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Una memoria per il futuro Esperienze nell Insmli e nel Landis

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322 Aurora Delmonaco

attraverso percorsi di lungo periodo, che diano il senso di processi storici di culture e civiltà, anche utilizzando la storia comparata, oltre l’ot­

tica dominante della storia occidentale; la plu­

ralità delle storie; l’interdisciplinarità tra la sto­

ria e le altre discipline.

Secondo il dettato della riforma dei cicli, il curricolo stabilisce alcuni indirizzi generali di organizzazione della materia, mentre spetta alle scuole, nella dimensione dell’autonomia, indi­

viduare i contenuti e la programmazione. A no­

stro avviso, il curricolo dovrebbe essere consi­

derato una strategia, che gli insegnanti mettono in atto al fine di programmare l’apprendimento degli studenti. La strategia, secondo la defini­

zione di Morin, è la scelta di uno tra i diversi scenari possibili di azione, sulla base delle co­

noscenze in possesso in un contesto incerto, co­

me è di fatto la dimensione della vita, e non un programma di insegnamento tradizionale, de­

terminato a priori da una sequenza di azioni preordinate in vista di un obiettivo. La strategia non fornisce una soluzione certa, ma è una scom­

messa, sostenuta dalle scelte di responsabilità educativa dei docenti. Assumendo come centra­

li le esigenze formative, cognitive ed emotive dei bambini e dei ragazzi, la finalità generale è quella di “apprendere a imparare” e quindi an­

che di “apprendere a vivere”.

Laurana Lajolo

Una memoria per il futuro Esperienze nell’Insmli e nel Landis

Aurora Delmonaco

Osservare come gli storici ricostruiscono il pas­

sato, imparare a trasporre nell’insegnamento la sostanza della storia senza che ne impallidisca­

no i connotati scientifici, rispondendo tuttavia alle esigenze della comunicazione fra le gene­

razioni, scoprire le pratiche didattiche in cui si addensi il significato del rapporto fra la storia che si costruisce ogni giorno e quella che altri nel tempo hanno vissuto, è il modo in cui la re­

te di Istituti della Resistenza ha lavorato, svi­

luppando scelte fatte cinquant’anni fa.

Alla fine della guerra si pose il problema di come raccogliere i documenti del movimento di liberazione in Italia: poiché nessuno stato mag­

giore ne aveva guidato le azioni, nessun mini­

stero ne aveva controllato gli adempimenti, per la raccolta dei documenti nessun archivio sem­

brava deputato a raccoglierne le tracce. L’ipote­

si di affidarsi all’Archivio centrale dello Stato evocava immagini di depositi sottratti alla ri­

cerca per chissà quanti anni, così Ferruccio Par- ri e gli altri esponenti del movimento di libera­

zione scelsero di lasciare che nelle città, nelle province, nelle regioni nascessero istituti, libe­

ramente fondati, come centri di raccolta dei do­

cumenti, biblioteche, sedi d’elaborazione e tra- smis sione della memoria, aperti a tutti ma in par­

ticolare ai giovani. Col tempo sorsero sessanta- due istituti di questo tipo, raccordati in una rete che aveva al centro l’Insmli di Milano; essi esplorarono la storia del loro territorio e, facen­

do ciò, costruivano la storia d’Italia, invertendo l’ordine che la divulgazione scolastica della sto­

ria prescrive: prima le linee generali, poi le ana­

lisi di dettaglio. Quando un numero sempre mag­

giore di insegnanti si aggiunse alle componenti originarie degli Istituti, i testimoni, gli archivi­

sti e gli storici, il modello di riferimento fu fin dall’inizio innovativo anche sul piano della di­

dattica1.

1 Si vedano leprime annate della rivista dell’Insmli,“Il movimento di liberazione in Italia,poiItalia contemporanea”.

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Si pose il problema del rapporto fra storia lo­

cale e storia nazionale, e sull’onda di questa ri­

flessione2 sorsero negli Istituti le prime sezioni didattiche, caratterizzate appunto dalla coinci­

denza, nello stesso luogo ma anche negli inte­

ressi e negli scopi, dell’attività archivistica, del­

la ricerca e dell’impegno nella scuola: l’Insmli aveva già contribuito alla campagna nazionale grazie a cui nel 1960 i programmi scolastici fu­

rono estesi “fino ai nostri giorni”. I temi erano di grande respiro: le dimensioni dei fenomeni, gli intrecci delle durate, i nodi significativi, le periodizzazioni. Si affacciava il problema della contemporaneità e dell’insegnabilità dei suoi te­

mi, della molteplicità delle fonti, delle modalità di comunicazione, delle interpretazioni.

2 Si vedanogli atti delseminario “Storiad’Italia, storia della Resistenza, storia locale”, Rimini, 25/27 maggio 1979,

“Italia contemporanea”,n. 136, luglio-settembre 1979,pp. 99-126.

3 Lucien Febvre,Verso un’altra storia, in Id.,Problemi dimetodo storico, Torino, Einaudi, 1976, p. 174.

4 Ivo Mattozzi,Contro ilmanuale, per la storiacome ricerca, “Italiacontemporanea”,1978,n. 131.

5Raffaella Lamberti,Illaboratoriodistoria, Italia contemporanea”, 1978,n.132.

6 Lastoria: fontioralinellascuola, Atti del convegno “L’insegnamento dellantifascismo e della Resistenza: didattica e fontiorali, Comune di Venezia, Insmli e Università di Venezia, 12/15 febbraio 1981,Venezia, Marsilio Editori, 1982.

7Nel 1983.

8 Seminariodelle Sezioni didattiche “Gli Istitutistorici e l’insegnamentodella storia”, Bologna, 2/4 novembre 1986 (cfr.

Raffaella Lamberti, GliIstituti della Resistenza e l’insegnamento dellastoria,“Italia contemporanea”,1987, n. 166).

9 IIdibattito iniziò nel 1986-1987nella Commissione didattica e nel Landis con moltidocumenti preparatori,comele

Tesi sul curricolo distoria”.

In quegli anni la scuola incontrava, con de­

cenni di ritardo, la lezione francese delle “An- nales”, destinata a rimodellame la struttura me­

todologica; gli insegnanti dovevano “libera­

mente lavorare sulla frontiera, sul confine delle scienze sociali, un piede di qua, uno di là. La­

vorare utilmente”3. Sapere e saper fare secondo le logiche interne della storia, anche fuori dal dettato dei libri di testo, recuperando una storia che avesse carne e sangue e intelligenza dei me­

todi, era allora la grande scommessa, secondo obiettivi diversi: arricchire la coscienza critica degli studenti, fin dai primi anni, con le stru­

mentazioni della ricerca, costruire una storia che fosse rapporto attivo con il passato, eliminando l’idea che potessero esistere spazi “vuoti di sto­

ria”, aprire lo sguardo sui soggetti più nascosti, per far comprendere ai giovani come essi stessi fossero protagonisti di storia. La critica all’in­

segnamento passava anche attraverso la revi­

sione dell’uso del manuale4, fino all’ipotesi del­

la sua abolizione. Si delineava una nuova figu­

ra, l’insegnante-ricercatore, e si affacciò l’idea del “laboratorio di storia”5, riprendendo prati­

che e temi già diffusi nell’ambiente della didat­

tica innovativa. Il filtro degli anni ha trasmesso, di quella stagione, il succo di una didattica che è diventata pratica di molti che ne vivono gli esi­

ti magari senza conoscerne i presupposti e le im­

plicazioni teoriche, e tuttavia rappresenta la ra­

dice di nuovi sviluppi, dopo che il tempo ha di­

mostrato l’inconsistenza di alcuni irrigidimenti di principio come quelli sulla questione dei ma­

nuali che oggi si pone in altri termini.

Laricerca conduceva all’ utilizzo di fonti nuo­

ve come quelle orali6 ma, considerata la mole delle esperienze che si compivano, i seminari di confronto non bastavano più. L’Insmli aveva già creato una Commissione didattica per le politi­

che scolastiche, ma era necessario un centro na­

zionale di riferimento che individuasse strategie di percorso, formasse competenze, linguaggi e pratiche capaci di diventare strumento per gli in­

terventi, di sempre maggiore raggio, sul terreno dell’aggiornamento. Si costituì perciò a Bolo­

gna7 il Laboratorio nazionale per la didattica del­

la storia (Landis), un istituto della rete mirato a tali scopi, che cominciò a collegare le sezioni didattiche e a proporre grandi campagne d’inte­

resse comune8 soprattutto dopo che, nel 1985, l’avvio dei nuovi programmi nella scuola ele­

mentare aveva impegnato nell’aggiornamento le sezioni didattiche di varie province, e comin­

ciò a porsi il problema di un nuovo curricolo9.

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324 Aurora Delmonaco

Bisognava stabilire come, che cosa e quanto do­

vessero conoscere gli allievi del quadro storio­

grafico, e secondo quali linee questo dovesse es­

sere disegnato10.

10Omelia Clementi, Grazia Marcialis, Teodoro Sala (acura di), La storia insegnata,Milano,Bruno Mondadori, 1986.

11GuidoQuazza,Resistenzae storia d’Italia. Problemie ipotesidi ricerca,Milano, Feltrinelli, 1976.

12 Convegno nazionale “Il curricolo di storia. Ricerche e proposte dellesezionididattiche degli Istituti storici della Re­ sistenza”, Cesena, 10/13 marzo 1988.

13Alessandro Cavalli (a curadi),Il tempo dei giovani, Bologna,Il Mulino,1985.

14 Aurora Delmonaco, “...fino ai nostri giorni: storia contemporanea e presente,Annale ‘92”, Istituto Romanoper laStoria d’Italia dal Fascismoalla Resistenza (IRSIFAR).

15 Si vedano i“DossierGolfodell’istituto campano per la storia della Resistenza.

16 Scuola Landis performatori“Formarsiper formare. Approccistoriograficiallasoggettività nelcontestodei regimi autoritari”,primo modulo, Bologna,27febbraio/3 marzo 1991; secondomodulo,S.Agata dei due Golfi (Napoli), 1/4 aprile 1992.

17 Interventodi Luisa Passeriniin “Formarsiper formare”, cit.Cfr.Giuliana Bertacchi, Omelia Clementi (a curadi), Formarsi per formare. Un 'idea LANDISdiscuola per formatoridell’areastorico-sociale. Il primomodulo,Bologna, Landis, 1992.

18 Antonio Brusa, documento introduttivo a Formarsi per formare.Spazi, tempi, cittadinanze”, seconda scuola di for­ mazione per formatori Landis, primo modulo Bologna, 5/8 maggio 1994, secondo modulo Trento, 14/16 febbraio 1996.

19 “Formarsi performare”, Bologna1994, cit.

20Claudio Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sullamoralità della Resistenza, Torino,Bollati Boringhieri,1991.

Il tema originario della Resistenza si era già da tempo allargato: la didattica chiedeva spazi di contesto, dimensioni territoriali e durate sem­

pre più ampi11, pluralità di soggetti senza di cui nessuna storia è mai vitale; l’ispirazione radi­

cale di un insegnamento che costituisse memo­

ria di memoria e trasmettesse valori non poteva ridursi a un monito astratto, ma doveva essere messa alla prova dei mutamenti e delle emer­

genze. Ciò significava, da un lato, individuare le direzioni del percorso tra l’oggi e tutti i pos­

sibili ieri12, e dall’ altro aprire lo sguardo sui con­

notati della complessità nel presente, mentre le osservazioni quotidiane e gli studi sociologici13 suggerivano l’ipotesi di uno stacco generazio­

nale, e bisognava comprendere come potesse ri­

comporsi la comunicazione asimmetrica fra le generazioni.

La prospettiva muoveva dal presente verso la contemporaneità più estesa e il passato, per ri­

conquistare il discendere delle epoche fino a noi14 incardinandosi nella domanda di civiltà che nasce dagli sguardi sul mondo (come si po­

tevano ignorare la guerra del Golfo, l’esplosio­

ne dei Balcani e il riproporsi di onori antichi?15).

Bisognava costruire le diverse ampiezze delle

appartenenze, dell’identità singolare e plurale, mostrando in che modo i soggetti della storia si muovessero nelle grandi relazioni che noi chia­

miamo “storia generale”, mentre si affermava la certezza che la “storia di tutti” non potesse na­

scere dalla somma di tutte le storie16 perché que­

sta è possibile solo se si elide ogni differenza:

“la soggettività e l’intersoggettività degli stori­

ci e delle storiche; i soggetti della storia, dai sog­

getti collettivi alla categoria ancora poco esplo­

rata dell’individualità; i soggetti come oggetto dello storico [...] le linee di una nuova storio­

grafia della soggettività”.17

Si pose poi il problema se la “storia del mon­

do” non fosse per caso “una metafora, un espe­

rimento” poiché le storie che conosciamo par­

lano soltanto di luoghi e dei loro abitanti, e og­

gi occorrono anche storie per “coloro che viag­

giano, che non hanno terre”, o per “coloro che la terra la possiedono tutta”18. Bisognava esplo­

rare la costruzione della memoria, dagli archivi

“pesanti” a quelli diffusi, dall’uso pubblico del­

la storia alle invenzioni della tradizione, inter­

rogandosi sul legame fra spazi, tempi e cittadi­

nanze19, nell’esperienza del ritorno furioso, fra le maglie di una crescente globalizzazione, del­

l’arcaismo etnico. Bisognava trovare, nella sto­

ria già compiuta, il nucleo ancora sensibile del­

la scelta20, per mostrare come nel procedere col­

lettivo si annidasse il momento in cui ognuno è

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responsabile, anche nel rifugio della “zona gri­

gia”. Per tutto ciò, gli storici offrivano luce, ma la storia insegnata cominciava a individuare pun­

ti di vista non completamente connessi con quel­

li della storiografia. La scuola si delineava co­

me grande committente della ricerca, con l’esi­

genza delle sue domande. Questo problema ri­

definisce i possibili contorni dell’uso pubblico della storia, che risponde alle domande della po­

litica di massa, ma non sa ancora rispondere a quelle della scuola che prepara il futuro.

Il curricolo doveva essere ponte fra la ricer­

ca e l’insegnamento della storia, lineare, solido, gettato sulle tre arcate dei cicli scolastici secon­

do la gradualità delle strutture cognitive21. Lo scavo sul terreno della storiografia aveva porta­

to in luce una massa tale di problemi che era im­

possibile riversarla tutta sulle fragili cattedre del- l’insegnamento, mentre d’altra parte appariva sempre più chiaro come la storia, ignara delle sue profondità, fosse a scuola una disciplina fria­

bile e stinta, senza più senso. Era perciò neces­

sario intervenire nel tempo concreto delle clas­

si, quello fatto di ore di lezione tenute da inse­

gnanti perplessi a studenti non sempre motiva­

21 Ivo Mattozzi (a curadi), Un curricolo perla storia, Cappelli, Bologna, 1990; Landis, Il curricolodi storia,geo­ grafia e studi sociali nella scuola elementare, Atti del corso di aggiornamento Landis (dicembre 1992/maggio 1993) a Bologna, in collaborazione con l’Irre Emilia Romagna, il Provveditorato agli Studie l’Assessorato al Coordinamento delle Politiche Scolastiche di Bologna, fotocopie; Antonio Brusa, Insegnamento di storiaper la scuolamedia,Firen­ ze,Giunti,1993.SeminarioLandis, Orizzontarsi nella contemporaneità. Storia del Novecento ecurricoli”,Bologna, 25 novembre 1995. Convegno Landis e Associazione Proteo, “Novecento: qualidomande pergli insegnantidi sto­ ria?, Bologna, 10 aprile 1997. Sulcurricolo l’impegno degliIstituti èstato taleche non sipossono citare tuttele ini­

ziative.

22 Cfr. peresempioPina Pedron e Nicoletta Pontalti,Il Novecento trastoria e memoria.Percorsi didattici documen­ tari,Trento, Museostoricodi Trento - Onlus, 1999

23 II primo fu aperto presso l’istituto campano per lastoria dellaResistenza, a Napoli, nel1993.

24AuroraDelmonaco,Dovesi costruisce la memoria. Il laboratorio distoria, inDalla memoria al progetto.Semina­

rio di formazione per docenti, Ministero della Pubblica Istruzione Direzione Classica, Quaderno5,Latina, Liceo scientifico “E.Majorana, ottobre1994.

25 Cfr., tragli altri,il lavorosvolto da MaurizioGusso conlIrreLombardia:S. Citterio, M. Gusso (a cura di), Per un curricolocontinuodi formazione geostorico-sociale nellascuola di base,2voli.,Milano,QuaderniIrrsae, 1994.

26 AlcuniesempiinP.L. Cavalchini,N.Vassallo, L.Ziruolo (a c. di), Il fiumesulla città. Storia e scienzesociali in la­ boratorio nelle fonti della ricerca, Alessandria, Fondazione CassadiRisparmio di Alessandria,Archivio diStatodi Alessandria, Istitutoperla Resistenza e della societàcontemporanea -Sezione didattica e Laboratorio, 1997; E. Tra­

verso (a cura di), Insegnare Auschwitz. Questioni etiche, storiografiche, educative della deportazione e dello stermi­ nio, Torino, Irre Piemonte-BollatiBoringhieri, 1995 (con larghissimi apporti degli Istituti della Resistenza); Conve­

gno nazionale “Razzismo-razzismi”, Ancona, 10/11marzo 1995,organizzato dall’istituto provinciale perla storia del movimentodiliberazione nelle Marchee dallaProvincia di Ancona (da cui èstatotrattoilvideo “L’uomo-le razze i comportamenti” e l’opuscolo guida per la lettura in classe).

ti, per individuare metodologie e punti di attac­

co solidi, strategie comunicative e linee di per­

corso capaci di trasformare in curricolo reale la nuova visione della storia insegnata. La griglia fondamentale messa a punto per le escursioni nel campo della storia (spazi/tempi/soggetti) fu messa a frutto nell’idea di una storia costruita

“laboratorialmente”, terza via fra la ricerca sul campo e la memorizzazione, che ha prodotto moltissimo materiale negli Istituti, guida per una didattica rinnovata, di grande ricchezza com­

plessiva22. Nacquero i primi laboratori di sto­

ria23, spazi in cui tutte le direttrici strategiche potessero incrociarsi in un lavoro che risultasse sufficientemente lineare, pur nella complessità del suo impianto24. Si vide allora come nell’e­

sperienza del laboratorio scolastico si annidas­

se il punto di forza del curricolo.

La funzione propositiva che gli Istituti stan­

no ormai svolgendo anche come compito istitu­

zionale, sia per le collaborazioni con gli Irre25, sia per diversi protocolli d’intesa con provvedi­

torati ed enti locali26, ma soprattutto per la con­

venzione del 1996 con il ministero della Pub­

blica Istruzione, richiede una consapevolezza

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maggiore su ciò che sta avvenendo tra i sogget­

ti dell’azione didattica. Per tale motivo il Lan- dis ha aperto una nuova stagione di ricerca nel- l’Osservatorio su insegnanti e giovani37.

27Elda Guerra, Ivo Mattozzi, (a curadi),Insegnantidistoria tra istituzioni e soggettività, Bologna, Clueb, 1994; Na­ dia Baiesi, EldaGuerra (a cura di),Interpreti del lorotempo.Ragazzie ragazzetra scena quotidiana erappresenta­

zione della storia, Bologna, Clueb, 1997.Su questotema siè incardinata anche laterza scuoladi formazione Landis:

Qualestoria per queste generazioni. Orizzonti e linguaggi allavigiliadel nuovo secolo, primo modulo Bologna, 10- 12 febbraio1999,secondo modulo “La storia insegnata: riflessioni e proposte per il nuovo curricolo di storia”,Reg­

gio Emilia,24-25febbraio 2000.

28Documento Landis, Il giudizioe la pietà.Per aprireun dibattitonella scuola, 25 aprile 1995.

29 Documento Landis, Il rapporto fra giovani, storia ememoria. Un progettodi ricerca.

30 Cfr. Giovanni De Luna (a curadi), Insegnare gliultimi50 anni. Riflessionisu identità e metodidella storia con­

temporanea,Atti del ConvegnodiAscoli Piceno, 7-9 novembre1991,Firenze,La Nuova Italia,1992; Memorie ma­ gnetiche”,a cura di L. Cicognetti, F.Conversano, N.Grignaffini, prod.Patri, seU-matic,b/n-col. 1983;Convegno del­ l’istituto regionale Ferruccio Patriper la storiadelmovimento di liberazione e delletà contemporanea,“La storiacon le immagini.Scriverlae raccontarla” Bologna, 2e 3dicembre 1997.

31Su questi temi sono attivi quasi tutti gli Istituti. Cfr. Biennale della didattica.Insegnare la storia del Novecento: mo­ delli di formazioneelaboratorio, opuscolo checontiene i documenti dellaBiennale svoltasi ad Asti, 10-11 febbraio 1998, acuradell’istituto per lastoria dellaResistenza e della società contemporanea di Asti.

32 Campi di pace Landis1989 e 1990 perragazzi eragazzeitaliani,israelianie palestinesi; cfr. video VHSLandis sul primo Campo, La pace a due voci”, progetto di R. Lamberti, E. Lodoli, B. Stefani, regiadi E. Lodoli,1990.

33 Hanno svolto corsi sulla Costituzione, nel solo 1997,fra gli altri, gli Istituti della Resistenza di Alessandria, Alfon- sine(Ravenna),Asti, Belluno, Borgosesia, Como, Cuneo, Firenze, Imola, Modena, Novara, Parma, Perugia, Rimini, Roma, Sesto San Giovanni, Torino, Trento e lArchivio nazionalecinematografico della Resistenzadi Torino. Altri vi hanno lavorato prima odopo producendo atti, documenti,libri, CDRom, video.

Affermava un documento del Landis: “Forse la responsabilità e l’autorità delle donne e degli uomini di scuola sta oggi innanzi tutto nel favo­

rire l’atto del distinguere [...] Senza una simile capacità di giudizio è impossibile sapere il pre­

sente, avere memoria del passato e accedere al­

la conoscenza storica”27 28. Quest’arte del distin­

guere è oggi sempre più difficile da praticare e da insegnare perché nel rapporto fra giovani, sto­

ria e memoria affiorano le crepe del distacco; 1 ’ in­

dubitabile funzione dei mass media nella crea­

zione delle conoscenze, per il modo in cui av­

viene, genera anche la difficoltà di connetterle in un insieme dotato di senso; la separazione fra bio­

grafia e storia impedisce di collocare la propria esistenza individuale in una trama sovraindivi- duale significativa; e tuttavia è necessario riba­

dire il nesso tra formazione storica e costruzione di una cittadinanza consapevole29.

L’attenzione si sposta anche sulle forme del­

la comunicazione perché i segni attraverso cui le idee si trasmettono oggi sono profondamen­

te connessi alla sostanza del mutamento storico

che viviamo. La ricerca affronta dunque le tec­

nologie e i mezzi di comunicazione con cui la contemporaneità costruisce il mondo: V archivio diffuso da cui la storiografia acquisisce nuove fonti, e le propone alla didattica30, ma tocca a questa rielaborame l’uso perché la domanda di storia dei e delle giovani spesso non è muta, ma occorre saper parlare la loro lingua per inter­

pretarla e per rispondere.

Il percorso presente-passato-presente appare in tal senso l’unico capace di connettere i pro­

blemi attuali della libera convivenza di soggetti diversi—per genere, generazione, culture ed in­

dividualità — alle dimensioni della storia per 1 ’ e- ducazione inter/multiculturale e per la memoria della Shoah31, per la soluzione non violenta dei conflitti32, per il rinnovo del patto civile fra co­

loro che da poco si affacciano al mondo33.

Quando il dm n. 682/96 diede al Novecento uno spazio adeguato nei programmi, la Com­

missione didattica dell’Insmli, il Landis e mol­

tissimi Istituti furono chiamati a un grande im­

pegno nell’aggiornamento secondo il modello

“leggero” del piano nazionale di formazione che la Direzione classica, che ha il coordinamento mi­

nisteriale, aveva individuato. Secondo tale mo­

dello, l’impulso avviato dal centro doveva fun­

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zionare come attivatore delle risorse di forma­

zione sul territorio, rispondendo a bisogni diffe­

renziati. La vastità della domanda ha dimostrato quanto la scuola si trovasse in difficoltà a lavo­

rare su temi non ancora consolidati da una lunga tradizione didattica. Qui non si tratta più di muo­

versi, come per il passato, entro circuiti sostenuti dalla sensibilità specifica degli insegnanti che vi accedevano, qui abbiamo di fronte anche indif­

ferenze, disattenzioni. La sfida didattica è alta.

Ma si pone con insistenza una domanda: ha ancora senso dire, a una generazione che sem­

bra si stia formando su una faglia di rottura del tempo, che il presente è il punto di partenza e d’arrivo per la comprensione del passato? Per­

ché le competenze storiografiche dovrebbero co­

stituire un bagaglio necessario per chi abiterà un mondo così profondamente mutato? Perché non sono ancora esaurite le domande che il passato pone, potremmo rispondere, e perché bisogna che gli occhi di oggi imparino a guardarlo po­

nendogli quelle domande. Nelle scuole degli sta­

ti contemporanei, la storia ha sempre disegnato le “biografie delle nazioni” per creare cittadini con uno sviluppato senso d’appartenenza. Di qui l’insistenza sui “miti fondativi” più o meno re­

moti, secondo le latitudini e le epoche storiche, irrigiditi nella loro funzione di paradigmi civi­

li, e perciò lontani, sacralizzati. Se però si ca­

povolge la direzione dello sguardo, e si osserva il passato dall’oggi, gli “atti fondativi” del pre­

sente si moltiplicano in un “limes” temporale frastagliato, sfumato, oppure incuneato profon­

damente in epoche lontane sull’onda della lun­

ga durata. Dovremmo insegnare a usare i para­

digmi del tempo, perché le epoche non finisco­

no se ci sono domande ancora aperte su di es­

se34, e a capire che il mondo attuale, così nuo­

vo, così complesso, ha profonde radici. Occor­

re una paideia che costruisca, giorno dopo gior­

no, non più l’enciclopedia storica35 ma i fonda­

menti di consapevoli cittadinanze36.

34La“crisie la ridefinizione delle forme dellacittadinanza e dellarappresentanzapolitica; i processi diriterritorializ- zazione e ilmutare delle dimensioni spazialiche definiscono gli ambiti starnali e le relazioni tra soggetti collettivi; la riconfigurazionedel rapporto tra individuo elavoro; ladislocazionedefinitiva dei modelli e deisistemiproduttivi su uno scenario globale;il rapporto fra diverse appartenenze culturali e lalorocompresenzasul piano sociale e nelle espe­ rienzedei singoli. Procedere inquesta direzionesignifica ancheutilizzare la prospettiva offertadallesperienza stori­

ca di uomini edonne, e prendere a riferimento il paradigmadelle relazionifra i sessisul piano materiale e simbolico”. DocumentoCommissione didattica-Landis“Istituti e storia del Novecento. Un documento”, dicembre1997.

35 “Vasuperata la ciclicità deiprogrammi eadottato il criterio della strutturazione della materiain unapluralità diope­

razioni mentali ed operativein modo graduale, secondo un ordine di complessitàcrescente”. L. Lajolo,Un modello di mediazionedidattica,in Problemidella contemporaneità. Unità/Autonomienella storia italiana. Seminario diforma­ zione per Docenti, Atti delcorso di aggiornamentointerdirezionale,Arena, 17-22 marzo 1997, Quaderni del Ministero dellaPubblica Istruzione-Direzione classica-Insmli,n.22/1,Liceo ScientificoG. Segrè”, Torino,marzo1997,p. 223.

36 Cfr. irecentidocumenti di lavorosul curricolo, stesi da Mario Pinotti eCesareGrazioli (cfr.Storie contempora­ nee. Didatticain cantiere”, <http://www;novecento.org.>.

37 Tra levarie iniziative, ilconvegnoLandisIlcurricoloverticale di storia. Problemi eproposte,Bologna,28marzo 2000.

38 il problema vero è quello dei nuclei fondanti”, distinti cioè non solo da un’oggettivitàscientificamentericono­ sciuta, macaratterizzati — per laloro stessa natura — da una valenza non riduzionistica e da una capacità dievoca­ zione (e di implicazione) tali da “ridurre” lastoriasenza con ciò impoverirla. Creare memoria [...], una memoria che sia [...] il fondamentosu cui costruire il futuro (ElenaBertonelli, Una "scuola nascosta che puòvenire alla luce, in Problemi della contemporaneità, cit., p. 227).

Dopo la riforma dei cicli, il curricolo esige nuove scansioni e nuovi parametri: nuclei fon­

danti, competenze, conoscenze, capacità sono indicatori di un nuovo approccio37. Su questi te­

mi si è costituita a Bologna un’ associazione del­

le associazioni disciplinari, a cui il Landis par­

tecipa, ad evitare che tutto ciò produca nelle scuole un effetto di spaesamento, oppure si ri­

duca ad una riproposizione dell’insegnamento tradizionale secondo un nuovo lessico.

Noi crediamo che occorra comunicare agli in­

segnanti, mentre si offrono non più liste di ar­

gomenti ma linee-guida per il loro progetto, l’ar­

te di sentirsi storia, che è memoria e speranza del futuro, per trasmettere storia38.

Aurora Delmonaco

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