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agenzia adiconsum anno 11 - n novembre 1999 ADIFINANZA 7/99

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ADICONSUM

associazione italiana difesa consumatori e ambiente

sistema servizi cisl

ADIFINANZA 7/99

1363 speciale a cura del servizio di consulenza adiconsum - settore bancario e finanziario

Direttore: Paolo Landi • Direttore Responsabile: Francesco Casula • Redazione ed Amministrazione: Adiconsum, Via Lancisi 25 - 00161 ROMA • Reg. Tribunale di Roma: n. 350 del 9.06.88 • Sped. abb. post. comma 20/c art.2 L.662/96 - Filiale di Roma • Abbonamento: Lit. 70.000 • Abbonamen- to sostegno: Lit. 140.000 • Versamento: su c.c. postale n.

64675002 • Stampato in proprio in novembre ’99

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Adifinanza n. 7/99

1363 - speciale Con decorrenza 10 dicembre il Governatore della Banca d’Italia, a seguito delle decisioni assunte dalla Banca Centrale Europea, ha di- sposto l’aumento del tasso di riferimento dal 2,50 al 3,00%.

Il sistema bancario italiano ha immediata- mente recepito gli aumenti dei tassi d’interes- se decisi dalla Banca Centrale Europea. Tra gli altri si sono mossi, il Gruppo Banca Intesa, la Banca di Roma, San Paolo, Banco Napoli, che hanno aumentato il “rime rate” dello 0,50%.

“Ovviamente” nonostante la manovra fosse ben più ampia della Bce, nessuna modifica è stata apportata ai tassi passivi.

ANATOCISMO

La Corte di Cassazione ha depositato una nuova sentenza (n. 12507) che conferma il di- vieto di anatocismo nei contratti bancari.

La sentenza conferma che la capitalizzazione degli interessi non può avere temporalità di- versa per banca e per cliente, poiché viola le norme del codice civile.

La sentenza precisa anche che la mancata contestazione da parte del cliente dell’estratto conto non vale a rendere inoppugnabile la va- lidità dei rapporti fra clienti e banche.

SISTEMA BANCARIO

Nel mese di ottobre si è conclusa una ulteriore forte trasformazione del sistema bancario.

Le operazioni Generali - San Paolo IMI - INA (che coinvolgono Banca Nazionale del Lavoro, Banco Napoli) e Banca Intesa CARIPLO, creeran- no un’ulteriore aggregazione nel sistema ban- cario, che, come previsto, in poco tempo si reggerà per oltre la metà su cinque o sei gruppi bancari solamente.

La soluzione, in linea con la necessità di avere banche in grado di competere a livello europeo, sarà però valutabile solo dopo avere ben chiare le strategie e i comportamenti che il sistema attuerà rispetto alla clientela. In tal senso vedi l’altro argomento “Concorrenza”.

Al momento, ma strettamente collegato pro- prio alla concorrenza, è più importante verifi- care come sta avvenendo l’aggregazione del sistema bancario, perché i dubbi sulla sua mo- dalità crescono. I punti non chiari sono fonda- mentalmente due:

1) trattative condotte senza tenere in alcun conto l’andamento del mercato, ma a tavo- lino con la partecipazione di pochi “eletti”;

2) maggiori intrecci rispetto al passato tra le proprietà dei vari gruppi.

Le ultime operazioni hanno portato sotto l’ala delle fondazioni una parte delle banche a controllo privato (Banca Commerciale Italiana e Banca Nazionale del Lavoro). Ciò comporta che i primi sei raggruppamenti bancari di fatto RIFORMA LEGGE BANCARIA

Il quattro ottobre è stato pubblicato sulla Gaz- zetta Ufficiale il Decreto n. 342 del 4 agosto 1999, relativo alla modifica del D.Lgs. 385/95 (cd. Testo Unico bancario).

Tra le varie modifiche, quelle di rilevante im- portanza per la clientela bancaria riguardano l’anatocismo, (ossia il calcolo degli interessi sugli interessi) e la commissione per estinzione antici- pata di mutui fondiari.

• Il recepimento delle recenti sentenze della Corte Costituzionale prevede l’uguale periodi- cità nella capitalizzazione degli interessi, sia nel caso di interessi attivi (a favore della banca) sia nel caso di interessi passivi (a favore del cliente). I contratti attualmente ancora aperti dovranno essere rapportati alla nuova norma- tiva entro un termine che sarà fissato da un apposito regolamento da emanare entro centoventi giorni (a partire dal 19 ottobre 1999) dal Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (CICR). In caso di non recepimento di tale regolamento le clausole contrattuali relative alla capitalizzazione degli interessi sa- ranno inefficaci.

La nuova normativa non ha applicazione retroattiva, per cui non è possibile chiedere alla banca la retrocessione di quanto corrispo- sto a causa del principio anatocistico.

• E’ stato previsto che, per l’estinzione anticipa- ta di finanziamenti fondiari, il mutuatario deve corrispondere alla banca mutuante “esclusiva- mente un compenso onnicomprensivo per l’estinzione contrattualmente stabilita”.

Un’altra novità della riforma della legge banca- ria consiste nella possibilità, per coloro che su- bentrano nell’amministrazione dei beni del clien- te della banca e/o che a quest’ultimo succede, di conoscere notizie e avere accesso alla documen- tazione delle operazioni poste in essere negli ultimi dieci anni. La banca ha novanta giorni di tempo massimo per fornire tali informazioni.

TASSI DI INTERESSE

Il 4 novembre 1999 il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha adottato le seguenti decisioni di politica monetaria:

- Il tasso di interesse sulle operazioni principali di rifinanziamento dell’Eurosistema è innalza- to di 0,5 punti percentuali salendo al 3%, a partire dal 10 novembre 1999.

- Il tasso d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale è innalzato di 0,5 punti percentuali, e cioè al 4%, con effetto dal 5 novembre 1999.

- Il tasso d’interesse sui depositi overnight (quelli a brevissimo termine) è innalzato di 0,5 punti percentuali, giungendo quindi al 2%, con ef- fetto dal 5 novembre 1999.

(Comunicato stampa 4 novembre 1999)

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potrebbero essere riportati ad un unico grup- po di comando (ad esempio, Banca Intesa con- trolla Mediobanca che è azionista di riferimen- to delle Assicurazioni Generali, che sono tra gli azionisti di riferimento di Banca Intesa).

Si può aggiungere che gli intrecci azionari, a vario livello, riguardano i principali gruppi in- dustriali del paese.

La situazione venutasi a creare, che potreb- be ancora evolvere con la vendita delle ultime banche pubbliche, non è certo utile alla con- correnza all’interno del sistema. Le banche stra- niere chge si volessero inserire in un contesto così articolato dovrebbero affrontare numero- si ostacoli e molto probabilmente preferiranno optare per una integrazione con i gruppi già formati, acquisendone magari il controllo, piut- tosto che entrare in concorrenza con essi.

L’argomento è fondamentale per lo sviluppo del Paese e per una sana politica della concorren- za. Come Adiconsum, dobbiamo cominciare a va- lutare anche questi aspetti, che rientrano a pieno titolo nella difesa del consumatore e del cittadi- no, perché le modifiche dei contratti o il loro riequilibrio, l’eliminazione delle clausole vessatorie o il controllo dei costi, per quanto importanti, potrebbero rischiare in poco tempo di divenire uno strumento obsoleto di difesa.

EURO

Le imprese commerciali di largo consumo hanno chiesto la riduzione del periodo di dop- pia circolazione euro–valute nazionali (max due mesi), per ridurre gli alti costi previsti per la transizione (adeguamento sistemi informativi, strutture logistiche, politiche e commerciali, formazione del personale, servizi di cassa).

La riduzione dei tempi della doppia circola- zione di banconote e monete euro e valute nazionali è stata proposta anche dalle Associa- zioni dei consumatori a livello nazionale e a livello europeo. Esiste però il rischio di arrivare impreparati.

Per ridurre il periodo di doppia circolazione è quindi necessario preparare al meglio impre- se e clienti, tenendo presente che l’operazione sarà molto complessa, che molti subiranno trau- maticamente il passaggio alla nuova moneta (si pensi a tutta l’area dell’emarginazione, del- l’handicap, degli stranieri extracomunitari).

La doppia circolazione durerà otto settima- ne, per cui massimo il 1° marzo 2002 spariranno le lire e tutte le operazioni per contanti potran- no essere effettuate solo in euro.

Secondo l’accordo raggiunto dal Consiglio dei Ministri Finanziari europei (ECOFIN) entro il gennaio del 2002 saranno immesse sul mercato banconote e monete in quantità sufficiente per garantire le “transazioni per cassa”.

Cessato il corso legale delle monete nazio- nali, dopo il 1° marzo 2002, le singole banche centrali nazionali potranno mettere in atto comportamenti per facilitare il cambio delle banconote e delle monete.

L’accordo ECOFIN prevede che prima del 1° gennaio 2002 le banche, le società di trasporto valore e gli esercenti commerciali, potranno

ricevere banconote e monete in euro per poter essere in grado di operare nella moneta euro- pea fin dall’inizio del 2002.

BONIFICI TRANSFRONTALIERI

Nel precedente numero di Adifinanza abbia- mo abbondantemente trattato dei costi dei bonifici tranfrontalieri e delle posizioni espres- se dal Parlamento Europeo, dalla Commissione Europea e dalla Banca Centrale Europea. Ora torniamo sull’ argomento per rilevare che, se- condo la Banca Centrale Europea, un reale con- trollo sui costi applicati a tali operazioni si po- trà avere solo nel 2002.

Nessuno più di noi è convinto della necessità di un mercato libero e che la formazione dei prezzi si debba basare su tale principio, ma in alcuni casi, e questo è uno di quelli, è necessario ricorrere anche ad atti di imperio per offrire una reale difesa alla clientela. Non è accettabile che l’intro- duzione dell’euro abbia prodotto un aumento dei costi invece che una loro riduzione!

CONTI CORENTI

Alcune banche, poche in verità, hanno ini- ziato ad offrire ai cittadini di religione islamica conti correnti a tassi di interesse zero.

La scelta è stata determinata da un assunto della legge coranica che considera peccato il lu- cro sui soldi (pagare o non pagare interessi). E’

comunque importante verificare che il servizio offerto rientri nei normali canoni bancari rispet- tando i criteri di trasparenza e di chiarezza.

CONCORRENZA

La Banca d’Italia ha deciso di prolungare per ulteriori tre mesi l’indagine su 13 banche rap- presentanti circa il 60 per cento del mercato del credito in Italia.

Si tratta dei famosi “amici delle banche”

(Banca Commerciale Italiana, Banca di Roma, Banco di Sicilia, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca Nazionale del Lavoro, Banco Ambrove- neto, Banca Popolare di Novara, Cariplo, Cariparma, Unicredito Italiano, Deutsche Bank, San Paolo IMI) che in riunioni conviviali decide- vano/concordavano, secondo l’“accusa”, le con- dizioni da proporre alla clientela.

La decisione della Banca d’Italia è legata alla complessità dell’istruttoria, alla quantità di documentazione acquisita, alla numerosità dei soggetti coinvolti ma anche, e questo è il nuo- vo punto nodale, alla “esigenza di acquisire ulteriori informazioni necessarie alla valutazio- ne della fattispecie in esame, anche mediante l’audizione delle banche....e di eseguire gli op- portuni approfondimenti”.

La speranza è che l’istruttoria si concluda rapidamente e, soprattutto, con una decisione fortemente credibile. Altrimenti le conseguen- ze potrebbero essere molto gravi non solo e non tanto per le imprese “indagate”, ma per- ché, se restassero dei dubbi, verrebbe di fatto messo in discussione tutto il lavoro che ormai da anni le associazioni dei consumatori, con l’Adiconsum in prima linea, stanno portando avanti per ottenere una maggiore concorrenza nel settore e per tutelare meglio i clienti.

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Chiunque leggerà le conclusioni dell’istrut- toria dovrà essere certo, “al di là di ogni ragio- nevole dubbio” che 13 tra le più importanti banche nazionali, rappresentanti il 55/60 per cento del mercato del credito, hanno o non hanno agito in maniera scorretta nell’applica- zione delle condizioni da praticare sui servizi e sui prodotti offerti alla clientela e per questo eventualmente essere sanzionate.

ANTITRUST

La commissione europea sta indagando su un possibile “cartello” illegale su tariffe di cam- bio e bonifici transfrontalieri intraUnione.

Sotto osservazione in particolare la Cariplo e la Banca Commerciale Italiana.

La situazione è vicina all’assurdo considera- to che, per le valute esterne all’area dell’euro, il costo di conversione delle banconote è infe- riore a quello tra monete aderenti all’Unione monetaria.

Uguale iniziativa è in corso in altri paesi (Francia, Germania, Spagna, Olanda, Belgio, Ir- landa).

Se l’indagine si concluderà con la conferma dell’esistenza di un cartello, le banche interes- sate rischiano pesanti multe pecuniarie, fino al 10 per cento del giro di affari annuo.

BONIFICI

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 11629/

99 ha stabilito la responsabilità della banca in caso di ritardo nell’effettuazione di una operazione di bonifico bancario. Una sentenza importante quan- to ovvia, almeno per l’Adiconsum che sostiene tale responsabilità da sempre.

Secondo la sentenza, la banca dovrà corri- spondere al proprio cliente anche tutte le op- portunità svanite (di lavoro, di studio, ecc.).

ASSEGNI

La Corte di Cassazione ha stabilito che le banche, se non vogliono incorrere nell’obbligo di risarcimento nel caso di assegni non trasferibili intestati a società, debbono accer- tare l’identità e l’incarico ricoperto (carica so- ciale) di colui che riscuote in nome e per conto della società, non ritenendo garanzia sufficien- te un generico riferimento a colui che incasse- rà l’assegno.

PROMOZIONE E COLLOCAMENTO DI QUOTE DI FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO VIA INTERNET

La Consob, rispondendo a un quesito posto da una società di gestione del risparmio sulle modalità di collocamento diretto di quote di fondi comuni di investimento tramite un sito Internet, ha chiarito che l’obbligo di consegna all’investitore del prospetto informativo può essere assolto, come previsto dal regolamento Intermediari (del. 11745/98) di attuazione del T.U. della finanza mediante tecniche di comuni- cazione a distanza, purché le caratteristiche di queste ultime consentano al destinatario dei documenti di acquisirne la disponibilità su sup- porto duraturo.

Considerata la piena compatibilità della rete con le esigenze di informazione dell’investito-

re, oltre alla possibilità di stampa, non risultano pertanto impedimenti normativi alla consegna del prospetto tramite Internet. Analoghe con- siderazioni valgono per la consegna via Inter- net del documento sui rischi generali degli investimenti finanziari e per l’acquisizione del- le informazioni sull’investitore di cui all’art. 28, co. 1, lettera a) del regolamento Intermediari.

E’ conforme alle disposizioni di cui all’art.

13, co. 4, del regolamento Consob 11971/99 l’adesione alla sollecitazione mediante restitu- zione tramite posta alla Sgr (società di gestione del risparmio) del modulo di sottoscrizione scaricato dal sito Internet. Come chiarito nella recente Comunicazione n. 99051449 del 1° lu- glio 1999 (v. “Consob Informa” n. 27/99), le sot- toscrizioni successive alla prima e gli eventuali switch costituiscono parti di un’operazione unitaria iniziata con la prima sottoscrizione e pertanto tali operazioni possono essere com- piute via Internet.

La Consob rammenta infine che un servizio di promozione e collocamento tramite Inter- net può essere attivato a condizione che le modalità di funzionamento sopra descritte sia- no contemplate nei prospetti informativi dei fondi offerti.

Il testo integrale della risposta al quesito è disponibile nel sito www.consob.it nella sezio- ne Novità.

(Estratto CONSOB INFORMA anno V n. 34 – 6.9.99)

COMMERCIO ELETTRONICO

La Commissione Europea sta discutendo la proposta di revisione delle convenzioni di Roma e di Bruxelles del 1968 in tema di competenza giudiziaria e legge applicabile nei contratti com- merciali.

In argomento è in corso uno scontro tra imprese e associazioni di difesa dei consuma- tori circa la tutela da adottare nelle transazioni via internet.

Il contenzioso più importante riguarda la possibilità per il consumatore di rivolgersi al giudice del proprio paese. Una tutela cui le associazioni dei consumatori non possono pre- scindere per evitare che di fatto sia reso impos- sibile il ricorso al giudice, sia per l’onerosità sia per la conoscenza delle singole legislazioni.

Una proposta transattiva prevede l’istitu- zione di una specifica figura (il mediatore na- zionale informatico) da attivare prima del ri- corso al Tribunale.

Una soluzione quest’ultima, non particolar- mente brillante, se non accompagnata da una chiara legislazione.

USURA

In attesa del Regolamento che deve essere emanato dalla Presidenza del Consiglio è stato definitivamente approvato dal Senato il decre- to legge che autorizza il Commissario antiracket e antiusura a gestire i fondi per le vittime. Il Decreto prevede la velocizzazione della con- cessione di mutui di durata quinquennale a tasso zero a favore delle vittime.

Fabio Picciolini

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Nota dell'Adiconsum sul rialzo dei tassi d’interesse ufficiali operato dalla Bce

Il 4 novembre 1999, la Banca Centrale Europea ha alzato i tassi d’interesse ufficiali:

• Tasso di rifinanziamento (cd. Tasso repo) da 2,50 a 3,00%, decorrenza 10.11.99

• Tasso sui depositi da 1,50 a 2,00%, decorrenza 5.11.99

• Tasso sui prestiti da 3,50 a 4,00%, decorrenza 5.11.99.

Alla luce delle decisioni della BCE, la Banca d’Italia ha ugualmente alzato dal 2,50 al 3,00 per cento il tasso di riferimento (sostituto del “vec- chio” tasso ufficiale di sconto).

La decisione della BCE - che annulla la riduzio- ne d’uguale misura assunta l’8 aprile 1999 - è stata presa per fronteggiare eventuali aumenti dei prez- zi, per ridurre la quantità di moneta in circolazio- ne, peraltro creata dalla stessa BCE (massa mone- taria + 6,1 per cento rispetto al 4,50 per cento programmato), per prevenire un aumento del- l’inflazione e, secondo gli esponenti della banca, per sostenere la ripresa (!!!!).

Circa la crescita della massa monetaria (cd. M3) risulta peraltro scarsamente comprensibile, dopo l’aumento dei tassi d’interesse, l’annuncio della BCE secondo cui entro poche settimane le previ- sioni (+4,50%) saranno riviste al rialzo.

Il primo impatto dell’aumento dei tassi è stato negativo per il cambio dell’euro rispetto alle valu- te esterne all’area europea e indifferente per le borse.

Gli unici aspetti positivi riscontrati sono i se- guenti:

1) la decisione è stata netta e completa senza comportamenti “a rate” (aumento subito del- lo 0,25% e fra qualche tempo di un ulteriore 0,25%), come invece previsto da alcuni;

2) tale decisione potrebbe consentire di ridurre le differenze dei cicli economici e dei tassi di inflazione dei singoli paesi di eurolandia.

La scelta della BCE potrebbe ritenersi giusta solo se funzionale ad evitare una manovra più pesante nel corso del 2000, mentre sarebbe ingiu- sta se finalizzata a dimostrare la forza dell’Istitu- zione.

Decisione, comunque non condivisa dall’Adi- consum, perché l’aumento dei tassi d’interesse avrà riflessi su tutti i paesi aderenti all’area dell’euro e particolarmente sull’Italia e sugli altri paesi con una ripresa economica più flebile che ancora devono completare il proprio risanamento economico e fare i conti con un’inflazione supe- riore alla media europea.

Probabilmente più giusto sarebbe stato agire in modo speculativo per limitare i movi- menti di capitale a breve termine che stabiliz- zano il mercato.

Infine ci si chiede perché invece di aumentare i tassi di riferimento non sia stata presa in consi- derazione la possibilità di adottare per le opera- zioni di rifinanziamento un tasso variabile, più facilmente manovrabile.

Per comprendere quello che è avvenuto e sta avvenendo sui mercati dei tassi d’interesse, vo- gliamo dare la nostra chiave di lettura svolgendo alcune considerazioni.

• Secondo gli analisti, la curva in discesa di tutta la struttura dei tassi d’interesse si è ormai conclusa e non può che risalire.

L’aumento dei tassi di mercato europei è stato trascinato da quelli americani, che però si confrontano con una situazione economica e sociale opposta a quella europea (tassi di cre- scita vicino al 4,00 per cento, mercato del lavo- ro flessibile, produttività elevata e disoccupa- zione ai minimi storici).

I mercati, però, avevano aumentato i tassi a lungo termine di almeno un punto percentuale (scoraggiando gli investimenti) e mantenuto bas- si quelli a breve termine (incoraggiando i consu- mi) con un effetto inflazionistico, seppur ridotto.

• La Banca Centrale Europea non ha offerto segnali chiari al mercato con conseguenze negative.

La Banca Centrale Europea da mesi, con posi- zioni anche differenziate al proprio interno, “pro- metteva” un aumento dei tassi d’interesse ufficia- li. Gli annunci, sino al 4 novembre scorso, non erano stati tradotti in pratica. Non si accusa la BCE di aver effettuato la manovra in ritardo, ma che la

“minaccia” sia stata utilizzata dal mercato per alzare i tassi applicati alla clientela ancora prima dell’aumento di quelli ufficiali.

Infatti, nei suoi pochi mesi di vita, la banca ha creato prima scompiglio abbassando in maniera inattesa il tasso di riferimento dal 3,00 al 2,50 per cento, poi, dichiarando che il tasso di riferimento non era d’ostacolo alla ripresa, ha innescato un’aspettativa “rialzista”. Così per mesi il mercato e il sistema bancario sono rimasti in attesa di sapere la data e la quantità dell’aumento del tasso e al tempo stesso hanno agito come se l’aumento ci fosse già stato.

Infine, quando l’aumento c’è stato, le motiva- zioni addotte si sono rilevate assai discutibili poi- ché, salvo la decisione relativa alla massa moneta- ria, in concreto, non è cambiato nulla rispetto al recente passato.

E’ necessario, perciò, che la BCE non attui la

“politica degli annunci”: è troppo giovane per comportamenti simili a quelli di organismi ben più consolidati! In futuro, le scelte della Banca Centrale Europea dovranno guidare e non segui-

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re quelle dei mercati ed evitare che si inneschino aspettative rialzistiche. Se così non fosse, eurolandia potrebbe avvitarsi in una spirale per- versa da cui le sarebbe molto difficile uscire.

• La ripresa economica nei Paesi dell’area dell’euro, secondo la BCE, rischia di far risalire l’inflazione, particolarmente nei paesi che non hanno concluso il proprio processo d’aggiu- stamento economico.

- La giustificazione portata dalla BCE, per aumentare i tassi, parla di una possibile tensione inflattiva nel 2001 (!!!!).

- Trattando d’inflazione, la prima cosa da dire è che a livello europeo è molto lontana dal 2,00 per cento, fissato come limite dalla BCE. Essa oscilla ancora intorno all’1,20 per cento medio (0,90 per cento per quanto riguarda i prodotti fondamentali dei mag- giori paesi dell’UEM) rispetto allo 0,80 per cento precedente, a causa della “forte” ri- presa industriale (anche se il forte aumento di agosto ha avuto come controaltare la flessione di ottobre e novembre).

- Un’impennata dell’inflazione è, al momen- to, non preventivata. Il rafforzamento del- la concorrenza per il processo di “deregu- lation” in atto nei paesi europei in settori sino a ieri “monopolistici” con le più che possibili conseguenti riduzioni dei prezzi, non produce crisi inflazionistiche come quelle conosciute negli anni ottanta. Ad esempio, in tutti i paesi, la deregolamenta- zione dei settori telefonici insieme alla globalizzazione dei mercati, ha consenti- to, in molti casi, una riduzione o almeno una rimodulazione delle tariffe, con un’in- cidenza positiva sugli indici del costo della vita maggiore del previsto.

- Un effetto inflattivo potrebbe derivare dal rilancio del settore immobiliare, che sta beneficiando, sia come offerta sia come domanda, dell’abbassamento dei tassi di interesse. Infatti, la ripresa del mercato immobiliare ha portato un aumento dei prezzi per tutto il settore e in tutta Europa.

Le modifiche all’indice dei prezzi al consu- mo è però del tutto marginale, per cui neppure in questo caso si prospettano fiammate inflazionistiche.

- Ulteriore elemento che non fa temere una ripresa inflazionistica è la politica salariale.

Le organizzazioni sindacali di tutta Europa stanno mantenendo una forte responsabi- lità nelle richieste salariali, legando gli in- crementi salariali all’aumento della produt- tività e della competitività, tanto che gli aumenti, al netto di quelli per competitività, sono in linea con i tassi d’inflazione. Ciò, se confermato nelle prossime tornate con- trattuali, bloccherà sul nascere aspettative inflazionistiche.

- I prodotti diversi dal petrolio non hanno subito aumenti significativi: anzi, in alcuni casi, hanno avuto aumenti vicino allo zero.

- Circa il caro petrolio e il suo effetto inflattivo si può leggere in maniera diversa da quella più usuale. Attraverso l’aumento del prez- zo al barile, che non potrà comunque salire

oltre certi limiti nell’interesse stesso dei Paesi produttori, questi Paesi avranno un miglioramento delle proprie economie con la conseguenza di aumentare le proprie importazioni dai Paesi occidentali, in parti- colare da quelli di eurolandia, rilanciandone le esportazioni e quindi spingendo verso l’alto la ripresa economica.

- L’innalzamento delle aspettative inflazioni- stiche è segnalato prima di tutto dall’au- mento dei tassi d’interesse a lungo termi- ne. Ad ulteriore dimostrazione che non esistono tali aspettative i tassi a lungo ter- mine non sono in aumento e, addirittura, dopo l’annuncio della BCE, sono calati.

• La situazione interna italiana.

Per verificare l’impatto degli aumenti decisi dalla BCE, è necessario partire, per l’Italia, dagli scorsi mesi di luglio e agosto, quando molte ban- che (260) hanno aumentato i tassi d’interesse attivi (a proprio favore), cioè quelli relativi alle linee di credito e ai mutui, in un “range” compreso tra 0,20-2,00 punti percentuali e diminuito quelli passivi (a favore della clientela), scesi in alcuni casi allo 0,125 per cento, senza una concreta motiva- zione.

L’operazione, agli occhi dei più, non fu vista come scarsamente “giustificata” dalle indicazioni del mercato, ma piuttosto come una “furbata” a fronte del possibile aumento dei tassi internazio- nali, primo fra tutti quello statunitense. Tasso effettivamente aumentato, anche se solo succes- sivamente alla raffica di aumenti, dello 0,25 per cento (dopo un pari aumento dei mesi scorsi) e senza alcuna ripercussione sui tassi della Banca Centrale Europea.

La manovra dell’estate è stata vista da molti osservatori come un modo per sistemare i bilanci, anche se non ai livelli del 1998, cercando di recu- perare quanto non lucrato dalle operazioni di borsa, dall’andamento al ribasso dei mercati che ha fatto ridurre le transazioni e quindi le commis- sioni percepite, di far fronte alle sofferenze, che sembrano nuovamente tendere verso il rialzo.

Peraltro se le motivazioni delle banche fossero state legate al mercato non si comprende in ogni caso l’avvenuta riduzione dei tassi passivi.

Le rimostranze avanzate sull’aumento dei tas- si sui mutui hanno dato il via, tra l’altro, ad un’in- dagine della Commissione Finanze e Tesoro, che ha portato ad una conclusione sconcertante. Pri- ma ancora che la Commissione presentasse il proprio giudizio conclusivo, Governo, Banca d’Ita- lia e molti altri, oltre ovviamente all’Associazione Bancaria Italiana, avevano dato la propria totale assoluzione non solo l’aumento dei tassi d’inte- resse, ma anche a possibili azioni di “cartello”

poste in essere dalle banche.

Tale giudizio potrebbe anche essere quello giusto, (anche se esistono molti dubbi), ma divie- ne, comunque, ingiusto quando non tiene conto di tre fattori fondamentali:

1. Il giudizio era riservato alla Commissione che aveva proposto l’indagine.

2. Nessuno ha fatto alcun riferimento all’abbas- samento dei tassi d’interesse passivi.

3. Nello stesso periodo è stata prorogata, per un supplemento d’inchiesta dovuta a nuovi pe-

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santi indizi, l’indagine su tredici delle principali banche italiane che sotto il nome “amici della banca” si riunivano per concordare le condi- zioni da praticare alla clientela.

Questi sono i fatti accaduti nel recente passa- to. Oggi si rischia di avere una nuova ondata di aumenti, in larga parte ingiustificati.

Per esaminare i possibili scenari italiani è utile partire dagli aspetti negativi:

- Gli indicatori economici sono lontani dalla media europea e il Paese ha perso parte dell’al- to livello di competitività precedentemente acquisito.

- Le ultime aste dei titoli di Stato hanno mostra- to un rendimento decrescente. In precedenza i tassi erano saliti di molto a causa dell’attesa della modifica del tasso ufficiale della BCE e della paura di una ripresa dell’inflazione, più importante che in altri paesi, e quindi con un anticipo dell’aumento della loro struttura per ridurre il rischio inflattivo (il classico serpente che si morde la coda).

- Il debito pubblico italiano è quasi doppio ri- spetto quello previsto dal Trattato di Maastricht e il pagamento dei relativi interessi incide in maniera pesante sulle casse dello Stato.

- Il sistema bancario ha aumentato i tassi di inte- resse e si sta muovendo per nuovi aumenti.

- Infine, non fa certamente bene all’economia e ai mercati, una situazione politica che conti- nua ad essere percorsa da continue “crisi”,

“finte crisi”, “pre crisi” politiche.

Il quadro non sembra essere roseo, ma appro- fondendolo, è dimostrabile che la situazione na- zionale è meno nera di quanto sembri.

Il problema più importante è il servizio del debito pubblico, ma non tanto da essere irrisolvibile. Infatti, da un lato le politiche attuate negli ultimi anni dal Ministero del Tesoro hanno ridotto notevolmente i rischi legati all’aumento dei tassi, dall’altro le ultime emissioni avevano già scontato l’aumento dei tassi. Infatti, negli ultimi anni si è avuto un allungamento della durata dei titoli, riducendo quelli a breve termine, che più di altri soggiaciono alle fluttuazioni dei mercati; sono in scadenza i titoli “più vecchi” con rendimenti elevati (le previsioni governative erano state ef- fettuate in maniera “pessimistica”); infine, i ricavi derivanti dalle privatizzazioni, potranno consen- tire di ritirare dal mercato i titoli più onerosi e, contemporaneamente, ridurre il peso del debito in linea capitale. Peraltro, se dovesse risultare corretta la decisione della BCE, dovrebbe aversi una riduzione dei tassi di interesse dei titoli di Stato a lungo termine con un beneficio per le casse pubbliche.

Prima di passare alle conclusioni sono da ana- lizzare le future iniziative della BCE. Il primo seme- stre del 2000 non dovrebbe portare modifiche ai tassi d’interesse di riferimento, poiché, a detta della stessa BCE, la manovra attuale ha raffredda- to anticipatamente eventuali spinte inflazionisti- che. Successivamente è difficile fare previsioni, ma con una ripresa forte è legittimo attendersi entro la fine del 2000 o, al massimo all’inizio del 2001, un nuovo aumento dei tassi di interesse, che potrebbero giungere fino al 3,50-4,00 per cento.

In conclusione, non sembra errato pensare che l’aumento dei tassi d’interesse sia avvenuto (invertendo la regola aurea del ruolo di guida degli istituti centrali) più per rispondere a quanto già deciso dai mercati che non per tenere sotto controllo l’inflazione, che, come ammesso dalla stessa BCE, deve essere valutata a livello europeo e non delle singole nazioni, ben lontana quindi dal limite “invalicabile” del 2,00 per cento fissato dalla stessa Banca.

Un aumento quindi non condivisibile, almeno come momento. Sarebbe stato più logico con- sentire una ripresa generalizzata e consolidata di tutta l’area ed eventualmente, in presenza di reali rischi, un rialzo dei tassi nel corso del 2000. Con la decisione assunta si rischia invece di ritardare una ripresa già lenta e di dover intervenire nuova- mente il prossimo anno.

La speranza è che la forza della ripresa (come indicano tutti gli indicatori economici) sia più forte delle decisioni della BCE.

A livello nazionale la conclusione deve essere più argomentata.

L’innalzamento dei tassi d’interesse avrà un impatto doppio in Italia rispetto a quello di quasi tutti gli altri paesi, in quanto tutti gli indicatori economici mostrano un livello doppio rispetto alla media europea. Per cui l’Italia più degli altri paesi sopporterà il peso delle decisioni della BCE e del sistema bancario. L’unico su cui si può inci- dere è quest’ultimo.

Importante sarà il ruolo del sistema bancario nazionale che, tenuto conto delle scelte effettua- te negli ultimi mesi, avrebbe gravi responsabilità se agisse senza ricordare che una parte della struttura dei tassi (medio e lungo termine) ha già subito un incremento. Le modifiche dovrebbero quindi riguardare solo i tassi a breve termine (ad esempio, le operazioni agganciate all’Euribor) e l’abbassamento di quelli a lungo termine, dal lato dell’attivo, e l’incremento dei tassi sui depositi, dal lato del passivo.

Purtroppo, la storia delle banche italiane mostra una notevole rapidità nell’aumento dei tassi attivi (in questo caso addirittura anticipa- to), ma una notevole lentezza nell’aumento di quelli passivi (cd. vischiosità del mercato), spes- so di misura inferiore rispetto alle decisioni delle Autorità centrali.

Altro fattore da molti ritenuto importante è la concorrenza. Si dice che il sistema bancario italia- no sia molto più attento del passato agli aspetti concorrenziali. I fatti non sembrano coincidere con la realtà. Al di là della forma degli aumenti avvenuti, infatti, nella sostanza gli incrementi hanno avuto un risultato sostanzialmente omo- geneo: a partire dall’estate i costi per la clientela bancaria sono aumentati circa dell’1,00 per cento, a prescindere dalla banca di riferimento.

Sfortunatamente quanto auspicato si è imme- diatamente rivelato una “pia illusione” per i com- portamenti attuati nel giro di 48 ore da alcune banche nazionali (Gruppo Intesa, B. Roma, BNL, B.

Napoli) che hanno aumentato i tassi attivi e lascia- to invariati quelli passivi.

In conclusione, è necessario recuperare com- portamenti coerenti da parte di tutti i soggetti interessati, senza cercare di utilizzare le decisioni

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europee per fini diversi da quelli per cui sono state prese. In particolare:

• Il sistema bancario non deve vivere l’aumento come una possibilità di modificare le condizio- ni ai fini del proprio bilancio e deve far vivere con la massima trasparenza le decisioni che intende assumere.

• Le autorità monetarie nazionali devono vigila- re sul corretto comportamento del sistema bancario.

• Il Governo e il Parlamento devono risolvere i nodi strutturali italiani (occupazione, prezzi, spesa pubblica, concorrenza, ecc.) per non avere un Paese con condizioni economiche peggiori degli altri.

• La collettività deve controllare ed eventual- mente denunciare i comportamenti del siste- ma bancario.

Il Paese non potrebbe sopportare di entrare in una nuova spirale negativa quando non si è anco- ra ripreso dagli sforzi per entrare nell’euro.

COS’È IL TASSO DI INTERESSE

I termini economici sono entrati prepotente- mente nella vita di ciascun individuo.

Per cercare di comprendere meglio l’oggetto del presente lavoro , cioè il tasso d’interesse, può essere utile spiegare quale sia il suo significato e la sua azione a livello economico.

Il tasso di interesse è il prezzo richiesto da un soggetto (creditore) per privarsi temporaneamen- te del proprio denaro, prestandolo, per un perio- do di tempo, ad un altro soggetto (debitore).

Il tasso d’interesse è influenzato dalla richiesta e dall’offerta di denaro. Ad esempio, in un periodo in cui l’offerta di denaro è bassa, i tassi d’interesse tendono a crescere e viceversa. Alti tassi d’inte- resse tendono, però, a ridurre la domanda di finanziamenti, perché riducono il reddito dispo- nibile del debitore. In questo modo rallentano gli investimenti e tutta l’economia di un sistema.

In un “mondo perfetto” una situazione come quella descritta dovrebbe far ridurre i tassi per riportarli ad un punto d’equilibrio accettabile sia dall’offerente sia dal richiedente. Il fatto è che non si vive in un “mondo perfetto” e che molte variabili economiche e politiche influenzano la struttura dei tassi (un esempio classico è l’anda- mento dell’inflazione, un altro la necessità dello Stato di finanziarsi e di offrire quindi a coloro che li acquistano titoli del debito pubblico a condizio- ni particolarmente vantaggiose).

Il tasso d’interesse è poi uno strumento di politica monetaria, utilizzato dalle banche cen- trali, nazionali prima, europea oggi, per far rag-

giungere al sistema di riferimento almeno due risultati: crescita economica e stabilità dei prezzi.

Quanto riportato si riferisce, principalmente, al mercato a breve termine. Più complicata la situazione di quello a medio e soprattutto di quello a lungo termine.

Questi comparti sono più difficilmente controllabili dalle autorità centrali giacché sottostanno a un numero di variabili più ampie:

andamento dei mercati finanziari, evoluzione della situazione economica di riferimento, andamento dell’inflazione.

L’unica variabile che l’Autorità centrale può cercare di controllare è quella dell’inflazione, in- nalzando i tassi in caso di previsione d’aumento, e abbassandoli quando il tasso inflattivo non è ritenuto un rischio imminente.

RIFLESSI PER L’AUMENTO DEI TASSI D’INTERESSE DI RIFERIMENTO Titoli di Stato. Il tasso di interesse dei titoli di lunga

durata dovrebbe ridursi, mentre quello dei titoli di durata media potrebbe essere in- fluenzato dalle attese per il rialzo dei tassi americani.

Mutui a tasso fisso. Non è giustificato l’aumento del tasso di riferimento. L’unico aumento potrà riguardare il tasso d’ingresso che, di norma, riferimento a parametri di breve termine.

Mutui a tasso variabile. I mutui con parametro di riferimento a breve termine subiranno, dalla prossima rata, un aumento. Tra tali para- metri rientra l’Euribor, il tasso più utilizzato in questa tipologia di mutui.

Depositi e conti correnti. La BCE ha aumentato dello 0,50% anche il tasso sui depositi; per- tanto il sistema bancario dovrebbe aumen- tare la remunerazione della raccolta. Il ri- schio è un ritardo nell’adeguamento e una misura dell’aumento più bassa.

E’ importante un controllo sull’operato delle banche a livello individuale da parte del singolo cliente (chiedendo alla banca la re- visione delle condizioni), a livello collettivo delle associazioni di difesa dei consumatori (chiedendo all’ABI un comportamento da parte delle associate).

Obbligazioni. Aumento dei rendimenti.

Future su titoli di Stato. Aumento dei rendimenti, anche superiori allo 0,50%.

Investimenti azionari. La previsione è di una ripre- sa, in accordo con il rilancio dell’economia, lento ma irreversibile.

Fabio Picciolini

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