DISTURBI DEL
NEUROSVILUPPO
Serie di disturbi, ad esordio nel periodo dello sviluppo e con possibile permanenza in età adulta:
•Disabilità intellettive
•Disturbi della comunicazione
•Disturbo dello spettro dell’autismo
•Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)
•Disturbo specifico dell’apprendimento
•Disturbi del movimento
•Spettro dei disturbi feto alcolici (FASD)
Come vengono
classificati?
•Disabilità intellettive
•Disturbi della comunicazione
•Disturbo dello spettro dell’autismo
•Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)
•Disturbo specifico dell’apprendimento
•Disturbi del movimento
•Spettro dei disturbi feto alcolici (FASD)
Disabilità intellettiva (DSM, 5)
A. Deficit delle funzioni intellettive, come ragionamento, problem solving, pianificazione, pensiero astratto, capacità di giudizio, apprendimento
scolastico e dall’esperienza, confermati sia da una valutazione clinica sia da test di intelligenza individualizzati, standardizzati.
B. Deficit del funzionamento adattivo che porta al mancato raggiungimento degli standard di sviluppo e socioculturali di autonomia e di responsabilità sociale.
Senza un supporto costante, i deficit adattivi limitano il funzionamento in una o più attività della vita quotidiana, come la comunicazione, la
partecipazione sociale e la vita autonoma, attraverso molteplici ambienti quali casa, scuola, ambiente lavorativo e comunità.
C. Esordio prima dei 18 anni
severità . . . intervallo QI lieve da 50-55 a 70
medio da 35-40 a 50-55 grave da 20-25 a 35-40 profondo <a 20-25
Biologiche
• Genetiche (sindromi genetiche)
• Non genetiche
→Prenatali es. malattie (rosolia, toxoplasmosi), alcolismo
→Perinatali es. prematurità, asfissia
→Postnatali es. malattie (meningite, encefalite), traumi
Ambientali (carenze educative per svantaggio socio-culturale)
→Più facilmente sono responsabili di funzionamento intellettivo limite o di disturbi nello sviluppo della personalità piuttosto che di vera e propria disabilità intellettiva
• Fino agli anni ‘70 veniva considerato come la forma più lieve di disabilità intellettiva (o ritardo mentale)
• Poi eliminato da questa categoria e escluso dalle categorie diagnostiche ed inserito tra le «altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica»
…parentesi FIL
Soggetti che non rientrano nei Disturbi Specifici di Apprendimento né nella categoria della disabilità intellettiva e non necessariamente in quella dello svantaggio socio-culturale e linguistico.
Presentano potenzialità cognitive ai limiti della norma, sospesi tra ritardo mentale e normalità, i cosiddetti “borderline cognitivi” che nei test di intelligenza, QI compreso tra 71 e 84.
I soggetti che si trovano in questa “zona d’ombra cognitiva”
manifestano difficoltà nell’apprendimento come conseguenza del potenziale intellettivo non ottimale.
…parentesi FIL
Questi soggetti evidenziano difficoltà nelle diverse discipline scolastiche: imparano più lentamente rispetto al resto della classe e con più fatica, anche se si impegnano al massimo delle loro possibilità; hanno bisogno di più spiegazioni rispetto ai compagni per risolvere il compito assegnato e di tempi più lunghi per acquisire nuove conoscenze e abilità; manifestano problemi nella lettura e nella comprensione del testo e il loro linguaggio appare piuttosto povero; presentano ridotte capacità logiche e di astrazione.
…parentesi FIL
È importante che coloro che rientrano in questa tipologia di apprendenti ricevano particolari attenzioni in ambito scolastico ed extrascolastico, anche in considerazione delle ripercussioni che la loro condizione può avere sul piano emotivo e relazionale e dunque sulla personalità. Infatti, essi possono presentare una caduta del livello di autostima tanto più significativa quanto maggiore è la consapevolezza delle loro capacità deficitarie.
…parentesi FIL
Si stima che circa 1/3 dei casi di disabilità intellettive siano per causa genetica e la percentuale è destinata ad aumentare
La recente ricerca sul genoma umano ha permesso di stabilire, per molte sindromi genetiche causa di disabilità intellettive, quali sono le anomalie genetiche coinvolte e quali cromosomi sono interessati (Trisomia 21).
OBIETTIVO: Autonomia e indipendenza finalizzate
all’integrazione sociale lavorando non su ciò che l’individuo DEVE imparare, ma su ciò che PUO’ imparare
ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE (età mentale vs età cronologica)
BISOGNA CONOSCERE LO SVILUPPO TIPICO
Obiettivi
Il bambino con disabilità intellettiva:
• ha poca iniziativa ad apprendere;
• tende ad essere ripetitivo e ad affezionarsi eccessivamente a situazioni note;
• Presenta abilità settoriali (linguistiche e motorie) minori rispetto alle competenze dei coetanei normodotati.
Gli obiettivi che generalmente ci si propone sono:
• Facilitare la conoscenza (creando un contesto facilitante,
conoscibile, prevedibile, mai monotono, qualificante, cercando di lavorare sull’autostima e sulla motivazione del soggetto);
• Promuovere le competenze specifiche;
• Favorire il trasferimento delle competenze apprese in ambito terapeutico in altri contesti.
Gli interventi possono essere individuali o di gruppo.
L’intervento individuale è mirato a potenziare le risorse del bambino e risulta a questo proposito particolarmente efficace per gli aspetti linguistici, cognitivi e metacognitivi.
L’intervento di gruppo è utilizzato soprattutto in quanto permette il trasferimento delle competenze e si articola attraverso attività di simbolizzazione, giochi di
drammatizzazione e di ruolo, che stimolano fantasia e creatività.
Bisogna evitare un apprendimento di contenuti passivo e puntare su uno sviluppo di capacità di ragionamento, di generalizzazione e gestione delle problematiche proposte.
• Lavorare su pochi obiettivi per volta;
• Utilizzare esperienze personali e di vita quotidiana;
• Ricorrere a materiale concreto;
• Aiutare il soggetto, guidandolo verso una soluzione autonoma;
• Ripresentare problemi già risolti per consolidare le acquisizioni;
• Proporre le stesse situazioni al di fuori del contesto individuale;
• Fornire al bambino uno schema costante;
•Disabilità intellettive
•Disturbi della comunicazione
•Disturbo dello spettro dell’autismo
•Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)
•Disturbo specifico dell’apprendimento
•Disturbi del movimento
•Spettro dei disturbi feto alcolici (FASD)
Cos’è e quando può essere diagnosticato l’Autismo?
❑ Disturbo del neuro-sviluppo caratterizzato da deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale e da comportamenti e/o interessi e/o attività ristrette e ripetitive (DSM 5. APA, 2013).
❑ I sintomi sono presenti nella prima infanzia, ma possono non diventare completamente manifesti finché la domanda sociale non eccede il limite delle capacità.
❑ Può essere diagnosticato in maniera affidabile a partire da prima dei 2 anni fino all’età adulta, da clinici e/o
ricercatori esperti attraverso l’utilizzo di strumenti standardizzati.
✓ Nei criteri diagnostici i deficit nelle interazioni sociali
e nella comunicazione costituiscono un unico set di sintomi.
✓Il disturbo viene inoltre rappresentato come uno spettro dimensionale adattato di volta in volta alle caratteristiche del singolo individuo sulla base:
• di specificatori clinici (es. il grado di severità del disturbo);
• di caratteristiche associate (es. la presenza di disabilità intellettiva o di un ritardo nello sviluppo del linguaggio).
Durante l’iter diagnostico è importante tenere presente che nonostante l’autismo sia caratterizzato da peculiari sintomi e comportamenti questi:
• Sono estremamente eterogenei (variano di caso in caso);
• Variano al variare dello stadio di sviluppo;
• Possono essere influenzati dal setting e dalle circostanze sociali;
• Possono esserci zone di sovrapposizione con altri disturbi (Disabilità intellettiva, Disturbi del linguaggio, ADHD, Disturbi d’ansia, ecc.)
• Sia la presenza di comportamenti atipici che l’assenza di comportamenti in norma sono fondamentali per la diagnosi.
•Disabilità intellettive
•Disturbi della comunicazione
•Disturbo dello spettro dell’autismo
•Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)
•Disturbo specifico dell’apprendimento
•Disturbi del movimento
•Spettro dei disturbi feto alcolici (FASD)
Disturbo del neurosviluppo caratterizzato da:
• Livelli inappropriati di disattenzione e/o iperattività e impulsività (6 sintomi) (DSM5);
• I sintomi sono presenti prima dei 12 anni;
• Pervasivi: coinvolgono più contesti di vita;
• In età prescolare INCIDENZA del 3-5%
EZIOLOGIA (sconosciuta)
→FATTORI BIOLOGICI (eccessiva ricaptazione della dopamina)
→FATTORI AMBIENTALI (stress fetale, abuso in gravidanza di fumo o alcool, sistema educativo, condizione socio-economica)
ADHD
La triade sintomatologica
Bisogno degli altri e terrore di perderli
• Incapacità a mantenere relazioni
• Bisogno di essere accettato “a tutti i costi”
• Emarginazione da parte dei coetanei
• Scarse amicizie durature
• Tendenza all’isolamento
• Rapporti con bambini più piccoli o più instabili
Rendimento inferiore alle potenzialità cognitive e molto altalenante
• Difficoltà nella memorizzazione (nozioni apprese poco e male e presto dimenticate)
• Lavorano con “sbadataggine” e superficialità
• Stile cognitivo impulsivo
• Deficit di controllo delle risorse cognitive
• Scarso rendimento scolastico
• Scontri frequenti con compagni e insegnanti
•Disabilità intellettive
•Disturbi della comunicazione
•Disturbo dello spettro dell’autismo
•Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)
•Disturbo specifico dell’apprendimento
•Disturbi del movimento
•Spettro dei disturbi feto alcolici (FASD)
COSA SONO I DSA?
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento
Caratteristiche Generali e Tipologia
Cosa sono i DSA?
Sono dei DISTURBI - Disturbi specifici degli
apprendimenti - (Learning dysabilities) - di natura endogena (base neurobiologica).
Riguardano circa il 15% della popolazione scolastica
I DSA sono disabilità difficili da riconoscere, perché non
sono visibili come altre disabilità fisiche, anche se i loro effetti possono essere notevolmente invalidanti, soprattutto nel
contesto scolastico.
Definizione (National Joint Commettee on Learning Disabilities – 1988)
…si riferisce a un gruppo eterogeneo di disordini che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e uso di abilità di comprensione del linguaggio orale, espressione linguistica, lettura, scrittura, ragionamento o matematica. Questi disordini sono intrinseci all’individuo, presumibilmente legati a disfunzioni del sistema nervoso centrale e possono essere presenti lungo l’intero arco di vita.
◼ Problemi relativi all’autoregolazione del comportamento, alla percezione e interazione sociale possono essere associati al DSA, ma non costituiscono, per se stessi, DSA.
◼ Benché possano verificarsi in concomitanza di altre condizioni di handicap o con influenze esterne come le differenze culturali, l’insegnamento insufficiente o inappropriato, i DSA non sono il risultato di queste condizioni o influenze.
Cosa sono i DSA?
I DSA sono difficoltà specifiche di apprendimento in presenza di:
• capacità cognitive adeguate (l’intelligenza del bambino con DSA è molto superiore alla resa scolastica offerta);
• adeguate opportunità sociali e relazionali;
• assenza di deficit sensoriali e neurologici.
Apprendimento
di abilità Apprendimento
di concetti Decodifica del testo
Scrittura sotto dettatura Esecuzione calcoli
Comprensione del testo Stesura di un testocoeso
e coerente Comprensione diun
problema
L’APPRENDIMENTO SCOLASTICO NON E’ UN FENOMENO UNITARIO
Le abilità sono definite “STRUMENTALI” in quanto “porte d’ingresso” per gli apprendimenti concettuali
In situazioni normali:
• l’ apprendimento di abilità e l’apprendimento di concetti procedono in modo integrato.
In patologia si possono osservare due tipi di dissociazione:
è integro,
concettuale mentre è – disabilità
• L’apprendimento di abilità compromesso l’apprendimento intellettiva;
• L’apprendimento concettuale è integro, mentre è compromesso l’apprendimento di abilità - DSA.
Segni precursori nella scuola dell’infanzia
• Difficoltà di linguaggio;
• Inadeguata padronanza fonologica;
• Difficoltà a compiere esercizi metafonologici;
• Difficoltà ad imparare filastrocche;
• Difficoltà nella copia da modello e disordine nello spazio del foglio;
• Difficoltà di attenzione;
• Manualità fine difficoltosa e goffaggine;
• Difficoltà nel riconoscere destra-sinistra;
soprattutto in presenza di una anamnesi familiare positiva.
Segni precoci precursori
Al termine del primo anno della primaria devono essere segnalati ai genitori i bambini che presentano una o più delle seguenti caratteristiche:
• Difficoltà nell’associazione grafema-fonema e/o fonema- grafema;
• mancato raggiungimento del controllo sillabico in lettura e scrittura;
• eccessiva lentezza nella lettura e scrittura;
• incapacità a produrre le lettere in stampato maiuscolo in modo riconoscibile ....
Canzone
DISLESSIA
Cos’è la dislessia VIDEO Cosa accomuna i disturbi Diagnosi e valutazione
DISTURBO SPECIFICO DI LETTURA
• Dislessia evolutiva:
disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell’imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della letturaIl problema della comprensione del testo
Come legge una persona con la dislessia VIDEO
PREREQUISITI
DELLA LETTURA
Linguaggio e lettura
Studi longitudinali hanno dimostrato che dei bambini che nei primi anni di vita hanno incontrato difficoltà nell’uso e nella comprensione del linguaggio, in assenza di problemi più generali come handicap, circa la metà ha poi avuto un problema specifico di apprendimento.
Abilità fonologiche (analisi dei suoni linguistici), morfosintattiche (riconoscimento delle forme della parola nella frase) e semantico-lessicali (non comprensione del significato delle parole) in particolare hanno condotto a difficoltà nell’ambito della lettura.
Linguaggio e lettura
Studi longitudinali hanno dimostrato che dei bambini che nei primi anni di vita hanno incontrato difficoltà nell’uso e nella comprensione del linguaggio, in assenza di problemi più generali come handicap, circa la metà ha poi avuto un problema specifico di apprendimento.
Abilità fonologiche (analisi dei suoni linguistici), morfosintattiche (riconoscimento delle forme della parola nella frase) e semantico-lessicali (non comprensione del significato delle parole) in particolare hanno condotto a difficoltà nell’ambito della lettura.
Competenza
metafonologica
Consapevolezza Fonologica: riconoscimento di suoni associati ad una lettera (per esempio individuare parole che iniziano con la stessa lettera);
Memoria Fonologica a breve termine: ripetizione di suoni linguistici (ripetizione di parole e non parole);
Velocità di articolazione dei suoni, per esempio la denominazione veloce di lettere.
Capacità di analisi visiva del testo
Analisi e memorizzazione visiva delle forme (es. confusione tra
“b” e “d” o “p” e “q”);
Analisi seriale visiva: difficoltà nel discriminare le parole all’interno di un testo;
Integrazione visivo-uditiva: difficoltà a passare da una rappresentazione visiva a una uditiva della parola e viceversa (ad es. ricerca di lettere scritte in modo diverso)
Un po’ di teoria. . .
MODELLO
NEUROPSICOLOGICO
modello a due vie (Coltheart,
1978;1981)
PAROLA SCRITTA
Sistema di analisi visiva
Lessico di entrata visiva
Sistema semantico
Lessico di uscita fonologico
Buffer fonemico
PAROLA LETTA
Conversione Grafema -fonema
Lettura delle non-parole
Via lessicale semantica
Via lessicale semantica
Accesso, oltre che alla forma fonologica della parola, anche al suo significato
1. Riconoscimento di alcuni dei grafemi che costituiscono la parola
2. Recupero del significato della parola
3. Recupero del suono associato alla parola Lessico di entrata visiva
Sistema semantico
Lessico di uscita fonologico
Via lessicale non semantica
Accesso alla forma fonologica della parola, senza quello al suo significato
1. Riconoscimento di alcuni dei grafemi che costituiscono la parola
2. Collegamento ai rispettivi fonemi Lessico di entrata visiva
Lessico di uscita fonologico
Via fonologica
La lettura avviene attraverso il recupero di ogni fonema associato al grafema
1. Identificazione dei grafemi
2. Recupero del suono associato alla parola Sistema di analisi visiva
Buffer fonemico
PAROLA SCRITTA
Sistema di analisi visiva
Lessico di entrata visiva
Sistema semantico
Lessico di uscita fonologico
Buffer fonemico
PAROLA LETTA
Conversione Grafema -fonema Lettura delle
non-parole
Particolarità
Esistono casi in cui il problema non è nella codifica
fonologica della parola, ma nella difficoltà ad elaborare l’informazione visiva, faticano cioè ad analizzare il testo scritto, manifestando una difficoltà di lettura di tipo NON FONOLOGICO
In questo caso le difficoltà possono riguardare:
-la memorizzazione della forma delle lettere;
-l’orientamento;
-la capacità di porre attenzione alle lettere nello spazio;
-l’analisi visiva in sequenza degli elementi grafici che compongono il testo;
-l’integrazione dell’aspetto visivo delle lettere con il suono corrispondente
Modello Evolutivo
Uta Frith (1985)
Modello Evolutivo (Frith, 1985)
Stadio Logografico
Stadio Alfabetico
Stadio Ortografico
Stadio Lessicale Il bambino riconosce alcune parole
per la presenza di alcuni indizi.
Il bambino legge utilizzando le regole di conversione grafema- fonema.
Il bambino impara le regole ortografiche e sintattiche. Unità
di lettura è la sillaba.
Formazione del magazzino lessicale. Il bambino inizia a leggere con la via semantico-lessicale
Modello Evolutivo (Orsolini, 2005)
Lettura da indizi fonetici
Strategia pre-alfabetica: il suono associato ad alcune lettere conosciute è utilizzato per ipotizzare la lettura della parola. Stagione → [sto] [sogatto]
Lettura fonologica iniziale
Lettura fonologica intermedia Lettura fonologica
avanzata
Conversione grafema-fonema con carico della ML fonologica e conseguente difficoltà di fusione.
Spada → [s] [p] [a] [d] [a] non la sa fondere Aggregazione di fonemi in unità più ampie (es.: sillabe). Uccello → [u] [ce] [lo]
Il bambino legge la parola intera ma in modo non fluido e armonioso. Tavolo → ta:volo
Lettura lessicale Accesso diretto al magazzino lessicale favorito dalla frequenza d’uso delle parole. Tavolo → tavolo
Integrando il modello neuropsicologico e quello
evolutivo...
un bambino impara a leggere prima attraverso la via Fonologica e poi attraverso la via Semantico- Lessicale
(Cornoldi,1999)
DISORTOGRAFIA
E DISGRAFIA
DISTURBI SPECIFICI DI SCRITTURA
• Disortografia: disturbo specifico di scrittura che riguarda la componente linguistica di transcodifica (deficit nei processi di cifratura);
• Disgrafia: disturbo specifico di scrittura che riguarda la componente motoria (deficit nei processi di realizzazione grafica)
• - sono presenti problemi grafo-motori, una scrittura disordinata, illeggibile o caratterizzata da troppa lentezza .
Va distinta dalla disprassia, in cui si evidenziano problemi motori e il soggetto fatica a compiere correttamente gesti
coordinati e diretti a un determinato fine sia a livello articolatorio fine che grosso-motorio
Errori fonologici : tutti gli errori in cui non è rispettato il rapporto tra fonemi e grafemi.
• scambio di grafemi (es. “brina” per “prima” oppure
“folpe” per “volpe”)
• omissione e aggiunta di lettere o sillabe (es. “taolo”
per “tavolo”, “tavolovo” per “tavolo” oppure “san”
per “sanno” - apocope-)
• inversione (es. “li” per “il” oppure “bamlabo” per
“bambola”)
• grafema inesatto (es. “pese” per “pesce” oppure
“agi” per “aghi”)
Errori non fonologici: sono gli errori nella rappresentazione ortografica (visiva) delle parole, senza errori nel rapporto tra fonemi e grafemi.
• separazione illegale (es. “par lo” per “parlo”, “in sieme” per
“insieme” oppure “l’avato” per “lavato”);
• fusione illegale (ad es. “ilcane” per “il cane”); rientrano in questa
categoria gli errori su parole unite in modo scorretto (es. “nonevero”
per “non è vero”) e l’aggiunta o l’omissione dell’apostrofo (“lacqua”
per “l’acqua”);
• scambio di grafema omofono (es. “squola” per “scuola” oppure
“qucina” per “cucina”);
• omissione o aggiunta di “h” solo nel caso in cui il bambino debba decidere se si tratta del verbo avere oppure di una preposizione (es.
“ha casa” per “a casa” oppure “lui non a” per “lui non ha”).
Errori di accenti e doppie:
• a) omissione e aggiunta di consonante doppia (es. “pala” per “palla” oppure “canne” per
“cane”)
• b)omissione e aggiunta di accenti (es. “perche”
per “perchè” oppure “mangiò” per “mangio”)
DISCALCULIA
DISTURBO SPECIFICO DEL CALCOLO
• Discalculia: disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà negli automatismi del calcolo e dell’elaborazione dei numeri.
Difficoltà a scuola
• Difficoltà di copia dalla lavagna;
• Perdita della riga e salto della parola in lettura;
• Difficoltà ad utilizzare armoniosamente lo spazio del foglio;
• Comprensione del testo;
• Difficoltà a riconoscere i diversi caratteri tipografici;
• Confusione e sostituzione di numeri e lettere, in particolare con lo stampato minuscolo (31 /13 – p/b – a/e – u/n - sc/cs ... );
• Difficoltà con le doppie;
• Punteggiatura ignorata o inadeguata;
• Difficoltà ad imparare l’ordine alfabetico e ad usare il vocabolario;
• Difficoltà ad imparare le tabelline;
• Difficoltà a memorizzare le procedure delle operazioni aritmetiche;
• Difficoltà ad imparare i termini specifici delle varie discipline;
• Difficoltà a ricordare gli elementi geografici, le epoche storiche, le date degli eventi;
• Difficoltà a memorizzare sequenze (verbi, definizioni..);
• Difficoltà nella scrittura sotto dettatura rapida;
• Difficoltà nell’autocorrezione degli errori (come è opportuno segnare il testo nella correzione? Creiamo consapevolezza sull’errore);
• Difficoltà nell’espressione scritta;
• Difficoltà nelle lingue straniere (soprattutto quelle
non trasparenti)
• Difficoltà di attenzione;
• Difficoltà ad organizzare il tempo in anticipo;
• Difficoltà a leggere l’orologio e sapere che ora sono all’interno della giornata;
• Difficoltà a memorizzare i giorni della settimana e i mesi;
• Difficoltà a ricordare le date importanti
• Lentezza ed errori nella lettura/scrittura;
Nel percorso di diagnosi, bisogna sempre tener presente che il