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A

partire dal dicembre 2006 è stato avviato il progetto Seq-Cure “Sistemi integrati per accrescere il sequestro del carbonio, attra- verso la produzione di colture energetiche fertiliz- zate con residui organici” (www.crpa.it/seqcure). Si tratta di un progetto Life Ambiente, finanziato dal- l’Unione europea e da diversi soggetti pubblici e privati dell’Emilia-Romagna, tra cui la Regione, il cui obiettivo fondamentale è fornire un contribu- to alla riduzione delle emissioni di anidride car- bonica attraverso l’attivazione di filiere agroener- getiche su scala aziendale e l’introduzione di pra- tiche colturali sostenibili.

Nell’ambito del progetto, coordinato dal Crpa, sono state monitorate nel primo biennio di atti- vità diverse filiere di produzione agro-energetica

“corte”, in grado, cioè, di produrre e, per quanto possibile, utilizzare l’energia all’interno dell’a- zienda. Il lavoro ha riguardato in prima luogo la filiera del “biogas”, poiché più matura dal punto di vista tecnico e relativamente più diffusa di altre in ambito regionale. In minor misura, proprio a causa della loro ancora scarsa diffusione, sono sta- te seguite esperienze basate sulla combustione del legno da short rotation forestry e dell’olio di gira- sole e colza.

Nel monitoraggio delle filiere sono stati presi in considerazione sia gli aspetti agronomici e ambien- tali relativi alla produzione delle biomasse, sia i parametri tecnici e ambientali degli impianti per la conversione energetica. A questo scopo sono state scelte alcune realtà aziendali significative che già avevano un impianto attivo per la digestione anaerobica dei reflui aziendali e delle biomasse vegetali, colture dedicate o residui di lavorazione dell’agroindustria, o il cui impianto era in fase di avviamento.

Le aziende dove si sono svolte le azioni di monito-

raggio degli impianti sono l’azienda agraria speri- mentale “Tadini” e l’azienda agricola “Fontana” in provincia di Piacenza, l’azienda agricola Mengoli nel Bolognese e il consorzio Agrienergy, in pro- vincia di Ravenna. La sperimentazione di campo è stata incentrata in particolare su due specie:

il triticale, in ragione della suo elevato potenzia- le produttivo e della precocità del ciclo che con- sente di praticare un doppio raccolto;

il sorgo, in virtù della sua elevata rusticità e del- le buone performance produttive.

UNA SPECIE PRODUTTIVA E POCO ESIGENTE

In questa nota si riferiscono alcuni risultati ottenuti sul sorgo nel corso del biennio 2007-2008 in alcu- ne località dell’Emilia-Romagna. La maggior par- te del lavoro è stata incentrata su questa coltura, in particolare utilizzando le tipologie che più si adat- tano alla trasformazione energetica, vale a dire i sor- ghi zuccherini e da fibra, che si caratterizzano per una taglia di grandi dimensioni, moderata capacità di ricaccio e stelo robusto e midolloso, più o meno zuccherino, in confronto alle tipologie più tipica- mente foraggere, che hanno un’elevata capacità di

Sorgo da biomassa, una coltura promettente

RICERCA E SPERIMENTAZIONE

FILIERE AGROENERGETICHE

I primi risultati dei test di coltivazione effettuati nel biennio 2007-2008 in diverse località dell’Emilia-Romagna nell’ambito del progetto

Seq-Cure, coordinato dal Crpa. Le prove proseguiranno anche nel 2009.

APRILE 2009

89

ELENA BORTOLAZZO ROBERTO DAVOLIO MARCO LIGABUE FABRIZIO RUOZZI Crpa, Reggio Emilia

Tab. 1 - Varietà di sorgo in prova nel biennio 2007-2008.

VARIETÀ Grazer N Sugargraze Trudan 8 Biomass 133 Silage King Sucrosorgo 405 Sucrosorgo 506 BMR 333

TIPO Foraggio Zuccherino Foraggio Fibra Zuccherino Zuccherino Zuccherino Foraggio

REFERENTE COMMERCIALE Dekalb - Monsanto Padana Sementi Elette NK - Syngenta NK - Syngenta KWS NK - Syngenta NK - Syngenta Società Italiana Sementi 089_91AG04_09SDB 8-04-2009 15:24 Pagina 89

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ricaccio, stelo più sottile e una taglia più modesta.

Naturalmente i diversi tipi di sorgo non sono sem- pre classificabili con chiarezza, poiché le varietà derivano sovente da attività di ibridazione tra diver-

se tipologie; tuttavia si può dire, forse un po’ sco- lasticamente, che la relativa abbondanza di zuc- cheri semplici fermentescibili o di carboidrati com- plessi costituenti le pareti cellulari definisce l’atti- tudine di una determinata varietà alla codigestio- ne per la produzione di biogas (nel primo caso), piuttosto che alla combustione per la produzione di calore o alla gassificazione, per la produzione di gas combustibile (nel secondo caso).

Nelle prove sono stati inseriti anche i tipi di sorgo da foraggio, a più sfalci, che soprattutto nei com- prensori zootecnici hanno trovato una certa dif- fusione come fonte foraggera “di soccorso”per col- mare il vuoto estivo che deriva dalla scarsità pro- duttiva dei prati nel periodo luglio-agosto. Questi materiali hanno generalmente buona produttività e un ciclo molto breve: tuttavia il fatto che la loro potenzialità si realizzi in più ricacci, li rende meno interessanti sotto l’aspetto economico a causa dei costi di raccolta più elevati.

Uno degli aspetti più positivi della specie è l’eleva- ta resistenza alla siccità e la buona capacità di uti- lizzare l’acqua e l’azoto disponibili nel terreno, oltre alla quasi totale assenza di parassiti che possano comprometterne il risultato produttivo. Per que- sta ragione la coltura risulta più interessante nei comprensori non irrigui o che si caratterizzano per avere un costo dell’acqua elevato, come nella Pia- nura padana in destra Po.

LE MODALITÀ DEI TEST

Le varietà sono state testate nel corso del biennio 2007-2008 (vedi tabella 1) nella pianura di Pia- cenza, Reggio Emilia, Bologna e Ravenna, quindi in situazioni tra loro molto diverse per quanto riguarda i suoli e le condizioni climatiche. In più le colture sono state effettuate in assenza di irriga- zione, per testarne la produttività in condizioni limite per il fattore acqua.

Per quanto riguarda la nutrizione azotata, è stato privilegiato l’apporto di azoto organico, utilizzan- do i reflui zootecnici e il biodigesto proveniente dagli impianti di produzione di biogas, talora anche derivante dalla codigestione di biomasse vegetali.

L’ottica è evidentemente stata quella della mini- mizzazione dei costi di produzione e degli impat- ti ambientali. Le dosi di azoto sono state calcolate utilizzando il metodo del bilancio semplificato, for- nendo la medesima dose di azoto disponibile alla coltura sia in forma chimica, sia organica.

Tutte le varietà sono state raccolte in un’unica solu- zione, in maturazione latteo-cerosa della granella, con l’eccezione di Grazer-N, sfalciata almeno due volte all’anno. Nella tabella 2 sono riportate le pro- Tab. 2 - La sperimentazione su sorgo da biomassa:

risultati produttivi anno 2007.

PRODUZIONE (tonn. s.s./ha)

6,87 11,43 15,56 6,19 15,57 17,55 10,81 14,55 15,97 7,81 7,84 10,01 18,36 21,42 24,42 10,48 12,07 17,15 13,35 16,68 18,57 16,12 17,77 18,77 FERTILIZZANTE

test chimico liquame test chimico liquame test chimico liquame test chimico

pollina test chimico

pollina test chimico

pollina test chimico

pollina test chimico

pollina VARIETÀ

Grazer N

Sugargraze

Trudan

Grazer N

Sugargraze

H133

H133

King Silage AZIENDA

C.A.T.- Cooperativa Agroenergetica Territoriale

C.A.B. Bagnacavallo e Faenza

Consorzio Agrienergy

RICERCA E SPERIMENTAZIONE

APRILE 2009

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Tab. 3 - La sperimentazione su sorgo da biomassa:

risultati produttivi anno 2008.

PRODUZIONE (tonn. s.s./ha)

7,49 10,48 12,16 6,26 9,81 11,96 7,57 7,57 11,22 8,56 11,58 7,23 9,93 12,77 5,11 5,33 6,27 5,59 5,52 6,04 FERTILIZZANTE

test chimico liquame test chimico liquame test test test chimico liquame test chimico liquame test chimico digestato

test chimico digestato VARIETÀ

Bionass 133

Sucro 405

Biomass 133 Sucro 506

Biomass 133

Sucro 405

BMR 333

Grazer N AZIENDA

C.A.T.- Cooperativa Agroenergetica Territoriale

Az. Mengoli

Az. Sper.Tadini

Consorzio Agrienergy

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duzioni ottenute nel 2007 rispettivamente a Cor- reggio di Reggio Emilia (C.A.T. - Cooperativa agroe- nergetica territoriale), Forlì (C.A.B. - Cooperativa di Bagnacavallo e Faenza ) e Ravenna (consorzio Agrienergy); nella successiva tabella 3 sono evi- denziate le produzioni ottenute nell’anno succes- sivo, sempre a Correggio, Ravenna e a Piacenza (azienda sperimentale “Tadini”).

Un primo commento di ordine generale riguarda l’efficienza dell’azoto somministrato: in quasi tut- ti i casi l’apporto di sintesi ha differenziato le pro- duzioni rispetto al testimone non concimato, inse- rito nelle prove al solo fine di calcolare corretta- mente l’effettiva efficienza degli apporti. I casi in cui questa differenza non si registra, o è negativa, sono imputabili o alla totale assenza di precipita- zioni che ha vanificato la concimazione o all’allet- tamento della coltura.

Una seconda considerazione riguarda le fertilizza- zioni organiche: queste sembrano essere, a parità di azoto utile apportato, maggiormente efficaci rispetto all’apporto chimico. La ragione risiede con tutta probabilità nel fatto che l’acqua distribuita con il refluo aziendale, seppure in quantità molto modesta, ha favorito la penetrazione del nutrien- te nel terreno ed il successivo assorbimento da par- te della coltura.

RISULTATI PRODUTTIVI

Per quanto riguarda i risultati produttivi, tranne che per quella di Forlì del 2007 la produzione si col- loca mediamente sulle 12-18 tonnellate all’ettaro di sostanza secca e pare essere più che soddisfa- cente, considerando le condizioni limitanti dal pun- to di vista idrico. Le produzioni ottenute non sono in linea con alcuni dati bibliografici sull’argomen- to che indicano performance anche molto più ele- vate. A questo proposito è bene rimarcare che la specie ha una spiccata resistenza alla siccità ed un’e- levata potenzialità produttiva. Naturalmente il livel- lo ottenibile varia in funzione del livello di inten- sità colturale applicato che l’ambiente di coltiva- zione consente: le più elevate produzioni che è leci- to attendersi dalla specie si realizzano solo in ambien- ti freschi o con apporti irrigui adeguati.

Un’ultima nota riguarda le modestissime produ- zioni rilevate a Forlì nel 2008. Qui le coltivazioni sono state effettuate in secondo raccolto: la totale mancanza di acqua disponibile dopo la semina ha di fatto impedito lo sviluppo della coltura, ren- dendo assolutamente aleatoria la produzione, quin- di sconsigliabile tale pratica in assenza di irriga- zione. Il lavoro sperimentale proseguirà anche nel 2009, con ulteriori valutazioni sulla produzione e sulla conversione energetica.

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