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Storia della chiesa contemporaneac

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Storia della chiesa

contemporanea

c

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• La storia del cattolicesimo in età

contemporanea, fino al concilio Vaticano II, si muove ancora nei parametri della

Controriforma. A partire dalla Rivoluzione francese il processo di secolarizzazione

della società e di laicizzazione dello stato vengono interpretati come l’attuazione di un progetto satanico volto a scristianizzare il mondo. Ed è proprio in quest’ottica che la chiesa agirà tra Ottocento e Novecento.

Storia della chiesa contemporanea

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Storia della chiesa contemporanea

• Dopo il congresso di Vienna (1815) si affermarono tre

orientamenti in seno alla chiesa. Il primo voleva tornare all’alleanza trono-altare tipica dell’ancien regime,

recuperando gli antichi privilegi. La corrente più

radicale, controrivoluzionaria, puntava ad un ritorno al medioevo teocratico, cancellando l’evo moderno

portatore di secolarizzazione e laicizzazione. La terza corrente era quella cattolico-liberale : la chiesa non doveva contrapporsi alla costruzione di stati ad

ordinamento liberal-costituzionale perché i valori di fondo erano compatibili con la fede cristiana. Inoltre, sosteneva questa corrente, il rischio di perder il

contatto con gli uomini del presente; lo stato avrebbe poi

favorito il cattolicesimo nella vita civile

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Papa Leone XII

Papa Gregorio XVI Papa Pio IX

Con Pio IX la chiesa sembrò allearsi alle popolazioni rivoltose durante i moti

insurrezionali, ma lo spettro del comunismo, fautore di un violento mutamento sociale, bloccò questo processo.

L’indipendenza nazionale italiana con la fine dello stato pontificio confermò la tesi

intransigente. Pio IX convocò anche

un concilio ecumenico (senza autorità civili), il Vaticano I (1869), in cui per la prima volta non fu necessario raggiungere l’unanimità per le delibere, mentre il regolamento fu redatto dal solo pontefice

Leone XII e Gregorio XVI ebbero un

orientamento passatista e assunsero un atteggiamento negativo verso i tentativi di popolazioni cattoliche di raggiungere

l’indipendenza, allargando così il divario tra Roma e l’opinione pubblica.

(5)

Nella chiesa ottocentesca si puntò anche alla politicizzazione della pratiche di pietà e devozionali.

Nacquero i congressi eucaristici internazionali e si sviluppò una

corrente devozionale nei confronti del papa, che indiceva numerosi

giubilei. Eclatante fu il tentativo di costruzione di una repubblica del Sacro cuore in Ecuador e il tema della regalità sociale di Cristo Re (Benedetto XV e Pio IX) di cui tutti gli stati avrebbero dovuto

riconoscere la sovranità .

Papa Benedetto XV

(Fermo oppositore della

prima guerra mondiale )

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Leone XIII intervenì con

l’enciclica “Rerum novarum” nel 1891. Contro i socialisti

rivendicò l’intangibilità della proprietà privata, contro i

liberali invocò un intervento statale per la promulgazione di una legislazione tutelativa dei gruppi sociali più deboli e la

fissazione di un minimo salariale.

La reazione provocò la nascita di movimenti politici di “democrazia cristiana” di cui Pio X cercò di limitare la politicizzazione, soprattutto dove erano

compresi i protestanti; nel 1929 fu riconosciuta la

partecipazione cattolica ai sindacati.

Papa Leone XIII

Papa Pio X

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La causa motrice della grande

trasformazione economica e sociale

sfavorevole alla chiesa dell’Ottocento, era ritenuta l’emancipazione e libertà

ottenuta dagli ebrei dopo il 1789. Mal visti per il loro peso finanziario, gli ebrei

divennero il simbolo della modernità da combattere, i protagonisti occulti della

grande “cospirazione anticlericale” in atto sin dai tempi della Riforma luterana. A

rafforzare questa convinzione vi era il famosissimo falso, i “Protocolli dei savi anziani di Sion” e l”affaire Dreyfus”, in cui l’antisemitismo venne usato per indirizzare l’opinione pubblica cattolica a favore del nazionalismo militarista

Protocolli dei savi anziani di Sion

1903

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Importante fu il riordino della curia romana, con la creazione della

Congregazione dei sacramenti e della Congregazione della supervisione sui vescovi. Benedetto XV sistemò poi i problemi lasciati irrisolti. Nel 1904 formulò un codice unitario per tutta la chiesa e il suo stato (“Arduum sane

munus“), che rappresentava la societas perfecta.

Allo scoppio della Grande Guerra, Benedetto XV individuò le ragioni del

conflitto nel castigo divino inviato ad una società moderna che si rifiutava di

conformarsi al cristianesimo, e nella mancata adesione umana ai principi

evangelici. La chiesa fu impossibilitata a schierarsi con uno dei due campi, poiché in entrambi vi erano dei cattolici: tutti

s’impegnavano a costruire nel dopoguerra uno stato con caratteri cattolici (“sano nazionalismo”) e si rinfacciavano l’origine degli “errori” moderni.

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Nel dopoguerra la chiesa riconobbe la S.D.N.

e nacquero associazioni pacifiste, che

abolivano il concetto di “guerra giusta”: con gli armamenti moderni la guerra non poteva più rientrare nell’etica cattolica. La

cultura intransigente aveva accentuato alcuni elementi che favorirono l’incontro tra la chiesa e i fascismi: la negazione di qualsiasi forma di diversità rispetto

all’unità politico-religiosa che si realizzava in una società ideologicamente compatta, il richiamo ad un ordinamento politico

gerarchico che cancellava i diritti derivanti dalla Rivoluzione francese,

l’organizzazione corporativa del lavoro e l’avversione al comunismo. Ben presto la chiesa trovò un accordo col fascismo

italiano, che sin dalla presa del potere aveva accolto tante istanze ecclesiastiche e

riteneva il cattolicesimo una componente fondamentale per la grandezza della nazione.

Papa Pio XI

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Conseguentemente sconfessò il Partito popolare, osteggiato per il suo

carattere aconfessionale, e firmò i Patti Lateranensi (1929), che le garantivano il riconoscimento di Città del Vaticano e del cattolicesimo quale religione di stato, ampie sovvenzioni finanziarie,

privilegi sulla legislazione matrimoniale, educativa, giurisdizionale. L’appoggio al fascismo fu manifestato anche durante la guerra d’Etiopia e il secondo conflitto mondiale. Anche in Spagna il nesso

intercorrente tra vittoria nazionalista e restaurazione cattolica (distruzione

modernità politica e sociale) portò

all’alleanza tra franchisti e cattolici durante la guerra civile (anche il

violento anticlericalismo di sinistra spinse in questa direzione) fino al concordato del 1953

Pietro Gasparri

(arcivescovo) e Mussolini firmano i Patti Lateranensi

(1929)

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Inizialmente ci fu un accordo anche col nazismo tedesco di cui però non si

approvava il fanatismo razziale e il neopaganesimo; Pio XI condannò la

divinizzazione della razza e dello stato, nonché la negazione della morale

universale (Pio XII cercò lo stesso un accordo). La questione razziale mostrò i punti in comune tra i regimi autoritari e la chiesa: entrambi attribuivano

l’origine di tutti i mali sociali agli ebrei.

Infatti la chiesa non si oppose alle leggi razziali e Pio XII appoggiò il

provvedimento di esclusione degli ebrei nella Francia di Vichy. A determinare il silenzio di Pacelli sulle atrocità naziste giocava la convinzione che, essendo

tutti gli uomini responsabili della

secolarizzazione (causa della guerra), la chiesa non doveva discernere le

responsabilità delle tragedie che vi si

compivano.

Papa Pio XII

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Nel dopoguerra il papa accettò la

democrazia e i diritti politici e civili di ogni uomo; la tradizionale avversione al

comunismo lo allineò, all’inizio della

guerra fredda, al blocco occidentale. Pio XII sostenne ancora la teoria della

“guerra giusta” in caso di attacco, e

propose un eventuale crociata contro il comunismo. Pur essendo filo-occidentale ribadì la condanna alla visione

meccanicistica ed economicista ,che senza i valori cristiani mai avrebbe vinto la sua lotta contro il comunismo. In campo

politico favorì decisamente l’ascesa della Democrazia cristiana al potere e

l’instaurazione della repubblica, anche se l’immischiamento con la società

capitalista rendeva impossibile la creazione di una società cristiana

. Luglio 1943 Roma – Papa Pio XII tra

la folla a S. Lorenzo dopo i bombardamenti aerei degli

alleati

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l pontificato di Giovanni XXIII (1958- 63) segnò una svolta negli

orientamenti del papato. La questione dei preti operai giunse a

conclusione, fu ribadito l’uso del latino nella messa, ma soprattutto vi

fu una presa di distanza dalle competizioni politiche.

Abbandonando le tradizionali rivendicazioni di vantaggi e poteri accentuò il ruolo spirituale della

chiesa; ricevette il primate anglicano e benedì gli ebrei (1960- 62).Con l’enciclica “Pacem in terris”

(1963) poneva fine al concetto di guerra giusta, dichiarandola improponibile nell’era atomica.

L’evento più importante fu la

convocazione del concilio Vaticano II (1959), nato per superare le

nostalgie passatiste e creare una dottrina più “contemporanea”. Il papa agì in sintonia con il concilio, e

così fece anche il suo successore Paolo VI

Papa Giovanni XXIII

Papa Paolo VI

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