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Ricoveri per ipoglicemia grave in soggetti con diabete mellito di tipo 2:impatto clinico e costi sanitari

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Academic year: 2021

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A. Marinelli Andreoli

1

, M. Chiovoloni

2

, P. Lucidi

1

, F. Porcellati

1

, F. Ruffini

3

, M. Capruzzi

2

, I. Carriero

1

, G.B. Bolli

1

, C.G. Fanelli

1

1Medicina Interna e Scienze Endocrine e Metaboliche;

2Pronto Soccorso; 3Controllo di Gestione, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Perugia, Perugia Corrispondenza: dott.ssa Anna Marinelli Andreoli, Dipartimento di Medicina Interna Scienze Endocrine e Metaboliche, Università degli Studi di Perugia, via E. Dal Pozzo, 06100 Perugia

e-mail: annamarinelliandreoli@gmail.com G It Diabetol Metab 2015;35:130-135 Pervenuto in Redazione il 16-03-2015 Accettato per la pubblicazione il 18-03-2015 Parole chiave: ipoglicemia grave, ospedalizzazione, sulfoniluree, anziano fragile, costi

Key words: severe hypoglycemia, hospitalization, sulfonylureas, frail elderly, costs

Lavoro originale

Ricoveri per ipoglicemia grave in

soggetti con diabete mellito di tipo 2:

impatto clinico e costi sanitari

RIASSUNTO

L’ipoglicemia grave (IG) è la complicanza acuta più frequente e pericolosa della terapia del diabete ed è il principale limite per il trattamento intensivo della patologia. Questo studio ha esami- nato retrospettivamente le caratteristiche cliniche, fattori scate- nanti e costi sanitari della popolazione di pazienti con diabete di tipo 2 (DMT2) ricoverati per IG nel Pronto Soccorso (PS) del- l’Ospedale di Perugia nel periodo dal 1° luglio 2005 al 30 giugno 2011. L’IG, definita come “evento che richiede assistenza da parte di un’altra persona che somministri carboidrati o glucagone per correggere l’ipoglicemia”, veniva identificata in base alla gli- cemia capillare misurata dal personale dell’ambulanza o del PS e sul codice di diagnosi di dimissione ICD-9-CM per ipoglicemia (251.0) e diabete (250.x). Durante questo periodo di tempo ci sono stati 205 accessi in PS di persone con diabete di tipo 2 per IG. Di questi, il 50,5% (107 soggetti) è stato trattato in PS e i sog- getti rinviati a domicilio il giorno stesso; mentre il 49,5% (98 sog- getti) ha richiesto l’ospedalizzazione. Le caratteristiche cliniche dei pazienti ricoverati erano le seguenti: età (78 ± 10 anni; media

± DS), durata di diabete (15 ± 12 anni), HbA1c (6,8 ± 1,5%;

51 ± 11,2 mmol/mol), funzione renale (filtrato glomerulare stimato) pari a 56 ± 32 ml/min/1,73 m2), avevano associate più comorbi- lità (indice di Charlson: 5,4 ± 2,1), l’86% faceva uso di più di 3 far- maci. La terapia domiciliare della popolazione considerata era la seguente: il 57,1% in terapia insulinica, il 41,8% in terapia con antidiabetici orali (ADO); di questi ultimi, più della metà (61,7%) era trattato con sulfonilurea (SU), in particolare glibenclamide. L’IG in- dotta da SU era associata a una degenza media in ospedale più lunga rispetto a quella da insulina (3 vs 6 giorni). Di conseguenza, il costo medio stimato per ogni ricovero per IG causata da SU era maggiore rispetto a quella dell’IG da insulina (4500 € vs 2250 €, rispettivamente, senza includere i costi del servizio 118 e ambu- lanza). In conclusione, i risultati di questo studio indicano che la metà degli episodi di IG giunti in PS richiede l’ospedalizzazione;

di questi quasi la metà è causata dall’uso inappropriato delle sul- foniluree. Tutto questo, oltre a impattare negativamente sulla qua- lità di vita del paziente, comporta anche un notevole aggravio dei costi della spesa sanitaria.

(2)

SUMMARY

Admissions for severe hypoglycemia in type 2 diabetes pa- tients: clinical impact and healthcare costs

Severe hypoglycemia (SH) is the most dangerous complication of diabetes treatment and the limiting factor in blood glucose (BG) management. This study retrospectively analyzed the clinical cha- racteristics, causal factors, and medical costs of type 2 diabetic patients (T2DM) admitted for severe hypoglycemia to the emer- gency department (ED) of Perugia hospital, Italy, from 1 July 2005 to 30 June 2011. SH was defined as an event requiring assi- stance from another person administering carbohydrates or glu- cagon to correct hypoglycemia, identified on the basis of capillary BG measured by the ambulance crew or at the ED, using the ICD-9-CM discharge diagnosis code. There were 205 admis- sions, half of whom (107, 50.5%) were treated in the ED and di- scharged the same day. The other 98 (49.5%) required hospital admission. The characteristics of these latter were: age 78 ± 10 yrs (mean ± SD), duration of diabetes (15 ± 12 yrs), HbA1c (6.8

± 1.5%; 51 ± 11,2 mmol/mol), renal function (estimated glome- rular filtration rate 56 ± 32 ml/min/1.73 m2), associated comorbid conditions (Charlson Comorbidity Index 5.4 ± 2.1), use of more than three different medications (86%). More than half (57.1%) were using insulin, 41.8% oral agents; of the latter, more than half (61.7%) were taking a sulphonylurea, mainly glibenclamide. SH induced by SU was associated with a longer average length of stay (ALOS) (3.0 vs. 6.0 days) and the estimated average cost per ALOS was greater than that due to insulin (€4,500 vs. €2,250, not including the costs of the emergency telephone service and ambulance). In conclusion, these findings indicate that half of SH events in T2DM presenting to the ED require hospital admission and almost half are due to inappropriate use of SU, with a signi- ficant impact on patients’ health and healthcare costs.

Introduzione

L’ipoglicemia grave (IG), definita come evento che richiede l’assistenza da parte di terze persone(1), è la complicanza acuta più frequente e pericolosa della terapia del diabete ed è il principale limite per il trattamento intensivo della patologia.

I fattori che più contribuiscono al rischio di ipoglicemia sono:

l’aumentata incidenza di diabete(2), gli obiettivi glicemici strin- genti(3), l’insufficienza renale e l’uso concomitante di più far-

maci(4,5). Tra le conseguenze cliniche dell’ipoglicemia, vanno

ricordati i ricoveri ospedalieri. Nel corso degli ultimi dieci anni, c’è stato un crescente interesse nel ruolo dell’ipoglicemia come causa di ospedalizzazione(6)e dei costi (diretti e indi- retti) correlati al ricovero. Diversi studi indicano che questo fe- nomeno è più comune tra i soggetti diabetici più anziani, sia di tipo 1 sia di tipo 2, con comorbilità(7)e in persone di classe socio-economica più bassa(8). In Italia non ci sono molti dati riguardo ai ricoveri per ipoglicemia grave dei soggetti con dia- bete di tipo 2 (DMT2). Ci sono solo tre studi retrospettivi. Uno studio(9), svolto a Padova, ha valutato le caratteristiche cliniche e la mortalità dei soggetti in relazione alla terapia con insulina o antidiabetici orali (ADO), negli anni 2001-2007, che non ha evidenziato differenze di mortalità tra l’ipoglicemia grave da insulina e quella da ADO. Un altro studio, svoltosi presso il Pronto Soccorso (PS) dell’Ospedale di Livorno(10), dal 1° gen-

naio 2011 al 31 dicembre 2011, ha osservato in un anno 93 ricoveri di soggetti con DMT2 per ipoglicemia grave. Questi pazienti erano prevalentemente anziani, con insufficienza re- nale e in trattamento con sulfoniluree (SU). Infine, un ultimo studio(11), esteso a 46 PS per un periodo di osservazione dal gennaio 2011 al giugno 2012, ha documentato 1161 ricoveri per ipoglicemia grave, dimostrando come questi coinvolges- sero la popolazione diabetica più anziana e incrementassero la mortalità dei soggetti fragili con diabete.

Lo scopo di questo studio è stato esaminare le caratteristiche cliniche della popolazione con DMT2, del territorio della città di Perugia, in terapia con SU e ricoverata per IG, nel periodo luglio 2005-giugno 2011, valutandone l’impatto clinico, so- ciale e i costi.

Metodi

Lo studio è stato approvato dal Comitato Etico locale. Ab- biamo svolto un’indagine retrospettiva dei ricoveri al PS del- l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Perugia, per ipo glicemia, dal luglio 2005 al giugno 2011. Tale azienda è in grado di ospi- tare 800 posti letto, accettando al PS circa 60.000 persone ogni anno. La diagnosi di ipoglicemia (< 70 mg/dl) era basata sia sulla glicemia capillare misurata dal personale dell’ambu- lanza o al PS sia sul codice di diagnosi di dimissione ICD-9-CM per ipoglicemia (251.0) e diabete (250.x). I dati trovati nelle cartelle cliniche, utili a descrivere il tipo di ipoglicemia, erano:

caratteristiche demografiche (sesso, età), parametri biochimici (HbA1c, creatinina sierica, glicemia capillare a domicilio), tipo di diabete, durata del diabete, durata del ricovero (giorni), tratta- mento dell’ipoglicemia (durata dell’infusione di glucosio e quantità di glucosio infuso per ora).

Analisi dei dati

I dati dello studio sono stati espressi come media (deviazione standard) e mediana (intervallo 25°-75° interquartile). Il con- fronto tra i gruppi è stato analizzato con test non parametrico U di Mann-Whitney e considerato significativo per p < 0,05.

Risultati

Nel periodo compreso tra il 1° luglio 2005 e il 30 giugno 2011, sono stati osservati 205 accessi in PS di persone con DMT2 per IG. Di questi, il 50,5% è stato trattato in PS e i soggetti rin- viati a domicilio il giorno stesso. Mentre il 49,5% (98 soggetti) ha richiesto l’ospedalizzazione. Le caratteristiche cliniche dei pa- zienti ricoverati sono riportate nella tabella 1. I soggetti ricoverati per IG, a domicilio, erano trattati con terapia insulinica (il 57,1%), mentre la parte restante (il 41,8%) con ADO (tra questi non vi erano pazienti in terapia con incretine), con la sola dieta l’1%

(Tab. 2). I ricoveri per IG dei soggetti in terapia domiciliare con SU nei sei anni considerati sono stati in totale 34. La maggior parte dei soggetti (61,75%) era trattata con glibenclamide in associa-

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neurologici o stato soporoso per la gran parte dei casi (un solo paziente era in stato comatoso). Erano presenti comorbilità, al- meno 3 patologie associate a quella diabetica e politerapia (pre- valevano: ASA e ACE-inibitore). Il trattamento eseguito in ambulanza e in PS era rappresentato soprattutto da boli di so- luzione glucosata (SG) 33%, seguito da SG 5%, mentre era poco usato il glucagone. La degenza media è stata di 6 giorni, dei quali i primi necessari all’infusione di glucosio (Tab. 4).

Tabella 1 Caratteristiche cliniche dei pazienti con diabete mellito di tipo 2 (DMT2), ricoverati per ipo- glicemia grave. Dati espressi come media (DS).

DMT2

Soggetti (n) 98

Eventi (n) 99

Sesso (M/F) 43/55

Età (anni) 78 (10)

BMI (kg/m

2

) 29,2 (3,4)

Filtrato glomerulare (ml/min/1,73 m

2

) 56 (32)

Durata diabete (anni) 15 (12)

HbA

1c

(%) 6,8 (1,5)

Charlson Comorbidity Index 5,4 (2,1) Pazienti che assumevano

più di 3 farmaci diversi (%) 86

Tabella 3 Soggetti con diabete mellito di tipo 2 in terapia con sulfonilurea (SU) da sola o associata a biguanidi (metformina o fenformina) ricoverati per ipoglicemia grave.

SU monoterapia o SU +

biguanide n %

Gliclazide 7 20,5

Gliclazide + metformina 1 2,94

Glibenclamide 3 8,82

Glibenclamide + fenformina 4 11,76

Glibenclamide + metformina 14 41,17

Glimepiride 2 5,88

Glimepiride + metformina 2 5,88

SU non specificata 1 2,94

Totale pazienti 34 100

Tabella 4 Caratteristiche generali dei 34 casi di ipo- glicemia da sulfonilurea ospedalizzati. Dati espressi in media (DS).

Sesso (M/F) (16/18)

Età (anni) 79 (9,3)

HbA

1c

(%) 6,2 (0,89)

Durata diabete (anni) 9,7 (11) Filtrato glomerulare

(ml/min/1,73 m

2

) 51 (37) Glicemia domiciliare (mg/dl) 35 (12)

Terapia domiciliare (n e tipo) Almeno 3 farmaci: ASA, ACE-inibitori, furosemide Patologie concomitanti Più di 3 (3,3 in media),

(n e tipo) prevalentemente le cardiovascolari Confusione mentale (39%) Stato di vigilanza all’ingresso Sopore (60%)

Coma (1%) Trattamento ipoglicemia Boli di glucosio (118, Pronto Soccorso ) SG 33%, SG 5%) Trattamento ipoglicemia Infusione di glucosio

(degenza) (SG 20%)

Durata infusione glucosio

durante il ricovero (h) 32,5 (24) (2-96, min-max) Quantità di glucosio infuso

durante il ricovero (g/h) 6,7 (3,7) (0,3-12, min-max) Durata degenza (giorni) 6 (4,2)

Outcome 1 decesso

Tabella 2 Terapia domiciliare dei pazienti con dia- bete mellito di tipo 2 ricoverati per ipoglicemia grave.

n %

Terapia insulinica con analoghi:

Basal-bolus 36 36,73

Insulina prandiale 8 8,16

Terapia con insulina umana:

NPH + regolare – –

Regolare 6 6,12

Insuline premiscelate 6 6,12

Microinfusore (CSII) – –

Totale terapia insulinica 56 57,13

Sulfonilurea monoterapia 13 13,26

Sulfonilurea + biguanide 21 21,42

Metformina monoterapia 2 2,04

Metformina + insulina (analoghi) 2 2,04

Metformina + repaglinide 1 1,02

Metformina + rosiglitazone +

insulina glargine 1 1,02

Repaglinide monoterapia 1 1,02

Totale terapia ADO 41 41,82

Dieta 1 1,02

Totale pazienti 98 100

ADO: antidiabetici orali.

zione (glibenclamide + metformina, n = 14; glibenclamide + fen- formina, n = 4) o solo glibenclamide (n = 3) (Tab. 3). I 34 soggetti avevano le seguenti caratteristiche: età 79 ± 9,3 anni, HbA1c media 6,2 ± 0,9% (44 ± 6,4 mmol/mol), storia di malattia dia- betica 9,7 ± 11 anni, filtrato glomerulare 51 ± 37 ml/min/1,73 m2, glicemia riscontrata a domicilio 35 ± 12 mg/dl, associata a uno

stato di vigilanza corrispondente a confusione mentale o deficit SG: soluzione glucosata.

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Durante il ricovero, si è reso necessario infondere glucosio per diverse ore. Tuttavia, l’infusione di glucosio era di durata ed en- tità differente a seconda della terapia domiciliare del paziente (terapia insulinica o ADO) (Tab. 5). Si è verificato un solo decesso intra-ospedaliero, tutti gli altri soggetti sono stati dimessi.

Discussione

I risultati di quest’analisi indicano che i soggetti con DMT2 maggiormente esposti al rischio di IG sono: quelli più anziani, con ridotta funzione renale, con comorbilità e trattati con più farmaci. Quasi la metà di questi soggetti è in terapia con ADO e, in gran parte, in terapia con SU. Rispetto ai ricoveri per IG da insulina, quelli dovuti a SU sono caratterizzati da maggiore durata di degenza e dalla necessità di somministrare, nei pa- zienti nei quali lo richiedano, maggiori quantità di glucosio ev e per un periodo più prolungato (Tab. 5). Questo non sorprende considerando che la durata d’azione delle SU, a eliminazione prevalentemente renale, viene ulteriormente pro- lungata per effetto del filtrato glomerulare ridotto(12,13)che tipi- camente si riscontra negli anziani e per l’interazione con altri farmaci. Ciò viene confermato anche dai dati della nostra ca- sistica che evidenziano come l’uso di SU, in particolare di gli- benclamide, sia diffuso proprio nei soggetti più anziani e con funzione renale ridotta (Tab. 6) nei quali, invece, questi farmaci non dovrebbero essere prescritti.

I nostri dati sono in linea anche con i risultati di uno studio re- centemente pubblicato(14), il quale ha dimostrato che l’ipogli- cemia indotta da SU può comportare un ricovero ospedaliero più frequentemente nei pazienti anziani, con lunga durata di malattia e con numerose comorbilità associate. Inoltre, nello stesso studio, risultava evidente che molto spesso il tratta- mento in atto non veniva modificato alla dimissione dopo il ri- covero, tanto che una significativa quota dei pazienti era ripetutamente ricoverata per lo stesso motivo con notevoli ri- schi in termini di salute e costi elevati quanto ad assistenza sa- nitaria(14).

L’effetto ipoglicemizzante delle SU può essere ulteriormente

potenziato anche dall’uso concomitante di alcuni farmaci(15). Quelli di maggiore rilevanza sono gli ACE-inibitori che, di per sé, hanno un’azione insulino-sensibilizzante(16), i salicilati(17) e gli anti- biotici(18)che erano maggiormente rappresentati nella poli-far- macoterapia dei soggetti osservati nel nostro studio. Pertanto, l’uso delle SU e il rischio di ipoglicemia connesso anche all’inte- razione con altri farmaci dovrebbe essere attentamente rivalu- tato. D’altra parte anche gli Standard Italiani di Cura del Diabete SID-AMD(19)richiamano l’attenzione sull’uso delle SU, in partico- lare della glibenclamide che è controindicata nell’anziano non solo per una lunga durata d’azione e rischio di IG, ma anche per un possibile rischio cardiovascolare(20,21). Tuttavia, nonostante i ri- schi dell’uso delle SU, i dati dell’Osservatorio Arno Diabete - Rap- porto 2011(22)indicano che, in Italia, fino a qualche anno fa, proprio le SU sono risultate al secondo posto tra le categorie di farmaci prescritti, dopo la metformina, e, tra le associazioni di ipoglicemizzanti orali, quella biguanidi + SU è stata la più utilizzata.

Per quanto riguarda il costo di un ricovero per IG che abbiamo potuto calcolare dai nostri dati, questi ammonta a circa 4200 € considerando che una giornata di degenza costa circa 700 € e la durata media di degenza è di 6 giorni. A questa cifra vanno aggiunti anche i costi del Servizio Emergenza e le pre- stazioni in PS (220 e 245 €, rispettivamente). In generale, que- sti costi sono in linea con quelli calcolati in altre realtà in Italia(23) e all’estero(24-26).

Da qualche anno (dal 2008 in Italia) sono in commercio delle nuove molecole, le incretine, che comportano una spesa media per paziente trattato per anno decisamente più elevata, rispetto a quella degli ADO tradizionali (exenatide 800 €/anno, gliptine

Tabella 5 Tra i soggetti con diabete mellito di tipo 2

ricoverati, alcuni (n = 38) hanno avuto bisogno di in- fusione di glucosio la cui velocità e durata erano di- verse in relazione alla terapia domiciliare eseguita (terapia insulinica o con ADO).

Terapia

insulinica ADO p n = 17 n = 21 Velocità del glucosio infuso

(g/h)* 6 (4-6) 6 (6-8) p = 0,089

Durata dell’infusione di glucosio

(h)* 6 (3-8) 24 (12-48) p = 0,001

Durata della degenza (giorni)* 3 (2-6) 6 (3-8) p = 0,019

Tabella 6 Soggetti* con diabete mellito di tipo 2 trattati con sulfonilurea (SU) in monoterapia o in as- sociazione con biguanide.

Clerance Dose media SU n Età stimata giornaliera

media (ml/min) (mg/die) MDRD

Glibenclamide +

metformina 14 78 47 7,3 mg + 850 mg

Glibenclamide +

fenformina 4 82 49 6,8 mg + 43,7 mg

Glimepiride +

metformina 2 87,5 32 3,5 mg + 1250 mg Gliclazide +

metformina 1 72 52 90 mg + 3000 mg

Gliclazide 7 79 36 74,2 mg

Glibenclamide 3 81,5 58 5 mg

Glimepiride 2 85,5 50 1,5 mg

SU non specificata 1 62 41 Non disponibile Totale pazienti 34

*Mediana (intervallo interquartile). ADO: antidiabetici orali.

*Ricoverati per ipoglicemia grave da SU (dal 1° luglio 2005 al 30 giu- gno 2011).

MDRD: modification of diet in renal disease.

(5)

400 € circa/anno)(22). Numerosi studi di confronto SU e gliptine (inibitori del DPP-4), hanno confermato la superiorità di queste ultime molecole in termini di efficacia nel mantenere un buon controllo glicemico nel tempo e sicurezza, in termini di riduzione delle ipoglicemie, anche in pazienti con età superiore ai 75 an- ni(27). In un recentissimo studio(28), che ha preso in considera- zione il rischio di sviluppare eventi avversi cardiovascolari mag- giori e la mortalità per gruppi di pazienti trattati con metformina e sulfonilurea vs metformina e inibitori di DPP-4 (DPP-4i), tutte le cause di mortalità e di eventi cardiovascolari maggiori (infarto miocardico e ictus) sono state ridotte nei pazienti trattati con metformina e DPP-4i. Al momento attuale, in Italia sono com- mercializzati sitagliptin, vildagliptin, saxagliptin, linagliptin e alo- gliptin, tutti somministrabili per os. È documentata la loro ottima efficacia clinica nei pazienti anziani(29)e, probabilmente, sono i soli farmaci ipoglicemizzanti a poter vantare studi di intervento su pazienti con più di 65 anni (anche oltre 75 anni)(27,30-32). I DDP-4i, inoltre, possono essere utilizzati nei pazienti con insufficienza renale anche grave (fino a 30 ml/min/1,73 m2) con adegua- mento della dose o senza variazione di dosaggio (linagliptin)(33). Gli Inibitori del DPP-4, rispetto alle SU, presentano un rapporto costo/efficacia favorevole. Per esempio, in un recente studio di costo/efficacia tra l’uso di vildagliptin e metformina vs SU e met- formina(34), è stata evidenziata, a favore della prima associa- zione, la riduzione dei costi per gli eventi avversi (come l’ipoglicemia), per le morbilità (come gli eventi cardiovascolari) e per l’automonitoraggio, nonostante il costo di acquisto di vil- dagliptin fosse più elevato. Tutte queste caratteristiche ne fanno una classe da considerare di prima linea nel trattamento del paziente diabetico anziano, in aggiunta o in alternativa alla met- formina(35).

Se si tiene conto del fatto che la spesa media nazionale per il diabete è dovuta, per buona parte, ai ricoveri ospedalieri(36), è verosimile che i nuovi ADO, pur essendo molecole più costose delle SU, ma diminuendo il rischio di ipoglicemia, siano in grado a loro volta di ridurre il numero di ricoveri per ipoglicemia. Per- tanto, nel prossimo futuro, ci si aspetta che un uso sempre più diffuso delle incretine possa determinare un abbattimento o, per lo meno, una riduzione della spesa sanitaria, in parte di- pendente dalla riduzione dei ricoveri ospedalieri per IG.

Il nostro studio ha i limiti di uno studio retrospettivo. Inoltre, l’impatto dell’ipoglicemia sui ricoveri è in realtà solo una sot- tostima, considerando che in una percentuale significativa di casi, l’IG, in assenza di particolari condizioni, viene risolta a domicilio o dai familiari o dagli operatori dell’emergenza 118.

È evidente quindi che i dati riguardanti l’ospedalizzazione per ipoglicemia siano solo “la punta dell’iceberg” di questo feno- meno. Infine, l’analisi non prende in considerazione quelli che sono i costi indiretti dell’IG, connessi alla perdita di produtti- vità per assenza dal lavoro e le conseguenze psicologiche di un evento di IG.

Conclusioni

L’IG da SU, come mostrano i nostri dati, è una condizione che coinvolge soprattutto la popolazione adulta-anziana con

più di 65 anni. L’età avanzata, o meglio la cosiddetta “fragi- lità dell’anziano”, è uno dei principali fattori di rischio di un ri- covero per ipoglicemia. Questi dati confermano, quindi, quanto sia necessaria “un’innovazione terapeutica” nella po- polazione anziana con DMT2: ridurre il rischio di ipoglicemia, individualizzando i target glicemici e le terapie. Una delle stra- tegie consisterebbe innanzitutto nel sospendere gli ipoglice- mizzanti con elevato rischio di ipoglicemia, come le SU a lunga emivita, in particolare glibenclamide, sostituendoli con nuove molecole: le incretine, in particolare i DPP-4i. Queste molecole sono efficaci nel controllo glicemico e sicure perché a basso rischio di ipoglicemia. Infatti, potrebbero evitare rico- veri inutili da ipoglicemia grave, migliorare la qualità di vita del soggetto anziano, ridurre il carico di lavoro per i servizi di emergenza e le strutture ospedaliere con conseguente ridu- zione dei costi della spesa sanitaria. Per quanto concerne, in- vece, i casi ricoverati per IG in terapia insulinica, l’educazione terapeutica, ossia, la corretta modalità di somministrazione dell’insulina, la giusta dose da adeguare al pasto e l’automo- nitoraggio domiciliare, dovrebbe essere estesa anche a fami- liari e assistenti dei soggetti anziani, per ridurre errori di somministrazione e di sovradosaggio insulinico, quindi i rico- veri inappropriati.

Conflitto di interessi

Nessuno.

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