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VANITY FAIR. Altre Segnalazioni. Tiratura: Diffusione: Settimanale

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Academic year: 2022

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Dopo «oscurità e incertezza» si affaccia una «luce di speranza»: il vaccino. PAPA FRANCESCO si rivolge al mondo per ricordare che la nuova strada si può fare

solo insieme, fratelli e sorelle, e senza barriere

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VANITY Copertina

n questo momento storico, segnato dalla crisi ecologica e da gravi squilibri economici e sociali, aggravati dalla pandemia del coronavirus, abbiamo più che mai bisogno di fraternità. Non una fraternità fatta di belle parole, di ideali astratti, di vaghi sentimenti...

No. Una fraternità basata sull'amore reale, capace di incontrare l'altro diverso dame, di con-patire le sue sofferenze, di avvicinarsi e prendersene cura anche se non è della mia famiglia, della mia etnia, della mia religione; è diverso da me ma è mio fratello, è mia sorella.

E questo vale anche nei rapporti tra i popoli e le nazioni: fratelli tutti!

Oggi, in questo tempo di oscurità e incertezze per la pandemia, appaiono diverse luci di speranza, come le scoperte dei vaccini.

Ma perché queste luci possano illuminare e portare speranza al mondo intero, devono stare a disposizione di tutti. Non possiamo lasciare che i nazionalismi chiusi ci impediscano di vivere come la vera famiglia umana che siamo. Non possiamo neanche lasciare che il virus dell'individualismo radicale vinca noi e ci renda

indifferenti alla sofferenza di altri fratelli e sorelle. Non posso mettere me stesso prima degli altri, mettendo le leggi del mercato e dei brevetti di invenzione sopra le leggi dell'amore e della salute dell'umanità. Chiedo a tutti: ai responsabili degli Stati, alle imprese, agli organismi internazionali, di promuovere la cooperazione e non la concorrenza, e di cercare una soluzione per tutti: vaccini per tutti, specialmente per i più vulnerabili e bisognosi di tutte le regioni del Pianeta. Al primo posto, i più vulnerabili e bisognosi!

Di fronte a una sfida che non conosce confini, non si possono erigere barriere. Siamo tutti sulla stessa barca. Ogni persona è mio fratello.

In ciascuno vedo riflesso il volto di Dio e in quanti soffrono scorgo il Signore che chiede il mio aiuto. Lo vedo nel malato, nel povero, nel disoccupato, nell'emarginato, nel migrante e nel rifugiato: tutti fratelli e sorelle!

— JORGE MIRTO BERGOGLIO

Il testo è una rielaborazione della benedizione

Urbi et Orbi che Papa Francesco ha letto É

il 25 dicembre 2020, concessa a Vanity Fair.

18 VANITY FAIR 20 GENNAIO 2021

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VANITY Copertina

IL MONDO DI DOMANI

Quale futuro vogliamo costruire, dopo la pandemia? È la prima domanda che PAPA FRANCESCO si è posto. Perché nel 2021 bisogna affrontare anche un altro virus, quello dell'ingiustizia

di ANDREA TORNIELLI

apa Francesco ha vissuto il 2020 senza poter viag- giare, ma è riuscito ugualmente a rendersi vicino, prossimo, a tutti coloro che soffrivano a causa del- la pandemia e del lockdown attraverso la celebrazione quotidiana della messa da Casa Santa Marta, seguita da milioni di persone in tutto il mondo. E mentre il corona- virus mieteva vittime destabilizzando le vite dei popoli e le economie dei Paesi, non ha perso tempo e ha invitato tutti a interrogarsi sul dopo: quale società, quale econo- mia, quale futuro vogliamo costruire?

La sfida è rappresentata nelle parole pronunciate il giorno di Pentecoste: «Voi sapete che da una crisi come questa non si esce uguali, come prima: si esce o migliori o peggiori». Per questo, riprendendo le udienze generali con un numero contingentato di fedeli presenti, il Papa ha voluto dedicare nove catechesi al mondo che uscirà dal Covid-19, indicando a tutti alcuni principi sociali che possono aiutarci a «preparare il futuro di cui abbiamo bisogno». Tra questi il principio della dignità della per- sona, quello del bene comune, quello dell'opzione pre- ferenziale per i poveri, quello della destinazione univer- sale dei beni e il principio della solidarietà. Francesco ha spiegato che mentre «lavoriamo per la cura da un virus che colpisce tutti in maniera indistinta, la fede ci esorta a impegnarci seriamente e attivamente per contrastare l'indifferenza davanti alle violazioni» della dignità delle persone. L'invito è a «riscoprire che cosa significa essere membri della famiglia umana», perché «questo sguardo»

possa tradursi «in azioni concrete di compassione e ri- spetto per ogni persona».

È vero, il virus ha colpito tutti, indistintamente.

Ma, ha osservato Papa Francesco durante una delle catechesi, «la pandemia ha messo allo scoperto la dif- ficile situazione dei poveri e la grande ineguaglianza che regna nel mondo. E il virus, mentre non fa eccezioni tra le persone, ha trovato, nel suo cammino devastante, grandi disuguaglianze e discriminazioni. E le ha aumen- tate!». Per questo, accanto all'impegno per la cura con- tro il coronavirus, «piccolo ma tremendo», il Successore di Pietro ha invitato a «curare un grande virus, quello dell'ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportu- nità, della emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli».

Ciò che il mondo intero ha vissuto nell'anno appena concluso e sta ancora vivendo, con il suo grande carico di sofferenza, rappresenta dunque anche un'occasione

«per costruire qualcosa di diverso». «Per esempio — ha

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spiegato il Papa — possiamo far crescere un'economia di sviluppo integrale dei poveri e non di assistenzialismo», vale a dire «un'economia che non ricorra a rimedi che in realtà avvelenano la società, come i rendimenti dissociati dalla creazione di posti di lavoro dignitosi».

«Un virus che non conosce barriere, frontiere o distin- zioni culturali e politiche — ha detto ancora Francesco

— deve essere affrontato con un amore senza barriere, frontiere o distinzioni. Questo amore può generare strut- ture sociali che ci incoraggiano a condividere piuttosto che a competere, che ci permettono di includere i più vulnerabili e non di scartarli, e che ci aiutano a esprime- re il meglio della nostra natura umana e non il peggio».

Per questo il Papa ha continuato a chiedere l'accesso per tutti alle cure e ai vaccini.

«Un virus che non conosce barriere, frontiere o distinzioni culturali e politiche, deve essere affrontato con

un amore senza barriere»

C'è una parabola che il Pontefice ha voluto ricordare a credenti e non credenti: quella del buon samaritano, che si prende cura di chi è rimasto ferito in mezzo alla strada, mentre altri passano dinnanzi indifferenti guardando da un'altra parte. Fratelli tutti, l'enciclica firmata ad Assisi lo scorso ottobre, rappresenta una sorta di road map per uscire migliori dalla crisi scatenata dalla pandemia.

È una sfida contenuta nei gesti, nelle parole e nella personale testimonianza di Francesco fin dall'inizio del suo pontificato. Proprio queste considerazioni sono alla base della sua scelta di riprendere a viaggiare. La meta del primo pellegrinaggio, agli inizi di marzo 2021, dice tutto: il martoriato Iraq, devastato da guerre, terrorismo e pandemia. La presenza di Francesco po- trà incoraggiare processi di dialogo, di pace e di ricon- ciliazione.

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