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Le premesse della seconda guerra mondiale. Forse la Seconda guerra mondiale poteva essere evitata o almeno differita

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Academic year: 2022

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Le premesse della seconda guerra mondiale

Forse la Seconda guerra mondiale poteva essere evitata o almeno differita…

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Le premesse della Seconda guerra mondiale E-J. Hobsbawm, Il secolo breve, 1994

… se l’economia prebellica fosse stata restaurata come un sistema globale di crescita e di espansione. Invece, dopo che a metà degli anni ’20 sembrò che l’economia mondiale si fosse lasciata alle spalle le dstruzioni della guerra e del dopoguerra, essa sprofondò nella più grande e drammatica crisi mai conosciuta dall’avvento della rivoluzione industriale. E questo condusse al potere sia in Germania sia in Giappone le forze politiche del militarismo e dell’estrema destra, impegnate a infrangere

deliberatamente lo status quo attraverso lo scontro, se necessario, di carattere militare, piuttosto che a trasformarlo gradualmente attraverso la negoziazione pacifica. Da quel momento in poi una nuova guerra mondiale non solo era prevedibile, ma veniva prevista ripetutamente. Le generazioni che divennero adulte negli anni ‘30 se l’aspettavano. […]

La produzione sulle cause della Seconda guerra mondiale è, per ovvie ragioni,

incomparabilmente più ridotta di quella che concerne le cause della Prima. Salvo rarissime eccezioni, nessuno storico serio ha mai dubitato che la Germania, il Giappone e (con più esitazione) l’Italia fossero i paesi aggressori. Gli Stati capitalisti o socialisti trascinati nel conflitto non volevano una guerra e la maggior parte fece quello che poteva per evitarla. In termini semplicissimi alla domanda su chi o che cosa abbia causato la Seconda guerra mondiale si può rispondere in due parole: Adolf Hitler.

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1. L’avanzata dell’autoritarismo e la crisi delle democrazie liberali

Lo scenario europeo

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1. L’avanzata dell’autoritarismo e la crisi delle democrazie liberali L’appello alla costruzione del fronte unico antifascista (1935)

[…] noi siamo dei combattenti della classe operaia e abbiamo l'obbligo di rispondere alla domanda che tormenta milioni di lavoratori: «È possibile, e per quali vie, impedire la vittoria del fascismo?» E a questi milioni di operai rispondiamo: «Sì, compagni, è possibile sbarrare la strada al fascismo! È del tutto possibile; ciò dipende da noi stessi, dagli operai, dai contadini, da tutti i lavoratori!»

La possibilità di prevenire la vittoria del fascismo dipende prima di tutto dalla combattività della classe operaia, dalla compattezza delle sue forze, strette in un unico battagliero esercito che lotti contro l'offensiva del capitale e del fascismo.

Il proletariato, attuando l'unità per la lotta, paralizzerebbe l'influenza del fascismo sui contadini, sulla piccola borghesia urbana sulla gioventù e sugli intellettuali, riuscirebbe a neutralizzarne una parte e ad attirare l’altra nel suo campo.

In secondo luogo, ciò dipende dall'esistenza di un forte partito rivoluzionario che diriga in modo giusto la lotta dei lavoratori contro il fascismo. […]

In terzo luogo, ciò dipende dalla giusta politica della classe operaia rispetto ai contadini e alle masse piccolo- borghesi della città. […] soltanto con un atteggiamento paziente nei riguardi delle loro inevitabili esitazioni e con l'aiuto politico del proletariato esse perverranno a un grado più elevato di coscienza e di attività rivoluzionaria.

In quarto luogo, ciò dipende dalla vigilanza e dall'azione tempestiva del proletariato rivoluzionario. Non dare la possibilità al fascismo di prenderci di sorpresa, non lasciargli l’iniziativa […].

[Georgi Dimitrov, Rapporto del VII congresso del Comintern, 1935]

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1. L’avanzata dell’autoritarismo e la crisi delle democrazie liberali L’esperienza del Fronte popolare in Francia (1936-1937)

La strategia portata avanti dall’Internazionale comunista (…) era essenzialmente una strategia di cerchi

concentrici. Le forze unite dei lavoratori (il «Fronte unito») avrebbe costituito la base di un’alleanza politica ed elettorale più vasta con i democratici e i liberali (il «Fronte popolare»).

Poiché la Germania mieteva continui successi, i comunisti considerarono la possibilità di un’estensione sempre più ampia delle alleanze, fino alla costituzione di un «Fronte nazionale»

di tutti coloro che, a prescindere dall’ideologia e dalle opinioni politiche, consideravano il fascismo (o le potenze dell’Asse) come il pericolo principale. (…) «Fronti popolari»

vennero costituiti in Francia (…) e in Spagna (…).

Entrambi i fronti vinsero drammatici confronti elettorali in Spagna (febbraio 1936) e in Francia (maggio 1936).

[Hobsbawm, Il secolo breve]

Messieurs, le Gouvernement se présente devant vous au lendemain d'élections générales […] Le peuple français a manifesté sa décision inébranlable de préserver contre toutes les tentatives de la violence ou de la ruse les libertés

démocratiques qui ont été son œuvre et qui demeurent son bien. Il a affirmé sa résolution de rechercher dans des voies nouvelles les remèdes de la crise qui l'accable, […] Enfin, il a proclamé la volonté de paix qui l'anime tout entier. La tâche du Gouvernement qui se présente devant vous se trouve donc définie des la première heure de son existence.

Sa majorité est celle que le pays a voulue. Il est

l'expression de cette majorité rassemblée sous le signe du Front populaire […]

Il n'a pas à formuler son programme. Son programme est le programme commun souscrit par tous les partis qui composent la majorité […]

Ces actes se succéderont a une cadence rapide. Des le début de la semaine prochaine, nous déposerons sur le bureau de la Chambre un ensemble de projets de loi dont nous demanderons aux deux assemblées d'assurer le vote avant leur séparation.

Ces projets de loi concerneront : la

semaine de quarante heures, les contrats collectifs, les congés payés [...], la prolongation de la scolarité.

Discours de L. Blum devant la Chambre (6 juin 1936

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1. L’avanzata dell’autoritarismo e la crisi delle democrazie liberali Gli scenari sudamericani e asiatici

Nell’Unione dell’Asia orientale,

l’impero giapponese è ad un tempo la forza stabilizzatrice e l’influenza dominante. Per permettere che l’impero svolga il ruolo di influenza principale in Asia Orientale, è innanzi tutto necessario il consolidamento della zona interna dell’Asia orientale; inoltre a tal fine la sfera dell’Asia orientale deve essere così suddivisa:

La Sfera interna – la sfera vitale per l’impero – comprende il Giappone, la Manciuria, la Cina settentrionale, l’area del Basso Yangtze, l’area Marittima della Russia.

La Piccola Sfera di co-prosperità […]

comprende la Sfera interna, più la Siberia orientale, la Cina, l’Indocina, il Pacifico meridionale.

La Grande Sfera di co-prosperità […]

comprende la Piccola Sfera oltre

all’Australia, all’india e a gruppi di Isole del Pacifico

Istituto di ricerche per la guerra totale, Piano strategico per la creazione della Grande Asia Orientale, 1942

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2. Le relazioni internazionali

dagli accordi di Locarno al «fronte di Stresa» Anni Venti

1925: accordi di Locarno (Francia, Germania, Gran Bretagna, Belgio, Polonia): riconoscimento dei confini occidentali stabiliti a Versailles 1926: Germania nella SDN

1933: la Germania esce dalla Società delle Nazioni; prevalere del revisionismo

1934 primo tentativo di colpo di Stato per l’annessione dell'Austria;

1935: plebiscito per la riannessione delle Saar;

riarmo della Germania (coscrizione obbligatoria)

1935; conferenza di Stresa (Gran Bretagna, Francia e Italia)

Anni Trenta

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3. La guerra civile spagnola

L’eterogeneità politica, sociale ed economica della Spagna

Mappa, p. 468

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3. La guerra civile spagnola

Mappa, p. 469

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3. La guerra civile spagnola

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3. La guerra civile spagnola

L’antifascismo e la guerra civile spagnola

La guerra civile spagnola assume così una dimensione simbolica decisiva che traccia nuove frontiere e ridefinisce le posizioni nel campo intellettuale. Da una parte, il triangolo fra liberalismo, comunismo e fascismo che si era profilato alla fine della Grande guerra, con i diversi sistemi di alleanze che ne derivano e la possibilità, per larga parte dell'intellighenzia, di ritirarsi in una comoda posizione di osservatrice, si riduce ora a un unico scontro tra fascismo e antifascismo. La scelta non può più essere dilazionata.

Dall'altra, la presenza di numerosi scrittori europei in Spagna, su entrambi i fronti, indica inequivocabilmente la polarizzazione del campo intellettuale fino alla scelta di impugnare le armi.

La guerra civile europea passa per la militarizzazione della politica e produce una metamorfosi profonda in seno al mondo della cultura: il passaggio dal chierico al soldato. La nozione di "intellettuale" si arricchisce di un

significato sconosciuto all'epoca dell'affare Dreyfus, perché i suoi attributi non si riducono più alla penna e alla parola, ma includono anche, se non altro simbolicamente, le armi. [...]

Certo, la Grande guerra era stata, da questo punto di vista, un precedente essenziale. Solo che ormai non si tratta più di rispondere a un appello patriottico o di mettere la propria penna al servizio di una causa nazionale.

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3. La guerra civile spagnola

L’antifascismo e la guerra civile spagnola

Si tratta di giustificare la scelta delle armi, talvolta di servirsene concretamente, allo scopo di difendere una causa politica sopranazionale, la cui posta in gioco, ben al di là della Spagna, è l'avvenire dell'Europa. [...]

In fondo, la guerra civile spagnola da espressione concreta e tangibile alla guerra civile europea alla quale nessuno può sfuggire. È un conflitto politico nel quale si scontrano valori ; ideologie, visioni del mondo, concezioni della cultura e dell'uomo. Le ragioni contingenti che spingono gli intellettuali a impegnarsi prima nel movimento antifascista, poi nella Resistenza possono certo variare, con la prevalenza di una scelta etica, politica o di classe a seconda dei casi, ma convergono nell'esigenza della lotta.

A spiegare la diffusione dell'antifascismo durante gli anni trenta non sono né il potere di seduzione di un'ideologia né la forza irresistibile di una macchina propagandistica, ma la sua capacità di imporsi come un ethos collettivo per tutti coloro che vogliono combattere le dittature di Mussolini, Hitler e Franco.

[E. Traverso, A ferro e fuoco. La guerra civile europea 1914-1945, II Mulino, Bologna 2007]

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3. La guerra civile spagnola

La denuncia degli orrori della guerra

L’arte portavoce della storia, p. 470-471 Guernica e la propaganda, p. 480

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4. L’aggressività nazista

e l’appeasement europeo

1936: Patto Anticomintern tra Germania e Giappone 1936: Asse Roma-Berlino

1939: Patto d’Acciaio tra Italia e Germania

1939: Patto Ribbentrop-Molotov tra Germania e URSS

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4. L’aggressività fascista

e l’appeasement europeo

L’Albania fu l’unica conquista europea effettuata dall’Italia fascista senza l’aiuto della Germania. Il paese venne occupato nell’aprile del 1939, alcuni mesi prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Si trattò di un’aggressione gratuita che, agli occhi di Mussolini, avrebbe dovuto mostrare l’indipendenza d’azione e la forza dell’Italia sullo scacchiere balcanico. In realtà, l’operazione era in preparazione da tempo visto che il controllo dello stretto di Otranto costituiva un obiettivo di lungo corso della politica estera italiana. L’occupazione e la conseguente Unione rappresentarono il coronamento di decenni di tentativi di ingerenza economica e politica su Tirana.

1939 (aprile): conquista italiana dell’Albania (protettorato)

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4. L’aggressività nazista

e l’appeasement europeo

L’alleanza irrevocabile: il Patto d’Acciaio, p. 485

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4. L’aggressività nazista

e l’appeasement europeo

Quando è giusto fare una guerra?, p. 473

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