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PEL SIGNOR MARCHESE. D. Filippo, e D. Vincenzio di Palma. Macchia. Co' Signora Contcffa di. c colla. Signori Marchefi Marano, c Pacifico, t i

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(1)

PEL

SIGNOR MARCHESE

I

D. Filippo

,

e D. Vincenzio di Palma

Co'

1

\^Qt i

^

Signori Marchefi Marano, c Pacifico, c colla Signora Contcffa di

Macchia

.

(2)

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(3)

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fucccflìonead un fedecommef- fo della nobil famiglia

Moccia,

che dimolte,e lunghe,egravi contefe (iato è fecondifsima Scatu- rigine,il fuggetto faràdiquella fcrittura . 1competitori fono il

SignorMarchefe

Marano

, il Si- gnor Marchefe Pacifico,la SignoraConteifadi

Macchia

,il Signor Marchefe D. Filippo,edil Si- gnor D. Vincenziodi Palma germanifratelli.De’

due ult:mi dovendoio leragioni follenere,metterò lènzadimora

mano

all opera,conefporre inpri-

ma V

origine, il progrcfso,lofiatodella caufa -per

6 Wy-r

per fcgtw. *•;

i

A a

. v. ?

t ji 11

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(4)

(1

I

L

Dott. Antonio diBernardinoMocciafece l'an- .

no

1656.’'il fuo tefiainento, nelquale inftituì eredeio ulofrurtosuor

Maddalena Moccia

fua forella monaca" nel raonifiero della Croce

di^

Lucca, ed eredi in proprietà tutti gl’individui difuafamiglia ad elfo lui più propinqui (1).

Fra

più firetti congiunti,a’quali’l r

eredità ricader dovea, altri

non V

era, che

Geronima Moccia

figliuola di

Giacomo

di già trapalato, che di' Antonioera fiato fratello.

Or

cortei diliberato avendo di dedicarli a

Dio

nel moniftero di S. Chiara di

Nola,

primadella folenne profef- fione nell’anno 1660. di tuttiibenifuoi pater- ni

,e fegnatamente dell’eredità di Antonio di Bernardino Moccia, ampia rinunziafece ad

An-

toniodi Scipione

Moccia

r*a condizione però, chequefti niun pefo vi avefse potuto impor- re, nè difporne altrimenti, che a pròde’ fuoi figlimafchi , e de' nipoti , e difendenti

ma-

fchifoltanto, ed ovei mafchi folfer mancati, a pròdelle figliefemine,ede’loro difcendentiin infinitum.

E

poiché la rinunzia di

Geronima

Mocciaè la baie,eil fondamento, su cui erger

fi dovràil noflro edifizio, fa meftieri diriferir- ne qui le precifeparole.

1

obAHii

sub

{H; tr .i ( ),c .

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. triti ir?*ft;jr

•Vrj i..r»<•)•*.et ,: *j-:

1

Che*

“ —

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»< '

ili

(1) Fol. 35.at.vd,lQ7. 1,v.

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-A

(5)

Vi * )

C

perciò efla suor

Geronima

cede

y

r^fc^r

zia,e

dona,

ut

farà

,adeifo

D.

Antonio

Moccia

di Scipione prefente , ed accertante tutto quello,'equanto ad elfa suor Geronir

„ ma

fpetta, epuò fpettaredi detta eredita di detto qu.

D. Antonio Moccia

di Bernardino invirtù di detto fuo ultimo teflamento Con tutte loro ragioni, azioni,cautele,edintegro flato,ed anchetutto quello,che al prefente

,

ed in futurum fpetta, epuò fpettare ad ella

suor

Geronima

perqualfivoglia caufa, titolo,

e ragione expropria

fa

perfona, oltre del det-

to teflamento, fopra la medelima eredita, e beni del detto qu.

D;

Antonio.

Con

condizio- ne però, legge, epatto efpreffo, cheelfo

Q,

„ Antonio

Moccia

di Scipione

non

poira in ino- do alcuno imponere pefo di-'forte alcuna per

,, qualfivoglia caufa,etiamurgenti, necelfaria, e

„ privilegiata fopradidettaeredità, e beni,che

» gli pervertiranno didetto qu.

D.

Antonio, ex vperfona dielfa suor

Geronima

, tanto in virtù.

del detto fuo teflamento,quantoaltrimenti in

„ qualfivoglia

modo

:ecosì anco

non

polfa im- ponere pefo alcuno fopra tuttigli altri beni

* prefenti,efuturi,che ad elfo

D.

Antonio

Moc-

eia di Scipione perveniranno in qualfivoglia

modo

ex perfona di elfa suor

Geronima

per

„ caufa , ed in virtù della prefente fua ri-

%y

nunziar e

nemmeno

ne polfa elfo D.

A

ntont*^

»

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. 1

Mac.

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(6)

(vi;#

» Moccja

ScipionediTponere, e tettare della f>proprietà didetti beni, ut fupra9 rinunziati»

gli,

non

del

modo,

e colle condizioni, e

v

ieot>i lo ttofe ritte, videiicet.

Vuole,

ed ordina

*

efprcifamente effasuor

Geronima

,che fudet-

» t0

^ Antonio Moccia

di Scipione

mero

ufu-

»

fruttuario durante fua vita tantum di detti be.

»

ni, utfupr a

rinunziatigli;'però polfa elfo

D.

fcAntoniocosi in vita,

come

in mortedifpoiie-

n

re» e tettarea beneficio de

Tuoi

figli nati, e nafeituri mafcoli tantum, edinloro difettoa*

fifuoinipoti,e diicendenti reéìa linea mafcoìina

tantum a fuaelezione,e volontà, e gratifiea- 9* più

uno

, che un’ altro inquella quantità

,

„ come

vorrà, c gli piacerà: ed in difettodi

»,dettafua linea mafcoìina,tjuod abfitf ne poffii

»,del ra.defimo

modo,

c formatettare, c difpo-

!»nerealle femine, che fitroveranno in capilli*

9t& loro diicendenti reéta linea,àsin infìnitum ,

»,efclufe Temprele

monache

profefle.

Ed

in ca-

»

fo,checosì invita dielfo D.

Antonio,

co-

»

me dopo

fua

morte

finito, e fieftingueto la t,linea cosi mafcoìina,

come femmina

0 di etto

* D.

Antonio, quodabfit, in tali cali di detti

beni rinunziatiper eirasuor

Geronimi

fideb-

* bano formare,ederigere tante cappellateec.

(i).

Per poterli intanto comprender maglio quel che

4*ì T&

56-

57

* (• ».

(7)

ipptfcflbdovràdirfi, oonvencvolcofo itigiudico;

di dare delladifcendenza di

Antonia Moccia

di Scipioneefàtta,ecompiuta notiaia.

Ebbe

egli duefigliuoliPietroMarchefedi

Montemare

, e Sci- pione

Duca

diCarfizzi.

Furon

coftoro ereditela- mentarj egualmentedei padre, ecapidi duedi- pintelinee. Scipione

Duca

di Carfizzi generò

Domenico,

cPietro, ed una femina, che

Mad-

dalena ebbe

nome; ma

quella linea tra

non

gua-

ri

tempo

fi fpenfe aifatto. Per oppofito Pietro Marchefe di

Montemare

tre mafchi,edaltrettan- te

femmine

procreò: i mifchi furono

Domenico,

che per maggiorchiarezza io

Domenico

di

Mon-

temare chiameròapprefso, Scipione, eGiovanni; e

lefemine fiappellaronBeatrice chefumadre’di

Emanuele

Marchefe Pacifico, Ippolita

, dicui

nacque Ridolfo

Marano

Marchefedi Pfetruro e

« _, ir* 1

\

di cuifuron figli

Giam- bi**

3Marchefe di Pietramolara , eNiccola e r Terefa Contcifadi Macchia, edElifabetta

Gio-

vino,della qualeElifabetta fortiron i natali Ffc.

hppo

Marchefe diPietramolara

, e Vincenziodi trinici

Alla mortedi suor

Maddalena Moccia,

avvenuta

nell’anno i7o<>.,(allorché fecefii!cafo dellacon- lohdazionedell’ufo frutto colla proprietà dei be- ni c-edirarj di Antonio di Bernardino

Moccia)

' delladifcendenza maghiledi Antonio Moccia

di—

oupione fi trovarmi viventi

Domenico

di

Mon-

«w i

gr

temare

4

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(8)

ternari, Pietro, e

Domenico

diCarfizzi tutti diugual grado.

Or Domenico

di

Montemare

fu ben diligente,cfoilecitoa chieder nella

G.

G.

dellaVicaria la pertinenza della metàdell’eredi- tàdi AntoniodiBernardino

Moccia

per virtù della rinunzia di

Geronima;

e la

G.

C. fenza elitazioneniuna glielaconcedette, (i)ravviata in luiavendo permezzo di legittime pruove la divifa di difeendente mafehio, e di erede per metàdiAntonio diScipione

Moccia

perl'inter- media perfona diPietro di lui padre: riferbata avendolila

G.

C. full'altra

m?tà

laprovvifionee ogni volta che folfer comparii

Domenico

, ,

Pietro diCarfizzi; ilche colloro fecer tolto;

anzi preteferodue terze partidi quellaeredità,

avviandoli,che la fucceflione efler dovelie <*

capita:

ma

poidi

comune

confenfo rimafe, fic-

come

erati digià fatta, in Jiirpes(a).

Ecco

dunqueil fcdecommeiro divifo permetàtra i raafchidella lineadiPietro

Moccia

di

Montemare

cdi mafehidella lineadiScipione

Moccia

diCarfizzi dipendente l’una,e l’altradaAntoniodi Scipione

Moccia

, cui

Geronima

fatta avea la fua rinun- zia: edi quellaforma la cofa contiuovòper al- cun tempo , imperocché,

morto

eiTendo tra

non

molti anni

Domenico

diCarfizzifenzatìgli, fuc- ce-

» »^-i

— *

(i) Fol» 38.

*

1.

U

«. ; <1 .

Fol. 73. 1 v.

<

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(9)

cedettegli alfedecòmmeffoPietro diInifratello ,

il qualeindi a poco fimilmentefenza prolefi

mo-

rì,inftìtuita avendo erede

Maddalena

fuaforella.

Deftoffi allora tra

Domenico

di

Montemare

,e

Mad-

dalena diCarfìzzi

un

fierlitigio perlaporzione { delfedecommeffo nellalineadi Scipionedi Car- fìzzi radicata.

Domenico

di

Montemare

era d av- vifo

,che a fe,

non

giàa

Maddalena

doveffe in- teramente ricadere,conciolfiachènell’efiftenza de’

mafehiagnatidifeendentida

Antonio

diScipione

Moccia

,qualeegliera, il fedecommefio

non

ara- metteffe le femine(i) :ed ebbe in quello così delira la forte, che confentenza delS.C. dc’5.

di

Marzo

1749-l’altrametàdelfedecommefio,nel- la linea diCarfizzi entrata ,ottenne, infiemcoi frutti daldì della mortediPietroultimo mafehio diquella linea (2), elalentenzavenne nel1750.

in grado dinullitàconfermata

.

Interointero adunqueacquiftofli per

Domenico

41

Montemare

il fedecommefio, chefelgodè mentre fu invita.

Giunto

peròegliefiendoalla fuavec- chiaia ebbevaghezza divolere dei beni del fede-

commeffo

a fuo

modo

difporre, dimentico forfè, che da lui aglialtrichiamati doveandirittamen- tefar paffaggio: perla qualcofanell’

anno

1

758

con donazione in realtàcaujfit mortis,

ma

per ir-

(1) Fol. 71. ad 76. 1. v.

(2) Fol. 91. 1. v.

^

(l

B — — —

. .

re-

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(10)

À

JC?

revocabileintervivos inapparenzacaratterizzata, tentò di trafmetcergli interamente al

Marchefe Emanuele

Pacificotìglio diBeatrice , una delle dilui forelle(i).

Fu

quelladonazione-di

nuove

,epiùafpreliticagione:

imperocchéufcito di vita

Domenico

di

Montemarc

nel1765.,con averrimartifopprawiventi

Emanue-

lePacifico,Ridolfo

Marano,

Giambatifta, eNiccola Giovino,tutti dello fteffogrado, perciocchéfigli delle tre dilui defunte forelle Beatrice , Ippoli*

ta, e Goftanza,

non

voller

Marano,

e

Giovino

comportare, chetutta laroba del fedecommetlo, acuieran eglinodel pari,che Pacifico invitati, forteti per collui afsorbita* liprimo a rifentirfi fu Ridolfo Marchefe

Marano

, che nello fterto

anno

1765. venne nel S. C.a chiedere la terza parte de’beni delfedecommerto , e ad invertire animofamente ladonazione, da

Domenico

di

Mon-

temare a Pacifico fatta (a). Alladiluimorta però ' deftoftiimmantinente Giambatifta

Giovino

,ilqual nella fterta guifal'altra terzapartedel fedecom.

merto

dimandò,

conformandoliin tutto all’azio- ne dedotta da Ridolfo

Marano

(3).

Cominciòil giudizio di quefta forma ad avereil fao corfo,-

ma

fra quelmentre Giambatifta

Giovino

: . pole

(1) Fol. 14.adai. t.v.

(1) Fol. 1. I.».

(3) Fol. 11. 1.v.

(11)

pbfe finea'fuoigiorni; efopravvennealloraNic.

cola dilui fratello, ilqualenellachiamatadei fedecommefsoeracomprefo parimente(i): nep.

pur quelliperò forprelodella morte,l’elìto del giudizio potè vedere, ficcomeperlacagione me- delìma noi videilMarchefe Ridolfo

Marano,

il

qual

morto

eflendo, Jaiciò a’fuoifigli lacura di

-

profeguirlo e coloro veramentediederopera a

farlodecidere

,

ma non

prima dell’

anno

177$.

ne vennero a capo,allorché pronunzio!!! dal S.

C.quella Temenza

.

Bona contenta indonationefaóìaaqu. IllujiriMarchio, ne

D.

Dominico Mocci» in ben:ficiumlllajlris

Mar

-

chionisPacificoy eidem J).Dominico perve

ma

ahhere- ditate

D.

Automi Moccio deBernardino

, vigore re.

nunciatiouisfiét

x

per qu.fororem Hieronymam MoCr eia in beneficium1).Automi Moccioqu.Scipionisejus avi y

&

fintemi»S.C. deanno 1749.fpeéìavijje, i*/pelarepròtenia

pane

inbeneficiumlliufir.

Man.

chionisPetruri, eiufquefratrum:tsproinde condente ttamus lllufìr. Marchionem Pacifico ad relaxandam

*

tertiam partem diàorum honoruminbeneficium dicti MarchionisPetruri

,eiujquefratrumunacum fruàibue decurfisa diepublicationis. Salva provifioneJdciendcf fiper alia tertia pornone, comparente perfino Uegi/t.

ma

(a)-.

B

0 Per

- ---

(0

Poi. IOI. I. V. pi . \ >

(=) Foi. ,sa.

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(12)

Per intender l’ultimaparte della fenténza dobbiam ricordarci,che trovavanfidi già trapaiTati

Uiam-

batifta ,e Niccola Giovino,a’quali l’altraterza porzione eradovuta, nè viavea ingiudizio chi le loro perfone rapprefentaffe; laonde

non

Capen-

do

il S.C. a cuila rimanente terza porzioneat- tribuire ,le ne rifeibòla prowilìone

.

Contro dellafenrenza accorfe il Marchefe Pacifico colrichiamo delle nullità, lequalimentre do- veanfi difcutere, trafi'eli innanzi la Conteffa dì

Macchia

Terefa Giovinoforclladi Giambaiiffa

,

e di Niccola,e dimandò per fe ,

come

figlia di Gollanza

Moccia

, laporzionedel fedecommeffo

,

che rimafiaera fofpefa (i);

ma

quelladimanda a due eccezioniandò incontro.

Oppofe

Pacifico, che a lei per ragion dellarinunzia della

madre

chiufo era l’aditoalfedecommeffo(2).

E Marano

dille,cheella,ficcome femina,

non

potevainfiera co’mafchialfedecommeffo afpirare ,

ma rimo&a

ne veniva dacoftoro,ed efclufa (3)

.

Nell’efserfiintantoa’ 5. di Luglio 1779* diffusele nullità,il MarchefePacifico per lafeconda volta fuvinto,imperciocché venne confermata lapre- cedente fentenza,e al

tempo

ftefsol’azionedella Contefsa di Macchia fu a termine ordinario fotto- meffa .

(1) fol. 115. 1.v

.

(2) Fol. 160. 1.v.

(3) Fol. 169. 171.

1.%

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(13)

* < xm

)

«b

mefsa , audltisaliisforftn intereffehabcntibu*(t) l

Or

quellialtri,iquali giudicòil S.C.,chenell*

caufa aver poteflerodell’interefse,eran perl’ap- punto il Marchefe Filippo, e Vincenziofratelli di

Palma,

natida Elifabewa Giovino , figlia fi-

milmentedi Goftanza Moccia. Eglino igulri di quel che (lavalitrattando , infino allora fiati fi

erano in

un

altofilenzio;

ma

eccitatidal S. G.

vennerfenzaindugio a farelalorparte(a).Die- defi così

cammino

al giudizio, fi aprì iltermi- ne,efecondo il noftro rito ficompilò,

dopo

di chela fentenza delS. C. fi attendeva

.

Infino aqui lo fleifo oggetto,gli fleffifentimentl e la

Contdfa

di Macchia , edi fratelli

Palma

aveano avuti: erano flatid’accordo,chelaterza partedel fedecommelfo , dapoi che foffeli dalle

mani

di Pacificotolta,aveliea dividerli del pari tra loro:ed a quella miravolti elfendo,eranfi inficine contro a Pacifico ,e

Marano

collegati.

Anzi

ifratelli Palma,di buonafede procedendo, la loro caulà allo delio

procuratore

affidata aveano, il qual per la

Contdfa

di

Macchia

crafi collituito. Collei però fuor d’ogni efpettazione

,

dopo

alcun tempo prefa da piacevole lufinga,di poter ,efclufii fuoi confederati

, tuttala terza parte delfedecommefso guadagnare, ad

un

tratto

(i) Fol. 235. 1. v.

(1) Fol. 2. 2.*.

-t

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(14)

t

swrt

.

contro di lorovalfelearmi; ed imprefeafotte- nere,che eliendolì allora

quando

il fedeconunefib perlamortedi

Domenico

di

Montemare

liaprì, tro- vatagià defuntaElilabetta

madre

de’ fratelliPal-

ma

,

non

potean eglino

con

lei concorrerealla fucceiHone,perciocchédi un gradopiurimoti(i)«

'

lf

co adunque che con due forredinemici,eiter- ni, dirò così, e domelìiwi

dovrà

io combattere. j

IJMarchelì

Marano

, ePacifico tentan di efclu*

dexe

non meno

la Contelfa di

Macchia

,che i fratelli

Palma

dalfedecommeifo .

La

Cornetta di

Macchia

tuttoperfe-ilvorrebbe, fenza farne parte

^

^r

iopenfo di ribatter le lorooppo- sizioni in duedipinti, capitoli,poiché invertendo

imiei avverlàrj feparatamente, più facii mi riu- laridi fuperarli. Parròdunque nelprimovedere, chealla terza parte del

fodecommeno

che fta perancora foipela,ladipendenza di Goltanza

Moccia

debba ammetterti, fenzachè poiianvit

Marano

, ePacifico aljpirare.

E

nel fecondodi- moftrerò,che fiai difendentidi Goftanza

Moc-

cia, cioè trala

Con

teliadi

Macchia,

edifiatclli

Palma

quella terzaparte debbalì dividereegual-

ni * -

a*'Vi *• e>ufrl , * fri ;iti ’o f

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CAP.

(0

Fol.25. 2.voi.

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.2 .c » l.:;

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(15)

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4

cap.

r.

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1

^Ld*?

*J3l L

I L

perMarchefemi mal

Marano

imefo,principiofiecomedi fopradi prefazionefièdetto.'di maichi afonine ha creduto,dipoter la

Contesa

di Macchia tener dal fedecommeifolontana. Co*

mcchècosiffatta oppofizione la Contcffa di

Mac-

ciua

,

non

giài fratelli Palma,chepur mafehi 0110» afcnr direttamente inulla£cròdi

meno

per un deboiforetto,che anche coftoro

come

figlidi un altrafemina,potìanrimanerne[ oileii

,ed ancheper farmiftrada aquel chenel fecondocapitolo dovrò dire,

non

m’increfce di trattenermi qui a ragionaresu quello aflunto

.

Alla

morte

di

Domenico

di

Montemare,

ultimo ma- fchio dellaninfehi1difeendenza di Antonio Mocci»

di Scinone,il fedecommelfo per gli difeendenti dalle feminedellofletto Antonio fiapri, iquali erano appuntoifigli di tre germane forelledi elio

Domenico

cioè

Emanuele

Pacifico figlio di Beatrice

, Ridolfo

Marano

figlio d’Ippolim , Giambanfta, e Niccola Giovino figli di

Go-

Itanza.

Or

dandoli eziandio per vera la divifata prelazionede mafehialle femine

, fe Pacifico e

j tr

CGiovinoeran macchitutti ,etutti deliofletto grado

,non v’ha dubbio

,che tutti par,menteal fedecommeffoebberoafuccedere e ioltantoiarebbefidovutovedere,fe incavita

\

ov-

vero

A

3

i

\

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(16)

1

*

(

XVI

)

«e.

ero

inftirpcsefler dovea la fucceffione ,il che

un

accorto difenfore dei

Giovino non

avrebbe trafcurato;

ma

di ciò forfè a miglior

tempo

.

E

difattoilMarchefe

Marano

nella fupplica,colla qualeiftituì ilgiudizio, più della terza parteper le

non

chiefe,confettato avendo ,che

un

altra a Pacifico , a

Giovino

un' altra fi appartene-

fi)

I fratelliGiovino fi morirono l’un

dopo

1’ altro:

ed ecco aperto di

nuovo

ilfedecommetio ,men- trechè efiftevano Terefa Giovino Conteita di

Mac-

chia lor

germana

forctla,edifratelli

Palma

it- elidiun’altra fimilmente germana torelli .

A

coftoro certamente Pacifico,e

Marano

,che con- fobrinierandegli ultimi gravati,

non

debbon la- fingarfidi potere per ragiondi linea,edigrado

ilfedecommefso rapire . Refta dunque a vederli, feciò avvenirpofsa perprivilegiodi

Mso

,cioè per quellaprelazionede'mafchi alle fcm.ne,che qui fuordiragione ilMarcirete

Marano

vuolfar

Incortini

furon diftinte lechiamate delnoterò

fedecommefso. Ebbefi riguardo nel primo a figli jnafchi foltanto,edin lor difettoa nipoti,e di- fendenti mafehi fol tanto di Antonio Mocciadi Scipione.

E

nel fecondo allefemine ,ed a lor

difendenti in infinito. Iofinger voglioperora

,

che 9;9

(t) Fol.i. i. voi

Pigi

^

(17)

I

*(|XVH)0ri.

che anchenel fecond’ ordine,in cui fiamo,cioè fra’difendenti delle,feminedi Antonio Moccia, fofsero imafchialle femine chiaramentepreferì, ti; edico

non

per tanto , chein queftaipoteli il preferimentoin

modo

difcretivo,lìccomepar- lano iDottori,traimafchi cioè, elefemine dellaftefsa linea,e dello ftefsogrado dovrebbe!!

intendere,

non

giàcheilmafchio dilineadiver- fa, edi gradopiù lontano la feminapiù vicina, edella lineamedefimadell’ultimogravatopotcfle efcludere . Egli è quello in fattodi majorafchi, pertefìimonianza di Giofeppe diRofa, un' affioma

'appretto gli Autori Spagnoli.Indeflt,utnihil

•etiam

maga

apudeofdcm HijpanosJìtabfolutum, quatti quodtifimajoratus injlitutordifpofuerit, utin iUùjs fuccejfone màfculi prxferantur Jceminis, aut{cernirne per mafeulos excludantur,

&

nonnifiindefeéìum

ma

- fculorum fuccedant, idtamen accipiendumfit,ubi

ma

- fculusejufdemline* , inquamfuccffioejt mgrefja, ejufdemgradusadfit,non autem Ji majculusJitdi,

~*verfxlinex,

&

gradusremotioris

.

E

bdopodi avere

‘il diRofa fpiegato,qual lìamailaregolarnatura de’ majorafchi,ne’quali, e’dice, cheliattendon gradatamentelalinea,il grado, il fello, 1’età

,

loggiugne:Proplerea noneji cenfendum injiitutorem majoratus,

dum

mafeulos prxtulit,hunc fuccedendior- dintm fubverterevoluijje,

&

lineav invicemintricare; r-itautdouna adaliam tranfitusfiatper faltum:fed potiusprxlationemili

am

ad ipfammajoratus,Ci*pri-

t »

\-4, moge-

V

.

?

i

I

{

I

-

DigitizedbyGoogle

(18)

*< Jnrm.) «l

tnogeniturg naturamaccornodjJ/e ,utineademlinea,

&

codem gradu locum habcat9 necairemotioretex»

tendatur

(i) .

Quella imfsima èHata poida’ noftri Italiani fpecial- aneiite ammefla,e ricevuta (i), ead ogni manie- ra difedecommefsi adattata. Eandemquepropofnio nem , fieguea dire il di

Rofa

, receperuntquoque aliitam ex no/ris Itala,

quam

aliirum nationum

Dndontus

,tam inmateria majoratuum,

&

primoge-

nio

um

, quam Jidekommijporum perpetuorum, inqui- lui n.a/uJiex

Lge

injiiiutionisfaeminis praferuntur, Utfyc pralatioadmajeulos ejufdcm linea,

V

gradui

rejlringidebeat

{3)

.Nè

lamafsima ammette dub- biezza allorché, lìcccme nelcafo notìro avviene, manchil'oggetto, dipoterlicolpreferimento de*

mafehi più rimotialle femine piùvicine,il ma- jorafeo , 0il

fedecommenb

nell'agnazione con- fervare.

Bene

èvero però, chemilka quella regolagenerale sì veramente, che

f

inftitutore del fedecorametf®

non

abbiain altraguifa lafuavolontàdichiara- ta;e dalìffatta limitazione appunto traife ifuoi argomenti Giofeppe di

Rolà

perfollenerel’efclu- lio-

ii.—

-

-

-

..—il .-

(1)

De

Rof.confult.69.». 4. 6.

(a) Vtd. Menoch. con/.204. ».17.,

&

confi og.

».16.Fufar. defubjlit.qu.385.num.11.,

&

30.

De

Murin.li.1.refol.89.,

&

ia6.».$5.36.

(2)

De

Rof. ibid.». 7.

(19)

fonc

dellafeminapiùpropinqua dal»afchio

p$

lontano(i).

Ma dov’è,

che nel notilo fedeconi-

«neffo fiali voluta manifeftaraente cotalTorta di prelazione?anzi, laiciando giàquellafìntaipotclì, collaqualeabbiara finora proceduto, dov’è, che

*el fecond’ordinedelle chiamate, incuici tro- .viam piefentemente,foflcfimai parlatodipalchi?

Le

fcmine,ed i lordifcendenti fenza piufurori quinominati .

Or

dica il Marchelè

Marano

,Te lin quefte brieyi,efempliciparolerinvenirfipqf- fa lachiamatade’mafchi,il lor preferimento al- lefemine, nelcafo eziandio delia diuerfità delja

linea, edelgrado? . .

.

&

*

polso indurmi a credere , che pereflerfinei

prim’ ordine avuta a'mafchi fidamenteconfide- razione,vogliali ricorrereallarticolo,Te lachia-

mata

de'mafchi in unaparte della difpofìziope cfprefsa, abbialiad intendereanchenell’altra re- perita.Trattaliinvero quefi’articoloda’Dottori, de’ quali ilMantica,eilPeregrino cilafciaron re- giftro [z],efecondo 1’uiàto fiile chi

V

afferma- riva,chi lanegativa fentenzaha feguira, edife- fa.Gli Autori dellaprima opinione mofsi fifonaf daquel principio, cheuna pars tegamemi alianti dacia rat :aigomento, che Mantica chiama falla-

«TIÉTC

c

» tifi

W- (I)

De

Rof.ibid.n-zS., &Jèqq.

(2) Mantic. deconjeélur.lib.6. c.13.rum.8.

&

fcqq. Pcreor.de f.dùciutìm.artL.2.5.n.zb.

,

(20)

cifsimo. Per1’altraparte i feguac?del!'opporti Temenza

hanno

avutala miraad un’altra regola foifepiù faggia,cioè,quodfitejìator demafculis fcnfijfetineaparte,inqua de fihisloquiturfimpli

-

citer,hocexpreffìjjet,ficutietiamin alteraparte le-

gamentiexprejtt

(i).

Vi

èflato poi chiimpegna»

tofi èa conciliare que’difcordi pareri, diftin- guendo varj cali, evarie circoflanze, chepofsa-

no

indurre 1’animoa giudicare inuna maniera piuttofto,chein un’ altra.lonon la finireicosi torto,fevolefsi in ciòtener dietro a’Forcntì, che moltecofe, per lo piùmal aproposito,suqueft’af- funto

hanno

fcritte .

Mi

baderàfolo di avver- tire,chefedar fivoglia una regolagenerale, in cuile diverfcopinioni de’Dottori debban con- venire, faràquella, cheaddita loftefloMantica, cioè Jiquidemprobabili ratiodifferenti* reddipo~

teftjcur magistefiatpr inuno ca/u

, quaminaliode

mafculisexpreffitfc^peditumefi,quodnon debeatin- felligi:Jedfinulla ratiodifferenti

*

interunamy

&

alteram fubfìitutionem reddipotefi,tuncdebeat fubin- telligi (2).

Ma

nelcafo nortrolaragione della differenzafi

può

benifiìmo alfegnare, edè patcntiflìma.Nel prira’

ordine,quando furon chiamatiimafchi foltanto,

cdidifendenti mafchifol tanto.chi ordinòil

* -

Me-

(1) Mantic.ibid.n.8.

(a) Mantic.ibid.n.8,

m

fin,

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(21)

(xxi)s

fedecommeffo volle il penfìero al fegno,di

no*

farlo uftiredall’agnazione.Quello fineperòcef.

lava, ogni volta che per 1*eftinzionede’malchi agnati,doveail fedecommelfo allefemine, ed a*

lordifeendenti pattare : equindi fu,che nelfc- cond' ordine

non

che di prelazione di mafehi

a

femine,

ma

dimafehi

zitto,nè motto

non

fi ^-

fece

.

Sembrerà forfèa taluno

, che fenza utilitàniuna

fami

io fermato a favellare diquell*articolo

, ilqual veramente col fatto nollro

non

ha che fare. L’articolo generalmentein quelliterminifi

propone: fe ildifpolìtorechiamati avendo ifigli mafehi inuna parte,ed in

un

altradi figli feo.

za più fatta avendo menzione,anchequi lavoce figli,che mafehi, efemine

comprende

,a’ folima- fehidebba riftrignere,-

Or

chifece ilfedecóm- meffo , che abbiam perle

mani, non

usògià

un

vocabolo equivoco, di doppialignificazione ,o

un

termine , che fecondo lecircofianze fipolfa firignere , o dilatare: chiamò

dopo

fpentii ma- fehi agnati, lefemine efpreffemente, ed appretto ilor difeendenti.

Direm

forfè,chefotto il

nome

difemine debbano i folimafehi venire? JNon voglioin finedifllmulare una difficoltà ,che

per avventura potrebbefarli

, perdifendere quell’

immaginaria prelazione de’mafehi allefemine dif- ferentidilinea,e digrado,la qualea miogiu- diziofi èaffai fedamente confutata,

Dee

fovve.

Dirci,

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(22)

I

*(xzn)t

niitrì, che divìfo il

fedecommdfo

traimafehi delia lineadiPietro

Moccia

di

Moutemare

,ed imafehidella lineadtlScipione

Moccia

di Carfizzi,

enner

quelliultimi tra brieve

tempo

a mancare, e fol virirnafe

Maddalena Moecia germana

fa*

ielladiPietro,ultimo mafehiodelladipendenza, diCarfizzi.

-Dobbiam

di piùricordarci,che

Do-

menicodi

Montemare

mafehiodeil’aitra linea,e più rimoto digrado, mercè di duefenteuzedel S.C. tolfca

Maddalena Moccia

quellarata del fcdecommelTo, chenella di lei linea radicata li

èra,eda’ di leifratellipolìeduta. QueiVelempio, (limerà forfèilMarchefe

Marano

, che giovar -polla al fuo intendimento .

Noi

però, folche

ponghiam mente

alle cofe giàdiviface, bella, e pronta

avrem

la rifpofta . Eravi allora un ma- ichio agnato,a cui

una

fem.ua,difadattaa pro-

«pagar Tagnazione, forza fu ,che cedutoavelie:

in pocheparole 41 giufloriguardo,di faril fe- fldecommeUb nell’agnazione rimanere a

Domenico

di

Moutemare

vinta diedela lite.

Ma

oggi ma- fehi agnati più

non

vifono, eperciò ragion

non v’ha

,che lapretefa prelazione polla garentire.

Ed

io aggiungo

un

più confiderabile

argomento

.

Durava

allorail prim’ordine delle chiamate, in

cuiifiglimafehifol tanto, inipoti, edifen- denti mafehifol tanto venivan compreii ,fenza dfer le femine nominate affatto : feceadunque meflieri,che efclufa rimanerela femina, giacché

di

DigitizedbyGoogle

(23)

dilei il fedecomraefso aè punto,

poco

non

parlava

.

Pafsiamora alle oppofizioni del Marchefe Pacifico.

Diverfa ilrada, per giugnerealluo fine,ha que-

llitenuta. Egliallarinunzia diGoftanza

Moc- da

ha avuto ricorfo, laquale

,(è forzaavelie

,

e vigore, vieterebbeforfialla ContefsadiMacchia, eda’fratelliPalmal’ingreifoalfedecomraefeo.Ab.

biam veramentela rinunzia , che feceGoftanza allora

quando

colMarchefe Antonio Giovino ia maritai

nodo

li unì

, perlacuiperpetua fermezza ancheil marito fellefso

,edi fUoieredi obbligò (i):

ma

permia fè

mun

prò furoil Marchefe Pa»

citìco ne potràtrarre .

Molto,

emolto intorno a quella rinunzia farebbe da avvertire. Rinunziò Gollanza

non

giàal pa- dre,

ma

a Lucrezia fua madre

, laquale all’atto della rinunzia

non

fu preferire,nè fappiam ,fe mai Tavelie accettata.

Vera

cofa è, chealladi leiaccettazionefupplì il Notajo :

ma

Donello conafsai fodezza controla fcuola de’Forenfìdi- moflra, checiòa rendervalida larinunzia, la qualealtro,che una donazione

non

è,

non

fia baltevole fs),e Cujaciol’altro gran

lume

della giurisprudenza vuol, che alinea lieguadopo fac- cet-

— — —

*

•* .ir,

(i) Fol. i ad168, i.*.

(a) Darteliadl,aiuti

DM

veri. oli. n.33.«

i

DigitizedbyGoogle

(24)

4 t xxnr.

i

<r

citazione dell’ attente. Donano non aliterjlt dbfenti rette, quamfiabfensremfibi miffiimacceperit, v:lremapudJe conjlitutamjìbidonatamfeierit, eam- que donantisliberulitatemagnoveritl. abfenti.

D.

de donat.(i).

Potrebbeìi dire, che effendo fiatele rinunzie delle

donne

contrai principj della legge introdotte

,

non

debbanmaggior efficacia avere, diquella , che lorfi è dall’ufo del

Foro,

e.dalleopinioni de’Dottori attribuita.

Or

a fentimento de’

Dot-

tori le rinunzie,nifialiquo dato,

&

accepto fiant9 legniminon funt:(i) e Golìanzanel farlarinunzia nulla ebbe, eccetto una Aerile prometta della porzione, che

dopo

la mortedel padre, edella madre fopra la paternaeredità,elematerne do- ti lepotevafpettare;nè a nolìra notiziaè giun- to, fé pur alcunacofa dalla eredità paterna,

o

dalle doti della

madre

folle

mai

a colei perve- nuta.

Non

dovrebbe ommetterfi inoltre, che quantunque valevole intutto il rimanente voglia la rinun- ziariputarli, pur vana,ed inutile eller

dovè

pel fcdecommeifo,

come

quella,che fecelialla madre, eda dileianche eftranei eredi,- perfone, che nel*

(l) Cujac,obfervat. lib. 13. c.38.

_

...

(3) Vid.

Anni.

Robert, ter.iudicat. lib.a. c.4.

Fontanel. depatt. nupt. p. 1.'

da

ufiix.tk 3.

M

al- fe/.adconfuet,

Neap.de

renunttat. qu.17.n. 18.

&C

Digitized

(25)

nel fedecommeflo

non

potevano aver parte, il quale a’ figlimafchi, eda’nipoti, e difendenti mafchi folamentedi Antonio

Moccia

,edin lor difetto allefemine, ed a’lor difcendentiera de- ftinatot certa cofa elfendo, che quod alteri non qitétriturapudrenuntiantem remanet(i).

Ma

chi infine vien la rinunzia di Goftanza ad opporci? Della rinunzia

non può

certamente,che

ilrinunziatario, o il dilui erede giovarli, con- ciollìachè nelle ftipulazioni

non

ad altri, che a noimedefimi,eda’noftri eredi acquiftiam1'azio- ne (2):traggalidunque innanzi l’erededi Lu- crezia

madre

di Goftanza, ofacciail Marchefe Pacifico vedere

/di

atfefegli^cotir divifa, altri- menti

non

faremobbligatia rifpondergli

.

Io però mettendo da partetutte quellecofe,cheben fono di gran pefo

,

mi

fermeròa dire che -alla Contelfa diMacchia , ed a’ fratelli

Palma

la rinunzia di Goftanza obbiettalìinutilmente

.

La

rinunzia

non può

,falvo Yerede del rinunzian- te offendere :v’ è chi voglia dubitarne ?

Ma

di Goftanza

Moccia

, e del Marchefe Antonio 1 Giovino dileimarito, il qual per la fermezza

D

della

; f

(1) Peregr. dejideicomm.art

.

52.a. 73.Surd.

con/.

44

6.». 13.

De

Lue. derenunt. dife. 5.'

6/

*• 3-

U.

.

(a) l>. avuf. 33.

D

. depaft.I.Jlipulatio 38. $.

dfi*D. deverb.ohi.

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(26)

$

t

XXtfUjl*

della rinunzia éntrò màllfc^dore, n'èMaècKiJii nè

Palma

credi fono, ficcome nèdeli’uno, nè dell’altro credi furon Giambatilta , e Niccoli

Giovino

: anzi 1eredità del Marchefe Anto- nio lorpadre ripudiaron efsi efprcirameute , e con

un

decretodi pertinenza entraron nel pof- felfode’ beni fotropofti al fedecommelfodelConf.

Giambatifta

Giovino

lor

avo

,* ed ebberoa do- lerli dimolte alienazioni, cheil Marchefe

An-

tonione avea fatte.

E

quimetterò fine all*, ditnoftrazione del

mio primo

aifunto.- “<

-v » f ,Qj,a*

GAP. II.

D Opo

di dfcrmidalleoppofizioni de’Marchefi Parifico,e

Marano

disbrigato ,

tempo

è già di rivolgermi allaConteiladiMacchia.

E

certa-

mente,

fe rimoffi

Marano

, e Pacifico,

dovete

•l’intera terza parte delfedecommelfo in

man

di

‘lei cadere,io avrei fatto

danno

a coloro,fenza fare a’miei clienti prò veruno . Ella dunque ha pretefo,ficcome piu vicina digrado,di pri- var dellafucceffione ifigli diElifabetta fua fe- rrila:

ma

li avvedrà incontanente, di riferiia troppo ardua,e difficileimprefa avventurata.

Per proceder con ordine,echiarezza deelìin pri-

ma

ftabilire a chimaiabbialia fucceder prefen- temente nel fedecommelfo.

Morì

,

come

piùvolte abbiam detto nel 1765.

Domenico

di

Monrenure

-

*

ulti-

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(27)

+

(

XXVII

)

#

ultimo rampollodella mafehil profapia di Anto, nio di Scipione

Moccia

-Seguì dunqueilcafo del paiìaggio delfedecommalfodal primo al fecond*.

ordine;cd a que’ dì vivean Giambatilla, eNic- colaGiovino,i qualilenza niunfalloacquiftaron la loro porzionedelfedecommeffo; nulla impor- tando,che per le ingioileoppofizioni del

Mar-

chele Pacificopiima amorire,

chea

poifedernei beni,foller giunti.Ne’ fedeeommelìi puri ,o i»

diem ccrtamctdit diesdalla mortedel tefiatore(i), Ne’condizionali

,qual lièil

nqfho

, cedit dies allorché fi avvera lacondizione (a) »ed ogni volta che nell’

una

maniera, onell*altra dies ce-

.dit viventeil fedecommefiario, dubbio

non

v’ha,, che quelli acquifii, e tra (inetta il fedecommeflo.

Sipofidiemlegati cedentem legatariusdccejferit,ad keredem

fuum

transfert

Lgatum

(3).

Ma

:nel calo nofìro

non

fidamente mentrechèVi- veano ifratelli

Giovino

dies cefsit fideicommijji

,

per eflerli purificata allora la condizione dell*

efiinzionedella linea mafehile diAntonioMoccia.*

u

D..a

— —

-'

j

(1) L.unic. cumigiturC, de caduc.toll. L, 5.©.quanti dies legai. Ced.

(2) D. L unic, §.fin autemC. decada;, toll.,

&

d.I. 5. D. quandodies&c.

(3) D. I.

5. quandodies legat. veljideicom.ccf.

(28)

4

[

XXVTIt

]

$

nè {blamente, il cheèben diverta (i),a

Gtam-

batitta,e NiccolaGiovinodelatumfuitilfedecom- imita;

nu

benanche daelìì loroagnitumfuit,im- perocché venner eglino nelS.C.adimandarlo(a),

non

èdunque dadifputare ,che a

Domenico

di

Montemare

Giambatifta, e Niccola Giovinofof- fer tacceduti.

Ma

io dico da vantaggio,ch’eglino, efcluftTercla

Giovino,

tuttoché diegual gra-

do,

foli (decedettero.

Un

fedecommelta lafciato,

come

quello, con

nome

collettivoalla famiglia a’ difendenti,che vai Io fletto,(3) dall’ordine della intettatafuccefllone

non

fidifparte(4), fe- guendo le regole del drittocomune,emolto più del drittomunicipale .

Ove

flavi adunque lo ftatuto.

dalla iniettata fucceflloneefcludentelefemine,

non

potran quefte a concorrenza de’mafehi cotal fatta di fedecommeflo agognare.

E

poichéquell’

articolo a

me

importa alfai ,fiami permeilo di diffondermi alquanto per beneaffodarlo.

La

ragione, da cui principalmente dipendeil mio alfunto, in unafemplice,e naturai prefunzione

(1) Vid.Cujac. add. I.unic.C. deead.ioli. $. - cumigitur

.

(2) Fot. ir. I.v.

(3) Vid. Peregr. de fiieiconm.art. 19. n.

(4) h. cumita inJldeicomm. I.peto§.fratre V.de leg.2. Vii. Dee.con

f

299. ». i$.

Manie,

deconje&ur.liS, 8.tit. il»o.IO»

DigitizedbyGoogle

(29)

*{*XBC>*

confitte;che dovendofinelfuccederea’fedecommeflf

un

cert’ordine ferbare

;e

non

avendoilfedecommet- tenteniunparticolarordinedifuccederedivifato,fìa- fièvolutoinciò col drittocomune,emaggiormente coglilìatuti del luogo,dicui fu cittadino,con- formare; prefunzioncfortifsima, ed appoggiataalla legge

(i)

,eda’Dottoriricevuta

comunemente

:

onde

nataè poi quellaregola,chene* lorolibricosì fpefio sincontra; Hominisdifpofitioad ufumlegispatri*

intcrpetratur ;Lex municipalis magit regulatdefun- tìorum civium di/pofitionem,quam lexcommuni

s

,uri

tnagis fattajecundum ipfirumcivium volùntatem (2).

E

veramente,cheloftatuto,ilquallefeminea’ma- fchipolpone,diala

norma

alla fuccefftonene'fede*

commeffi diquefta natura, puòfraleopinioni

men

tra’Dottori contraddette annoverarli. Quandofi.

He

a Jlatuto cxcluduntur cxtantibus mafiulis ,in tali locotefiatorfacitmenùonemfimpliciter defiliis, intel- ligitur demafiulis,

&

fili* non comprehenduntury quorumconditio diverfa efia mafiulis infuccedendo propter Jìaiutum così

Dedo

(3)

,ed in altroluogo

Et

conciufi0fuperiusfirmataettam habetlocum

, dato

quodin locoejjetfiatutum,quodcxtantibus mafiulis fili*

f

emina non fucccdat

,quo cafuverbumfiliisin.

s

~

tim_r

(i)

D.

I cum ita$. infideicomm. &c.

{-) Vid.Peregr, defideicomm. art. 17, ». 4, 40.

&.

art. 20.n. 5. *•**- *

— —

(3) Dee, confi n. it. e •» ,'ui

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(30)

4»<[2UOC

)

#

idligìturde wx/culii (i),e còsi parimente il Pe*

rcgriao: Sic etiamfiJiatutum prxferatmafulos fs- nfpiisreitàargumemarifoletad rruf.ulorum pr*Utio- nem &c.

... Et

ejiconclujto meo quidemju- diciovera,

&

necefjaria,• nempequiafubjìitutio difpo- Jitiva per nomina colUdivaliberorum

, dtfcendentium, 6*hujufnodi,quoniam continetpluresperfonjs dtver- l'jrum graiuum,dànscejftate ordinefuccejjì J 3 interpe- iratur

fada

pertext. in l.&c.fuccejjìvusautem orda in materia hac jideicommiffariatnteihgitur,

&

intera petraiurjuxta ordinem fuccedendi ab intejìatoperforire

gravai*,ut fcilicet quivocati funt adfucccffonem in JìdeicommiJfo, tanquam comprehe fifabnominecolledi -

vo}co ordineadfideicommijfum admittantur

?quo ordi- nede jure fuccederent ab intejìato gravato de

f

undoj cui quidem ordini tejìator ipfeadhxjìffe crcditur,po/i- quamalium nonpr*fcripfit . ..

&

pretereacompro

*

batur exalia regula communi , quod inj'uc^ejfonibus fdeicommijjariis, qu*fuccejìvo ordinead pluresde- feruntur, obfervaturproximitas rcfpcdu perfon* gra- vat*

,Jìcuti ex communi pleniffm: probavi inart.

20., qu

*

quidem proximitas,quoadmafculum,órf*.

minam

ejufdemgradus, confideraiur refpedu ime/hr*

ficc$onis,ut fcilicetwjJcu'us, quia in fuccljfon^

gravati pr*valetfjcmin*,vidcatur effein primo gra

-

du%

j

xminaautem infccunda.tòte....

Nec

prodef-

fetquoque , quodf*mina fit ineodem grada;

rum

f

#|

,'>b .PWPf~

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-,

- —

1

(i) ld. con/. 568.-«*8,.^^ .

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,\

DigitizedbyGoogle

(31)

#TX»et!

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éltrn'ifuccejjoria grijus noncmJIJeMur r/fb-fki

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avciierelleno acompeter comafehiilP^nr’, n ^ opinando con maggiorfaviezzatuo!, che lefe!

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mtcUigantur votai*

jm»m *rtHnm

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Ucci fecondo locopojlmafculo*

, qmfr ma/bu/hfutili.

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& Medenribu,

mjfcufis fifa.

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, aliasadmittantur

;

&

induòLnttr cumJimile fobiaper nomea co/hàivumfuifjet liberarmi

& T

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,fid mafculum

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Li *rp ti%Z t

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non

ne ufeirnudireiorrnr-» r

^

per ora, fe quan- to

£,

(-)3 lercgr. ur,. jj.

ibid. .1»

*-p»W

(.

(32)

*4 jaHDCj»

,toilPeregrino a quello propofito lafciòfcrit- to , voldììqui riferire voglio

non

per tanto aggiiignere, che cflendofijpur trovato qualche rariihnio Autoredi contrario fentimento per la ragione,cheindifpojitionehominisnonfit recurren

-

dum

adflatuti interpctrationem /ed prouta jure

,

&

natura definlturaejì ,/ilio ruta, crdef-endentium no- mine,jfilias,

&

pojlerioresfoeminascontineri:egli il Peregrino

non

lafciaquelladifficoltà, fenzacon- venevol rifpoila.

Ad

contrariaautem refpondebatur,

&

ad primum, verumcjfcex proprietatefermomsfub nomine defeendentium fatminat contineri;fedfiante fia- tutocxclufivofeeminarum

,quia materiaejifaéìa dif- fcrens,

&

di/creta,appellaiionedefeendentium nonom- nes indijferentcrveniunt,Jedprò mjteriafubjecÌJ fi- gnificatio nominisquoad feeminas improprtaiur, utde mafeulis tejiator dixiffievideatur,jicButr.dui. confi.

Gc.. Sed, ego ultraeosfecundo refpondcbam, quod ex Jlatmo,liceifaeminrepropriecontineantur fubcol- Udivo defeendentium, cenfentur tamenfuccejfivoordi- nevocatet pojìmafeulos,

G

Jic infecundoloco

fuxt

a ordinemfuccejfionisabintejlatoad dtdafupra n.51.

Nam &

nomea Uludcontine1

film

, nepotes, prone- potes,

&

quidemfecundumproprietatemvocaboli,at- tamen non omnes Jìmuladfuccejfionemadmittuntur, fedordine fuccejfivoprò ordineintejiatx fupcefstonis(1).

Uniforme al tutto fu il fentimento del

Man-

tica:

\ (1) Peregr. ibid. n. 58. . ,

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