestare l’Unione Sovietica per riaffermare la propria influenza sull’Afghanistan; Washington, che non aveva mire specifiche nell’area, era mossa dalla ferrea volontà di vendicare lo smacco politico e militare subito dall’URSS in Vietnam. Questi fattori fecero sì che questi due stati, in uno dei periodi più bui delle loro relazioni bilaterali, trovassero, spesso in via del tutto informale, la forza di raggiungere quei compromessi necessari per vincere una guerra che formalmente non venne mai dichiarata.

Figura 8: Mappa della zona di confine tra Pakistan e Afghanistan dalla quale si decise di

far transitare la maggior parte degli aiuti ai mujaheddin.

sollevazioni pashtun fomentate dai sovietici o dal pericolo di un’ invasione vera e

Figura

Figura 5: Mappa del Pakistan.
Figura 7: Mappa delle capacità balistiche dell’atomica pakistana ritenute necessarie per  un riequilibrio del confronto con l’India.
Figura 8: Mappa della zona di confine tra Pakistan e Afghanistan  dalla quale si decise di  far transitare la maggior parte degli aiuti ai mujaheddin

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