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A/A 2008/2009 Università degli Studi di Pisa Facoltà di Economia Corso di laurea specialistica in Sviluppo e Gestione sostenibile del territorio

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A/A 2008/2009

Università degli Studi di Pisa

Facoltà di Economia

Corso di laurea specialistica in

Sviluppo e Gestione sostenibile del territorio

Tesi di laurea

“Autorizzazione integrata ambientale;

il nuovo termovalorizzatore di Livorno”

Candidato Relatore

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(3)

Il ringraziamento più grande va ai miei genitori che mi hanno appoggiato e sostenuto durante tutto il percorso e senza i quali non avrei mai potuto raggiungere questo traguardo.

Il secondo è rivolto a Kira, che mi è sempre stata accanto nei momenti di sconforto. Infine l’ultimo, ma non per questo meno importante, va a tutti i miei amici che, con la loro compagnia e spensieratezza, mi hanno aiutato a raggiungere questo bellissimo obiettivo. Grazie di cuore a tutti!!!

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Indice

Introduzione pag. 11

1 La tutela ambientale

1.1 Principio d’integrazione come strumento di tutela

dell’ambiente. pag. 15

1.2 Evoluzione della legislazione ambientale. pag. 16 1.3 Lo sviluppo sostenibile, la disciplina di Via e

di Vas. pag. 19

1.4 Dal D.Lgs. n. 372/99 al nuovo D.Lgs. 18

febbraio 2005, n.59. pag. 23

1.5 Legge comunitaria 2001 pag. 24

1.6 Legge comunitaria 2002 pag. 27

1.7 Legge comunitaria 2003 pag. 28

1.8 D.Lgs 18 febbraio 2005 n.59 pag. 30

1.8.1 Le principali novità del D.Lgs del 18

febbraio 2005. pag. 31

1.9 Normativa Europea e Nazionale sul tema

dell’inceneritore. pag. 37

1.9.1 Best available techniques pag. 40 1.9.2 Il dref waste incineration pag. 43

1.9.2.1 Conoscenza della composizione

del rifiuto per migliorare il processo. pag. 44 1.9.2.2 Controllo di qualità dei rifiuti

in entrata. pag. 45

1.9.2.3 Stoccaggio dei rifiuti pag. 45 1.9.2.4 Pretrattamento dei rifiuti in entrata pag. 46 1.9.2.5 Movimentazione ed avanzamento dei

rifiuti. pag. 47

2 Autorizzazione integrata ambientale (A.I.A)

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2.2 Allegato I del D.Lgs 59/2005 pag. 50 2.3 Procedura per il rilascio dell’A.I.A pag. 55

2.3.1 Procedimento autorizzatorio impianti

già esistenti. pag. 57

2.3.2 Procedimento autorizzatorio impianti nuovi pag. 58 2.4 La fase pubblicista, gli strumenti di

partecipazione e informazione. pag. 59 2.4.1 Conferenza dei servizi pag. 62 3 La gestione dei rifiuti

3.1 La produzione dei rifiuti di Livornesi pag. 65 3.2 La situazione generale in Toscana. pag. 66 3.3 La produzione di rifiuti in provincia di Livorno pag. 68 3.4 Bacini di utenza dei servizi di gestione dei rifiuti

provinciali. pag. 70

3.5 Composizione merceologica dei rifiuti. pag. 73 3.6 Piano provinciale di gestione dei rifiuti

nell’ATO 4. pag. 75

3.7 Programmazione di A.A.M.P.S pag. 76

4 Progetto definitivo della terza linea TVR.

4.1 Scopo del progetto pag. 79

4.2 Funzionamento e produzione di energia

elettrica delle linee 1 e 2. pag. 80 4.2.1 Descrizione delle fasi del processo

della linea 3. pag. 84

4.3 Dati tecnici principali del TVR. pag. 88

4.4 Affidabilità e sicurezza. pag. 90

4.5 Problemi logistici e temporali connessi

con la realizzazione della terza linea. pag. 92 4.5.1 Criticità connesse alla realizzazione del

termovalorizzatore. pag. 94

(7)

del TVR. pag. 95 4.6.1 Analisi costi e benefici del TVR. pag. 97 4.6.1.1 Costi di investimento. pag. 97 4.6.1.2 Costi di esercizio. pag. 98 4.6.1.3 Costi di manutenzione. pag. 98 4.6.2 Incentivi, certificati verdi. pag. 100

4.6.2.1 CIP. 6 pag. 104

4.7 Convenzione tra A.AM.P.S. e GRTN spa. Pag. 111 4.8 Alternativa di collocazione dei rifiuti CDR. Pag. 120 4.8.1 Smaltimento in discarica. Pag. 121 4.8.2 Livelli attuali delle discariche e orizzonti

futuri. Pag. 122

4.8.3 Livelli attuali del mercato di trattamento

termico e orizzonti futuri. Pag. 124 4.8.4 Attuali livelli del mercato della

co-combustione. Pag. 127

4.8.5 Confronto tra discarica ed inceneritore pag. 127 4.9 Autorizzazione alla realizzazione della terza linea. pag. 128

4.9.1 Rilascio dell’autorizzazione integrata

Ambientale. pag. 131

4.10 Procedure autorizzative. Pag. 132

4.10.1 Analisi di via dei lavori di completamento della potenzialità impiantistica del

termovalorizzatore Livornese. pag. 134 4.10.1.1 Inquinamento atmosferico pag. 137

4.10.1.1.1 Qualità dell’aria

in fase di cantiere pag. 138 4.10.1.1.2 Qualità dell’aria in

fase di esercizio pag. 138 4.10.1.1.3 Inquinamento olfattivo pag. 141

(8)

4.10.1.2 Ambiente idrico superficiale

e sotterraneo. pag. 142

4.10.1.2.1 Suolo e sottosuolo pag. 145 4.10.1.3 Inquinamento acustico. pag. 146

4.10.1.3.1 Effetti sul clima acustico

in fase di cantiere pag. 146 4.10.1.3.2 Effetti sul clima acustico in

fase di esercizio. pag. 147 4.10.1.4 Traffico indotto. pag. 150

4.10.1.4.1 Effetti sul sistema della mobilità in fase

di cantiere. pag. 150 4.10.1.4.2 Effetti sul sistema

della mobilità in fase

di esercizio. pag. 151 4.10.1.5 Interferenza paesaggistica pag. 153 4.10.2 Compatibilità ambientale. pag. 155

4.11 Sistemi di monitoraggio. pag. 158

4.11.1 Fattibilità tecnico economica

del sistema di monitoraggio. pag. 160 4.11.2 Valutazioni tecniche. pag. 160 4.11.3 Programma di controllo della qualità

del sistema di monitoraggio continuo. pag. 162 4.12 Rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale

per lo svolgimento delle attività IPPC della

implementazione del TVR Livornese. pag. 163 4.13 L’investimento e le modalità di finanziamento

per la realizzazione della terza linea. pag. 164 4.13.1 Risultati derivanti dalla gestione

economica dei primi 20 anni di attività. pag. 164 4.14 Osservazioni e perplessità sulla realizzazione

(9)

della terza linea. pag. 165

Conclusioni pag. 169

Bibliografia pag. 171

(10)
(11)

INTRODUZIONE

La politica ambientale ha svolto un ruolo importante soprattutto negli ultimi anni. Una prima fase è stata caratterizzata da una sostanziale assenza di normative specifiche in materia di ambiente (fino alla metà degli anni sessanta), una seconda fase in cui si comincia a registrare un certo interesse per i diversi fattori ambientali, con una maggiore attenzione alla tutela dei diversi interessi pubblici quali salute, agricoltura o turismo (dalla metà degli anni sessanta fino agli anni ottanta). La terza fase è caratterizzata dal’istituzione del Ministero dell’ambiente e di altri soggetti specializzati alla cura dell’ambiente inteso come interesse specifico da tutelare.

Oltre alla politica ambientale che ha come oggetto la tutela dell’ambiente, esiste un altro modo indiretto in grado di garantire e preservare l’ambiente ossia il principio d’integrazione. La tutela dell’ambiente passa attraverso la cura e la gestione di altri valori in parte vicini alle tematiche ambientali.

Il quadro di controllo ambientale riferito al mondo dell’impresa è sensibilmente mutato a seguito dell’emanazione della direttiva Comunitaria denominata “IPPC”. Quest’ultimo è l’acronimo di “Integrated Pollution Prevention and Control” che in italiano significa Prevenzione e Riduzione Integrata dell’Inquinamento e il riferimento di questa materia è rappresentata dalla Direttiva 96/61/CE1, emanata dall’UE per conciliare l’esigenza di uno sviluppo economico responsabile e competitivo con quello di tutela delle risorse umane ed ambientali. Oggetto di un’attenta analisi da parte dell’UE è stato proprio l’impatto ambientale2 delle attività produttive sul territorio le quali, per loro natura, attraverso la produzione di beni o la fruizione di servizi, consumano le

1

Del 24 settembre 1996 Direttiva del Consiglio sulla prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento.

2

si intende l'insieme degli effetti causati da un evento, un'azione o un comportamento sull'ambiente nel suo complesso.

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risorse ambientali riversando poi sul territorio stesso, rifiuti ed emissioni nocive per acqua, terreno ed aria.

La direttiva 96/61/CE va considerata quindi uno strumento particolarmente efficace per la prevenzione integrata dei fenomeni d’inquinamento, per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e la promozione di produzioni sempre più pulite. L’ultimo tassello mancante di tale direttiva Europea è stato posto con il Decreto legislativo 18 febbraio del 2005 n.59.

Tale dottrina soffriva, precedentemente all’ultimo decreto del 2005, di un forte limite per quanto riguardava l’applicabilità, infatti era destinata ai soli impianti esistenti. Questo limite impediva alla direttiva IPPC di applicare al nostro ordinamento giuridico quella funzione fortemente innovativa sia sul piano tecnico che sul piano normativo, senza dunque modificare il tradizionale approccio di tipo settoriale.

Ai gestori degli impianti viene imposto il rispetto di precisi obblighi per lo svolgimento delle attività, come usare in modo efficace l’energia, evitare fenomeni d’inquinamento significativi e la produzione di rifiuti o cercare di ridurne l’impatto ambientale, prevenire gli incidenti e limitarne le conseguenze, applicare, laddove possibile, le migliori tecniche disponibili ovvero prendere tutte le opportune misure di prevenzione.

Le azioni e gli strumenti proposti dalla direttiva IPPC sono incentrate su un approccio preventivo ed integrato della materia; tale approccio riguarda la valutazione delle conseguenze ambientali derivanti dall’intero ciclo di vita di un

impianto industriale, il coordinamento tra vari soggetti interessati

(dall’imprenditore, al pubblico, alla pubblica amministrazione), il monitoraggio delle emissioni e dei risultati ottenuti attraverso l’adozione delle migliori tecniche disponibili.

In particolare di quest’ultime, le cosiddette BAT (Best Available Tecniques) se ne da una definizione all’art. 2 indicandole come “la più efficiente e avanzata fase di sviluppo di attività e di metodi di esercizio indicanti l’idoneità pratica di determinate tecniche a costituire, in linea di massima, la base dei valori limite di emissione intesi ad evitare o a ridurre (ove ciò non è possibile) in modo generale

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le emissioni e l’impatto sull’ambiente nel suo complesso”. Le fattibilità di tale tecniche vanno intese anche da un punto di vista economico riguardo la loro applicabilità.

Il ricorso alle migliori tecniche disponibili da parte degli operatori rappresenta il nodo centrale della direttiva IPPC poiché essi, possono in questo modo migliorare le proprie performance ambientali e di conseguenza ottenere le autorizzazioni integrate necessarie per lo svolgimento delle attività.

Ciò significa che il rispetto delle migliori tecniche disponibili sta alla base del rilascio, da parte dell’Autorità competente, dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), la quale rappresenta il principale strumento indicato dalla direttiva per garantire l’approccio preventivo ed integrato.

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