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A ciascuno il suo ........ ...... breve storia dell’assicurazione

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Academic year: 2022

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A ciascuno il suo ...

... breve storia dell’assicurazione

Dr. Riccardo Del Giudice*

La multidisciplinarietà della Melchiorre Gioia e la conseguente vocazione di Tagete ad annoverare tra chi vi scrive, come pure tra chi vi legge, cultori di differenti discipline, giustifica uno scambio di messaggi di diverso segno, finalizzato a far meglio conoscere "agli altri" quanto più "culturalmente" vicino agli uni.

Vale a dire far meglio condividere nozioni e approfondimenti peculiari al patrimonio di taluni, ma giocoforza prevedibilmente lontani dagli altri, in quanto istituzionalmente impegnati in una diversa disciplina.

La riflessione, che mi è capitato di fare, parte dalla constatazione che, spesso, gli argomenti trattati esprimono un prezioso apporto scientifico di medici legali che, per una ben individuata categoria di lettori, si traduce in un "utile" arricchimento di quel bagaglio di conoscenze di cui, chi ha solo cultura giuridica, è ben lieto di impossessarsi.

Di qui, in una logica di "reciprocità di apporti" in questa "cassa comune" cui confluiscono le differenti professionalità, è sembrato utile aprire a qualche riflessione di "contorno" su uno tra gli argomenti solitamente trattati che si immagina, scontatamente, da tutti ugualmente conosciuto in ogni suo risvolto: cioè a dire il contratto di assicurazione e l'Assicurazione come fatto economico sociale.

Pertanto potrà risultare interessante soffermarsi a riflettere sull'ambiente e sulle prime tracce "normative" che attengono alla nascita di questo istituto dando "un'occhiata" al paesaggio economico commerciale e mercantile dell'epoca con quelle componenti che, storicamente, ne hanno costituito l'antecedente.

E' il caso di sottolineare le aggettivazioni dello "scenario economico" perchè dinamicità e traffici mercantili evocano (finalmente?) una Società che si sta lasciando alle spalle le vestigia di una precedente struttura sociale fortemente statica e con addosso l'acre "profumo" di una economia rurale (rura et pasqua) per dare spazio ed ingresso ad un più complesso modello nel quale commercio e traffici, veicolati dai e per i Mercanti, creeranno le occasioni ed i presupposti per profondi e radicali cambiamenti.

Si innescherà un'irreversibile esplosione di attività, scambi commerciali, profitti altamente remunerativi come pure perdite rovinose che richiamerà ben presto il bisogno di escogitare adeguati rimedi di protezione per far fronte all'aleatorietà delle conseguenze (rischi) delle indicate (av) venture commerciali.

In questo contesto, individuato in un ben delineato spazio temporale (sec. XIV), la Dottrina che più specificatamente si è occupata del problema, ha riconosciuto le condizioni che, dietro la spinta di nuovi bisogni mai così diffusamente avvertiti, hanno indotto a

"inventarsi" rimedi economici ai quali dare successivamente, o contestualmente, una qual certa veste giuridica.

E così assistiamo, non prima che spiri il Medioevo, al nascere di un bisogno di protezione (assicurativa) nonchè alla preoccupazione di porre in essere meccanismi (regole) per garantire efficacia ai rimedi adottati.

* Dirigente Toro Assicurazioni

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Non prima del "tardo Medioevo" in quanto era indispensabile un terreno adatto e sufficientemente arricchito dal primo brulicare di traffici e scambi commerciali per far da lievito a "germi" dispersivamente presenti o già abbozzati in epoche risalenti e, con ancora in piena vigenza, il Diritto Romano.

Proprio il fascino esercitato dal sistema giuridico romano ha fortemente suggestionato la più qualificata Dottrina che si è occupata dell'argomento con la confessata speranza di poter individuare, in quel contesto normativo, univoche, seppur primordiali, forme di (un contratto di) assicurazione; convincimento in seguito abbandonato, o quantomeno non più scientificamente condiviso nel momento in cui la ricerca ha evidenziato che, pur essendo la codificazione romanistica estremamente evoluta nelle forme negoziali adottate e nella dinamica delle azioni di difesa, non andava in là (e non poteva essere diversamente) dal rappresentare nello specchio normativo quella che era l'organizzazione sociale di allora, legata prevalentemente alla proprietà immobiliare con la tipica staticità della ruralità e della pastorizia.

Diversi, poi, erano i rimedi reperibili per affrontare i pericoli, pur allora ricorrenti nel praticare i commerci già presenti sulla scena con tutto il loro carico di rischi e speranze.

Per citarne alcuni, viene facile il richiamo a quelle attività precipuamente collegate al trasporto, sia per mare che per terra, che era diffusamente praticato e, in pari misura, insidiato dai pericoli sia di scorrerie piratesche che di aggressioni da parte di briganti di passo nonchè dalle stagionali collere di Nettuno (eloquenti sono in tal senso le recenti scoperte dovute all'archeologia marina che hanno portato alla luce - se non addirittura alla superficie - relitti di navi romane e greche con l'intero carico di merci e derrate trasportate).

L'esperienza di allora suggerì di contrastare siffatti rischi osteggiando l'azione dei pirati con una più efficace difesa dei mari, scortando militarmente i convogli, o, nel caso di trasporti per "via di terra", presidiando gli itinerari con la ben nota efficienza delle milizie romane nonchè legando a Roma, con il laccio federatizio (phoedus), le città interessate al transito delle merci ed al passaggio dei convogli.

Purtuttavia, poiché nulla nasce dal nulla, ma c'è quasi sempre, alle spalle di ogni istituto giuridico, come di ogni altro rilevante fatto sociale, un legame radicolare col passato, alcuni di questi "germi" sono apparsi ben riconoscibili in alcune esemplificazioni che rappresentativamente si riportano qui di seguito così come attinte da un pertinente studio di A. La Torre: "Germi dell'assicurazione nel diritto romano" (in Assicurazioni gennaio/febbraio 1988).

Diverse sono le fonti intorno alle quali si è incentrata la ricerca, sia giuridiche che letterarie, così spaziando dal Digesto al coinvolgimento di Cicerone: epistolario; Tito Livio:

Storia di Roma; Svetonio: La vita dei dodici Cesari; Plutarco: Vite parallele.

Cerchiamo allora di soddisfare la nostra curiosità con qualcuno degli esempi rinvenuti.

Fonte: Digesto

"Se la gemma consegnata per essere incastonata o scolpita si rompe non vi sarà azione "Ex locato" in caso di rottura dovuta a vizio della materia, mentre vi sarà se ciò avvenne per imperizia dell'artefice; a meno che costui non si sia assunto il rischio in tal caso, ancorché la rottura sia avvenuta per vizio della materia, vi sarà azione ex locato".

Ancora dal Digesto, libro delle obbligazioni:

"mi darai cento se la nave verrà dall'Asia" "Mi darai cento se Caio morirà entro un certo termine."

Fonte: Livio

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Ci dice che lo Stato Romano pur di indurre imprenditori privati a rifornire di vettovaglie l'esercito dislocato in Spagna si assume il rischio di eventi che mettono in pericolo la merce trasportata.

Fonte: Svetonio

Ci fa sapere che l'imperatore Claudio "promise ai negozianti un guadagno sicuro accollando a sè il danno che ad alcuni fosse per toccare a cagione delle tempeste."

(sempre in La Torre).

Ed ancora, ultima delle "testimonianze" rintracciate per individuare situazioni rivelatrici di una sembianza di assunzione di rischio, ci viene detto che Plutarco, parlando di Marco Catone ebbe a scrivere: "praticava anche la più screditata delle usure, quella sui traffici marittimi, con un sistema ingegnoso. Se uno gli chiedeva del denaro, esigeva che formasse una compagnia con molti altri colleghi; quando erano una cinquantina, ognuno con una nave, entrava anche egli nella società per una parte, tramite un suo liberto.... il quale interveniva in ogni affare e ad ogni viaggio della compagnia. In tal modo il rischio riguardava una piccola porzione della somma, anzichè il tutto, e i guadagni erano ingenti."

Non mi sembra che, così come riportato, tale "marchingegno finanziario" debba meritare il giudizio negativo formulato da Plutarco, definendo l'operazione come "la più screditata delle usure". Probabilmente nel giudizio dello storico avrà avuto il suo peso la considerazione diffusamente in negativo che la cultura romana aveva per il prestito fruttifero del danaro.

Vista invece con l'occhio a quello che sarà lo sviluppo, dal Medioevo in poi, del commercio e dei traffici, per non parlare dell'oggi, il citato Marco Catone e gli altri come lui (tale prassi era abbastanza diffusa) avevano imboccato la strada giusta.

Aldilà del richiamo a questi seppur significativi episodi ci è dato di apprendere, citando il riportato pensiero del Salvioli, che "molti secoli dovranno ancora trascorrere prima che l'idea dell'assicurazione (così come noi l'intendiamo) si delineasse nella sua solida e precisa struttura: altro ambiente ed altre condizioni economiche-sociali agli albori del capitalismo moderno elaborarono il nuovo tipo contrattuale a cui l'ellenismo e la romanità non avevano avuto modo o ragione di dare forma giuridica concreta".

Sin qui stando agli esempi riportati emerge che, in un'ansia di ricerca delle proprie radici storiche, il "blasone" della primogenitura dovrebbe meritoriamente andare a quello che il mondo assicurativo individua e definisce come il "ramo trasporti"; ed in effetti così è; ma, non da meno, è emblematico altro caso rinvenuto dalla dottrina e pure riportato dal citato A.

La Torre.

Trattasi di un contratto stilato da una persona malata - che possiamo ben dire preoccupata per il futuro dei suoi eredi - e che pertanto stipula sotto la condizione "si non convoluero"

versando ad un "capitalista" una data somma che il medesimo, in caso di morte, restituirà, accresciuta di un aliquid, agli eredi; in caso di sopravvivenza, invece, sarà esente da qualsiasi obbligo.

Questo congegno negoziale effettivamente porta acqua alla tesi di chi ravvisa in epoca così lontana le tracce dei futuri contratti di assicurazione (vita).

Da parte nostra ci sentiamo di poter dire che, se è discutibile a chi dare o meno ragione, non è altrettanto azzardato affermare che a livello di "bisogno di sicurezza", di capacità di previsione di "periculum" futuro, v'erano ben riconoscibili i connotati di una concreta spinta

"verso l'Assicurazione".

Sempre lo stesso autore prima citato (La Torre), in altra sua prestigiosa pubblicazione

"L'assicurazione nella storia delle idee", ci fornisce una documentata conferma di come

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bisogna saltare al XIV secolo per assistere alla nascita ed al fiorire, poi, (secoli XV - XX) dell'assicurazione.

Ci viene sottolineata in maniera diretta e convincente la necessaria connessione tra l'istituto giuridico, il suo contenuto economico e sociale, il suo svilupparsi e l'Ambiente Storico che fa da humus in rapporto funzionale col suo svilupparsi che si rivelerà, in futuro, estremamente rigoglioso e diffusamente adottato.

Finalmente il mondo del XIV secolo riuscirà a trovare, in una intricata matassa di rapporti e traffici mercantili, il "bandolo" per soddisfare il bisogno di protezione in termini finanziari a fronte degli incombenti inevitabili ed accettati rischi cui si trovarono sempre più esposti i commerci, privilegiando e optando così per soluzioni (negoziali) alternative all'ingabbiamento armato delle strade negli scambi via terra e delle rotte nei trasporti via mare.

Così pure, per i rischi di prevedibili avversità naturali non parve più essere adeguata salvaguardia l'invocazione - peraltro mai venuta meno - del Santo Protettore, dell'Onnipotente o della Vergine Maria. Invocazioni certamente non prive di benevoli effetti solo che si considerino "gli ex voto - per grazia ricevuta" di cui sono colme le pareti di innumerevoli chiese e cappelle di città con tradizioni e vocazioni marinare.

Si avvertì che la Fede, pur sempre presente, non sarebbe bastata da sola a dare serenità agli investimenti, ai commerci, alle "speculazioni".

Di questa commistione tra sacro e profano sono eloquente testimonianza alcune invocazioni "propiziatorie" in testa ai contratti che suggellavano "gli affari" per i quali si esprimeva e la speranza di un legittimo profitto (non più visto come opera del Diavolo) frutto della audacia e intraprendenza dell'uomo, e la toccante (scaramantica??) convinzione che per la riuscita dell'impresa dovesse esserci l'occhio benevolo dell'Onnipotente

Ed è così che sono stati rinvenuti documenti sui quali il motto di testa era del seguente tenore: "In nome di Dio e del Guadagno"; "In nome di Monsignore Dio Nostro Signore"; "In nome di Dio e della Vergine Maria"; "Col nome di Dio e Buona Ventura".

In questo ambiente si muovono personaggi metà giovedì grasso e metà venerdì santo, cioè a dire con i piedi per terra ma, con la testa, anche ed ancora alle cose del Cielo nell'acquisita consapevolezza della (ritrovata) liceità dei guadagni di cui poter finalmente essere orgogliosi.

Da qui ha preso forma e consistenza "lo strumento" dell'Assicurazione nella moderna connotazione "a premio", connotazione che sarà, nella sostanza, quella stessa che vediamo trasparire dalla nozione che ne dà l'art. 1882 del vigente Codice Civile: da una parte un qualcuno che per l'attività che esercita corre un rischio e dall'altra un qualcun altro che, pur nulla avendo a che fare con i rischi incombenti sul primo, se ne fà carico, se ne assume alcune

"paventate", "eventuali", "accidentali",... conseguenze - per finalità meramente speculative - dietro il pagamento di un corrispettivo (premio).

Questo, per grandi linee, il meccanismo che prende le mosse da quella congiuntura storica partendo dal gruppo di proprietari di merci o imbarcazioni che, scambievolmente e con finalità di mutuo soccorso, reciprocamente si accollavano, per intero o in parte, i rischi delle spedizioni, transitando poi dal "capitalista" (termine romano) che prova a scommettere sull'esito di uno o più viaggi per approdare, infine, a forme di "pura speculazione" in cui il fatto in sè stesso di "prestare sicurtà" sarà visto - come tale - quale autonoma fonte di profitto e motivo di assorbente e "professionale attività".

Da questo momento, allorché si sarà formata questa logica, e alcuni mercanti tra i mercanti avranno preso coscienza della convenienza a trasformarsi in scommettitori a tempo pieno (il

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pensiero va ai Lloyds di Londra), ormai resi pragmaticamente esperti dalla conoscenza dei precedenti (diremmo noi: la casistica) ai quali hanno partecipato a volte anche da protagonisti, da quel momento potrà finalmente dirsi che ha preso il via l'ASSICURAZIONE.

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