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"Non è vero che se pensionigli anziani entrano i piùgiovani”

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8/4/2014 "Non è vero che se pensioni gli anziani entrano i più giovani” - Pagina99.it

http://www.pagina99.it/news/economia/5027/-Non-e-vero-che-se.html 1/4 ECONOMIA MONDO POLITICA SOCIETÀ SCIENZA IDEE

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"Non è vero che se pensioni

gli anziani entrano i più

giovani”

07 aprile @ 14.30  ILARIA MARIOTTI

marianna madia, lavoro, workforce cliff

Lavoro

Il direttore del personale di

McDonald in Europa, David Fairhurst, ha

ammonito sui pericoli della staffetta

generazionale rilanciata in Italia dal

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governo. E in effetti, numeri alla mano, «è

falso ­ spiega il giuslavorista Michele

Tiraboschi ­ che per creare lavoro bisogna

mandar via i più vecchi». 

Eliminare  i  vecchi  per  fare  posto  ai  giovani.  È  l'obiettivo

della  cosiddetta  staffetta  generazionale,  meccanismo  pensato  per svecchiare  il  sistema  occupazionale  su  cui  il  neoministro  alla Pubblica  Amministrazione  Marianna  Madia  vorrebbe  basare  la riforma del pubblico impiego (riprendendo un cavallo di battaglia del  precedente  esecutivo).  Ai  dipendenti  più  anziani  si  propone quindi  un  pensionamento  anticipato,  sotto  forma  di  part  time obbligatorio,  in  modo  che  i  loro  posti  vengano  occupati  da lavoratori  più  giovani.  Come  risultato  si  ottiene  un  incremento dell'occupazione  giovanile,  e  il  gioco  sembrerebbe  fatto.  Peccato però che alcuni dati smentiscono questa ipotesi. 

A lanciare l'avvertimento è stato giorni fa il direttore delle risorse  umane  di  McDonald's  Europe,  David  Fairhurst,

docente di amministrazione di impresa, che al Financial Times  ha parlato del rischio imminente che corrono gli stati europei qualora continuino  a  far  uscire  dal  mercato  del  lavoro  troppi  over  50 assumendo invece una quantità minima di ventenni. Il pericolo ha un nome e si chiama “workforce cliff”, ovvero una sorta di carestia da forza lavoro che potrebbe presto abbattersi sull'Europa.

Il  motivo  è  presto  spiegato:  «I  livelli  di  crescita

dell'occupazione nella media europea non potranno mantenersi sui livelli  attuali,  pari  all'1%,  oltre  il  2019»  si  legge  nel  comunicato diramato  di  recente  dalla  McDonald's  Europe,  in  cui  si  chiedono azioni  decise  per  contrastare  il  problema.  Che  i  tassi  di  crescita dell'occupazione  scenderanno  intorno  allo  0,5%  lo  dicono  report europei:  «È  solo  questione  di  tempo  prima  che  il  declino  della forza  lavoro  cominci  a  far  diminuire  i  livelli  di  occupazione. L'unico modo per mantenere alto il range  sarebbe  far  crescere  la

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produttività sopra il 2,5% entro il 2021» si legge in alcuni studi del 2013  sulle  prospettive  a  lungo  termine  delle  risorse  umane europee.  E  se  questo  rischio  è  relativamente  lontano  per  l'Italia (secondo la ricerca non si verificherà prima di una ventina di anni), non  è  così  per  altri  paesi  come  per  esempio  la  Germania,  dove invece  sarebbe  dietro  l'angolo,  addirittura  prima  del  2020.  Altro che prepensionamenti dunque. 

Gli  over  50  vanno  reclutati  o  mantenuti  nel  sistema  per evitare  il  collasso.  «Non  è  vero  che  per  dare  lavoro  bisogna

ridurre  l'occupazione  degli  adulti»  spiega  a  pagina99  Michele Tiraboschi,  giuslavorista  dell'università  di  Modena  e  Reggio Emilia.  «Sono  solo  scorciatoie  che  interessano  le  grandi  imprese italiane, perché queste con la staffetta generazionale andrebbero a ridurre le spese: agli anziani si riconoscono gli scatti di anzianità, quindi  un'azienda  che  fa  uscire  mille  vecchi  per  assumere altrettanti giovani riesce a ottenere un risparmio anche del 35%». C'è un tale gap salariale tra le due fasce di età, osserva Tiraboschi, «che appena si può ci si libera del lavoratore più anziano» perché concepito  solo  come  un  costo  in  più.  Alcuni  studi  dimostrano anche  che  a  una  maggiore  occupazione  di  over  50  corrispondano più alti tassi di impiego tra i 15­24enni. 

L'Eurostat rileva ad esempio che in Germania nel 2012,  a

fronte di un 70% di lavoratori over 50 ancora impiegati occupava un  posto  nel  mercato  del  lavoro  anche  il  46%  delle  giovani generazioni.  La  stessa  situazione  si  ripete  nei  paesi  nordici  come Svezia e Islanda, dove gli occupati più anziani superano il 70% del totale, e i più giovani si attestano su quote mai inferiori al 40%. Il caso  italiano  è  emblematico:  da  noi  le  vecchie  generazioni  sono solo per metà assorbite nel mercato del lavoro. E infatti l'impiego delle nuove leve è solo al 18%. 

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http://www.pagina99.it/news/economia/5027/-Non-e-vero-che-se.html 4/4 confronti  dei  più  anziani  lo  ribadisce:  dal  1993  a  oggi,  in

vent'anni, gli occupati sotto i 24 anni si sono polverizzati, passando dal 12 al 4%. E quelli over 50 sono sì saliti, ma guadagnando solo cinque  punti,  dal  9%  al  14%.  Il  rimpiazzo  dunque  non  è  del  tutto avvenuto.  «Il  punto»  ripete  Tiraboschi  «è  alzare  i  tassi  di occupazione».  Se  in  Italia  siamo  fermi  al  55%,  vuol  dire  che  «55 persone  mantengono  se  stesse  e  le  altre»,  ragiona.  «Se  il  numero fosse più elevato, ci sarebbero molti più individui a pagare le tasse, si  incentiverebbero  i  consumi  e  alla  fine  si  abbasserebbe  anche  il cuneo fiscale». 

Una  ricetta  che  condivide  Pietro  Checcucci,  ricercatore Isfol,  che  a  pagina99  dichiara:  «Non  esiste  una  garanzia  che

mandando a casa gli anziani si possa far posto ai giovani. Forse è stato così fino a un certo punto della nostra storia, ma adesso non è più sostenibile». A mancare è la domanda di lavoro, è come se «il mercato fosse una sala cinematografica in cui a quelli che escono si sostituiscono  i  nuovi  spettatori,  ma  nel  frattempo  qualcuno smonta le poltrone». Se non si modifica la struttura produttiva in modo  da  potenziare  la  richiesta  di  lavoro,  invece  che «smanettando  solo  e  sempre  sui  tipi  di  contratto»  conclude Checcucci,  «non  si  potrà  sopravvivere  a  un  altro  shock  come questo».

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