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Società di Revisione Collegio Sindacale Consiglio di Amministrazione ANIMA SGR SPA

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Academic year: 2022

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Capitale Sociale: Euro 23.793.000,00 interamente sottoscritto e versato.

La SGR è soggetta all’attività di direzione e coordinamento dell’azionista unico Anima Holding S.p.A.

Consiglio di Amministrazione

Presidente: Claudio Bombonato (indipendente)

Amministratore Delegato Marco Carreri e Direttore Generale:

Consiglieri: Mara Caverni (indipendente) Alessandro Melzi D’Eril

Laura Furlan

Livio Raimondi (indipendente)

Gianfranco Venuti

Collegio Sindacale

Presidente: Antonio Taverna

Sindaci effettivi: Marco Barassi Tiziana Di Vincenzo

Sindaci Supplenti: Bernardo Rocchi

Carlotta Veneziani

Società di Revisione Reconta Ernst & Young S.p.A.

BNP Paribas Securities Services SA – Succursale di Milano

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INDICE

Anima Iniziativa Italia PMI ... 20

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RELAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI DI ANIMA SGR SULLA RELAZIONE DI GESTIONE AL 31 DICEMBRE 2015

Scenario Macroeconomico

Le previsioni sullo scenario economico globale restano incerte. La crescita globale potrebbe manifestare un deterioramento a fronte della riduzione delle stime di crescita per le economie sviluppate (indagini PMI segnalano un diffuso rallentamento). Continuano a sussistere alcuni rischi in ambito internazionale connessi all’incremento delle tensioni geo-politiche e, nel complesso, l’economia mondiale si colloca su ritmi di sviluppo moderati o modesti, anche in relazione ai timori sull’andamento della crescita nei Paesi Emergenti e in particolare dell’economia cinese. Rimane dominante il tema della divergenza tra le politiche monetarie delle principali Banche Centrali: mentre la Federal Reserve ha appena mosso un primo passo di stretta, la Banca Centrale Europea ha confermato l’orientamento in direzione opposta. Per il Fondo Monetario Internazionale, se per i paesi più avanzati dovrebbe essere confermata la tendenza positiva, sussistono invece rischi verso il basso per lo scenario globale, a causa del possibile stallo della crescita nei Paesi Emergenti e da un rafforzamento ulteriore del Dollaro Usa e da un aumento dell’avversione al rischio degli investitori.

Negli Stati Uniti la Fed, dopo 7 anni, in occasione dell’attesa riunione dello scorso 16 dicembre ha aumentato di 25 punti base - a 0,25% - il tasso di interesse sulla base di considerazioni ottimistiche sulla crescita, sull’inflazione e sul mercato del lavoro con un progressivo avanzamento verso la riduzione delle risorse inutilizzate.

Un eventuale ulteriore prolungamento del posticipo dell’inizio della normalizzazione della politica monetaria, del resto, avrebbe potuto rendere necessarie successive fasi di “stretta” con conseguenti passi più bruschi e possibili squilibri sui mercati e sull’economia; senza contare che tassi vicini allo zero, ai minimi di sempre, per un tempo eccessivamente lungo avrebbero potuto compromettere la stabilità finanziaria. Tuttavia la politica monetaria Usa dovrebbe mantenere un’impronta ancora accomodante: è stato infatti confermato un cammino lento e graduale anche in virtù dell’assenza di attese di un surriscaldamento dell’economia tale da far temere impennate inflative. Un percorso di risalita dei tassi nel 2016, ipotizzato con passi graduali, subordinati all’evoluzione dei dati sulla dinamica dei prezzi e dell’occupazione, con la massima cautela da parte del Federal Open Market Committee. Il rialzo attuato non dovrebbe pregiudicare le prospettive di crescita per il 2016. L’economia statunitense continua ad esprimere una dinamica di buon tono in virtù di consumi ed investimenti interni sufficienti a compensare il freno costituito dall’export. I più recenti dati di stima sul PIL statunitense hanno confermato una buona tenuta dell’economia domestica, con una crescita tendenziale annualizzata prevista a +2,0%. Il dato, che nel terzo trimestre 2015 ha registrato una lieve revisione verso il basso, si giova di una tenuta dei consumi, mentre la domanda complessiva risulta condizionata dalla debolezza di esportazioni e scorte. La produzione industriale è stata registrata in lieve calo negli ultimi tre mesi del 2015. Segnali decisamente positivi, infine, continuano ad arrivare dal fronte del mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione, collocato stabilmente al 5%, ha raggiunto già ad ottobre 2015 il target Fed, e viaggia ai minimi dal 2008; i salari esprimono una tendenza ascendente e la crescita dell’occupazione appare solida, prefigurando prospettive ottimistiche per la tenuta dei consumi nei prossimi mesi. Preoccupa piuttosto ancora la dinamica inflativa e la possibilità di raggiungere l’obiettivo di medio termine del 2%.

In Area Euro l’inflazione, in base ai dati stimati da Eurostat, si è collocata a quota 0,2% e l’inflazione core (depurata da cibo e prodotti energetici) a 0,9%. In occasione della riunione dello scorso 3 dicembre, la Bce ha rafforzato ulteriormente il livello di stimolo monetario sull’economia dell’Eurozona con l’obiettivo di incoraggiare la dinamica inflativa. Tuttavia sono state approvate misure espansive di entità inferiore rispetto a quanto atteso dai mercati.

La revisione del programma di acquisti è stata infatti limitata ad un allungamento sino a marzo 2017, pur senza un aumento mensile degli acquisti. In realtà Draghi ha annunciato nuove misure di politica monetaria importanti che migliorano l’efficacia del Quantitative Easing: l’abbassamento del tasso sui depositi delle banche presso la Bce ha collocato la nuova soglia a -0,30%, con l’obiettivo di incrementare la velocità di circolazione del denaro; l’introduzione nel piano di acquisti di titoli “regionali”, allungando la vita del programma ed introducendo il principio del “reinvestimento”. Il successo delle misure non convenzionali, secondo l’intervento di Draghi, richiede un maggiore intervento condizionato al perseguimento del target di inflazione del 2%. Sulla debole dinamica del livello dei prezzi si concentra la massima attenzione della Bce dal momento che si riscontra un aumento dei rischi verso il basso (in relazione all’andamento del prezzo del petrolio). Sussiste l’impegno del Governatore della Bce di rivedere nel corso del primo trimestre 2016 la struttura ed i tecnicismi dell’intero programma, così come sussistono

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strumenti per ulteriori stimoli se la situazione lo richiederà, senza escludere una continuità oltre il termine del 2017.

In Area Euro la produzione industriale, già cresciuta ad ottobre 2015 oltre le attese, in novembre ha invece registrato un calo oltre le aspettative (ascrivibile in prevalenza al calo della produzione di energia favorito dal clima mite), mentre la disoccupazione, in calo marginale, si è attestata a novembre a 10,5%.

La fase di ripresa dell’economia in Area euro potrebbe proseguire nel 2016 con una dinamica congiunturale del Pil in lieve accelerazione, favorita da una politica economica e monetaria ampiamente accomodante.

L’indagine sul credito condotta dalla Bce nel mese di dicembre 2015 evidenzia condizioni più favorevoli per imprese e famiglie in virtù del calo degli oneri per interessi passivi. Tuttavia, restano ancora alcuni rischi sia di natura congiunturale, connessi al contesto internazionale e al rallentamento dei paesi emergenti, sia di natura politica, connessi alla volontà di perseguire effettivamente una maggiore integrazione a livello europeo e alla gestione dei flussi migratori. In Spagna l’esito della consultazione elettorale ha consegnato uno scenario incerto sulle possibili coalizioni di governo stante la frammentazione del quadro politico.

In Italia tra ottobre 2014 e settembre 2015 il Pil, sulla base dei dati Istat rilevati nel terzo trimestre 2015, è cresciuto di +0,8% tendenziale (con una revisione al ribasso di -0,1% rispetto alle previsioni pubblicate a metà novembre u.s.) e di +0,2 nel trimestre. Il Pil nell’ultimo anno è aumentato con un dato medio per l’Eurozona di +1,6%. Il tasso di disoccupazione rilevato a novembre dall’Istat si è attestato a 11,3%. A novembre, dopo la flessione di ottobre, il commercio estero si è ripreso tornando nuovamente in fase ascendente, così come sono cresciuti la produzione industriale, fatturato ed ordini industriali. Sempre a novembre, invece, è stato registrato un calo dei prezzi al consumo superiore alle previsioni a conferma di una dinamica dei prezzi debole, mentre la lieve flessione rilevata sulla produzione industriale ha riportato il dato tendenziale su base annua a 0,9%. Domina lo scenario politico l’acuirsi del contrasto con l’UE in merito alla gestione dei possibili interventi connessi alle sofferenze bancarie, della flessibilità di bilancio, oltre alle problematiche relative ai flussi migratori. E proprio sulla crisi del settore bancario si concentra l’attenzione della vigilanza (recenti le disposizioni di divieto di vendite allo scoperto sui titoli degli istituti maggiormente sotto pressione BMPS, Carige, Banco Popolare).

Nel Regno Unito la crescita è prevista stabile e la Bank of England ha mantenuto invariato a 0,50%

l’Official Bank Rate.

In Giappone, la Bank of Japan non è intervenuta a modificare l’obiettivo di variazione della base monetaria. Per interrompere continuo differimento delle previsioni di raggiungimento del target inflativo del 2% (ad ottobre è salita a +0,3% su base annua ma al netto degli alimentari freschi risulta marginalmente in calo) occorre che si instaurino condizioni più positive per le dinamiche di salari e consumi. Il Pil nel terzo trimestre 2015 è cresciuto di +0,3% e ad ottobre il tasso di disoccupazione è disceso a 3,1%, la produzione industriale è aumentata di +1,4% su base mensile. Nell’ambito dei Paesi Emergenti la Cina sta vivendo una delicata fase di transizione verso un progressivo rallentamento della crescita del Pil (6,9% su base annua, 6,8% nel quarto trimestre 2015), con un’economia in cui consumi e domanda interna assumeranno un ruolo sempre più rilevante. Il valore di importazioni ed esportazioni a novembre è stato registrato in calo, ma nel frattempo la valuta cinese ha assunto un ruolo significativo nell’ambito del commercio mondiale.

A livello globale permangono strutturalmente generalizzate pressioni al ribasso sui prezzi delle materie prime, soprattutto sul petrolio per l’eccesso di offerta. In particolare, i cedimenti sul mercato petrolifero, se da una parte favoriscono la crescita e la spesa per consumi, dall’altro ostacolano in parte il perseguimento dei target di inflazione delle banche centrali. La più recente riunione dell’Opec dello scorso 4 dicembre si è conclusa senza variazioni di rilievo sulle quote di produzione e la latente conflittualità nell’area medio-orientale si è recentemente acuita a seguito dei contrasti emersi tra Arabia Saudita ed Iran.

Mercati Finanziari

Gli annunci e le attese in merito alle azioni delle principali Banche Centrali in Europa, Usa e Giappone hanno determinato condizionamenti sull’andamento dei principali mercati finanziari. Con l’avvio del 2015 le dinamiche divergenti delle politiche monetarie di Bce e Federal Reserve hanno prodotto una sensibile flessione della divisa comune sui mercati valutari. Le iniziative di Quantitative Easing messe in campo dalla Bce hanno prodotto, da inizio 2015, un progressivo e sensibile calo dei rendimenti, unitamente ad un deciso appiattimento del tratto di curva a medio e lungo termine, sino alla prima metà di aprile, quando si è poi manifestata l’inversione di tendenza, proseguita con un andamento significativamente volatile, caratterizzato da un’evidente dipendenza dalle notizie che si sono via via susseguite sul tema della crisi del debito ellenico. Nel corso del primo trimestre 2015 i principali listini azionari hanno fatto segnare, in

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generale, risultati di segno ampiamente positivo. Con l’avvio del secondo trimestre 2015 il comparto azionario nel complesso è stato caratterizzato da un progressivo e sensibile incremento della volatilità: ai passi di crescita si sono alternate fasi di diffusa debolezza indotta sia dalle prese di beneficio, sia dalle delusioni emerse dalla rilevazione di alcuni dati macroeconomici ed indagini sulla fiducia, sia dalla perdurante incertezza sulla difficoltosa ricerca di soluzioni per la crisi ellenica. Soprattutto il mercato obbligazionario europeo, ed in particolare il contesto periferico, ha risentito, nel corso del secondo trimestre 2015, delle perduranti tensioni sul debito greco, con un generalizzato rialzo dei rendimenti.

L’andamento dello spread Btp/Bund si è articolato tra livelli superiori a 140 punti base di inizio gennaio, metà aprile ed inizio giugno e livelli inferiori ai 100 punti base tra fine febbraio e metà marzo. Dopo essersi attestato in area 120-140 in prossimità di metà giugno la divergenza è risalita oltre 160 punti base.

Anche i mercati azionari in questo contesto hanno espresso una diffusa debolezza ed un’elevata volatilità:

tra i fattori penalizzanti, oltre alla crisi greca, ha giocato un ruolo non trascurabile il riacutizzarsi delle tensioni tra Usa e Russia nell’ambito del conflitto ucraino. È proseguita l’alternanza tra fasi di calo dei rendimenti sulle curve governative e movimenti inversi con balzi dei rendimenti e repentine fluttuazioni degli spread. In particolare durante il periodo estivo, i mercati finanziari hanno sofferto brusche flessioni sia all’atto dell’annuncio del referendum greco indetto il 27 giugno u.s. dal Parlamento (con la conseguente rottura temporanea dei negoziati con i creditori), sia successivamente all’esito del 5 luglio u.s., ove è emersa la netta vittoria del fronte in opposizione alle condizioni imposte dall’Eurogruppo. Il comparto obbligazionario Euro periferico ha reagito all’annuncio subendo un sensibile innalzamento dei rendimenti ed un ampliamento dello spread contro Bund mentre la relazione Eur/Usd si è sensibilmente indebolita. Con l’avvio del mese di luglio la volatilità ha dominato le fasi di tensione. L’esplosione della bolla speculativa e le forti flessioni sul mercato azionario cinese hanno contribuito ad alimentare il clima di tensione ed incertezza rafforzando la fase di vendite massicce. Tuttavia, la ripresa dei negoziati greci in seno all’Eurogruppo ha favorito, in prossimità della seconda decade di luglio, un ritorno dell’ottimismo sulla possibilità di perseguire un esito positivo della crisi ellenica, ed una sensibile ripresa dei mercati finanziari in generale, con un rimbalzo degli indici azionari ed una compressione dei differenziali tra periferici e core nell’ambito delle emissioni governative europee. Il raggiungimento di un accordo tra la Grecia ed i creditori in merito alle condizioni pattuite, unitamente al rimborso dei titoli detenuti dalla Bce e degli arretrati dovuti al Fmi ha sospinto ulteriormente la ripresa dei mercati finanziari pur con una notevole volatilità tra luglio e agosto. Le forti flessioni registrate dai massimi di giugno 2015 sul mercato azionario cinese sono state indotte da progressivi segnali di rallentamento dell’economia malgrado le misure anticicliche disposte dal governo (tra cui i tagli delle imposte, la liberalizzazione del trading sullo Yuan e cospicue iniezioni di liquidità), peraltro considerate insufficienti dagli analisti. Questo ha contribuito a deprimere ulteriormente le quotazioni delle materie prime per i timori di un eccesso di offerta. Verso fine luglio la fugace attenuazione delle preoccupazioni sul rallentamento dell’economia cinese ha temporaneamente indotto un parziale recupero dell’azionario, favorito anche da positive evidenze su alcuni risultati societari. Nel periodo estivo, il cambio Euro/Dollaro si è mosso dapprima in area 1,09 - 1,11, in relazione alle alterne attese di un annuncio del rialzo dei tassi d’oltre oceano, per poi salire bruscamente sopra la soglia 1,5 sulla scia delle turbolenze dei mercati. La Cina, alla fine della prima decade di agosto, ha svalutato lo Yuan contro dollaro con l’obiettivo di conferire maggiore competitività al comparto manifatturiero provocando una progressiva fuga di capitali all’estero, inducendo una sequenza di bruschi cali delle borse cinesi e degli indici azionari mondiali, condizionati dal crescente timore di un diffuso contagio del rallentamento economico e della crisi dei Paesi emergenti. La fine di agosto e l’avvio di settembre hanno nuovamente visto l’acuirsi della volatilità e delle tensioni legate al

“rischio Cina”, soprattutto a seguito di deboli indicazioni dalle rilevazioni macroeconomiche e di consenso. Le quotazioni del greggio, ed in generale delle principali commodities, hanno evidenziato da inizio anno una tendenza di progressiva discesa, intervallata da fasi alterne di volatilità e movimenti laterali. Wti e Brent hanno toccato livelli minimi ed anche il prezzo dell’oro ha subito una sensibile ulteriore flessione per effetto delle attese di rialzo dei tassi Usa e della pubblicazione del dato, ampiamente inferiore alle stime, sulla consistenza delle riserve auree cinesi. La decisione della Fed di non alzare i tassi in occasione del Fomc di metà settembre ha generato reazioni eterogenee ed un picco di volatilità con forti ribassi per gli indici azionari mondiali ed una discesa dei rendimenti obbligazionari.

Verso la fine di settembre i mercati azionari hanno sofferto una brusca flessione su cui hanno pesato lo scandalo Wolkswagen (gravando sull’intero settore automobilistico con ricadute sui comparti ciclici) ed un ulteriore calo delle quotazioni petrolifere. È proseguita la flessione della relazione Euro/Dollaro con movimenti in area 1,11; il biglietto verde si è rafforzato anche sia verso lo yen (in area 120) sia verso la sterlina (in area 1,55). I mercati obbligazionari hanno registrato un calo dei rendimenti e lo spread tra decennali Btp/Bund si è attestato in un intorno di area 115 punti base. Il prezzo del petrolio dall’inizio di ottobre si è mosso dapprima in direzione di un sensibile recupero con la quotazione del future sul Brent Crude risalita sino sopra ai 53 dollari/barile, per poi ridiscendere nuovamente, sulla scia dei dati delle scorte, sotto il livello di 50 dollari/barile. Con l’inizio di novembre è apparso rilevante il ruolo della comunicazione delle banche centrali delle due sponde dell’Atlantico, sia riguardo alle alla possibilità di

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una svolta sui tassi Usa a dicembre, sia in merito alle possibili azioni espansive prefigurate dalla Bce a sostegno della crescita. Sia ottobre che la prima decade di novembre hanno registrato un bilancio positivo per gli indici azionari in generale. Sui mercati valutari la relazione Euro/Dollaro si è mossa in flessione in area 1,07. Nell’asta di fine ottobre il Btp quinquennale ha espresso un rendimento netto al minimo storico di 0,45%, il decennale di 1,23%. Lo spread decennale Btp-Bund ha toccato valori minimi di periodo scendendo in area 100 punti base. Alcune parentesi di incremento dell’avversione al rischio sono coincise con gli attentati di Parigi. Tra la fine di novembre e l’avvio del mese di dicembre i mercati hanno assunto un atteggiamento in cui è prevalsa la cautela in attesa degli interventi della Bce e delle dichiarazioni del Presidente della Fed, Yellen.

Il 16 dicembre 2015 la Fed ha aumentato di 0,25% il tasso di interesse base statunitense, portando il costo del denaro in un range collocato tra 0,25% e 0,50%. I mercati finanziari hanno reagito positivamente all’iniziativa, peraltro ampiamente attesa e già incorporata nei prezzi, ed il dollaro Usa ha registrato modesti progressi. La situazione di incertezza emersa dopo la consultazione elettorale spagnola ha indotto alcuni riflessi negativi sul comparto obbligazionario euro-periferico.

Il prezzo del petrolio ha confermato sul finire del 2015 una dinamica flettente tra i livelli di 40 e 35 dollari/barile per effetto di timori di un eccesso di offerta, per poi scendere sotto soglia 35 con l’inizio del 2016. Il tema centrale insiste sul rallentamento dell’economia cinese e dei Paesi emergenti, e sulle connesse implicazioni negative per i prezzi, per le aziende ed i paesi produttori delle materie prime.

Sui timori connessi a tale tematica, avvalorati anche da indagini Pmi che segnalano un rallentamento della crescita a livello globale, si è aperto il 2016 con un brusco crollo dei mercati azionari mondiali.

Prospettive per il 2016

L’attuale situazione dei differenti mercati a livello geografico e settoriale richiede un’attenta valutazione sia in relazione alla fase del ciclo economico di ciascuna area, sia in considerazione dei rischi connessi. Il contesto economico globale appare attualmente e prospetticamente molto incerto. Mentre si assiste ad un progressivo declino della crescita dell’economia cinese, preoccupano anche le future mosse attese da parte della Fed. Se pur nelle affermazioni d’intenti la politica monetaria mantenga un’intonazione accomodante, di fatto il primo rialzo dei tassi Usa e quelli eventuali che seguiranno ed il tentativo cinese di gestire una svalutazione controllata del tasso di cambio dello Yuan, stanno comunque sottraendo liquidità a livello globale, generando ulteriori timori ed incertezza, deteriorando le condizioni finanziarie, deprimendo i mercati ed inducendo uno scenario di risk sell-off global, sul quale si innestano le criticità e le tensioni emerse sui non performig loans in ambito domestico.

Si rafforzano, pertanto, i segnali che hanno indotto prospetticamente ed in un’ottica di più ampio respiro nel corso del 2016 a prevedere, ove possibile, eventuali posizionamenti tattici sulla componente di liquidità, con l’obiettivo di contenere al contempo eventuali ulteriori future fasi non benevole di mercato e possibili impennate di volatilità, perseguendo un approccio allocativo maggiormente prudenziale. Da ciò discende anche una view tendenzialmente negativa sull’asset class azionaria e complessivamente neutrale su quella obbligazionaria governativa e corporate.

A livello geografico, per quanto riguarda i mercati azionari, la visione da positiva si fa più prudente diventando neutrale sull’Europa (compresa l’Italia), selettivamente neutrale su Asia (Giappone) e confermata negativa sia sull’area statunitense che sui Paesi emergenti.

Dal punto di vista tattico ci si attende che i mercati europei rimangano volatili nel breve termine, a causa dell’incertezza generata dal processo di rialzo dei tassi d’interesse intrapreso dalla Fed e dei timori sull’andamento non brillante dell’economia globale, ed in particolare dei Paesi Emergenti, Cina in primis.

Ci attendiamo, tuttavia, che possa sussistere spazio per spunti di rimbalzo tecnico nel breve termine, anche in considerazione della violenza con cui il mercato ha corretto da inizio 2016.

L’attuale dinamica sulle stime degli utili aziendali rimane in territorio negativo sia in USA sia in Europa, complici i recenti timori sulla crescita economica dei paesi emergenti che hanno impattato negativamente sulle revisioni degli utili dei principali mercati mondiali. Tuttavia, pur restando in territorio negativo, la revisione degli utili societari si presenta migliore in Europa rispetto agli Usa. I più recenti dati macroeconomici in Cina sono apparsi deludenti, in particolare il livello di crescita del Pil relativo al quarto trimestre del 2015 è stato il più debole dal 2009. Tuttavia, si ritiene che questo rallentamento sia naturale alla luce del processo di trasformazione da “old” a “new economy” del paese. La pressione sul prezzo del petrolio continua ad essere notevole e nel più recente periodo il barile è sceso al di sotto dei 30 dollari (un livello che non si vedeva dal 2004): giocano a favorire valorizzazioni depresse sia l’incertezza sull’ammontare delle esportazioni dall’Iran, sia il livello di produzione futura dei Paesi Opec.

La conferma di una preferenza, in termini relativi, per il mercato europeo rispetto a quello statunitense si giova di considerazioni in merito al ciclo economico in Europa, il quale si trova in una fase relativamente

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meno matura rispetto a quello d’oltre oceano, oltre che alla direzione positiva sulla domanda di credito appena iniziata.

Anche il mercato azionario italiano nella fase di avvio del 2016 è partito al ribasso per il contesto già descritto. Più recentemente si è aggiunta una forte pressione sul settore bancario: nonostante buoni livelli di capitalizzazione gli investitori istituzionali (e la Bce) sono preoccupati dall’ingente stock di

«sofferenze» per i quali i valori di carico sembrano ancora lontani dal potenziale valore di realizzo e ulteriori svalutazioni impatterebbero i ratios patrimoniali. Problemi si osservano anche sul mercato obbligazionario, con l’accesso al credito, per emissioni subordinate e senior, che, per le banche più deboli, appare praticamente chiuso (con pressione sui livelli di liquidità). L’introduzione della normativa sul «bail in» si sta rilevando dannosa ed in grado di minare la fiducia dei clienti nel sistema bancario.

La situazione internazionale e le preoccupazioni sul settore bancario prevalgono ampiamente sulla condizione in miglioramento dell’economia italiana, dove si rafforzano le evidenze della ripresa in atto (quali ad esempio la cassa integrazione, che a dicembre 2015 è scesa di -52% nel confronto con dicembre 2014 e si colloca al livello più basso da inizio crisi nel 2008, e gl’indicatori di fiducia Business e Consumer che si collocano sui massimi degli ultimi anni). Nonostante la view di breve periodo negativa sulla Borsa italiana, resta comunque la positività sull’andamento economico del paese, dove le tensioni finanziarie non dovrebbero avere grande impatto, anche se sono possibili ripercussioni politiche, con un possibile indebolimento del Governo, derivanti dai problemi degli istituti di credito, in grado di minarne la stabilità proprio quando appare necessario proseguire l’azione riformatrice per aumentare competitività ed attrattività per gli investimenti esteri (è necessario che ripartano gli investimenti per poter ambire a tassi di crescita superiori all’1%).

Permane, trasversalmente ai settori, in un contesto di tassi molto bassi, la positività sulle società caratterizzate da buon flusso di cassa tale da garantire elevati dividendi. Utili in peggioramento unitamente alla situazione internazionale, alle pressioni sul settore bancario ed il marcato incremento della volatilità impongono l’adozione di un approccio gestionale tattico particolarmente prudente.

Avendo riguardo al mercato azionario statunitense i migliori settori da inizio anno sono stati quelli più difensivi: l’unico settore a rimanere in territorio positivo è stato quello dei beni di pubblica utilità. Tra i peggiori settori, i materiali di base, i finanziari, il comparto tecnologico. I titoli di società con una più alta percentuale del fatturato generata negli Stati Uniti hanno messo a punto performance migliori rispetto alle società più esposte al contesto globale. Nel corso dell’ultimo mese tutti i comparti del mercato hanno subìto una drastica revisione al ribasso delle stime degli utili (eccetto i settori dei beni di pubblica utilità e farmaceutici). Anche se a livello aggregato gli utili delle società continuano a scendere, le valutazioni di alcuni comparti rimangono comunque interessanti. In particolare, il 60% circa degli utili del mercato è rappresentato da tre settori: finanza, tecnologia e farmaceutica, il cui trend risulta cruciale per l’intero mercato. Particolare attenzione è rivolta alle società con bilanci solidi, ottimi ritorni sul capitale investito e notevole generazione di cassa. Tuttavia, in un’ottica geografica d’insieme, occorre osservare come la fase del ciclo economico statunitense sia molto avanzata e non consenta di intravvedere prospettive particolarmente ottimistiche, soprattutto in relazione all’apertura di una fase di progressivi rialzi dei tassi da parte della Fed.

Per il mercato azionario giapponese, un serio rallentamento in Cina e l’inversione del trend di crescita degli utili, qualora lo yen si rafforzasse rispetto al dollaro Usa, appaiono come i maggiori rischi all’orizzonte. Il ritorno della forza dello yen sembra possibile alla luce di una crescente avversione al rischio collegata alla fase di peggioramento delle prospettive economiche e degli utili in Usa, ed in concomitanza con crescenti rischi di deprezzamento dello yuan cinese e delle altre valute asiatiche.

L’avversione al rischio sta però raggiungendo livelli estremi, di fronte all’alta volatilità dell’indice Nikkei Alla luce di queste considerazioni sussiste un approccio complessivamente prudenziale.

Nell’ambito dei mercati emergenti le valutazioni appaiono storicamente basse, ma è improbabile che si assista ad un re-rating. Nel 2015 gli utili sono scesi a causa del crollo nei settori energetico e materie prime, ma al margine il rischio utili sembra più concentrato nel comparto dei titoli finanziari, soprattutto nel caso in cui dovesse emergere una rapida accelerazione dei crediti problematici e delle sofferenze. Le aspettative sugli utili tendono ad essere elevate in partenza (+9% in 2016 vs 2015) e la maggior parte delle revisioni al ribasso tende a concentrarsi nella prima metà dell’anno, rendendo un re-rating poco probabile È possibile che si manifesti un rimbalzo, ma è improbabile che sia duraturo prima che si avvicini la fine dei rialzi dei tassi Usa e che inizi a scemare la forza del biglietto verde.

Avendo riguardo ad una visione globale e “relative” sui mercati sviluppati, si ritiene opportuno puntare il focus sugli utili aziendali e sulle possibili sorprese ad essi connesse. Per incrementare l’investimento azionario occorre prima assistere ad una stabilizzazione della componente ciclica del mercato e delle stime degli utili.

Prospetticamente, in un’ottica di più lungo periodo per l’anno 2016, l’outlook appare di ardua formulazione: occorre comunque considerare come la fase di crescita dei mercati azionari sia ormai alle spalle e che l’intero 2016 si presenti con prospettive alquanto meno ottimistiche e condizioni meno benevole nel confronto con l’intero anno appena conclusosi. In ambito europeo una view di lungo periodo

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appare fortemente condizionata dall’andamento economico che verrà riscontrato nella seconda parte del 2016. In ambito statunitense il ciclo economico appare avviato ben oltre la fase matura e risulterà indubbiamente condizionato dall’impostazione restrittiva di politica monetaria della Fed; inoltre, resta l’incognita sull’esito delle elezioni presidenziali Usa e sul dibattito che accompagnerà la disputa tra i possibili candidati.

Sul comparto obbligazionario nel suo complesso viene espressa una view tendenzialmente neutrale. Sui mercati obbligazionari governativi, in relazione al contesto attuale, nel breve periodo, viene espressa una visione prudenzialmente neutrale sia globalmente sull’asset class obbligazionaria sia sulla duration in generale, tenuto conto del livello attuale dei tassi di interesse attesi, che si riflettono sui rendimenti obbligazionari.

Se la collocazione dei rendimenti conferma una relativa maggiore appetibilità di allocazioni tattiche su emissioni dell’Area periferica dell’Euro, tuttavia, nel contesto attuale, occorre valutare le implicazioni connesse all’opportunità di privilegiare, in una fase di forte avversione al rischio, le attività meno rischiose e volatili.

Le view prospettiche sono indirizzate all’adozione di un posizionamento tatticamente neutrale sia nell’ambito del contesto core, sia nell’ambito della Periferia (con una moderata preferenza per Portogallo ed Irlanda nel tratto di curva tra 5 e 10 anni), inclusa l’Italia (con preferenza per il tratto di curva tra 5 e 7 anni e in misura più contenuta, per le emissioni inflation linked). Tuttavia occorre considerare la possibilità di una sofferenza per il BTP, associata al rischio specifico “Italia”, qualora dovesse proseguire l’attuale fase di risk-off. Mutuando queste considerazioni a livello geografico globale vengono espresse view neutrali anche su Giappone e Stati Uniti. Viene espressa una view prudenzialmente neutrale anche sull’asset class corporate in generale, sia relativamente al comparto investment grade sia a quello high yield, con particolare attenzione alle dinamiche del settore finanziario.

I tassi di interesse Usa sono stati influenzati dall’andamento delle aspettative di inflazione, anche quelle di lungo periodo, a causa del prezzo del petrolio. L’andamento dei bond high yield mostra un pericoloso avvicinamento ad un’area in passato coerente con periodi di recessione. L’attenzione si concentrerà sul livello del tasso neutrale di equilibrio per l’economia statunitense: le dinamiche dell’occupazione, dei salari, della crescita e dell’inflazione hanno rappresentato i fattori fondamentali di valutazione per l’attivazione della recente variazioni sui tassi e costituiranno i fondamentali punti di rilevanza per quelle future. È comunque possibile che nel prossimo futuro prevalga nuovamente un atteggiamento “morbido”

in quanto sui mercati non appare attualmente prezzata una forte progressione di rialzi.

Relativamente alla classe corporate bond investment grade, l’incremento dei tassi da parte della Fed e la delusione seguita all’ultimo meeting Bce di inizio dicembre 2015 hanno rafforzato la volatilità sul comparto, già provato dalle notizie relative alla crescita globale e all’andamento del prezzo delle commodities. Gli emittenti più colpiti sono stati quelli ad alto beta, affetti dal re-pricing dovuto anche all’allargamento degli spread HY americani. Molto colpiti dalle vendite sono state le emissioni "hybrid" nel loro complesso: un comparto in cui al maggior premio per il rischio si associa tipicamente una ridotta liquidità. Più recentemente è emerso il repentino deterioramento degli spread dei titoli bancari italiani.

Ad eccezione dei cosiddetti «campioni nazionali», l’intero sistema paga, oltre ad una crescita asfittica del Paese, i ritardi politici nell’approcciare le incalzanti scadenze comunitarie. L’avvicinarsi della review della Bce sul processo di assorbimento dei Non Performing Loans ha scatenato le speculazioni sulla possibilità che gli ulteriori accantonamenti richiesti ad alcune banche italiane siano tali da intaccare i requisiti di patrimonializzazione minimi, innescando la necessità di ulteriori rafforzamenti del CET1 per evitare le entranti procedure di "bail-in".

A ciò vanno aggiunte le misure di rafforzamento patrimoniale già previste per altre banche italiane che potrebbero generare ulteriore incertezza nel comparto. Oltre all’alea scatenata dall’utilizzo dei nuovi strumenti normativi UE sui salvataggi, l’applicazione disomogenea delle leggi nazionali su specifici casi in Austria, Italia e in Portogallo nel corso del 2015, costituisce ulteriore carburante atto ad incrementare la volatilità sia sui titoli di debito subordinati sia su quelli del comparto senior.

Avendo riguardo alle emissioni high yield, il tema che domina il mercato del credito europeo è la grande dispersione tra i livelli di rendimento offerti dalle varie asset class nel mondo corporate. Molti titoli anche con rating elevati stanno offrendo degli spunti interessanti di investimento (come materie prime e titoli legati alle compagnie petrolifere). Anche se in alcuni casi sussistono ancora possibilità di correzioni, visti i possibili downgrade che colpiranno questi nomi, le valutazioni iniziano ad essere molto attraenti. Si ritiene che, per ora, il movimento correttivo sia spiegato principalmente da un re-pricing dovuto alle situazioni di compressione degli spread indotte dal QE oltre che da aspetti tecnici sfavorevoli (pessima liquidità, mancanza di chiarezza sulle nuove direttive in merito al bail-in, outflows in Usa), ma che i fondamentali siano ancora interessanti.

Viene assunta una view tatticamente negativa sui mercati obbligazionari emergenti in hard currency (USD). La ragione principale insiste sull’accentuata incertezza legata all’evoluzione del contesto di mercato a seguito di rinnovate pressioni sui prezzi di alcune materie prime, segnali di crescita debole e aspettative di disinflazione in Europa e negli Stati Uniti. A ciò si aggiunge un effetto tecnico di vendita

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forzosa di attività finanziare da parte di alcuni importanti operatori di mercato (Banche Centrali e fondi sovrani, in primis), che genera un rialzo generalizzato del premio per il rischio. Infine, in questo contesto, risulta tutt’altro che chiaro e scontato quale sarà il percorso che la Fed vorrà intraprendere nei prossimi mesi nel suo intento di normalizzazione dei tassi e della politica monetaria. Nell’ambito di un continuo ed attento monitoraggio dell’evoluzione contestuale, occorre tenere a riferimento le valutazioni di mercato, pronti ad sfruttare tatticamente i primi segnali di stabilizzazione.

Prospetticamente, in un’ottica di più lungo periodo per l’anno 2016, mercato obbligazionario al rialzo potrebbe emergere solo nel caso in cui si ripresentasse una fase recessiva globale ovvero quando venisse riscontrato una netta continuazione della fase deflattiva in area Euro.

Avendo riguardo alle relazioni tra le principali divise le visioni attuali sono neutrali per le relazioni di Dollaro Usa e Yen verso Euro. La debolezza dell’economia britannica induce a prevedere un possibile ulteriore indebolimento della Sterlina (su cui grava anche il dibattito sul tema di un eventuale “BrExit”) da cui discende una view negativa per la relazione Sterlina/Euro.

Il mercato continua a guardare ai fondamentali e all’atteggiamento delle Banche Centrali. A fronte di un posizionamento attuale particolarmente prudente, non sussistono al momento temi di particolare rilevanza sulle divise: questa situazione implica necessariamente, nel tempo, l’adozione di opportune modulazioni tattiche in relazione agli eventi e alle dinamiche di mercato. L’attenzione puntata sull’andamento dei prezzi delle materie prime e sulle possibili ripercussioni di un hard lending cinese sulla crescita globale, inducono a considerare l’opportunità di prevedere FX trade "decorrelati" da questi temi.

La determinazione della Bce nel perseguire l’obiettivo di inflazione e l’osservazione di positive evidenze sul mercato del lavoro statunitense, hanno riportato l’attenzione del mercato sul differenziale dei tassi reali tra le due aree economiche. Tuttavia il messaggio della Bce potrebbe prestarsi ad una dubbia lettura inducendo volatilità sulla relazione euro/dollaro. L’eventuale trend di apprezzamento del dollaro rispetto all’euro continuerà a dipendere dal rialzo dei tassi negli Stati Uniti: in particolare il focus di mercato si concentra sulla possibile dinamica di progressione del rialzo dei tassi da parte della Fed.

In merito allo yen occorrerà valutare le possibili future mosse della banca centrale nipponica (BoJ) al fine del perseguimento degli obiettivi di politica monetaria in relazione alla dinamica inflativa e alla crescita.

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NOTE RELATIVE A:

“AZIONI A TUTELA DEI DIRITTI DEI SOTTOSCRITTORI”

Informazioni relative alle assemblee cui Anima SGR ha partecipato nel corso dell'esercizio 2015.

Nel corso dell'anno 2015, Anima SGR ha esercitato espressioni di voto in occasione della partecipazione, per conto dei propri Fondi gestiti, ad alcune Assemblee di Società quotate, emittenti di titoli azionari presenti nel portafoglio dei Fondi stessi.

Tale partecipazione è avvenuta sia in via diretta sia in via indiretta, ovvero mediante l'assegnazione di apposita delega finalizzata all'esercizio del diritto di voto al rappresentante di Studio Legale all’uopo individuato allo scopo di espletare tale attività, in occasione delle assemblee dei Soci (AGM: Annual General Meeting – EGM: Extraordinary General Meeting) delle seguenti Società:

- SPACE SpA (SPAC). L’assemblea degli azionisti (AGM/EGM) fu convocata il 20 febbraio 2015.

Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la partecipazione al voto in assemblea finalizzata al sostegno dell’operazione societaria rilevante (obiettivo statutario della SPAC) relativa all’integrazione con la Società FILA (al fine di sostenere l’espansione internazionale del Gruppo).

L’adesione al voto insistette su un impegno di complessive 300.000 azioni SPACE SpA, pari a 2,308% del capitale della Società.

- UNIPOL Gruppo Finanziario SpA. L’assemblea degli azionisti (EGM) e l’assemblea speciale degli azionisti privilegiati furono convocate rispettivamente il 25 ed il 26 febbraio 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la partecipazione al voto nell’assemblea speciale (azioni privilegiate) finalizzata al sostegno della conversione e delle modifiche statutarie connesse alla proposta di conversione obbligatoria delle azioni privilegiate in azioni ordinarie Unipol Gruppo Finanziario S.p.A.

con l’obiettivo di semplificare la struttura societaria ed al contempo incrementare la liquidità ed il peso del titolo negli indici. L’adesione al voto insistette su un impegno di complessivi 1.800.000 azioni Unipol Gruppo Fin. Priv. SpA, pari a 0,658% del capitale privilegiato della Società.

- Beni Stabili SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 9 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Collegio Sindacale. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 3.500.000 azioni Beni Stabili SpA, pari a 0,154% del capitale della Società.

- Prysmian SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM/EGM) fu convocata il 16 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Consiglio di Amministrazione. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 250.000 azioni Prysmian SpA, pari a 0,116% del capitale della Società.

- Italcementi SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM/EGM) fu convocata il 17 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Collegio Sindacale. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 450.000 azioni Italcementi SpA, pari a 0,129% del capitale della Società.

- Amplifon SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 21 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Collegio Sindacale. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 150.000 azioni Amplifon SpA, pari a 0,154% del capitale della Società.

- Atlantia SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata nei giorni 23 e 24 aprile 2015.

Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Collegio Sindacale.

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L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 1.000.000 azioni Atlantia SpA, pari a 0,110% del capitale della Società.

- RCS Mediagroup SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 23 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno delle Liste dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relative alla nomina del Collegio Sindacale e del Consiglio di Amministrazione. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessivi 1.750.000 azioni RCS Mediagroup SpA, pari a 0,335% del capitale della Società.

- Luxottica Group SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 24 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno delle Liste dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relative alla nomina del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 175.000 azioni Luxottica Group SpA, pari a 0,036% del capitale della Società.

- EI Towers SpA SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 21 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Consiglio di Amministrazione. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 9.000 azioni EI Towers SpA SpA, pari a 0,032% del capitale della Società.

- Safilo Group SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 23 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno delle Liste dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relative alla nomina del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 200.000 azioni Safilo Group SpA, pari a 0,320% del capitale della Società.

- Mediaset SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 29 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Consiglio di Amministrazione. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 4.500.000 azioni Mediaset SpA, pari a 0,381% del capitale della Società.

- Yoox SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 30 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno delle Liste dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relative alla nomina del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale.

L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 60.000 azioni Yoox SpA, pari a 0,097% del capitale della Società.

- Saipem SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 30 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Consiglio di Amministrazione. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 180.000 azioni Saipem SpA, pari a 0,041% del capitale della Società.

- Iren SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 21 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Collegio Sindacale. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 2.500.000 azioni Iren SpA, pari a 0,212% del capitale della Società.

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- Sorin SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 30 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Consiglio di Amministrazione. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 300.000 azioni Sorin SpA, pari a 0,063% del capitale della Società.

- Gruppo Editoriale L'Espresso SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 23 aprile 2015.

Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno delle Liste dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relative alla nomina del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 650.000 azioni Gruppo Editoriale L'Espresso SpA, pari a 0,158% del capitale della Società.

- Saras SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 28 e 29 aprile 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Collegio Sindacale. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 550.000 azioni Saras SpA, pari a 0,058% del capitale della Società.

- Finmeccanica SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata nei giorni 8 e 11 maggio 2015.

Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Collegio Sindacale.

L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 800.000 azioni Finmeccanica SpA, pari a 0,138% del capitale della Società.

- Pirelli & C SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 14 maggio 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Collegio Sindacale. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 200.000 azioni Pirelli & C SpA, pari a 0,042% del capitale della Società.

- Unicredit SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM/EGM) fu convocata il 13 maggio 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Consiglio di Amministrazione. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 2.500.000 azioni Unicredit SpA, pari a 0,043% del capitale della Società.

- Telecom Italia SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM/EGM) fu convocata il 20 maggio 2015.

Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Collegio Sindacale.

L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 10.000.000 azioni Telecom Italia SpA, pari a 0,074% del capitale della Società.

- Exor SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 29 maggio 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno delle Liste dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relative alla nomina del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale.

L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 160.000 azioni Exor SpA, pari a 0,065% del capitale della Società.

- Fila SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 22 luglio 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno delle Liste dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relative alla nomina del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale.

L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 290.000 azioni Fila SpA, pari a 0,940% del capitale della Società.

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- Ansaldo STS SpA. L’assemblea degli azionisti (AGM) fu convocata il 1 ottobre 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la presentazione ed il sostegno della Lista dei candidati di minoranza, individuati dal Comitato Gestori espressione delle Società di gestione detentrici di azioni ed associate ad Assogestioni, relativa alla nomina del Consiglio di Amministrazione. L’adesione al voto di lista insistette su un impegno di complessive 300.000 azioni Ansaldo STS SpA, pari a 0,150% del capitale della Società.

- Telecom Italia SpA. L’assemblea straordinaria degli azionisti e l’assemblea speciale degli azionisti di risparmio (EGM, special) furono convocate il 15 ed il 17 dicembre 2015. Nell’occasione, in base all’ordine del giorno, fu prevista la partecipazione al voto nell’assemblea speciale finalizzata al sostegno della conversione delle azioni di risparmio in azioni ordinarie Telecom Italia S.p.A., ed avverso l’ampliamento di quattro membri del board (proposto dal Socio Vivendi SA) al fine di evitare una diluizione degli amministratori di minoranza ed indipendenti. L’adesione al voto insistette su un impegno di complessive 40.400.000 azioni ordinarie Telecom Italia SpA, pari a 0,299% del capitale della Società. L’esito delle votazione fu negativo: la conversione non ebbe luogo in quanto non raccolse l’approvazione di oltre i due terzi dei votanti; risultò determinante l’astensione del Socio francese Vivendi SA che al contempo rafforzò la sua posizione all’interno del board.

Non si evidenziano situazioni di particolare rilevanza avendo riguardo al comportamento tenuto in assemblea in funzione dell'esercizio di voto, secondo quanto più sopra illustrato. L’esercizio di voto in sede assembleare è generalmente avvenuto coerentemente con le riflessioni maturate collegialmente in seno al Comitato Gestori di Assogestioni – Associazione del Risparmio Gestito – quale espressione delle Società di gestione detentrici di azioni.

Infine, si rende noto che non è stato attuato alcun esercizio del diritto voto relativamente ad azioni emesse dalle Società direttamente o indirettamente controllanti Anima SGR SpA e detenute nei portafogli degli OICR gestiti.

Informazioni relative alle iniziative di class action cui Anima SGR ha inteso aderire nel corso dell'esercizio 2015.

Nel corso dell'anno 2015, Anima SGR ha valutato positivamente l’opportunità di aderire, per conto dei propri Fondi gestiti, ad iniziative di class action promosse a cura del consulente legale statunitense Kessler Topaz Meltzer & Check LLP relativamente ai titoli azionari delle seguenti Società:

- Società emittente Federal National Mortgage Association (FannieMae), isin code US3135861090, class period ottobre 2006 – dicembre 2008;

- Società emittente American International Group, Inc., isin code US0268747849 US0268741073, class period febbraio 2006 – dicembre 2008;

- Società Emittente Pfizer, Inc., ISIN code US7170811035, class period 1 gennaio 2006 – 30 aprile 2009;

- Società Emittente Alibaba Group Hld Ltd., ISIN code US01609W1027, class period gennaio2013 – aprile 2015;

- Società Emittente IBM Corp., ISIN code US4592001014, class period gennaio 2013 – marzo 2015;

- Società Emittente Kinross Gold Corp., ISIN code CA4969024047, class period ottobre 2010 – gennaio 2012;

- Società Emittente Facebook, Inc., ISIN code US30303M1027, class period aprile 2012 – maggio 2012;

- Società Emittente Petroleo Brasileiro SA., ISIN code BRPETRACNOR9 - BRPETRACNPR6, class period gennaio 2010 agosto 2015;

- Società Emittente The Bank of New York Mellon Corp., ISIN code US0640581007, class period gennaio 2008 – dicembre 2011;

- Società Emittente Sprint Nextel Corp., ISIN code US8520611000, class period settembre 2006 – maggio 2008;

- Società Emittente Hewlett-Packard Co., ISIN code US4282361033, class period luglio 2011 – febbraio 2013;

- Società Emittente American Express Co., ISIN code US0258161092, class period ottobre 2014 – febbraio 2015;

- Società Emittente Plains All American Pipeline, L.P.., ISIN code US7265031051, class period febbraio 2013 – agosto 2015;

- Società Emittente Biogen Inc., ISIN code US09062X1037, class period gennaio 2015 – luglio 2015;

- Società Emittente Toshiba Corp., ISIN code JP3592200004, class period gennaio 2007 – agosto 2015;

- Società Emittente Qualcomm Inc., ISIN code US7475251036, class period gennaio 2013 – settembre 2015;

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- Società Emittente Volkswagen AG, ISIN code DE0007664039 - DE0007664005, class period gennaio 2008 – settembre 2015;

- Società Emittente FIAT SpA, FCA NV, ISIN code IT0001976403 - NL0010877643, class period agosto 2014 – luglio 2015;

- Società Emittente Porsche Automobil Holding SE, ISIN code DE000PAH0038, class period gennaio 2008 – settembre 2015;

- Società Emittente Baxter International Inc., ISIN code US0718131099, class period 9 giugno 2009 – 30 luglio 2010;

- Società Emittente VimpleCom Ltd., ISIN code US 927 19A 106 0, class period 30 giugno 2011 – novembre 2015;

- Società Emittente Avon Products, Inc.., ISIN code US0543031027, class period luglio 2006 – gennaio 2012;

- Società Emittente Qualcomm Inc., ISIN code US7475251036, class period settembre 2015 – novembre 2015;

- Società Emittente The Bank of New York Mellon Corp., ISIN code US0640581007, class period gennaio 2008 – dicembre 2011.

Si rende inoltre noto che nel corso dell’anno 2015, relativamente all'esito delle class action intraprese da Anima SGR, per conto dei propri Fondi gestiti, nei confronti delle diverse Società più sotto evidenziate, in seguito alle positive conclusioni delle iniziative promosse ed alle relative sentenze pronunciate dalle competenti autorità giudiziarie statunitensi, sono stati liquidati, a favore degli OICR gestiti, importi diversi per un ammontare complessivo pari a USD 276.621,45, secondo quanto di seguito illustrato in dettaglio:

- class action vs Società Federal National Mortgage Association (Fannie Mae): è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 18.594,95;

- class action vs Società Veritas Software Corp.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 1.306,96;

- class action vs Società Washington Mutual Inc.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 138,26;

- class action vs Società Medtronic Inc.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 11.523,75;

- class action vs Società Marvell Technology Group Inc.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 107,43;

- class action vs Società Enron Corp.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 64,67;

- class action vs Società Apollo Group Inc.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 11.043,12;

- class action vs Società Bank Of America Corp.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 173.623,39;

- class action vs Società Marsh & McLennan Comp. Ltd.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 20,42;

- class action vs Società The Williams Companies Inc.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 1.084,75;

- class action vs Società Hospira Inc.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 52.557,26;

- class action vs Società Citigroup Inc.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 2.404,02;

- class action vs Società Comverse Technology Inc.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 2.845,16;

- class action vs Società Motorola Inc.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 50,00;

- class action vs Società Dollar General Corp.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 240,82;

- class action vs Società The Williams Companies Inc.: è stato riconosciuto a beneficio dei prodotti gestiti da Anima SGR un importo complessivo pari a USD 1. 016,49.

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Tali importi sono stati devoluti nel patrimonio dei Fondi interessati, a titolo di risarcimento, per i danni subiti in conseguenza di iniziative ed azioni ritenute lesive, ovvero di comportamenti giudicati non corretti, tenuti da parte dal management delle Società sopra menzionate.

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Forma e contenuto della Relazione di gestione

La Relazione di gestione (di seguito anche “Relazione”), è stata redatta in conformità al provvedimento della Banca d’Italia del 19 gennaio 2015 e successive modifiche, ed è costituita dalla Situazione Patrimoniale, dalla Sezione Reddituale, dalla Nota Integrativa, accompagnata dalla relazione degli Amministratori. I dettagli della Nota integrativa sono esposti esclusivamente per le voci di Relazione valorizzate.

Regime Fiscale

A decorrere dal 1 luglio 2011 i proventi derivanti dalla partecipazione a fondi comuni di investimento mobiliare di diritto italiano sono soggetti a ritenuta alla fonte al momento della percezione del provento da parte dei sottoscrittori. La ritenuta, pari al 20% fino al 30 giugno 2014, è stata elevata al 26% a decorrere dal 01 luglio 2014 in applicazione del Decreto Legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito con modificazioni, dalla Legge 23 giugno 2014, n. 89.

La ritenuta del 26% trova applicazione sui proventi distribuiti in costanza di partecipazione al fondo e su quelli compresi nella differenza tra il valore di rimborso, di liquidazione o di cessione delle quote e il costo medio ponderato di sottoscrizione o acquisto delle quote medesime al netto del 51,92% dei proventi riferibili alle obbligazioni e agli altri titoli pubblici italiani ed equiparati e alle obbligazioni emesse dagli Stati esteri che consentono un adeguato scambio di informazioni e alle obbligazioni emesse da enti territoriali dei suddetti Stati.

I proventi riferibili ai predetti titoli pubblici italiani e esteri sono determinati in proporzione alla percentuale media dell'attivo investita direttamente, o indirettamente per il tramite di altri organismi di investimento (italiani ed esteri comunitari armonizzati e non armonizzati soggetti a vigilanza istituiti in Stati UE e SEE inclusi nella white list), nei titoli medesimi. La SGR fornirà le indicazioni utili circa la percentuale media applicabile in ciascun semestre solare.

Relativamente alle quote detenute al 30 giugno 2014, sui proventi realizzati in sede di rimborso, liquidazione, o cessione delle quote e riferibili ad importi maturati alla predetta data si applica la ritenuta nella misura del 20% (in luogo di quella del 26%). In tal caso, la base imponibile dei redditi di capitale è determinata al netto del 37,5% della quota riferibile ai titoli pubblici italiani e esteri.

Tra le operazioni di rimborso sono comprese anche quelle realizzate mediante conversione delle quote da un comparto ad altro comparto del medesimo fondo.

La ritenuta è applicata anche nell'ipotesi di trasferimento delle quote a rapporti di custodia, amministrazione o gestione intestati a soggetti diversi dagli intestatari dei rapporti di provenienza anche se il trasferimento sia avvenuto per successione o donazione.

La ritenuta è applicata a titolo d'acconto sui proventi percepiti nell'esercizio di attività di impresa commerciale e a titolo d'imposta nei confronti di tutti gli altri soggetti, compresi quelli esenti o esclusi dall'imposta sul reddito delle società. La ritenuta non si applica sui proventi spettanti alle imprese di assicurazione se relativi a quote comprese negli attivi posti a copertura delle riserve matematiche dei rami vita. Inoltre, la ritenuta non si applica nel caso in cui i proventi siano percepiti da soggetti esteri che risiedono, ai fini fiscali, in Paesi che consentono un adeguato scambio di informazioni nonché da altri organismi di investimento italiani e da forme pensionistiche complementari istituite in Italia.

Nel caso in cui il risultato di gestione sia negativo, detto risultato è imputato direttamente ai sottoscrittori sotto forma di minusvalenza. Pertanto, nel caso in cui, in ipotesi di cessione delle quote, si determini una differenza negativa fra corrispettivo percepito e costo di acquisto, anche nel caso in cui questa derivi dal risultato di gestione del fondo e non dalla negoziazione, la stessa rappresenta una minusvalenza compensabile, con le eventuali plusvalenze realizzate su altri titoli o strumenti finanziari nei quattro anni successivi. Le minusvalenze non sono compensabili con i redditi di capitale derivanti dalla partecipazione al fondo.

Nel caso in cui le quote siano detenute da persone fisiche al di fuori dell'esercizio di attività di impresa commerciale, da società semplici e soggetti equiparati nonché da enti non commerciali sulle perdite derivanti dalla partecipazione al fondo si applica il regime del risparmio amministrato di cui all'art. 6 del 21 novembre 1997, n. 461, che comporta obblighi di certificazione da parte dell’intermediario. È fatta salva la facoltà del sottoscrittore di rinunciare al predetto regime con effetto dalla prima operazione successiva.

Nelle ipotesi in cui le quote non siano inserite in un rapporto di custodia, amministrazione o deposito in relazione al quale sia operante il regime del risparmio amministrato, è rilasciata - dalla SGR o dall'intermediario più vicino al sottoscrittore - una certificazione delle minusvalenze realizzate. La certificazione è rilasciata anche in occasione delle operazioni di rimborso anche parziale delle quote del fondo.

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Nelle ipotesi di donazione o altri atti di liberalità aventi ad oggetto le quote, l'intero valore delle stesse concorre alla formazione della base imponibile dell'imposta sulle donazioni.

Nell'ipotesi in cui le quote siano oggetto di successione ereditaria, la parte del loro valore corrispondente al valore dei titoli, al lordo dei proventi maturati e non riscossi, emessi o garantiti dallo Stato o ad essi assimilati, nonché dei titoli del debito pubblico o ad essi equiparati emessi dagli Stati dell’UE e dagli Stati SEE, e detenuti dal fondo alla data di apertura della successione, non concorre alla formazione della base imponibile dell'imposta di successione.

Come chiarito dall’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 97/E del 17 dicembre 2013, il 28,3 per cento della commissione pattuita con la banca depositaria per le attività rese, al netto della parte riferibile all’attività di custodia ed amministrazione, è da considerarsi rappresentativa della quota parte dei corrispettivi derivanti dalle attività di controllo e sorveglianza. L’Agenzia delle Entrate ha altresì specificato come, alla stregua di quelle riguardanti la custodia e l’amministrazione, tali attività siano imponibili ai fini IVA.

Con riferimento ad annualità pregresse, l’IVA eventualmente dovuta a seguito di accertamenti sulle banche depositare sui corrispettivi incassati per l’attività di controllo e sorveglianza e definita dalle stesse sulla base dei criteri individuati nella sopra citata risoluzione, potrà essere oggetto di rivalsa ai sensi dell'art. 60, settimo comma, del D.P.R. n. 633 del 1972. e addebitata al fondo.

Canali distributivi utilizzati

Anima SGR S.p.A. colloca le quote dei propri fondi sia direttamente, che mediante i soggetti collocatori convenzionati (banche, sim, imprese di investimento comunitarie), i quali possono utilizzare gli sportelli, i promotori finanziari e tecniche di collocamento a distanza (Internet), nel rispetto delle disposizioni di legge e regolamentari vigenti.

Per il dettaglio delle reti utilizzate si rimanda al Prospetto dei relativi fondi.

Eventi che hanno interessato la Società di Gestione

Nel corso dell’esercizio di riferimento, si è perfezionata la cessione -da Banca Monte Paschi di Siena S.p.A.

a Poste Italiane S.p.A.- della partecipazione detenuta nella capogruppo Anima Holding S.p.A., pari al 10,32% del capitale sociale.

Poste Italiane S.p.A. è altresì subentrata nel patto parasociale sottoscritto con l’altro azionista rilevante della capogruppo, Banca Popolare di Milano S.c.a.r.l.

Eventi che hanno interessato i fondi

Il Consiglio di Amministrazione di Anima SGR S.p.A., in data 21 dicembre 2015 ha deliberato talune modifiche, da intendersi approvate in via generale, aventi ad oggetto:

1) ridenominazione del Fondo in “Anima Iniziativa Italia”;

2) riformulazione della disciplina della provvigione di incentivo, della definizione degli OICR collegati nonché della modalità di deduzione del compenso in caso di investimento in OICR collegati, in linea con il Regolamento sulla Gestione Collettiva del Risparmio della Banca d’Italia;

3) Introduzione della classe di quote denominata “AD” e delle relative caratteristiche per quanto attiene le modalità di adesione (Unica Soluzione e Piani di Accumulo) del alle modalità di versamento degli importi/delle rate e i costi, e contestuale ridenominazione delle quote in circolazione in quote di Classe “YD”.

4) introduzione della possibilità di sottoscrivere la Classe “YD” da parte dei dipendenti della SGR con importi differenti;

5) per le quote in circolazione ridenominate quote di “Classe YD”, innalzamento della soglia di sottoscrizione relativa al versamento iniziale in misura pari a Euro 250.000;

6) esplicitazione delle modalità di pagamento volte alla corresponsione dei proventi (bonifico bancario o assegno di traenza a scelta del partecipante);

7) introduzione della disciplina che consente di non accettare domande di sottoscrizione da parte di soggetti (la cui individuazione è rinviata alla documentazione d’offerta, in particolare US Person) nei confronti dei quali non possono essere offerte o distribuite le quote dei Fondi;

Riferimenti

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