PEL
SIGNOR MARCHESE
I
D. Filippo
,e D. Vincenzio di Palma
Co'
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Signori Marchefi Marano, c Pacifico, c colla Signora Contcffa di
Macchia
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fucccflìonead un fedecommef- fo della nobil famiglia
Moccia,
che dimolte,e lunghe,egravi contefe (iato è fecondifsima Scatu- rigine,il fuggetto faràdiquella fcrittura . 1competitori fono ilSignorMarchefe
Marano
, il Si- gnor Marchefe Pacifico,la SignoraConteifadiMacchia
,il Signor Marchefe D. Filippo,edil Si- gnor D. Vincenziodi Palma germanifratelli.De’due ult:mi dovendoio leragioni follenere,metterò lènzadimora
mano
all opera,conefporre inpri-ma V
origine, il progrcfso,lofiatodella caufa -per6 Wy-r
per fcgtw. *•;i
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(1
I
L
Dott. Antonio diBernardinoMocciafece l'an- .no
1656.’'il fuo tefiainento, nelquale inftituì eredeio ulofrurtosuorMaddalena Moccia
fua forella monaca" nel raonifiero della Crocedi^
Lucca, ed eredi in proprietà tutti gl’individui difuafamiglia ad elfo lui più propinqui (1).
Fra
più firetti congiunti,a’quali’l reredità ricader dovea, altri
non V
era, cheGeronima Moccia
figliuola diGiacomo
di già trapalato, che di' Antonioera fiato fratello.Or
cortei diliberato avendo di dedicarli aDio
nel moniftero di S. Chiara diNola,
primadella folenne profef- fione nell’anno 1660. di tuttiibenifuoi pater- ni,e fegnatamente dell’eredità di Antonio di Bernardino Moccia, ampia rinunziafece ad
An-
toniodi ScipioneMoccia
r*a condizione però, chequefti niun pefo vi avefse potuto impor- re, nè difporne altrimenti, che a pròde’ fuoi figlimafchi , e de' nipoti , e difendentima-
fchifoltanto, ed ovei mafchi folfer mancati, a pròdelle figliefemine,ede’loro difcendentiin infinitum.E
poiché la rinunzia diGeronima
Mocciaè la baie,eil fondamento, su cui ergerfi dovràil noflro edifizio, fa meftieri diriferir- ne qui le precifeparole.
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ili(1) Fol. 35.at.vd,lQ7. 1,v.
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C Hé
perciò efla suorGeronima
cedey
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zia,e
dona,
utfarà
,adeifoD.
AntonioMoccia
di Scipione prefente , ed accertante tutto quello,'equanto ad elfa suor Geronir„ ma
fpetta, epuò fpettaredi detta eredita di detto qu.D. Antonio Moccia
di Bernardino invirtù di detto fuo ultimo teflamento Con tutte loro ragioni, azioni,cautele,edintegro flato,ed anchetutto quello,che al prefente,
ed in futurum fpetta, epuò fpettare ad ella
„
suorGeronima
perqualfivoglia caufa, titolo,„e ragione expropria
fa
perfona, oltre del det-to teflamento, fopra la medelima eredita, e beni del detto qu.
D;
Antonio.Con
condizio- ne però, legge, epatto efpreffo, cheelfoQ,
„ Antonio
Moccia
di Scipionenon
poira in ino- do alcuno imponere pefo di-'forte alcuna per,, qualfivoglia caufa,etiamurgenti, necelfaria, e
„ privilegiata fopradidettaeredità, e beni,che
» gli pervertiranno didetto qu.
D.
Antonio, ex vperfona dielfa suorGeronima
, tanto in virtù.„ del detto fuo teflamento,quantoaltrimenti in
„ qualfivoglia
modo
:ecosì anconon
polfa im- ponere pefo alcuno fopra tuttigli altri beni* prefenti,efuturi,che ad elfo
D.
AntonioMoc-
„
eia di Scipione perveniranno in qualfivoglia„
modo
ex perfona di elfa suorGeronima
per„ caufa , ed in virtù della prefente fua ri-
%y
nunziar enemmeno
ne polfa elfo D.A
ntont*^»
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» Moccja
dìScipionediTponere, e tettare della f>proprietà didetti beni, ut fupra9 rinunziati»„gli, fé
non
delmodo,
e colle condizioni, ev
ieot>i lo ttofe ritte, videiicet.Vuole,
ed ordina*
efprcifamente effasuorGeronima
,che fudet-» t0
^ Antonio Moccia
di Scipionemero
ufu-»
fruttuario durante fua vita tantum di detti be.»
ni, utfupr arinunziatigli;'però polfa elfo
D.
fcAntoniocosi in vita,
come
in mortedifpoiie-n
re» e tettarea beneficio deTuoi
figli nati, e iì nafeituri mafcoli tantum, edinloro difettoa*fifuoinipoti,e diicendenti reéìa linea mafcoìina
„
tantum a fuaelezione,e volontà, e gratifiea- 9* piùuno
, che un’ altro inquella quantità,
„ come
vorrà, c gli piacerà: ed in difettodi»,dettafua linea mafcoìina,tjuod abfitf ne poffii
»,del ra.defimo
modo,
c formatettare, c difpo-!»nerealle femine, che fitroveranno in capilli*
9t& loro diicendenti reéta linea,àsin infìnitum ,
»,efclufe Temprele
monache
profefle.Ed
in ca-»
fo,checosì invita dielfo D.Antonio,
co-»
me dopo
fuamorte
finito, e fieftingueto la t,linea cosi mafcoìina,come femmina
0 di etto
* D.
Antonio, quodabfit, in tali cali di detti„
beni rinunziatiper eirasuorGeronimi
fideb-* bano formare,ederigere tante cappellateec.
(i).
Per poterli intanto comprender maglio quel che
4*ì T&
56-57
* (• ».ipptfcflbdovràdirfi, oonvencvolcofo itigiudico;
di dare delladifcendenza di
Antonia Moccia
di Scipioneefàtta,ecompiuta notiaia.Ebbe
egli duefigliuoliPietroMarchefediMontemare
, e Sci- pioneDuca
diCarfizzi.Furon
coftoro ereditela- mentarj egualmentedei padre, ecapidi duedi- pintelinee. ScipioneDuca
di Carfizzi generòDomenico,
cPietro, ed una femina, cheMad-
dalena ebbenome; ma
quella linea tranon
gua-ri
tempo
fi fpenfe aifatto. Per oppofito Pietro Marchefe diMontemare
tre mafchi,edaltrettan- tefemmine
procreò: i mifchi furonoDomenico,
che per maggiorchiarezza ioDomenico
diMon-
temare chiameròapprefso, Scipione, eGiovanni; elefemine fiappellaronBeatrice chefumadre’di
Emanuele
Marchefe Pacifico, Ippolita, dicui
nacque Ridolfo
Marano
Marchefedi Pfetruro •e« _, ir* 1
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di cuifuron figliGiam- bi**
3Marchefe di Pietramolara , eNiccola e r Terefa Contcifadi Macchia, edElifabettaGio-
vino,della qualeElifabetta fortiron i natali Ffc.hppo
Marchefe diPietramolara, e Vincenziodi trinici•
Alla mortedi suor
Maddalena Moccia,
avvenutanell’anno i7o<>.,(allorché fecefii!cafo dellacon- lohdazionedell’ufo frutto colla proprietà dei be- ni c-edirarj di Antonio di Bernardino
Moccia)
' delladifcendenza maghiledi Antonio Mocciadi—
oupione fi trovarmi viventi
Domenico
diMon-
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gr
temare4
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ternari, Pietro, e
Domenico
diCarfizzi tutti diugual grado.Or Domenico
diMontemare
fu ben diligente,cfoilecitoa chieder nellaG.
G.dellaVicaria la pertinenza della metàdell’eredi- tàdi AntoniodiBernardino
Moccia
per virtù della rinunzia diGeronima;
e laG.
C. fenza elitazioneniuna glielaconcedette, (i)ravviata in luiavendo permezzo di legittime pruove la divifa di difeendente mafehio, e di erede per metàdiAntonio diScipioneMoccia
perl'inter- media perfona diPietro di lui padre: riferbata avendolilaG.
C. full'altram?tà
laprovvifionee ogni volta che folfer compariiDomenico
, ,Pietro diCarfizzi; ilche colloro fecer tolto;
anzi preteferodue terze partidi quellaeredità,
avviandoli,che la fucceflione efler dovelie <*
capita:
ma
poidicomune
confenfo rimafe, fic-come
erati digià fatta, in Jiirpes(a).Ecco
dunqueil fcdecommeiro divifo permetàtra i raafchidella lineadiPietroMoccia
diMontemare
cdi mafehidella lineadiScipioneMoccia
diCarfizzi dipendente l’una,e l’altradaAntoniodi ScipioneMoccia
, cuiGeronima
fatta avea la fua rinun- zia: edi quellaforma la cofa contiuovòper al- cun tempo , imperocché,morto
eiTendo tranon
molti anniDomenico
diCarfizzifenzatìgli, fuc- ce-—
» »^-i— *
(i) Fol» 38.
*
1.U
«. ; <1 .Fol. 73. 1 v.
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cedettegli alfedecòmmeffoPietro diInifratello ,
il qualeindi a poco fimilmentefenza prolefi
mo-
rì,inftìtuita avendo eredeMaddalena
fuaforella.Deftoffi allora tra
Domenico
diMontemare
,eMad-
dalena diCarfìzziun
fierlitigio perlaporzione { delfedecommeffo nellalineadi Scipionedi Car- fìzzi radicata.Domenico
diMontemare
era d av- vifo,che a fe,
non
giàaMaddalena
doveffe in- teramente ricadere,conciolfiachènell’efiftenza de’mafehiagnatidifeendentida
Antonio
diScipioneMoccia
,qualeegliera, il fedecommefionon
ara- metteffe le femine(i) :ed ebbe in quello così delira la forte, che confentenza delS.C. dc’5.di
Marzo
1749-l’altrametàdelfedecommefio,nel- la linea diCarfizzi entrata ,ottenne, infiemcoi frutti daldì della mortediPietroultimo mafehio diquella linea (2), elalentenzavenne nel1750.in grado dinullitàconfermata
.
Interointero adunqueacquiftofli per
Domenico
41Montemare
il fedecommefio, chefelgodè mentre fu invita.Giunto
peròegliefiendoalla fuavec- chiaia ebbevaghezza divolere dei beni del fede-commeffo
a fuomodo
difporre, dimentico forfè, che da lui aglialtrichiamati doveandirittamen- tefar paffaggio: perla qualcofanell’anno
1758
con donazione in realtàcaujfit mortis,ma
per ir-(1) Fol. 71. ad 76. 1. v.
(2) Fol. 91. 1. v.
^
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re-
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revocabileintervivos inapparenzacaratterizzata, tentò di trafmetcergli interamente al
Marchefe Emanuele
Pacificotìglio diBeatrice , una delle dilui forelle(i).Fu
quelladonazione-dinuove
,epiùafpreliticagione:imperocchéufcito di vita
Domenico
diMontemarc
nel1765.,con averrimartifopprawiventiEmanue-
lePacifico,Ridolfo
Marano,
Giambatifta, eNiccola Giovino,tutti dello fteffogrado, perciocchéfigli delle tre dilui defunte forelle Beatrice , Ippoli*ta, e Goftanza,
non
vollerMarano,
eGiovino
comportare, chetutta laroba del fedecommetlo, acuieran eglinodel pari,che Pacifico invitati, forteti per collui afsorbita* liprimo a rifentirfi fu Ridolfo MarchefeMarano
, che nello ftertoanno
1765. venne nel S. C.a chiedere la terza parte de’beni delfedecommerto , e ad invertire animofamente ladonazione, daDomenico
diMon-
temare a Pacifico fatta (a). Alladiluimorta però ' deftoftiimmantinente GiambatiftaGiovino
,ilqual nella fterta guifal'altra terzapartedel fedecom.merto
dimandò,
conformandoliin tutto all’azio- ne dedotta da RidolfoMarano
(3).Cominciòil giudizio di quefta forma ad avereil fao corfo,-
ma
fra quelmentre GiambatiftaGiovino
: . pole
(1) Fol. 14.adai. t.v.
(1) Fol. 1. I.».
(3) Fol. 11. 1.v.
pbfe finea'fuoigiorni; efopravvennealloraNic.
cola dilui fratello, ilqualenellachiamatadei fedecommefsoeracomprefo parimente(i): nep.
pur quelliperò forprelodella morte,l’elìto del giudizio potè vedere, ficcomeperlacagione me- delìma noi videilMarchefe Ridolfo
Marano,
ilqual
morto
eflendo, Jaiciò a’fuoifigli lacura di-
profeguirlo e coloro veramentediederopera afarlodecidere
,
ma non
prima dell’anno
177$.ne vennero a capo,allorché pronunzio!!! dal S.
C.quella Temenza
.
Bona contenta indonationefaóìaaqu. IllujiriMarchio, ne
D.
Dominico Mocci» in ben:ficiumlllajlrisMar
-chionisPacificoy eidem J).Dominico perve
ma
ahhere- ditateD.
Automi Moccio deBernardino, vigore re.
nunciatiouisfiét
x
per qu.fororem Hieronymam MoCr eia in beneficium1).Automi Moccioqu.Scipionisejus avi y&
fintemi»S.C. deanno 1749.fpeéìavijje, i*/pelarepròteniapane
inbeneficiumlliufir.Man.
chionisPetruri, eiufquefratrum:tsproinde condente ttamus lllufìr. Marchionem Pacifico ad relaxandam
*
tertiam partem diàorum honoruminbeneficium dicti MarchionisPetruri,eiujquefratrumunacum fruàibue decurfisa diepublicationis. Salva provifioneJdciendcf fiper alia tertia pornone, comparente perfino Uegi/t.
ma
(a)-.B
0 Per- ---
—
(0
Poi. IOI. I. V. pi . \ >(=) Foi. ,sa.
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t ;lri tDigitizedbyGoogle
Per intender l’ultimaparte della fenténza dobbiam ricordarci,che trovavanfidi già trapaiTati
Uiam-
batifta ,e Niccola Giovino,a’quali l’altraterza porzione eradovuta, nè viavea ingiudizio chi le loro perfone rapprefentaffe; laonde
non
Capen-do
il S.C. a cuila rimanente terza porzioneat- tribuire ,le ne rifeibòla prowilìone.
Contro dellafenrenza accorfe il Marchefe Pacifico colrichiamo delle nullità, lequalimentre do- veanfi difcutere, trafi'eli innanzi la Conteffa dì
Macchia
Terefa Giovinoforclladi Giambaiiffa,
e di Niccola,e dimandò per fe ,
come
figlia di GollanzaMoccia
, laporzionedel fedecommeffo,
che rimafiaera fofpefa (i);
ma
quelladimanda a due eccezioniandò incontro.Oppofe
Pacifico, che a lei per ragion dellarinunzia dellamadre
chiufo era l’aditoalfedecommeffo(2).E Marano
dille,cheella,ficcome femina,
non
potevainfiera co’mafchialfedecommeffo afpirare ,ma rimo&a
ne veniva dacoftoro,ed efclufa (3).
Nell’efserfiintantoa’ 5. di Luglio 1779* diffusele nullità,il MarchefePacifico per lafeconda volta fuvinto,imperciocché venne confermata lapre- cedente fentenza,e al
tempo
ftefsol’azionedella Contefsa di Macchia fu a termine ordinario fotto- meffa .(1) fol. 115. 1.v
.
(2) Fol. 160. 1.v.
(3) Fol. 169. 171.
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mefsa , audltisaliisforftn intereffehabcntibu*(t) l
Or
quellialtri,iquali giudicòil S.C.,chenell*caufa aver poteflerodell’interefse,eran perl’ap- punto il Marchefe Filippo, e Vincenziofratelli di
Palma,
natida Elifabewa Giovino , figlia fi-milmentedi Goftanza Moccia. Eglino igulri di quel che (lavalitrattando , infino allora fiati fi
erano in
un
altofilenzio;ma
eccitatidal S. G.vennerfenzaindugio a farelalorparte(a).Die- defi così
cammino
al giudizio, fi aprì iltermi- ne,efecondo il noftro rito ficompilò,dopo
di chela fentenza delS. C. fi attendeva.
Infino aqui lo fleifo oggetto,gli fleffifentimentl e la
Contdfa
di Macchia , edi fratelliPalma
aveano avuti: erano flatid’accordo,chelaterza partedel fedecommelfo , dapoi che foffeli dallemani
di Pacificotolta,aveliea dividerli del pari tra loro:ed a quella miravolti elfendo,eranfi inficine contro a Pacifico ,eMarano
collegati.Anzi
ifratelli Palma,di buonafede procedendo, la loro caulà allo delioprocuratore
affidata aveano, il qual per laContdfa
diMacchia
crafi collituito. Collei però fuor d’ogni efpettazione,
dopo
alcun tempo prefa da piacevole lufinga,di poter ,efclufii fuoi confederati, tuttala terza parte delfedecommefso guadagnare, ad
un
tratto(i) Fol. 235. 1. v.
(1) Fol. 2. 2.*.
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.contro di lorovalfelearmi; ed imprefeafotte- nere,che eliendolì allora
quando
il fedeconunefib perlamortediDomenico
diMontemare
liaprì, tro- vatagià defuntaElilabettamadre
de’ fratelliPal-ma
,non
potean eglinocon
lei concorrerealla fucceiHone,perciocchédi un gradopiurimoti(i)«'
lf
co adunque che con due forredinemici,eiter- ni, dirò così, e domelìiwidovrà
io combattere. jIJMarchelì
Marano
, ePacifico tentan di efclu*dexe
non meno
la Contelfa diMacchia
,che i fratelliPalma
dalfedecommeifo .La
Cornetta diMacchia
tuttoperfe-ilvorrebbe, fenza farne parte^
^r
iopenfo di ribatter le lorooppo- sizioni in duedipinti, capitoli,poiché invertendoimiei avverlàrj feparatamente, più facii mi riu- laridi fuperarli. Parròdunque nelprimovedere, chealla terza parte del
fodecommeno
che fta perancora foipela,ladipendenza di GoltanzaMoccia
debba ammetterti, fenzachè poiianvitMarano
, ePacifico aljpirare.
E
nel fecondodi- moftrerò,che fiai difendentidi GoftanzaMoc-
cia, cioè tralaCon
teliadiMacchia,
edifiatclliPalma
quella terzaparte debbalì dividereegual-• ni * -
a*'Vi *• e>ufrl , * fri ;iti ’o f
mtnV.
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n% m.Hb
*ì *kiCAP.
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Fol.25. 2.voi.*
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.2 .c » l.:;DigitizedbyGoogle
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cap.
r.fi Ri
v *
r-r*1
^Ld*?
*J3l LI L
perMarchefemi malMarano
imefo,principiofiecomedi fopradi prefazionefièdetto.'di maichi afonine ha creduto,dipoter laContesa
di Macchia tener dal fedecommeifolontana. Co*
mcchècosiffatta oppofizione la Contcffa di
Mac-
ciua,
non
giài fratelli Palma,chepur mafehi 0110» afcnr direttamente inulla£cròdimeno
per un deboiforetto,che anche coftorocome
figlidi un altrafemina,potìanrimanerne[ oileii,ed ancheper farmiftrada aquel chenel fecondocapitolo dovrò dire,
non
m’increfce di trattenermi qui a ragionaresu quello aflunto.
Alla
morte
diDomenico
diMontemare,
ultimo ma- fchio dellaninfehi1difeendenza di Antonio Mocci»di Scinone,il fedecommelfo per gli difeendenti dalle feminedellofletto Antonio fiapri, iquali erano appuntoifigli di tre germane forelledi elio
Domenico
cioèEmanuele
Pacifico figlio di Beatrice, Ridolfo
Marano
figlio d’Ippolim , Giambanfta, e Niccola Giovino figli diGo-
Itanza.Or
dandoli eziandio per vera la divifata prelazionede mafehialle femine, fe Pacifico e
j tr
CGiovinoeran macchitutti ,etutti deliofletto grado
,non v’ha dubbio
,che tutti par,menteal fedecommeffoebberoafuccedere• e ioltantoiarebbefidovutovedere,fe incavita
\
ov-
vero
A
3
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1
*
(XVI
)«e.
ero
inftirpcsefler dovea la fucceffione ,il cheun
accorto difenfore deiGiovino non
avrebbe trafcurato;ma
di ciò forfè a migliortempo
.E
difattoilMarchefe
Marano
nella fupplica,colla qualeiftituì ilgiudizio, più della terza parteper lenon
chiefe,confettato avendo ,cheun
altra a Pacifico , aGiovino
un' altra fi appartene-fi)
I fratelliGiovino fi morirono l’un
dopo
1’ altro:ed ecco aperto di
nuovo
ilfedecommetio ,men- trechè efiftevano Terefa Giovino Conteita diMac-
chia lorgermana
forctla,edifratelliPalma
it- elidiun’altra fimilmente germana torelli .A
coftoro certamente Pacifico,e
Marano
,che con- fobrinierandegli ultimi gravati,non
debbon la- fingarfidi potere per ragiondi linea,edigradoilfedecommefso rapire . Refta dunque a vederli, feciò avvenirpofsa perprivilegiodi
Mso
,cioè per quellaprelazionede'mafchi alle fcm.ne,che qui fuordiragione ilMarcireteMarano
vuolfarIncortini
furon diftinte lechiamate delnoteròfedecommefso. Ebbefi riguardo nel primo a figli jnafchi foltanto,edin lor difettoa nipoti,e di- fendenti mafehi fol tanto di Antonio Mocciadi Scipione.
E
nel fecondo allefemine ,ed a lordifendenti in infinito. Iofinger voglioperora
,
che 9;9
(t) Fol.i. i. voi
Pigi
^
I
*(|XVH)0ri.
che anchenel fecond’ ordine,in cui fiamo,cioè fra’difendenti delle,feminedi Antonio Moccia, fofsero imafchialle femine chiaramentepreferì, ti; edico
non
per tanto , chein queftaipoteli il preferimentoinmodo
difcretivo,lìccomepar- lano iDottori,traimafchi cioè, elefemine dellaftefsa linea,e dello ftefsogrado dovrebbe!!intendere,
non
giàcheilmafchio dilineadiver- fa, edi gradopiù lontano la feminapiù vicina, edella lineamedefimadell’ultimogravatopotcfle efcludere . Egli è quello in fattodi majorafchi, pertefìimonianza di Giofeppe diRofa, un' affioma'appretto gli Autori Spagnoli.Indeflt,utnihil
•etiam
maga
apudeofdcm HijpanosJìtabfolutum, quatti quodtifimajoratus injlitutordifpofuerit, utin iUùjs fuccejfone màfculi prxferantur Jceminis, aut{cernirne per mafeulos excludantur,&
nonnifiindefeéìumma
- fculorum fuccedant, idtamen accipiendumfit,ubima
- fculusejufdemline* , inquamfuccffioejt mgrefja, ejufdemgradusadfit,non autem Ji majculusJitdi,~*verfxlinex,
&
gradusremotioris.
E
bdopodi avere‘il diRofa fpiegato,qual lìamailaregolarnatura de’ majorafchi,ne’quali, e’dice, cheliattendon gradatamentelalinea,il grado, il fello, 1’età
,
‘loggiugne:Proplerea noneji cenfendum injiitutorem majoratus,
dum
mafeulos prxtulit,hunc fuccedendior- dintm fubverterevoluijje,&
lineav invicemintricare; r-itautdouna adaliam tranfitusfiatper faltum:fed potiusprxlationemiliam
ad ipfammajoratus,Ci*pri-t »
\-4, moge-V
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{
I
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*< Jnrm.) «l
tnogeniturg naturamaccornodjJ/e ,utineademlinea,
&
codem gradu locum habcat9 necairemotioretex»tendatur
(i) .
Quella imfsima èHata poida’ noftri Italiani fpecial- aneiite ammefla,e ricevuta (i), ead ogni manie- ra difedecommefsi adattata. Eandemquepropofnio• nem , fieguea dire il di
Rofa
, receperuntquoque aliitam ex no/ris Itala,quam
aliirum nationumDndontus
,tam inmateria majoratuum,&
primoge-nio
um
, quam Jidekommijporum perpetuorum, inqui- lui n.a/uJiexLge
injiiiutionisfaeminis praferuntur, Utfyc pralatioadmajeulos ejufdcm linea,V
graduirejlringidebeat
{3)
.Nè
lamafsima ammette dub- biezza allorché, lìcccme nelcafo notìro avviene, manchil'oggetto, dipoterlicolpreferimento de*•mafehi più rimotialle femine piùvicine,il ma- jorafeo , 0il
fedecommenb
nell'agnazione con- fervare.Bene
èvero però, chemilka quella regolagenerale sì veramente, chef
inftitutore del fedecorametf®non
abbiain altraguifa lafuavolontàdichiara- ta;e dalìffatta limitazione appunto traife ifuoi argomenti Giofeppe diRolà
perfollenerel’efclu- lio-—
ii.—-
--
..—il .-—
(1)
De
Rof.confult.69.». 4. 6.(a) Vtd. Menoch. con/.204. ».17.,
&
confi og.».16.Fufar. defubjlit.qu.385.num.11.,
&
30.De
Murin.li.1.refol.89.,&
ia6.».$5.36.(2)
De
Rof. ibid.». 7.fonc
dellafeminapiùpropinqua dal»afchiop$
lontano(i).
Ma dov’è,
che nel notilo fedeconi-«neffo fiali voluta manifeftaraente cotalTorta di prelazione?anzi, laiciando giàquellafìntaipotclì, collaqualeabbiara finora proceduto, dov’è, che
*el fecond’ordinedelle chiamate, incuici tro- .viam piefentemente,foflcfimai parlatodipalchi?
Le
fcmine,ed i lordifcendenti fenza piufurori quinominati .Or
dica il MarchelèMarano
,Te lin quefte brieyi,efempliciparolerinvenirfipqf- fa lachiamatade’mafchi,il lor preferimento al- lefemine, nelcafo eziandio delia diuerfità deljalinea, edelgrado? . .
.
&
*Nè
polso indurmi a credere , che pereflerfineiprim’ ordine avuta a'mafchi fidamenteconfide- razione,vogliali ricorrereallarticolo,Te lachia-
mata
de'mafchi in unaparte della difpofìziope cfprefsa, abbialiad intendereanchenell’altra re- perita.Trattaliinvero quefi’articoloda’Dottori, de’ quali ilMantica,eilPeregrino cilafciaron re- giftro [z],efecondo 1’uiàto fiile chiV
afferma- riva,chi lanegativa fentenzaha feguira, edife- fa.Gli Autori dellaprima opinione mofsi fifonaf daquel principio, cheuna pars tegamemi alianti dacia rat :aigomento, che Mantica chiama falla-«TIÉTC
c
» tifiW- (I)
De
Rof.ibid.n-zS., &Jèqq.—
.»(2) Mantic. deconjeélur.lib.6. c.13.rum.8.
&
fcqq. Pcreor.de f.dùciutìm.artL.2.5.n.zb.
,
cifsimo. Per1’altraparte i feguac?del!'opporti Temenza
hanno
avutala miraad un’altra regola foifepiù faggia,cioè,quodfitejìator demafculis fcnfijfetineaparte,inqua de fihisloquiturfimpli-
citer,hocexpreffìjjet,ficutietiamin alteraparte le-
gamentiexprejtt
(i).
Vi
èflato poi chiimpegna»tofi èa conciliare que’difcordi pareri, diftin- guendo varj cali, evarie circoflanze, chepofsa-
no
indurre 1’animoa giudicare inuna maniera piuttofto,chein un’ altra.lonon la finireicosi torto,fevolefsi in ciòtener dietro a’Forcntì, che moltecofe, per lo piùmal aproposito,suqueft’af- funtohanno
fcritte .Mi
baderàfolo di avver- tire,chefedar fivoglia una regolagenerale, in cuile diverfcopinioni de’Dottori debban con- venire, faràquella, cheaddita loftefloMantica, cioè Jiquidemprobabili ratiodifferenti* reddipo~teftjcur magistefiatpr inuno ca/u
, quaminaliode
mafculisexpreffitfc^peditumefi,quodnon debeatin- felligi:Jedfinulla ratiodifferenti
*
interunamy&
alteram fubfìitutionem reddipotefi,tuncdebeat fubin- telligi (2).
Ma
nelcafo nortrolaragione della differenzafipuò
benifiìmo alfegnare, edè patcntiflìma.Nel prira’ordine,quando furon chiamatiimafchi foltanto,
cdidifendenti mafchifol tanto.chi ordinòil
* -
Me-
(1) Mantic.ibid.n.8.
(a) Mantic.ibid.n.8,
m
fin,DigitizedbyGoogle
(xxi)s
fedecommeffo volle il penfìero al fegno,di
no*
farlo uftiredall’agnazione.Quello fineperòcef.
lava, ogni volta che per 1*eftinzionede’malchi agnati,doveail fedecommelfo allefemine, ed a*
lordifeendenti pattare : equindi fu,che nelfc- cond' ordine
non
che di prelazione di mafehia
femine,ma
dimafehinè
zitto,nè mottonon
fi ^-fece
.
Sembrerà forfèa taluno
, che fenza utilitàniuna
fami
io fermato a favellare diquell*articolo, ilqual veramente col fatto nollro
non
ha che fare. L’articolo generalmentein quelliterminifipropone: fe ildifpolìtorechiamati avendo ifigli mafehi inuna parte,ed in
un
altradi figli feo.za più fatta avendo menzione,anchequi lavoce figli,che mafehi, efemine
comprende
,a’ folima- fehilìdebba riftrignere,-
Or
chifece ilfedecóm- meffo , che abbiam perlemani, non
usògiàun
vocabolo equivoco, di doppialignificazione ,oun
termine , che fecondo lecircofianze fipolfa firignere , o dilatare: chiamòdopo
fpentii ma- fehi agnati, lefemine efpreffemente, ed appretto ilor difeendenti.Direm
forfè,chefotto ilnome
difemine debbano i folimafehi venire? JNon voglioin finedifllmulare una difficoltà ,che
per avventura potrebbefarli
, perdifendere quell’
immaginaria prelazione de’mafehi allefemine dif- ferentidilinea,e digrado,la qualea miogiu- diziofi èaffai fedamente confutata,
Dee
fovve.Dirci,
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I
*(xzn)t
niitrì, che divìfo il
fedecommdfo
traimafehi delia lineadiPietroMoccia
diMoutemare
,ed imafehidella lineadtlScipioneMoccia
di Carfizzi,enner
quelliultimi tra brievetempo
a mancare, e fol virirnafeMaddalena Moecia germana
fa*ielladiPietro,ultimo mafehiodelladipendenza, diCarfizzi.
-Dobbiam
di piùricordarci,cheDo-
menicodiMontemare
mafehiodeil’aitra linea,e più rimoto digrado, mercè di duefenteuzedel S.C. tolfcaMaddalena Moccia
quellarata del fcdecommelTo, chenella di lei linea radicata lièra,eda’ di leifratellipolìeduta. QueiVelempio, (limerà forfèilMarchefe
Marano
, che giovar -polla al fuo intendimento .Noi
però, folcheponghiam mente
alle cofe giàdiviface, bella, e prontaavrem
la rifpofta . Eravi allora un ma- ichio agnato,a cuiuna
fem.ua,difadattaa pro-«pagar Tagnazione, forza fu ,che cedutoavelie:
in pocheparole 41 giufloriguardo,di faril fe- fldecommeUb nell’agnazione rimanere a
Domenico
diMoutemare
vinta diedela lite.Ma
oggi ma- fehi agnati piùnon
vifono, eperciò ragionnon v’ha
,che lapretefa prelazione polla garentire.Ed
io aggiungoun
più confiderabileargomento
.Durava
allorail prim’ordine delle chiamate, incuiifiglimafehifol tanto, inipoti, edifen- denti mafehifol tanto venivan compreii ,fenza dfer le femine nominate affatto : feceadunque meflieri,che efclufa rimanerela femina, giacché
• di
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€
dilei il fedecomraefso aè punto,
aè
poconon
parlava.
Pafsiamora alle oppofizioni del Marchefe Pacifico.
Diverfa ilrada, per giugnerealluo fine,ha que-
llitenuta. Egliallarinunzia diGoftanza
Moc- da
ha avuto ricorfo, laquale,(è forzaavelie
,
e vigore, vieterebbeforfialla ContefsadiMacchia, eda’fratelliPalmal’ingreifoalfedecomraefeo.Ab.
biam veramentela rinunzia , che feceGoftanza allora
quando
colMarchefe Antonio Giovino ia maritainodo
li unì, perlacuiperpetua fermezza ancheil marito fellefso
,edi fUoieredi obbligò (i):
ma
permia fèmun
prò furoil Marchefe Pa»citìco ne potràtrarre .
Molto,
emolto intorno a quella rinunzia farebbe da avvertire. Rinunziò Gollanzanon
giàal pa- dre,ma
a Lucrezia fua madre, laquale all’atto della rinunzia
non
fu preferire,nè fappiam ,fe mai Tavelie accettata.Vera
cofa è, chealladi leiaccettazionefupplì il Notajo :ma
Donello conafsai fodezza controla fcuola de’Forenfìdi- moflra, checiòa rendervalida larinunzia, la qualealtro,che una donazionenon
è,non
fia baltevole fs),e Cujaciol’altro granlume
della giurisprudenza vuol, che alinea lieguadopo fac- cet-— — —
*•* .ir,
(i) Fol. i ad168, i.*.
(a) Darteliadl,aiuti
DM
veri. oli. n.33.«i
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4 t xxnr.
i<r
citazione dell’ attente. Donano non aliterjlt dbfenti rette, quamfiabfensremfibi miffiimacceperit, v:lremapudJe conjlitutamjìbidonatamfeierit, eam- que donantisliberulitatemagnoveritl. abfenti.
D.
de donat.(i).Potrebbeìi dire, che effendo fiatele rinunzie delle
donne
contrai principj della legge introdotte,
non
debbanmaggior efficacia avere, diquella , che lorfi è dall’ufo delForo,
e.dalleopinioni de’Dottori attribuita.Or
a fentimento de’Dot-
tori le rinunzie,nifialiquo dato,&
accepto fiant9 legniminon funt:(i) e Golìanzanel farlarinunzia nulla ebbe, eccetto una Aerile prometta della porzione, chedopo
la mortedel padre, edella madre fopra la paternaeredità,elematerne do- ti lepotevafpettare;nè a nolìra notiziaè giun- to, fé pur alcunacofa dalla eredità paterna,o
dalle doti dellamadre
follemai
a colei perve- nuta.Non
dovrebbe ommetterfi inoltre, che quantunque valevole intutto il rimanente voglia la rinun- ziariputarli, pur vana,ed inutile ellerdovè
pel fcdecommeifo,come
quella,che fecelialla madre, eda dileianche eftranei eredi,- perfone, che nel*—
(l) Cujac,obfervat. lib. 13. c.38._
...(3) Vid.
Anni.
Robert, ter.iudicat. lib.a. c.4.Fontanel. depatt. nupt. p. 1.'
da
ufiix.tk 3.M
al- fe/.adconfuet,Neap.de
renunttat. qu.17.n. 18.&C
•Digitized
nel fedecommeflo
non
potevano aver parte, il quale a’ figlimafchi, eda’nipoti, e difendenti mafchi folamentedi AntonioMoccia
,edin lor difetto allefemine, ed a’lor difcendentiera de- ftinatot certa cofa elfendo, che quod alteri non qitétriturapudrenuntiantem remanet(i).Ma
chi infine vien la rinunzia di Goftanza ad opporci? Della rinunzianon può
certamente,cheilrinunziatario, o il dilui erede giovarli, con- ciollìachè nelle ftipulazioni
non
ad altri, che a noimedefimi,eda’noftri eredi acquiftiam1'azio- ne (2):traggalidunque innanzi l’erededi Lu- creziamadre
di Goftanza, ofacciail Marchefe Pacifico vedere/di
atfefegli^cotir divifa, altri- mentinon
faremobbligatia rifpondergli.
Io però mettendo da partetutte quellecofe,cheben fono di gran pefo
,
mi
fermeròa dire che -alla Contelfa diMacchia , ed a’ fratelliPalma
la rinunzia di Goftanza obbiettalìinutilmente
.
La
rinunzianon può
,falvo Yerede del rinunzian- te offendere :v’ è chi voglia dubitarne ?Ma
di Goftanza
Moccia
, e del Marchefe Antonio 1 Giovino dileimarito, il qual per la fermezzaD
della—
; f—
(1) Peregr. dejideicomm.art
.
52.a. 73.Surd.
con/.
44
6.». 13.De
Lue. derenunt. dife. 5.'6/
*• 3-
U.
.(a) l>. avuf. 33.
D
. depaft.I.Jlipulatio 38. $.dfi*D. deverb.ohi.
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$
tXXtfUjl*
della rinunzia éntrò màllfc^dore, n'èMaècKiJii nè
Palma
credi fono, ficcome nèdeli’uno, nè dell’altro credi furon Giambatilta , e NiccoliGiovino
: anzi 1’eredità del Marchefe Anto- nio lorpadre ripudiaron efsi efprcirameute , e conun
decretodi pertinenza entraron nel pof- felfode’ beni fotropofti al fedecommelfodelConf.Giambatifta
Giovino
loravo
,* ed ebberoa do- lerli dimolte alienazioni, cheil MarchefeAn-
tonione avea fatte.E
quimetterò fine all*, ditnoftrazione delmio primo
aifunto.- “<-v » f ,Qj,a*
GAP. II.
‘D Opo
di dfcrmidalleoppofizioni de’Marchefi Parifico,eMarano
disbrigato ,tempo
è già di rivolgermi allaConteiladiMacchia.E
certa-mente,
fe rimoffiMarano
, e Pacifico,dovete
•l’intera terza parte delfedecommelfo in
man
di‘lei cadere,io avrei fatto
danno
a coloro,fenza fare a’miei clienti prò veruno . Ella dunque ha pretefo,ficcome piu vicina digrado,di pri- var dellafucceffione ifigli diElifabetta fua fe- rrila:ma
li avvedrà incontanente, di riferiia troppo ardua,e difficileimprefa avventurata.Per proceder con ordine,echiarezza deelìin pri-
ma
ftabilire a chimaiabbialia fucceder prefen- temente nel fedecommelfo.Morì
,come
piùvolte abbiam detto nel 1765.Domenico
diMonrenure
-
*
ulti-DigitizedbyGoogle
+
(XXVII
)#
ultimo rampollodella mafehil profapia di Anto, nio di Scipione
Moccia
-Seguì dunqueilcafo del paiìaggio delfedecommalfodal primo al fecond*.ordine;cd a que’ dì vivean Giambatilla, eNic- colaGiovino,i qualilenza niunfalloacquiftaron la loro porzionedelfedecommeffo; nulla impor- tando,che per le ingioileoppofizioni del
Mar-
chele Pacificopiima amorire,chea
poifedernei beni,foller giunti.Ne’ fedeeommelìi puri ,o i»diem ccrtamctdit diesdalla mortedel tefiatore(i), Ne’condizionali
,qual lièil
nqfho
, cedit dies allorché fi avvera lacondizione (a) »ed ogni volta che nell’una
maniera, onell*altra dies ce-.dit viventeil fedecommefiario, dubbio
non
v’ha,, che quelli acquifii, e tra (inetta il fedecommeflo.Sipofidiemlegati cedentem legatariusdccejferit,ad keredem
fuum
transfertLgatum
(3).
Ma
:nel calo nofìronon
fidamente mentrechèVi- veano ifratelliGiovino
dies cefsit fideicommijji,
per eflerli purificata allora la condizione dell*
efiinzionedella linea mafehile diAntonioMoccia.*
u
nè— D..a
— —
-'
j
(1) L.unic. cumigiturC, de caduc.toll. L, 5.©.quanti dies legai. Ced.
(2) D. L unic, §.fin autemC. decada;, toll.,
&
d.I. 5. D. quandodies&c.
(3) D. I.
5. quandodies legat. veljideicom.ccf.
4
[XXVTIt
]$
nè {blamente, il cheèben diverta (i),a
Gtam-
batitta,e NiccolaGiovinodelatumfuitilfedecom- imita;
nu
benanche daelìì loroagnitumfuit,im- perocché venner eglino nelS.C.adimandarlo(a),non
èdunque dadifputare ,che aDomenico
diMontemare
Giambatifta, e Niccola Giovinofof- fer tacceduti.Ma
io dico da vantaggio,ch’eglino, efcluftTerclaGiovino,
tuttoché diegual gra-do,
foli (decedettero.Un
fedecommelta lafciato,come
quello, connome
collettivoalla famiglia a’ difendenti,che vai Io fletto,(3) dall’ordine della intettatafuccefllonenon
fidifparte(4), fe- guendo le regole del drittocomune,emolto più del drittomunicipale .Ove
flavi adunque lo ftatuto.dalla iniettata fucceflloneefcludentelefemine,
non
potran quefte a concorrenza de’mafehi cotal fatta di fedecommeflo agognare.E
poichéquell’articolo a
me
importa alfai ,fiami permeilo di diffondermi alquanto per beneaffodarlo.La
ragione, da cui principalmente dipendeil mio alfunto, in unafemplice,e naturai prefunzione(1) Vid.Cujac. add. I.unic.C. deead.ioli. $. - cumigitur
.
(2) Fot. ir. I.v.
(3) Vid. Peregr. de fiieiconm.art. 19. n.
M«
(4) h. cumita inJldeicomm. I.peto§.fratre V.de leg.2. Vii. Dee.con
f
299. ». i$.
Manie,
deconje&ur.liS, 8.tit. il»o.IO»DigitizedbyGoogle
*{*XBC>*
confitte;che dovendofinelfuccederea’fedecommeflf
un
cert’ordine ferbare;e
non
avendoilfedecommet- tenteniunparticolarordinedifuccederedivifato,fìa- fièvolutoinciò col drittocomune,emaggiormente coglilìatuti del luogo,dicui fu cittadino,con- formare; prefunzioncfortifsima, ed appoggiataalla legge(i)
,eda’Dottoriricevuta
comunemente
:onde
nataè poi quellaregola,chene* lorolibricosì fpefio sincontra; Hominisdifpofitioad ufumlegispatri*intcrpetratur ;Lex municipalis magit regulatdefun- tìorum civium di/pofitionem,quam lexcommuni
s
,uri
tnagis fattajecundum ipfirumcivium volùntatem (2).
E
veramente,cheloftatuto,ilquallefeminea’ma- fchipolpone,dialanorma
alla fuccefftonene'fede*commeffi diquefta natura, puòfraleopinioni
men
tra’Dottori contraddette annoverarli. Quandofi.
He
a Jlatuto cxcluduntur cxtantibus mafiulis ,in tali locotefiatorfacitmenùonemfimpliciter defiliis, intel- ligitur demafiulis,&
fili* non comprehenduntury quorumconditio diverfa efia mafiulis infuccedendo propter Jìaiutum cosìDedo
(3),ed in altroluogo•
Et
conciufi0fuperiusfirmataettam habetlocum, dato
quodin locoejjetfiatutum,quodcxtantibus mafiulis fili*
f
emina non fucccdat,quo cafuverbumfiliisin.
s
~
tim_r(i)
D.
I cum ita$. infideicomm. &c.{-) Vid.Peregr, defideicomm. art. 17, ». 4, 40.
&.
art. 20.n. 5. *•**- *— —
(3) Dee, confi n. it. e •» ,'ui
DigitizedbyGooglé
4»<[2UOC
)#
idligìturde wx/culii (i),e còsi parimente il Pe*
rcgriao: Sic etiamfiJiatutum prxferatmafulos fs- nfpiisreitàargumemarifoletad rruf.ulorum pr*Utio- nem &c.
... Et
ejiconclujto meo quidemju- diciovera,&
necefjaria,• nempequiafubjìitutio difpo- Jitiva per nomina colUdivaliberorum, dtfcendentium, 6*hujufnodi,quoniam continetpluresperfonjs dtver- l'jrum graiuum,dànscejftate ordinefuccejjì J 3 interpe- iratur
fada
pertext. in l.&c.fuccejjìvusautem orda in materia hac jideicommiffariatnteihgitur,&
intera petraiurjuxta ordinem fuccedendi ab intejìatoperforiregravai*,ut fcilicet quivocati funt adfucccffonem in JìdeicommiJfo, tanquam comprehe fifabnominecolledi -
vo}co ordineadfideicommijfum admittantur
?quo ordi- nede jure fuccederent ab intejìato gravato de
f
undoj cui quidem ordini tejìator ipfeadhxjìffe crcditur,po/i- quamalium nonpr*fcripfit . ..&
pretereacompro*
batur exalia regula communi , quod inj'uc^ejfonibus fdeicommijjariis, qu*fuccejìvo ordinead pluresde- feruntur, obfervaturproximitas rcfpcdu perfon* gra- vat*
,Jìcuti ex communi pleniffm: probavi inart.
20., qu
*
quidem proximitas,quoadmafculum,órf*.minam
ejufdemgradus, confideraiur refpedu ime/hr*ficc$onis,ut fcilicetwjJcu'us, quia in fuccljfon^
gravati pr*valetfjcmin*,vidcatur effein primo gra
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xminaautem infccunda.tòte....Nec
prodef-fetquoque , quodf*mina fit ineodem grada;
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avciierelleno acompeter comafehi•ilP^nr’, n ^ opinando con maggiorfaviezzatuo!, che lefe!
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Ucci fecondo locopojlmafculo*
, qmfr ma/bu/hfutili.
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,fid mafculum«
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per ora, fe quan- to
£,
(-)3 lercgr. ur,. jj.ibid. .1»
*-p»W
(.*4 jaHDCj»
,toilPeregrino a quello propofito lafciòfcrit- to , voldììqui riferire voglio
non
per tanto aggiiignere, che cflendofijpur trovato qualche rariihnio Autoredi contrario fentimento per la ragione,cheindifpojitionehominisnonfit recurren-
dum
adflatuti interpctrationem /ed prouta jure,
&
natura definlturaejì ,/ilio ruta, crdef-endentium no- mine,jfilias,
&
pojlerioresfoeminascontineri:egli il Peregrinonon
lafciaquelladifficoltà, fenzacon- venevol rifpoila.Ad
contrariaautem refpondebatur,&
ad primum, verumcjfcex proprietatefermomsfub nomine defeendentium fatminat contineri;fedfiante fia- tutocxclufivofeeminarum,quia materiaejifaéìa dif- fcrens,
&
di/creta,appellaiionedefeendentium nonom- nes indijferentcrveniunt,Jedprò mjteriafubjecÌJ fi- gnificatio nominisquoad feeminas improprtaiur, utde mafeulis tejiator dixiffievideatur,jicButr.dui. confi.Gc.. Sed, ego ultraeosfecundo refpondcbam, quod ex Jlatmo,liceifaeminrepropriecontineantur fubcol- Udivo defeendentium, cenfentur tamenfuccejfivoordi- nevocatet pojìmafeulos,
G
Jic infecundolocofuxt
a ordinemfuccejfionisabintejlatoad dtdafupra n.51.Nam &
nomea Uludcontine1film
, nepotes, prone- potes,&
quidemfecundumproprietatemvocaboli,at- tamen non omnes Jìmuladfuccejfionemadmittuntur, fedordine fuccejfivoprò ordineintejiatx fupcefstonis(1).Uniforme al tutto fu il fentimento del
Man-
—
tica:\ (1) Peregr. ibid. n. 58. . ,
DigitizedbyGoogle