MODULO 4
COGNIZIONE E LINGUAGGIO
Cap. 7-8-9-10
INTELLIGENZA
Cap. 10
Cos’è l’intelligenza?
• Impossibile darne una definizione univoca.
• L’intelligenza potrebbe essere definita come la capacità di risolvere problemi, di adattarsi e di imparare dall’esperienza.
• Può essere studiata solo indirettamente.
• Differenze individuali: i modi stabili e coerenti in cui le persone si differenziano l’una dall’altra.
• Per quanto concerne l’intelligenza, tali differenze sono state
misurate da appositi test d’intelligenza atti ad individuare se una
persona possa ragionare meglio di un’altra dinanzi al medesimo
test.
In ambito scientifico e psicologico, la concezione di intelligenza si è evoluta nel tempo, da una originaria concezione statica, quantitativa, cognitiva e generale a una moderna concezione qualitativa, specifica e modulare.
L’intelligenza non si riduce ad un’abilità intellettiva generale, ma si
configura come una competenza cognitiva complessa,
connessa con componenti sociali, emotive, pratiche, che consente
di eseguire operazioni mentali sofisticate, elaborando, integrando e
organizzando dati.
Due principali approcci:
1)APPROCCIO QUANTITATIVO
Questa teorie studiano le differenze tra gli individui e il loro scopo è quello di individuare le capacità intrinseche o fattori specifici dell’intelligenza.
Sono volte a indagare le caratteristiche quantitative dell’intelligenza. All’interno di tale approccio si possono individuare due orientamenti:
- Orientamenti di tipo unitario o globali (BINET e STANFORD)
- Orientamenti analitici o multi-componenziali (SPEARMAN e THURSTONE)
2)APPROCCIO QUALITATIVO
Allo studio delle differenze individuali antepone l’analisi dei processi intellettivi all’interno dell’individuo e al loro cambiamento qualitativo durante lo sviluppo. Ha il suo maggiore esponente in Piaget.
Orientamenti di tipo unitario o globali
• Vedono l’intelligenza in tutte le manifestazioni della mente.
• Il francese Binet, nel 1905, su commissione delle autorità scolastiche francesi, realizzò il primo test di intelligenza per “differenziare” i bambini e indicare tra loro chi avrebbe avuto bisogno di un insegnamento di sostegno. Binet elaborò così una scala dell’età cronologica e associò, ad ogni età, una serie di prove che generalmente i bambini di quell’età riuscivano a risolvere. Infatti, un bambino intelligente, nelle prove di Binet, era un bambino che risolveva correttamente le prove mediamente risolte dai bambini della sua età, risolveva molto bene le prove tipiche delle età inferiori e non poteva risolvere le prove di un’età superiore. Il bambini che invece non risolvevano compiti in cui mediamente riuscivano bene i suoi coetanei, venivano classificati come
“ritardati”.
• L’americano Stern, su queste premesse, fondò il concetto di Quoziente intellettivo.
Orientamenti analitici o multi-componenziali
•Hanno il merito di aver introdotto il metodo fattoriale, al fine di individuare le dimensioni costituenti l’intelligenza, considerando quest’ultima come una struttura articolata, scomponibile in parti o fattori, che corrispondono a specifiche abilità o tipi di intelligenze.
•A differenza delle teorie precedentemente esposte, queste teorie non
partono da una definizione a priori dell’intelligenza, ma vi arrivano a
partire da un vasto numero di misurazioni e osservazioni empiriche
effettuate su ampi campioni di soggetti sulle quali calcolano le
correlazioni. Solo dopo aver delineato la struttura fattoriale del test,
cercano di attribuire un significato ai fattori così evidenziati.
Approcci fattoriali
• Teoria bifattoriale: Spearman (1927) affermava che gli individui hanno sia un fattore generale (g), sia un insieme di fattori
specifici (s). g rappresenta la capacità intellettiva generale coinvolta in tutte le attività cognitive e i fattori s supportano le attività cognitive particolari.
• Teoria multifattoriale: Thurstone identificò l’intelligenza con sette distinti fattori che chiamò abilità mentali primarie.
Oggi, l’intelligenza è considerata modulare: la teoria modulare della mente è stata formulata in ambito filosofico da Fodor nel 1983, ma è stata validata anche in ambito neuropsicologico, poiché studi sulla struttura e sulle funzioni del cervello sembrano documentare la presenza di specifici “moduli” nel cervello, cioè aree e funzioni relativamente indipendenti dagli altri.
Un’applicazione della teoria modulare è la teoria delle 7
Intelligenze di Gardner, che riprende il numero 7 da Thurstone,
ma elenca abilità modulari di diversa natura, non solo cognitiva.
Stenberg crede che l’intelligenza abbia 3 componenti che operano
congiuntamente nell’organizzazione e guida del comportamento intelligente:
• Analitica o componenziale: il concetto tradizionale d’intelligenza come pensiero analitico e ragionamento astratto. Implica abilità di analisi,
giudizio, valutazione, comparazione e contrapposizione.
• Creativa o esperienziale: un’intelligenza intuitiva e originale, non convenzionale, che non si conforma alle aspettative degli insegnanti.
Implica l’abilità di creare, disegnare, inventare, dare origine e immaginare.
• Pratica o contestuale: abilità sociali e senso comune. Implica l’abilità di usare, applicare, implementare e mettere in pratica. La maggior parte dei compiti richiede una combinazione di tutte e tre le intelligenze.
LA TEORIA TRIARCHICA DI STENBERG
LA TEORIA DI GARDNER DELLE INTELLIGENZE MULTIPLE
La teoria di Gardner sulle intelligenze multiple (i test d’intelligenza misurano solo alcune di queste) propone un elenco comprensivo di 8 tipi di intelligenza (moduli mentali), fra loro indipendenti:
• Abilità Verbaili
• Abilità Logico-matematiche
• Abilità Spaziali
• Abilità Corporeo-cinestesiche
• Abilità Musicali
• Abilità Interpersonali
• Abilità Intrapersonali
• Abilità Naturalistiche
Secondo Gardner, ognuna di queste forme di intelligenza:
- può essere lesa da un differente tipo di danno cerebrale - implica abilità cognitive uniche
- si esplicita in modo unico
MISURARE L’INTELLIGENZA
Binet ha introdotto il concetto di Età Mentale (EM): grado di intelligenza individuale in una data età.
Il Quoziente d’intelligenza (QI): termine coniato da William Stern (1912), è un indice di misurazione delle performance nei test d’intelligenza in
relazione ai risultati riportati dalle persone della stessa età.
Il concetto di età mentale è stato poi integrato poi in quello di quoziente intellettivo, Stern ha concepito la seguente formula:
QI= EM/EC X 100
Le scale di Wechsler:
Test per valutare le abilità intellettive di bambini e adulti.
• WAIS-III (Wechsler Adult Intelligence Scale)
• WISC-IV (Wechsler Intelligence Scale for Children): 6-16 anni
• WPPSI-III (Wechsler Preschool and Primary School of Intelligence): 2 anni e 6 mesi e i 7 anni e 3 mesi.
Le scale di Wechsler forniscono non solo un risultato
globale per QI ma anche risultati per 6 parametri verbali e 5 parametri non verbali, permettendo all’esaminatore di
determinare le aree in cui il soggetto è al di sotto, uguale o al di sopra della media rispetto a quella osservata in un
campione pari per età. In particolare è possibile comprendere
quanto la prestazione del bambino si allontana o devia dalla
media considerando un parametro: la deviazione standard.
Misurare l’intelligenza: aspetti critici
• il risultato che una persona ottiene in un test d’intelligenza è sempre descritto in relazione alla performance nello stesso test di altro in un determinato gruppo. Perciò è importante che le caratteristiche e le esperienze della persona siano simili a quelle del gruppo usato per stabilire le norme della prova.
• I test d’intelligenza sono soggetti a bias culturali e cioè a errori
sistematici e costanti, dovuti alle diversità tra la “cultura del soggetto”
e la “cultura del test”. → culture-fair test: obiettivo è escludere o minimizzare i tipi di contenuti poco obiettivi in termini di esperienze e cultura; tali test sono liberi da influenze culturali perché costituiti solo da prove non verbali.
• necessità di una somministrazione standard per non influenzare la
performance
• Il test culture free più utilizzato e conosciuto sono le Matrici di Raven, una sorta di “puzzle” a difficoltà crescente, dove manca un tassello e il soggetto deve individuare, tra quelli proposti, quale completi la figura, che in genere è costituita da segni geometrici. Forniscono una misura delle capacità intellettive, in particolar modo il fattore G. Sono state costruite con l’idea di essere poco influenzate dai fattori culturali e indipendenti dal linguaggio.
• Le Matrici Progressive di Raven si dividono in: Standard, dagli 11 anni fino all’età adulta; Colorate, dai 4 agli 11 anni; Avanzate, per soggetti con abilità superiori alla media, da 11 anni all’età adulta.
• test deve essere valido (rappresenta il grado in cui esso misura effettivamente quello che si propone di misurare) e affidabile (produzione di risultati coerenti nel tempo e nelle misurazioni successive).
• dall’infanzia in poi il QI sembra diventare relativamente stabile, anche se fattori esperienziali potrebbero modificare il QI → Flynn
Effect: Flynn, in studi condotti tra il 1932 e il 2002 su diversi Paesi,ha rilevato che il punteggio medio del QI in quelle nazioni è
aumentato di circa 15 punti nel corso del tempo.
• Secondo le stime condotte con europei e americani di ceto medio, la proporzione della variabilità dell’intelligenza attribuibile a fattori genetici va dal 40 al 50%, il restante è dovuto a fattori ambientali esterni e sociali.
• Arthur Jensen (1969) ritiene che l’intelligenza sia soprattutto
ereditata e che l’ambiente giochi un ruolo minimo. Studi su gemelli monozigoti e dizigoti mostrano una maggiore correlazione fra QI dei primi rispetto ai secondi; studi su gemelli monozigoti allevati insieme e in famiglie separate mostrano differenti correlazioni al QI, ma non così alte da far pensare che l’ambiente sia più
importante dei fattori ereditari. Un recente review però non
evidenzia correlazioni molto alte fra gemelli identici e fraterni, per cui la tesi di Jensen viene ridimensionata.
LE DIFFERENZE INDIVIDUALI NELL’INTELLIGENZA:
CULTURA ED EREDITÀ
STUDI SUI GEMELLI
Come mai il QI dei gemelli risulta più omogeneo?
La ragione può essere ambientale. I genitori educano i gemelli maniera più coerente e simile rispetto a come si comporterebbero con i figli di età diverse.
Somiglianze ancora più evidenti si osservano nei gemelli monozigoti che hanno patrimonio genetico identico: i gemelli identici cresciuti della stessa famiglia hanno QI facilmente sovrapponibili. Quando I gemelli identici vengono separati la somiglianza diminuisce di poco:
- Gli psicologi che attribuiscono molta importanza alla genetica ritengono che le cifre mostrano come l'intelligenza umana sia ereditaria circa il 50%.
- Gli psicologi che sostengono l'importanza dei fattori ambientali evidenziano il fatto che i QI di alcuni gemelli che crescono separati differiscono anche di 20 punti: tali divari si verificano quando i gemelli crescono in situazioni molto diverse sia per l'educazione che per fattori ambientali. Spesso però accade che i gemelli crescono in famiglie simili a quelle dei genitori biologici, sia dal punto di vista sociale che educativo: questo elemento tenderebbe a esagerare effetti apparentemente genetici rendendo più simili i QI dei gemelli separati.
Vi sono forti prove dell’influenza ambientale sull'intelligenza che derivano da studi sulle adozioni:
-
uno studio ha rilevato che i figli cresciuti con la stessa madre tendono ad avere un QI simile al suo indipendentemente dal fatto di possedere o meno un patrimonio genetico comune.-
In un recente studio fu riscontrato un notevole aumento del QI di 25 bambini provenienti da un orfanotrofio e poi adottati da genitori che diedero loro amore, una famiglia e un ambiente stimolante: tali bambini, prima considerati non adottabili in quanto presentava disabilità intellettiva, in seguito all'adozione e elevarono, in media, il QI di 29 punti. In un secondo gruppo di bambini, con diagnosi di lieve disabilità intellettiva e cresciuta esclusivamente in orfanotrofio, fu rilevata invece una diminuzione della media del QI di 26 punti.Influenze ambientali e culturali
Attualmente la maggior parte dei ricercatori ritiene che la sola eredità genetica non determina l’intelligenza.
Tra le condizioni ambientali che influenzano l’intelligenza troviamo:
- la gravidanza e il parto (effetti durevoli sul bambino)
- la famiglia (il modo con cui i genitori parlano ai figli, il supporto genitoriale, lo stile di vita della famiglia)
- scuole e gruppo dei pari - comunità
- etnicità, classe sociale (educazione, occupazione e reddito = status
socioeconomico) e performance intellettuale: è difficile studiare gli
effetti separatamente.
L’efficacia dei test psicologici dipende dalle conoscenze, dalle capacità e dall’integrità di chi li utilizza. Alcuni problemi dei test:
• Dovrebbero essere utilizzati con altre informazioni: storia dello sviluppo del bambino, salute, prestazione scolastica, esperienze familiari..:
- Minaccia allo stereotipo: gli individui di un gruppo nei confronti del quale esiste uno stereotipo negativo potrebbero non aver fiducia in se stessi e preoccuparsi che il risultato del test confermi il suddetto stereotipo
influenzandone i risultati.
- Rischio cumulativo: i fattori di rischio delle circostanze di vita hanno un effetto cumulativo sulle performance intellettive dei bambini (es. povertà).
- Comportamento materno: può influenzare la performance intellettuale del bambino nell’ambiente scolastico. Es. madri laureate e letture.
• I test ignorano fattori quali la motivazione, la salute fisica e mentale e le abilità sociali.
• Le performance scolastiche vanno monitorate. I test d’intelligenza misurano le prestazioni correnti, per cui è necessaria una valutazione periodica nel caso in cui vengano utilizzati per situare i bambini in determinati percorsi (importanza della ZPD vygotskiana).
• Il risultato unico dei test di QI può spesso portare a false aspettative
rispetto a un individuo (troppo spesso generalizzazioni esagerate vengono fatte sulla base di un risultato di QI) → profezie che si auto-avverano (effetto Rosenthal o pigmalione, Rosenthal e Jacobsen, 1968).
I processi di apprendimento
• Al fine di tutelare il diritto all’istruzione di chi presenta un disturbo specifico di apprendimento è stata emanata la legge 170/2010 secondo la quale occorre identificare le strategie didattiche appropriate per consentire a chi presenta questa caratteristica di raggiungere gli stessi obiettivi della classe.
• L’Italia da tempo adottato un approccio inclusivo in base al quale anche chi presenta una disabilità, tale per cui è necessario che oltre insegnante curricolare vi siano insegnanti di sostegno alla classe, è incluso insieme agli altri bambini con sviluppo tipico.
• Nell’ottica di favorire un approccio inclusivo gli ultimi anni è stata
ufficialmente definita la possibilità di attivare una didattica personalizzata e individualizzata al fine di consentire agli Insegnanti di adottare le
strategie più opportune per garantire il diritto di studio.
La motivazione al rendimento e la performance intellettuale
La performance accademica dei bambini è influenzata da diverse variabili tra cui anche la stessa motivazione al rendimento, cioè la tendenza ad impegnarsi per ottenere buoni risultati, a valutarli alla luce di standard di eccellenza specifici e a tale soddisfazione dal fatto di aver compiuto una buona prestazione.
Le variazioni nella motivazione rendimento e alla performance del
bambino sono connesse spesso alle sue emozioni e al senso di
sé del bambino, cioè all’opinione che ha di sé come persona e
come studente.
In uno studio (Heckhausen e Dweck, 1998) alcuni bambini di 11-12 anni provano a risolvere una serie di problemi difficili. All’inizio
bambini sono in grado di risolverli tutti, poi lo sperimentatore presenta una serie di problemi più difficili a cui soggetti non riescono a trovare una soluzione:
- I bambini che hanno mantenuto o addirittura migliorato il livello la propria performance, nonostante il fallimento in alcuni quesiti, sono stati classificati dai ricercatori come orientati alla
padronanza perché concentrati sull’acquisizione dell’abilità e del superamento dei problemi.
- i bambini che hanno avuto la tendenza a desistere facilmente o a mostrare un notevole peggioramento nel lavorare sono stati
classificati dai ricercatori come vulnerabili.
Bambini orientati alla padronanza vs vulnerabili
•EMOZIONI: quando i bambini orientati alla padronanza hanno avuto un cattivo rendimento, le emozioni espresse sono state neutre o perfino positive perché hanno attribuito al fallimento o ad uno sforzo insufficiente invece che alla mancanza di capacità, mantenendo così aspettative alte per le performance future; i bambini vulnerabili hanno espresso emozioni negative come la frustrazione e hanno dato la colpa alla propria incapacità di seguire il compito così che la loro aspettative per il rendimento futuro erano pessimiste.
•OBIETTIVI: I bambini orientati alla padronanza hanno obiettivi di apprendimento:
si occupano più di migliorare le abilità e imparare cose nuove che del giudizio specifico; I bambini vulnerabili tendono ad avere obiettivo orientati alla prestazione, ossia sono interessati a mostrarsi intelligenti, ottenere giudizi positivi sulle loro capacità ed evitare quelli negativi.
•VISIONE INTELLIGENZA: I bambini orientati alla padronanza tendono a vedere l’intelligenza come un aspetto incrementale perché la considerano come un insieme di abilità e conoscenze che può crescere con l’impegno; i bambini vulnerabili vedono l’intelligenza come un’entità rigida e stabile perché credono che siano qualità fissa invariabile che le persone possiedono a vari livelli.
L’esperienza familiare negli anni l’età prescolare può influenzare lo sviluppo di queste idee sulla performance: i bambini con genitori che
incoraggiano un comportamento maggiormente orientato alla padronanza fin da piccoli, per esempio incentivando l’indipendenza e la perseveranza nel risolvere i problemi, mostrano questi atteggiamenti in seguito quando iniziano a frequentare la scuola.
Anche la cultura ha un ruolo: studenti europei e americani tendono a
sostenere che avere un buon maestro sia il fattore più importante per il loro rendimento in matematica mentre quelle asiatici dichiarano che studiare con impegno sia l’elemento fondamentale.
Migliorare la memoria di lavoro e il controllo cognitivo Si possono individuare tre approcci su come sostenere i processi apprendimento:
⁃ comportamentista: si basa strettamente sulla ricerca
comportamentista classica sullo sviluppo e apprendimento apprendimento. Non sufficiente.
⁃ cognitivista: Enfasi su cosa pensa il bambino, ma non dà rilevanza all’azione del bambino in questi processi
⁃ costruttivista: enfasi su cosa pensa il bambino, sottolinea la partecipazione attiva dell’infante nel processo di acquisizione apprendimento delle conoscenze
Gli approcci recenti nel quadro della tradizione vygotskijana si sono
concentrati sugli aspetti sociali la comunicazione, l’attività congiunta e del praticantato.
Lane e Wenger: situated learning
Hanno ipotizzato che non tutti i coloro che svolgono un’attività possono essere considerati esperti, ma l’azione di imparare li rende i partecipanti periferici di una comunità di apprendimento. La nozione di partecipazione periferica legittimata è importante perché è grazie a essa, applicando le conoscenze e facendo ciò che li rende significative, che un individuo riesce ad acquisire le relative capacità. La partecipazione è quindi legittimata perché tutti accettano che persone non qualificate possono esercitare alcune abilità a basso livello. La partecipazione è periferica perché questi soggetti non si trovano in prima linea nel proprio campo ma sono comunque coinvolte al suo interno. Il semplice prendere parte un’attività può essere sufficiente innescare l’apprendimento.
Doise e Mugny:
diversi fattori possono influire sull’apprendimento
collaborativo della classe. Anche quando i bambini non mostrano di
aver tratto vantaggi immediati sembra che il processo di
collaborazione stimoli uno sviluppo nel corso dei giorni o mesi
successivi che si associa ad un apprendimento più a lungo termine.
Oltre le norme: plusdotazione e deficit intellettivi
Bambini plus-dotati Due diverse accezioni:
- Coloro che hanno un QI molto al di sopra della media (superiore a 130 o 140, cioè il 2% oppure lo 0,5% di una popolazione normale).
- Coloro che sono dotati di un talento particolare in uno specifico campo come ad esempio la musica o la matematica.
Sebbene talvolta abbiano problemi emozionali, in generale gli studi confermano che gli individui plus-dotati tendono ad essere più maturi e un clima familiare positivo.
Bambini plus dotati sarebbero caratterizzati da (Winner, 1996):
- Precocità (dovuta ad abilità innata in un determinato ambito) - Marciano ad un ritmo diverso dagli altri
- Intrinsecamente motivati nell’attività su cui focalizzano l’interesse.
Come incoraggiare i bambini plusdotati?
Alcuni affermano che iniziare prima l'istruzione o
avanzare più rapidamente gli anni di scuola possano
essere provvedimenti necessari per mantenere vivo il loro interesse, ma d’altra parte queste accortezze potrebbero soddisfare i bisogni intellettuali a scapito dello sviluppo sociale ed emotivo.
→ Personalizzazione della didattica
La disabilità intellettiva
Una condizione di limitata capacità mentale per cui l’individuo
1) funzionamento intellettivo basso con un valore di QI solitamente al di sotto di 70;
2) ha difficoltà di adattamento nella vita di tutti i giorni;
3) comincia a mostrare queste caratteristiche entro i 18 anni.
Alcuni casi di disabilità intellettiva hanno cause di tipo organico (ad esempio genetico) altri casi hanno un’origine socio-culturale
familiare (es. infezioni, traumi, carenze di attenzione). In generequello di natura organica è più grave.
• in gran parte dei casi la disabilità intellettiva di causa organica il QI va da 0 a 50
• mentre nel caso di origine ambientale il QI va da 55 a 70.
Il 95% delle persone con disabilità intellettiva può imparare una professione più o meno complessa, mantenere un posto di lavoro e vivere in una comunità
Può essere classificata in molti modi; quello adottato dalla maggior parte dei sistemi scolastici utilizza valori di QI per definire alla disabilità intellettiva come :
• Lieve(55-70): bambini sviluppano abilità sociali e comunicative tipicamente durante l’età prescolare e potrebbero essere indistinguibili fino
all’adolescenza
• Moderato(40-54): bambini acquisiscono abilità comunicative generalmente nella seconda infanzia e sebbene siano in grado di beneficare di una
formazione professioanle, hanno una capacità limitata di comprensione delle materie scolastiche
• Grave (25-39): bambini possono imparare a comunicare ma raramente riescono ad andare oltre la lettura di poche parole.
• Gravissimo (sotto 20- 25): bambini possono acquisire delle competenze comunicative e una qualche autosufficienza.
Creatività
La creatività è l’abilità di pensare a qualcosa in modi nuovi ed inusuali e di escogitare soluzioni uniche ai problemi.
Creatività è unicità: un prodotto creativo è un prodotto nuovo.
Intelligenza e creatività non sono la stessa cosa: le persone più creative sono anche intelligenti, ma non è necessariamente vero il contrario.
La creatività richiede ciò che Guilford (1967) ha definito il pensiero divergente.
- Pensiero divergente: pensiero che produce diverse risposte allo stesso problema; caratteristico della creatività
- Pensiero convergente:pensiero che produce una risposta corretta;
caratteristico del tipo di pensiero richiesto dai test d’intelligenza
convenzionali.
https://www.youtube.com/watch?v=u-radLHmpQI
L’INTELLIGENZA EMOTIVA
Peter Salovey e John Mayer definiscono intelligenza emotiva la capacità di percepire, utilizzare, comprendere e gestire le emozioni: significa accettare le emozioni in quanto parte essenziale del nostro essere e della nostra
sopravvivenza. Possedere queste competenze può renderci più flessibili, adattabili immaturi al punto di vista emotivo. Alcuni abilità necessarie che contribuiscono a formare l'intelligenza emotiva:
1. percepire le emozioni: ascoltare le proprie emozioni. Chi è dotato di intelligenza emotiva è anche in grado di manifestare empatia.
2. Utilizzare le emozioni: Le persone dotate di intelligenza emotiva utilizzano le proprie emozioni per potenziare la capacità di pensare e di prendere
decisioni. Le emozioni possono essere utilizzate anche per promuovere la crescita personale e migliorare le relazioni con gli altri.