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11 CAPITOLO 1

L’ EVOLUZIONE DELL’OROLOGIO, DEL SETTORE E LE PRINCIPALI TENDENZE.

1.1 LA STORIA DELL’OROLOGIO.

1.1.1 L’evoluzione dell’orologio, tipi e funzionamento.

L'orologio è uno strumento di indicazione dell'ora e, più in generale, di misurazione del trascorrere del tempo, costituito essenzialmente da:

- Un motore

- Un sistema di trasmissione e di controllo dell'energia - Un vero e proprio indicatore del tempo, il quadrante.

Dagli antichi orologi a pendolo ai moderni modelli a energia solare, in molte epoche l'orologio ha travalicato il significato per il quale è stato ideato, cioè quello di registrare appunto il passare del tempo, finendo per diventare un vero status symbol, decodificatore degli usi e dei costumi di popoli e generazioni differenti.

Oggi è considerato un vero e proprio accessorio di bellezza, da integrare completamente al proprio look e al proprio modo di vestire.

Quanti di noi si soffermano a pensare che l’orologio agli albori era qualcosa di completamente diverso e che non si portava al polso?

Che era grande almeno 100 volte di più di quello che tutti i giorni vediamo indossare ?

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12 L'esigenza di misurare il trascorrere del tempo era sentita

fin dall'antichità.

Il primo, semplice e più antico segnalatore del tempo fu la meridiana, formata al minimo da un palo infisso nel

terreno, che secondo la posizione del sole proiettava la propria ombra indicando un determinato momento della giornata.

Il suo uso è documentato in Cina dal III millennio a.C.

Fino a che la misurazione del tempo avveniva con le meridiane, la suddivisione prevalente era quella in cui l'ora era la dodicesima parte del ciclo diurno, dall'alba al tramonto, ed era perciò più lunga d'estate e più corta d'inverno.

Tale strumento subì delle modifiche nel corso dei secoli, trasferendosi in seguito dal terreno ai campanili delle chiese e delle torri.

Lo svantaggio principale della meridiana è di non funzionare di notte o nelle giornate nuvolose e per tale motivo furono sviluppati orologi alternativi, basati sul progredire regolare di eventi.

Ciò contribuì all’invenzione della clessidra ad acqua e sabbia.

La clessidra è un semplice dispositivo basato sulla regolare fuoriuscita di acqua da un contenitore forato.

L'uso di clessidre da parte degli Egizi è documentato nel XV secolo a.C.

In Grecia furono usate per scandire la durata di gare, giochi, turni di guardia e deposizioni in tribunale; mentre nel III secolo a.C. si

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13 svilupparono nei più precisi orologi ad acqua, nei quali quest’ultima fluiva tra due contenitori collegati.

Furono anche creati orologi ad acqua dotati di un sistema meccanico d'indicazione dell'ora.

Soltanto nel 1200 si ebbe il primo orologio dotato di un meccanismo.

Nel corso del Medioevo furono inventati dunque i primi orologi meccanici e nel giro di un mezzo secolo, all'inizio del Trecento, molti campanili cittadini furono dotati di orologio, tra i quali si possono ricordare quelli di Parigi, Milano, Firenze e Forlì.

L'orologio, poiché oggetto d'uso comune, ha assunto spesso un'importante

valenza artistica e simbolica, infatti, fin dagli inizi dell'orologeria, le casse erano più o meno riccamente decorate, e a volte lo era anche l'interno, per esaltare il fascino della meccanica di precisione.

L’orologeria mobile ebbe la sua genesi nel 1500, epoca in cui nacquero esemplari da tavolo e soprattutto i primi orologi da persona, con significativo impiego in campo bellico, ma anche indossabili al collo, generalmente dalle signore.

Gli orologi da tavolo potevano essere contenuti in materiali preziosi, oro, argento, bronzo, cofanetti laccati e intarsiati, mentre le pendole erano racchiuse in raffinati mobili in legno decorato, con una vetrata che metteva in evidenza il moto del pendolo.

Ancora oggi sono raffinati oggetti d’arredamento per le case.

Il primo di essi nacque nel 1657 ed era costituito da una barra in legno o metallo tenuta ferma da un’estremità e libera dall’altra, con un peso che effettuava delle tarature per settarne la precisione.

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14 Nel 1670 l’orologio a pendolo fu migliorato grazie al meccanismo a

scappamento, con il quale si ebbe il passaggio dal moto alternato del pendolo al moto rotatorio generato da una corona.

Questo rappresentò un momento di grande successo nel settore dell’orologeria, dove i mastri orologiai si divertivano a creare e a personalizzare i pendoli che utilizzavano questo nuovo meccanismo.

Fece seguito, per merito di Huygens (proprio colui che inventò il pendolo), il sistema a bilanciere: costituito appunto da un bilanciere, un volano e una molla. Esso venne applicato agli orologi da taschino essendo un meccanismo che poteva funzionare anche in movimento diversamente dagli altri che necessitavano di stabilità e perfezione.

Da questo momento in poi furono diversi i tentativi di inventare un sistema sempre più preciso e sempre meno ingombrante per dare la possibilità a tutti di poter leggere il tempo in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.

Il XIX secolo vide l’inizio della produzione in serie che, nel secolo successivo, sfociò in una sorta di prima rivoluzione dell’orologio che portò alla creazione da parte di Patek Philippe dell’orologio da polso.

Ovviamente continuarono nuove invenzioni che apportarono migliorie all’orologio, fino ad arrivare ai primi a batteria, tra questi vi fu la Seiko, che

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15 realizzò orologi a quadrante analogico con meccanismo mosso dall’elettricità di una piccolissima batteria.

Da non dimenticare gli orologi a movimento automatico inventati dalla Rolex, un azienda che ben presto otterrà tanta fama e un grande mercato fino ai giorni nostri; mentre nel XVIII secolo John Harrison costruì i cronometri (orologi progettati per avere elevata accuratezza e precisione) che, permettendo di calcolare la longitudine, cambiarono la navigazione di quel tempo.

Detto questo però, devono essere citati, per via della loro fama, anche gli orologi da torre: un esempio formidabile è il famoso orologio di piazza San Marco a Venezia, costruito a partire dal 1493 per opera di Giancarlo Ranieri.

Al rintocco delle ore, due statue meccaniche (chiamati Mori per il colore scuro dovuto al materiale) s'inchinano alla Madonna e colpiscono le campane con un martello.

Altro importante orologio, famoso per essere l'orologio astronomico più grande del mondo, è quello custodito nel campanile del Duomo di Messina, in Sicilia, alto 48 metri alla torre e 60 metri alla cuspide, costruito negli anni '30 del 1900. In Germania sono famose per l'orologeria Augusta, Norimberga e la Sassonia dove furono fabbricati meccanismi incredibili, con piccole scene rappresentate da automi meccanici.

Fino al 1700 è importante anche l'orologeria inglese mentre attualmente all'orologeria è immediatamente associata la Svizzera, sede di molte grandi marche e principale esportatore di orologi di qualità.

Questa nazione ha saputo infatti investire nella produzione di orologi artigianali pregiati, ma ha anche creato un mercato alternativo con la Swatch.

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16 Nei sistemi di visualizzazione arcaici, l'elemento funzionale era anche

visualizzatore della grandezza misurata (es. l'accorciamento della lunghezza di una candela è indice diretto del tempo trascorso).

L'informazione visualizzata è ottenuta per analogia, con l'informazione prodotta dal fenomeno fisico, da cui il termine analogico.

Nelle meridiane s'inizia ad avere il concetto di quadrante, ovvero un pannello attrezzato per evidenziare la lettura dell'ora.

Con l'avvento degli orologi meccanici, già a partire dalle clessidre ad acqua con galleggiante ed indicatore fino all'orologio a pendolo, diviene naturale l'impiego del quadrante a lancette.

Nella versione più nota, due o più indicatori, in genere di forma

affusolata/allungata, ruotano sopra una scala in cui sono incise le indicazioni di ora, minuti e secondi.

Gli assi delle lancette sono in genere coassiali, ma non sempre.

Nei cronografi da polso esistono spesso quadranti minori all'interno di quello principale.

Tuttavia esistono o sono esistiti sistemi a lancette diversi da quello abituale: nei primi orologi ad esempio, era impiegata una singola lancetta e le frazioni di ora potevano essere dedotte dalla posizione dell'indicatore tra due tacche di ore consecutive; in altri orologi invece, vengono utilizzate lancette la cui estremità non ruota circolarmente ma si sposta avanti ed indietro lungo un arco.

Da segnalare inoltre l' orologio regolatore che ha come caratteristica di segnare ore, minuti e secondi su singoli quadranti indipendenti.

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17 Sono di tipo digitale tutte quelle modalità di visualizzazione dell'ora che

avvengono per valori discreti.

Mentre le lancette avanzano impercettibilmente senza soluzione di continuità, un orologio digitale mostra un orario preciso e a un certo momento passa di scatto al valore successivo.

Questo metodo è adatto agli orologi in cui la generazione del segnale temporale è già digitale, come per esempio negli orologi al quarzo.

1.1.2 Le tecniche di visualizzazione dell’ora.

Tra le principali tecniche di visualizzazione digitale dell’ora, distinguiamo: - A pannelli mobili.

Alcune serie di pannelli (di solito due per le ore e due per i minuti) riportano incise le cifre da zero a nove.

I pannelli possono essere grandi da pochi centimetri a molte decine di centimetri. Un sistema, in genere un rullo su cui sono incernierati, provvede a fare cadere il pannello della decade corretta al momento necessario attraversa una catena di ingranaggi.

Per esempio la decade delle unità di minuto cambia ogni minuto, la decade delle decine ogni dieci minuti e così via.

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18 Il moto può essere fornito da qualunque meccanismo di orologio ma in genere è impiegato un motore elettrico che può anche essere di tipo sincrono alimentato dalla rete a 50 Hz, che fornisce la base del tempo (non eccessivamente precisa). Questo sistema è ancora impiegato nei tabelloni degli aeroporti per indicare la situazione dei voli.

- Lettura vocale dell'ora.

Particolari orologi digitali da polso o da tavolo possono pronunciare con voce sintetica l'orario.

Questo può essere utile per i non vedenti. - La suoneria.

Negli orologi meccanici, attraverso particolari sistemi di ingranaggi, è possibile ottenere l'attivazione di un sistema di segnalazione sonora delle ore o intervalli significativi (es. negli orologi a cucù, negli orologi da torre dei campanili e torri civiche e nelle sveglie meccaniche da comodino).

Il meccanismo base è un sistema di ruote in cui sono praticate delle tacche di larghezza proporzionale al numero di rintocchi che devono essere suonati. Il sistema, che trae energia da una molla o da un peso, agisce colpendo

ripetutamente un campanello o una campana, oppure soffiando aria per mezzo di mantici attraverso ance o organi a canne, o ancora facendo ruotare la ruota

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19 Attualmente negli orologi al quarzo la suoneria è generata elettronicamente dal microprocessore attraverso un trasduttore piezoelettrico, oppure vengono attivati circuiti ausiliari quali un ricevitore radio.

1.1.3 Le complicazioni.

Nell'orologeria comunemente intesa, vengono chiamate “complicazioni” tutte quelle indicazioni e funzioni che vanno oltre la semplice visualizzazione dell'ora. Esse includono quindi i calendari completi, perpetui (ovvero quelli che indicano il giorno, l'esatto numero di giorni di ciascun mese, l'anno, compreso l'anno

bisestile), le fasi lunari, indicazione delle ore serali e le funzioni di cronografo. Un orologio che comprende queste funzioni supplementari è detto appunto orologio complicato.

Le complicazioni più difficili da realizzare sono: - La ripetizione minuti.

- Il meccanismo di compensazione gravitazionale “tourbillon”.

La prima fu creata nei secoli scorsi in modo da permettere di sapere l'ora esatta anche di notte e consiste nell'indicazione sonora dell'orario, azionata da uno o più martelletti che fanno suonare due linguette metalliche chiamate "gong", che di solito si sviluppano intorno al movimento.

Il tourbillon, inventato inizialmente da Abraham-Louis Breguet nel 1795 e sviluppato successivamente da Franck Muller nel 1983, fu ideato per

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20 incrementare la precisione degli orologi e si concretizza in un dispositivo rotante detto “gabbia” che al suo interno contiene l'organo regolatore dell'orologio, ovvero il gruppo bilanciere, spirale, ancora e ruota di scappamento.

La rotazione su di uno o più assi di questo gruppo in un intervallo di tempo

prestabilito (di solito 60 secondi) compensa i pur piccoli effetti della gravità sulle masse in movimento e permette così una maggiore precisione di marcia

dell'orologio.

1.1.4 Alcune curiosità.

- Negli orologi che indicano le ore con i numeri romani, il numero indicante le ore 4 è talvolta riportato graficamente con il segno 'IIII' e non 'IV': la prima forma infatti, quella romana originale, viene preferita o per motivi di simmetria grafica all'interno del quadrante dell'orologio o per motivi di economicità nell'uso dei materiali (soprattutto il bronzo dei quadranti più vecchi) per la compilazione del numero stesso.

Infatti, scrivendo 'IIII', si aveva in totale

I+II+III+IIII+V+VI+VII+VIII+IX+X+XI+XII = 20 'I', 4 'V' e 4 'X'. Con quattro colate in uno stampo con una 'X', una 'V' e cinque 'I' si ottenevano tutte le cifre necessarie senza sprechi.

La scrittura "corretta" (I+II+III+IV+V+VI+VII+VIII+IX+X+XI+XII) prevede 17 'I', 5 'V' e 4 'X'.

Vi è anche un motivo storico: agli albori delle meridiane, tale numero facilitava la conta delle ore alla povera gente priva di istruzione.

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21 Entrando poi così profondamente nella quotidianità, che quasi tutti i

costruttori di orologi che seguirono, lo adottarono.

- La suddivisione in 12 settori del quadrante degli orologi divenne uno standard quasi universale solo con la Rivoluzione Francese e le successive Guerre napoleoniche.

Prima erano diffusi anche i quadranti che mostravano 6 o 24 ore.

Durante la Rivoluzione si tentò anche di introdurre la suddivisione della giornata in 10 ore e furono costruiti appositi orologi decimali.

- Via dell'Oriuolo che si trova a Firenze, prese questo nome perché in una casa di questa strada, nel 1353, fu costruito il primo orologio a ruote in Firenze, orologio che era destinato alla Torre del Palazzo della Signoria.

- Nelle pubblicità degli orologi, le lancette sono sempre disposte alle 10:10, in modo da formare una "V".

Il motivo è che questa posizione permette di mostrare il marchio del costruttore, incorniciandolo.

Inoltre in questa posizione le lancette non si sovrappongono alle eventuali complicazioni, ovvero quadranti più piccoli in genere posti alle ore 3-6-9 (come, ad esempio, nei cronografi).

Dava Sobel, Longitudine, traduzione di Gianna Lonza e Olivia Crosio, Milano, Rizzoli, 1996

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22 1.2 IL MERCATO DELL’OROLOGERIA E I SUOI DATI.

1.2.1 Il settore di riferimento.

Quello dell’orologeria di precisione è senz’altro un settore dove la ricerca ha messo sul mercato soluzioni di meccanica e nuovi materiali incredibili, tuttavia la storia di oggi è di un oggetto che ha cambiato il senso degli orologi.

Agli inizi degli anni Ottanta, il settore svizzero dell’orologeria era sull’orlo dell’estinzione.

Le imprese svizzere erano state alla guida del settore fino alla metà degli anni Settanta, con più del 40% della quota del mercato mondiale, ma lo scenario era cambiato drasticamente con l’avvento dei movimenti al quarzo e del display digitale.

Alla fine degli anni Settanta, infatti, la Svizzera si era ormai rinchiusa nel minuscolo segmento di alta gamma degli orologi di prezzo superiore ai 400

dollari, che aveva una potenzialità di vendita nel mercato mondiale di 8 milioni di unità l’anno: gli svizzeri ne possedevano il 97%.

Tuttavia la loro fascia di mercato di orologi compresa fra i 75 e i 400 dollari – 42 milioni di unità vendute ogni anno a livello mondiale – cadde al 3%.

Nell’estate del 1983 per le strade di Bienne (città svizzera affacciata sul lago, attualmente decima per numero di abitanti) migliaia di orologiai, silenziosi e raccolti, sfilarono per le strade, chiedendo alle autorità di difendere l’economia locale, che all’epoca voleva dire solamente una cosa: orologeria.

Stava succedendo l’irreparabile: la produzione, basata su modelli meccanici, stava cedendo davanti all’incalzare (giapponese) del quarzo.

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23 In pochi anni erano andati in fumo migliaia di posti e serviva una svolta che

arrivò grazie ad un avvocato libanese, Nicolas G. Hayek, il quale, insieme con altri, aveva fondato la “Société Suisse de Microélectronique et d’Horlogerie”. Hayek aveva intuito una cosa fondamentale: l’orologio doveva cambiare per diventare qualcosa di più di uno strumento di precisione, più di un oggetto di lusso.

Le banche, dopo aver studiato il rapporto di Hayek, s'innervosirono, soprattutto riguardo allo Swatch.

‘Questo non è quello che le persone pensano quando pensano alla Svizzera, cosa credete di fare con questo pezzo di plastica ai giapponesi e a Hong Kong?’ Ciò che la Swatch proponeva però, non era più un orologio.

Hayek puntava al mondo della moda, a un orologio da aggiungere a quello “classico” (s-watch = second watch) e da cambiare a seconda dell’abito.

Le ragioni sulle quali si puntellava l’idea di Hayek riguardavano la moda ma non solo.

Paragonato agli orologi convenzionali, uno Swatch era dell’80% più economico da produrre, grazie all’assemblaggio completamente automatizzato e alla

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24 oltretutto con un’ottima resistenza anche all’acqua, risultando perfettamente impermeabili.

E così, in un momento cruciale (la prima collezione di dodici modelli Swatch fu presentata l’1º marzo 1983 a Zurigo, due mesi dopo il lancio del modello simbolo del boom giapponese, il G-Shock Casio) la casa di Biel salvò le sorti del settore elvetico sovvertendo le regole del mercato.

<<Tutti noi dobbiamo essere grati a quanti hanno creato lo Swatch, perché rilancerà l’intera orologeria svizzera, in ogni segmento di prezzo>> spiegava all’epoca Philippe Stern, proprietario e CEO di Patek Philippe.

Sin dagli anni Ottanta in un laboratorio creativo nel cuore di Milano e ovviamente negli atelier di Swatch, artisti diversi per occhio, gusto e latitudine, si sono

cimentati nel “colorare” l’orologio. Povertà di materiali e ricchezza d'idee!

L’orologio è sempre stato un manufatto ai confini con l’arte perché abita il vasto territorio dell’oreficeria il quale vanta nomi di grandi artisti dai tempi di

Benvenuto Cellini.

Più audace è stata dunque l’idea della Swatch quando, più di venticinque anni fa, per i suoi orologi low cost in plastica, ha iniziato una stretta collaborazione con gli artisti, da Keith Haring e Kiki Picasso ad Alfred Hofkunst, Mimmo Rotella, Alessandro Mendini e, più recentemente, Ivan Navarro e Markus Linnenbrink. A oggi l’azienda svizzera ha commissionato la decorazione dei propri orologi a più di settanta autori, affermati e emergenti.

L’idea è stata quella di trasformare un oggetto seriale e non prezioso nei materiali, in un oggetto d’arte: concetto caro al Bauhaus, ma anche alle varie

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25 secessioni europee e prima ancora al movimento ottocentesco Arts and Crafts che opponeva la creatività dell’individuo alla produzione industriale, massificata e mercificata, indifferente al valore estetico.

Ma chi ha veramente sdoganato questa utopia democratica dell’arte per tutti è stata la Pop art, quando ha sollevato gli oggetti della quotidianità come la scatola di detersivo Brill o la bottiglia della Coca Cola, in immagini degne di entrare in un museo.

La serialità e il basso costo sono parte essenziale di quel meccanismo di produzione artistica, compreso dalla Swatch.

Il plusvalore si concentra tutto nell’immaterialità della creatività, nelle idee e nella bellezza, senza più bisogno dell’oro o dei diamanti.

Tema oggi più che mai attuale, in sintonia con molte delle istanze «green», da quelle sullo sviluppo sostenibile a quelle eco-friendly all’arte come gioco e fattore moltiplicativo della qualità della vita.

Spiegato questo, possiamo ora concentrare la nostra attenzione sull’attuale situazione che caratterizza il mercato dell’orologio, prima analizzando gli

andamenti a livello mondiale e in seguito soffermandoci ovviamente sulla realtà italiana.

Al giorno d’oggi il mercato asiatico nel settore dell’orologeria si è

sostanzialmente stabilizzato, con il gigante cinese che pare prendersi una pausa dopo una lunga galoppata.

Le esportazioni di orologi svizzeri in Cina fanno registrare il 25% in meno (in fatturato) nel primo trimestre 2013 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

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26 Il settore si è infatti spostato su altri mercati, riequilibrandosi in direzione degli Stati Uniti e dell’Europa che ritornano ad essere aree molto importanti, senza dimenticare i mercati emergenti come il Sud America, con il Brasile in testa. Secondo i dati rilasciati dalla Fédération de l’industrie horlogère suisse, infatti, a seguito di un rallentamento della crescita in Asia, il valore delle esportazioni degli orologi è decisamente positivo negli Stati Uniti e, a sorpresa, anche in Europa, con la Germania in testa, seguita da Italia e Inghilterra, che hanno contribuito a compensare la stasi dell’Est.

I risultati globali fanno ben sperare: a fine 2012, le esportazioni svizzere per la prima volta hanno sfondato la soglia dei venti miliardi di franchi, con un aumento del 10,9% rispetto al 2011.

Il mercato italiano mantiene il sesto posto nel mondo e solo a dicembre ha registrato un lusinghiero +32,4% (+17% nel primo trimestre 2013).

Focalizzandoci adesso sui problemi e le tematiche nazionali, rispetto al passato sul fronte del gusto e della cultura non è cambiato nulla, anzi, ci evolviamo in maniera positiva, ciò nonostante non possiamo non notare come l’Italia, che è sempre stata il terzo mercato al mondo dietro Usa e Hong Kong, ora sia al sesto posto.

Sia la Cina, sia Singapore, sia la Germania ci hanno sorpassato e la Francia, che era staccatissima, ora si gioca con noi il sesto e il settimo posto.

Perché?

Sono dinamiche che appartengono al sistema-paese: l’Italia è meno attrattiva di una volta e tutto va di conseguenza.

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27 Perché se sono un cittadino UE, ho un tetto di 999,99 euro per i pagamenti in contanti?

Se compro un orologio in Germania, non mi chiedono il passaporto in boutique. Insomma, il gusto in Italia rimane, ma si sta perdendo tutto quello che può

sostenere i consumi legati a questo gusto.

Mario Peserico, presidente di Assorologi, spiega: <<Non sono momenti facili ed è ovvio che il clima di sfiducia e di attesa che contagia il consumatore non può non riflettersi anche sul nostro mercato.

Così come fatto lo scorso anno, mi sembra però giusto evidenziare che

l’orologeria tutto sommato tiene molto meglio rispetto ad altri comparti e riesce a difendere immagine, competitività, qualità e attrattività.

In ogni caso, nel 2012 nel nostro Paese sono stati venduti poco meno di 7 milioni di orologi da polso, per un valore di 1,14 miliardi di euro.>>

Sul fronte delle manifatture in Italia esistono dei marchi più connotati sul mercato interno, che non esportano e di conseguenza sentono di più la difficoltà del

momento.

<<Il prodotto italiano è tale per chi lo conosce, lo è meno dal punto di vista del “made in”, per il quale la legislazione italiana è più lasca rispetto, per esempio, a quella Svizzera; per cui, chi è totalmente o quasi made in Italy, nella percezione del consumatore finale è di fatto uguale a chi importa e magari fa solo l’ultimo passaggio in Italia, fregiandosi ugualmente della dicitura made in Italy>> continua Peserico.

A tal proposito c’era stata la proposta di considerare il movimento italiano, come condizione necessaria perché un orologio potesse essere considerato made in italy

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28 ma data la difficile situazione di mercato si prevedono rallentamenti su questo fronte.

Per quanto concerne la situazione dei laboratori di orologeria e dei riparatori, possiamo affermare che il settore patisce il momento come in generale lo patiscono le piccole botteghe artigianali.

Gli orologiai lamentano che le grandi aziende non danno loro le parti di ricambio, come il fornaio si lamenta con la GDO perché fa il pane la domenica.

La tendenza ormai affermata è la seguente: i grandi gruppi si rendono autonomi dal punto di vista della produzione, della distribuzione e della riparazione, o al massimo si affidano per quest’ultime, solo a chi gli dà certe garanzie in termini di preparazione e capacità.

Se un marchio ha uno o più centri di assistenza autorizzati e professionalmente preparati o ha dei negozi che sono a loro volta attrezzati per le riparazioni, può anche non avere disponibilità di parti meccaniche per i riparatori che, per normativa europea, dovrebbero essere serviti dalla marca.

I riparatori dovrebbero organizzarsi, elaborare proposte unitarie e proporsi come alternativa creando un’associazione e dandosi degli standard in base ai quali chi entra nella stessa, dimostra certe capacità e garantisce un certo livello di servizio. Come ogni anno, anche nel 2012, GFK Retail & Technology per conto di

Assorologi ha effettuato una ricerca sugli acquisti di orologi da polso in Italia. La rilevazione è stata compiuta nel corso del mese di Gennaio 2013 per mezzo di un questionario somministrato ad un campione di 8.000 famiglie (22.000

individui) facenti parte del Consumer Panel di GFK.

Le domande si riferivano agli acquisti di orologi da polso effettuati dagli individui stessi nel corso dell’anno 2012.

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29 Il membro della famiglia campione che collabora stabilmente con GFK, in genere il responsabile degli acquisti familiari, aveva il compito di far compilare il

questionario a ognuno dei membri della famiglia che abbia effettuato almeno un acquisto di orologi da polso nell’ultimo anno, per se o per un regalo ad altri. Il Panel, rappresentativo dell’universo delle famiglie italiane, è utilizzato per la rilevazione continua mensile di prodotti di largo consumo (alimentari

confezionati e freschi, prodotti per la toilette personale, prodotti per la pulizia della casa) e di prodotti tessile e abbigliamento.

Il dato principale che emerge è che nel nostro Paese sono stati venduti poco meno di 7 milioni di orologi da polso, per un valore di 1,14 miliardi di euro.

I dati confermano la fase critica già evidenziata nel 2011: i consumi sono calati sia a valore (-3,6%) che a quantità (-2,8%), il che significa che per la prima volta negli otto anni di rilevazione si scende, sia pure di pochissimo, sotto il muro dei 7 milioni di pezzi.

Resta sostanzialmente stabile il prezzo medio, che passa da 164.7 a 163.3 euro.

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 VOLUME (X 1000) 8.541 8.365 7.826 7.227 7.477 7.185 6.987 +2.5% -2.1% -6.9% -7.6% +3.4% -4.1% -2.8% VALORE (MILIARDI) 1.36 1.49 1.39 1.24 1.23 1.18 1.14 +15.2% +9.5% -6.7% -10.5% -1.3% -3.5% -3.6% PREZZO MEDIO €159.4 €178.2 €177.3 €171.8 €163.9 €164.7 €163.3 PENETRAZ. ACQUIRENTI 12.9% 11.4% 11.7% 11.3% 10.7% 10.5% 10.0%

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30 Per quanto concerne il target di riferimento per il 47% si tratta di orologi da

donna (43,1% della spesa a valore), mentre gli orologi da uomo sono il 40,2% (52,3% della spesa a valore) e infine quelli da bambino solo il 12,8%.

Si tratta in maggioranza di orologi con movimento al quarzo (78,2%), con cassa in acciaio (67,8%) ed è inoltre ottima la performance degli orologi con cassa in materiale plastico, che sfiora il 25% dei pezzi.

Per il 78,2% dei casi ha funzione “solo tempo”, mentre nel 20,1% dei casi (25% a valore) ha anche funzione cronografo.

Il cinturino in genere è in metallo (42,2% a quantità, 55% a valore) o in plastica/resina (34,1% a quantità).

Gioiellerie e orologerie (tradizionali o ubicate all’interno di un centro

commerciale) sono i canali che ancora attraggono maggiormente le scelte del

DONNA

UOMO

BAMBINO

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31 consumatore italiano, ma perdono terreno in misura evidente rispetto al passato (60% a quantità, 65% a valore).

Crescono i valori trattati dalla grande distribuzione (3,1% a quantità, 2,1% a valore) e calano molto i negozi monomarca (8% a quantità, 3,7% a valore). Raddoppia in un anno il canale internet (aste ed e-commerce), che vale il 9% a volume e il 8,3% a valore, mentre si mantiene significativa la quota detenuta dalle bancarelle e dalle vendite in strada (6,9% a quantità, ma 3,4% a valore).

Nel 52% dei casi il prodotto è acquistato per regalarlo a un’altra persona, mentre nel rimanente 48% si tratta di un acquisto fatto per se stessi.

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

Altro Bancarella/strada Televendite INTERNET - Negozio on line INTERNET - Asta Negozio bambini / Giocattoleria Negozio abbigliamento Grande distribuzione Negozio articoli sportivi Negozio monomarca Gioielleria/Orologeria in Centro Comm Gioielleria/Orologeria in Tradizionale

Quantità Valore

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32 Al di fuori del nucleo familiare, i destinatari del regalo sono principalmente

parenti (54,1%) e conoscenti/amici (33%) e la fascia d’età più importante dei destinatari dell’orologio regalato è quella che va dai 31 ai 40 anni.

Solo il 59% degli acquirenti compra l’orologio che aveva in mente: i motivi dell’acquisto diverso rispetto alle prime intenzioni sono principalmente legati al prezzo (42%).

L’analisi che ha a oggetto le fasce di prezzo può essere così rappresentata:

0,00% 20,00% 40,00% 60,00% 80,00% 100,00% Quantità Valore 5,30% 49,20% 3,30% 4,30% 4,50% 5,20% 4,60% 4,40% 12,30% 10,40% 12,50% 8,40% 11% 5,70% 12,90% 4,80% 33,60% 7,60% > 250 200 - 250 175 - 200 150 - 175 125 - 150 100 - 125 75 - 100 50 - 75 0 -50

(23)

33 La decisione di acquisto è sempre più legata al design (45,7%) e al prezzo

(37,8%), ma si conferma di grandissima importanza anche la cosiddetta “brand awareness”, ossia la fiducia e la conoscenza della marca, che cresce intorno al 31%.

www.htsolutions.it (HT Solutions, 24 Luglio 2013) www.assorologi.it (estratto consumer)

5 0,2 0,6 0,8 1,6 2,1 2,2 4,1 5 7,5 8,3 12,8 28 31,6

CONOSCENZA DEL PRODOTTO ACQUISTATO

(24)

34

1.2.2 Assorologi.

Assorologi è l'Associazione imprenditoriale di categoria, aderente alla Confederazione Generale Italiana del Commercio del Turismo e dei Servizi (CONFCOMMERCIO), che rappresenta i produttori e gli importatori di orologi e di forniture per orologeria.

Suo scopo istituzionale è la tutela dei legittimi interessi della categoria, nonché l'esame e la soluzione delle diverse problematiche che interessano l'attività delle aziende associate, delle quali tra le più note possiamo ricordare:

- Swatch Group - Fossil - Casio - Citizen - Liu.Jo - Festina

Questa azione di tutela e assistenza viene svolta a tutti i livelli, internazionali e nazionali, sia direttamente che tramite la Confcommercio.

In quest'ottica di servizio Assorologi, consapevole di rappresentare aziende di prestigio che operano in uno dei principali mercati mondiali dell'orologeria, si pone come punto di riferimento e di incontro per gli operatori del settore ed agisce su diverse direttrici intervenendo, ad esempio, in materia di rapporti commerciali, formazione professionale e studi di mercato.

L'Associazione svolge opera di assistenza, consulenza, formazione e

informazione su tutti i temi di interesse specifico per il settore e ha un proprio sito internet istituzionale, quale strumento di contatto con il mondo imprenditoriale associato.

Periodicamente le aziende associate ricevono newsletter, notiziari e circolari informative; inoltre, la testata specializzata “La Clessidra”, diffusa presso tutti i

(25)

35 rivenditori di settore, esce come “organo di ASSOROLOGI” e contiene rubriche informative dedicate alle attività associative.

L’Associazione si avvale infine di un proprio ufficio stampa e pubbliche relazioni, affidato all’agenzia “PassaParola” di Milano.

Tra le attività svolte, meritano un richiamo particolare alcuni aspetti di peculiare importanza:

A) Studio del mercato.

Consapevoli che non si possa agire proficuamente in un mercato non

adeguatamente conosciuto, l'Associazione si adopera da tempo per fornire alle aziende strumenti utili per approfondire la comprensione della realtà economica di riferimento.

In questo quadro sono rilevati ed elaborati periodicamente i dati relativi alle importazioni dei prodotti di orologeria ed è effettuato lo studio dei consumi interni in partnership con le migliori aziende di analisi di mercato.

Con le medesime finalità di studio e di approfondimento della realtà italiana della distribuzione e del consumo nel settore specifico, sono organizzati convegni ed incontri con il dettaglio specializzato.

B) Assistenza e consulenza.

L'Associazione eroga servizi anche finalizzati ad agevolare l'azione commerciale delle aziende associate: sin dall'entrata in vigore della legge 30/1/68 n. 46 in materia di marchi di identificazione per importatori di metalli preziosi (ora sostituita dalla legge 22/5/1999 n. 251) l'Associazione si è impegnata da un lato per ridurre sensibilmente gli oneri a carico delle aziende attraverso la stipulazione di un accordo bilaterale Italo-Svizzero, dall'altro per assicurare l'assistenza anche di carattere tecnico-operativo per l'espletamento delle pratiche necessarie.

L'Associazione ha approfondito i diversi aspetti relativi alla stipulazione di accordi di distribuzione esclusiva per il territorio nazionale e di distribuzione selettiva al pubblico, in conformità con gli orientamenti su questi temi espressi

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36 dall'Unione Europea attraverso l'adozione di importanti provvedimenti

regolamentari.

Viene attentamente seguita l’evoluzione normativa di interesse del settore

specifico: in questo quadro si inseriscono, a titolo di esempio, gli interventi svolti presso le pubbliche amministrazioni competenti sulla presunta applicazione agli orologi da polso al quarzo della direttiva comunitaria in materia di compatibilità elettromagnetica (direttiva 89/336/CEE) e sulla interpretazione della normativa concernente le emissioni radioattive delle sostanze luminescenti utilizzate sui quadranti.

Sempre sul piano normativo, sono oggetto di costante attenzione le norme relative all'informazione del consumatore, alla garanzia post-vendita, al divieto di utilizzo di prodotti o sostanze nocive, alla tutela dell'ambiente e della salute, alla gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE).

Assorologi presidia anche la delicata area della lotta alla contraffazione di marchi e modelli.

A tal fine, l’Associazione aderisce a INDICAM, l’Istituto di Contromarca per la lotta alla contraffazione.

Non mancano, infine, interventi di ordine più strettamente tecnico, come quello svolto in tema di impermeabilità degli orologi che ha portato alla redazione di un sintetico “vademecum” per il consumatore sulla interpretazione “pratica” delle indicazioni sulla impermeabilità e di corretto utilizzo dell’orologio da polso.

C) Rapporti internazionali.

Assorologi è membro del Comitato Permanente dell’Orologeria Europea (CPHE), l’organismo internazionale di rappresentanza dell’industria europea

dell’orologeria composto dalle delegazioni di Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Svizzera.

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37 D) Formazione professionale.

Nel 1984 l'Associazione ha costituito presso il C.A.P.A.C. di Milano (Centro Addestramento Perfezionamento Addetti al Commercio) una scuola di orologeria che, attraverso un corso di studi biennale, si occupa della formazione dei giovani tecnici orologiai.

Attualmente la Scuola di Milano, una delle pochissime presenti in tutta Italia, grazie anche alla collaborazione delle aziende associate, è dotata di due laboratori completamente e modernamente attrezzati.

Assorologi collabora con il CAPAC per il miglioramento continuo dei programmi didattici e l’inserimento degli allievi diplomati nel mondo del lavoro.

L'Associazione è stata costituita come ANGrO, Associazione Nazionale Grossisti Orologiai, nel 1965.

Dopo alcuni anni di convivenza tra grossisti e dettaglianti all'interno dell'A.O.d.I. (Associazione Orologiai d'Italia), si era infatti avvertita l'esigenza di creare una Associazione specifica per i soli operatori all'ingrosso, considerando le differenti problematiche rispetto al dettaglio specializzato.

ANGrO nasce il 30 aprile 1965 a Milano su iniziativa dei Soci fondatori.

Il 12 marzo 2001 l'Assemblea straordinaria ANGrO delibera l'approvazione del nuovo Statuto e il cambio di denominazione dell'Associazione: ANGrO si trasforma in ASSOROLOGI.

Questa decisione ha diverse motivazioni: innanzitutto la consapevolezza che il mondo dell'orologeria sta cambiando profondamente e, con esso, le aziende del settore.

Acquisizioni, concentrazioni di marchi, internazionalizzazione, crescente competitività interna ed esterna al settore sono solo alcuni dei grandi temi che caratterizzano il mercato di riferimento.

In questo scenario, peraltro in continua e vertiginosa evoluzione, è apparso opportuno adeguare la denominazione dell'Associazione, abbandonando il

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38 vecchio e superato termine di "grossisti", non più idoneo a identificare

correttamente l'attività delle aziende rappresentate, per proporre la denominazione auto esplicativa di ASSOROLOGI, Associazione italiana produttori e distributori di orologeria.

I Presidenti dell'Associazione dalla fondazione a oggi: - dal 1965 al 1970 Emilio Binda

- dal 1971 al 1976 Felice Sirtori - dal 1977 al 1982 Erberto Passoni - dal 1983 al 1985 Leonardo Pagani - dal 1986 al 1991 Mario Binda - dal 1992 al 1994 Leonardo Pagani - dal 1995 al 1997 Dante Grossi

- dal 1998 al 2005 Gianfranco Guerrini - dal 2006 Mario Peserico

www.assorologi.it

1.2.3 Assorologi e LOCMAN s.p.a.

Perché la LOCMAN s.p.a non risulta tra le aziende legate ad Assorologi?

<< La LOCMAN, non risulta tra le aziende associate perché spesso si trova addirittura in contrasto con l’Associazione imprenditoriale di categoria.

I motivi di tale conflitto sono diversi, ma riconducibili principalmente alla diversa natura e alle finalità connesse.

Assorologi è infatti un’associazione di distributori di orologeria, che ha tra gli obiettivi principali quello di favorire l’importazione degli orologi svizzeri nel territorio nazionale; ben diverso dalla LOCMAN; noi siamo produttori>>.

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39

1.2.4 Settore dell’orologeria: recenti dinamiche e una tendenza in crescita costante.

Le lancette girano veloci e il mondo orologiero è in gran fermento con passaggi di proprietà, nuovi marchi e cambi di poltrone da una parte all’altra del globo.

La produzione di orologi in Svizzera e Giappone si evolve, cresce il Sud America e la Cina è sempre enorme anche se con segnali di rallentamento.

Le cifre dell’export elvetico sono buone, meno quelle delle nostre importazioni, anche se ai dati ufficiali andrebbero aggiunti quelli del “parallelo”, stimando anche il turismo internazionale che da noi acquista orologi.

I grandi gruppi crescono ancora, vedi Piaget e Vacheron Constantin.

Stanno arrivando anche marchi nati pochi anni fa, da Blacksand a Bremont ed è vivace anche “il valzer delle poltrone”: Jean-Claude Biver non è più CEO ma presidente di Hublot; Bernard Fornas lascia Cartier International (in Francia il limite è di 65 anni), gli subentra Stanislav de Quercize CEO di Van Cleef & Arpels sostituito da Nicolas Bos; Jacques Philippe Auriol è CEO di

Technomarine e Christopher Zuber lo è di Moser & C.

Una bella signora, M.me Chai (vedova di Ernst Schnyder), è presidente di Ulysse Nardin di cui è CEO Patrik Hoffmann; questa attivissima manifattura ha

realizzato in casa un nuovo calibro automatico, l’UN118, e acquistato il movimento cronografico ideato da Ebel.

Si può accennare anche a un movimento tutto italiano proprio grazie a LOCMAN e alla S.I.O.

Il Gruppo Swatch vuole che Bienne diventi città-faro dell’orologeria con 500 nuovi posti di lavoro e 5.000 nel triennio.

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40 L’alleanza tra le maison orologiere e le case automobilistiche è certamente una delle tendenze in maggiore crescita.

Il motivo? L’ispirazione reciproca.

Sono molte, infatti, le aziende orologiere alleate alle automobili.

Ne riproducono le linee, s’ispirano a forme o materiali, riprendono decori o loghi su lunette, quadranti, fondelli.

Forse mai come in questi ultimi anni abbiamo visto in campo nomi così importanti.

In prima fila Maserati che ha creato il brand “Maserati Time”, affidato a

Morellato&Sector, da cui nascono orologi capaci di sedurre anche i più giovani senza costare un patrimonio; e contemporaneamente è entrata anche nell’alta orologeria con Bulgari.

Non è la prima volta che la casa modenese si unisce ai segnatempo, l'ha già fatto con il Millenary di Audemars Piguet.

Breitling continua la collezione degli orologi per Bentley con il crono GMT dedicato alla Continental GTV8.

Richard Mille collabora con Felipe Massa, ma il più recente tourbillon ideato da Giulio Papi, il modello RM 053, è ispirato al cruscotto dell’Alfa Romeo MiTO di cui ripropone gli oblò: uno per ore e minuti, l’altro per lo scappamento a

tourbillon.

Gli orologi di Meccaniche Veloci nati nel 2006 in Italia, riprendono la sezione del pistone di un motore.

Momo Design, nato dalle fortune dell’azienda italiana produttrice dei volanti che, negli anni Settanta, realizzò uno dei primi orologi minimalisti, continua nella ricerca dei materiali e con il Pilot Pro al quarzo si ispira alle auto da corsa.

Blancpain ha rinnovato l’accordo per l’agonismo con Lamborghini e l’orologio di quest’anno è un EVO cronografo rattrappante in fibra di carbonio.

(31)

41 Tra i Formula nuovi modelli sono in versione sia maschile sia femminile,

quest’ultima ha come testimonial Cameron Diaz e continua la partnership del brand orologiero con la McLaren e i piloti Lewis Hamilton e James Button. Inoltre è recente l’accordo tra il giovane brand ginevrino EJE (Erick J.Exertier) e Yvan Muller campione del mondo Touring Car Championship Eurosport

confermando la filosofia del brand: Watches in motion.

Chiaramente, la “nostra” LOCMAN occupa un ruolo di primo piano anche sotto questo profilo.

La casa orologiaia italiana conosciuta nel mondo per i suoi orologi hi-tech di lusso, una tra le realtà più vivaci e importanti dell’alta orologeria italiana e

mondiale, ha prodotto e distribuito l’attesissimo modello dedicato alla nuova Fiat 500.

Firmato da Roberto Giolito, uno dei designer della nuova 500, l’orologio è stato realizzato nei laboratori Locman e fu reso disponibile nelle migliori gioiellerie a partire dal 1° dicembre 2010 in una prima edizione esclusiva, numerata e limitata, di 500 esemplari.

Avviata nel 2005 con il lancio del cronografo “Fiat Playa” e proseguita nel 2006 con la presentazione dell’orologio solo tempo “Fiat Chalet”, la collaborazione tra Locman Italy e la Casa automobilistica si consolida proprio con il rilascio del nuovo “Locman Fiat 500”.

In particolare, la vettura si è confermata icona tout court dello stile italiano e ha ispirato, complice la sua originalità e la sua attrattiva, lo sviluppo di un novero di oggetti esclusivi qual è il nuovo “Locman Fiat 500”.

La cassa rotonda in acciaio, tanto generosa nelle dimensioni quanto curata nella rifinitura, è sormontata da un vetro minerale bombato e richiama nella foggia le linee morbide che caratterizzano la nuova city car.

(32)

42 I parallelismi con la vettura si fanno ancora più evidenti nella grafica del

quadrante che riprende quella del tachimetro contachilometri presente nel cruscotto di Fiat 500.

E se il primo anello riproduce fedelmente la scala tachimetrica, il secondo, con gli indici arabi, consente la lettura analogica delle ore.

Le sfere, a bastone, sono bianche e rosse, a richiamare le forme e i colori della lancetta tachimetrica.

L’orologio “Locman Fiat 500” è mosso da un esclusivo movimento analogico digitale che ben interpreta la riuscita

alchimia tra elementi del passato e del presente adottata per la nuova 500. Le sofisticate funzioni digitali, visualizzate nella parte centrale del

quadrante in

corrispondenza della zona digit del contachilometri dell’automobile, vengono

azionate tramite pressione della corona.

In successione si attivano tre fusi orari, il datario, l’indicazione del numero della settimana, l’allarme, il cronografo e il tachimetro.

Invece, la luce interna per la visione notturna può essere attivata dal pulsante posto a ore 10.

(33)

43 Accanto, a ore 7, è riportato il marchio Locman Italy.

Il lato dell’orologio, con la corona al centro caratterizzata dal marchio Fiat e i pulsanti laterali allungati a forma di baffi, richiama al tempo stesso la calandra della 500 storica e di quella nuova.

Sul fondello, avvitato alla cassa, è incisa poi la firma del designer Roberto Giolito e il numero di serie dell’orologio.

Infine, il cinturino in pelle imbottita si ispira, nei colori e nella morbidezza, ai materiali utilizzati per gli interni della vettura.

<<Collaborazione significa in qualche modo scambio, alleanza. Da queste alleanze abbiamo sempre imparato molto.

Lavorare con le Forze Armate ci ha fatto comprendere che all’interno dei nostri apparati militari esistono alcune eccellenze tecniche che amano confrontarsi con il mondo del commercio civile e ci hanno arricchito di competenza e qualità. FIAT è il più importante gruppo industriale Italiano e abbiamo avuto la possibilità di collaborare con designer straordinari ed un ufficio tecnico molto preparato, in particolare sul progetto di lancio di FIAT 50>>. Mantovani.

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44

1.2.5 Il problema della contraffazione.

La contraffazione è in continuo aumento e trova nel web il maggiore alleato. Internet vale il 30% del mercato dell’orologeria, un dato che non possiamo accettare, soprattutto vista la scarsa consapevolezza del consumatore finale rispetto al problema.

Quando parliamo di questi dati, ci riferiamo sia ai contraffattori palesi, che si appoggiano per il loro commercio elettronico su server all’estero, sia a

piattaforme più globali come Ebay, dove magari sono messi all’asta pezzi contraffatti ma di qualità e somiglianza all’originale molto superiori e spacciati per veri.

Sappiamo che Ebay non può controllare tutto ciò che è messo in asta o in vendita sui suoi profili, ma sappiamo anche che quando individua qualche contraffattore e lo toglie dal sito, dopo 10 minuti quest’ultimo ricompare su un altro sito con un altro nickname.

La differenza tra falsi pacchiani spacciati per veri, falsi ben fatti spacciati per veri, falsi ben fatti venduti come tali non è poi così rilevante per Assorologi che invece pone maggiore enfasi, impegno e attenzione nel far passare un messaggio

culturale ben preciso: è necessario comprare un orologio in modo da sapere che cosa si riceve e per fare questo bisogna comprare o nel negozio autorizzato o riferendosi al sito del marchio.

Quindi noi consumatori dobbiamo fare molta attenzione al web, perché non si sa che cosa si sta comprando, nemmeno nei forum più autorevoli e non prendere sotto gamba il fenomeno, perché i cartelli contraffattivi fanno parte di cartelli criminali più ampi che da questo business guadagnano molto e reinvestono gli utili in traffici peggiori come quelli di armi, droga ecc.…

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45 Detto ciò, nessuno nega che la rete sia ottima, ma, fra i molti aspetti che ne vanno messi in risalto, la passione per gli orologi, soprattutto per quelli del passato può nascondere delle insidie.

Questo tema ha dato vita a diverse iniziative, tra le quali un incontro, promosso nel Febbraio 2012 a Milano da Assorologi e dalla Convey di Torino, per cercare di smascherare la contraffazione orologiera.

Il mondo virtuale, che si estende ogni dove, è ricco di trabocchetti nei quali si può cadere ingenuamente.

Sia chiaro, ognuno è libero di spendere i suoi soldi come vuole e se pensa di acquistare un orologio di grandi marchi pagandolo poche centinaia di euro è affar suo, a patto però che la scelta non sia viziata in principio da informazioni non veritiere.

Da un’indagine accurata durata mesi, si è scoperto che cliccando in rete alcune parole apparentemente inoffensive, si entra in link che identificano il prodotto “identico” ma di prezzo inferiore.

Le parole più usate sono: replica, imitazione e clone.

L’indagine ha inoltre messo in evidenza, che almeno il 40% delle pagine

esaminate su Facebook e Twitter riguarda prodotti contraffatti ed inoltre che nelle prime cento pagine di un motore di ricerca dedicate a un certo brand un terzo è veicolo di contraffazione.

Tre pagine contraffattive su quattro appartengono a siti di e-commerce, una su sei a blog.

Infine, il 40% di queste pagine “pericolose” dipende da server americani, ma altre presenze sono state individuate in Cina, Paesi Bassi, Malesia e Germania.

Infine, a differenza della carta stampata dove editore e direttore responsabile sono facilmente individuabili per essere perseguiti legalmente, in rete tutto è

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46 processi) non favorisce legittime azioni di protesta contro inganni di pura

contraffazione.

Oltre il 30% del web tradizionale impiega illegalmente brand di orologi per arrivare alla vendita di “falsi” e non si tratta solo di grandi marchi storici ma anche di orologi di fascia media o bassa che contano un pubblico ampio e affezionato.

La Stampa, Maggio 2012 n. 5

1.3 LA FORMAZIONE DEL PERSONALE.

1.3.1 La formazione, “Make or Buy” e i metodi.

Le principali azioni dirette a facilitare lo sviluppo delle competenze del personale sono tre:

- Addestramento. - Aggiornamento. - Formazione.

La formazione può essere definita come un’attività volta a trasformare

atteggiamenti, mentalità, ad arricchire il bagaglio di conoscenze al fine di essere in grado non solo di eseguire attività nuove o differenti, ma anche e soprattutto ad interpretare diversamente il proprio ruolo organizzativo.

La formazione è un processo che si realizza nel tempo per fasi successive, finalizzato all’acquisizione di conoscenze, abilità, atteggiamenti da parte del

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47 soggetto interessato al fine di riuscire ad allargare i propri confini professionali ed aumentare le potenzialità di sviluppo in ambito lavorativo.

La situazione di crisi può portare le aziende a ridurre gli investimenti in formazione del personale, con effetti negativi in un’ottica di medio-lungo periodo.

Ciò tenendo conto che il nostro paese si colloca in una posizione arretrata nella classifica europea che prende in esame le aziende con più di dieci dipendenti che investono sistematicamente in formazione.

Appare, quindi, importante accrescere il valore percepito e riconosciuto alla formazione e alle sue diverse forme applicative, garantendo il più possibile la qualità della stessa.

Le risorse umane, opportunamente formate e motivate, possono fornire risultati al di sopra delle attese.

La formazione può essere considerata come un investimento di natura immateriale che per raggiungere i suoi risultati di m/l periodo, richiede un comportamento attivo da parte dei soggetti interessati.

Quando si parla di formazione, l’azienda compie una scelta di “Make or Buy”. Una formazione interna risulta maggiormente orientata al contesto organizzativo e culturale dell’azienda, avendo ad oggetto prodotti e processi formativi più aderenti alla realtà e alle necessità del contesto di riferimento.

Una soluzione esterna invece, permette un confronto a livello di partecipanti tra esperienze professionali diverse e di far leva su un’offerta formativa qualificata. I costi in quest’ultimo caso sono variabili ma vi è la possibilità di attivare

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48 I metodi sono numerosi e diversi, i principali possono essere così classificati:

- Lezioni in aula (formazione passiva).

Si tratta di un metodo tradizionale ma ancora oggi tra i più usati, che ha come fine quello di trasferire ai partecipanti determinati concetti e conoscenze.

- Discussione di casi. - Formazione one to one.

Si basa su una relazione tra singolo docente e singolo allievo. - Formazione multimediale tramite e-learning e/o net-learning.

G. Costa, M. Gianecchini, Risorse Umane. Persone, relazioni e valore, McGraw-Hill, Milano, 2010

1.3.2 La formazione nel settore dell’orologeria e la SIO di LOCMAN.

La formazione professionale è senza alcun dubbio una delle priorità per le tutte le aziende che si pongono come obiettivo quello di operare con successo o

comunque con buoni risultati in un mercato caratterizzato da novità, cambiamenti nei gusti dei consumatori e sviluppo tecnologico come quello dell’orologeria. Il tema della formazione è molto caro a LOCMAN.

Infatti, l’azienda oggetto di questa tesi, che sarà trattata e analizzata in maniera ampia e approfondita nelle pagine successive, è proprietaria di SIO (Scuola Italiana di Orologeria).

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49 Si tratta di una scuola all’Elba a livello internazionale, che ospita orologiai da tutto il mondo e propone meticolosi corsi di aggiornamento professionale che riguardano diversi temi:

- Come funziona un orologio meccanico. - Come funziona un orologio al quarzo. - Alcuni cenni su orologi complicati. - Manutenzione "quando e perché".

- Quando un orologio è impermeabile all’acqua.

- Quando influenzare nella scelta d’acquisto il proprio cliente. - Insegnamento pratico al cambio pila dell’orologio.

- Pratica alla sostituzione e messa a misura del bracciale.

(40)

50 La SIO può formare qualunque tecnico, in questo momento è rivolta più a

orologiai esperti ma l’intenzione è di allargare l’offerta formativa anche ad orologiai inesperti. Spesso sono formati anche i commessi dei negozi di orologeria, poiché l’orologio non è un gioiello, ha una meccanica ed una

tecnologia che bisogna essere in grado di spiegare per poter consigliare il cliente. Grazie a SIO si è instaurata una nicchia di grande professionalità che insegna e diffonde la passione per questo lavoro.

LOCMAN ha sempre puntato al mix tra meraviglia mediterranea e tecnologia all’avanguardia, ma soprattutto ha sempre investito molto sulla ricerca e sull’innovazione tecnologica.

A livello generale negli ultimi 6-7 anni Assorologi ha contribuito a “ricostruire” la scuola di orologeria all’interno del Capac, il politecnico del commercio

(costituito nel 1984 come spiegato nella parte dedicata ad Assorologi).

La scuola aveva assunto col tempo una rilevanza sempre minore, anche perché dà spazio a una quindicina di allievi all’anno contro le centinaia delle altre scuole, nonostante costituisca un’eccellenza.

La ricostruzione ha visto una riforma dei programmi, un ammodernamento dei laboratori con macchinari nuovi che le case hanno contribuito a far avere e la possibilità per gli allievi di fare stage nelle aziende di oltre un mese.

La scuola ora dà spazio a 16 allievi per anno su due anni, ma le domande di iscrizione sono un centinaio, quasi sempre di ragazzi diplomati che vedono nella scuola una prospettiva, perché tutti i suoi diplomati trovano lavoro.

Inoltre, la Regione Lombardia ha individuato nella scuola uno degli esempi di tutela delle arti e dei mestieri.

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