IV PREMESSA
A più riprese le problematiche inerenti le condizioni di vita all’interno delle carceri, i loro costi e soprattutto la sempre più preoccupante situazione del sovraffollamento carcerario, con il conseguente fallimento dello scopo rieducativo e risocializzante della pena, vengono richiamate dai media e dall’opinione pubblica. Di fronte all’inefficienza della macchina della giustizia c’è una sempre maggiore richiesta di sicurezza, anche a causa dell’incremento di alcune tipologie di crimine, come ad esempio il reato di stalking, che con urgenza fa avvertire la necessità di certezza sui controlli dei movimenti di persone accusate di questo reato. Lo stesso fenomeno del
“femminicidio” e delle troppo frequenti violenze, in particolare sulle donne, ma non solo, desta preoccupazione. In questo clima sono state
“rispolverate” le misure di controllo a distanza dei rei e degli indagati,
attraverso dispositivi elettronici e strumenti di alta tecnologia, il cui
utilizzo, minimo fino al 2012, comincia ad essere rilevante. Su queste
misure, la loro efficacia, il loro fine e i loro costi il dibattito è ancora
acceso. Si continua ad avere dubbi riguardo al rapporto tra queste
nuove forme di controllo elettronico e la tutela dei diritti umani e della
privacy, quanto meno quella delle persone sottoposte a tale misura e
dei soggetti a contatto con i sorvegliati. Resta vivo il confronto sulle
possibili discriminazioni nell’accesso alle misure tra chi ha la
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possibilità di avere i requisiti necessari per accedervi (abitazione, rete telefonica e altro) e chi invece è senza una dimora propria oppure non ha i servizi indispensabili per il funzionamento del controllo a distanza.
E non si hanno visioni univoche nemmeno sulla gestione e l’efficacia dei controlli. Tutti fatti che rendono accidentato il percorso verso la graduale estensione delle misure di sorveglianza elettronica, come il famoso “braccialetto elettronico” e altre consentite dalle moderne tecnologie.
Questo lavoro si prefigge anzitutto di analizzare le origini della
sorveglianza elettronica e gli scopi per cui un crescente numero di
Paesi l’ha introdotta nei propri ordinamenti e di verificare i problemi e
lo stato di attuazione favorito da certe correnti di pensiero, ma
avversato da altre. Si è resa quindi necessaria una parte introduttiva
che illustra il contenuto delle misure di sorveglianza elettronica,
individuando i Paesi e le culture che vi hanno fatto ricorso nel tempo,
con cenni di comparazione tra le diverse modalità di applicazione. Si
vedrà come questo aspetto cambi a seconda delle diverse Nazioni e
anche in base alle tendenze politiche dei diversi governi che si
susseguono alla guida del singolo Paese. Un’attenzione mirata viene
poi dedicata al caso italiano, contraddistinto dal grande dibattito sulla
necessità e urgenza di migliorare la situazione nelle carceri e sui
continui richiami e censure che arrivano dalle istituzioni europee.
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