SAGGIO
SULLE LEGGI, SUGLI USI E SULLE FRODI
NE'
LAVORI
DIORO E
DIARGENTO.
TIPOGRAFIA DI VELLICA E
RAVALLESE-GARGIULO
LARGO SAKT’ANtELLO A CAPO JiAPOLl II.* 3.
Quest" opera è
messa
sotto la protezione della legge. Tutti gli esemplarisono
cifrati.SULLE LEGGI
9SUGLI USI E
SULLE FRODI
NE’ LAVORI DI ORO E DI ARGENTO
DI
aaaeiij
IMPIEGATO
NELL’AMMINISTRAZIONE GENERALE DELLE MONETE.
NAPOL
I
DALLA
TIPOGRAFIADEL SEBETO
I
83
I.Non
nobis tantum, et parentibus sed
precipue societati nati sunius. Cic. de Offic.
i
A SUA ECCELLENZA
IL SIGNOR MARCHESE
D. GIOVANNI D’ ANDREA
CAVALIERE GRAN CROCE
DE’REALI
ORDINICOSTANTINIANO,
DI S. GIORGIO E DIFRANCESCO
I,J
MINISTRO SEGRETARIO
DISTATO
DELLE FINANZE E DEGLI AFFARI
ECCLESIASTICI SOCIODELLE
REGIEACCADEMIE
ERCOLANESE
DIARCHEOLOGIA
EDELLE
SCIENZEDELLA
SOCIETÀ'PONTANIANA
MINISTRO
PLENIPOTENZIARIO PER LA ESECLZIONE DEL CONCORDATO
ec. ec. ec.
Eccellenza
JLa guarentigia per
qualsivoglialavoro
dioro
edi argento fu mai sempre riguardata
come una
delleprovvide cure
diquei
,che
algoverno
de’popoli presiedono
, e
nella
Legislazione per
loRegno
delledue
Sicilie
, sotto
r augusta Dinastia che
ciregge
,non venne punto
obbliatacotanta
saggia istituzione .La quale
, se utilitàmaggiore
riceve , epiù
fiorente digiorno
ingiorno addiviene
, certoche
agli altilumi
dell’
E. V.
sene debbe
ilmerito.
È ben ragione che questo mio debo-
le
lavoro
,cui
attesi a solooggetto
diren- dere comuni
certe regole,
che ignorate
,
lo
scopo
del legislatoreverrebbe eluso
dallefraudi
de' tristi, è
ben ragione
, io
dico
,
ché
allE. V.
lodedichi
,ed
al fortesuo patrocinio
loraccomandi. E comun- que V. E.
apiù
nobili ? esevere
discipli-ne abbia volto V animo
,
pure non Adegue-
rà ,
spero
, farglibuona accoglienza
,
in
grazia almeno
de’vantaggi che deriveranno da
esso}
che per
iscriverecose
, lequa-
li
meritar potessero f attenzione
dell’E. V., non ebbi
tantaforza
ci’ingegno
,dono che
apochi
il cielocomparte.
Si •
degni dunque
fE. V. che
siamesso
astampa
fregiatodel suo nome
il-lustre
5 c nell1
espilazione
diuna
grazia,
I
che mi attendo
tranquillo dallasua
genti-lezza
,
prerogativa che
inV. E.
risplen-de eminentemente
tra lemolte
ereditarie epersonali che
1’adornano
,
ho
1’onore
di esserecon profondo
rispettoDi
vostraEccellenza
Napoli io
Novembre
183
1.Eccellentissimo Signore Signor
Marchese
d’Andrea
Devotiss. edubbidientiss. Servitore
FORTUNATO
TUCCIO.Digitized
by
thè InternetArchive
in
2016
https://archive.org/details/saggiosulleleggiOOtucc
3 A fi
fi3 3)
SULLE LEGGI, SIGLI USI E SULLE FRODI
NE'
LAVORI
DIORO E DI ARGENTO.
INTRODUZIONE*
t
metalli preziosiquando
sigenerano
nelle na- turalivene sempre contengono
qualche parte di Lasso metalload
essi incorporata; edabLenchò
corrano giù per i fiuminon mai
sipurgano
della natia impurità;ma
solo col fuoco econ
l’arte si distaccanoda
quella. Nell’oro si tro-vano
per lo più mischiati argento ,mercurio
e rame. Nell’ argento poi trovansimercurio
epiombo
, secondo la natura delle miniere.Scoperti questi
due
metalli preziosi , furonoda
tutti gliuomini
aggraditi per la bellezza e per lo costante splendore.Tra
tutte le Nazioni delle prime età, e tra le barbare attualisempre
l’oro e l’argento sitennero perornamento
del- ledonne
e deibambini, anche
inmezzo
a ru-i
2
vide vesti.
Prima
delloscoprimento
deli’Ame-
rica,
abbenchè non
vi fosse stato iviuso
dimonete
,
pure
questidue
metalli eranoveneraticome
cosa sacra e divina.Dai due
antichis- simi libri ilPentateuco ed
ipoemi
diOmero
,si
comprende
quale stima si faceva dell’ oro e dell’argento.Ai
Santuarj si offrivano lavori di questi metalli ; i capi dellearmale
di questi siadornavano.
E
quindi superfluo encomiarli nei giorni nostri,quando ognuno ne ammira
la se- ducente bellezza, e conosce l’invincibile di loro potenza.Dapoichè
idue
nobili metallihanno
acqui- stato permezzo
dell’ arte e del fuoco la vera purità; questa si considera
come un
tutto divi- sibile in certe parti , o gradi , i quali nell’ orosi dicono carati, e sono ventiquattro suddivisi in
centonovantadue
ottavi, enell’ argento sidi-cono once
esono
dodici , suddivise queste in ducccntoquaranta steriini.Tanto
i primi che leseconde
sono rappresentati da mille millesimi nel sistema decimale , esecondo
la proporzione di questi la purità sene
misura.È
intrinseca qualità deidue
metalli pre-ziosi di essere flessibili nel di loro stato di
pu-
rità.
Quindi
tuttidue cederebbero
ai colpo del conio per lemonete. Bisognò
inconseguenza
che fusseroamalgamati con
altro vile metalloonde
acquistareun
certogrado
di durezza :ma
con
tanta disusUaglianzd , chenon
merita di esser considerato il valore del basso metallo ilquale dicesi
lega
(i).È
antichissimo 1’ uso della legaO nelle ino- liete di oro e di argento. Platone, nel dialogo sull'acidità del
guadagno
, facomprendere
che nellemonete
fatteda
tali metalli inAtene
vi era la lega. Plinio facendomenzione
dellemo-
nete di oro e di argento coniate in
Roma dopo
1’
anno 62
della repubblica ci dà noLizia del- la lega usata in que’ tempi.Il Ministro Clavier in Francia
aveva
riso- luto di far coniare lemonete
di oro e di argento purissimi,ma
1’accademia
delle scienze diPa-
rigi
ne
lo distolse cogli esperimenti in con-trario.
Or
se nellemonete
, le quali si fannocon
semplice manifattura vi è di bisogno della lega;maggiormente
è necessaria questa nella fabbri- cazione de’ lavori fatti di metalli preziosi,do-
(1) Si potrà dire: giacché la lega è necessaria nei metalli preziosi
, perchè non si trattarono con quella die dalorola natura?questa è varia : 1’ oro che siscava tro- vasi appena di 23 carati
, ed in grado in grado sinp a 12
,
che gli antichi dissero electrum. Per divenireaggra- do determinato dalle diverse leggi sulle monete
, bisogna purgare il soverchio impuro ed aggiungere lega al più puro;
4
vcndosi costruiredi tante diverse
forme
,compo-
ste di tante sottili parli , che per unirle e dar loro direzione vi è
bisogno
di consistenza e durezza.L’uso della le»a nei la vori di oro e di ar- o
gento fu conosciuto fin
da remoti
tempi. Cresodonò
all’oracolo diApollo
i mattoni dioro,
alcuni di% allo caratoed
altri di basso ,come
si legge in Erodoto. Gli scrittori di minerolo- gia
non
lasciano di parlare della lega per ila- vori di oro e di argento (i).Le
quantità dipuro
metallo , o carati, nel- lemonete
di oro, e le quantità di metallo pu- ro , oonce
, nellemonete
di argento sonoma-
nifestale a tutti
non
solo dalla elfigie del prin- cipe,ma benanche
dalnumero de
millesimi chedanno
loro autenticità , ene
son malleva- dori , tanto al paeseove
son coniate , che pres- so le estere nazioni.Ma
le quantità dime-
tallo
puro
, e quelle della lega ne' lavori di oro e di argento sono conosciute soltanto dai fabbri-canti degli stessi
, e
non
giàda coloro che vo- gliono farne acquisto; anzi Sono ad essi affatto ignote.
Nè
1’ occhio del più valente perito ,nè
la. pietra
paragone
sono sufficienti a definire qual sia il di loro vero intrinseco valore.(i) Si legga la orittognosia del dotto Cav. D. Mat-
teo Tondi sopra gli usi di questi metalli.
5
Da
ciò risulta la ineguaglianza dei dritti tra il venditore de’ lavoried
ilcompratore
, in
questa parte di pubblico
commercio. Ecco
la ragione per la quale tutt’ i saggied
illuminati governiproclamarono una
legge di garantia so- pra la fabbricazione de’ lavori di oro e di argen-to. Nella stessa si trovano definite le quantità di
puro
, e lequantità dilega
, che sidevono
impiegare dagli orefici , argentieri e fabbrican-ti di gallQni nelle rispettive opere loro. Si
vedo- no
quindi descritte lediverse impressioni ester-ne
e bolli , che 1’ intrinseco valore assicuranoy permezzo
de’ quali alla semplice veduta del- l’oggetto quello si conosce.Per non
avereque-
sta legge il
Re
di SiracusaGerione
,ignorando
qual valore intrinseco contenea la suacorona
di oro , ordinò
ad Archimede
chene
facesse1’ esperimento.
L’ arte degli orefici
ed
argentieri inNa-
poli rimonta
ad un
antichissima origine, e giun- se a tal grado di perfezione , che fu eretta in Collegio,come
in queitempi
si usava.Unita ad
altre arti era presedutada un
prefetto, che lorse corrisponde al console dei tempi sussecu- tivi. Il collegio de’medesimi
era.immediato
a quello de’Sacerdoti , e per questa ragione glivenne
posteriormente decretata la nobiltà.Ferdinando
I. diAragona dopo
di avere6
sanzionalo molli stabilimenti utili , e
moderalo
altri delle antecedenti dinastie, e
dopo
di aver introdotto lastampa,
ed illluslrato l'arte della seia , organizzò isolatamente quella degli orefi- cied
argentieri nell’annoi45S
(r). Affidò egli la sicurezza de’ lavori di oro e di argento a quattro persone scelte tra gli oreficied
argen-tieri , i quali si dissero Consoli.
Uno
assicurava quelli di oro , e l’altro quelli di argento per sei mesi , e quindi ,succedevano
altri due.La
elezione si facevada
tutti dellamedesima
clas- se , e furono dati ai Consoli molti privilegj,
ed
anclieun
foro a parte.Se
fu sincera la ele- zione nel principio, noi fu nel seguito.La
bra-ma
di essere Consoliaveva
introdotto infinite collusioni : spesso spesso sicompravano
i voti a caro prezzo; ragion per cui negli ultimitem-
pi s’ introdusseun
generai disordine,
come
trovasi espresso nell’ articolo 1 1
della legge in vigore.
E
fanpruova
di ciò i tanti lavori sì di orodie
di argento di quell’ epoca esistenti tut-(i) Quei che scrissero le cose nostre concordemente assegnano quest'epoca allo stabilimento dell' arte degli orefici ed argentieri.
Ma
vi è chi crede che anche pri-ma
formavano qualche islituto dagli altri separato, men-tre trovatisi lavori antichi esquisiti
} come per esempio il busto di S. Gennaro in argento
, gettato sotto Carlo II di Angiò.
7
torà , i qiali verificati col
nuovo
sistemanon
si trovano di tal bontà
da
rimanere incom-
mercio.
Ferdinando
IBorbone
, di gloriosa ricor-danza
, diresse le sue provvidemire anche
in questa parte di pubblicocommercio
; egliap- provando
, omodificando
quello eli’ erasi scrit- to , emolto
piùaggiungendo
, dettòed ha compito una
intiera legislazione all' oggetto.Volle che si ergessero
molte
officine di garan-tia per assicurare le opere di oro e di argento
al di
quà
del faro., le quali attualmentenon cedono ad
alcuna degli altriRegni
diEuropa.
E
così furono distrutte tutte le tracce degli an-tichi abusi.
Mercè
tali sagge disposizioni lema-
nifatture de’nostri bisciuttieri, orefici, argentie-
ri e fabbricanti di opere di filo sottile
hanno
acquistato tal merito
da
reggere alla concorren- zacon
quelle di Francia e di Ginevra.Anche
in tristo stato era ridotto 1’ istituto della raffineria, principio della maravigliosa arte di tirare in fili sottilissimi lemasse
di argento raffinatoed
indorato per le fabbriche di gallo- ni, ricami ,dragone
, cannottiglie , fiocchi ec. :travaglio distinto de’ tiratori della Capitale, del quale
hanno
bisogno gli esteri , e specialmentei Greci e gli
Ottomani,
costrettiad
inviare in- gentisomme
didanaro
nel nostro paese.8
I tiratori di argento raffinato ,
ed
indorato furono chiamati a formareun
corpoanche
re- golato dai Consoli.II prelodato
Sovrano
credè necessario di riordinare novellamente quest’ arte,
guardando con
dolore che gli abusi e le frodi si erano ge- neralizzati,ad
onta del dispaccioemanato
nell’an-no
1788.Per
tuttedue
le arti sanzionòun
solo sta- bilimento diretto dall’Amministrazione
generale dellemonete
;sebbene
la parte riguardante i tiratori e gallonarivenne
.compiuta
dalsuo
augusto figlio Francesco I,
degno
di eternamemoria
(t).(1) Al compimento di tal dilettevole non meno che interessante istituto si cooperò indefessamente 1’ attuale Direttore Generale delle monete
, e Reggente de’ Preali
Banchi Commendatore signor D. Prospero de Rosa. Egli indovinò
, ed esegui (pianto pensavano i nostri augusti regnanti a tale oggetto. Dopo emanate le sovrane risolu- zioni
, clic confermarono lo stabilimento
, locò Fofficina di garantia in un separato e comodo appartamento , trovandosi prima in luogo angusto e diviso dalla Regia Zecca. I tiratoli di argento raffinato
, che fin da lon-
tani tempi lavoravano le vergile in un indecente
V
ico,
furono chiamati pure nella Regia Zecca delle monete.
iNè il suo lodevole zelo si limitò soltanto a queste in- novazioni
,
ma
osservando che la raffineria dell oro non era bene allogala, ottenne die si ergesse un apposito
9 Anche
i popoli al di là del faro finda
feinpo
immemorabile
erano diretti da’ Consoli nel negozio de’lavori di oro e di argento , e quivi pure ebberoluogo
gl’ inconvenienti, gli
abusi e l’incertezza del valore delle opere de’
metalli preziosi.
Pose un
argine il legislatore a questi inconvenienti col decreto dei 14 aprile1826,
col quale fu istallato il lodevole istitutodi garentia , e furono erette all’
uopo
le neces- sarie officine.Ad
onta però delle tante provvide leggiedifìcio diretto da primario architetto
, in
modo
da corri-spondere permezzo d’interne comunicazioni colle fonderie del rame
, prima divise e lontane
, per così rendere iso- lato e grandioso il palazzo della Regia Zecca delle
mo-
nete. Per sua cura ben anche si eresseungabinetto d’in- cisioneimmediatamente direttodalvalente Cav. D.Filippo Rega, assistito da ottimi incisori. Si desiderava inoltre di trovare il mezzo comedare l’ impressione dei bolli alle passe degli orologi di oro e di argento
, mentre al colpo del martello erano soggette a difformarsi. Dispose allog- getto il prelodato signor Commendatore la costruzione di
una macchina di pressione
, permezzo della quale sibol- lano i finissimi e quasi impalpabili oggetti
, con piena soddisfazione de’ negozianti esteri.
Non meno
ingegnosa èla macchina a trafila da lui fatta costruire per la mone-
tazione di rame, così pe’ nuovi ordegni che la compon- gono
, e per la situazione che la rende durevole
, come
ancora per la grandezza che da
commodo
ai travagliatori di poterla con facilta mettere in uso.IO
emanate
per sostenere 1*equa
bilancia di questo interessantecommercio
, è dispiacevole ilcon-
venireeh
1 esistono tuttora nralvaggi trasgressori di esse, per le cui
male
arti la frode risorge in discapito de’buoni.Sotto la scorta delle leggi
, dei decreti e dei regolamenti in vigore , e
con
sufficienteconoscenza
di ogni specie di manifattura deidue
metalli preziosi , acquistata nell’ esercizio delmio impiego
, intrapresi ascrivere un’operetta la quale servir potesse di guida agli acquirenti di siffattilavori.
Fui
incoraggialo a ciò fareanche
dallepremure
degli amici miei i qualime ne
lian dimostrato coi fatti indispensabile il bisognonon
solo per essi ,
ma
per la generalità eziandio ,comecché
per lamaggior
parte ignara affatto di simil genere di traffico , che largocampo
presenta allamascherata
frode per trarre nelle sue retianche
i più accorti.I Magistrali troveranno in essa disposto sotto generali vedute
quanto
fa d’uopo
per illu- minarli nei giudizj di contravvenzione.I funzionar] pubblici
,
gl’ uflìziali della
gen-
darmeria, i ricevitori , i controlori ed uflìziali doganali vi
avranno quanto
si richiede nella re- dazione de’ verbali da farsi nelle visite deima-
gazzini degli orefici , argentieri
, biscottieri e negozianti di galloni , e per le fiere , e per i
mercati, secondo lorviene
imposto
dagli articoli8
e 91 della legge pubblicata a 7Febbrajo
1826.
Gli avvocati saran paghi di rinvenirvi
quan-
to è ad essi sufficiente per difenderecon cono-
scenze di fatti i dritti delReai Tesoro
, e quelli dei particolari ingannati. ISindaci delleComuni sapranno
le attribuzioni loro date dalia legge neicommercio
delle opere di oro e di argento, equanto
debbasida
essi praticare nelle fiere e nei mercati.I fabbricanti orefici , argentieri , tiratori di argento affinato , e dorato , i
commercianti
di lavori di galloni, i giojelliericonosceranno
le loro obbligazioni si nel lavorare ,
che
nel commerciare.In fine tutti coloro
cbe avranno vaghezza
di far acquisto di opere preziose vi troveranno
quanto
è necessario,onde
garantirsi dalle fro- di inun commercio
tanto scabroso ,ed
incerto;verranno
in chiaro dell’ intrinseco valore delle manifatture , diqualunque
peso , e del rispet- tivo dazio che vi gravita,
ed
in tal guisa ri-marrà scemato
di credito l’antico detto ;ca-
yeatemptor
.
13
CAPITOLO
I.Delle
quantità di metallofino
, e dellequan-
tità di
lega
,che devono contenere
i lavori di
oro
e diargento
.
Il
primo
oggetto della legge organica , e di molti decreti emanati in varjtempi
fu quello di determinare le diverse quantità di metallofino,
e le diverse quantità dilega
, che si de-vono
impiegare dagli orefici, biscottieri , ar- gentieri , e dai fabbricanti di galloni nei lavori di oro e di argento
, e nei fili sottilissimi
,
onde
stabilire riguardo a ciò
una
regola costante nelRegno
delledue
Sicilie (i).Per
agevolarmaggiormente
1’ acquisto del- le manifatture di oro ,ed
affinchè il prezzo di queste fosse proporzionato alla facoltà de’com-
pratori, furono determinati sette titoli
, ossiano
(i) La prima legge
, abbencliè avesse apportato un
totale cambiamento al sistema dell’ arte degli orefici
,
ed argentieri
, confermato da circa quattro secoli presso noi
, abbenchè promulgata in tempi non tranquilli
, pure
ottenne pieno conseguimento mercè le conoscenze, l’ac- cortezza
7 e la prudenza del signor Marchese
Commenda-
tore D. Giuseppe de Turris allora DirettoreGenerale del- la Regia Zecca delle monete
, di cui fu il benemerito riformatore
1
3
le quantità di metallo
puro
e le quantità dilega
, dei quali si passa a discorreresecondo
il valore che respetlivamente
contengono.
Il
primo
contienenovecento novantadue
parti di metallo fino , o millesimi nel sistema decimale,ed
otto di lega , i quali secondo 1’ an- tico sistema de" consolicorrispondono
a ventitré carati , e sei ottavi, emezzo
(i).Di
quest’ oro si fabbricano le foglie, le
quali servono per indorare lavori di argento
,
di
rame
, di legno ,medaglie
, e leverghe
di argento raffinato : delle quali ultime sene
farà parola in altro luogo. Sul valore determinato di questo titolonon può
cadere sospetto alcuno, poiché perqualunque minima
alterazione che vi si apportasse,non
potrebbero tirarsi le faglie tanto sottili perquanto
si richiedono.Il secondo contiene novocentosedici mille- simi e
due
terzi di millesimo di metallofino
,ed
ottantatre millesimied un
terzo dilega
cor- rispondente a ventidue carati.Il terzo contiene ottocentotrentatre millesi-
mi
edue
terzi di metallofino
, e centoses-(1) Dee. ii Giugno 1816, 3o Aprile 1825. Un’ot- tavo corrisponde a cinque millesimi
, e cinque ventiquat- tresimi di millesimo : un carato corrispondea quarantuno
millesimi e due terzi di millesimo.
*4
sanlasei millesimi
ed un
terzo dilega
corri-%
spondenle
a venti cavali.11 quarto contiene seltecentocinquanta mil- lesimi di metallo fino, e duecento cinquanta di lega corrispondente a diciotto carati.
Il quinto contiene seicento sessantasei mil- lesimi e
due
terzi di metallofino
, e trecento- trentatre edun
terzo dilega
, corrispondente a sedici carati (i).I lavori, che
hanno
le descritte quattrobontà non
si trovano vendibiligeneralmente
,
ad
accezione dei soli laccetti ;ma
si fabbricano per coloro che particolarmentene
fanno ri-chiesta.
II sesto contiene cinquecentottantatre mil- lesimi e
due
terzi di metallofino
, e quattrocen- tosedici edun
terzo dilega
, corrispondente a quattordici carati(2).
I lavori , che• sono di questa
bontà
, chesi trovano nel
commercio
delRegno,
son quelli soltanto venuti da Francia eda
Ginevra.II settimo finalmente contiene cinquecento millesimi di metallo fino
, ed altrettanti di le-
ga
corrispondente a dodici carati (3).(1) Leg. 17 Decembre 1808.
—
Dee. 3 Aprile 1809.(2) Dee. i5 Decembre 1823.
(3
) Dee. 4 Gennaro 1811.
Tutt'i lavori che si
vedono
esposti inven-
dita nel
Regno appartengono
a questa qualità di oro.Per
l’argento poi furono stabiliti tre titoli :Il
primo
contiene novecentottantaquatlro millesimi di metallo fino e sedici di lega , cor- rispondente a undicionce
e sedici steriini se-condo
il sistema de’ Consoli (r).Questa
qualità di argento si lavora in fili sottili per le fabbriche de’ galloni, ricami, can- notiglie, fiocchi
ed
altro; servepure
per fab- bricare le foglie (2)ad
inargentare lavori di ottone , dirame
di legno ,non
che per inca- strare le pietre fine 0 false nella formazione dei giojelli.Di
questo prezioso metallo filatoed
indorato se n’ estraggono grandi quantità perT
estero.Il secondo contiene novecentosedici mille- simi e
due
terzi di millesimo di metallofino
,ed
ottantatre edun
terzo dilega
corrisponden- tead
undici once(3).
(1)
Dec. 3oAprile 1823.
— Uno
sieriino corrisponde a quattro millesimi , un decimo di millesimo e due terzi di decimo : un oncia corrisponde ad ottantatre millesimi ed un terzo di millesimo.(2) Conmolta perfezione d’artesifabbricano lefoglie dioro e diargento in Solofra
Comune
diPrincipato Ultra,(3
) Leg. 17 Decembre 1808.
16
Lavori costruiti di questa specie di argen- to
non
si trovano nel pubblicocommercio
,ma
si fabbbricano per coloro che particolarmente li
dimandano.
II terzo contiene ottocentotrentatre millesi-
mi
edue
terzi di metallo fino, e centosessan- tasei
ed un
-terzo di lega, corrispondente a dieci once. Tutti gli oggetti diqualunque forma
e peso che vedonsi esposti incommercio
sonfatti di argento di questo titolo.
Prendendo
inconsiderazione le grandi dif- ficoltà clic s’incontrano dagli oreficied
argen-tieri nell’unire le quantità di
fino
e lequan-
tità di
lega
,onde
devenire alpunto
determi- nato ,ed
acciò le operenon
siano soggettead
essere distrutte nella officinadi garantia per pic- cola variazione nel saggio, furono bonificati dal- le leggi tre millisimi pe’ lavori del
primo me-
tallo, e cinque per quelli del secondo.
Per
quelli poi che
son
costrutti del pesominore
di mezz’ oncia si rilasciano abeneficio de’manifattu- rieri dieci millesimi tanto nell’ oroche
nell’ ar- gento, in riguardo alle molte saldature che so-
no
in essi indispensabili.Un
tal benefizio dicesirimedio
o tolleranza (r).Se
la pubblica fede fosse garante sicuro(i)Leg 17 Dicembrei8o3.
—
Dee. nFebbrajo 1809.l7 nel
commercio
di siffatti preziosi metalli, sareb- Lero state bastanti le determinazioni delle leggi sopra i descritti titoli.Ma
siccome facilmente la frode vi ha luogo , cosi disposesaggiamente
il legislatore di presentarsi all’ officina di garan-
tia ogni specie di manifattura ,
onde
sperimen- tarneprima
1’ intrinseco valore , e quindimar-
chiarlacon
alcune esterne impressioni, cheque-
sto assicurasse.
CAPITOLO
II.1Dei bolli e dei lavori
che devono
essere bollati.I bolli o
emblemi sono
gl’ indici certi pelcompratore
nelnegozio
de1
lavori di oro e di argento : gli stessi costituiscono il
mezzo onde venga adempito
lo scopo della legge.Sono
es- si diversi e di varie foggie : ogniGoverno
adot- to i suoi. I Ginevrini, per esempio, 1 quali in- viano grandi quantità di lavori in questo regno, manifestano la bontà intrinseca di diciottoca-
rati o millesimi settecento cinquanta , conun
anello di chiave
avendo
inmezzo
la letteraG
significante garantia. I lavori di argento ,
che contendono
labontà
di undicionce
ed ottoO
steriini , o millesimi novecentocinquanta, si 7e- 2
i8
dono
garantiti colla testa di un’ Aquila di pro-filo : quelli del valore di dieci
once
e dieci steriini, ossia ottocento seltanlacinque millesimi colla testa diun
Cavallo ;ed
in fine i lavori dinove once
e dodici steriini , opure ottocen- to millesimi colla testa diun Leone. A
dettibolli si osserva aggiunta
una
corona , oltre dell’emblema
adottalo dal fabbricante. InRoma
simarcano
le opere di oro contenenti diciotlo carati col bollo rappresentanteun camauro
(i).(1) Qui giova avvenire i compratori di non farsi illudere dall’ abbagliante fulgore dell’ estere manifatture che vendonsi presso di noi
,
ma
di osservare prima sevi siano i rispettivi bolli, altrimenti vi è ragion dacredere che quelle non siano state mai saggiate nelle officine di garanti»
, e per conseguenza è possibile che non conten- gano il supposto valore. In una delle sorprese fatte ad un negoziante forestiere
,
per una quantità di bisciutlerie d’ oro fabbricale altrove
; che si smaltivano in contrav- venzione
, oltre di rinvenire molti lavori con fili di ottone bene indorati
, i quali legavano i pezzi gli uni aglialtri, risultò dalla perizia
, che la bontàdell’oro era moltoin- feriore all’ ultimo de’ nostri titoli. Coloro che incettano lavori esteri rotti ed inservibili
, assicurano di aver tro- vato le casse di orologi
, di oro diquattordici carati
, ed
i lavori vuoti
, pieni di stagno. Generalmente quasi mai trovasi in essi il titolo di diciotlo carati
, che con tanta asseveranza va predicato. Sara maggiormente avvalorata questa avvertenza in riflettere
, che se i compratori di
*9 Presso noi furono disposti per garantire le opere di oro e di argento i seguenti bolli. i.°
Quello del fabbricante che contiene le lettere ini- ziali del suo
nome
ecognome
,ed un emblema
scelto a suo piacimento,
da
manifestarsinon
soloall’ officina di garantia
,
ma benanche
allaMu-
nicipalità,
nè può
cambiarsi senon
per giuste vedute.Un
tal bollo fu creduto, econ
ragione, essenzialmente necessario , e vien perciò confer-malo
da molti decreti; dal perchè il fabbricante dev’ essere ilprimo
mallevadore delle sue opere,rimanendone
garante tanto presso la Direzione generale dellemonete,
che presso i particolari.Si
aggiunga
a ciò , eh’essendo i diversi lavori per lo più composti di tante diverseparti, delle quali il saggiatore resta tenuto soltantoper quelledove
trovasi impresso il bollo , enon
delle al- tre : che per la loro sottigliezzanon
possono re- sistere all’ urto della impressione , epossono
quindi cambiarsidopo
la verifica praticata nelle officine di garantia ,ne
deriva perconseguenza
opere di oro e di argento fabbricale nel regno si tro- vassero ingannati
, potranno invocarne il risarcimento dalle vigenti leggi*,
ma
coloro che lo sonone' lavorieste- ri dovranno tacitamentesoffrire la frode. Sia quindi eter-namente commendato il Reai Decreto de’ io agosto 1S24, che aumentando il dazio sulle estere manifatture ne mi- norò 1’immissione.
20
V % #
che
quando maneasse
il bollo del manifatlurierenon
vi sarebbeprnova
per l’esecuzione dell' art.433
delle leggi penali.Ed abbenchè
i detentori siano chiamati dalla legge tenuti, pure costoro
devono
avere il regresso contro ai fabbricanti delle opere in frode; i qualinon
possono altri-menti
essere manifestati in giudizio(1).
2.0 Quello del saggiatore che suol essere
un emblema
stabilito dalla Direzione generale dellemonete
,1diversifica per ciascuno di essi.Le
officine di garanti» sono molte. Isaggiatori pos-
sono
essere cambiati, e succedere gli uni agli altri.
Se non
vi fusseuna
distinzione particola- re,non mai
si conoscerebbe chi abbia verifica- to, rettificato, e garantito il lavoro.Ecco
la necessità diun
bollo distinto,onde
dinotarsi lapersona che saggia siffatte opere.
3.°
Vi
è pure quello clic serve a manife- stare il titolo , o l' intrinseco valore, il quale bollo è
uniforme
in tutte le officine al diqua
del faro ,ma
diverso in quelle al di là del faro.A
proceder quindicon
ordine è necessario di sapere, clic altri erano i bolli dell’ epoca pas- sata di quelli chepresentemente
sono in uso;
ed abbenchè
i primi di essi, siano già aboliti
(1) Legge 20 Decembre 1826
, art. 108.
11
pur
iuttavolta è doveredarne
conoscenza a’leg- gitori , affinchèvengano
in chiaro se le opere delle quali vogliono fare acquisto siano vecchie onuove
,mentre
leprime
esistono tuttora incommercio.
Dalla legge sulla fabbricazione delle materie di oro e di argentopromulgata
inque-
sti dorninj nell’anno
1808,
fu disposto cheun
tal bollo rappresentasse la testa di
Partenope
veduta di faccia, cioè piccola pe’ lavori di oro, alquantogrande
perquelli di argento edaccompa- gnata
danumeri
arabi indicanti i diversi titoli.Alle opere di oro , il di cui intrinseco va- lore è di ventidue carati, si applicava la testa di
Partenope
,ed
ilnumero
arabo 1 ; a quelli di venti carati, la stessa testaed
ilnumero
1,
ed
a quelle*di diciotto carati , la stessa testa ;ed
ilnumero
3. Alle opere chehanno
sedicica-
rati , s'imprimeva
la sola testa diPartenope
(1).In ultimo per le opere di 12 carati , si desti-
nò
la testa di Partenope , e la letteraP
, che spiegava provvisorio (2). Sulle opere di argento poi checontengono
il titolo eli undicionce,
ap- ponevasi lamedesima
testa diPartenope
gran-de
, ed i!numero
; per quelle di diecionce
,1’ istessa testa ed il
numero
5.(1) Dee. 3 Aprile i8og.
(2) Dee. I Gennaio 1811.
32
Oltre 1 tre bolli descritti se
ne
stabilirono altri due.Rappresentava uno
la testadiVulcano ben
grande,ed
ilnumero
de’millesimi dime-
tallo
puro
tanto di oro, clic di argentoda
ap- plicarsi sopra leverghe
, che si volessero veri- ficare nelle officine di garantiaprima
dicon-
vertirle in lavori , e di essere poste in vendita.
Presentava 1’ altro la lettera
S
,ed
ilnumero
de’ millesimi di metallo
fino
, checonteneano
le manifatture venute dall’estero tanto di oro, che di argento, sopra le qualis’imprimevano
(i).Per
leverghe
raffinate crasi disposto ilbollocon
la testa diPartenone molto grande
,ed
ilnumero
de’millesimi di metallofino
, dù appli- carsi in continuazione delle lettere iniziali delnome
ecognome
del fonditore delle stesse (2).Questi bolli furcno in vigore fino all’
anno 1823
yma
in seguito considerando che divenuti logori sipotevano
facilmente contraffare,ne
lu ordinatoun cambiamento
(3).Dall’anno 1824
in poi], i bolli chedevono
garantire il valore intrinseco delle opere di oro e di argento,non
offrono più la testa diPartenope
veduta di faccia,ma
bensì di profilo coi seguentinumeri
arabi destinati per i diversi titoli.(1) Log. 17 Dicembre 1808.
(2) Dee. ir Giugno 1816.
(3
) Dee. i5 Deoembre 1820.
O R
O
2
$
di millesimi
916
2/3 , o ventidue carati , la testa di prolìlo, e
numero
1di millesimi 83*3 i/3 , o venti carati,
idem
enumero
2di millesimi j5 o , 0 diciotto carati,
idem
enumero 3
di millesimi
666
2/3 , o sedici carati ,idem
enumero 4
di millesimi
583
i/3 , o quattordici carati ,idem
, enumero. 5
di millesimi 5
oo
, o dodici carati,idem
enumero 6
ARGENTO
di millesimi
9162/3,
o 11once,
idem grande
enumero
7di millesimi
833
i/3, oio once
,idem,
enumero 8
di millesimi
666
2/3 , o8 once
,idem
, e letteraE
Quest’ ultimo bollo s’
imprime
soltanto ad alcune opere di argento venute dall’estero par- ticolarmentecommissionate
, poiché
un
tal valoreintrinseco
non
è tollerato dalle nostre leggi(1).(1) Dee. i5 Dicembre 1823.
34
Le
galanterie di oro che dall’ estero si in- troducono nelregno
, si contrassegnanocon
quelnumero
arabo , che corrisponde alla bontà del- lemedesime. Similmente
praticasi per quelle di argento chehanno
la bontà corrispondente ai titoli stabiliti dalle nostre leggi.Le
stesse di- sposizioni trovami in vigore neidominj
al di là delFavo,
con la sola varietà, che in vece della testa diPavtenope
, havvi quella di Cerere (i).Finalmente
sopra leverghe
raffinate , e per tutta 1’ estensione della superficie , imprimesi lanuova
testa diPartenopc molto grande
colnu- mero
de’ millesimi da essi contenuti (2).I descritti bolli si
tengono
custoditi inuna
cassa a tre chiavi.Tutte le opere si di oro che di argento , debbonsi bollaresopra tutte quelle parti che pos-
sono
sostenere 1’ urto,
purché non
siano saldate tra di loro ; altrimenti basta cheuna
sola parte sia bollata.Se
poi alcuni pezzi checom- pongono
l’ opera siano talmente fragili danon
sostenere il colpo , il bollo si
appone
allora alpezzo
maggiore
esempre
il più vicino a quello del fabbricante.Per
inveterala usanza nella officina di ga-(1) Dee. 14 Aprile 1326.
(2) Dee. i5 Dicembre 1823,
s5
rantia le catene , e lecollane cicli’
uno
edell’altro metallo, si bollono in tre parti nella maglia dimezzo
cioè , e nelledue
estreme.I braccialetti formati o tutti di oro , o
con
pietre, e le collane di simil naturadebbono
es- sere bollati in tre parti ;ma
se lemontature
sono tanto delicate anon
sopportare 1’ impres- sione, tutti e tre i bolli saranno allora di cera- lacca, legatiad
essicon
fili di seta.Similmente
i laccetti di finissimemaglie,
e le collane dettesinacoli
, sono garantiti colbol- lo in ceralacca; i primi in
una
sola parte, e
le seconde nelle
due
estremità.I pendenti tutti o di oro o di argento
,
si bollono sulla
cerniera
, e sopra il guancio osservasi la cifra del fabbricante.Negli anelli devesi apporre il bollo in
una
parte della circonferenza vicino a quello delfab- bricante.Gli orologgi dell’
uno
e dell’ altro metallodevono
contrassegnarsi o sopra la cassa , o so- pra il cosi detto bottone.A
molti lavori di argento vedonsi unite al-cune
catenelle di finissimemaglie,
lequalinon
soffrono il colpo del bollo
, per essersi intro- dotto l’uso nelle officine di garantia di appli- care l’impressione sopra due
maglie
gracidi sal- date a taluopo
nelledue
estremità, senza le quali
non
s' intendono garantite.26
I pettini tanto di oro clic di argento , si
bollono in
modo
, che l’ impressione partecipi del cosi dettoponte
, e del dente.Nelle manifatture
composte
parte inoro , e parte in argento il bollo s’imprime
sopra quel- la cheha maggior
valore , o sopra tutte e due.Le
frascheed
i fiorivengono
contrasse- gnati indue
o tre fronde ,secondo
la grandez- za, e nello stipite o pedale,r In fine ogni manifattura, che dai fabbri- canti vuoisi saggiare e verificare per metterla in vendita ,
non può
essere sprovveduta del bol-lo corrispondente.
CAPITOLO
III.Dei
dritti digaranti a sopra
i lavori dioro
e diargento.
Organizzate le officine di garantia, fu na- turai cosa lo stabilire pel diloro
mantenimento un
proporzionato dritto , il quale gravita, e di ragione, sopra il compratore, che assicurasimer-
cèun
tenue dazio, del valore intrinseco dell’og- getto acquistato. Desso quindi va prelevato in tutt’ i negozj di simil fatta.Nel
principio fu stabilito al sei per cento nelle opere di oro , ed al tre in quelle di ar-27 genio, sul valore delle materie fine che si
con- tengono
nei sudetti metalli (i).Fu
ribassato in seguito al tre per cento sulle opere di oro,ed
aldue
su quelle di ar- gento(2).
Finalmente
il defuntoRe Ferdinando
I considerando che questo dritto erasi reso alquan- to gravoso , lo ridusse aldue
per cento sulle opere delprimo
metallo ,ed
all’uno
su quelledel
secondo
(3).Il dazio sulle
verghe
di oro raffinato. e so- pra quelle di argento raffinato erasecondo
le anticheprammatiche
, per le
prime
digrana
sessantacinque, e per le seconde di grana cin-quantadue
emezzo
per ogni libra. IlRe Fran-
cesco I
volendo
incoraggiare gl’industriosi dell’arte dei galloni
, ricami
ed
altro , e neltem- po
stesso togliere le gravose imposizioni anti-che
, disposeche fusse tolto ildrittosopra lever-ghe
di oro, e ridotto sopra quelle di argento a
grana
venti per ogni libra (4). Alla esazione di questidue
regj dritti si aggiunse quella diun decimo
di più del dritto stesso , che fu de-(1) Leg. in Dicembre 1808.
(2) Dee. il Febbrajo i8og.
(3) Dee. 22 Settembre 1823.
(4) Dee. 3o Aprile 1823.