• Non ci sono risultati.

Pensione di reversibilità

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Pensione di reversibilità"

Copied!
59
0
0

Testo completo

(1)

PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7

"Pensione di reversibilità" Data:

03/05/2010

Indietro Stampa

ItaliaOggi7

sezione: Quesitario - Previdenza data: 03/05/2010 - pag: 44 autore: Risponde Sandra Mauro

Pensione di reversibilità

Il pensionato, titolare di pensione di reversibilità, può chiedere al compimento del 65° anno di età, una riduzione dei contributi del 50%?Z.V.

3.1Pensione di reversibilitàIl pensionato, titolare di pensione di reversibilità, può chiedere al compimento del 65° anno di età, una riduzione dei contributi del 50%?

Z.V.Risponde Sandra Mauro In linea di principio i lavoratori con più di 65 anni di età, già pensionati, possono chiedere che il contributo previdenziale venga ridotto del 50%. In caso di pensione calcolata con il sistema retributivo l'eventuale

supplemento di pensione è ridotto della metà. Tuttavia detto beneficio non include i soggetti titolari di pensione di reversibilità.

(2)

PRESSToday Rassegna stampa

Stampa, La

"Pensione obbligata rivolta sulle punte" Data:

23/04/2010

Indietro Stampa

23 Aprile 2010 Polemica

I danzatori infuriati per il decreto

Pensione obbligata rivolta sulle punte

Riforma Bondi: i ballerini a casa a 45 anni

“Bene, ma dateci ammortizzatori sociali”

«Al Maggio faremo così»

SERGIO TROMBETTA

ROMA

Vito Mazzeo, 23 anni, diplomato alla scuola di ballo della Scala, due anni fa ha lasciato il Royal Ballet di Londra ed è tornato in Italia, all’Opera di Roma. Ma ora molla. Tornerà all’estero. Mazzeo è assunto con contratto a tempo determinato come «corpo di ballo», ma è sempre impiegato in ruoli da étoile. Per esempio, ieri era Basilio nel Don Chisciotte, è stato il Capitano nel Papavero rosso e l’Uomo in La chatte.

Uno come lui dovrebbe essere favorito dal decreto-legge del ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, che riforma le fondazioni liriche e, fra le altre cose, finalmente, abbassa l’età pensionabile dei ballerini a 45 anni (decreto che, peraltro, non è ancora arrivato al Quirinale).

E invece no: «Il decreto, in base a quello che si dice - dice Mazzeo -, blocca il turn over sino al 2013.

Quindi per altri tre anni sarei precario e poi nel 2013 saranno assunti quelli che aspettano ormai da dieci anni. Visto che il decreto introduce il sistema pensionistico contributivo, quanti anni di contributi ho tempo a versare prima di andare in pensione? Meno di venti. Con quanti soldi andrò in pensione? Farsi una pensione integrativa? Ma come se ho un trattamento salariale come corpo di ballo e faccio ruoli da primo ballerino?». Morale: Mazzeo ha già in tasca un contratto con il San Fancisco Ballet. Dipende soltanto da lui. «E da cosa capiterà all’Opera di Roma, da chi dirigerà la compagnia dopo la partenza della signora Fracci».

Ma questo è un altro capitolo. Intanto, però, ecco il tanto atteso abbassamento dell’età pensionabile.

(3)

Attualmente da noi i ballerini vanno in pensione a 52 anni, le donne a 47. In Russia si va in pensione dopo vent’anni di lavoro, in Francia, all’Opéra di Parigi, a 42 anni, nel resto d’Europa il limite è

generalmente fra i 38 e i 42. Tutti i direttori delle grandi compagnie, da Machar Vaziev alla Scala a Carla Fracci a Roma, non hanno mai smesso di protestare contro questa assurdità: la danza è una professione nella quale l’età ha un’enorme importanza.

Dunque il decreto Bondi prende una decisione attesa e auspicata, ma poi blocca le assunzioni sino al 2013. In Italia i corpi di ballo sono sei: Scala di Milano, Opera di Roma, Maggio Fiorentino, San Carlo di Napoli, Arena di Verona, Massimo di Palermo. In tutto 300-400 ballerini: quelli pronti alla pensione sono circa il 20 per cento. Per esempio, a Roma: 65 stabili, di cui 36 intorno ai 45 anni, più altri 35 aggiunti a tempo determinato.

I sindacati sono già sul piede di guerra. Gianaugusto Bongiovanni, coordinatore nazionale dei corpi di ballo della Slc-Cgil, non ha dubbi: «In pratica di tratta di licenziamenti in tronco senza giusta causa.

Senza nessuna ragione legale si mandano a casa i danzatori dimezzando loro lo stipendio. Chi ha 45 ora andrà in pensione con un pugno di euro al mese. Se ha fatto un mutuo per la casa pensando di lavorare fino a 52 anni si trova all’improvviso a non potervi più far fronte. C’è il pericolo di una precarizzazione selvaggia del mestiere di ballerino, se non della chiusura dei corpi di ballo. Il decreto abolisce le finalità culturali delle fondazioni. Non saranno più tenute a produrre e troveranno molto più comodo comprare balletti sul mercato».

Francesco Giambrone, sovrintendente del Maggio, da sempre appassionato di danza, è più cauto: «Il decreto nella sua interezza non lo conosciamo ancora. È auspicabile che per i pensionamenti immediati siano previsti scaglionamenti e ammortizzatori sociali. Oggi in compagnia ho dieci aggiunti, se dieci andranno in pensione dovrò passare a 20 ballerini a tempo determinato. Anche se considero la stabilità un valore e una ricchezza. Prendiamo la compagnia di Pina Bausch. Quel che l’ha fatta grande e

irripetibile è stato proprio la presenza costante nel tempo dei danzatori».

E intanto si continua a guardare all’estero. Per esempio al Royal Ballet, dove tutti i danzatori sono a tempo determinato, insomma «precari», ma con la certezza assoluta di essere riconfermati ogni anno.

Sempre che i loro requisiti tecnico-artistici corrispondano allo standard della casa. Insomma: nessuno si permette di battere la fiacca. O di ingrassare.

(4)

PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Online

"Fondi pensione Battuti il Tfr e la crisi" Data: 26/04/2010

Indietro Stampa

Confronti Nel primo trimestre hanno reso il 2% netto contro lo 0,7% della liquidazione

Fondi pensione Battuti il Tfr e la crisi

Sono 65 su 80 le linee con valori superiori a quelli di inizio 2008.

Ancora in perdita le gestioni più aggressive

I fondi pensione battono il Tfr. E, nella maggior parte dei casi, recuperano le perdite accusate durante il biennio nero dei mercati finanziari. In base ai dati raccolti da Assofondipensione, nel primo trimestre del 2010 è stato pari al 2% il rendimento medio offerto dai fondi chiusi, le casse di previdenza aziendali o di categoria. Nello stesso periodo, invece, al netto dell'aliquota dell'11% sulle performance annuali si è attestata solo allo 0,7% la resa del Tfr, il 6,91% della retribuzione lorda. La liquidazione in azienda si rivaluta con un tasso dell'1,5%, più il 75% dell'inflazione. I risultati sono leggermente inferiori ai benchmark utilizzati per valutare l'andamento della gestione. Nel primo trimestre sono in positivo tutti i comparti, con un massimo del 4,3% per il bilanciato di Prevaer (operatori aeroportuali) e un minimo dello 0,2% per il garantito di Cometa, destinato ai metalmeccanici.

Crac riassorbito

Tra il 2008 (che si può considerare punto di partenza per l'inizio della recente, gravissima crisi) e il 31 marzo 2010, i chiusi hanno segnato una performance media del 4,6%

a livello complessivo, contro il 5,4% che nello stesso periodo è stato ottenuto dal Tfr. Sono ancora in rosso alcune fra le linee più aggressive, 15 su un totale di 80, come l'azionaria di Fopen (dipendenti gruppo Enel) o la bilanciata-azionaria di Fonchim (industria chimica e farmaceutica), rispettivamente con il -11,2% e -11,1%.

«I fondi pensione non sono stati certo aiutati dal negativo andamento dei mercati nel biennio 2008-2009 — sostiene l'economista Elsa Fornero, coordinatore scientifico del Cerp (Centro ricerche sulle pensioni e le politiche del welfare) —, mentre il Tfr è stato favorito da un periodo di bassa inflazione a causa della recessione: se l'aumento del costo della vita è inferiore al 6%, infatti, la liquidazione offre un rendimento positivo. Sarebbe sbagliato, però, concludere che bene hanno fatto i lavoratori che non hanno aderito alla previdenza complementare: è presumibile che, quando sarà superata la crisi economica, le Borse tornino a un andamento più positivo».

«Nel quinquennio fra il 31 marzo 2005 e il 31 marzo scorso, i fondi chiusi hanno offerto un rendimento medio composto del 3,3%, contro il 2,6% che nello stesso periodo è stato offerto dal Tfr — dice Domenico Proietti, vicepresidente di Assofondipensione —. La gestione finanziaria, insomma, è in grado di coniugare al meglio le esigenze di crescita e il contenimento dei rischi che deve caratterizzare l'investimento previdenziale». Il bilancio dei fondi resta positivo anche nel medio termine. Fra il primo gennaio 2000 e il 31 marzo 2010, dei tre esistenti all'inizio del periodo solo Fonchim (chimica e farmaceutica), con il 32,6% ha battuto di un soffio il 32,3% del Tfr.

Se però si considerano i rilevanti benefici fiscali e il contributo aziendale (a cui non ha diritto chi non aderisce, e pari in media all'1,2-1,5% della retribuzione lorda), la bilancia pende decisamente a favore dei fondi anche nel caso di Cometa (industria metalmeccanica e oreficeria) e Fondenergia (energia e petrolio), finiti leggermente indietro, rispettivamente con il 30,5% e 30,6%. I dati sono relativi ai comparti bilanciati, gli unici esistenti all'inizio del periodo considerato.

I vantaggi

La conferma sulla convenienza dei fondi viene pure dai confronti, relativi ai tre maggiori, del montante accumulato da un iscritto a confronto con quello che ha ottenuto un suo collega che, invece, ha mantenuto la liquidazione in azienda. Gli esempi sono relativi alla linea bilanciata e alle retribuzioni medie dei settori interessati: per rendere omogeneo il confronto, si è tenuto conto del contributo anche in caso di mancata adesione. Un lavoratore che il primo marzo 2007 si è iscritto al bilanciato di Cometa, al 31 marzo scorso ha ottenuto un montante di 8.318 euro contro i 7.218 che gli sarebbero venuti dalla liquidazione. Nel caso di Fonchim (il primo a partire, nel 1997) avrebbe ottenuto dal fondo 46.205 euro rispetto ai 33.582 che avrebbe avuto dalla liquidazione. Con Fonte (destinato ai dipendenti di commercio, turismo e servizi) dal primo gennaio 2002 avrebbe maturato 18.056 euro con il fondo e 16.008 con il Tfr.

Le rilevazioni di Assofondipensione analizzano anche la distribuzione degli iscritti fra i vari comparti d'investimento: «Dopo il passaggio al multicomparto — spiega Proietti — la stragrande maggioranza degli aderenti, con un'età media di 44 anni è rimasta in quelle bilanciate. Crescono gli aderenti che optano per le garantite, il 21% del totale con un'età media di 41 anni».

ROBERTO E. BAGNOLI

(5)

PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Online

"Risparmio «Servono prodotti semplici e attivi»" Data: 26/04/2010

Indietro Stampa

Eventi Oltre seimila iscritti alla prima manifestazione dell’industria italiana dei fondi, organizzata da Assogestioni

Risparmio «Servono prodotti semplici e attivi»

Gli operatori presenti al Salone pensano che così si potrebbe

provare a riconquistare la fiducia ancora scossa dei privati

investitori. A più di 500 studenti spiegato l’abc della previdenza

L’educazione finanziaria al centro del dibattito al Salone della gestione del risparmio di Milano. Una scelta tematica premiata dai numeri, oltre che dalla qualità degli interventi, visto che la prima edizione della manifestazione interamente dedicata alle problematiche del risparmio e dell'investimento è stata seguita da oltre seimila investitori, professionali e non, che si sono iscritti per partecipare a dibattiti e iniziative. Gli espositori, stipati negli storico locali di Piazza Affari, erano una sessantina, con ben 80 marchi rappresentati. Venerdì, la terza e ultima giornata del scorso, poi, le porte di palazzo Mezzanotte si sono aperte a un pubblico di duemila visitatori non specialisti dopo che le prime due giornate della manifestazione erano state interamente dedicate all'approfondimento da parte degli addetti ai lavori. Tra la folla anche 500 studenti provenienti da scuole di tutta Italia che hanno potuto misurarsi con una materia nuova e curiosa: l’abc della previdenza e dell’investitore accorto. Un incontro ufficiale fra i giovani e il risparmio, che è un auspicio per il futuro. La centralità dell'educazione finanziaria per tutta la comunità professionale che ruota intorno al risparmio gestito è ribadita dai temi messi in luce dal Rapporto sul risparmio degli italiani, presentato dall'Osservatorio Gfk Eurisko e Prometeia. Incertezza

Il sondaggio evidenzia la necessità, da parte degli operatori, di mettere in campo mentalità rinnovate e nuovi modelli di servizio di fronte alle crescenti incertezze delle famiglie. Perché un dato molto preciso, secondo la ricerca, preoccupa gli italiani. Si tratta della durata della crisi, che secondo gli intervistati imporrà una quaresima di altri 14 mesi ai consumi. In questo scenario di difficoltà, secondo l'Osservatorio le famiglie hanno optato per il fai-da-te in materia di investimenti visto che l'industria del risparmio gestito si è ridimensionata, mentre è più elevata che in altri paesi la detenzione diretta di prodotti finanziari. Una propensione alla scelta individuale che rende poco (vedi grafico) e che tradisce una generalizzata sfiducia nei professionisti del settore.

Proposte

Che cosa bisognerebbe proporre allora all’investitore per riconquistare la sua stima? La risposta non lascia dubbi. Nelle prime tre posizioni, con risposte che oscillano fra il 21 e il 34% ci sono elementi come il controllo del rischio, la semplicità del prodotto e la capacità di basarsi su tangibili spunti di investimento. Perdono invece di interesse — alla luce della crisi e di una sorta di ritorno ai fondamenti — elementi come l'innovazione sofisticata e la passività, con riferimento ai fondi indice e agli Etf. Prodotti semplici, attivi, e capaci di cogliere le storie di successo, dunque, nelle valutazioni degli operatori sono in grado di aiutare l'industria finanziaria a superare la crisi e di risolvere i problemi del consumatore, riavvicinandolo al mondo del risparmio gestito. La crisi di identità dei fondi è meno visibile nel mondo dei promotori finanziari, dove il tasso di consulenza è più elevato e la clientela più motivata e fidelizzata.

Ben diverso il quadro per la banche, dove le politiche commerciali premiano ancora troppo i prodotti della casa. Che spesso non sono nemmeno i fondi, ma le obbligazioni e altri prodotti strutturati. In conclusione, secondo l'Osservatorio «le famiglie italiane continuano a risparmiare ma in modo polarizzato: i benestanti riescono ad accantonare di più, i più marginali diminuiscono invece la quota sotto gli effetti della crisi». Ma il vero motivo di preoccupazione è l’evidenza che gli accantonamenti delle famiglie diventino sempre meno progettuali, con portafogli pieni di liquidità. E quindi ancor più alla mercé dell'inflazione (pur bassa) che erode il denaro immobile. Uno scenario che chiede assunzioni di responsabilità da parte di tutti i protagonisti del sistema. Più consapevolezza da parte dei clienti, la massima attenzione da parte dell’industria. Che ha un solo vero asset: i risparmiatori.

RIPRODUZIONE RISERVATA

(6)

PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Online

"A tre anni dalla grande riforma del Tfr il bilancio è ..." Data: 26/04/2010

Indietro Stampa

A tre anni dalla grande riforma del Tfr il bilancio è ...

A tre anni dalla grande riforma del Tfr il bilancio è insoddisfacente. La previdenza complementare resta scarsamente diffusa tra i lavoratori dipendenti (e autonomi). Vediamo di capire il perché e le possibili iniziative per una sua diffusione. L’istituto della previdenza complementare è fondato, ai sensi di legge, sulla volontaria adesione del singolo, anche dove, paradossalmente, il piano pensionistico si realizza attraverso uno strumento frutto della contrattazione collettiva. E' indispensabile, quindi, invertire l'attuale trend negativo e rendere capillare la diffusione dello strumento.

Se si escludono forme (dirompenti) di adesione obbligatoria per forza di legge , la strada della previdenza complementare, a partecipazione rigorosamente volontaria/

individuale, è indubbiamente «in salita», come dimostra l'esperienza di oltre tre lustri di disciplina normativa, dato che il primo intervento risale all’ormai lontano 1993.

Sembra dunque doversi invocare un intervento mirato del legislatore.

A livello normativo appare ragionevole attenuare, attraverso una diversa modulazione, il principio di adesione volontaria/individuale a piani di previdenza complementare. In tal modo, almeno per il mondo del lavoro subordinato, sarebbe possibile porre nuovamente in essere, come praticato nel passato, forme cogenti di adesione alla previdenza di secondo pilastro stabilite in sede di contratto collettivo.

A fronte di questa innovazione bisognerebbe pensare a dei contrappesi. Anzitutto, consentendo un'uscita iniziale dal piano previdenziale attraverso la manifestazione di un dissenso espresso entro un breve lasso di tempo. Questa clausola salverebbe il principio di volontarietà di adesione. Si potrebbe poi rafforzare la facoltà soggettiva di trasferibilità della posizione individuale, con continuità del diritto a beneficiare della contribuzione datoriale.

Sempre ipotizzando un intervento del legislatore, sarebbe auspicabile anche un miglioramento della disciplina fiscale: l'abolizione del prelievo dell'11% sul risultato annuo di gestione e una deducibilità degli apporti contributivi, oltre che in cifra fissa, anche, alternativamente, secondo una misura percentuale, si configurano certamente quali interventi da compiere, chiedendo, pur nelle difficoltà del momento, un consapevole sforzo alla finanza pubblica.

Sia nell'ipotesi di dare luogo a procedure di adesione a piani di previdenza complementare più o meno cogenti e, a maggior ragione, mantenendo l'attuale situazione di adesione, diventa necessario fornire ai lavoratori strumenti che consentano loro di capire le necessità pensionistiche future.

Questa consapevolezza può maturare solo se i lavoratori possono essere informati sull’ammontare dell'assegno pensionistico di base atteso.

Occorre, poi, far percepire l'indispensabilità del monitoraggio individuale del piano pensionistico complementare. Quelli indicati non sono davvero obiettivi di poco conto. E richiedono uno sforzo comune. Sistematiche campagne di educazione previdenziale (e finanziaria) condotte nelle scuole superiori e nelle università, iniziative pubbliche di sensibilizzazione generale, un forte impegno informativo del proprio bacino di utenza da parte degli enti previdenziali di base, un'accresciuta capacità comunicativa dei fondi pensione, forme di partecipazione «educativa» e di sostegno ad opera delle regioni, corretta e costante attenzione alla materia da parte dei media sono tutti fattori da attivare congiuntamente, per conseguire il necessario sviluppo della previdenza complementare.

RIPRODUZIONE RISERVATA

(7)

PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Online

"Naturalmente, se i mercati finanziari daranno redditività ..." Data: 26/04/2010

Indietro Stampa

Naturalmente, se i mercati finanziari daranno redditività ...

Naturalmente, se i mercati finanziari daranno redditività più elevate (esempio un rendimento medio del 6%) il versamento iniziale necessario è di una mensilità per 20 anni e circa 2/3 di stipendio mensile se ci sono 30 anni davanti (tabella 3). A questo punto è forse opportuno non chiamare più la pensione complementare «pensione di scorta».

Questa, come la «ruota di scorta», sembra essere utile solo in caso di foratura. Invece, la pensione complementare è fin da oggi indispensabile per un’elementare necessità di sopravvivenza. Restando in metafora, da tempo c'è un buco nei conti pubblici e la pensione Inps si è già sgonfiata. Senza la pensione complementare si resterà con le gomme a terra. *Docente di Economia all’Università di Bologna

(L’articolo è disponibile anche su www.crusoe.it) RIPRODUZIONE RISERVATA

(8)

PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Online

"Come si può vedere chi andrà in pensione tra 10 anni ha un ..." Data: 26/04/2010

Indietro Stampa

Come si può vedere chi andrà in pensione tra 10 anni ha un ...

Come si può vedere chi andrà in pensione tra 10 anni ha un 10,1% di differenziale da colmare; tra 20 anni il gap previdenziale salirà al 14,9%. Per gli autonomi le

percentuali sono più elevate: 18% e 29%. Cosa significa questo in soldoni per i lavoratori? Con alcune ipotesi semplificatrici e una redditività netta del fondo pensione al 4%

(2% in termini reali), la tabella 2 mostra i versamenti iniziali (crescenti al tasso d'inflazione) necessari per colmare il gap e procurare una adeguata pensione di secondo pilastro, rivalutata in base al costo della vita. Se mancano solo 10 anni servono ben due mensilità all'anno di risparmio previdenziale. Se l'orizzonte è invece di 20 anni è sufficiente 1,3 mensilità e su 30 anni meno di una mensilità.

(9)

PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Online

"Inps Va sacrificato un mese l'anno" Data: 26/04/2010

Indietro Stampa

Nuovi allarmi Le stime aggiornate della Ragioneria sulla riduzione della copertura pubblica

Inps Va sacrificato un mese l’anno

E’ la somma da investire, se ne mancano 20 al traguardo, per

mantenere un rapporto pensione/

reddito all’80%. Con 30 la spesa è quasi dimezzata

I n attesa che, come in altri paesi, l'Inps dica a ciascun contribuente qual è la situazione attuale e prospettica della sua pensione (in Svezia il documento arriva a casa in una bella busta arancione), la Ragioneria generale dello Stato ha pubblicato un aggiornamento dei tassi di sostituzione per i lavoratori italiani, vale a dire il rapporto tra pensione e ultimo stipendio. Un primo dato che si ricava dal documento è il sensibile peggioramento dovuto all'entrata in vigore da gennaio 2010 dei nuovi coefficienti di

trasformazione del montante in pensione.

Per chi andrà in pensione come lavoratore dipendente tra 10 anni il tasso di sostituzione lordo scende dal 62,1% al 60,1%; per chi ci andrà tra 20 anni si passa dal 57% al 55%.

In termini netti (cioè dopo le imposte) tra 10 anni si percepirà come pensione pubblica il 70% dell'ultimo stipendio invece del 72% calcolato in passato; tra 20 anni il 65,1%

invece del 67%.

In sintesi, un taglio netto di 2 punti percentuali, causato da un lato dall’allungamento della speranza di vita e dall’altro dalla necessità di non mandare fuori controllo i conti pubblici. Sarà questo il primo importante dato della busta arancione: caro lavoratore, quando andrai in pensione tra 20 anni percepirai 650 euro netti al mese (in valuta di oggi) contro gli attuali 1.000 netti mensili.

Un secondo dato riguarda la previdenza complementare. Dal documento, infatti, si può ricavare un'indicazione operativa sul da farsi per non trovare brutte sorprese al momento del pensionamento (a 63 anni, con 35 anni di contributi) e colmare il gap previdenziale tra la pensione pubblica (primo pilastro) e l'ultimo stipendio. Ponendosi come obiettivo il mitico 80%, la tabella 1 mostra a quanto deve puntare la previdenza complementare per dare relativa tranquillità al futuro pensionato.

(10)

PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza

"Povere pensioni che fanno sempre più acqua" Data:

26/04/2010

Indietro Stampa

Milano Finanza

sezione: I Vostri Soldi inGestione Promotori Finanziari data: 24/04/2010 - pag: 40 autore: di Lucio Sironi

Portafoglio

Povere pensioni che fanno sempre più acqua

All'inizio del 2010 il rapporto tra pensione e ultima retribuzione per i lavoratori italiani è diminuito ancora, ma pochi lo sanno. Se qualcuno se ne preoccupa, è solo chi è già relativamente privilegiato. Insomma, un mezzo disastro su cui i promotori finanziari dovranno concentrare il loro operato. A sostenerlo è un recente studio del Carefin, centro studi (Centre for applied research in finance) dell'università

Bocconi, focalizzato sulla previdenza complementare in Italia. A fine dicembre 2009 gli iscritti a forme pensionistiche di questo tipo superavano quota 5 milioni, con un incremento annuo (al netto delle uscite) del 4,7%, in rallentamento rispetto al 2008. Tra gli aspetti critici segnalati dal Carefin, la scarsa attenzione alla fase di erogazione delle rendite, l'asimmetria tra i lavoratori privati e quelli pubblici (di fatto esclusi dai fondi pensione collettivi) e il rischio che a fare ricorso alle pensioni private siano soprattutto i lavoratori più ricchi e più tutelati.Ma procediamo per punti. Sebbene il sistema pensionistico italiano consenta elevati margini di flessibilità, il rapporto sostiene che è venuto il momento di spostare l'attenzione dalla fase di accumulo delle risorse a quella di erogazione delle rendite, «ad esempio introducendo maggiori vantaggi fiscali per chi sceglie di percepire una rendita rispetto a chi opta per la liquidazione dell'intero capitale». Ma la crescita del sistema passa anche per una maggiore educazione previdenziale. Per esempio le nuove regole introdotte dal 2010 per il calcolo della pensione pubblica, che

modificano i coefficienti di trasformazione riducendo il rapporto tra la pensione e l'ultima retribuzione percepita dal lavoratore, sono sconosciute ai più. Il fatto è che il sistema pensionistico delineato dal legislatore con la riforma Dini è centrato su un modello, quello del lavoro a tempo indeterminato, dal quale negli ultimi 15 anni ci si è notevolmente discostati.La Covip, commissione che vigila sui fondi pensione, certifica che l'adesione ai fondi pensione privati è maggiore tra i lavoratori che beneficiano di retribuzioni migliori e di lavori più stabili, e dunque al momento del pensionamento godranno di prestazioni più elevate. Una situazione paradossale, visto che la previdenza complementare è più diffusa tra quanti ne hanno meno bisogno. Chi va avvicinato maggiormente ai fondi pensione sono dunque i

lavoratori precari e a reddito medio-basso.Nelle pensioni private italiane vi è poi un'ulteriore asimmetria, rilevata dall'analisi Carefin: con la sola eccezione del

mondo della scuola (Fondo Espero), il pubblico impiego sinora è stato escluso dalla possibilità di aderire a fondi pensione collettivi. Il ritardo danneggia in particolare i dipendenti più giovani, che si troveranno con una pensione assai inferiore a quella di cui fruiscono quanti lasciano il lavoro oggi.Infine, il rapporto rileva che ai fondi

(11)

pensione italiani è riservato un trattamento particolare rispetto ad altri paesi in tema di limiti agli investimenti, dal momento che la legge pone forte attenzione al contenimento del rischio finanziario e alla diversificazione, vincolando in tal senso il lavoro dei gestori. Dopo la crisi queste regole saranno cambiate, come suggerito da alcune modifiche legislative da tempo in cantiere? Un quesito non secondario.

Ultima considerazione: il rendimento medio aggregato delle forme pensionistiche complementari nel 2009 è stato dell'8,5% per i fondi negoziali e dell'11% per quelli di tipo aperto, mentre per i piani individuali è stato addirittura del 16,5%. Una vendetta (piuttosto scontata) nei confronti del tanto incensato trattamento di fine rapporto (tfr), che aveva protetto il capitale nel 2008 ma il cui tasso di

rivalutazione nel 2009 si è limitato a un poco entusiasmante 2%.

(12)

PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza

"Nuovi tempi, nuove sfide" Data:

26/04/2010

Indietro Stampa

Milano Finanza

sezione: I Vostri Soldi inGestione Promotori Finanziari data: 24/04/2010 - pag: 35 autore: di Stefania Ballauco

Nuovi tempi, nuove sfide

L'associazione dei fondi europei dà otto raccomandazioni per agevolare il risparmio a lungo termine. Il ruolo dei promotori finanziari visto da due esperti

«Le soluzioni previdenziali in Europa, dove le sfide demografiche stanno costringendo i governi ad agire, sono frammentarie e spesso inadeguate. Gli

operatori del settore hanno un ruolo fondamentale da svolgere nella costruzione di un quadro pensionistico europeo». Con queste parole Jean-Baptiste de Franssu, presidente di Efama - Fund and Asset Management Association – e ceo di Invesco Europe, ha introdotto il report «Revisiting the landscape of european long-term savings – A call for action from the asset management industry» che l'Associazione europea ha pubblicato a marzo 2010 con il contributo di alcune società di gestione patrimoniale europee, società di consulenza, fondi pensione, investitori e

associazioni con background diversi, con il fine di sviluppare proprie posizioni

politiche a lungo termine.«Con gli Ucits esiste un prodotto di investimento collettivo per i piani di pensionamento, ma lo sviluppo positivo del risparmio a lungo termine e di prodotti pensionistici privati si basa anche sulla qualità della distribuzione, sull'educazione degli investitori, sulle soluzioni ottimali e su una migliore

conoscenza delle esigenze del cliente. È necessario cogliere le opportunità che la crisi ha presentato. Ciò richiede azione e leadership ed Efama ha un ruolo chiave da svolgere», ha aggiunto de Franssu.Se l'Italia si dimostra essere un Paese

imprevidente, che poco pensa al proprio futuro, tanto meno a quello pensionistico, come rilevano diverse ricerche, il rilancio del risparmio a lungo termine, slegato da fattori contingenti ed esigenze effimere, vede coinvolti più attori: investitori,

industria, governi, datori di lavoro. Dopo mesi di rilevazioni di dati poco

rassicuranti sul favore che i fondi pensione riscuotono tra le famiglie italiane, oggi più che mai, e su base europea, emerge con sempre maggior forza la necessità di promuovere azioni che diano una concreta ed efficace spinta all'incremento dei contributi individuali ai fondi pensione, come anche un impulso al sistema di distribuzione al dettaglio. Obiettivo del gruppo di lavoro europeo è stato quello di indagare su situazioni rese distorte da un'arbitrarietà regolamentare dovuta

all'applicazione di più norme a prodotti differenti ma concorrenti, a costi complessi che racchiudono enormi differenze tra le legislazioni nazionali, agli ostacoli alla concorrenza, viste le differenze nei requisiti di trasparenza e di esposizione al rischio tra categorie di prodotti difficilmente confrontabili.Con queste premesse, e alla luce della preoccupante situazione in cui versa oggi il sistema pensionistico (si veda a tal proposito anche la rubrica Portafoglio a pagina 40), il report Efama ha individuato una serie di sfide chiave, con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo del risparmio a lungo termine: «In primo luogo a livello degli investitori», ha

(13)

sottolineato de Franssu, «vi è la necessità di aumentare la loro consapevolezza sul risparmio a lungo termine e sviluppare ulteriori incentivi. In secondo luogo,

l'attuale frammentazione a livello normativo porta a incoerenze fiscali, a una limitata trasferibilità dei beni e alla mancanza di una vera concorrenza

transfrontaliera. In terzo luogo, i piani di pensionamento spesso mancano di trasparenza, alternative e flessibilità. Infine, quanto ai distributori dei prodotti, la nostra industria ritiene che vi sia la necessità di continuare a rafforzare l'attrattiva dei prodotti di investimento di lungo periodo».Le sfide che attendono l'Europa e che la relazione Efama ha affrontato si posizionano quindi in due precise aree di

intervento: il risparmio a lungo termine e la distribuzione al dettaglio. Le

raccomandazioni elaborate dal gruppo di esperti (si veda a tal riguardo la tabella di sintesi in pagina) hanno infatti il duplice scopo di fornire agli investitori individuali ulteriori soluzioni per soddisfare i propri obiettivi di investimento a lungo termine, in particolare quello legato alla pensione, e di costruire una solida base di fiducia nel settore dei servizi finanziari nel suo complesso.Per raggiungere questi traguardi è necessario uno sforzo importante tanto dei governi quanto dell'industria e dei regolatori, il cui focus, secondo Efama, dovrebbe spostarsi dalla produzione alla distribuzione. Sul ruolo che i professionisti del risparmio devono avere nei confronti degli investitori e sull'importanza di agire partendo dalle loro esigenze, de Franssu ha aggiunto: «La crisi ci ha ricordato che la nostra industria esiste prima di tutto e principalmente per servire decine di milioni di investitori, che devono ritrovare la fiducia. In questo senso abbiamo un dovere collettivo di rimettere l'investitore al centro, passando da un approccio settore-centrico ad uno investitore-centrico, lungo la catena del valore». Gli Oicm, si legge nello studio, potrebbero essere una delle risposte perché rappresentano uno strumento di investimento affidabile, ma la loro promozione presso i risparmiatori dovrà essere abbinata ad altri interventi.

«La nostra industria», ha sottolineato de Franssu, «ritiene che la qualità della consulenza e della trasparenza nel momento della vendita possa essere

ulteriormente migliorata, come anche la comunicazione da parte dei distributori riguardo al tipo di servizi che stanno offrendo, col fine di garantire agli investitori una visione globale sulla consulenza che stanno ricevendo e assicurare piena

trasparenza su tutte le voci di spesa e sulle modalità di remunerazione». Le parole chiave saranno quindi trasparenza, chiarezza e semplicità. Il presidente Efama ha sottolineato inoltre che l'armonizzazione delle norme di distribuzione dei prodotti di investimento al dettaglio è fondamentale per garantire agli investitori la possibilità di confrontare soluzioni di investimento alternative e consentire di prendere le decisioni migliori.Non solo. Come ormai oggi si legge con una certa frequenza, «un settore in cui la nostra industria può contribuire ulteriormente è l'educazione

finanziaria di investitori e consulenti, in particolare attraverso l'avvio di iniziative per promuovere l'alfabetizzazione finanziaria», ha aggiunto de Franssu. Alcune riflessioni, a questo punto, nascono spontanee. Se da una parte il report

raccomanda che i governi introducano programmi obbligatori di risparmio a lungo termine, anche organizzati con i datori di lavoro, dall'altra parte si insiste sulla valenza che il momento di contatto professionista-risparmiatore assume nella fase di scelta e pianificazione finanziaria. La consulenza all'investitore continua dunque a rappresentare, anche per queste sfide che attendono l'industria, il fattore chiave per risolvere le distorsioni presenti. Consulenza che - e i promotori finanziari lo sanno da tempo - è utile anche per innalzare lo scarso livello attuale di cultura finanziaria dei risparmiatori. PF ha chiesto a due esperti, Paola Musile Tanzi, direttore dell'Area Intermediazione Finanziaria e Assicurazioni di Sda Bocconi, e Giovani Viani, market manager per l'Italia e Partner del domain europeo di Retail &

Business Banking di Oliver Wyman, di commentare e illustrare l'applicabilità in Italia delle raccomandazioni individuate dallo studio europeo.

(14)

PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)

"L'intermediario sana l'Inps" Data:

26/04/2010

Indietro Stampa

Il Sole-24 Ore del lunedì

sezione: LAVORO E SENTENZE data: 2010-04-26 - pag: 42 autore:

Cassazione. Una società aveva fatto ricorso a prestazioni di manodopera di personale di una coop

L'intermediario sana l'Inps

Validi i contributi pagati dal datore apparente al posto dell'effettivo Remo Bresciani

Il pagamento dei contributi da parte del datore di lavoro apparente estingue il debito nei confronti dell'Inps anche per l'imprenditore effettivo. L'obbligazione, infatti, può essere adempiuta, con effetti liberatori nei confronti dell'istituto, anche da un terzo che, di conseguenza, ha la possibilità di rivalersi sul debitore.

Sono queste le conclusioni della Cassazione nella sentenza 8451/2010 che ha respinto il ricorso della previdenza sociale nei confronti di una società.

La vicenda trae origine dall'opposizione presentata da un'impresa nei confronti dell'Inps e della società del servizio di riscossione contro la cartella esattoriale con la quale la

concessionaria le aveva chiesto il pagamento di alcune somme per omissione contributiva.

Secondo l'ente impositore la società aveva fatto un ricorso illecito a prestazioni di manodopera di personale formalmente dipendente da una cooperativa, con conseguente violazione del divieto di interposizione previsto dalla legge.

Il tribunale ha accolto l'opposizione rilevando che, a prescindere dalla sussistenza o meno dell'intermediazione, la pretesa contributiva dell'Inps trascurava di considerare che i soci della cooperativa, che avevano prestato la loro opera per la ricorrente, risultavano

regolarmente assicurati ai fini previdenziali, con conseguente versamento dei contributi, da parte della cooperativa. La decisione è stata confermata anche in appello e, così, la controversia è approdata in Cassazione.

Di fronte ai giudici di legittimità l'istituto previdenziale ha contestato le conclusioni della Corte d'appello nella parte in cui ha ritenuto «sufficiente» il versamento dei contributi da parte della cooperativa. Infatti, ha sostenuto l'Inps, in materia previdenziale, vista la natura pubblicistica del rapporto assicurativo, non sarebbe ipotizzabile alcuna forma di

fungibilità tra soggetti tenuti all'adempimento delle obbligazioni.

Pertanto la posizione del terzo, che ha diritto di ripetere quanto indebitamente versato, deve essere considerata indifferente alla vicenda che intercorre tra l'ente previdenziale e l'effettivo datore di lavoro. Infatti la nullità del contratto tra committente e appaltatore

(15)

comporta che solo sull'appaltante gravano gli obblighi delle assicurazioni sociali, non potendosi configurare una concorrente responsabilità dell'impresa interposta, in virtù dell'apparenza del diritto, stante la specificità del rapporto e, soprattutto la rilevanza sociale degli interessi.

La Cassazione non ha condiviso le valutazioni dell'Inps affermando, al contrario, che in base all'articolo 1180 del codice civile l'obbligazione previdenziale «può essere adempiuta con effetti satisfattivi anche da un terzo». Non solo. I contributi versati dal datore di

lavoro apparente sono anche irripetibili non potendosi consentire, nell'ottica di assicurare al lavoratore una maggiore protezione, «che sia annullata la posizione contributiva

costituita a suo favore da parte del datore di lavoro apparente».

Pur non esistendo una concorrente obbligazione dell'imprenditore apparente nel versamento dei contributi, «rimane salva l'incidenza satisfattiva di pagamenti

eventualmente eseguiti da terzi», ai quali sarà consentito ripetere quanto pagato agendo nei confronti del datore di lavoro effettivo.

Né, precisa ancora la Cassazione, a questa conclusione osta il precedente delle sezioni unite (sentenza 22910/2006) richiamato dall'Inps, secondo cui gli obblighi in materia di trattamento economico, normativo e previdenziale che scaturiscono dal rapporto di lavoro gravano solo sull'imprenditore effettivo. Questo principio esclude solo la responsabilità concorrente dell'interposto e del datore di lavoro effettivo, ma non azzera l'effetto liberatorio del pagamento effettuato dal terzo. Ne consegue che il versamento dei

contributi da parte dell'intermediario estingue sempre il debito del datore di lavoro reale, in maniera totale o parziale, a seconda del suo ammontare e del regime contributivo del lavoro effettivo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA www.guidaaldiritto. ilsole24ore.com LE CONCLUSIONI

Cade il ricorso dell'Istituto: l'obbligazione previdenziale può esssere adempiuta in maniera efficace anche da un terzo

(16)

PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus)

"FONDIPENSIONEAPERTI" Data:

26/04/2010

Indietro Stampa

Plus

sezione: INDICI E NUMERI data: 2010-04-24 - pag: 40 autore:

FONDIPENSIONEAPERTI

Legenda data: data dell'ultima variazione della quota. Performance %: performance del fondo a un anno e a tre anni. È calcolata al netto delle tasse e delle commissioni. Su richiesta della Commissione vigilanza (Covip) si precisa che il valore unitario della quota è soggetto a variazioni in relazione all'andamento dei mercati. Pertanto il risultato

complessivo della gestione va valutato in un orizzonte temporale di sufficiente ampiezza.

Le performance pubblicate non tengono conto di eventuali garanzie di rendimento o di capitale che le singole società assicurano alla scadenza. Benchmark: performance a un anno del benchmark scelto dal fondo riferita alla data dell'ultima quota disponibile del fondo. È al lordo delle tasse e commissioni. Categorie Assogestioni: AZ: azionari; BA:

bilanciati azionari; BB: bilanciati; BO: bilanciati obbligazionari; OB: obbligazionari; MO:

monetari; FL: flessibili. Caratteristiche del Rating Consultique: l'insieme dei dati

disponibili sui Fondi pensione Aperti confluisce in un indicatore sintetico delle qualità del Fondo, il rating Consultique espresso con un numero di stelle (da una a cinque), utile per una prima selezione dei Fondi Pensione Aperti candidato a essere utilizzato come

strumento integrativo previdenziale. Elementi chiave per l'attribuzione di un rating sono l'esistenza del Fondo e dei relativi dati da almeno tre anni, nonché la sua possibilità di inserimento in una delle categorie elaborate da Assogestioni, caratterizzate da politiche omogenee di investimento. Inoltre è indispensabile la presenza del prospetto aggiornato con gli ISC dichiarati. Caratteristiche del punteggio: Il punteggio permetterà un

ordinamento tra i Fondi Pensione Aperti aventi le stesse caratteristiche di gestione finanziaria e terrà conto dell'impatto dei costi (ISC), dei risultati (misurati dalla

performance ) e da una terza variabile rappresentata da elementi di carattere qualitativo attraverso l'utilizzo di una media ponderata. Il punteggio sarà variabile nel tempo e

dipenderà dalle dinamiche dell'offerta previdenziale. Il punteggio, sintetizzato in un unico indicatore attraverso l'utilizzo di metodi quantitativi ed espresso attraverso la quantità di stelle assegnate per consentire una più facile interpretazione al lettore, è attribuito ad ogni Linea valutabile in base alle variabili considerate. I pesi dati ai costi, alle performance ed agli elementi di carattere qualitativo, tengono conto delle valutazioni dell'Ufficio Studi e Ricerche Consultique in merito alla loro rilevanza. In tabella sono differenziate le

valutazioni in caso di adesione individuale ( m ) da quelle in caso di

adesione collettiva ( n ). Per queste ultime, si è scelto di considerare la fascia a costi meno elevati (solitamente in corrispondenza del maggior numero di aderenti o nel caso di

(17)

adesione senza intermediari). La simbologia adottata nella valutazione prevede

l'assegnazione alle linee di stelle. Il giudizio varia dal minimo di una stella al massimo di cinque stelle.

Z Con garanzia di capitale. Y Con garanzia di rendimento.

N.P. = Fondi ad adesione esclusivamente individuale o esclusivamente collettiva N.D. = Linee Flessibili che non rientrano nella metodologia di rating

Per informazioni inviare una mail a Plus@Ilsole24ore.com

(18)

PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus)

"Dal 2003 due linee corrono più veloce del Tfr" Data:

26/04/2010

Indietro Stampa

Plus

sezione: ANALISI E APPROFONDIMENTI data: 2010-04-24 - pag: 23 autore:

Fondo pensione aperto. Almeglio - Alleanza Toro Dal 2003 due linee corrono più veloce del Tfr

I l fondo prevede tre linee di investimento. Le linee Obbligazionaria e Bilanciata

assicurano nei casi previsti dalla normativa la restituzione di un importo minimo garantito, pari all'ammontare dei contributi netti versati rivalutati a un tasso almeno pari al 2,50%

per la prima e pari al 1,75% per la seconda. Il fondo consente di beneficiare di una

prestazione assicurativa accessoria facoltativa in caso di premorienza o invalidità totale e permanente, finanziata mediante premi annui aggiuntivi rispetto ai contributi destinati ad alimentare le prestazioni pensionistiche il cui importo viene stabilito annualmente in funzione della prestazione accessoria richiesta, dell'importo del capitale assicurato, del sesso e dell'età dell'aderente.

Commento sulla gestione

Da gennaio 2003 le linee Azionaria e Bilanciata superano il Tfr, nonostante la battuta d'arresto del biennio 2007/2008. L'Azionaria chiude il periodo al 29,337%, mentre la Bilanciata al 32,713% contro il Tfr al 20,171%. In ritardo l'Obbligazionaria, che si ferma al 17,976%. Negli ultimi due anni (da gennaio 2008) si evidenzia l'impatto della crisi dei mercati che ha coinvolto la linea Azionaria (-24,342%), il cui rimbalzo del 2009 non è stato sufficiente a ripianare le perdite del 2008 (-32,759%). Bene l'Obbligazionaria, che chiude al 9,655% (Tfr 5,175%)

© RIPRODUZIONE RISERVATA a cura di Giuseppe Romano

www.consultique.com

(19)

PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus)

"Da Pegaso a Previmoda" Data:

26/04/2010

Indietro Stampa

Plus

sezione: ATTUALITA data: 2010-04-24 - pag: 14 autore:

DECENNALI

Da Pegaso a Previmoda

S tagione assembleare per i fondi pensione di categoria: appuntamenti che coincidono talvolta con le celebrazioni decennali. Dopo Pegaso (utility), che ha festeggiato mercoledì scorso a Bari il decimo anniversario nella sede dell'Acquedotto Pugliese, tocca ora a Previmoda (tessile, abbigliamento e calzature, 68mila aderenti, 404 milioni in

portafoglio). La sede scelta, in questo caso, è il Museo della Scienza e della Tecnologia

«Leonardo da Vinci» di Milano. Nell'occasione, Previmoda premierà il primo iscritto, la più giovane e il più giovane aderente; ma anche l'azienda con il maggior tasso di adesione, il primo aderente al lifecycle (al via dal 1° aprile) e il primo che ha deciso di iscrivere un familiare a carico (dal dicembre scorso).

(20)

PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus)

"Trimestre sprint dei negoziali: +2% In archivio la crisi" Data:

26/04/2010

Indietro Stampa

Plus

sezione: ATTUALITA data: 2010-04-24 - pag: 14 autore:

Previdenza complementare. I risultati del primo trimestre 2010, del medio e del lungo periodo

Trimestre sprint dei negoziali: +2% In archivio la crisi

O ttimo il breve periodo, positivo tutto sommato il medio, eccellente il lungo periodo.

Risultato: +2% nel primo caso, +4,6% nel secondo e un rendimento medio composto nell'ultimo quinquiennio del 3,25%, ben oltre il 2,57% del trattamento di fine rapporto (che si rivaluta aggiungendo l'1,5% allo 0,75% dell'inflazione). È questo il bilancio dei rendimenti dei fondi pensione negoziali al termine del primo trimestre 2010, che registra uno "scatto" in linea con le performance medie dei fondi pensione aperti (vedi «Plus24» di sabato scorso). Un risultato positivo grazie soprattutto all'apporto di titoli di Stato e

obbligazioni (in cui è investito circa l'80% del portafoglio medio), e alle loro performance di periodo; tanto da compensare lo scarso apporto dei titoli azionari (presenti per il 20%

circa), i cui indici sono praticamente invariati da inizio 2010.

Leggermente diverso il discorso se si prendono in esame i rendimenti a partire dalla recente crisi finanziaria: assumendone per convenzione l'inizio alla fine del 2007, i fondi pensione negoziali mostrano di aver recuperato i ribassi accusati nel 2008 e già segnalati in modo rilevante nel 2009. La performance media degli ultimi due anni e tre mesi è stata positiva del 4,6%, di poco inferiore alla rivalutazione del trattamento di fine rapporto del 5,4% nello stesso periodo. Un risultato di poco negativo, ma non del tutto disprezzabile, vista la portata di una crisi dalle proporzioni confrontabile solo con quella del '29 e, per di più, globalizzata.

È il caso di ricordare che si tratta di risultati medi: con punte nette positive nel trimestre (vedi le tabelle a fianco) che sfiorano il 5% per i comparti a maggior presenza di azioni;

mentre quelli che meglio si comportano dalla fine del 2007 sono prudenti o garantiti, con performance di periodo anche superiori al 10%. Inoltre, solo una quota ridotta di iscritti abbia patito gli effetti negativi e temporanei della crisi finanziaria: secondo quanto rilevato da Assofondipensione, (l'associazione dei negoziali) solo il 5% degli aderenti è iscritto a linee a rilevante componente azionaria. Da segnalare, inoltre, che il 21% degli aderenti ai negoziali è in comparti garantiti, molto spesso scelti esplicitamente e non secondo il meccanismo di silenzio/assenso.

«I dati dei fondi pensione negoziali associati ad Assofondipensione – dice Domenico

(21)

Proietti, vicepresidente dell'associazione – nell'ultimo quinquennio registrano una crescita media del 3,25%, superiore sia all'inflazione che al tasso di rivalutazione del Tfr. È la conferma del superamento delle difficoltà scontate nel periodo più acuto della crisi dei mercati finanziari e dimostrano che la gestione finanziaria dei fondi pensione negoziali è in grado di coniugare al meglio le esigenze di crescita con quelle imprescindibili di contenimento dei rischi che deve sempre caratterizzare l'investimento di natura previdenziale ». All'analisi time weighted,

che cioè prende in esame le variazioni nell'arco temporale, va affiancata quella money weighted,

che cioè considera anche l'effetto derivante dall'investimento periodico (mensile o

trimestrale) dei contributi sui mercati. Per questo abbiamo chiesto ai negoziali che da più tempo hanno affidato ai gestori finanziari di illustrarci le posizioni dei loro iscritti di lunga data, confrontate con il montante accumulato dall'aderente, in caso avesse deciso di non destinare il proprio Tfr alla previdenza complementare.

È il confronto dei cosiddetti «gemelli», già proposto in passato: e che in questa occasione conferma la convenienza dell'adesione ai fondi pensione. Da notare che l'elaborazione non tiene conto del vantaggio fiscale derivante dall'adesione alla previdenza complementare (che accentua ulteriormente l'adesione alla previdenza complementare). Un confronto che in molti casi non è più tanto e non solo fondi pensione vs. Tfr in azienda: per chi lavora in aziende dai 50 dipendenti in su, il trattamento di fine rapporto viene indirizzato al Fondo Tesoreria dell'Inps: che inizialmente doveva assicurare risorse per le infrastrutture del paese e che ora viene usato invece per coprire (parzialmente) i deficit di bilancio degli enti locali.

pagina a cura di Marco lo Conte

http://marcoloconte.blog. ilsole24ore.com/

© RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com

Sul nostro sito web è possibile consultare i rendimenti di tutti i comparti dei fondi pensione negoziali relativi al primo trimestre 2010 e a partire dal 31/12/2007.

Da inizio 2008 rendimenti medi su del 4,6%. Tfr battuto a 5 anni nei portafogli

(22)

PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7

"Ricongiunzione del pensionato" Data:

26/04/2010

Indietro Stampa

ItaliaOggi7

sezione: Quesitario - Previdenza data: 26/04/2010 - pag: 45 autore: Risponde Sandra Mauro

Ricongiunzione del pensionato

Un pensionato Inpdap iscritto alla cassa di previdenza dei dottori commercialisti può chiedere la ricongiunzione dei periodi assicurativi?S.P.

3.1Ricongiunzione del pensionatoUn pensionato Inpdap iscritto alla cassa di previdenza dei dottori commercialisti può chiedere la ricongiunzione dei periodi assicurativi?S.P.Risponde Sandra MauroSì. La legge 45/90 consente la

ricongiunzione dei liberi professionisti iscritti alle rispettive casse di previdenza. È possibile attivare la ricongiunzione da un fondo professionale a un fondo privato o pubblico (Inps, Inpdap ecc.) o da un fondo privato o pubblico verso un fondo professionale. Per la ricongiunzione occorre però che gli interessati abbiano compiuto l'età pensionabile e che possano far valere almeno dieci anni nella gestione in cui sono stati iscritti successivamente. Prima di chiedere la

ricongiunzione è bene ricordare che l'operazione è particolarmente onerosa ed è a completo carico del richiedente.

(23)

PRESSToday Rassegna stampa

Herald Scotland, The

"Hung parliament could bring damaging changes to pensions" Data:

26/04/2010

Indietro Stampa

Hung parliament could bring damaging changes to pensions

LibDems: Support Labour’s timetable for raising state pension age, but aim to introduce

citizens pension

Helen Pridham and Simon Bain Share 0 comments

24 Apr 2010

A hung Parliament could be disastrous for pensions across the UK if a Liberal Democrat pledge on pensions tax relief were to be supported by Labour, the country’s pensions experts have warned.

The Association of Consulting Actuaries (ACA) said this week that a manifesto pledge by the LibDems to raise £3 billion through scrapping higher rate tax relief on pension contributions was a policy that might easily be attractive to a LibDem-Labour pact.

(24)

Keith Barton, chairman of the ACA, said: “Aside from the fact that such a policy would impact on millions of middle-earners, damaging their pensions, it could also lead to immediate tax charges for many of those in defined benefit schemes – hundreds of thousands of private and public sector employees could be affected.”

Barton went on: “Worse still, such a measure could easily be the final straw in the closure of what is left of our ‘quality’ schemes, with senior staff and directors no longer seeing any future in remaining with their company scheme. As ever, those who will suffer most will be those on modest incomes, unable to replace the value of a lost ‘quality’ scheme. Meanwhile, the [Government’s] hopes for extra revenue may just melt away, as the higher-paid move their savings elsewhere, including offshore.”

The ACA says all three main political parties’ policies for pensions and retirement income are at best threadbare, often piecemeal and at worst potentially damaging.

Barton said: “This is just the time when imaginative proposals in the manifestos could set the scene for the period ahead.

“Instead, the statements in support of private pensions are bland and largely unspecific, allowing

‘wriggle room’ for these to be low priority in the next Parliament. Even NEST, the Government’s flagship scheme for extending basic level pensions to many more people, supported in the main by the opposition parties, warrants not one direct mention in any of the three main party manifestos.”

The parties’ pledges to improve the state pension system are similar. The Conservatives say they will restore the link between increases in the basic state pension and rises in earnings quicker than Labour, that is within the next Parliament rather than in 2012. However, the Conservatives have also said they plan to bring forward the date at which the state pension age starts to rise to 66 to 2016 for men and 2020 for women.

The LibDems support Labour’s timetable for raising the state pension age, but are aiming to introduce a citizens pension whereby eligibility for the basic state pension is determined by citizenship as in New Zealand, rather than on the length of somebody’s National Insurance contribution record.

The LibDems are also pledging an annual 2.5% increase in the state pension, come what may, even if earnings and/or price inflation fall below that level.

Meanwhile, for anyone reaching retirement this month, it has become considerably easier to qualify for a full basic state retirement pension.

Until now, women needed 39 years of National Insurance contributions to qualify for a full state retirement pension, while men had to clock up 44 years. Both now need only 30 years of

contributions.

Ian Naismith, head of pensions market development at Scottish Widows, said: “Many women have incomplete NI records because they have taken career breaks to look after children. Under the old

(25)

system only around 50% of women would have got a full basic pension this year but under the new rules 70% will qualify. By 2025, 90% will get a full pension. For men, the difference will be less marked as 85% already qualify.”

It will also be easier to receive a partial state pension.

Previously, contributions had to be paid for at least 25% of the full term – around 10 years – to get anything back. Now, even if you have only contributed for five years a proportionate pension will be paid.

The reduction in the number of qualifying years will mean most people no longer need to pay voluntary Class 3 NI contributions to make up for gaps in their records.

Laith Khalaf, pensions analyst at financial advisers Hargreaves Lansdown, said: “If you are 40 and have missed a couple of years, it will probably no longer be necessary to make up the difference, as you will still have time during your remaining working life to make up your 30 years of

contributions, and if you pay any more than 30 years you won’t get any more benefit. So it will be better to wait until you get closer to retirement to find out whether you need to top up.”

However, anyone who has retired since April 2008 on a less than complete pension could find that topping up their NI contribution record still makes sense. Normally, it is only permissible to buy back missing contributions for the past six tax years, but the Government is allowing recent pensioners to buy back another six years going back to 1975 to make up their pension.

Even though the current basic state pension is only £97.65 per week, paying voluntary contributions can be a good investment.

Naismith said: “You get far more value than you would from a private pension scheme – within five or six years you get your money back.”

It may not always make sense.

Khalaf says: “For women who can claim a pension based on their husband’s NI contributions, it will only be worthwhile if they can boost their own pension above the dependent’s rate which is around two-thirds of the full amount.

“Similarly if you have very few other savings and are going to qualify for means-tested benefits, it will not be of any benefit because the state will top your income up to £130 a week anyway.”

However, from this month until April 2020, the state pension age for women is being gradually increased to 65 to bring it into line with men. After 2024, the age at which both men and women will receive the state pension will rise in tandem until 2046 when both will get their state pensions at age 68.

(26)

How to find out where you stand

To find out when you will receive your state pension and an estimate of how much you can

expect, go to the Direct.Gov.uk website and search for “State Pension profiler”.

For a personalised pension forecast, you can call the pension forecasting team on 0845 3000

168, or download form BR19 through the DirectGov website.

Information about voluntary National Insurance contributions to top up your pension is also

available from the DirectGov website, or you can phone the National Pension Centre on 0845 604 2931. Have your NI number to hand.

(27)

PRESSToday

Rassegna stampa

Giornale di Brescia

"Oneri deducibili: tutti i vantaggi della previdenza complementare" Data:

27/04/2010

Indietro Stampa

Edizione: 27/04/2010 testata: Giornale di Brescia sezione:economia

Oneri deducibili: tutti i vantaggi della previdenza complementare

BRESCIARicorrere alla previdenza complementare, attraverso l’adesione ad un fondo pensione

significa, sostanzialmente, fornirsi di uno strumento idoneo ad assicurare l’integrazione della pensione ordinaria.

Oltre all’aspetto prettamente finanziario, però, questo strumento ha il merito di avere alcuni vantaggi fiscali. I contributi versati alle forme di previdenza complementare sono infatti deducibili dal reddito per un importo non superiore a 5.164,57 euro. La deduzione è ammessa a prescindere da chi effettua il versamento o dalla tipologia di reddito da egli prodotta e sia che si tratti di contributi volontari che di contributi dovuti in base a contratti o accordi collettivi, anche aziendali. Ad esempio, per un lavoratore che versa alla previdenza complementare contributi pari a mille euro ed è tassato con aliquota

marginale Irpef del 23%, il costo effettivamente sostenuto dal lavoratore sarà pari a 770 euro, con un risparmio fiscale pari a 230 euro. Ai fini del computo del limite di 5.164,57 euro si deve tenere conto di tutti i versamenti che affluiscono alle forme pensionistiche. Occorre considerare, pertanto: le quote accantonate dal datore di lavoro ai fondi per Tfr e ai fondi di previdenza del personale dipendente, oltreché i contributi versati a favore dei familiari fiscalmente a carico. Si ricorda infine che un familiare, per essere considerato a carico di un altro, deve possedere un reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro.

Contributi sanitari e colf

È salito a 3.615,20 euro il limite di deducibilità dei contributi versati ai fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale, anche per gli importi sostenuti in favore delle persone fiscalmente a carico. Nel tetto vanno compresi anche i contributi di assistenza sanitaria versati dai lavoratori dipendenti a casse che sono state istituite in seguito a contratti collettivi o regolarmente aziendali. Ad essi bisogna

aggiungere poi i contributi pagati per i collaboratori domestici (colf) e gli addetti all’assistenza personale familiare che possono essere sottratti dal reddito imponibile. Bisogna sottolineare però che non sono deducibili gli stipendi pagati, ma solo i contributi versati trimestralmente all’Inps per colf, baby sitter, personale assunto per l’assistenza a malati e anziani. L’importo massimo deducibile è di 1.549,37 euro e si riferisce esclusivamente alla quota del contributo a carico del datore di lavoro. Dal totale dei bollettini di versamento va quindi sottratta la parte del contributo orario a carico della colf. Il metodo migliore per non cadere in errore è dunque quello di calcolare il totale delle ore retribuite nel corso dell’anno e moltiplicarlo per il contributo orario che deve essere sostenuto dalla famiglia, che si ottiene sottraendo dal contributo complessivo la quota a carico della colf.

Riferimenti

Documenti correlati

300 borse di studio agli studenti delle Scuole Secondarie Superiori, iscritti nell’anno scolastico 2005-2006, che presentino lavori in tema di sicurezza e salute negli ambienti di

25%, nel caso in cui il reddito superi 20.107,62 euro (3 volte il minimo Inps), ma non superi 26.810,16 euro (4 volte il minimo Inps); questo perché, per tale fascia di

La Sede di Firenze e le Filiali di Arezzo e Livorno propongono per l’edizione 2021 le iniziative illustrate nel presente fascicolo, che si rivolgono a una diversificata platea

Nello specifico, il comma 1 dell’art. 12 della suddetta legge prevede l’erogazione di contributi in favore di associazioni economiche sociali, fondazioni antiusura e

Se il pensionato Inps muore prima di aver terminato di pagare le rate della ricongiunzione, bisogna distinguere tra le situazioni in cui gli eredi hanno diritto

Flavio Chiapponi è Ricercatore in Scienza politica presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia, dove insegna Comunicazione politica e

Obiettivo: formare gli insegnanti della scuola primaria e secondaria di primo grado alla conduzione in classe di una riflessione sulla storia, valore e finalità del denaro

L’iniziativa ha anche l’obiettivo di fornire rudimenti di educazione assicurativa; questa tematica – curata in collaborazione con l’IVASS – viene erogata sulla base