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infine, dal prossimo anno dovrebbe entrare a far parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per cercare di individuare dei protocolli da adottare in tutta Europa

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Academic year: 2021

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APPENDICE

A conclusione del presente lavoro è interessante soffermarci su una realtà toscana, divenuta nel tempo un punto di riferimento a livello nazionale, che lavora, sviluppa e promuove la prevenzione del rischio clinico, attraverso l’emanazione di protocolli e linee guida.

Quest’organo prende il nome di “Centro Regionale per la Gestione del Rischio Clinico e per la sicurezza del paziente”1 ed è nato proprio con l’intento di colmare quelle lacune – non solo legislative – che hanno fatto perdere fiducia nella medicina, attraverso un lavoro improntato a migliorare, tra l’altro, le tecniche comunicative e la trasparenza nelle strutture sanitarie. Il “Centro”, da un lato, vuole essere il luogo nel quale poter discutere apertamente delle problematiche relative agli errori umani senza andare alla ricerca delle responsabilità e, dall’altro, vuole fungere da punto di convergenza tra i bisogni degli operatori sanitari e i pazienti.

Il Centro si compone di un Comitato scientifico2 e di una Commissione per la qualità e sicurezza delle cure3, all’interno dei quali operano medici, ricercatori e farmacisti provenienti da tutta la regione, collabora, dal 2006, con il Comitato tecnico delle Regioni e delle Province autonome di

1 Istituito con D.G.R. n° 1179 del 10/11/2013

2 Istituito con delibera n°50/2004

3 Istituita con la L.R. 51/2009

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Trento e Bolzano; infine, dal prossimo anno dovrebbe entrare a far parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per cercare di individuare dei protocolli da adottare in tutta Europa. La sua funzione principale è quella di prevenire i rischi clinici, con la promozione di una cultura della sicurezza e dell’imparare dagli errori, perché si è capito che solo quella è la strada per abbattere i costi della sanità, riguardanti i contenziosi ed i relativi risarcimenti.

Dai dati emergenti dal Centro4, si evince che la maggioranza delle denunce nei confronti dei medici non ha ad oggetto gli errori eclatanti (i cosiddetti eventi sentinella – che sono necessari per misurare il livello di rischio del sistema sanitario) ma per quelli di “ordinaria amministrazione”, sui quali si deve lavorare maggiormente.

Pur essendo stato fatto già molto, è necessario non abbassare mai la guardia, perché questi errori sono davvero molti e si differenziano a seconda del tipo di specializzazione e del momento dell’iter terapeutico in cui avvengono, come si può vedere dal grafico sottostante.

Vi sono specializzazioni più esposte ai rischi (e di conseguenza alla richiesta di danni) come l’ortopedia e la traumatologia, la chirurgia, la ginecologia, ecc…

4 In particolare dalla Relazione di attività del Centro Gestione Rischio Clinico (anno 2014), reperibile sul sito www.regione.toscana.it/relazioni-annuali

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Soprattutto per l’ortopedia gli errori avvengono durante l’intervento; elevati sono anche gli errori riguardanti la terapia da seguire o la diagnosi da effettuare.

Distribuzione delle tipologie di risarcimento tra le specialità di area chirurgica (elaborazioni dati fino al 2013).

Tra i maggiori rischi che preoccupano molto e che accomunano tutte le specializzazioni, vi sono la sepsi (definita anche setticemia o infezione post chirurgica) – che rappresenta la prima causa di morte negli ospedali – e le cadute negli ospedali (talora letali), che riguardano in specie i pazienti ricoverati ed anziani, e che vanno sicuramente ad incidere negativamente sul quadro clinico.

Focalizzando l’attenzione, invece, sulle richieste di risarcimento si vede come il lavoro svolto dal Centro stia dando i suoi frutti perché, rispetto agli anni precedenti, dette richieste stanno diminuendo, come mostra il seguente grafico.

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Numero richieste di risarcimento danni complessivamente ricevute dalle Aziende del Servizio Sanitario Regionale, per anno di arrivo di ciascuna richiesta

La diminuzione non è avvenuta in tutte le Asl: anzi, in alcune si registra un peggioramento rispetto agli anni precedenti, come si evince dal prossimo grafico, in cui si evidenziano le richieste di risarcimenti per ogni azienda.

1599

1552 1545

1679

1611

1665

1589

1475

1581

1200 1250 1300 1350 1400 1450 1500 1550 1600 1650 1700

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

N. complessivo richieste di risarcimento per anno

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In generale, la diminuzione è confermata, da un lato, dal fatto che la metà delle richieste viene archiviata: è un segnale volto a disincentivare chi intende intentare una causa di poco conto, dall’altro, dal fatto che le aziende sanitarie locali, dal 2010, gestendo direttamente le richieste dei risarcimenti, sono più attente agli errori effettuati; in quanto più consapevoli del loro costo economico.

Dal punto di vista dei medici, la richiesta di un risarcimento dei danni può rappresentare la fine di una carriera perché – a prescindere da come si concluderà il processo – si rischia di essere considerati un “cattivo medico”

o un medico nel quale non poter avere fiducia.

L’altra faccia della medaglia è rappresentata dall’ostinazione dei medici a non seguire ciò che gli viene suggerito nelle linee guida e protocolli emanati o pubblicizzati dal Centro, così da cadere in errore.

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Per cercare di risolvere questo problema, tra le parole chiave che il Centro ha individuato nel programma quinquennale che terminerà questo anno, vi sono “qualità” e

“sicurezza”; con la prima si vuole sempre tenere alta l’attenzione verso i miglioramenti del sistema, con la seconda, si vogliono offrire servizi che conquistino la fiducia nei cittadini e che permettano agli operatori di lavorare con serenità.

Per poter raggiungere tali obiettivi, si fa leva sulle linee guida e sui protocolli, il cui scopo è quello di prevenzione del rischio; un esempio di miglioramento del sistema a seguito della loro applicazione, si è riscontrato nei casi di embolia, dove, dal 2012, è stata introdotta una scheda in cui si valutano le condizioni del paziente (fumatore, bevitore, ecc…) in modo da assegnare la corretta terapia e, ad oggi, il tasso si è ridotto da 1.87 a 1.45 ogni 10000 ricoveri.

La prevenzione del rischio clinico è sì un punto di fondamentale importanza, ma da solo non è sufficiente per poter ridurre l’entità delle richieste dei risarcimenti ed è necessario intervenire su altri fattori. In primo luogo, occorre migliorare i passaggi di consegna dei pazienti tra i vari medici: vi sono molti ricoveri che avvengono entro un mese dalle prime dimissioni e per gli stessi motivi. Questo rappresenta un fattore di scarsa affidabilità, se si pensa anche al fatto che il 59% di queste riammissioni può essere evitata.

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Due sono le proposte: la prima, rappresentata da un nuovo modello di lettera di dimissioni in cui vengono inseriti la terapia domiciliare, uno spazio per gli appuntamenti successivi e i recapiti dell’ospedale e dell’equipe; la seconda interessa il medico di famiglia (altro tassello importante da valorizzare) che, oltre a ricevere una copia del foglio delle dimissioni, deve rispettare la terapia dello specialista e, se ritiene che debba essere modificata, non deve farlo autonomamente, ma di concerto con chi l’ha stabilita, così da garantire che il paziente, una volta a casa, non segua una terapia diversa da quella che aveva in ospedale e che non abbia ricadute.

Si deve, inoltre, migliorare l’aspetto comunicativo tra i vari medici ed i pazienti, così da sviluppare una più efficace collaborazione, cooperazione sia tra gli ospedali ed il territorio, sia tra i vari reparti di un ospedale, così da eliminare quegli errori che dipendono da una cattiva o assente comunicazione e rompere l’equazione tra la salute e l’ospedale.

A tal fine si sta predisponendo una riforma che coinvolge tutti gli operatori che si interessano della salute dei pazienti: i medici di famiglia, i pediatri di base, gli assistenti sociali per i servizi sociali, gli psicologi, educatori e terapisti della riabilitazione, insieme ad un sistema informativo che sia accessibile in tempo reale per i pazienti e gli operatori che ne fanno richiesta.

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Infine, si sta cercando di dare un incentivo alle aziende sanitarie locali più virtuose, che hanno meno contenziosi e cause pendenti. Ad oggi infatti, è previsto che la Regione paghi i risarcimenti, ma non c’è alcuna forma di premialità per le aziende stesse: ciò non è educativo, per cui si sta introducendo un sistema che permetta di reinvestire i soldi risparmiati dai mancati errori, in servizi di qualità e sicurezza.

Per le aziende invece, che rimangono inerte nei confronti della sicurezza, sarebbe auspicabile l’adozione di provvedimenti preventivi e “punitivi”, rispetto ad un intervento successivo, che vada a riparare ciò che è stato fatto.

Quanto appena illustrato è frutto di un lavoro che ha rimesso al centro la sicurezza dei pazienti, perché si è capito che questo è il punto iniziale da cui ripartire per poter avere un buon sistema sanitario.

Alcuni obiettivi sono stati raggiunti, ma non si può mettere ancora la parola “fine” – e forse non si potrà mettere mai – e soprattutto, in un momento di contingenza economica (come quello attuale) è necessario utilizzare le risorse disponibili per fornire migliori servizi e contenere le complicanze prevenibili.

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Sotto quest’ottica si è già previsto che, entro il 2018, le prestazioni delle aziende siano valutate in termini di risultato (e quindi di successo). 5

5 Per approfondimenti si consiglia la consultazione del sito http://www.regione.toscana.it/centro-gestione-rischio-clinico

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