CORTE DI APPELLO DI BARI
INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO SABATO 22 GENNAIO 2022
INTERVENTO DEL RAPPRESENTANTE DEL CSM Cons. dott. Michele Ciambellini
Rivolgo i miei saluti a tutti i presenti in aula
Al Signor Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione Al Signor Presidente della Corte di Appello,
alla Signora Procuratrice generale, al Signor Sottosegretario
al Signor Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, ai rappresentanti della dirigenza e del personale amministrativo Autorità civili ed ecclesiastiche
un saluto anche a tutti coloro che ci seguono a distanza, in particolare a tutti i colleghi ed i cittadini che seguono grazie a Radio Radicale questa cerimonia e che grazie al servizio da essa reso possono seguire i lavori del Consiglio Superiore e tutti i temi della Giustizia.
Il mio primo pensiero va ai colleghi, al personale amministrativo, agli appartenenti alle FF. OO., a tutti coloro che lavorano nel Ministero della Giustizia ed agli avvocati che, nell’anno giudiziario appena trascorso, hanno perso la vita o si sono gravemente ammalati di Covid 19 nello svolgimento dei loro compiti. Il loro sacrificio è simbolo di un’Italia consapevole del carattere realmente essenziale della giurisdizione
nell’attuazione dei diritti riconosciuti ad ogni cittadino e ad ogni uomo dalla nostra Carta Costituzionale.
Immane è stato il lavoro dei capi degli uffici e dei loro collaboratori nell’affrontare, direi in maniera vincente, questa emergenza. Che speriamo possa cessare al più presto.
Ma molte altre dure prove ha affrontato il CSM nell’anno appena trascorso.
Sconcertante la vicenda relativa alla consegna di alcuni atti di indagine da un sostituto procuratore della Repubblica di Milano ad un consigliere togato, successivamente cessato dalla carica, vicenda pubblicamente emersa solo dopo l’intervento con cui in Plenum un Consigliere riferiva di avere ricevuto un plico contenente alcuni verbali di interrogatori.
In relazione a tali accadimenti il Consiglio disponeva il licenziamento disciplinare di una sua dipendente, indagata con l’accusa di avere inviato ad alcuni giornalisti alcuni di questi verbali.
Successivamente anche la sezione disciplinare era chiamata ad affrontare la questione in sede cautelare, ovviamente per quanto riguarda il magistrato ancora in servizio.
Di tali fatti, e di altri ad essi collegati, si occupano le Procure di Brescia, Roma e Perugia. Tutto il Consiglio resta in fiduciosa attesa del lavoro delle competenti autorità giudiziarie.
Ma al tempo stesso, in considerazione dell’obiettivo clamore suscitato dalla vicenda, la Prima Commissione sta svolgendo apposita istruttoria relativa alla situazione ambientale preso la Procura di Milano ed i suoi componenti si recheranno personalmente presso gli uffici milanesi fra pochi giorni.
La sola teorica possibilità che tale vicenda possa avere avuto qualche influenza sulle dinamiche interne consiliari inquieta profondamente. Non è accettabile l’idea di un Consiglio superiore dove alcuni sanno cose che non si possono sapere o comunicano cose che non si possono comunicare. Diversamente, si altererebbe il principio di
Costituzione. E’ necessario per tutti sapere al più presto la verità. Ferma restando la presunzione di innocenza delle persone coivolte.
Invero, il tema della concreta parità dei consiglieri non può ritenersi risolto dalla semplice constatazione che ciascuno di essi, al momento del voto, possa alzare una sola mano.
Indubbiamente le frequenti interlocuzioni televisive o giornalistiche di alcuni componenti del CSM - a volte anche su temi ed accadimenti consiliari - pongono il tema di quale sia il giusto punto di equilibrio fra diritto di manifestazione del pensiero, diritto di informazione ed esigenze di riserbo connesse alla natura dell’Organo di rilevanza costituzionale, a volte anche solo in termini di opportunità.
Nonostante le numerosissime attribuzioni del Consiglio Superiore, il tema sempre al centro dell’attenzione è quello delle nomine dei direttivi e semidirettivi, specialmente degli uffici requirenti.
Si dice che le nomine del CSM siano spesso annullate, ma non è così.
Per un’analisi razionale del tema occorre, a mio avviso, partire da alcuni dati.
Da un esame dei nostri registri operato dalla Segreteria della Quinta Commissione, risulta che alla data del 22.12.2021, gli incarichi conferiti nel 2021 ammontano a 70 direttivi e 79 semidirettivi, per un totale di 149 conferimenti, compresi i riesami (ossia le riedizioni di potere in seguito ad annullamento).
Per quanto la percentuale di proposte unanimi sia sensibilmente scesa rispetto agli anni precedenti (da un 75-80 % all’attuale 50 %), essa è rimasta comunque significativa, indicando che, in un numero rilevante di casi, il Consiglio riesce a trovare convergenza su un unico nome.
Quanto al numero di delibere impugnate, nel 2021 il numero totale di contenziosi su conferimenti è pari a 33, di cui 4 (3 direttivi e 1 semidirettivo) riguardano nomine del 2020 e 29 (17 direttivi e 12 semidirettivi) riguardano le nomine effettuate nel 2021,
con la percentuale del 19,46% di impugnazioni su nomine del 2021. In sintesi, è impugnata una delibera su cinque.
Non disponiamo di dati ufficiali relativi alla percentuale di accoglimento dei ricorsi ma, da un semplice esame dell’ordine del giorno di commissione, si può certamente affermare che il numero di procedure per “riedizione del potere” a seguito di annullamento sia assolutamente esiguo, nell’ordine di due o tre su alcune decine.
Tuttavia, in alcuni casi, esso è relativo ad incarichi direttivi di altissimo livello.
Per tale motivo il tema del rapporto del Consiglio con le decisioni del giudice amministrativo è di grande attualità.
In questi giorni si sono lette ed ascoltare molte voci sul rapporto tra l’ordine giudiziario e la giurisdizione amministrativa. Quest’ultima, a detta di alcuni commentatori, esorbiterebbe, in alcuni casi, dalla propria funzione, richiedendo una pronta risposta del Consiglio.
Io non ritengo che questo sia il rapporto che si instaura tra il C.S.M. - che nella nomina dei dirigenti svolge un’attività di alta amministrazione - ed il suo giudice, cioè quello amministrativo, che esercita la propria giurisdizione.
L’attuale assetto costituzionale non prevede in alcun modo che il Consiglio
“dialoghi” con una Corte, quale che essa sia.
Il dialogo si svolge soltanto tra giurisdizioni e la prima cosa che occorre fare innanzi al proprio giudice è rispettare la sua funzione ed il suo prestigio.
Qualora si ritenga che il giudice amministrativo abbia travalicato i limiti della sua giurisdizione, è possibile accedere agli strumenti che l’ordinamento appresta in termini di giurisdizione.
Cosa che il Consiglio ha fatto, molto di recente, nel caso della nomina del Procuratore della Repubblica di Roma. La Corte di Cassazione ha risposto con due sentenze in cui ha ricordato che la circolare, meglio nota come T.U. Dirigenza Giudiziaria, non è atto normativo ma amministrativo, con il quale il Consiglio si è autovincolato nella esplicazione della propria discrezionalità.
Ci ha ricordato la Corte di Cassazione, altresì, che la scelta tra più candidati di colui al quale debba essere conferito l’incarico direttivo di un ufficio giudiziario pertiene a materia che la Costituzione, con gli articoli 105 e 108, riserva al legislatore il quale vi ha provveduto, nel quadro dell’ordinamento giudiziario, con il decreto legislativo 160 del 2006.
Il Giudice amministrativo può e deve anche, quindi, interpretare i parametri normativi e, nel contesto normativo attuale, neppure può immaginarsi che il ricorso in cassazione per motivi inerenti la giurisdizione comprenda anche un sindacato su errores in procedendo o in iudicando.
Non è quindi prospettabile, nemmeno in linea teorica, in questa materia, una questione attinente al rapporto tra giurisdizioni perché il Consiglio non rappresenta la giurisdizione ordinaria.
Il rapporto che intercorre tra Consiglio e Giurisdizione amministrativa è questione che invece attiene al normale rapporto tra la parte, una parte pubblica, con il proprio giudice.
Allora, in uno Stato di diritto, a ciascuno il proprio Giudice. E il Giudice deve essere rispettato conformandosi alle sue decisioni, non fornendo risposte, né prospettando reazioni.
Qualsiasi cittadino innanzi ai propri Giudici, siano essi amministrativi o ordinari, non può che conformarsi o sperimentare i mezzi di impugnazione previsti senza alludere né all’uso di sentenze ad orologeria, né ad altri espedienti retorici potenzialmente idonei, essi stessi, a delegittimare una funzione giurisdizionale che è unitaria nel nostro ordinamento.
Quindi il punto in questione è proprio questo, poichè il Consiglio Superiore ha scelto - in questo momento storico sempre di più - di autovincolarsi ad una serie di criteri che sono inadeguati e stringenti a tal punto da non poter più recuperare quel margine di ampia discrezionalità che in alcuni casi sarebbe particolarmente necessaria, non può che imputare a questa scelta la necessità del rispetto di quei parametri e di quei
criteri, senza invocare o paventare impropriamente una sottrazione al controllo giurisdizionale.
Né risponde ad adeguate esigenze di trasparenza dei fini, che il Consiglio si autolimiti (si veda la recente modifica della circolare di Terza Commissione relativa all’accesso al Massimario ed alla legittimità) fissando griglie con punteggi, per poi muoversi con una eccessiva discrezionalità nella loro attribuzione.
Ciò detto, va francamente ammessa una forte criticità relativa ai tempi di percorrenza delle procedure di nomina - in media vicini ad un anno - assolutamente controproducenti per il buon funzionamento degli uffici.
In alcuni casi, paradossalmente, la durata della vacanza resta assai lunga anche quando la “caducazione” del direttivo o semidirettivo sia effetto di un provvedimento del CSM (una non conferma o un trasferimento ex art. 2 Legge Guarentigie) oppure di una decisione della Sezione Disciplinare (trasferimento cautelare).
Va rilevato che l’applicazione rigida del criterio di trattazione delle pratiche secondo l’ordine di vacanza della sede se, da un lato, ha eliminato alcune polemiche e possibili distorsioni applicative, dall’altro ha inevitabilmente allungato i tempi.
Occorrerebbe quantomeno individuare dei criteri oggettivi per “stralciare” alcune categorie di nomine di maggiore urgenza, per meglio alle problematiche dell’ufficio interessato. Così come si potrebbe rendere più essenziale la discussione in commissione (sebbene alcune recenti, ma fortunatamente isolate, sentenze abbiano letteralmente “contato” i minuti di durata dell’esame della pratica in commissione).
Quest’anno la Quinta Commissione dovrà affrontare ulteriori nomine relative ad uffici di particolare rilevanza e complessità: penso fra le principali, all’incarico di PNA, di Procuratore di Milano, di PG presso la Corte di Cassazione.
Spero che possano trovarsi delle convergenze unanimi, improntate a senso istituzionale. Tuttavia senso istituzionale non significa necessariamente unanimismo.
A volte vi sono convergenze che non uniscono e a volte divergenze che non dividono.
Metodo democratico che, per i provvedimenti del CSM, si sostanzia nel rispetto delle procedure e nell’assunzione, da parte di tutti i suoi componenti, di determinazioni pienamente ponderate, libere, indipendenti, rispondenti alla legge, alle fonti secondarie ed alle nostre circolari.
Senso istituzionale e metodo democratico, infine, per essere realmente praticati esigono una condivisione da parte di tutti e non possono mai intendersi come un dovere di convergenza delle minoranze.
Molte sono le attività del Consiglio nell’anno appena trascorso, di cui vorrei riferirvi.
Ma, dati i limiti di tempo, vi rimando alle linee guida indirizzate dalla Sesta Commissione a tutti i consiglieri, per il discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario, che potrete trovare sul sito del CSM.
Mi avvio alla conclusione con uno sguardo alla realtà di questo Distretto.
Molti uffici presentano drammatiche scoperture di organico che è difficile sperare possano essere coperte con i trasferimenti ordinari. Basti pensare alle 11 scoperture effettive fra i ranghi della Corte di appello, pari al 25 % della pianta organica, all’11% di scopertura effettiva nella Sezione lavoro della stessa Corte, al 13 % in Tribunale, il 17 % in Procura Tribunale, il 16 % presso la Procura di Foggia (scopertura destinata quasi a raddoppiare per effetto dei trasferimenti ordinari che saranno deliberati nelle prossime settimane), 9 % e 27 % in Tribunale e Procura Trani.
Numeri intollerabili in un Distretto che deve affrontare una grande richiesta di giustizia, sia nel settore civile che in quello penale, sulla quale si gioca la credibilità dello Stato.
E, anche a guardare all’arrivo degli attuali MOT in corso di tirocinio, la situazione non potrà migliorare prima di ottobre prossimo. Data da cui inizierà una lunga traversata nel deserto la cui durata può stimarsi in circa due anni e mezzo.
Numeri destinati anche ad aumentare per un circolo vizioso per cui più le sedi sono afflitte da scoperture, maggiore è la richiesta di abbandonarle e minore la richiesta di trasferimenti a domanda verso di esse.
Tutto questo, in attesa che sia emesso il DM per la determinazione delle Piante Organiche Flessibili Distrettuali e nella speranza che esse possano effettivamente produrre gli effetti auspicati (sperando che gli incentivi economici siano effettivamente tali).
Nell’ultimo Plenum svolto alla presenza del Presidente della Repubblica ho evidenziato l’assoluta necessità che il Consiglio si occupi con eguale rapidità della nomina dei direttivi così come dei trasferimenti che riguardano grandi e piccoli uffici.
Ho chiesto - e continuerò a farlo con forza e costanza - la celebrazione di una seduta straordinaria dell’Assemblea Plenaria a Foggia, città simbolo di un Sud lasciato senza risorse adeguate a fronteggiare un’emergenza criminale che è ormai eufemistico definire tale, data la sua stabilità e protrazione negli anni.
E’ indispensabile che l’attenzione già mostrata dal CSM nella precedente consiliatura per il territorio foggiano si mostri costantemente viva e presente.
La questione meridionale in magistratura si è raffreddata. Chi ci crede ancora ? Chi ci crede ancora faccia qualcosa di concreto. Cosa diceva Don Tonino Bello ?
“Solo se avremo servito potremo parlare ed essere creduti” e ancora “conta più un gesto di servizio che tutte le prediche e le omelie”.
In questo momento il Consiglio, per recuperare piena credibilità, deve “servire” più che “parlare”.
Credibilità che richiede anche strutture adeguate per l’esercizio della giurisdizione.
Tema di drammatica importanza a Bari e nel distretto, sul quale sono certo che il Ministero stia destinando massima attenzione e sforzi.
Ma non è accettabile avere Tribunali in cui non vi sono aule sufficienti per celebrare tutte le udienze che pure potrebbero essere tenute, in considerazione del numero di magistrati disponibili. “Più magistrati che aule” è una condizione inaccettabile, al pari
Tutti guardiamo con grande attenzione alla prossima elezione del nuovo Capo dello Stato, anche in considerazione del suo ruolo di Presidente e guida del CSM.
Auspichiamo che il Parlamento sappia scegliere – come è stato per il Presidente Sergio Mattarella che qui ancora ringrazio per la sua opera di questi anni - una persona che appaia e sia realmente super partes, attenta alla effettiva realizzazione della indipendenza e autonomia della magistratura voluta dai nostri Padri Costituenti.
La Magistratura ed il suo organo di governo autonomo dovranno presentarsi forti e credibili di fronte a commemorazioni che non consentiranno ipocrisie. I 40 anni dall’uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa ed i 30 anni dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio.
L’anno trascorso è stato travagliato ma ha avuto il suo raggio di sole: a maggio vi è stata la beatificazione di Rosario Livatino. Il Papa lo ha definito “un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede ed il suo impegno al lavoro”.
Come ho già detto, non c’è più spazio per le ipocrisie.
La coerenza fra principi espressi e comportamenti concreti è presupposto indefettibile della credibilità del magistrato. Ed anche del Consigliere.
Buon anno giudiziario a tutti.