Conclusioni
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Capitolo 8
Conclusioni
Nel presente lavoro di Tesi sono stati approfonditi alcuni aspetti che riguardano i meccanismi di collasso fuori piano di pareti murarie. Partendo dai più importati modelli proposti in letteratura e dalle più recenti indagini sperimentali, è stato possibile ricavare un’equazione in grado di descrivere in maniera appropriata il reale moto di dondolamento (rocking) a cui sono soggette pareti murarie con vincoli monolateri sottoposte ad azione sismica perpendicolare al loro piano medio. Una volta definita l’equazione del moto di rocking è stato elaborato un algoritmo di integrazione numerica nel dominio del tempo ottenendo la risposta della parete in termini rotazionali. Questo si è reso necessario in quando l’equazione contiene delle forti non linearità legate sia alla presenza di funzioni trigonometriche che della funzione segno. Altre non linearità sono dovute alle brusche discontinuità che si verificano in corrispondenza degli urti: ogni volta che si registra un impatto tra parete e murature trasversali oltre ad avere un inversione di segno della velocità angolare si ha una notevole dispersione di energia cinetica che è stata descritta mediante un opportuno coefficiente di restituzione.
L’indagine è proseguita andando ad analizzare il comportamento delle pareti di facciata di tre chiese sottoposte al sisma aquilano del 6 Aprile 2009: chiesa di San Pietro di Coppito, di San Giuseppe dei Minimi e di Santa Maria degli Angeli. Il confronto tra i risultati delle analisi numeriche e i danni riscontrati nella realtà mette in luce che il modello e le ipotesi assunte in questo lavoro di Tesi per descrivere il moto di dondolamento di pareti investite da sisma approssima bene il loro comportamento reale.
I meccanismi di ribaltamento delle tre pareti di facciata sono stati verificati attraverso le analisi cinematiche proposte dalla normativa italiana NTC2008 seguendo sia un approccio in termini di forze (analisi cinematica lineare) che un approccio in termini di spostamento (analisi cinematica non lineare).
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I risultati così ottenuti sono stati confrontati con quelli derivati dalle analisi numeriche con accelerogrammi spettro – compatibili di quattro tipologie diverse: accelerogrammi reali non scalati, reali scalati, artificiali stazionari e artificiali non stazionari. Come era stato ipotizzato inizialmente, l’approccio di normativa risulta essere, nella quasi totalità dei casi, più conservativo rispetto alle analisi numeriche e quindi permette di avere un margine di sicurezza maggiore. Se da un lato questo risultato può essere visto come positivo dall’altro, soprattutto nel caso di edifici di rilevante interesse storico artistico, può indurre a realizzare interventi eccessivamente a favore di sicurezza che non consentono di salvaguardare il bene e le sue caratteristiche.
Nonostante gli elementi che dovranno essere oggetto di approfondimento e di validazione sperimentale si ritiene comunque importante aver proposto, un modello in grado di riprodurre il comportamento dinamico di una parete in un edificio sottoposto ad azione sismica. Sono in corso ulteriori approfondimenti in merito alla possibilità di determinare quali parametri dell’azione sismica sollecitante (ampiezza, contenuto in frequenza etc.) influenzano maggiormente la risposta della parete. Questo potrebbe consentire di fare una valutazione più realistica del comportamento dinamico della parete e delle sue interazioni con il resto dell’edificio in cui è inserita.