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Referendum Costituzionale Dicembre 2016

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Referendum Costituzionale 2016

4 Dicembre 2016

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Accenni Storiografici sulla Costituzione

• 2 e 3 giugno 1946: referendum

istituzionale, vince di poco la Repubblica con affluenza al 89,08% (vedi foto)

• Minimo scarto: voci di broglio elettorale, Corte di Cassazione investita da numerosi reclami

• Italia scomposta: Nord repubblicano e Sud monarchico

• 18 giugno 1946: la Corte di Cassazione dirama i dati ufficiali

1. Repubblica: 12 717 923 voti 2. Monarchia: 10 719 284 voti 3. Nulli: 1 498 136 voti

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• 25 giugno 1946: inizia il lavoro dei costituenti

• 28 giugno 1946: Enrico de Nicola

(giurista) eletto Capo provvisorio dello Stato

• 31 gennaio 1947: la Commissione ristretta presenta all’Assemblea

costituente il progetto di Costituzione definitivo

• 22 dicembre 1947: dopo 173 sedute plenarie, viene approvata nella sua totalità

• 27 dicembre 1947: la Costituzione viene promulgata da parte di de Nicola (vedi foto)

• 1 gennaio 1948: entra in vigore la Costituzione repubblicana

(4)

La struttura della Costituzione italiana

La Costituzione italiana,

composta da 139 articoli, è

divisa in due parti, precedute

dai principi fondamentali e

seguite dalle 18 disposizioni

transitorie e finali.

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Discussioni sul bicameralismo

• 1948: si discute la struttura del Senato con l’istituzione di un

«comitato di studio»

• 1951: primo appello firmato Giuseppe Dossetti riguardante l’eccessivo garantismo del

«bicameralismo integrale»

• Aprile 1983: nascita della

prima commissione bicamerale per le riforme costituzionali

• 30 novembre 1983: prima seduta della commissione presieduta da Aldo Bozzi

315+5 senatori

630 deputati

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Referendum costituzionale del 2005/2006 (bocciato)

• In prospettiva la nascita di una Repubblica federale (potere esecutivo più forte)

• Primo ministro, con più potere, direttamente eletto dal popolo

• Voto di fiducia e sfiducia al Governo espresso dalla sola Camera dei deputati

• Se il Governo viene sfiduciato, scioglimento della Camera o nuovo primo ministro

• Riduzione delle funzioni del presidente della Repubblica

• Trasformazione del Senato in «Senato federale della Repubblica»

• Istituzione di un sistema monocamerale per il voto delle leggi

• Numero ridotto di parlamentari

• Ruolo più specifico all'opposizione (alla Camera) e alle minoranze (al Senato federale)

• Devoluzione alle regioni della potestà legislativa esclusiva in alcune materie

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La riforma costituzionale Renzi-Boschi

• 2013: L’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano decide di riavviare il processo di riforma

• Luglio 2013: il governo Letta inizia l’iter di un disegno di legge, che fallisce a causa dell’uscita dalla maggioranza di Forza Italia

• 8 aprile 2014: nasce la riforma con un disegno di legge presentato dal governo Renzi

• 8 agosto 2014: riforma approvata dal Senato

• 10 marzo 2015: riforma approvata dalla Camera

A causa di attriti con il PD, Forza Italia viene meno al sostegno della riforma: va ridiscussa

• 13 ottobre 2015: riforma approvata dal Senato

• 12 aprile 2016: riforma approvata dalla Camera

Il testo non viene approvato dai due terzi dei membri di ogni camera, la legge costituzionale non viene quindi approvata

immediatamente, poiché secondo l’articolo 138 della Costituzione si hanno 3 mesi di tempo per proporre un referendum

• 20 aprile 2016: Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Forza Italia, Sinistra Italiana, Partito Democratico, Alleanza popolare (NCD- UDC), Democrazia Solidale – Centro Democratico depositano le firme necessarie presso la Corte suprema di cassazione

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• Camera. Sarà l'unica Assemblea legislativa e anche l'unica a votare la fiducia al governo.

I deputati rimangono 630.

• Titolo V. Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come l'energia,

infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto. Su proposta del Governo, la Camera potrà approvare leggi nei campi di competenza delle Regioni, "quando lo richieda la

tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale".

• Presidente della Repubblica. Lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori (via i

rappresentanti delle Regioni previsti oggi). Nei primi quattro scrutini servono i due terzi dei voti, nei successivi quattro i tre quinti; dal nono basta la maggioranza assoluta.

• Referendum. Serviranno 800.000 firme. Dopo le prime 400.000 la Corte costituzionale darà un parere preventivo di ammissibilità. Potranno riguardare o intere leggi o una parte purché essa abbia un valore normativo autonomo.

• Ddl iniziativa popolare. Salgono da 50.000 a 250.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Però i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste.

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La composizione del nuovo Senato

• continuerà a chiamarsi Senato della Repubblica, ma sarà composto da 95 eletti dai Consigli Regionali, più cinque nominati dal Capo dello

Stato e che resteranno in carica per 7 anni

• non potrà più votare la fiducia ai governi in carica, mentre la sua

funzione principale sarà quella di «raccordo tra lo Stato e gli altri enti

costitutivi della Repubblica»

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«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei

parlamentari, il contenimento dei costi di

funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato

nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?»

Il testo

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Ragioni per votare

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Per i sostenitori del Sì, tra cui troviamo non solo esponenti Pd ma anche docenti di Diritto e studiosi della Costituzione, la riforma Boschi rappresenta un salto di qualità per il sistema politico italiano e per il suo farraginoso processo legislativo, garantendo maggiore stabilità a un Paese che ha visto 63 governi susseguirsi negli ultimi 70 anni.

• addio bicameralismo: si supera il famoso ping-pong tra Camera e Senato, con notevoli benefici in termini di tempo;

• il fatto che solo la Camera sia chiamata a votare la fiducia al governo implica l’instaurazione di un rapporto di fiducia esclusivo con quest’ala del Parlamento;

• la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel produrrà notevoli risparmi;

• grazie all’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario migliora la qualità delle democrazia;

• il Senato farà da “camera di compensazione” tra governo centrale e poteri locali, quindi diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte

costituzionale.

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Ragioni per votare

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Tutte le ragioni anti-riforma sono dichiarate sul sito ufficiale del comitato del No. I motivi per cui, secondo gli esponenti del fronte del No, gli italiani dovrebbero opporsi all’approvazione del ddl Boschi-Renzi si possono riassumere nei seguenti punti:

• si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche gli amministratori locali chiamati a comporre il nuovo Senato godrebbero dell’immunità parlamentare;

• anziché superare il bicameralismo paritario, la riforma lo rende più confuso, creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;

• la riforma non semplifica il processo di produzione delle leggi, ma lo complica: le norme che regolano il nuovo Senato, infatti, produrrebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti;

• i costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare solo il 20%;

• l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di

raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare;

• il combinato disposto riforma costituzionale-Italicum accentra il potere nella mani del governo, di un solo partito e di un solo leader.

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