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Il giornale dell Associazione. Benemerenza Civica del Comune di Milano

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ANNO XXV NUMERO 04 APRILE 2021 WWW.MILANOSUD.IT /MILANOSUD @MILANOSUD5 Via Valla, 25

20141 MILANO

Tel 02 89513821

Gradita la prenotazione ... sentirsi a casa

• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •

• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •

N

el giugno del 2016, appena eletto, il sindaco Beppe Sala, affermò so- lennemente: «La mia ossessione sa- ranno le periferie». A ormai quasi cinque anni da quell’annuncio, molto rimane ancora da fare.

Buone idee ce ne sono state, sono stati riqualificati o sono prossimi a esserlo interi spazi urbani, non sono mancate iniziative di coinvolgimento della città di successo, ma nella stragrande mag- gioranza, nei quartieri che stanno al di fuori della circonvallazione, continuano a esserci interventi che stentano a par- tire, immobili in pessime condizioni, degrado in spazi urbani incompiuti e senza identità.

In cinque anni di giunta Sala, anche considerando gli enormi problemi che ha provocato la pandemia, è emerso in modo inequivocabile che la questione periferie è così grande e complessa, che il proposito di Palazzo Marino di ri- solverla con gli strumenti ordinari è ri- sultato essere velleitario.

Nuove idee e intenti trasversali Senza un movimento di intenti trasver- sale e radicale, che coinvolga schiera- menti politici, istituzioni, società civile, tessuto economico e cittadini, le peri- ferie rimangono solo sfiorate dal cam- biamento.

Ci vogliono nuove idee e una vera e propria rivoluzione culturale che incida su tutti gli ambiti e le prassi: dall’am- ministrativo al culturale, dall’econo- mico all’urbanistico. Ma soprattutto deve cambiare il modo di agire di tutti i milanesi e, in particolare, dei rappre- sentanti politici nelle amministrazioni pubbliche, troppo spesso più attenti a far prevalere il proprio punto di vista che il bene pubblico.

Le questioni da affrontare sono enormi, ma lo sono anche le opportunità che ci saranno offerte dal rimbalzo econo- mico, che dovrebbe esserci dopo pan- demia, e dalle risorse che arriveranno dai fondi europei. L’obiettivo deve es- sere riprendere lo sviluppo e la fiducia che attraversavano la città fino al 2019, farne un movimento popolare e por- tarlo al di fuori della circonvallazione.

Stefano Ferri Continua a pag. 2

Da ossessione periferie

a Patto

per i quartieri

C

ollegare i quartieri ai lati dello Scalo, creare un grande parco e nuovi spazi di socializzazione senza auto e con mobilità sostenibile, costruire edifici con servizi e abitazioni alla portata di tutti e ad emissioni zero. Oltre questo, realizzare il Villaggio Olimpico e buona parte dell’intervento entro l’estate 2025, dopo le gare riconvertire gli alloggi per atleti in studentato e completare tutti i lavori nel 2028. È con questi ambiziosi obiettivi che il team di progettisti di Outcomist (composto da: Diller Scofidio + Renfro, PLP Architecture, Carlo Ratti Associati, Gross. Max, Nigel Dunnett Studio, Arup, Portland Design, Systematica, Studio Zoppini, Aecom, Land, Artelia) ha vinto il 31 marzo

scorso il concorso internazio- nale per la realizzazione del masterplan per la riqualifica- zione dello Scalo Romana. Un progetto creato secondo le linee guida indicate dal Comune nel 2017 per la riqualificazione degli scali ferroviari. Queste le

motivazioni della giuria con cui il progetto “Parco Romana” di Outcomist ha vinto il concorso:

“Il progetto fa di un grande spa- zio verde il baricentro genera- tore dello sviluppo, invertendo i paradigmi urbanistici tradizio- nali. Attento a ricucire la città

posta a nord e a sud, il progetto realizza un impianto urbanistico assai chiaro, per strategia, forma e funzioni e ipotizza il riuso di alcuni edifici, memoria della storia industriale del luogo. La linea verde, che connette l’est all’ovest, è uno stimolo ad ulte- riori interventi di mitigazione della ferrovia”.

La realizzazione dell’intervento sarà a cura del Fondo di investi- mento immobiliare Porta Ro- mana, cordata formata da Coima Sgr, Covivio e Prada Holding che, con un’offerta da 180 milioni di euro, si è aggiudicata a fine 2020 la gara  indetta da FS Sistemi Urbani e Rete Ferroviaria Ita- liana per l’acquisto dello scalo di Porta Romana.

Stefano Ferri Continua a pag. 5

Presentato il masterplan che guiderà la riqualificazione dell’area ferroviaria di 190mila mq

Scalo Romana: “Un grande spazio verde” come baricentro di sviluppo

“C

’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte e rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l’età;

quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore, mentre la mente non smette mai di sognare”. Scriveva Alda Merini, poetessa dei Navigli scomparsa nel 2009 e la nuova

gestione “Piccola Ape Furi- bonda Ats” della Casa delle Arti - Spazio Alda Merini inizia la sua avventura con questo spi- rito di condivisione, voglia di emozionare e di creare sinergie territoriali e associative.

L’Ats “Piccola Ape Furibonda, che gestirà l’ex tabaccheria di via Magolfa, in cui è ricostruita la stanza da letto di Alda Me- rini, il suo studiolo con mac-

china da scrivere Lettera 22, il suo pianoforte, i suoi rossetti e i suoi accendini, è composta dal Cetec, Ambrogino d’Oro nel 2018 e dalle associazioni Ebano, Errante e Promise.

Già martedì 30 marzo sono ini- ziati i corsi, per ora on line e molte donne stanno aiutando per ristrutturare gli spazi. «La nostra è una visione intergene- razionale - spiega la regista e

Dopo l’inaugurazione, si progettano grandi e coinvolgenti iniziative

La “nuova” Casa Museo Alda Merini sarà aperta tutto l’anno

drammaturga Donatella Massi-

milla di Cetec, storica compa- gnia teatrale del carcere di San Vittore -. Con il progetto intito- lato ‘Le stanze di Alda’, vo- gliamo potenziare il legame con il territorio, i cittadini e le altre associazioni».

Cinzia Boschiero Continua a pag. 2

A

ndrea Falappi gestisce l’omonima azienda agricola familiare affittuaria fin dal lontano 1952 dell’antica Cascina Campazzo e dei campi di pertinenza coincidenti con il Parco agricolo Ticinello. È stato più volte presidente del Consorzio Dam, il Distretto agricolo milanese fon- dato dieci anni fa, proprio per tutelare e valorizzare le attività agricole che operano nel territorio comunale di Milano.

Francesca Mochi Continua a pag, 3

I temi: le 120 mucche, lo yogurt, il parco, i lavori, l’invasione dei milanesi

Parla Falappi, agricoltore del Ticinello

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ANNO XXV NUMERO 04 APRILE 2021

• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •

• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •

Registrazione n. 744 - Nov. 1997.

Via Santa Teresa, 2/A - 20142 - Milano

Contatti: 02 84892068 segreteria@milanosud.it

Direttore Responsabile:

Stefano Ferri Vicedirettrice:

Giovanna Tettamanzi Redazione: C. Calerio, P. Cossu, M. Gambetti, L. Guardini, L. Miniutti, F. Mochi, C. Muzzana.

Impaginazione: Anita Rubagotti.

Hanno collaborato:

A. Avalli, E. Bedei, C. Boschiero, L. Castiglione, M. Gueye, N. Mondi, S. Paffumi, S. Sollazzo, S. Sperandio, M. Tucci, G. Verrini.

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S. Devecchi cell. 349 40 67 184 pubblicita@milanosud.it Prossima uscita: 11/05/2021

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Segue dalla prima

Case popolari

Non è possibile pensare a un nuovo modo di vivere i quartieri senza un deciso intervento di riqualificazione del patrimo- nio di Aler e MM. L’azione deve essere ve- loce e, parallelamente, prevedere nuovi modelli di gestione, che favoriscano la creazione di comunità, eliminino l’abusi- vismo, promuovano il riuso degli spazi commerciali vuoti. In questo ambito regi- striamo dei passi avanti importanti, che fanno ben sperare. MM dal 2018 ha riqua- lificato oltre 2.350 alloggi e se tutto andrà secondo i programmi entro l’estate sa- ranno 3.000, ovvero quanto previsto. È di questi giorni inoltre l’annuncio dell’inve- stimento da 100 milioni del Comune, at- traverso MM, per la riqualificazione energetica degli edifici, sfruttando le age- volazioni previste dal 110 per cento.

Aler è più indietro, ma a fine 2019 ha stanziato 74,6 milioni di euro per la riqua- lificazione entro il 2023 di tutto il patrimo- nio edilizio lombardo. Se le promesse saranno mantenute e se anche Aler ade- rirà al 110 per cento, per i quartieri inte- ressati sarà una svolta radicale.

Immobili abbandonati

La dimensione industriale della Milano del ‘900 e prima ancora quella agricola, hanno lasciato, soprattutto al di fuori della

circonvallazione, i resti di ex fabbriche e cascine diroccate. Per le prime il Piano del Governo del Territorio del Comune aveva approvato una normativa che favoriva il recupero degli immobili degradati, obbli- gando le proprietà a intervenire. La Re- gione con una legge ha sconfessato il provvedimento del Comune, dando inizio a un iter giudiziario che rischia di lasciare le cose come stanno per molto tempo.

Nelle prossime settimane ci sarà un in- contro tra i rappresentati dei due enti:

l’auspicio è che si trovi una soluzione.

Anche le cascine milanesi, spesso di pro- prietà di Palazzo Marino, hanno bisogno di un piano radicale di recupero, se in zone agricole, rispettandone possibil- mente l’originaria vocazione, altrimenti trovando altre destinazioni.

Bellezza e spazi pubblici

La vivibilità di un quartiere non può pre- scindere dalla bellezza, non solo quella urbanistica-architettonica. E questa non può mostrarsi se degrado e abbandono ri- mangono protagonisti. Cittadini e istitu- zioni – Comune, Regione e Municipi – devono muoversi all’unisono. Sistemare e curare gli spazi pubblici, le piazze, le aree verdi e anche quelle agricole perché siano luoghi da vivere, anche attribuen- doli ad associazioni e gruppi di cittadini.

La pandemia, tra i pochissimi lasciti po-

sitivi, ha fatto riscoprire ai milanesi le re- altà sotto casa propria, dal commercio di vicinato al parco dove trascorrere il tempo libero. Una centralità e un prota- gonismo su cui si deve basare il rilancio dei quartieri.

Lavoro e pari opportunità

La differenza tra i quartieri al di qua e al di là della circonvallazione in questo anno di pandemia è ulteriormente cresciuto, così come è cresciuta la povertà e, paral- lelamente, sono drammaticamente calate le opportunità per donne, giovani, lavo- ratori precari, commercianti e partite Iva.

Un rilancio dei quartieri periferici non può quindi prescindere da un sostegno a que- ste categorie di lavoratori, perché possano ripartire. Allo stesso tempo la Pubblica amministrazione deve creare le condi- zioni perché scuole, aziende e gli stessi propri uffici si insedino sempre più nelle periferie. Tra le condizioni necessarie per- ché questo avvenga devono esserci inter- venti per rendere completamente accessibile il territorio, sia attraverso la mobilità dolce, che attraverso autostrade digitali, per favorire il lavoro, lo studio, il tempo libero.

Burocrazia e partecipazione

A Milano come in tutto il Paese esiste un problema di semplificazione della buro-

crazia, che crea i problemi più grandi pro- prio nelle periferie. Anche per questo la delega alle periferie attribuita a Mirko Mazzali da Sala è stata chiaramente in- sufficiente. Per sconfiggere la burocrazia, ci vuole una investitura politica molto più forte, autorevole e competente, che sulla base di progetti precisi disponga di risorse e individui modi per accelerare procedi- menti e lavori.

La burocrazia è anche un enorme osta- colo alla partecipazione di associazioni e cittadini alla vita e allo sviluppo della città. Un esempio su tutti? I bilanci par- tecipativi, un’ottima iniziativa che ha suscitato grande partecipazione, pro- getti interessanti e voglia di curare il ter- ritorio, che tempi insopportabilmente lunghi di attuazione, giorno dopo giorno, rischiano di vanificare.

Comune e municipi

Deve essere risolta la questione della so- vrapposizione delle competenze tra Co- mune e Municipi, attribuendo spazi di intervento precisi. In particolare l’azione dei Municipi deve essere soste- nuta sia con risorse umane che finan- ziarie, in modo che possa operare efficacemente. A questo si deve aggiun- gere un vero e proprio patto, che istitui- sca una sorta di cabina di regia, una per ogni municipio, con rappresentanti dei

due enti, che, superando le divisioni po- litiche, si concentri sui macro problemi dei quartieri e attraverso i rappresen- tanti del territorio, proponga, intervenga e verifichi soluzioni.

Sogni e utopie?

I cinque anni di questa legislatura, con questo ultimo tragico di pandemia, hanno dimostrato, da una parte, come sia ricca di risorse Milano e quanto quar- tieri e municipi possano contribuire al suo rilancio; dall’altra parte, i problemi si sono palesati in modo chiaro e sempre più urgente, a tutti i livelli. Condizioni perfette perché il prossimo sindaco e i prossimi presidenti di municipio fac- ciano propria l’essenza della tradizione ambrosiana, fatta di collaborazione, pragmatismo e visione.

“Le periferie [sono] la città del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai no- stri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee… Le periferie sono la città del fu- turo, non fotogeniche d’accordo, anzi spesso un deserto o un dormitorio, ma ricche di umanità e quindi il destino delle città sono le periferie”. Parole scritte da Renzo Piano nel gennaio del 2014. At- tuali allora, attualissime oggi.

Stefano Ferri

Da ossessione periferie a Patto per i quartieri

Segue dalla prima

«La Casa Alda Merini, Covid 19 permettendo, nei nostri progetti sarà aperta tutto l’anno - spie- gano le promotrici -l’abbiamo in comodato d’uso e ci stiamo in- vestendo molto, la stiamo ri- strutturando e riarredando: ad esempio il Bar Charlie interno sarà un caffè letterario nuovo, biosostenibile, sia come arredo che come prodotti, gestito da no- stre socie che hanno fatto corsi di cucina, il tutto in un’ottica di inclusività, perché al suo interno lavoreranno donne in difficoltà come ex-carcerate e donne vit- time di violenza. Faremo attività, laboratori che miscelano cultura in vari ambiti, dal teatro alla

scrittura creativa, da corsi di psico-fotografia alla musica. Vo- gliamo rimanere aperte sette giorni su sette, con ingresso gra- tuito. Per ora organizziamo vi- site virtuali per le scuole, guidate da artiste e attrici ex detenute del Cetec e iniziative per coinvolgere persone del quartiere con carat- teristiche di vulnerabilità, come corsi di teatro on line con le co- siddette “MErinni”, ovvero donne tra i 50 e gli 80 anni del Municipio 6, aperti ai cittadini».

Dopo l’inaugurazione social di domenica 21 marzo, data di na- scita di Alda Merini (avrebbe compiuto 90 anni) e primo giorno di primavera, che ha visto la messa online della per-

formance “Il sogno canta su una corda sola” di Aldo Bianconi, in cui 21 donne – artiste, attrici, ex detenute, cittadine – collegate da un lungo filo telefonico hanno dato vita a un passaparola di versi che è andato dai Navigli a Casa Merini, Piccola Ape Furi- bonda prepara altre iniziative. In agenda bookcrossing, laboratori di incisione d’arte, performance artistiche innovative e coinvol- genti, corsi di scrittura teatrale, corsi di empowerment per donne migranti.

«Stiamo lavorando per rivaloriz- zare anche il giardino, grazie all’aiuto di Silvia Vecchia e l’atrio della Casa, per creare un luogo di condivisione di cultura

e di emozioni, organizzare in- contri che consentano di ascol- tare musica e canzoni che Alda Merini preferiva, creando un percorso sensoriale ed emotivo attraverso laboratori, eventi che le sono dedicati e che le sareb- bero piaciuti - spiega ancora Do- natella Massimilla - Ci sarà un’area di coworking, abbiamo due macchine da cucire che uti- lizzano le donne ex carcerate per creare costumi di scena; diamo opportunità quindi di inseri- mento nei nostri progetti a donne fragili, supportate da borse lavoro del Comune di Mi- lano e di Regione Lombardia, inoltre le associazioni prosegui- ranno i loro progetti annuali

sempre a favore delle donne in difficoltà».

Come scriveva Alda Merini:

“Sorridi donna, sorridi sempre alla vita, anche se lei non ti sor-

Dopo l’inaugurazione via social il 21 marzo, si progettano grandi e coinvolgenti iniziative

La “nuova” Casa Museo Alda Merini sarà aperta tutto l’anno

A gestirla oggi è l’Ats “Piccola ape furibonda”, che vuole potenziare il legame con il territorio, con i cittadini e anche con altre associazioni.

Capofila del progetto il Cetec, storica compagnia teatrale del carcere di San Vittore

ride. Sorridi agli amori finiti, sor- ridi ai tuoi dolori, sorridi comun- que. Il tuo sorriso sarà luce per il tuo cammino, faro per navi- ganti sperduti”. 

Questa nuova gestione si prean- nuncia solare, piena di vita e so- prattutto aperta ai giovani, perché la memoria di questa grande poe- tessa possa permeare ogni istante condiviso; un luogo dove supe- rare, per ora solo on line e in fu- turo anche con eventi di persona, questo periodo difficile di pande- mia e riflettere con pienezza crea- tiva e su progetti concreti, traendo spunto dalle parole di Alda Merini: “Devo liberarmi del tempo e vivere il presente giacché non esiste altro tempo che questo meraviglioso istante”.

Cinzia Boschiero Piccola Ape Furibonda - Foto di Chiara Marigliano.

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Segue dalla prima Andrea, a livello generale l’agricoltura nel territo- rio milanese ha subito dei cambiamenti a seguito dell’emergenza Covid?

«Non in modo significativo rispetto ai tempi pre- Covid, in quanto la nostra è un’attività che non si è mai bloccata, l’allevamento e la coltivazione hanno dovuto procedere in ogni caso. Invece i rapporti con l’esterno sono stati più complicati, soprattutto quelli di ordine burocratico: gli uffici operano in smartworking, ma non sono facil- mente raggiungibili. Le conseguenze che abbiamo subito sono quelle dei mercati alimentari cui siamo legati e i prezzi dei nostri prodotti sono stati un po’ ondivaghi: per la carne e il latte c’è stato un crollo del 15-20%».

Come mai?

«I mercati si fanno influenzare dalle attese e pur- troppo è entrata una nuova variabile che ha scom- bussolato la situazione. Invece per gli altri prodotti, le commodities – frumento e granoturco, la variabile ha favorito un aumento del 15-20%.

Ora è difficile fare una valutazione precisa, stiamo subendo la situazione, per cui una parte degli agricoltori che producono carne e latte ha subito dei danni, mentre quelli che producono cereali hanno avuto qualche vantaggio». 

Come è improntata la vostra attività?

«La nostra azienda produce latte, per cui abbiamo avuto più svantaggi che vantaggi. Adesso spe- riamo che si esca da questa situazione e che le quotazioni dei prodotti ritrovino un certo riequili- brio. Ovviamente è la mia speranza di poter tor- nare allla normalità. Va anche detto che una delle cause primarie della contrazione dei prezzi è di- pesa dalla contrazione di alcuni prodotti come la carne e il latte che hanno subito le conseguenze della chiusura della ristorazione pubblica, come i ristoranti e le mense. Invece le quotazioni di pro- dotti, quali mais o riso, non ne hanno risentito, perché non arrivando direttamente sulla “mensa”

sono meno sensibili alla fluttuazione dei mercati».

State però per differenziare: è prossima ormai l’apertura del laboratorio di produzione di yogurt, giusto?

«L’impianto non è ancora terminato, ma nel giro di due, tre mesi dovremo essere in grado di ini- ziare la produzione. In questo momento c’è molto

interesse verso lo yogurt, forse oggi si consuma più del latte. I rallentamenti sono dipesi dalle im- prese esterne che montavano gli impianti, a causa del Covid e delle assenze del personale si sono prolungati i tempi. Noi abbiamo continuato a ven- dere il latte, tranne il primo periodo di zona rossa.

Poi i distributori del latte hanno potuto lavorare in tutti i periodi in quanto le distribuzioni lavo- rano in piena autonomia, senza contatto tra le persone. Così abbiamo continuato a vendere il latte alla nostra cooperativa di produttori di latte, LatteMilano, che fa parte della cooperativa sore- sinese, che produce formaggio grana».

A quanto sono i prezzi del latte?

«I prezzi del latte non sono tutti identici per i pro- duttori: il nostro consorzio ci sta retribuendo in- torno ai 37 centesimi al litro ma è un prezzo fluttuante e potrebbe scendere ancora a 35; ad altri stanno retribuendo a 34. Prima del Covid si erano raggiunti i 42 centesimi al litro».

L’allevamento quanti capi ha?

«Abbiamo 120 capi, di razza frisona, bianche e nere e alcuni di razza jersey, mucche più piccoline e marrone chiaro, importanti per migliorare la qualità del latte anche se producono meno».

Negli ultimi weekend il Parco agricolo è stato molto frequentato, questo ha creato problemi per il vostro lavoro?

«La quantità di gente arrivata è stata veramente notevole a causa del divieto di uscire dalla città per il Covid, le zone rosse hanno incentivato le persone a riversarsi nei campi, all’aperto, non solo qui da noi, dappertutto. La presenza di cit- tadini nei parchi pubblici più tradizionali e nei territori propriamente agricoli si è incrementata notevolmente, né noi né altri miei colleghi era- vamo abituati a una presenza così importante, non avevamo mai visto così tanta gente prima.

Ovviamente per famiglie e bambini era una val- vola di sfogo».

Parliamo del parco e dei lavori attuati e in dive- nire, come agricoltore è una cosa positiva oppure vi crea problemi?

«Su alcune cose, come Associazione del Parco agricolo Ticinello di cui sono uno dei soci fonda- tori e di conseguenza come agricoltore, abbiamo condiviso le osservazioni sul calcestre un po’

troppo invasivo: alcuni percorsi secondo noi pos-

sono essere preservati nelle loro caratteristiche at- tuali, mantenendo la stessa funzione, questo ri- teniamo sia possibile farlo senza grande sforzo.

Per il resto l’attività agricola su queste aree viene preservata e tutelata, per cui non possiamo dire nulla riguardo alla nostra libertà di gestire e con- durre questi terreni dal punto di vista dell’im- presa agricola».

Quanto spazio occupano i campi coltivati all’in- terno del Parco Ticinello?

«Il 98% dei nostri terreni sono dentro il parco Ti- cinello e gestiamo il 75 % della sua area agricola».

Avete anche la gestione del verde del Parco?

«Sì, la gestione del verde passa attraverso il Di- stretto agricolo milanese, ci occupiamo di alcuni aspetti manutentivi, quali il taglio dell’erba e la gestione degli alberi, ad esempio se ci viene data l’indicazione di intervenire su un albero perico- lante; non per quanto riguarda i manufatti, quali quelli idraulici.  Alcuni sono stati rifatti perchè erano crollati del tutto, per noi è molto importante la loro funzionalità nella stagione estiva, ora li ve- dremo all’opera dopo le modifiche. Il ponte nuovo ci sarà comodo per alcuni passaggi rapidi, ma per mezzi come le mietitrebbie che arrivano a pesare anche 120 quintali non lo possiamo utilizzare»

Nel futuro del parco potrebbe esserci un amplia- mento con l’area recintata dell’Unipol accanto alla cascina?

«Avevamo notizia che l’area fosse già diventata del Comune di Milano in seguito ad accordi con la proprietà Unipol derivata dal fallimento Ligresti.

L’area non dovrebbe più avere diritti edificatori però il passaggio formale di proprietà pare non sia ancora avvenuto. Era uno degli obiettivi che si era proposto l’assessore Maran due anni fa facendo delle compensazioni con i proprietari e trasfe- rendo le volumetrie su altre aree. In ogni caso dal punto di vista delle previsioni urbanistiche sembra sia stata tolta definitivamente l’edificabilità nell’am- bito della Variante. Certo che in questo periodo così critico non c’è fretta di perfezionare queste opera- zioni (NdR - Gli Uffici comunali interpellati a questo proposito hanno così risposto: “Per quanto ri- guarda quell’area, nello specifico, al momento non c’è una trattativa in corso, l’Amministrazione sta lavorando su diverse altre aree di Unipol attigue al parco agricolo affinché vengano acquisite all’in-

terno del patrimonio verde pubblico, così come sta- bilito nel Piano di Governo del Territorio”)».

Speriamo che rimanga verde, con la fame di spazi aperti e verdi che ha Milano. Così il progetto del Parco prosegue nel rispetto dell’attività agricola…

«Sono stati almeno 4 o 5 i progetti proposti a par- tire dagli anni ‘83-’84, l’ultimo è iniziato intorno al 2010. Le linee generali erano state concordate e rispettate da tutti: come salvaguardare l’agricol- tura senza metterla in condizioni di difficoltà: noi agricoltori avevamo interesse a rimanere in questa area, se invece fosse stata data più importanza alla fruizione e alla naturalità non ci sarebbe stato posto per noi e avremmo tratto le nostre conse- guenze. L’agricoltura è stata preservata e questo ci consente di andare avanti pur con alcune diffi- coltà che altri non hanno: se dovessimo svilup- pare l’attività agricola, non saremmo nelle condizioni di un’azienda agricola che si trova in mezzo alle campagne. Noi abbiamo le abitazioni a poche decine di metri. Inoltre le strutture della cascina sono antiche ma le abbiamo volute tute- lare. Il fatto stesso di aprire il laboratorio di yo- gurt in un edificio di duecento anni fa, comporta un notevole aggravio di spese: ma abbiamo pre- servato le strutture esistenti, perché ci sembrava giusto utilizzare quelle che non venivano più usate per una funzione che rimane sempre quella agricola».

Francesca Mochi

I temi: le 120 mucche, lo yogurt, il parco agricolo, i lavori in corso, l’invasione dei milanesi

Parla Andrea Falappi, storico agricoltore della Cascina Campazzo e del Ticinello

L

e finalità del Consorzio Dam sono il sostegno mutualistico delle imprese del settore, l’integrazione tra un’agricoltura professionale e il circondario urbano, la tutela del territorio, la riqualificazione paesaggistico-ambientale, quali marcite, rogge, fontanili, siepi, aree boscate e filari, la sensibilizza- zione e riavvicinamento dei cittadini ai valori della cultura rurale, la rigenerazione del paesaggio urbano-rurale.

Sono circa 35 aziende agricole consorziate che coltivano un territorio complessivo di circa 1500 ettari e si dedicano ad at- tività di trasformazione e allevamento.

«Come consorzio - spiega Falappi - abbiamo un rapporto ab- bastanza importante con il Comune di Milano, partecipiamo a iniziative che possono andare dalla ristorazione collettiva alla manutenzione di aree del verde, piuttosto che rapporti e interventi sociali, come le fattorie didattiche. In questo mo- mento alcune di queste azioni sono sospese, ma speriamo di riprendere rapidamente. La cooperativa LatteMilano invece raccoglie un centinaio di allevatori di Milano e provincia e Lodi ed è uno strumento di commercializzazione del latte».

Consorzio Dam e

Cooperativa LatteMilano

Sostenitore della sinergia tra mondo ambientalista e mondo agricolo, è stato fra i fondatori dell’Associazione per il Parco Sud Milano

Andrea Falappi (a sinistra) con il fratello Nazzareno.

Portico della stalla delle bovine. Dalle marcite verso la cascina Campazzo.

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ANNO XXIII NUMERO 11 NOVEMBRE 2019 ANNO XXV NUMERO 04 APRILE 2021

• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •

• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •

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à dove c’è l’erba (sintetica) ci saranno cam- petti di paddle. Il prato artificiale del centro sportivo in via Ciclamini utilizzato per il calcio, lacrosse e football americano, sarà affettato in tanti piccoli rettangoli da adibire a questa derivazione del tennis, molto di moda in città. È la conseguenza dell’assegnazione della struttura – che comprende anche un campo a 5 giocatori, spogliatoi e uffici per un totale di 8.864 mq – al nuovo concessionario, una società sportiva a vocazione tennistica.

Come questo succeda tramite bando pubblico è dif- ficile da spiegare a Chiara, tredici anni e una pas- sione per il calcio autentica, neanche tanto ereditata da Pasquale, il papà.

Tifosa della Juventus e portiere per scelta, Chiara co- mincia a prendere a calci il pallone a sette anni nella palestra delle Orsoline, scuola primaria paritaria di via Lanzone, pochi minuti a piedi da via Ausonio,

dove abita con i genitori e due sorelline.

È il suo personale calcio d’inizio: l’anno successivo trova una squadra e un pugno di compagne al centro sportivo Bettinelli, area Barona, presso una so- cietà affiliata al team londinese dell’Ar- senal. Qui impara il football, nel senso del calcio insegnato in inglese, un pro- getto fantastico che però non dura molto, almeno per le giovani calciatrici.

La ripartenza verso una nuova squadra porta le ragazzine in zona Portello, ma il gioco non dura molto nemmeno qui.

È che fino ai dodici anni le piccole cal- ciatrici si possono mescolare nelle squa- dre con i loro coetanei maschi, dopodiché il loro calcio diventa esclu- sivamente femminile e allora mettere insieme la formazione si trasforma in una caccia al tesoro. Paradossale a Mi- lano, se si considera che in Italia nel 2015 le calciatrici sotto i 18 anni sono 10.722 tesserate per 702 squadre (www.calcioefinanza.it) e che dalla stagione 2017/2018 la Figc vincola con alcune norme le so- cietà di Serie A ad attrezzarsi con settore giovanile e prima squadra. In aggiunta, nel 2019 la Nazionale femminile di calcio arriva ai quarti di finale del Mon- diale di Francia e una delle medaglie che conquista è lo spazio sui quotidiani sportivi, meritato ancora oggi.

Nel 2018 le piccole calciatrici approdano alle Football Milan Ladies, società che si allena e gioca proprio al centro sportivo di via Ciclamini. Per Chiara la juven- tina non è facile indossare la maglia rossonera, però ne vale la pena: la SSD Football Milan Ladies esiste dal 2013 ed è ben strutturata, con una prima squadra e sei formazioni giovanili. E infatti qui trova il cam- pionato giusto per lei e le amiche, categoria Esor- dienti. E pazienza se alcune trasferte si allungano fino a Como oppure Vigevano, per mancanza di av-

versarie nelle vicinanze. Non importa se in certe par- tite ci si presenta in sei anziché sette come da rego- lamento. Fa niente se le sconfitte subite in realtà sono batoste, tanto poi dopo ci si aggiusta e qualche soddisfazione arriva. Sicuro che quando piove a di- rotto ma è previsto allenamento, la banda di ragaz- zine arriva al campo al completo, figuriamoci.

Anche perché non sono certo da sole. Incrociando giorni e orari, le Milan Ladies che si allenano al Ci- clamini sono in tutto una novantina. Altrimenti ci sono le 25 Sirene, football americano. Oppure i cal- ciatori del Dragos, Nabor, Rosario e Aspis, per un to- tale di oltre 560 atleti tra ragazzi e ragazze.

Una specie di quotidiana festa dello sport di squadra giocato da tante squadre da tanti anni. Interrotta nel marzo 2020 dalla pandemia di Covid-19 e spenta in modo (probabilmente) definitivo dall’assegnazione della concessione dell’impianto ai tennisti. Ma i ten- nisti non sono dei conquistatori: hanno partecipato al bando poiché questo è possibile, e lo hanno vinto.

Possibile ma anomalo. Perché anomalo è lo sman- tellamento di attività sportive radicate nel territorio da decenni. Anomala è anche la considerazione che tanto di campi di calcio ce ne sono: a Milano, le so- cietà che possono allestire squadre di calcio esclusi- vamente femminile sono pochissime. Senza contare il cosiddetto effetto domino che questo precedente potrebbe innescare. È legittimo invece che il settore femminile della Figc Lombardia segua la vicenda con molta attenzione.

Probabilmente papà Pasquale spiegherà tutto questo a Chiara. Altrettanto probabilmente a lei importerà educatamente poco. Quello che le importa è che anche stavolta le hanno tolto l’area di rigore da sotto i piedi. Senza nemmeno doverglielo chiedere, si ri- metterà il borsone in spalla e ricomincerà il suo per- sonale pellegrinaggio sportivo. Pare che dalle parti dell’ospedale San Carlo ci sia un campo di calcio per lei e la sua squadra. Sarà la soluzione definitiva? Ov- viamente no.

Alessandro Avalli

I

l quartiere, caratterizzato negli ultimi decenni da piccole aree industriali e capannoni in stato di abbandono, oggi è sempre più animato, con un buon mix tra aree residenziali, culturali e terziario. Ma sta anche diventando una sorta di museo di ar- chitettura a cielo aperto

L’area del Moncucco, compresa tra Romolo e Famagosta M2, sta vivendo una vera e propria rivoluzione. Basta passeggiare lungo il parco La Spezia per scorgere i tanti cantieri in corso. Rispetto ad altre zone, inoltre, quest’area si sta orientando sempre più verso il terziario avanzato, con l’università Iulm in prima fila.

Il quartiere, caratterizzato negli ultimi decenni da piccole aree in- dustriali/capannoni in stato di abbandono, non solo sta diven- tando sempre più animato, con un buon mix tra aree residenziali, culturali e terziario, ma sta diventando una sorta di piccolo museo di architettura a cielo aperto. Questa zona, infatti, può vantare un Gio Ponti, progettato nel 1972, in via San Vigilio 1, che sarà “reinterpretato” per ospitare terziario e spazi accessori;

un Mario Cucinella completato nel 2012, in via Santander 9, con il centro direzionale sospeso “Santander parallelo”; un Femia-Pe- luffo della torre Iulm in via Carlo Bo, fino ad arrivare a tre nuovi edifici in fase di realizzazione, ovvero: “Porta Sud Famagosta” in via Palatucci progettato da Paolo Caputo; la nuova sede della so- cietà CAP Holding denominata “Arca”, edificio avveniristico in via Rimini progettato dallo studio Cleaa, e gli edifici dorati “The Sign” in via Filargo, progettati dallo studio Roj per accogliere uf- fici, laddove esisteva un ex sito industriale degli anni ’50.

«Questo processo non solo porta architetti di fama internazionale nel nostro quartiere – afferma Fabrizio Delfini Presidente della Commissione Urbanistica e Mobilità del Municipio 6 – ma con- sente di riqualificare edifici storici, vedi la Cascina Moncucco ora diventata residenza per studenti, e spazi pubblici come il com- pletamento di via Santander, la nuova piazza con giochi d’acqua in via Filargo/Schievano, la pedonalizzazione di via Carlo Bo o il completo rifacimento da parte di Italgas del parco in via Russoli.

Questo significa non solo qualità dei singoli edifici, ma innanzi- tutto del quartiere stesso, con nuove energie e nuove forme di sviluppo. Basti pensare alla riqualificazione del capannone indu- striale di via Moncucco, che diventa la sede di Superstudio Maxi, la più grande location privata per esposizioni, arte, fiere e con- vention in città».

Ovviamente la politica locale ha un ruolo importante in questo

processo, affinché tutte queste energie vadano a beneficio della collettività. «Oltre alla riqualificazione degli spazi pubblici – ag- giunge Delfini – queste nuove energie stanno portando nuovi ser- vizi, fortemente sostenuti dall’amministrazione cittadina: basti pensare all’edificio Porta Sud Famagosta che sorgerà nella nuova piazza dell’Esselunga, gestita a piano terra dal Municipio 6 con spazi per la collettività e nei piani superiori dal welfare comunale per realizzare residenze temporanee per nuclei familiari mono-

genitoriali in difficoltà. Presto partiranno anche i lavori di abbat- timento, bonifica e ricostruzione dell’asilo di via Rimini».

Insomma, i residenti vedranno nei prossimi anni una riqualifica- zione dell’intero quartiere, con spazi pubblici di qualità, nuovi servizi e nuove persone che verranno qui, come giovani studenti, lavoratori e, perché no? turisti appassionati di architettura con- temporanea!

Claudio Calerio

Un processo di rinnovamento che porta in zona architetti di fama internazionale

Nuove architetture fra Romolo

e Famagosta M2

Al centro sportivo Ciclamini arriva il paddle e per le ragazze del Milan Ladies s’interrompe un sogno

Chiara, la giovane calciatrice rimasta senza campo

Il Comune ha annunciato di avere in programma di istituire entro l’estate una Zona a Traffico Li- mitato “rafforzata”, tutti i giorni, dalle 19 alle 6 del mattino, nel primo tratto di via Ascanio Sforza, via Scoglio di Quarto, via Bettinell e via Lagrange.  

Nel dettaglio, la Ztl e il divieto di sosta in via Ascanio Sforza riguarderà il tratto compreso tra via Scoglio di Quarto e via Conchetta e prevede l’istituzione del limite di velocità  a 15 km/h.

Via Scoglio di Quarto, diventerà Ztl nel tratto compreso tra Corso Manusardi e via Sforza, con limite di velocità 15 km/h, mantenendo il senso unico in direzione Ascanio Sforza. Via Bettinelli e via Lagrange diventeranno zona 15 km/h, la prima mantenendo il doppio senso di marcia, la seconda mantenendo l’attuale senso unico dire- zione corso San Gottardo, e in entrambe rimarrà la possibilità di parcheggiare per i residenti. In- fine, via Pavia, nel breve tratto compreso tra via Ascanio Sforza e il primo, torna indietro, diven- terà Ztl e strada a 15 km/h, a doppio senso di marcia.  La nuova Ztl prevede la posa di due te- lecamere, una in via Scoglio di Quarto, all’in- crocio con Corso Manusardi, l’altra in via Pavia, all’altezza dell’ultimo torna indietro prima del- l’incrocio con via Ascanio Sforza.   

Intanto a fine marzo il sindaco ha visitato il Na.Pa., il distretto urbano del Naviglio Pavese, fondato nel giugno del 2020 per promuovere le eccellenze commerciali, gastronomiche e cul- turali del tratto che da viale Tibaldi corre fino alla Conca Fallata. Avviato da un paio di mesi - in attesa di poter organizzare eventi in presenza - è attivo un delivery nei fine settimana di pie- tanze provenienti dai migliori Ristoranti del Na.Pa.

INTANTO IL DISTRETTO NA.PA. RILANCIA LE ATTIVITÀ COMMERCIALI E CULTURALI

Entro l’estate la pedonalizzazione

di Ascanio Sforza

La squadra delle Esordienti 2019/2020 della Milan Ladies - In alto da sinistra:

Sveva, Viola, Emma, Emma, Federica. In basso da sinistra: Linda, Chiara, Chloé, Letizia, Beatrice.

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Segue dalla prima I partner del Fondo così hanno definito i rispet- tivi ambiti di intervento: Coima si occuperà della realizzazione del Villaggio Olimpico e della com- ponente residenziale, inclusa una parte di al- loggi a canone agevolato; Covivio invece la parte a uso uffici e servizi; Prada, costruirà una sede con uffici e laboratori e si occuperà del verde.

Infine il Gruppo FS Italiane interverrà sulla rete ferroviaria e sulle aree di circa 26mila mq ancora di sua proprietà.

Il masterplan: le tre aree

Il progetto “Parco Romana”, che interessa una superficie di circa 190.000 mq, è diviso in tre aree.

A ovest, verso via Ripamonti nell’area del Mu- nicipio 5, sono collocati i quattro edifici, tre dei quali ospiteranno il Villaggio Olimpico, che al termine delle Olimpiadi del 2026 saranno ricon- vertiti in alloggi per circa 1.000 studenti. Il quarto edificio sarà adibito da subito a edilizia residenziale.

Previsto a sud, lungo la via Lorenzini, il recu- pero degli immobili di archeologia industriale, a cui il masterplan attribuisce funzioni di servizio e per lo sport. Da questa parte su via Lorenzini è prevista una grande piazza trapeziodale.

A nord saranno realizzati impianti per lo sport e il tempo libero, limitrofi sia all’area che dà su piazza Trento, in cui sarà collocata la grande torre e il complesso di A2a, sia allo studentato, che sarà realizzato da Prelios Sgr, al posto dell’ex Consorzio agricolo di via Ripamonti. Tra lo studentato e il Vil- laggio Olimpico, sovrastante la ferrovia, sarà rea- lizzata una piazza rettangolare.

Nell’area centrale dello Scalo è previsto un grande spazio verde di 93mila metri quadri, poco più di 9 campi da calcio, posto tra Fondazione Prada e piazza Trento/viale Isonzo. In quest’area la linea ferroviaria sarà interrata per circa 95 metri, coperta da una montagnetta alta 5 metri, completamente attraversabile da viale Isonzo a via Lorenzini/Brembo.

Altri spazi verdi saranno disposti intorno agli im- mobili, lungo i percorsi sopraelevati e il tratto di ferrovia non interrata. In quest’area sarà realizzata una Eco-Zone di tolleranza di circa 30 metri, con corsi d’acqua e una vegetazione ricca di biodiver- sità.

La parte dello scalo a est, è caratterizzata da una piazza pubblica a più livelli che fa da ponte sui bi- nari attivi, si collega da una parte al grande parco e dall’altra a piazzale Lodi, ampliata con spazi per eventi e mercati. Questa grande piazza oltre a es- sere un punto di incrocio delle direttrici nord-sud ed est-ovest consentirà il collegamento con la Sta- zione Romana della Circle Line, la stazione della metropolitana di piazzale Lodi e gli edifici a uso uf- ficio, commerciale, per attività produttive e ludiche previsti nel settore orientale dello Scalo. In que- st’area saranno costruite anche residenze, in parte convenzionate, e verso il parco, all’altezza di largo Isarco, una nuova sede di Prada.

I collegamenti, la mobilità, la sostenibilità ecologica

I progettisti hanno sottolineato che il masterplan è stato pen-

sato per consentire una completa permeabilità dell’area. Da nord a sud i passaggi sono assicu- rati dal parco centrale e da almeno 4 passerelle sopraelevate, per pedoni e biciclette. Da est a ovest, lungo la linea ferroviaria, da corso Lodi a via Ripamonti, è prevista una “Foresta Sospesa”

con fino a 500 alberi. Un percorso sopraelevato di grande impatto visivo, con collegamenti alle aree residenziali e di servizi, e intersecante i col- legamenti ciclopedonali nord-sud, di cui però deve ancora essere verificata la fattibilità tecnico economica.

L’area di Parco Romana sarà interamente car free e i parcheggi per residenti e avventori saranno posti sotto gli immobili adibiti a residenze e ser- vizi. Particolare attenzione è posta ai collega- menti ciclabili e alla mobilità condivisa ed elettrica, interna ed esterna al Parco Romana e alla relazione con il territorio urbano circostante.

Tutti gli edifici saranno realizzati ponendo mas- sima cura – era uno dei criteri della selezione – alla sostenibilità, alla limitazione dei consumi e delle emissioni di smog. Le strutture saranno in legno e modulari, per consentire una facile ri- conversione. Tutte le residenze avranno le fac- ciate esterne che danno verso l’interno del Parco Romana digradanti, con spazi per alberi e aiuole, sul modello del Bosco Verticale.

La consultazione pubblica

Il masterplan è un piano di indirizzo strategico condiviso tra gli attori coinvolti, che deve essere definito nei particolari e con progetti esecutivi, attraverso la consultazione pubblica avviata in

queste settimane. La prima parte, dedicata alla presentazione del masterplan, si concluderà a metà aprile. Seguirà la fase di ascolto di altre due settimane, per la raccolta delle osservazioni.

Il tutto si concluderà il 30 di aprile, con la conse- gna degli esiti della consultazione pubblica ai progettisti, per la redazione del piano definitivo entro fine maggio.

Le prime osservazioni

Dai primi incontri in cui i progettisti hanno presen- tato il masterplan, è emerso un grande interesse da parte di cittadini e istituzioni locali. Durante la pre- sentazione al Municipio 5, le principali osserva- zioni hanno riguardato l’integrazione con il progetto per la riqualificazione di piazza Trento e via Crema, e il prolungamento del passaggio pedo- nale su Parco Romana verso sud. A questo propo- sito i rappresentanti di Outcomist hanno risposto che è già previsto un tavolo tra i progettisti dei due interventi. Chiesto anche di valutare, alla luce dei recenti insediamenti in zona dello studentato della Bocconi e di quelli in costruzione, in via Castel- barco e Ripamonti, se parte del Villaggio Olimpico non può essere destinato a edilizia residenziale pubblica. I cittadini hanno chiesto inoltre che Parco Romana non diventi un “quartiere per ricchi”. I pro- gettisti hanno risposto che l’obiettivo è realizzare un quartiere con una completa “mixité”, ovvero con una mescolanza di spazi per attività produttive, commerciali, infrastrutturali, per il tempo libero e residenziali, con una parte cospicua – 35mila mq – destinata all’edilizia convenzionata.

Perplessità sono emerse durante l’incontro sulla te-

nuta del trasporto pubblico, una volta completati i lavori, insediati tutti gli abitanti e i lavoratori (se ne stimano circa 15mila). Anche alla luce di un molto probabile flusso importante di visitatori, prove- niente da tutta la città e del fatto che la zona, so- prattutto nell’area Ripamonti Vigentino è già in sofferenza sui trasporti.

I progettisti hanno rassicurato che la Circle Line in costruzione, con le nuove fermate di Scalo Romana e Tibaldi, e la frequenza prevista di un treno ogni 10 minuti, unita alla MM, e al potenziamento della linea 90-91 e del 24 saranno sufficienti. Le perples- sità però rimangono e l’idea di iniziare la progetta- zione di una nuova linea di metropolitana o una diramazione/prolunga- mento delle linee esistenti, è stata di nuovo avanzata. Accolta infine con grande interesse l’idea della Foresta Sospesa che at- traversi da est a ovest l’intero Parco Romana. Al- cuni interventi hanno avanzato dei dubbi sulla tenuta del verde e fatto delle proposte perché la Fo- resta possa crescere rigogliosamente. Al temine del- l’incontro, il responsabile unico del concorso, Architetto Leopoldo Freyrie, tra le risposte date, ha rassicurato i partecipanti all’incontro anche sulla Foresta Sospesa «I progettisti di Outcomist sono molto modesti – ha concluso – e non hanno detto niente, ma fra di loro ci sono i maggiori agronomi a livello mondiale: sono sicuro che tutto il verde previsto, Foresta Sospesa inclusa, sarà realizzato nel migliore dei modi».

Per saperne di più su masterplan e consultazione pubblica:

www.scaloportaromana.com

Stefano Ferri

Riqualificazione dello Scalo Romana: una scommessa per il futuro di Milano

“Un grande spazio verde” come baricentro di sviluppo

È iniziata la consultazione pubblica, che dovrà definire il progetto entro maggio. Grande interesse per la Foresta Sospesa e le abitazioni in convenzione. I nodi da sciogliere: trasporto pubblico e integrazione con la riqualificazione

di piazza Trento e via Crema

Ricostruzione del nuovo spazio pubblico che affaccerà su piazza Lodi. Il rendering di come potrebbe essere la Foresta Sospesa, che attraversa Parco Romana.

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ANNO XXV NUMERO 04 APRILE 2021

• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •

• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •

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opo la visita del generale Figliuolo in Lombardia, la Giunta Fontana ha annun- ciato un cambio di passo e un nuovo piano vaccinale anticovid, in linea con le indi- cazioni nazionali. Per passare dalle parole ai fatti, però, bisogna intervenire in fretta sulle ca- renze della sanità territoriale, rese ancor più evi- denti dall’emergenza pandemica. Secondo Carlo Borghetti (Pd), vicepresidente del Consiglio re- gionale e componente della Commissione Sa- nità, occorre riformare al più presto la legge sanitaria lombarda, la n.23 del 2015, come chiede il Governo.

Vicepresidente Borghetti, il nuovo programma di vaccinazioni è appena partito e già si parla di uno slittamento per disabili e caregiver. C’è con- fusione anche per gli over-80: la Moratti ha an- nunciato che non serve la prenotazione, Bertolaso dice il contrario. Che succede?

«Sempre più spesso accade che le cose vengano annunciate prima che siano deliberate, ed è uno strano modo di procedere: la prassi corretta vuole che prima si adottino gli atti formali e poi

parta la comunicazione alle strutture sanitarie regionali. Altrimenti si rischia che la gente si rechi agli sportelli delle Ats in base alle informa- zioni apprese dai media mentre gli operatori non ne sanno nulla».

Alla fine, per le prenotazioni è stato necessario l’intervento commissariale di Poste Italiane.

«Con il sistema allestito da Aria si sono verificati casi molto spiacevoli, soprattutto perché riguar- dano persone ultraottantenni: molte sono state avvertite all’ultimo momento e costrette a re- carsi lontano da casa. Del resto, si trattava di un sistema particolarmente ansiogeno, che al mo- mento della prenotazione non prevedeva nes- suna informazione sulla data e l’ora della vaccinazione: tutto era delegato a un Sms che il più delle volte arrivava di notte, magari con la convocazione per l’indomani mattina e in un’al- tra provincia. L’altro giorno una signora di Mi- lano è stata chiamata a vaccinarsi sul lago d’Iseo! Ora comunque il portale di Poste italiane sta funzionando bene, tanto che la gente si chiede perché non sia stato adottato prima».

Ora si riuscirà a cambiare passo?

«La visita del generale Figliuolo ha evidenziato alcuni punti chiave: ci sono delle indicazioni na- zionali, la Lombardia deve seguirle e marciare più speditamente. La cosa importante è che ora, grazie anche all’apporto dell’Esercito, i centri vaccinali siano stati potenziati, mentre sono in arrivo milioni di dosi: perciò voglio essere otti- mista con l’augurio che entro l’estate la popola- zione lombarda possa essere vaccinata».

Ci è stato detto che i ritardi erano dovuti alla mancanza di dosi.

«In realtà non è del tutto vero: AstraZeneca non è mai mancato, eppure in Lombardia anche la campagna vaccinale degli insegnanti è stata più lenta e tardiva. E questo perché? Il problema di fondo è che la nostra sanità territoriale non è or- ganizzata e la pandemia lo ha drammaticamente dimostrato».

Il Governo chiede alla Lombardia di riformare la legge sanitaria regionale, la n.23 del 2015, voluta da Roberto Maroni. A che punto siamo?

«L’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, lo scorso dicembre ha chiesto di appor- tare entro 90 giorni alcuni “cambiamenti obbliga- tori” alla legge lombarda: ad esempio è necessario istituire i Dipartimenti di Prevenzione e i Distretti socio-sanitari che servono a erogare le prestazioni territoriali, prevedendo il coinvolgimento dei sin- daci. Si tratta di strutture indispensabili anche nella gestione dell’emergenza pandemica, destinate alle vaccinazioni e al tracciamento dei casi positivi per contenere il contagio, oppure all’assistenza domi- ciliare degli anziani. Ma la Lombardia è in grave ri- tardo. In base a quanto annunciato, la Giunta Fontana ai primi di maggio approverà le “linee guida” per la riforma della legge 23/2015, mentre il nuovo progetto di legge arriverà a fine luglio.

Dunque, non solo non viene rispettata la scadenza dei 90 giorni, ma i lombardi dovranno anche atten- dere i tempi dell’assessore al Welfare Letizia Mo- ratti. Io invece ritengo che l’iniziativa legislativa spetti al Consiglio regionale, in particolare alla Commissione Sanità, che ha il dovere di riformare

al più presto la legge 23. Questa materia non può essere affrontata solo da una parte politica, ma è necessario l’apporto di tutti».

Perché è importante riformare la legge 23 quando c’è l’emergenza pandemica?

«Qualche collega della maggioranza dice che dob- biamo rimandare la riforma perché ora c’è la pan- demia, ma io sostengo il contrario: proprio perché c’è la pandemia dobbiamo fare in fretta. Anche il successo del piano vaccinale dipende da questo. In Lombardia non abbiamo distretti socio-sanitari ogni 80-100mila abitanti e stiamo scontando questa debolezza nella lotta alla pandemia. Ecco perché non siamo capaci di contenere il contagio, né di cu- rare le persone a casa, mentre le terapie intensive sono occupate al 41% mettendo a rischio le presta- zioni dei pazienti cronici e oncologici. Con una buona legge e dei servizi territoriali efficienti, molte cose sarebbero andate diversamente».

Silvia Sperandio www.temasalute.it

I

n assenza di cortei, bandiere e comizi, il 25 Aprile in città quest’anno si avvale di un aiuto tecnologico. L’idea è venuta al Municipio 6 e all’Anpi Barona: 21 lapidi in memoria dei partigiani del quartiere saranno dotate di codici Qr per consen- tire, con un telefonino o un tablet, un richiamo immediato a una pagina della rete, con foto e biografia del martire a cui l’iscrizione è dedicata. Un viaggio nel tempo, lì davanti alla lapide stessa, magari (come succede in molti casi) proprio sul marciapiede dove il corpo inerme fu ritrovato.

Dal Municipio 6 spiegano al Corriere della Sera (articolo del 17 marzo, di Andrea Senesi): «Con la delibera approvata di recente vo- levamo fare una cosa diversa per questa ricorrenza che arriva in un

momento così particolare – parole del vicepresidente del municipio Sergio Meazzi –. Noi investiremo 2.500 euro per iniziare a trasfor- mare il quartiere in un museo a cielo aperto della Resistenza. L’obiet- tivo è di estendere nei prossimi mesi la sperimentazione dalla Barona al resto del municipio”. Il presidente milanese di Anpi Roberto Cenati chiede anche di più: «Proponiamo anche agli altri otto Municipi di Milano di ripetere questa bellissima iniziativa. I cittadini e, soprat- tutto i giovani, avrebbero così la possibilità di conoscere le storie, ma anche i volti di chi ha combattuto per la libertà di tutti noi».

I giovani, gli studenti: a loro questa iniziativa è particolarmente con- geniale. «È ormai da una decina d’anni che alunni della zona 6, escono con gli insegnanti sul territorio, esplorando con noi le lapidi dei partigiani, che su tanti muri del quartiere, indicano strade lon- tane nel tempo – dice Ivano Tajetti, dell’Anpi Barona –. I partigiani che andavano in classe a raccontare non ci sono più, e dunque cosa c’è di meglio, una mattina, andare in giro per le strade e le piazze vicine alla propria scuola? E in queste uscite ci siamo accorti che oltre alle parole – come erano in quel periodo i luoghi della città che stiamo esplorando? Chi erano quegli uomini? Cosa hanno fatto?

perché sono stati uccisi? – appena mostravamo la foto del partigiano e altre immagini, l’attenzione si approfondiva, dalle tasche uscivano cellulari per scattare foto. Gli studenti erano interessati anche ai particolari che avevamo stampato e portato con noi per mostrarli a loro: oltre la parola, serviva l’immagine. “Posso fare una foto, da portare a scuola?”. Così molto presto, una volta terminata la zona rossa, sulle lapidi partigiane del nostro quartiere, per ora solo 21, attaccheremo un adesivo, un Qr code ben visibile e… oplà, chiun- que passerà di lì, “naso all’insù”, se leggendo un nome vorrà sapere

“chi era costui?”, verrà soddisfatto».

Ma anche Anpi Stadera Gratosoglio si sta già attrezzando. Sentiamo cosa ci racconta Michela Fiore, presidente di questa sezione del Mu-

nicipio 5. «In realtà vogliamo far precedere alla digitalizzazione un intervento più ampio, di mappa- tura, anche perché allo Stadera monumenti e lapidi sono davvero tanti. Così, come coordinamento delle nostre tre sezioni – spiega Fiore – abbiamo deciso di far partire un progetto in collabora- zione con Restauro Arte Memo- ria. Con la mappatura vogliamo indicare prima di tutto le condi- zioni in cui si trovano le nostre la- pidi e poi farle risistemare (alcune sono state vandalizzate, altre hanno subito l’usura del tempo o sono rovinate dallo smog), facendo magari una sorta di classifica sulle quali è più urgente intervenire. E solo dopo averle risistemate, potremo digitalizzarle in modo da offrire tutto il vissuto possibile dei partigiani a cui sono dedicate. Grazie al lavoro delle due restauratrici del collettivo Ram (Cecilia Gnocchi e Ilaria Laise) sono già state “ripulite” sia a febbraio la lapide di Carlo Ciocca in via Palmieri che era stata incendiata, sia nel 2019 quella di Martino Cavallotti, conciatissima, in via Bonghi. Cecilia e Ilaria sono spe- cializzate – conclude la presidente – arrivano con i solventi giusti per ripulire le epigrafi, e sono in grado di fare ritocchi di restauro vero e proprio».

Dunque per tornare al Qr code, “anche con l’innovazione tecnolo- gica si contribuisce a tenere viva la memoria, l’antidoto più efficace contro il virus dell’intolleranza”, ha commentato Cenati con il Cor- riere. «Storie piccole che hanno fatto la Storia Grande – conclude Tajetti – e le loro tracce diventeranno ancora più vive, reali, attuali.

Una lapide si animerà e la sua storia sarà “nostra”».

Giovanna Tettamanzi

Nuovo piano vaccinale al via, ma scadenze non rispettate per i più fragili e gli over-80

Carlo Borghetti (Consiglio regionale): «Per sconfiggere

il Covid serve la sanità territoriale, accelerare sulla riforma»

25 Aprile: per tenere viva la Memoria bastano un cellulare o un tablet

Un Qr code per animare le lapidi dei partigiani della Barona

Il presidente dell’Anpi provinciale Roberto Cenati spera di “contagiare” anche gli altri 8 Municipi “con un’iniziativa che fa conoscere le vite e i volti di chi ha combattuto per la nostra libertà”. Michela Fiore, presidente dell’Anpi Stadera, ci racconta come si sta organizzando il Mu5

P

er il 25 aprile, l’Anpi provinciale punta a tenere a battesimo il restyling della Loggia dei Mercanti. Un’idea nata da Cini Boeri, architetta e partigiana, scomparsa nel 2020. Da allora il testimone è passato al nipote Antonio (figlio dell’architetto Stefano Boeri). Il progetto prevede l’installazione di due grandi stele di vetro nello stesso luogo che ospita le diciannove lastre di bronzo che ricordano i nomi dei caduti per la libertà di Milano. E dopo il recente sopralluogo di Comune e Soprintendenza, il traguardo è più vicino.

Restyling della Loggia dei Mercanti

Michela Fiore (nella foto, a destra), Anpi Stadera - Gratosoglio. Ivano Tajetti, Anpi Barona.

Il consigliere regionale Carlo Borghetti.

Il generale Figliolo, con il presidente Fontana e l’assessora Moratti.

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Riferimenti

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Lo scioglimento dell’Associazione può essere proposto dal Consiglio Direttivo e approvato dall’Assemblea, con voto favorevole di almeno la metà più uno dei soci. I beni che

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La via San Dionigi sarà trasformata in strada a doppio senso di marcia e questo consentirà di sgravare il traffico di attraversa- mento da via Ravenna e da tutto il quartiere;

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che ha individuato, nel progetto presentato, come area più idonea alla realizzazione della nuova Stazione lombarda, una superficie agricola di circa 115.000 m2 e

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