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Il cambiamento delle imprese nella percezione dei laureati

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XI Indagine sulla Condizione Occupazionale dei laureati Bari – 12 marzo 2009

www.almalaurea.it

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Abstract

Il cambiamento delle imprese nella percezione dei laureati

Gianluigi Traettino, Responsabile Etica d'Impresa e sviluppo del Mezzogiorno - Giovani Imprenditori – Confindustria

L’indagine di Almalaurea, nella sua completezza e precisione, ha fornito alcuni dati che ritengo particolarmente significativi e che fanno intendere quale sia la reale percezione dei laureati delle aziende presso cui lavorano. Il primo aspetto che colpisce è quello che riguarda il dato relativo agli investimenti delle imprese nella formazione. In questo caso, pur tenendo in considerazione le diverse risposte fornite in base alla posizione contrattuale degli intervistati, risulta preoccupante che il 46% dei laureati abbia risposto che l’impresa presso cui lavora investe poco in formazione. Tra questi, poi, il 64% fa parte di aziende che operano in ambito locale, mentre solo il 20% di imprese di livello internazionale. I lavoratori di queste ultime aziende hanno la percezione di trovarsi in una struttura più reattiva e più pronta alle sfide internazionali.

L’altro dato molto indicativo, e non certo confortante, è quello che si riferisce all’innovazione. Solo il 42% dei laureati intervistati da Almalaurea, infatti, dichiara di svolgere un ruolo significativo nell’introduzione delle innovazioni nelle aziende in cui lavora. C’è, quindi, la consapevolezza di far parte, in molti casi, di imprese che hanno accumulato dei ritardi nei confronti dei concorrenti europei ed americani sotto il profilo dell’innovazione e quindi della competitività.

Per cercare di resistere al processo di globalizzazione e alla crisi economica in atto bisogna puntare sull’innovazione e sulla ricerca, valorizzando al massimo il capitale umano. Per poter vincere le sfide che si propongono sul contesto internazionale è vitale stabilire stretti rapporti tra impresa e università. Tali rapporti vanno istituzionalizzati, ricorrendo, ad esempio, al dottorato di ricerca, un vero e proprio “prodotto” che si adatta alle esigenze delle aziende che vogliono innovare ma non possono permettersi di dare vita ad una struttura interna di ricerca. L’obiettivo, quindi, è far sì che le università

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XI Indagine sulla Condizione Occupazionale dei laureati Bari – 12 marzo 2009

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2 diventino un vero e proprio laboratorio di talenti manageriali per le pmi. Se è vero che le imprese devono puntare fortemente su formazione e innovazione, anche nel mondo scolastico e universitario appare necessaria una decisa inversione di tendenza. Alla base del rilancio dell’Italia deve esserci il concetto di MERITO. Il problema, tuttavia, non riguarda solo l’università, ma l’intero paese. L’Italia è bloccata da un sistema ingessato, dominato da logiche non meritocratiche e spesso basate sui favoritismi o sulla cooptazione. Accanto alla necessità di puntare fortemente sul concetto di meritocrazia, va svolta un’altra importante considerazione. Non si può prescindere da un dato reale e significativo: in Italia i laureati sono pochi rispetto al resto dell’Europa e agli Stati Uniti.

Oltre a ciò, bisogna sottolineare anche un altro aspetto. Il numero dei laureati in materie scientifiche, quelle più “utili” rispetto alle esigenze delle aziende, sono in costante calo. E’

possibile, poi, che si debbano rivedere anche i programmi di studio, rendendoli più consoni alle esigenze che la professione realmente richiede in seguito. E’ evidente che anche le imprese debbano fare la loro parte in maniera decisa al fine di stabilire un forte rapporto sinergico con il mondo dell’università e per gettare le basi per una nuova fase di rilancio e sviluppo del paese. E’ necessario coraggio da parte delle aziende, le quali devono capire quanto sia realmente importante puntare sull’innovazione, la ricerca e la formazione. Puntare sulla qualità non deve essere più uno slogan o una frase utile nel corso di comizi e tribune, ma un indirizzo autentico da realizzare a partire dal mondo della formazione, ovvero scuola e università. Imprese e atenei sono chiamati a svolgere un ruolo di primo piano. Fondamentale, però, sarà anche l’intervento della politica. A tal proposito sarebbe ipotizzabile un meccanismo di incentivi nei confronti di alcune discipline particolarmente importanti per le esigenze delle aziende. L’Italia può farcela, le risorse ci sono. L’importante è che tutti gli attori coinvolti in questa azione di rilancio abbiano una comunanza di vedute, decidendo di remare tutti dalla stessa parte. Solo con un’ “alleanza” forte e convinta tra imprese, università, capitali e Stato ci si potrà lasciare alle spalle un periodo poco felice e ridare la speranza e la voglia di sognare ai giovani italiani.

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