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View of Pierre Musitelli, Le flambeau et les ombres. Alessandro Verri, des Lumières à la Restauration (1741-1816)

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© 2018 The Author(s). Open Access article published by Firenze University Press and distributed under the terms of the CC-BY-4.0 licence. http://www.fupress.net/index.php/ds/index.

«Diciottesimo Secolo», anno III, 2018, pp. 274-276

ISSN 2531-4165. DOI 10.13128/ds-23082

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Pierre Musitelli, Le flambeau et les ombres. Alessandro Verri, des Lumières à la Restauration, École Française de Rome, Rome 2016, 393 pp.

Le metafore scelte da Pierre Musitelli nel comporre il titolo della nuova mono- grafia su Alessandro Verri valgono ad evocare un tratto fondamentale e perva- sivo della posizione dell’autore milanese nei suoi 75 anni di vita: quella di essere stato – come pone Musitelli – costantemente ‘entre-deux’. Il fuoco della fiaccola e le ombre, la fiamma e il fumo che produce richiamano che l’essere ‘tra’ è un suo tratto costitutivo, la cui declinazione aiuta a comprendere, capire unitariamente cioè, le spinte e i freni che concorrono alla creazione e alla storia delle sue ope- re. La personalità di Alessandro Verri si sviluppa anzitutto, biograficamente, in un continuo confronto e controcanto con chi lo circonda, anzitutto il fratello Pietro e Cesare Beccaria. Osserva Musitelli che all’espansione del successo e del- la visibilità dei due corrisponde il ritirarsi nell’anonimato e nell’ombra di Ales- sandro. In aggiunta a questa circostanza biografica, Alessandro Verri sente più di altri il conflitto fra una società lombarda in cui le vestigia spagnole ancora convivono con le nuove libertà plasmate dai Lumi: i suoi interventi come caffet- tista testimoniano di una posizione che comprende il libero scambio intellettua- le ma ancora la tradizione e perfino la dissimulazione; nel «Caffè» egli è filosofo e misantropo, aperto al nuovo e tentato dal precoce demone dell’indifferenza.

Fra poesia delle rovine ed erudizione, fra ragione e sensibilità, fra classicismo e romanticismo si costruisce dunque il suo lato sperimentale che si esprime in un percorso comprendente la storia, il giornalismo, le traduzioni, il teatro e il ro- manzo – generi, tutti, che dialogano con quell’esperienza straordinaria di scrittu- ra che è la corrispondenza con il fratello, esempio della capacità di dissociazione tra registri tipica della poetica di Alessandro.

I 19 capitoli che compongono lo studio sono spazialmente e cronologica- mente bipartiti, secondo il periodo milanese (1741-1766) – che comprende in sé anche il soggiorno a Parigi e a Londra – e quello romano, dal 1767 alla morte, nel 1816. All’interno di questi due grandi gruppi sono scandagliate le opere e la loro genesi, secondo uno sviluppo saldamente legato alla biografia dell’autore.

L’approccio biografico è scelta precisa, strumento che garantisce la resa del nes-

so tra i destini personali e la collettività: il modello non paia semplice, ché anzi si

richiama, con le parole di Giuseppe Ricuperati cui Musitelli si appella in chiusu-

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ra, all’azione «correttiva» che il modello storico della biografia può avere oggi ri- spetto a una storia di concetti e periodizzazioni. La biografia dunque, ‘rimedio’ e

‘verifica’ rispetto alle astrazioni eccessive, permette di penetrare e dare verità alle spinte spesso paradossali dell’opera di Alessandro Verri.

Il ricchissimo spazio di comunione e collaborazione rappresentato dal Car- teggio – con la Londra detta sette volte «illuminata» nella prima lettera, vera ville lumière – è anche lo spazio di dissensi, discordie e dissonanze – come aveva già osservato Bartolo Anglani nel suo «Il dissotto delle carte» (2004) facendo cenno alle ‘lingue tra loro incomprensibili’ che Alessandro e Pietro parlano, nello scambio epistolare, a partire dal 1782-83. Nelle lettere i caratteri delle nazioni sono modi per definire l’indole reciproca. Pietro dice Alessandro ‘troppo ingle- se’: egli non sopporta «l’enthousiasme» dei francesi, scrive nel marzo 1768. Ma una ben più radicale crociata contro le passioni serpeggia trasversalmente nel pensiero di Alessandro, e tocca altri settori. La Nouvelle Hèloïse è un’«opera del diavolo»; così il Werther, come aveva già segnalato Carlo Muscetta. Il bersaglio è l’eccesso di sentimento: «l’entusiasmo dei moderni» porta con sé una sensibilità che passa nel quotidiano e influenza ‘troppo’ l’animo. Alla sensibilità deve es- sere imposta una misura; un «qui va là» è da gridare a tutti i movimenti del cuo- re: «diffido di chi parla troppo delle propria sensibilità e fa mostra delle sue manifestazioni», scrive al fratello nel 1766.

Qui si inseriscono allora, più chiare, con una struttura che mescola indivi- duale e collettivo, le problematiche tappe dedicate al genere romanzo. Le Notti romane (nel 1792 pubblicato in 250 copie) incarnano il Verri «tardivo», quello dello spostamento definitivo verso le solitudini notturne e il silenzio delle om- bre – ecco il fumo della torcia, l’offuscamento; ma già le Avventure di una Saffo quasi pre-leopardianamente presa dal male di vivere (1781) avevano segnalato un ripiegamento che, insieme a Erostrato (1815), a tal punto non credeva a una possibile azione nella società da volere proporre personaggi ‘non moderni’, privi di qualsiasi forma di eroismo sociale, votati ad un «sacrificio improdutti- vo». Il versante conservatore di Verri si manifesta in queste narrazioni; ma le origini di un germe rinunciatario più profondo erano già in quel Saggio sulla sto- ria d’Italia (terminato nel 1765 e rimasto inedito fino alla pubblicazione integra- le nel 2001) dove programmaticamente chi davvero ‘conosceva la storia’ si ac- contentava ‘anche solo dell’assenza del male’. Il ‘vero’ Alessandro Verri risiede- rebbe già nel Saggio di morale cristiana (1763): la prudenza e una morale inibitrice garantiscono il rispetto degli «argini» a tutela del «fragile equilibrio della collet- tività umana».

Non è da dimenticare la premessa iniziale (pp. 1-14), in cui Musitelli passa

in rassegna e distingue le tappe critiche che hanno aiutato a definire l’opera e la

figura di Alessandro Verri: da Walter Binni, attraverso Marco Cerruti, Fabrizio

Cicoira, Bruno Toppan – in Francia – fino a Franco Venturi, Carlo Capra e

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Sergio Luzzatto. Il lume della fiaccola offuscato dal suo stesso fumo:

l’immagine riassume le spinte ideali e le controspinte che hanno fatto parlare di

‘irregolarità’ e ‘apparenti contraddizioni’, spinte progressiste e controrivoluzio- narie nell’opera di Alessandro Verri. Sono i tratti della complessiva storia lette- raria e di pensiero dell’«homme de l’entre-deux»; ma sono anche tratti che fanno emergere «le contraddizioni sotto l’edificio dell’Illuminismo italiano».

Con serrata, esaustiva e brillante indagine Le flambeau et les ombres sembra porsi come testo non eludibile per i futuri approcci all’opera di Alessandro Verri.

D

ANIELA

M

ANGIONE

Independent Scholar

d.mangione@fastwebnet.it

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