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INDICE
1. Premessa ... 4
2. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO ... 4
2.1 Introduzione ... 6
3. LA PROPOSTA DI VARIANTE (Suap ditta ZANOTTI SPA) ... 8
3.1 Il Proponente ... 8
3.2 La produzione ... 10
3.3 Il progetto ... 11
3.3.1 OBBIETTIVI ... 12
3.3.2 Collocazione ... 12
3.3.3 FABBRICATO IN PROGETTO ... 13
3.4 La Variante Urbanistica in esame ... 15
3.5 Gestione delle acque ... 17
3.6 Inquinamento acustico ... 19
4. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ... 24
4.1 Livello regionale ... 24
4.2 Livello provinciale ... 25
4.2.1 Piano di Indirizzo Forestale (PIF) ... 30
4.3 Livello comunale ... 30
5. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ... 33
5.1 Analisi preliminare del territorio ... 33
5.1.1 Analisi storico evolutiva ... 33
5.1.2 Clima ... 36
5.1.3 Clima acustico ... 37
5.1.4 Suolo e sottosuolo ... 38
5.1.5 Acque superficiali ... 40
5.1.6 Acque sotterranee ... 41
5.1.7 Atmosfera ... 42
5.1.8 Viabilità ... 51
6. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI ATTESI ... 51
6.1 Coerenza della variante rispetto ai principi di sostenibilità ambientale ... 51
6.2 Problemi ambientali pertinenti la variante ... 52
6.3 Descrizione dei potenziali effetti attesi in relazione alle sensibilità ambientali esistenti ... 52
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6.3.1 Consumo di suolo... 52
6.3.2 Altre forme di impatto ... 53
6.4 Azioni di mitigazione ... 55
6.5 Conclusioni ... 56
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1. PREMESSA
Il presente elaborato costituisce lo strumento guida per la valutazione dell’eventuale impatto ambientale conseguente alla variante urbanistica indotta dalla procedura di ampliamento a mezzo Suap della ditta in intestazione. Peraltro va richiamato l’aspetto procedurale, che non implica valutazioni quali quelle che potrebbero interessare un procedura di VIA, ovvero mirate allo specifico progetto, quanto piuttosto limitato alle valutazioni connesse unicamente con la modifica allo strumento urbanistico, cui appunto la procedura di assoggettabilità a VAS si riferisce. Tuttavia, ed in considerazione del fatto che normalmente procedimenti quale quello in esame riguardano attività storiche operanti sul territorio che prevedono ampliamenti dell’attività produttiva, al fine di introdurre il quadro generale degli elementi che avranno incidenza sulla valutazione di assoggettare l’ampliamento a procedura di VAS completa o meno, è opportuno, anche se in modo schematico e riassuntivo, delineare nei successivi capitoli i principali aspetti progettuali che devono comunque avere un ruolo nella valutazione.
2. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
La verifica di esclusione di un Piano/programma da procedura di VAS è oggi regolata dal D.Lgs 4/2008 e s.m.i, che dispone quanto segue: “per i piani e programmi (…) che determinano l’uso di piccole aree a livello locale e per le modifiche minori dei piani e dei programmi di cui al comma 2, la valutazione ambientale è necessaria qualora l’autorità competente valuti che possano avere effetti significativi sull’ambiente, secondo le disposizioni di cui all’art. 12.2”.
A livello regionale sono state assunte ulteriori determinazioni di dettaglio in merito all’iter procedurale ed alle analisi necessarie al fine di accertare l’insussistenza di effetti significativi sull’ambiente, in particolare per i SUAP (DGR 761/2010 all. 1r). Questo allegato definisce che:
Lo Sportello è soggetto a Valutazione ambientale – VAS allorché ricadono le seguenti condizioni:
a) ricade nel “Settore della destinazione dei suoli” (PTC Parco, Piano Cave provinciale, Programma triennale per lo sviluppo del settore Commerciale) e definisce il quadro di riferimento per l’autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della direttiva 85/337/CEE;
Nel caso in esame la proposta di ampliamento non incide sulla destinazione dei suoli.
b) si ritiene che abbia effetti ambientali significativi su uno o più siti, ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 3 della Direttiva 92/43/CEE;
Nel caso in esame non si prevede di assoggettare la proposta di Suap a specifico Studio di incidenza in quanto ricade a oltre 8,3 km dal più vicino sito Natura 2000 (ZPS IT20B0501) e pertanto si ritiene, non abbia effetti significativi sul medesimo.
La Verifica di assoggettabilità alla valutazione ambientale si applica alle seguenti fattispecie:
a) SUAP ricompresi nel paragrafo 2 dell’articolo 3 della direttiva che determinano l’uso di piccole aree a livello locale e le modifiche minori (punto 4.6 – Indirizzi generali);
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b) SUAP non ricompresi nel paragrafo 2 dell’articolo 3 della direttiva che definiscono il quadro di riferimento per l’autorizzazione di progetti.
Per i piani e i programmi che determinano l'uso di piccole aree a livello locale e per le modifiche minori dei piani e dei programmi, la valutazione ambientale completa e' necessaria qualora l'autorità competente valuti che producano impatti significativi sull’ambiente, secondo le disposizioni di cui all'articolo 12 del d.lgs. e tenuto conto del diverso livello di sensibilità ambientale dell’area oggetto di intervento.
Nel caso in esame Il progetto di SUAP non si inserisce fra i casi soggetti a VAS completa, con il Rapporto preliminare è infatti stata evidenziata non solo la mancanza di effetti significativi su siti tutelati dalla Direttiva 92/43/CEE, ma la mancanza di effetti significativi in genere anche sulle connessioni di rete con particolare riferimento ai corridoi primari e secondari della RER. Il SUAP in esame essendo finalizzato ad un ampliamento di un attività esistente non si configura nemmeno come SUAP che definisce il quadro di riferimento per l’autorizzazione di progetti.
Ciò premesso, in rispondenza anche con quanto previsto dalla Direttiva comunitaria, il presente documento analizzerà:
- in quale misura il SUAP stabilisce una quadro di riferimento per progetti ed altre attività, o per quanto riguarda l’ubicazione, la natura, le dimensioni e le condizioni operative;
- in quale misura il piano influenza altri piani/programmi , inclusi quelli gerarchicamente ordinati;
- pertinenza del piano per l’integrazione delle considerazioni ambientali, in particolare al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile;
- problemi ambientali pertinenti al piano,
- rilevanza del piano per l’attuazione della normativa comunitaria nel settore dell’ambiente;
Caratteristiche degli effetti e delle aree che possono essere interessate:
- probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli effetti;
- carattere cumulativo degli effetti;
- natura transfrontaliera degli effetti;
- rischi per la salute umana o per l’ambiente;
- entità ed estensione degli effetti;
- valore e vulnerabilità dell’area;
- caratteristiche naturali o del patrimonio culturale;
- superamento dei livelli di qualità ambientale o dei valori limite;
- utilizzo intensivo del suolo;
- effetti su aree o paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale, comunitario o internazionale.
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2.1 Introduzione
Il presente Rapporto Preliminare è stato predisposto in conformità con quanto previsto dalla DCR 351/2007, dalla DGR 761/2010 e della DGR 3686/2012 “Determinazione della procedura di Valutazione Ambientale di piani e programmi – VAS (art.4 l.r. n 12/2005 D.C.R. 351/2007) – Modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione ambientale di piani e programmi (VAS) SPORTELLO UNICO DELLE ATTIVITA PRODUTTIVE. Tale documento ha la finalità di analizzare le potenziali ricadute ambientali correlate alla variante proposta al Piano di Governo del Territorio del Comune di Pegognaga.
Di seguito si propone un’immagine corografica su ortofoto su cui è localizzata l’area interessata dalla Variante in esame.
Figura 2.1-1 Collocazione territoriale
La Procedura di Verifica di Assoggettabilità alla VAS seguirà la procedura dettata dalle citate delibere regionali e descritta nello schema seguente.
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In sintesi la presente procedura, indipendentemente da qualunque altra considerazione, ha come finalità quella di determinare se la variante urbanistica conseguente all’approvazione del progetto di Suap abbia o meno impatti significativi sull’ambiente. Tale conclusione in base alle previsioni della normativa vigente spetta all’Autorità Competente per la VAS d’intesa con l’Autorità procedente. Il presente Rapporto Preliminare sarà pertanto messo a disposizione e pubblicato su web per 30 giorni a seguito dei quali l’Autorità competente, d’intesa con l’Autorità procedente, assumerà la decisione di assoggettare o meno la variante alla Valutazione ambientale.
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3. LA PROPOSTA DI VARIANTE (SUAP DITTA ZANOTTI SPA)
3.1 Il Proponente
L’intervento in oggetto è proposto dalla società “Zanotti SpA” con sede operativa Via M.L. King, 30 - 46020, Pegognaga (MN) - Italy.
Lo stabilimento Zanotti, ditta specializzata nel controllo e produzione del freddo con particolare riguardo alle refrigerazioni su piattaforme mobili (autocarri), e per grandi centri commerciali e di ristorazione, opera nel tessuto produttivo del Comune di Pegognaga dal 1994 localizzato per la precisione nella Z.A.I. di Polesine. Lo stabilimento si è costantemente evoluto, le principali tappe della sua crescita son riassunte in tre step:
1. step 1994: Edificazione della ditta Zanotti Spa in Via Martin Luther King, 30, 46020 Pegognaga MN con il primo edificio produttivo e la palazzina uffici;
2. step 1998: Ampliamento sito produttivo con la costruzione di un capannone in aderenza alla prima costruzione;
3. step 2007: Ampliamento sito produttivo con la costruzione di una ulteriore area produttiva in aderenza alle precedenti.
Le tipologie dei prodotti attualmente in linea sono le seguenti:.
Refrigerazione Fissa (Componenti):
1) Unità Condensatrici .I modelli della serie CU sono unità condensatrici ad aria, mono-compressore e sprovviste di evaporatore, carrozzate per installazione esterna e silenziate, ideali per destinazioni d’uso commerciale e industriale.
2) Mini-Centrali Twin . I modelli della serie CU Twin sono unità condensatrici ad aria, bi-compressore e sprovviste di evaporatore, carrozzate per installazione esterna e silenziate, ideali per destinazioni d’uso commerciale e industriale.
3) Mini-Centrali Inverter . I modelli della serie CI Twin inverter sono unità condensatrici ad aria, dotate di doppio compressore di cui uno gestito da inverter, speciali da esterno, silenziate per uso commerciale e industriale.
4) Unità Condensatrici Aperte . Le unità condensatrici aperte sono mini-centrali, non carenate e mono- compressore, ideali per la composizione di impianti refrigeranti industriali ad alte prestazioni.
5) Unità Condensatrici Multi-Compressore . I modelli della serie CM e CL compact sono unità condensatrici ad aria equipaggiate con tre o quattro compressori, speciali da esterno e silenziate, progettate per la composizione di impianti a destinazione prettamente industriale.
6) Multi-Compressori . I modelli della serie CC sono centrali frigorifere equipaggiate con più compressori in parallelo, silenziate e adatte a soddisfare le richieste di qualsiasi tipo di applicazione industriale con temperature di lavoro positiva, negativa e per la congelazione.
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7) Unità di Compressione . Le unità di compressione sono elementi base per la realizzazione di impianti multiblocco. Sono costituite da telaio carrozzato e silenziato equipaggiato con uno o due compressori, il ricevitore di liquido e il box elettrico.
8) Aero-evaporatori . Gamma di aero-evaporatori a soffitto, cubici, doppio flusso, con ventilatori assiali o centrifughi con sbrinamento elettrico, ad aria, acqua o gas caldo.
9) Condensatori Ventilati . Gamma di condensatori ad aria con ventilatori assiali, centrifughi, elettronici e EC.
Refrigerazione Fissa (Impianti Completi):
1) Celle fisse unità refrigeranti in versione monoblocco e bi-blocco/splittate
2) Container serie AS-E sono unità monoblocco, progettate per la conservazione di prodotti freschi all’interno di celle container di piccola-media dimensione saltuariamente movimentate
3) Celle Mobili serie AS-R sono unità monoblocco progettate per il mantenimento di prodotti freschi all’interno di celle montate su rimorchi soggetti a continui spostamenti.
4) Ambienti per vino in bottiglia modelli RCV e RDV sono unità refrigeranti speciali, in grado di gestire elettronicamente temperatura e umidità all’interno della cella così da ricreare le condizioni igrometriche ideali per la conservazione del vino in bottiglia.
5) Silos Unità refrigeranti monoblocco costruite per la conservazione di cereali all’interno di silos o magazzini di stoccaggio, mediante la gestione dell’aria in ingresso a temperatura e umidità controllata.
6) Ambienti per Prodotti da Processare Le unità di processo sono macchine refrigeranti progettate per la gestione dei processi di asciugatura e stagionatura di salumi, prosciutti e formaggi mediante controllo di temperatura e umidità.
7) Liquidi di Processo Le unità per la gestione dei liquidi di processo sono compatte e progettate per la risoluzione di problematiche di raffreddamento all’interno di impianti industriali ad acqua gelida.
Refrigerazione Trasportata
1) Unità Battery Drive. Unità refrigerante a split totalmente elettrico a garanzia di un impatto ambientale minimo, ma con alti livelli di efficacia. Ideale per il trasporto refrigerato di veicoli di piccola taglia come van, minivan e monovolumi a scopi commerciali.
2) Unità Direct Drive . Le unità direct drive sono macchine refrigeranti split progettate per garantire un funzionamento continuo a basse emissioni mediante collegamento diretto motore-compressore e ausilio di motore elettrico quando il veicolo è fermo.
3) Unità Autoalimentate per camion . Le unità autoalimentate per camion sono macchine refrigeranti monoblocco dotate di motore diesel indipendente, ideali per applicazioni in celle di autocarri di media grande cubatura per trasporti a tratte nazionali o internazionali.
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4) Unità Multi temperatura. La peculiarità delle gamma unità a multi-temperatura consiste nella presenza di due o più unità evaporanti che permettono il trasporto di prodotti diversi, a bordo dello stesso veicolo, in celle separate refrigerate a temperature differenti.
Refrigerazione Industriale:
1) Magazzini Refrigerati 2) Catering
3) Frutta e Verdura – conservazione e stoccaggio 4) Carne – conservazione della carne
5) Salumi – conservazione e stagionatura salumi 6) Pesce – conservazione prodotti ittici
7) Formaggio - stagionatura
8) Latte/yoghurt/gelato – trattamento termico 9) Camere Sterili
10) Liquidi di Processo e compressione del gas 11) Stadi del Ghiaccio
3.2 La produzione
Attualmente lo stabilimento impiega 400 addetti tra operai e impiegati. La rete commerciale della produzione Zanotti è da tempo una rete a vocazione Mondiale. I principali stabilimenti del gruppo sono ubicati in Italia con unità produttive minori ubicate in Europa.
Recentemente la Spa italiana si è fusa con la Giapponese Daikin divenendo una componente del Daikin Group. Le capacità produttive-innovative della Zanotti Spa, hanno trovato nel gruppo terreno fertile tanto da conferire alla stessa Zanotti il ruolo di antenna tecnologica del gruppo stesso. Sono pertanto in atto due grandi progetti di innovazione tecnologica affidati agli specialisti della Zanotti con investimenti per decine di milioni di euro. Tutta questa attività di sviluppo e innovazione è monitorata dai Ministeri Italiani dello sviluppo economico, degli Esteri e degli Interni che dedicano per questo funzionari ad hoc, così come sta facendo La Regione Lombardia. Lo scopo del monitoraggio è quello di affiancare l’azienda in tutte le attività di ricerca e sviluppo col fine di garantirne un buon esito in termini di qualità delle operazioni e velocità d’azione sia della Zanotti che degli Enti preposti al rilascio di autorizzazioni e permessi.
Il primo dei progetti che ha cominciato il cammino è quello che viene ora presentato e che si risolve nella costruzione di un laboratorio tecnologico avanzato per il controllo del comportamento dei veicoli refrigerati nel tempo e nello spazio secondo condizioni climatiche e stradali estreme. In breve i mezzi vengono testati in condizioni climatiche variabili con temperature che possono variare da -40°C a +60°C percorrendo qualsiasi tipo di strada o pista.
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3.3 Il progetto
Di seguito vengono descritte le attività che si svolgono all’interno del piano terreno dell’edificio in progetto.
Le attività principali del TCI saranno principalmente:
collaudo termodinamico prestazionale e funzionale delle unità dal punto di vista meccanico, elettrico ed elettronico, delle funzionalità standard ed in condizione climatica estrema del sistema di refrigerazione.
Le condizioni di test prestazionale e di analisi R&D sono realizzate secondo parametri standard ed estremi di lavoro per poter sperimentare il sistema frigorifero in condizioni limite.
Le unità prototipali vengono realizzate, testate e modificate secondo le condizioni di test di laboratorio.
Il TCI è composto principalmente da tre aree:
Area 1: composta da Sala A, Sala B, Monob. Zero, Shaker Room, 2 Sale Test per gli autocarri.
L’area 1 è costituita da:
1. Sala A (A1+A2) è trasferita dal corrente laboratorio di ricerca, in questa sala si raggiungono temperature critiche (da 5°C a 40°C, ma non si scende sotto lo zero), l’area viene divisa in due sale per poter testare il comportamento di due macchine alla volta.
2. Sala B (CCU Close Control Unit)
3. Sale Monoblocco Zer0°: tali macchine hanno bisogno di un range significativo di temperature (da -40°C a +60°C), queste celle saranno isolate termicamente
4. Sale Test Autocarri, Van e Rimorchi: per le certificazioni ATP, (range di temperatura da -40°C a +60°C).
5. Sala CCT (Cycling Corrosion Test) qui non vi è un controllo di temperatura, si fa un test di una macchina alla volta con atmosfera corrosiva
6. Shaker Room: tavola vibrante che simula il dissestamento stradale su cui vengono montate le macchine refrigeranti
Area 2: È adibita all’attività di immagazzinamento, costruzione prototipi, uso di strumenti meccanici come la fresa e la molatrice/brasatura cablaggio e lavorazioni su schede elettriche.
Area 3: Ufficio con videoterminali, con armadi e quadri elettrici la cui funzione è quella di controllo dei test.
Il TCI avrà importanza funzionale e strategica:
funzionale: per la possibilità di progettare, collaudare e modificare le unità prototipali
strategica: la creazione di un punto di riferimento per la refrigerazione europea che porterà all’apprezzamento del marchio Daikin-Zanotti.
Il personale addetto è stimabile a pieno regime raggiunto in 20 addetti al piano terra (officina/laboratorio) e in 150 addetti di carattere tecnico al primo piano (uffici). La composizione tra uomini e donne dovrà tendere alla parità del numero, di operai e impiegati tecnici. Il mercato del lavoro per la acquisizione delle nuove maestranze privilegerà la scelta locale, fatti salvi i casi di alta specializzazione che potranno essere di provenienza UE ed extra UE.
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3.3.1 OBBIETTIVI
Erigere un edificio a basso impatto ambientale ed emissioni 0 di CO2 attraverso una costruzione funzionale e sistemi tecnologici che minimizzano i consumi e nessun uso di gas climalteranti per gli impianti di riscaldamento e climatizzazione per i quali si utilizzerà l’energia elettrica in parte autoprodotta.
Creare un centro unico in Italia (ed Europa) in grado di permettere la certificazione secondo i sistemi di qualità accreditati, trasformando la Zanotti nel Quartier Generale della refrigerazione Daikin in Europa.
Permettere l’espansione ulteriore della Zanotti grazie al dislocamento delle sale test nell’R&D lab e il conseguente riadeguamento degli spazi tecnici.
Costruire il fabbricato utilizzando un approccio sinergico tra progettisti imprese e committenza.
La creazione di un primo piano di uffici “ open space”, atto a creare un ambiente di lavoro attento all’ergonomia e dotato di apposite “aree di decompressione” attrezzate con verde vivo, sedute più comode e riparate dal rumore.
Attorno al progetto hanno mostrato attenzione le facoltà di Ingegneria di Parma e Napoli che possiedono nei loro insegnamenti la specializzazione in Ingegneria del Freddo. Con questi Enti formativi è stato stabilito un protocollo di intesa al fine di svolgere corsi di specializzazione presso il TCI, a tale riguardo nel progetto è prevista una sala multifunzione che potrà ospitare oltre ai seminari di aggiornamento aziendale, le riunioni di divulgazione del brand, proiezioni ecc., anche lezioni o seminari universitari.
3.3.2 Collocazione
Il nuovo oggetto edilizio collocato sul retro dello stabilimento principale con riferimento alla Provinciale Pegognaga Suzzara, nell’unica area sufficientemente sgombra da fabbricati tendenti ormai alla saturazione del lotto, e soprattutto nell’unica area che può sviluppare una densa attività di circolazione di veicoli pesanti e fra i più lunghi del mondo come il TIR 18 che ha una lunghezza di 18 metri.
L’area di pertinenza riservata al nuovo fabbricato misura m² 4.671 il che garantisce un buon rapporto di copertura In ogni caso l’assetto urbanistico attualmente esistente è più o meno simile, infatti i dati plani volumetrici al netto del TCI portano i seguenti valori:
SF = m² 50.168 (da rilievo strumentale eseguito con strumento GPS) Sc = m² 25.593 (idem)
per un Rc. reale pari al 51%
Aggiungendo a questi dati la SC del TCI (m² 1.614) si arriverebbe ad una SC di 27.207 con un RC pari al 54% di SF abbondantemente al disotto delle previsioni del PGT.
Nella figura sottostante ove i volumi sono stati montati su aerofoto Google ci si rende abbastanza conto della situazione attuale e di progetto.
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Pagina 13 di 56 Figura 3.3-1 Fotoinserimento
La localizzazione del TCI è l’unica possibile ed è rivolta ad Est, come lascia intendere anche la possibile vocazione di ampliamento dello stabilimento principale e del TCI stesso che potrà vedere nel breve periodo un ampliamento modulare delle celle di prova, tenendo conto altresì che il lato sud è il terminal di arrivo degli autotreni su cui devono essere montati i condizionatori e i refrigeratori delle celle frigo e dove altresì arrivano e partono le merci.
Quindi il lato sud funge da spazio logistico e necessita di piazzali per le manovre. La soluzione consente di mantenere pulita la visuale sul lato strada provinciale (lato Nord) con la sua immagine ormai storicamente consolidata nel paesaggio.
3.3.3 FABBRICATO IN PROGETTO
Il fabbricato in progetto è strutturalmente un prefabbricato di tipo industriale con pilastri, travi e solai in c.a. e c.a.p.
Le sue misure variano in larghezza da m. 21.70 a + 6,20 del fabbricato sporgente ad un solo piano per l’esigenza particolare di poter ospitare , nell’ultima cella di prova, veicoli di lunghezza m.18. La Lunghezza totale è di m.
61,20.
La griglia strutturale è composta da un’orditura di m.15 per due campate di m.10 (m.20 in totale). L’esigenza di una maglia strutturale abbastanza stretta è dovuta al fatto che l’edificio ha un piano superiore destinato ad uffici e un tetto “tecnologico” ove trovano posto tutte le unità refrigeranti dedicate alle celle di prova e le unità dedicate alla climatizzazione dei locali. Sulla parte sgombra del tetto verrà montato un campo fotovoltaico per l’autoproduzione dell’energia elettrica. E’ proprio per fare fronte a queste particolari esigenze di razionalità ed economicità
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dell’intervento che è stata scelta la maglia strutturale descritta, abbandonando lo schema del 20x20 in uso in tutto lo stabilimento esistente che però è strutturato su un solo piano.
Figura 3.3-2 Render del fabbricato di progetto
Ulteriori elementi sono inoltre contenuti nella relazione e tavole di progetto allegati.
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3.4 La Variante Urbanistica in esame
Nel complesso la variante allo strumento urbanistico è limitata alla trasformazione della destinazione urbanistica di parte delle aree interessate dal progetto che passeranno dalla destinazione agricola a quella produttiva, lo stralcio planimetrico successivo evidenzia nel dettaglio tale articolazione.
Figura 3.4-1 Stralcio della Tavola del PdR vigente con indicazione della zona di trasformazione
La tipologia di variante in esame è riferibile a Sportello Unico Attività produttive (SUAP) che comporta variante al Piano di Governo del Territorio.
La variante comporta quindi modificazioni cartografiche relative alle tavole del PGT ed in particolare a quelle del Documento di Piano e del Piano delle Regole :
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Pagina 16 di 56 Figura 3.4-2 stralcio della tavola delle previsioni di Piano
Figura 3.4-3 area in proprietà, ortofoto 2019
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3.5 Gestione delle acque
II progetto insiste in un ambito problematico dal punto di vista della gestione delle acque meteoriche per due motivi:
- terreno scarsamente permeabile ( k s 1E-6 mls), per presenza di limo argilloso nel primo sottosuolo - falda piuttosto superficiale, collocabile a circa 1,3 - 1,8 m da pc attuale;
II concetto di invarianza idraulica presuppone Ia realizzazione, nelle aree che subiranno una perdita di permeabilità in seguito alle trasformazioni in progetto, di interventi il cui scopo è quello di mantenere invariata Ia portata superficiale defluente verso |'esterno.
Questo risultato si può ottenere agevolando I‘infiltrazione nel terreno dei volumi idrici in eccesso, rispetto alle condizioni pre-trasformazione, o Iaminando Ie portate. Nel primo caso si opera praticamente realizzando pozzi disperdenti, la cui funzione e quella di agevolare I'infiltrazione nel sottosuolo dell’acqua che defluisce in superficie durante gli eventi meteorici. Si è proceduto secondo il seguente schema:
- calcolo delle precipitazioni di riferimento attraverso Ie curve segnalatrici di possibilità climatica per un tempo di ritorno uguale a 50;
- stima dei coefficienti di afflusso pre e post trasformazione;
- calcolo del volume idrico in eccesso;
- dimensionamento dei pozzi disperdenti;
- dimensionamento delle aree verdi ribassate
La progressiva impermeabilizzazione delle superfici incide sugli afflussi secondo due elementi fondamentali:
- riduzione della capacita filtrante del terreno con conseguente aumento della portata ai recapiti finali;
- riduzione dei tempi di corrivazione.
II primo aspetto e ben rappresentato daII'immagine della figura sottostante dove si può notare che il passaggio ad ambienti via via più impermeabili comporta una riduzione importante deII'infiItrazione ed un incremento del ruscellamento, che convogIia Ie acque nel reticolo idrico. A Iivelli maggiori di impermeabilizzazione Ie dispersioni per infiltrazione diminuiscono ulteriormente sino a valori neII'ordine del 5%.
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La riduzione del tempo di corrivazione determina invece una maggiore velocità delle acque di ruscellamento e quindi colmi di piena più rapidi ed importanti. Il metodo delle sole piogge fornisce una valutazione del voIume d’invaso deII'opera di mitigazione sulla base della sola conoscenza della curva di possibilità pluviometrica e della portata massima, ipotizzata costante, che si vuole in uscita dall‘opera stessa, nel caso specifico per infiltrazione.
L'art. 11 del Regolamento Regionale prevede Ia verifica del franco di sicurezza delle opere realizzate con un tempo di ritorno pari a 100 anni. AI fine di verificare Ia rispondenza alla normativa vigente è stata valutata Ia curva delle differenze positive tra afflussi e deflussi e il dettaglio delle sole differenze positive. Si nota che il volume di Iaminazione necessario assomma a 220 ms, maggiore dell‘invaso previsto con i criteri minimi di 191,25 mc: il dimensionamento dei volumi d’invaso e stato quindi calcolato tenendo conto del volume maggiore.
Il bacino è quindi verificato ai fini del regolamento Regionale n. 7/2017 e smi.
Figura 3.5-1 stralcio della planimetria di gestione delle acque.
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Infine per un maggior approfondimento della tematica si rimanda alla relazione di invarianza idraulica.
3.6 Inquinamento acustico
L’analisi eseguita prende in considerazione sia il periodo diurno sia quello notturno poiché le sorgenti di rumore connesse all’ampliamento in esame potranno essere in funzione durante entrambi i tempi di riferimento. Le sorgenti di rumore connesse all’attività attuale, tuttavia, sono tuttora e rimarranno in funzione esclusivamente durante il tempo di riferimento diurno.
Nel Comune di Pegognaga è stata redatta la classificazione acustica del territorio ai sensi dell’art.6, comma 1, lettera a), della Legge 26/10/1995 n°447. L’area interessata dallo stabilimento della ditta Zanotti S.p.A. è stata zonizzata in parte in classe V (“Aree prevalentemente industriali”; rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni) ed in altra parte in classe IV (“Aree di intensa attività umana”;
rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie). Il recettore più vicino, un’abitazione in direzione sud-est a circa 40 m di distanza dal futuro ampliamento, è stato censito in classe III (“Aree di tipo misto”; rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici).
Figura 3.6-1 Stralcio PZA comunale
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Le sorgenti di rumore rilevanti sotto il profilo dell’impatto acustico, attive all’interno del nuovo ampliamento sia durante il tempo di riferimento diurno sia nel corso di quello notturno, consisteranno nelle seguenti:
S1, S2, S3, S4: camere climatiche TIC-1, TIC-2, TIC-3, TIC-4, occupate da camion sui quali vengono montati dei sistemi per refrigerazione del tipo “unità autoalimentate”, con livello di pressione sonora massimo pari a 84 dB(A) ad 1 m di distanza e livello di potere fonoisolante minimo della struttura composta da parte cieca e portone di entrata pari a Rw = 30 dB;
S5, S6, S7, S8: unità refrigeranti che vengono posate nei box A1, A2, B, CCT per essere testate, con livello di pressione sonora massimo pari a 74 dB(A) ad 1 m di distanza e livello di potere fonoisolante della struttura cieca pari a Rw = 50 dB;
S9: shaker room per simulazione di vibrazioni, con livello di pressione sonora massimo pari a 90 dB(A) ad 1 m di distanza e potere fonoisolante della struttura cieca pari a Rw = 50 dB;
S10: attività di officina meccanica leggera con operazioni di saldobrasatura, taglio, aggiustaggio, supervisione, cablaggio, con livello di pressione sonora diffuso all’interno del locale pari a 75 dB(A) e livello di potere fonoisolante della struttura cieca con finestratura pari a Rw = 45 dB;
S11, S12, S13: n°3 gruppi per un totale di 6 UTA da 60000 m3/h posizionate in copertura, ciascuna con livello di pressione sonora pari a 75 dB(A) ad 1 m di distanza;
S14: n°6 UTA per climatizzazione degli ambienti di lavoro, posizionate in copertura, con livello di pressione sonora pari a 65 dB(A) ad 1 m di distanza per ciascuna sorgente.
- S12: centrale -40 per cella veicoli medi, con livello di pressione sonora pari a 75 dB(A) ad 1 m di distanza;
- S13: centrale -40 per cella veicoli pesanti, con livello di pressione sonora pari a 75 dB(A) ad 1 m di distanza.
Le sorgenti di rumore in copertura all’edificio, denominate S11, S12, S13, S14, verranno schermate mediante la realizzazione di una barriera di altezza 2.4 m lungo tutto il perimetro della piattaforma. La barriera verrà realizzata mediante pannelli a doppio rivestimento metallico con isolamento in lana minerale, aventi un potere fonoisolante pari a 35 dB. Si presume che il livello di pressione sonora in campo libero di tali sorgenti, con l’inserzione della barriera, si riduca di almeno 10 dB rispetto ai valori di targa.
Le misure fonometriche di rumore ambientale e residuo ante operam, prima della realizzazione del nuovo ampliamento, sono state effettuate sia per integrazione continua sia con tecnica di campionamento. Le prove sono state eseguite durante la normale attività dello stabilimento della ditta Zanotti S.p.A., nelle seguenti postazioni:
- P1: per integrazione continua lungo il perimetro dello stabilimento, in direzione del recettore abitativo R1 più vicino al futuro ampliamento;
- P2, P3, P4, P5, P6, P7, P8, P9: con tecnica di campionamento, lungo il perimetro interno dell’insediamento..
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Pagina 21 di 56 Figura 3.6-2 punti di misura
Tutti i livelli misurati presso le posizioni anzidette sono inferiori ai limiti assoluti di immissione previsti dalla zonizzazione acustica.
Il calcolo del livello differenziale di immissione diurno presso la posizione P1, ubicata in direzione del recettore più vicino R1, fornisce il valore seguente.
Il livello differenziale di immissione diurno risulta inferiore al limite massimo di 5 dB(A) previsto dalla vigente normativa.
Con la realizzazione del nuovo edificio, previsto dal progetto in esame, alle fonti di rumore attuali della ditta Zanotti S.p.A. si aggiungeranno le nuove sorgenti esaminate al paragrafo 4. Tali nuove fonti di rumore sono state considerate come di tipo puntiforme emidirezionale;
Alla luce dei risultati delle elaborazioni effettuate, e con le limitazioni ed il margine di errore insiti nella metodologia adottata, si può affermare che l’impatto acustico prodotto dalla realizzazione dell’ampliamento della ditta Zanotti S.p.A., ubicata in via M. L. King n°30 nel Comune di Pegognaga (MN), rimarrà contenuto entro i limiti previsti dalla vigente normativa in materia.
Anche in questo caso, per una definizione puntuale dei valori e dei calcoli si rimanda alla relazione previsionale di impatto acustico.
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Figura 3.6-3 Pianta Piano Terra
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Pagina 23 di 56 Figura 3.6-4 Pianta primo piano
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4. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
Di seguito una sintetica presentazione degli elementi della pianificazione sovraordinata che presentano aspetti di interesse ai fini della presente trattazione.
4.1 Livello regionale
Il Piano Territoriale della Regione Lombardia (D.G.R. del 16 gennaio 2008, n. 8/6447) prevede al punto 1.5.1 del suo Documento di Piano la realizzazione della Rete Ecologica Regionale (RER), riconosciuta come infrastruttura Prioritaria per la Lombardia inquadrandola, insieme alla Rete Verde Regionale (P.T.R. – Piano Paesaggistico, norme art. 24) negli Ambiti D dei “sistemi a rete”.
Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato in via definitiva il Piano Territoriale Regionale con deliberazione del 19/01/2010, n.951, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia n.6, 3°
Supplemento Straordinario del 11 febbraio 2010.
la RER si pone la triplice finalità di:
• tutela; ovvero salvaguardia delle rilevanze esistenti, per quanto riguarda biodiversità e funzionalità ecosistemiche, ancora presenti sul territorio lombardo;
• valorizzazione; ovvero consolidamento delle rilevanze esistenti, aumentandone la capacità di servizio ecosistemico al territorio e la fruibilità da parte delle popolazioni umane senza che sia intaccato il livello della risorsa;
• ricostruzione; ovvero incremento attivo del patrimonio di naturalità e di biodiversità esistente, attraverso nuovi interventi di rinaturazione polivalente in grado di aumentarne le capacità di servizio per uno sviluppo sostenibile.
La RER si compone di elementi raggruppabili in due livelli: Elementi primari ed Elementi di secondo livello.
Fra i primi, che costituiscono l’ossatura della rete, troviamo:
• Elementi di primo livello
• Gangli primari
• Corridoi primari
• Varchi.
Fra i secondi, ovvero gli elementi che svolgono una funzione di completamento del disegno di rete, si annoverano
• Porzioni di Aree prioritarie per la biodiversità non ricomprese in Elementi di primo livello • Aree
importanti per la biodiversità non ricomprese nelle Aree prioritarie, • Elementi di secondo livello delle Reti Ecologiche Provinciali, quando individuati secondo criteri naturalistici/ecologici e ritenuti funzionali alla connessione tra Elementi di primo e/o secondo livello.
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In ambito locale, ovvero nel comune di Pegognaga, la RER non identifica corridoi di primo livello, e tale situazione è sostenuta dalla quasi totale assenza di elementi di primo livello. Sono invece presenti elementi di secondo livello che non interessano l’area in esame ma la lambiscono includendo lo specchio d’acqua che si colloca a nord della SP49.
Figura 4.1-1 disegno strategico delle RER locale
Si evidenzia come esplicitato dagli elaborati della RER che gli elementi di secondo livello costituiscono ambiti complementari di permeabilità ecologica in ambito planiziale in appoggio alle Aree prioritarie per la biodiversità, forniti come orientamento per le pianificazioni di livello sub-regionale.
4.2 Livello provinciale
Con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 3 dell’8/02/2010 è stata approvata la variante al PTCP della Provincia di Mantova. Il piano, in coerenza con quanto previsto dalla L.R. 12/05, fissa gli obiettivi relativi all’assetto e alla tutela del territorio provinciale, connessi ad interessi di rango provinciale o sovracomunale o costituenti attuazione della pianificazione regionale. Esso è atto di indirizzo della programmazione socioeconomica della Provincia ed ha valenza paesaggistico-ambientale. In particolare il PTCP determina, in coerenza con la normativa vigente e con la programmazione regionale, gli indirizzi per i processi di trasformazione territoriale e di sviluppo economico e sociale in modo da garantirne la compatibilità con gli obiettivi e i limiti di sostenibilità ambientale, di equità nell’uso delle risorse, di contenimento del consumo di territorio e di tutela dei caratteri paesaggistico - ambientali del territorio.
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Gli obiettivi specifici della Rete Ecologica Provinciale, sono i seguenti:
- fornire alla Pianificazione Territoriale di Coordinamento un quadro integrato delle sensibilità naturalistiche esistenti, ed uno scenario ecosistemico di riferimento per la valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio governato, al fine di poter effettivamente ed efficacemente svolgere una funzione di coordinamento rispetto a strumenti settoriali potenzialmente in grado di stravolgere gli equilibri ambientali; il progetto di rete ecologica potrà aiutare la pianificazione provinciale a definire target specifici della rete che valgano su scala provinciale o su ambiti sovracomunali definiti dal PTCP;
- offrire anche alla Pianificazione Territoriale di Coordinamento un quadro di sensibilità ed opportunità di tipo e le scelte localizzative di interventi potenzialmente critici quali Poli produttivi sovracomunali, Poli funzionali, Poli commerciali;
- fornire alle Pianificazioni provinciali di settore in materia di attività estrattive, di smaltimento dei rifiuti, di viabilità extraurbana un quadro organico dei condizionamenti di natura naturalistica ed ecosistemica, e delle opportunità di individuare azioni di piano compatibili; fornire altresì indicazioni per poter individuare a ragion veduta eventuali compensazioni;
- fornire agli uffici deputati all’assegnazione di contributi per misure per il miglioramento naturalistico degli ecomosaici (es. agricoltura, caccia e pesca), indicazioni di priorità concorrenti ad un miglioramento complessivo del sistema; potenzialità analoghe potranno essere sviluppate ove esistano o vengano promossi tavoli di concertazione (es. tra Regione, Provincia e Comune interessato per la localizzazione di misure di PSR);
- fornire alle autorità ambientali di livello provinciale impegnate nei processi di VAS uno strumento coerente per gli scenari ambientali di medio periodo da assumere come riferimento per le valutazioni;
- fornire agli uffici responsabili delle procedure di VIA, o di espressione di parere in procedure regionali, uno strumento coerente per le valutazioni sui singoli progetti, e di indirizzo motivato delle azioni compensative;
- fornire alle pianificazioni comunali un quadro di riferimento spazializzato per le scelte localizzative e le eventuali decisioni compensative; a tale riguardo è già previsto che l’Amministrazione Provinciale, con il parere di conformità, verifichi la rispondenza delle proposte di PGT (e varianti di P.R.G./piani attuativi/programmi integrati di intervento) agli obiettivi generali identificati e in funzione della coerenza delle eventuali proposte di mitigazione e compensazione rispetto al disegno di Rete Verde Regionale e di Rete Ecologica Regionale e, in attesa di un disegno compiuto per le suddette, della Rete prevista nei PTCP vigenti.
L’estratto della tavola 1 Indicazioni paesaggistiche e ambientali, mostra la presenza di pochi elementi di rilievo per la pianificazione del territorio comunale, quali aree appartenenti alla rete verde provinciale di secondo livello.
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Pagina 27 di 56 Figura 4.2-1 estratto della Tavola 1 del PTCP
L’estratto della tavola 2 del PTCP “indicazioni insediative, infrastrutturali ed agricole” restituisce la presenza di
“Ambiti agricoli strategici ad elevata caratterizzazione produttiva” ed “Ambiti agricoli strategici ad elevata valenza paesaggistica”, oltre alla classificazione del sistema della mobilità.
Figura 4.2-2 estratto della Tavola 2 del PTCP
L’estratto della tavola 3 “Sistema del rischio, degrado e compromissione paesaggistica” sottolinea la presenza di aree frammentate a rischio idraulico e in modo localizzato di processi di conurbazione arteriale.
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Pagina 28 di 56 Figura 4.2-3 estratto della Tavola 3 del PTCP
La tavola 4 del PTCP è dedicata la sistema della mobilità e dei trasporti che nel caso di Pegognaga identifica una complessa riarticolazione della viabilità principale.
Figura 4.2-4 estratto della Tavola 4 del PTCP
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Infine la Tavola 5 dedicata al sistema agricolo e rurale che identifica margini urbani a media e bassa permeabilità, una preponderante presenza di ambiti agricoli ad elevata caratterizzazione produttiva.
Figura 4.2-5 estratto della Tavola 5 del PTCP
Di seguito si propone infine il solo disegno strategico di Rete Ecologica provinciale che evidenzia, localmente, la presenza di soli corridoi di secondo livello coerentemente in termini di classificazione con la RER ma non in termini di definizione territoriale.
Figura 4.2-6 Corridoi della rete verde provinciale del PTCP
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Per quanto infine riguarda la presenza di Ambiti Agricoli Strategici (AAS) si propone uno stralcio di dettaglio della tavola 2 “Indicazioni insediative, infrastrutturali e agricole” del PTCP MN che evidenzia come l’area di ampliamento ricada all’interno del buffer di riferimento che esclude la presenza di AAS.
Figura 4.2-7 Stralcio Tavola 2 del PTCP Indicazioni insediative, infrastrutturali e agricole
4.2.1 Piano di Indirizzo Forestale (PIF)
Il Piano di indirizzo Forestale, approvato con DCP 60/2004 e s.m.i., è lo strumento che analizza il patrimonio forestale locale, fornisce linee guida di indirizzo per la gestione del territorio forestale di competenza, crea utili relazioni fra la pianificazione forestale e la pianificazione territoriale, rappresenta uno studio specifico di supporto per la definizione delle priorità nell’erogazione di incentivi e contributi e per la individuazione delle attività selvicolturali da svolgere.
Con attinenza alla tematica tratta è opportuno sottolineare come il PIF non identifichi formazioni forestali nelle aree interessate, ne tantomeno nelle immediate vicinanze.
4.3 Livello comunale
Il Comune di Pegognaga, è dotato di Piano di Governo dl Territorio (PGT) approvato con Del. C.C. n. 58 del 14/10/2013, costituto da Piano delle Regole, Piano dei Servizi e Documento di Piano. Successivamente a tale approvazione è stata avviata una variante parziale approvata con Del. C.C. n. 26 del 21/03/2019. Sia il PGT che la
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variante sono stati sottoposti positivamente a procedura di VAS. A corredo del PGT è stato approvato anche lo Studio geologico.
Figura 4.3-1 – Stralcio della tavola di progetto del Documento di Piano Vigente
L’area di ampliamento si colloca su aree destinate all’agricoltura (Ambiti agricoli di interazione) soggette a trasformazione previa procedura di VAS o verifica VAS, inoltre la normativa di piano (PdR) specifica:
Art. PdR 46 AMBITI E2 E E3 DI INTERAZIONE
1. Gli ambiti E2 del territorio rurale, sono gli Ambiti agricoli di interazione tra il sistema insediativo ed il sistema agricolo destinati all’attività agricola, ma comunque situati nelle immediate adiacenze delle aree urbanizzate dei principali centri abitati (Capoluogo, Polesine) mentre gli ambiti E3 del territorio rurale Ambiti agricoli di interazione tra il sistema insediativo ed il sistema agricolo destinati all’attività agricola, ma comunque situati nelle immediate adiacenze dei centri minori e dei nuclei abitati (Polesine, Galvagnina, Viola, Sacca e Finella).
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Pagina 32 di 56 Figura 4.3-2 Stralcio della Tavola del PdR 02D Polesine.
Sotto il profilo paesistico tutto il comune si articola in tre sole classi, l’area in esame ricade in classe “media”.
Figura 4.3-3 classi paesistiche del PGT
Infine si evidenzia che il comune di Pegognaga è dotato di Piano di Zonizzazione acustica risalente al 2007 che colloca l’ambito della Zanotti SpA in classe V mentre le aree agricole adiacenti in classe III.
Si ricorda infine che la classificazione acustica definisce nel seguente modo le diverse classi:
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- CLASSE I: aree particolarmente protette (50dB giorno e 40dB notte) - CLASSE II: aree prevalentemente residenziali (55dB giorno e 45dB notte) - CLASSE III: aree di tipo misto (60dB giorno e 50dB notte)
- CLASSE IV: aree di intensa attività umana (65dB giorno e 55dB notte) - CLASSE V: aree prevalentemente industriali (70dB giorno e 60dB notte) - CLASSE VI: aree esclusivamente industriali (70dB giorno e 70dB notte)
Si evidenzia , nell’occasione, che anche lo strumento della zonizzazione acustica andrà aggiornato.
5. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Di seguito, oltre ad aspetti di carattere generale, verranno trattate le sole componenti ambientali coinvolte nel progetto di variante sottoposto a valutazione. Tutte le altre si intendono invece già analizzate in fase di valutazione (VAS) del PGT e relativa variante parziale.
5.1 Analisi preliminare del territorio
Il territorio del comune di Pegognaga si estende per 46,69 Kmq nella parte sud orientale della provincia di Mantova.
Gli abitanti sono 7.069 (dato al 2018) per una densità di 151,4 ab/km².
Il comune, oltre al capoluogo, è composto dalla frazione di Polesine, Sacca e Galvagnina.
I comuni contigui sono: Motteggiana, Suzzara, Gonzaga, Moglia e San Benedetto Po..
L’intervento in esame riguarda unicamente la porzione territoriale posta a ovest del capoluogo, in prossimità della frazione di Polesine, ed in particolare l’area agricola collocata a est dell’area sulla quale attualmente la ditta è insediata.
5.1.1 Analisi storico evolutiva
Prima di analizzare le caratteristiche delle varie componenti ambientali locali è opportuno evidenziare la realtà storico evolutiva di questa porzione territoriale. Per operare questa analisi ci si avvale delle ortofoto storiche reperite presso i data base di Regione Lombardia e di Google earth.
Nel 1975 (volo Alifoto), l’area in esame, oggi zona industriale di Polesine è ancora totalmente agricola .
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Pagina 34 di 56 Figura 5.1-1 Volo Alifoto 1975.
Nel 2003 appare la zona industriale già strutturate e la Zanotti ha già acquisito la sua struttura di base.
Figura 5.1-2 Google earth 2003
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Fra il 2003 e il 2010 avviene il primo ampliamento ad est che definisce l’assetto mantenuto sino ad oggi:
Figura 5.1-3 Google earth 2010
Figura 5.1-4 Google earth 2019
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5.1.2 Clima
Dal punto di vista climatico il Comune di Pegognaga appartiene alla parte centro-orientale della Valle Padana, zona caratterizzata da una certa uniformità climatica, con inverni rigidi e nebbiosi ed estati calde e afose e in cui si risente dell’effetto barriera dell’arco alpino. Tale clima è definito in letteratura “sottotipo moderato di tipo continentale”, da alcuni autori, o “sub tropicale di tipo umido”, da altri.
In generale, si registrano piogge limitate (da 600 a 1000 mm), ma ben distribuite nell’anno, temperature medie annue tra 11 e 14° C, nebbie frequenti, ventosità ridotta con molte ore di calma, elevate umidità relative e frequenti episodi temporaleschi. In inverno, l’area padana presenta sovente uno strato di aria fredda in vicinanza del suolo che, in assenza di vento, determina la formazione di gelate e di nebbie spesso persistenti che tendono a diradarsi solo nelle ore pomeridiane. É raro che, in questo periodo, le perturbazioni influenzino la zona; in qualche caso però tali condizioni si verificano con precipitazioni che possono essere nevose in presenza di apporti di aria fredda siberiana (anticiclone russo).
Il passaggio alla stagione primaverile risulta di norma brusco e caratterizzato da perturbazioni che determinano periodi piovosi di una certa entità man mano che la stagione avanza i fenomeni assumono un carattere temporalesco sempre più spiccato. L’attività temporalesca, tuttavia, vede il suo apice nel periodo estivo quando si registrano elevati accumuli di energia utile per innescarla e sostenerla. Essa risulta relativamente intensa con precipitazioni quantitativamente superiori a quelle invernali. In autunno il tempo è caratterizzato dal frequente ingresso di perturbazioni atlantiche, che possono dare luogo a precipitazioni di entità rilevante.
Figura 5.1-5 Precipitazioni 2011 – fonte Arpa
la distribuzione mensile della media delle precipitazioni è caratterizzata da due massimi, in primavera e in autunno, e due minimi, in inverno e in estate.
Il massimo autunnale ha un valore di 60÷120 mm/mese e risulta simile a quello primaverile, pari a 65÷85 mm/mese. Tra i minimi, quello estivo (25 mm/mese, luglio in particolare) è inferiore a quello invernale (40÷50 mm/mese) I mesi più piovosi sono quelli di Aprile e Novembre, mentre il più asciutto è Luglio. Complessivamente la piovosità media annua registrata è dell’ordine dei 500÷700 mm/anno. il regime delle temperature è di tipo unimodale, ovvero con un solo massimo e un solo minimo annuale. A fronte di una temperatura media annua pari a 13,7° C (cfr. Tabella 13), i valori di temperatura più elevati si registrano in Luglio - Agosto (circa 25°) mentre quelli più bassi si riscontrano nei mesi di Dicembre - Gennaio (circa 2°).
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Pagina 37 di 56 Figura 5.1-6 Curva delle temperature medie a Quistello (2008 – 2013)
5.1.3 Clima acustico
Come evidenziato in un precedente capitolo il comune di Pegognaga è dotato di un Piano di Zonizzazione acustica vigente dal 2007, che classifica la zona di interesse nel seguente modo:
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Pagina 38 di 56 Figura 5.1-7 Tavola della Zonizzazione acustica
5.1.4 Suolo e sottosuolo
Gli eventi morfogenetici, responsabili dell'attuale assetto del territorio del Comune di Pegognaga sono riconducibili essenzialmente alla dinamica fluviale del periodo pleistocenico ed olocenico, alla quale, nel periodo storico, si è sovrapposta l'attività antropica mirata alla stabilizzazione e alla modellazione delle superfici del suolo compatibilmente alle esigenze economiche, produttive ed insediative.
Le interazioni tra i vari fattori hanno dato luogo ad un paesaggio relativamente omogeneo, contraddistinto da superfici pressoché piane debolmente degradanti verso nord-est con gradiente topografico estremamente basso, inferiore allo 0,1%., e quote nell’ordine dei 15÷20 m s.l.m.
Le aree di pertinenza di corsi d’acqua sono rimaste le uniche in cui si osserva una evoluzione morfologica dipendente da fattori naturali.
Al contrario, la pianura circostante esprime il congelamento di una situazione originatasi antecedentemente alla limitazione degli alvei fluviali entro percorsi prefissati, in cui le opere di bonifica agraria, infrastrutturazione ed insediamento hanno conferito alla superficie topografica un assetto costante ed uniforme livellando tutte le asperità del terreno.
I pochi rilievi presenti, sono costituiti dai rilevati stradali, dai ponti e dagli argini dei corsi d’acqua.
Le superfici del suolo conservano tuttavia, anche se in forma relittuale, ancora le tipiche geometrie dell'ambiente fluviale di piana a meandri, risultato dell'attività deposizionale del Po e dei suoi affluenti appenninici, quali:
- dossi, di sistemi di canale-argine, molti dei quali sono oggi sede di strade e centri abitati in quanto sono le aree a minore rischio di allagamento
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- tracce di alvei abbandonati, incassati o a livello della pianura, che non sono direttamente osservabili sul terreno, ma possono essere individuati attraverso l'analisi comparata delle fotografie aeree, del microrilievo e della tessitura dei depositi superficiali
- ventagli d’esondazione, formatisi a seguito di diversioni, durante le piene dei corsi d’acqua, con rottura degli argini naturali
L'assetto geologico dell'area comunale è il complesso risultato di eventi morfogenetici e deposizionali. Nel corso del Quaternario continentale il succedersi di situazioni di disequilibrio climatico (cicli glaciali) ha dato origine alle corrispondenti serie di aggradazione/degradazione del livello marino, con una conseguente mutazione e evoluzione degli associati sistemi sedimentari continentali.
Come già evidenziato in precedenza, la dinamica fluviale è la principale responsabile dell’assetto litostratimetrico di questo settore di pianura. Infatti, esso è stato edificato ad opera dei sedimenti trasportati dai corsi d'acqua ivi confluenti, pur con significativi condizionamenti antropici e neotettonici connessi con i fenomeni di subsidenza descritti in precedenza.
In particolare, i depositi degli orizzonti più superficiali del territorio comunale, sono riconducibili alla deposizione fluviale ad opera dei fiumi Po e Secchia.
il territorio Comunale è distinto in 2 unità, sulla base delle caratteristiche tessiturali e dell’ambiente genetico- deposizionale della facies affiorante:
- Depositi prevalentemente sabbiosi e limosi di argine/barra/canale: unità nella quale sono stati accorpati i principali paleoalvei e dove le informazioni stratigrafiche evidenziano un’importante presenza di livelli sabbiosi o sabbioso-limosi nei primi metri da piano campagna
- Depositi prevalentemente argillosi di piana inondabile: unità nella quale sono state inserite tutte le aree d’intercanale dove sono presenti depositi prevalentemente fini, fino al tetto delle sabbie di Po
Di seguito lo stralcio della tavola della fattibilità geologica per l’area in esame.
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Pagina 40 di 56 Figura 5.1-8 – Carta della fattibilità geologica
E di seguito la normativa di settore collegata:
Classe di fattibilità seconda - il territorio ricadente in questa classe presenta delle ridotte condizioni alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni; quasi tutto il territorio comunale ricade in questa classe.
5.1.5 Acque superficiali
L’idrografia nel territorio comunale è rappresentata da una fitta rete di canali naturali e artificiali, realizzati per assicurare ai terreni agricoli un sufficiente e regolare drenaggio durante i periodi piovosi e un adeguato apporto idrico durante i mesi asciutti. INJ ambito comunale non sono presenti corpi idrici afferenti al reticolo principale, pertanto tutta la rete è in gestione al Consorzio di Bonifica Terre dei Gonzaga in destra Po.
Nel caso in esame uno solo è il corpo idrico di interesse ovvero “Allacciante Po vecchio – Dolo” che si sviluppa sul limite sud dell’ambito territoriale in cui si inserisce l’area industriale di Polesine.
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Pagina 41 di 56 Figura 5.1-9 Stralcio tavola 2-4 DEL DdP Carta del Paesaggio (RIM)
5.1.6 Acque sotterranee
La situazione è quella tipica dell'Unità idrogeologica del fiume Po in cui si può riconoscere la presenza di un unico acquifero impostato nei depositi sabbiosi che sono disposti in lenti con caratteristiche granulometriche e di contenuto di matrice molto variabile. All'interno dello stesso acquifero si verificano, dunque, significative differenze di permeabilità con conseguenti riflessi sull'idrodinamica.
Il limite superiore dell'acquifero è costituito dalla copertura limo-argillosa che aumenta di spessore all'aumentare della distanza dal fiume Po. Il letto dell’acquifero, invece, è posto a profondità di 40 - 50 m dal piano campagna.
Nella fascia di meandreggiamento del Po l’acquifero è di tipo freatico, con sede nei depositi sabbiosi che si estendono pressoché indifferenziati in profondità fino a circa 40 m. Localmente, soprattutto nel settore emiliano l’acquifero presenta una copertura fine che ne determina il confinamento.
Il fiume Po influenza notevolmente il flusso sotterraneo, infatti coincide con un asse di drenaggio. La situazione si capovolge in occasione dei periodi di piena, in cui il corso d’acqua ricarica la falda. Il fiume, infatti, costituisce, per il sistema acquifero ad esso collegato un limite a potenziale imposto; il livello idrometrico si deve sempre raccordare alla superficie piezometrica della falda.
Si deve tuttavia precisare che sul Livello Fondamentale della Pianura la soggiacenza è riferita alla superficie piezometrica media: i diffusi depositi limo-argillosi, infatti, limitano lo sviluppo di un acquifero freatico s.s.;
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eventuali orizzonti più permeabili nelle coperture limo-argillose, inoltre, sono spesso sede di falde sospese piuttosto superficiali.
5.1.7 Atmosfera
La Regione Lombardia con la D.G.R 30 novembre 2011, n.2605 ha modificato la precedente zonizzazione, oggi Pegognaga è inserita nella zona di Pianura (Zona B) che si caratterizza per:
- concentrazioni elevate di PM10, con maggiore componente secondaria
- alta densità di emissione di PM10 e NOX , sebbene inferiore a quella della Zona A - alta densità di emissione di NH3 (di origine agricola e da allevamento)
- situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti (velocità del vento limitata, frequenti casi di inversione termica, lunghi periodi di stabilità atmosferica, caratterizzata da alta pressione)
- densità abitativa intermedia, con elevata presenza di attività agricole e di allevamento.
Sul territorio della provincia di Mantova è inoltre presente una rete pubblica di monitoraggio della qualità dell’aria di proprietà dell’ARPA costituita da stazioni fisse e mobili. Le stazioni fisse nell’ambito territoriale sono relativamente poche, le più prossime sono Viadana, Schivenoglia, Mantova, Borgofranco. Fra le campagne con stazioni mobili compare Gonzaga con campagna datata al 2003, e Pegognaga con campagna datata al 2012.
Sulla base dei dati raccolti ARPA ha elaborato per i principali inquinanti modelli riferiti al 2011 che descrivono i valori medi annuali su base cartografica. La loro proposizione rende intuitivo localmente il contributo offerto dalle zone limitrofe.
PM10–VALORI MEDI ANNUALI NO2–VALORI MEDI ANNUALI
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PM2,5VALORI MEDI ANNUALI O3-AOT40
Considerando infine che i venti dominanti della pianura padana hanno direttrici prevalenti est ovest risulta abbastanza evidente che la qualità dell’aria di Pegognaga non risulti significativamente influenzata dai principali agglomerati cittadini, specialmente per le polveri sottili, come evidenziano i modelli cartografici precedenti. Non a caso fra i principali inquinanti di cui Arpa fornisce le mappe aggiornate all’inventario 2014 l’unico che evidenzia una situazione peggiore rispetto a molti comuni limitrofi è l’ammoniaca, tipo inquinante di tipo agricolo.
5.1.7.1 Campagna stazione mobile 2012
Per la campagna di misura 2012, condotta dall’ARPA Dipartimento Provinciale di Mantova, è stato utilizzato un Laboratorio Mobile.
La strumentazione presente sul laboratorio permette il rilevamento di:
- Biossido di Zolfo (SO2);
- Monossido di Carbonio (CO);
- Ossidi di Azoto (NOX);
- Ozono (O3);
- Benzene, Toluene e Xileni (BTX);
- Particolato Fine (PM10).
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In Tabella 1 sono riassunte, per ciascuno dei principali inquinanti atmosferici, le principali sorgenti di emissione.
Figura 5.1-10 principali sorgenti emissive degli inquinanti monitorati
La campagna di misura aveva come obiettivo la rilevazione della qualità dell’aria nell’abitato di Pegognaga.
Figura 5.1-11 punti di campionamento
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