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2.3 La determinazione del carico animale

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Academic year: 2021

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2. METODI E ANALISI PER VALUTARE UN PASCOLO

2.1 La valutazione dell’offerta foraggera

La valutazione del livello produttivo dei pascoli può essere desunto attraverso la fitomassa producibile, durante la stagione e dalla sua variazione interannuale in funzione dei diversi fattori ambientali ed agronomici. (Cavallero et al, 2002)

Esistono tre principali modelli che permettono di valutare quantitativamente la biomassa disponibile per il pascolo, esprimibile come tonnellate di sostanza secca per ettaro (t SS / ha):

ƒ Il rilievo parcellare;

ƒ Il metodo delle gabbie;

ƒ Il metodo Corral.

Il rilievo parcellare prevede di seguire la crescita e la ricrescita dell’erba, mediante la raccolta di campioni provenienti da parcelle di dimensioni variabili. In questo modo è simulata l'azione di pascolamento degli animali sul cotico; la relativa frequenza di campionamento risulta dalla velocità di crescita del cotico erboso.

Il secondo metodo è utilizzato nel caso in cui sia necessario far pascolare gli animali, in questo caso è necessario costruire delle gabbie, in modo da impedire agli animali di pascolare nell'area oggetto di studio. Sono raccolti simultaneamente due campioni: uno all'esterno della gabbia, con l’erba rimasta dopo il pascolamento effettuato dagli animali, l’altro all'interno con l’erba contenuta nelle gabbie non raggiunte dagli animali.

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Il metodo Corrall, prevede lo sfalcio periodico di quattro serie di parcelle, nel corso della stagione vegetativa, a distanza di una settimana l’una dall’altra, con un intervallo di ricrescita di ventotto giorni.

Le quattro serie sono ripetute due volte per un totale di otto parcelle della superficie di cinque metri quadri. Dopo ogni taglio, viene rilevata sia la produzione quantitativa che la sostanza secca della biomassa, per ottenere in questo modo i chilogrammi di sostanza secca esprimibili in tonnellata per ettaro di superficie; i dati ottenuti sono usati per elaborare le curve di crescita annuali.

La prima operazione che si compie in campo è l'asportazione del materiale vegetale, il taglio dell'erba essere eseguito in vari modi e con diversi strumenti che si differenziano per una minor o maggiore accuratezza di raccolta. Gli strumenti più idonei, quando una parcella sperimentale è di ridotte dimensioni o di forma irregolare, risultano essere quelli manuali come le falci o le forbici.

Effettuare il campionamento in questo modo, spesso comporta un errore umano non irrilevante determinato dal modo e dalla precisione dell'operazione; per limitarlo al massimo, l'operazione, dovrebbe essere eseguita possibilmente dalla stessa persona, in una zona rappresentativa del pascolo, evitando di raccogliere l'erba ai bordi o nelle zone marginali.

Per raccogliere con maggiore precisione vengono utilizzate delle intelaiature metalliche di superficie nota; nel caso in cui la superficie da campionare sia particolarmente ampia, si utilizzano anche trebbiatrici o barre falcianti.

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2.2 Lo studio della vegetazione attraverso l'analisi lineare

La vegetazione viene studiata secondo un approccio fitoecologico, che permette di individuare le principali specie presenti tramite il contributo specifico (CS), e la qualità, tramite il valore pastorale (VP). L'analisi fitoecologica della vegetazione, utilizza il metodo messo a punto in Francia dal Centre d'Etudes Phytosociologiques et Ecologiques di Montpellier e poi perfezionato dall'Institut National d'Etudes Rurales Montagnardes (I.N.E.R.M.).

Questi rilievi consistono nell'esecuzione di analisi lineari attraverso l'individuazione di una linea retta con una rotella metrica posta sul terreno, lungo la quale, ad intervalli di 20 cm. vengono censite le specie presenti.

A partire dalla conoscenza della frequenza specifica (FS), costituita dal numero di volte in cui una specie compare lungo la linea di flora, si determina il contributo specifico (CS), che rappresenta il rapporto tra la FS di una specie, e il totale delle frequenze di tutte le specie rilevate. Il CS è utilizzato per calcolare il valore pastorale (VP): che risulta una grandezza adimensionale, variabile da 0 a 100, che esprime la qualità di un pascolo in rapporto ad una situazione ideale, per definizione pari a 100.

Esso si calcola con la formula:

ƒ VP = Σ [IS · CS ] · 0.2

IS = indice di qualità specifico della specie i-esima, variabile da 0 a 5 in funzione della produttività, del valore nutritivo, della palatabilità e della digeribilità;

CS = contributo specifico della specie i-esima;

0,2 = coefficiente moltiplicatore per riportare a 100 il valore di VP.

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Questa formula permette di calcolare il Valore Pastorale di ogni tratto di cotico rappresentato da una singolo controllo lineare; mediando i valori pastorali delle analisi lineari che rientrano in una determinata ecofacies, è possibile calcolare il VP medio. Questo indice sintetizza le caratteristiche qualitative e produttive del cotico erboso e risulta indispensabile per la determinazione del carico animale potenziale, ossia del numero di animali che possono utilizzare la risorsa senza degradarla.

Il valore pastorale è calcolato sulla base del contributo di ogni specie erbacea (stimato mediante campionamento lineare) e di un indice quali- quantitativo, il cui valore dipende dalla produttività, dal valore nutritivo e dalla palatabilità di ciascuna specie erbacea rilevata. (Argenti et al, 2001)

Foto: Esempio di analisi lineare svolta in campo.

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2.3 La determinazione del carico animale

Il carico è un indice della gestione pastorale definibile come il rapporto fra una presenza animale ed una superficie per un determinato tempo, la presenza animale viene generalmente misurata in UBA (unità di bovino adulto), il valore di 1 UBA corrisponde a un capo di bovino adulto del peso di 500 kg oppure riferito anche ad altre specie che vengono poi convertite alla stessa unità di misura.

Possiamo quindi scrivere che:

ƒ C = n° UBA · [S·t]-1

C: Carico animale

S: Superficie pascolo (ha)

t: fattore tempo di pascolamento effettivo (anni, stagioni,giorni) n: numero U.B.A. (Unità Bovino Adulto)

Si parla di carico annuale quando si consideri l'anno solare costituito di 365 giorni, di carico stagionale considerato il numero di giorni che costituisce la stagione di pascolo, e di carico istantaneo considerando il semplice rapporto fra gli animali presenti in un determinato momento e la superficie che occupano.

Il calcolo del carico animale si effettua per raggiungere i seguenti scopi:

1. Ottenere una gestione equilibrata e razionale del pascolo.

2. Mantenere la produttività dei pascoli.

3. Evitare di ricondursi a condizioni di carico eccessivi (sovraccarico) o bassi (sottocarico).

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Esistono 3 principali metodi utilizzati per la valutazione del carico animale:

ƒ Metodo ponderale classico.

ƒ Metodi ponderali migliorati.

ƒ Metodo del valore pastorale.

Il metodo ponderale classico è il più diffuso a livello mondiale e si basa sul semplice confronto tra la domanda e l’offerta di foraggio per mezzo di una formula empirica:

C = P S F D

C = Carico (UBA per ettaro)

P = Produzione di sostanza secca per ettaro (Kg) S = Superficie del pascolo in ettari

D = Durata del pascolamento in giorni

F = Fabbisogno giornaliero di 1 U.B.A. (12.5 kg di sostanza secca o 15 Kg di fieno).

Tra i metodi ponderali migliorati, il più preciso risulta quello proposto da Talamucci e Pazzi (1980), che introduce dei coefficienti relativi alla composizione botanica, pendenza, esposizione ed eventuali superfici improduttive del pascolo.

C = P S Ka Kb Kc Kd F D

Ka = coefficiente di valore alimentare.

Kb = coefficiente di pendenza.

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Infine tra i diversi metodi che consentono di collegare la composizione vegetazionale al valore per il pascolamento esiste quello del Valore Pastorale (VP). La determinazione del carico animale potenziale del pascolo, espresso in UBA/ha·anno, si calcola moltiplicando il Valore Pastorale per un opportuno coefficiente di conversione K, che varia da 0,01 UBA/ha·anno (nelle situazioni peggiori) a 0,2 UBA/ha·anno (nelle situazioni migliori).

Per tenere conto di alcuni fattori limitanti il carico potenziale viene ridotto mediante con ulteriori coefficienti Kp, Ke e Ki, relativi rispettivamente alla pendenza, esposizione ed ingombro. Il rapporto tra il carico reale, il numero di animali effettivamente presenti sul pascolo, e quello potenziale, prende il nome di "tasso di utilizzazione". La determinazione del numero di animali che può essere mantenuto per la stagione di pascolamento viene chiamato carico potenziale, così come il confronto con il numero di animali che realmente viene portato sul posto carico reale.

Esso consente di evidenziare situazioni di squilibrio, come il sovraccarico o il sottocarico, e di pianificare la gestione delle risorse pascolive in equilibrio con l'ambiente; infatti, un pascolamento eccessivo può provocare la semplificazione della composizione floristica e portare anche a fenomeni di erosione. D’altro canto, molti habitat possono mantenersi solamente grazie a moderate azioni di disturbo, quali il pascolamento, che è capace di contrastare la normale evoluzione verso cenosi strutturalmente più complesse, fino ad arrivare a perdere alcuni elementi floristici. Il confronto tra carico reale e potenziale è alla base delle decisioni di gestione pastorale, indicando di quanti animali, in più o in meno, possono stare negli areali di studio. (Argenti et al, 2001)

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2.4 La valutazione chimica per le analisi degli alimenti

Le analisi chimiche classiche sui foraggi effettuate presso i laboratori, comprendono: la determinazione della sostanza secca (ss), del contenuto in ceneri, delle sostanze azotate totali, dell'estratto etereo o lipidi grezzi (LG), della fibra grezza (FG), ed il calcolo per differenza degli estrattivi inazotati; secondo la metodologia proposta dai ricercatori tedeschi della Stazione Sperimentale di Weende.

Tale divisione però si rivela piuttosto imprecisa, dato che non tutte le frazioni fibrose della parete vegetale si ritrovano nella fibra grezza, mediamente quasi tutte le pectine. Circa la metà delle emicellulose e della lignina, e una piccola parte della cellulosa, vengono perdute durante l'analisi classica della FG e quindi vengono incluse per differenza negli estrattivi inazotati. (G. Succi, 1999)

ƒ La sostanza secca

Per convenzione il contenuto di umidità di un alimento, corrisponde alla perdita di peso che lo stesso subisce in seguito all'essiccazione in stufa per 4 ore a 104°C. La perdita di acqua riferita a 100 grammi, dà la percentuale di acqua contenuta nell'alimento; fanno eccezione gli insilati, in quanto la loro sostanza secca è formata anche da sostanze organiche volatili, che verrebbero perse con l'essiccazione tradizionale, portando a una sottostima del 2-15% del contenuto di s.s. del prodotto

ƒ Le sostanze azotate totali

Questa denominazione universale, non è esatta dal punto di vista chimico ma convenzionale; poiché con l'analisi non si determinano le sostanze

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In realtà, una parte dell'azoto dei foraggi e degli altri alimenti non è di natura proteica, essendo presente negli aminoacidi liberi, nelle ammidi, in vari composti organici (basi azotate). Poiché la maggior parte di queste sostanze azotate non proteiche, viene utilizzata nel metabolismo, la determinazione della proteina grezza, è adottata in tutti i paesi attraverso il metodo analitico ufficiale di Kjeldahl.

ƒ L’estratto etereo

Si determina la quantità totale di sostanze solubili in etere etilico o in esano, ovvero i lipidi insieme ad altri composti, quali pigmenti, olii eteri, alcune resine. Si pesano da 5 a 10 grammi di alimento ridotto in farina, che prima vengono essiccati in stufa e quindi introdotti in un ditale cilindrico di cellulosa pura, insieme a 3 g. di solfato di sodio anidro, che poi si chiude con un batuffolo di cotone sgrassato con etere. Il ditale preparato, si pone nell'estrattore dell'apparecchio di Soxhlet, e quest'ultimo si collega con un refrigerante a ricadere .

ƒ Fibra grezza (FG)

L'analisi classica della fibra grezza metodo Weende prevede due successive idrolisi dell'alimento; prima in ambiente acido, con acido solfidrico, e subito dopo in ambiente alcalino con potassa.

La differenza a 100 della somma di ceneri, PG, LG e FG va sotto il nome di estratti inazotati (EI). In realtà buona parte delle emicellulose, della lignina oltre alle pectine, sono solubilizzate e quindi perdute nel corso delle due idrolisi previste dalle metodica per la determinazione della fibra grezza. La cellulosa non viene trattenuta completamente e l'entità delle perdite di nell'analisi classica della FG varia notevolmente da pianta a

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ƒ Le ceneri

Mediante l'incenerizione si determinano complessivamente le sostanze minerali contenute nell'alimento in 5 grammi di sostanza, che vengono introdotte in una capsula tarata di porcellana o quarzo. Si comincia a scaldare gradualmente su piastra elettrica, o fiamma Bunsen, fino ad ottenere la carbonizzazione del campione e l'incenerimento parziale. Dopo averlo successivamente raffreddato, si porta in muffola elettrica alla temperatura di 550°C per almeno 3 ore, fino a completo incenerimento.

Ripesata la capsula si ottiene per differenza con la tara, la quantità di ceneri del campione che si riporta a 100 parti d'alimento.

ƒ Gli estrattivi inazotati

Questo dato non proviene da una determinazione analitica, ma si ottiene facendo la differenza a 100 della somma dei contenuti in sostanza secca, proteina grezza, grassi, fibra e ceneri. Naturalmente l'esattezza di questo dato dipende da quelle delle determinazioni analitiche dirette.

L'analisi tipo che si è sommariamente descritta è generalmente sufficiente agli scopi ordinari, e fornisce i dati essenziali per orientarsi ed esprimere un giudizio sulla composizione di un foraggio, o di altro alimento del bestiame, quando è possibile confrontare i dati ottenuti con quelli di tabelle annesse ai trattati alimentari.

Sulla base di tali analisi è possibile, utilizzando apposite equazioni, calcolare il valore nutritivo del foraggio, che ci fornisce utili indicazioni riguardo al razionamento degli animali al pascolo, e la necessità di dover ricorrere ad interventi di integrazione alimentare.

Il valore nutritivo di un foraggio è determinato conoscendo il livello nutritivo unitario dell’alimento (espresso per kg di sostanza secca), dalla

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