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L’attività bancaria è infatti un’attività che prevede che l’istituto di credito vada a reperire attraverso la raccolta pubblica i fondi necessari per offrire prestito ai soggetti richiedenti

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INTRODUZIONE.

A metà del gennaio del 2001 il Comitato di Basilea si riunisce per modificare il Capital Accord del 1988. La spinta innovativa deriva da due fattori fondamentali: da un lato l’introduzione di nuove tecniche di credit risk management più orientate ad una valutazione oggettiva del rischio, dall’altro un’esigenza crescente di tutelare i risparmiatori.

Le Autorità di vigilanza prevedono infatti che le banche vadano a detenere un capitale di vigilanza proporzionale al rischio assunto così che possano garantire in qualsiasi momento il rimborso delle somme versate dai depositanti.

L’attività bancaria è infatti un’attività che prevede che l’istituto di credito vada a reperire attraverso la raccolta pubblica i fondi necessari per offrire prestito ai soggetti richiedenti

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e provveda poi a reimpiegarli in finanziamenti a soggetti terzi.

Si viene dunque a creare una situazione di stato patrimoniale in cui il passivo è composto dai depositi e dal patrimonio netto e l’attivo è composto dai prestiti.

È chiaro che la banca riuscirà a rimborsare i depositanti solo se i creditori adempiranno alle loro obbligazioni, altrimenti si vedrà costretta, dapprima, ad assorbire le perdite su prestiti tramite il ricorso al patrimonio netto e, se questo non fosse sufficientemente capiente, le perdite potrebbero intaccare anche i depositi.

Essendo però i soggetti depositanti (il pubblico di risparmio definito nell’articolo 10 del TUB), i soggetti “deboli” del rapporto, l’Autorità di vigilanza

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prevede per essi delle forme di tutela che incidono sulla realtà operativa e gestionale della banca.

1 L’art.10 del Testo Unico Bancario dice infatti: “1. La raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito costituiscono l’attività bancaria. Essa ha carattere d’impresa. 2. L’ esercizio dell’attività bancaria è riservato alle banche. 3. Le banche esercitano, oltre all’attività bancaria, ogni altra attività finanziaria, secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché attività connesse o strumentali. Sono salve le riserve di attività previste dalla legge.”

2 L’Autorità di vigilanza italiana è Banca d’Italia.

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In particolare è previsto che la banca vada a detenere un patrimonio di vigilanza

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in grado di coprire le eventuali perdite subite a causa dell’inadempienza dei prenditori di prestiti. Questo patrimonio di vigilanza viene determinato in un limite globale pari a 8 volte i rischi assunti, per cui la banca non può andare ad assumere posizioni rischiose che superino il valore di 8 volte il patrimonio di vigilanza.

Viene dunque individuato un indicatore (il total capital ratio) che prevede che il rapporto tra il capitale di vigilanza e le attività ponderate per il rischio non superi l’8%

4

.

TOTAL CAPITAL RATIO= Capitale di vigilanza >=8%

Tot. Attività ponderate per il rischio

Il Capital Accord, ovvero il primo Accordo di Basilea sul capitale, si poneva tre obiettivi principali:

a. la circolazione del modello al di fuori del G-10, b. il rafforzamento del sistema bancario internazionale,

c. un’applicazione omogenea del quadro di riferimento nelle varie nazioni.

Il contenimento del rischio non era dunque un obbiettivo esplicito, ma era implicitamente tutelato essendo uno strumento necessario per il raggiungimento dei tre punti precedenti.

Ciò che cambia tra l’Accordo del 1988 e la successiva revisione del 2001 è il denominatore del total capital ratio. Il valore dell’indice (8% del patrimonio di vigilanza) ed il numeratore rimangono invariati, ma viene modificata la modalità di ponderazione del rischio.

3 Il patrimonio di vigilanza è costituito dal patrimonio di base e dal patrimonio supplementare. Nel primo confluiscono il capitale versato, il sovrapprezzo di emissione, le riserva ed i fondi rischi bancari generali come elementi positivi, il capitale sottoscritto non versato, le azioni proprie, l’avviamento, le altre immobilizzazioni e le perdite d’esercizio come elementi negativi. Il patrimonio supplementare comprende tra gli elementi positivi i fondi rischi su crediti, i prestiti subordinati, le riserve di rivalutazione e gli strumenti ibridi di patrimonializzazione, tra quelli negativi le minusvalenze nette su titoli.

4 Il limite globale inferiore od uguale ad 8 volte il patrimonio di vigilanza non è l’unico limite imposto dall’Autorità di vigilanza; ad esempio è previsto anche un limite individuale per cui la singola posizione rischiosa assunta non può superare l’ammontare complessivo del 25% del patrimonio di vigilanza.

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Nell’Accordo del 2001 i requisiti patrimoniali minimi

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sono un pilastro fondamentale del nuovo emendamento e la ponderazione del rischio assume una funzione chiave per quanto attiene la gestione bancaria e dunque il rapporto con l’impresa.

Se il primo Accordo prevedeva una ponderazione pari al 100% per tutte le posizioni in essere

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con il Nuovo Accordo si va a creare una ponderazione specifica per ogni singola posizione a seconda del rating

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ad essa associato.

La banca

8

va dunque a calcolare la probability at default del prenditore di credito ed ad essa associa un certo rating espressivo del giudizio di rischio in essa incorporato.

Questa evoluzione si è potuta avere anche grazie allo sviluppo, concretizzatosi soprattutto all’inizio degli anni ’90, delle tecniche di credit risk management.

Il credit risk management ha infatti subito una forte evoluzione soprattutto causata dalla necessità di creare sistemi più oggettivi di valutazione del merito creditizio che potessero conciliarsi con realtà bancarie di più grandi dimensioni.

Il tema della crisi aziendale e di previsione della medesima ha infatti assunto negli ultimi anni una crescente importanza soprattutto a causa dei dissesti e della recessione che hanno caratterizzato l’economia italiana e mondiale.

5 Insieme a questi sono presenti altri due pilastri: il controllo prudenziale e la disciplina di mercato.

6 Le ponderazioni per il rischio erano così previste:

0%( rischio nullo) 20% 50% 100% 200%

Cassa e valori assimilati

Crediti v banche multilaterali di sviluppo

Mutui

residenziali con garanzie reali

Crediti v imprese private

Partecipazioni in imprese non finanziarie con perdite negli ultimi 2 esercizi

Crediti v banche centrali dei paesi OCSE

Crediti v banche dei paesi OCSE

Leasing su immobili

Partecipazioni in imprese private

Titoli di stato emessi da paesi OCSE

Crediti v enti del settore pubblico

Crediti v banche e paesi non OCSE

7 Il rating si pone come un "insieme strutturato e documentabile di metodologie e processi organizzativi che permettono la classificazione su scala ordinale il merito di credito di un soggetto" e che quindi

"consentono la ripartizione della clientela in classi differenziate di rischiosità cui corrispondono diverse probabilità di insolvenza", definizione data dall'ABI.

8 Il calcolo del rating può essere effettuato o dalla singola banca autonomamente, qualora essa rispetti certi requisiti fissati dall’Accordo, o può essere recepito dai giudizi delle agenzie di rating esterne.

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Si è quindi sentita da più parti l’esigenza di un maggior controllo e di una maggiore attenzione alla valutazione del credito, che, insieme ad un crescente interesse a livello internazionale per tali problematiche, ha portato ad una sostanziale revisione delle tecniche analitiche tradizionali ed alla rivalutazione di sistemi automatizzati di gestione del credito.

Si sono quindi sviluppate tecniche di credit scoring e di calcolo dal rating attraverso il ricorso ad algoritmi statistici

9

ed a modelli matematici

10

.

I vantaggi dell’utilizzo dei metodi statistici sono una maggiore oggettivazione e razionalizzazione nell’analisi ed una maggiore tempestività e rapidità nella presa di decisioni rilevanti.

La banca potrà dunque utilizzare tali metodi anche per altri obiettivi aggiuntivi alla valutazione del merito creditizio, in particolare potrà migliorare la propria organizzazione interna ed il controllo delle filiali.

Soprattutto per le banche di maggiori dimensioni e per i gruppi bancari sarà infatti possibile contare su sistemi valutativi oggettivi che tramite supporti informatici in rete potranno essere adottati da tutte le filiali ed, attraverso tali collegamenti, la capogruppo potrà oggettivamente controllare l’operato delle diverse business unit e verificare periodicamente la loro redditività.

I limiti principali nell’implementazione dei modelli statistici si rifanno invece al fatto di perdere delle informazioni di carattere qualitativo fondamentali per l’analisi, anche se revisioni successive stanno inserendo anche variabili qualitative nel calcolo dello scoring, e alle resistenze culturali delle banche che non sono ancora in grado di evincere appieno i punti di forza di tali analisi e le subordinano alle capacità valutative dell’analista fido. Un corretto utilizzo di tali metodologie valutative dovrebbe invece prevedere un’

integrazione tra le due valutazioni, del sistema e dell’analista fido, in cui l’analisi oggettiva funge da punto di partenza ed evidenza alcune variabili critiche, che spetterà poi al valutatore approfondire per validare o meno il giudizio espresso dal modello.

9 Un esempio in tal senso è l’algoritmo dell’analisi discriminante di Altmann.

10 Un esempio in tal senso sono le applicazione del modello di Merton.

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In quest’ottica evolutiva l’attenzione si è particolarmente concentrata sul rapporto banca-impresa e su come esso potrà evolvere secondo la nuova logica normativa e le innovazioni metodologiche.

Nel primo capitolo si vanno ad evidenziare i connotati fondamentali del Nuovo Accordo, soffermandomi in via principale sui nuovi requisiti patrimoniali minimi richiesti e sulle differenziazioni operative e gestionali rispetto al sistema precedete. Ho incentrato l’attenzione principalmente sul rischio di credito accennando però anche alle innovazioni nella valutazione del rischio di mercato ed operativo, che vanno a formare, insieme al rischio di credito, il rischio complessivo assunto dalla banca.

Il secondo capitolo tratta invece delle nuove tecniche di valutazione del rischio, ho quindi accennato al problema della valutazione del rischio nel sistema bancario ed all’impatto che sbagliate valutazioni potrebbero creare nell’istituto di credito, per poi soffermarmi sull’evoluzione del credit risk management e sul suo utilizzo nella valutazione del merito creditizio. Ho quindi ripreso dei concetti come il Value at Risk e la perdita attesa ed inattesa ed ho analizzato le principali tecniche valutative soffermandomi in via principale sul credit scoring, essendo il modello più semplice e dunque più ampiamente utilizzato, soprattutto nella valutazione della clientela retail, nonché il modello alla base del sistema di valutazione implementato dalla banca analizzata in questo lavoro. In ultima analisi sona andata poi ad analizzare gli impatti che tale valutazione avrà sul pricing del credito.

Il terzo capitolo va invece a toccare il rapporto banca-impresa. L’attenzione si concentra dapprima sul sistema bancario. Gli impatti di Basilea 2 rendono necessaria una revisione di tutte le fasi valutative della banca, di riflesso si avranno però degli adeguamenti anche sul sistema produttivo industriale e sul rapporto banca impresa, che dovrà basarsi su di una maggiore trasparenza e comunicabilità.

I due capitoli conclusivi analizzano invece un esempio pratico di come una

banca va a valutare il merito creditizio e dunque gli affidamenti richiesti

secondo i nuovi principi base e di quali possono essere le caratteristiche delle

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imprese che vengono maggiormente prese in considerazione. La realtà bancaria esaminata è quella della Cassa di Risparmio di Lucca.

La Cassa di Risparmio di Lucca fa parte di un gruppo bancario più ampio (la Banca Popolare Italiana) ed ha iniziato dalla fine del 2004 a valutare gli affidati in base ad un sistema di rating interno creato per rispondere alle esigenze scaturenti dal Nuovo Accordo sul Capitale. Il capitolo quattro va dunque a descrivere il sistema valutativo adottato che prevede il calcolo di un rating interno avanzato applicato a livello di intero gruppo bancario

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. Viene quindi descritto il processo valutativo nonché i limiti ed i vantaggi che la banca potrebbe ricavare dall’utilizzo di tale nuova metodologia.

Il capitolo cinque va invece a racchiudere l’applicazione pratica. Vengono infatti prese in esame 300 pratiche della banca e si cerca di evidenziare gli impatti delle diverse variabili chiave così da verificare il peso dei diversi input nel sistema valutativo. Successivamente l’attenzione si concentra sulle posizioni critiche andando a vedere come è evoluta nel tempo la loro situazione. È stata poi condotta un’analisi a ritroso andando questa volta a prendere le pozioni passate a sofferenza od incaglio negli ultimi mesi ed evidenziando per ciascuna di esse il giudizio che aveva dato il sistema e su quali fattori esso si era principalmente basato. In questa analisi si è cercato anche di verificare empiricamente quelle che potevano essere le limitazioni e le remore nell’applicazione del sistema valutativo statistico da parte della banca, esaminando i casi dove il parere dell’analista differiva da quello oggettivo e su quali basi egli motivava la concessioni di un affidamento anche in presenza di situazioni in cui il sistema evidenziava delle criticità.

Vorrei a questo punto ringraziare tutti quelli che hanno reso possibile la realizzazione del mio lavoro, in primo luogo la Cassa di Risparmio di Lucca, il dottor Alessandro Gallione e tutta la direzione erogazione crediti, in particolare il signor Fabrizio Pardini ed il signor Giuseppe Turri, che mi

11 La Cassa di Risparmio di Lucca fa infatti parte di un gruppo bancario più ampio che è la Banca Popolare di Lodi.

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hanno seguito e supportato nella mia ricerca; vorrei poi ringraziare la

professoressa Ada Carlesi ed il professor Roberto Barontini per il loro aiuto e

la loro disponibilità; vorrei infine ringraziare tutte quelle persone che pur non

avendo competenze in materia mi hanno comunque sostenuto ed

incoraggiato: Carlo, Monica, Martina, Elena ed i miei genitori.

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