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Academic year: 2021

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Capitale Definizione

L’insieme dei mezzi a disposizione, in un dato momento, di diri6o e di fa6o, del sogge6o aziendale per il perseguimento delle finalità

aziendali, prende il nome di capitale.

Il capitale può essere analizzato so6o due diversi profili:

1) analisi di Bpo qualitaBvo 2) analisi di Bpo quanBtaBvo.

(2)

Analisi qualitaBva

Il capitale è visto da una parte quale una massa di inves*men* grazie ai quali

svolgere la produzione e lo scambio di beni e servizi e, dall’altra, come il complesso

delle diverse fon* di finanziamento a

disposizione dell’impresa e necessarie per realizzare gli invesBmenB stessi.

Corso di Economia Aziendale 2

(3)

I finanziamenB

Le fonB di finanziamento possono essere disBnte in:

• fonB interne o finanziamenB propri

– Capitale di apporto

– Capitale di risparmio (fondi di riserva)

• fonB esterne o finanziamenB di terzi

– DebiB di finanziamento

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Il capitale di risparmio

Il capitale di risparmio è rappresentato dagli uBli conseguiB e non prelevaB dal proprietario o non distribuiB ai soci

Corso di Economia Aziendale 4

autofinanziamento

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Il capitale di apporto o di rischio

Il capitale di apporto è cosBtuito dai conferimenB in denaro o in natura eseguiB dal proprietario o dai soci al momento della cosBtuzione o in tempi successivi.

L’insieme di tali mezzi, definito anche capitale di rischio, so6opone i suoi possessori a due Bpi di rischi:

1. rischio di remunerazione 2. rischio di impresa

(6)

Rischio di remunerazione e rischio d’impresa

•  Rischio di remunerazione: il capitale proprio è remunerato solo se dalla gesBone si oKene un risultato economico posiBvo.

•  Rischio d’impresa: rischio di mancato rimborso totale o parziale all’a6o dello scioglimento della società (in quanto tale rimborso è subordinato alla prevenBva esBnzione di tu6e le passività aziendali).

Corso di Economia Aziendale 6

(7)

Il capitale proprio nelle aziende individuali e nelle società

Nelle aziende individuali il capitale proprio si presenta come una massa indisBnta nella quale i conferimenB iniziali, gli ulteriori conferimenB e gli uBli non distribuiB si confondono.

Nell’ambito delle società i mezzi propri si presentano arBcolaB in due grandi componenB:

–  capitale sociale;

–  fondi di riserva.

(8)

Il capitale sociale

Il capitale sociale è quello conferito dai soci nel momento della cosBtuzione o in altri momenB della vita dell’impresa, quando le necessità di invesBmento lo richiedono.

Il capitale sociale si presenta suddiviso in una serie di quote elementari distribuite ai soci in proporzione al capitale da essi versato. Nelle S.p.A. le quote sono rappresentate da azioni.

Corso di Economia Aziendale 8

(9)

I fondi di riserva

Manifestazione del risparmio d’impresa o

autofinanziamento

In essi affluiscono gli uBli generaB dall’impresa e non distribuiB.

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I finanziamenB esterni o di terzi

Sono i capitali che l’impresa acquisisce da terze economie (debiB che la impegnano in ogni caso al rimborso).

Corso di Economia Aziendale 10

Il vincolo di credito fa sorgere per il creditore il diritto:

"   ad un interesse in misura predeterminata,

indipendentemente dai risultati gestionali,

"   al rimborso, secondo le scadenze e le condizioni

pattuite, del valore nominale prestato.

Si parla, in tal caso, di capitale a rischio limitato.

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Classificazione finanziamenB esterni

I finanziamenB a Btolo di capitale di terzi si d i s B n g u o n o p e r l a l o r o n a t u r a

“commerciale” o “finanziaria” e per la loro durata.

Natura: debiti di funzionamento o di regolamento (detti anche finanziamenti indiretti) e debiti di finanziamento, o

(12)

Durata...

In relazione alla durata il finanziamento può essere:

– a breve termine, se deve essere rimborsato entro 12 mesi;

– a medio termine, se deve essere rimborsato entro cinque anni;

– a lungo termine, se deve essere rimborsato in un arco temporale superiore ai cinque anni.

Corso di Economia Aziendale 12

(13)

I debiB di funzionamento

I debiB di funzionamento sorgono in relazione a dilazioni di pagamento che l’azienda oKene dai fornitori.

Essi sosBtuiscono temporaneamente una uscita monetaria e sono espressione del credito

mercanBle di cui l’azienda gode.

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I debiB di finanziamento

In questo caso ogge6o del rapporto di finanziamento è il denaro in

quanto tale, il presBto viene

negoziato disBntamente e spesso autonomamente

Corso di Economia Aziendale 14

(15)

Ma a6enzione….

I mezzi finanziari esterni influenzano la capacità operaBva dell’azienda, i livelli reddituali e il

grado di liquidità che può essere raggiunto .

Ma perché?

(16)

Il creditore deve essere remunerato e

rimborsato indipendentemente dai risultaB economici conseguiB ….

Corso di Economia Aziendale 16

Ma allora si deve ricorrere

solo a fonti interne?

No!!! Solo che non è possibile stabilire

un rapporto ottimale in senso

assoluto

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Riassumendo….

FinanziamenB esterni ed interni presentano cara6erisBche diverse so6o il profilo finanziario ed economico:

–  So6o il profilo economico, gli esterni sono onerosi mentre gli interni non lo sono, o meglio la loro remunerazione è condizionata al conseguimento di un uBle;

–  So6o il profilo finanziario, il denaro preso a presBto comporta il suo successivo rimborso (aumentato degli interessi) a determinate scadenze, creando problemi di disponibilità monetaria all’impresa che è chiamata a rimborsarli.

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Gli inves*men*

Gli invesBmenB sono il complesso di beni acquistaB per cosBtuire la stru6ura

dell’impresa e per la sua aKvazione.

Corso di Economia Aziendale 18

(19)

Suddivisione degli invesBmenB

Si può effe6uare uBlizzando due diversi criteri:

1) il criterio dell’attitudine produttiva definito anche della destinazione o dell’idoneità economico-tecnica;

2) il criterio della liquidabilità o finanziario.

(20)

Il criterio dell’aKtudine produKva

Gli invesBmenB sono suddivisi e raggruppaB in ragione del ruolo che gli stessi svolgono nel processo produKvo, individuando due classi:

immobilizzazioni e disponibilità.

Corso di Economia Aziendale 20

(21)

Le immobilizzazioni

Le immobilizzazioni, ovvero il complesso di beni che cosBtuisce la dotazione permanente dell’impresa o stru6ura aziendale, cedono la loro uBlità gradualmente nel tempo e non possono essere distolte dalla loro a6uale desBnazione senza che ciò non arresB o turbi lo svolgimento della produzione.

(22)

Le immobilizzazioni

Le immobilizzazioni si suddividono in:

– Immobilizzazioni tecniche, a loro volta suddivise in:

•  Immobilizzazioni materiali

•  Immobilizzazioni immateriali

– Immobilizzazioni finanziarie

Corso di Economia Aziendale 22

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Le disponibilità

Sono disponibilità tuK gli invesBmenB che non è indispensabile resBno durevolmente legale all’impresa e che possono essere

diversamente desBnate senza arredare danno.

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Le disponibilità: classificazione

Le disponibilità possono essere disBnte in:

– Liquidità

– Disponibilità finanziarie o liquidità differite – Disponibilità economiche o tecniche

Corso di Economia Aziendale 24

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•  Le liquidità, o capitale liquido, sono rappresentate dalla cassa, dal denaro in banca prelevabile a vista o senza vincolo di preavviso, dagli assegni circolari, dai valori bollaB, etc.

•  Le disponibilità finanziarie sono cosBtuite da crediB, a breve termine, verso clienB o imprese: ossia crediB di funzionamento.

•  Le disponibilità economiche sono formate dalle materie prime, semilavoraB e prodoK finiB, Btoli.

(26)

Corso di Economia Aziendale 26

Ma le materie prime che devono essere sempre presenti in

azienda per consentire un regolare funzionamento sono

disponibilità?

No, sono

immobilizzazioni

(27)

Le scorte vincolate

Le scorte di materie prime

necessarie per alimentare i processi produttivi come un certo

quantitativo di prodotti finiti e una parte del denaro contante e di

crediti verso clienti sono scorte vincolate o immobilizzazioni

funzionali.

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Immobilizzazioni e disponibilità

Corso di Economia Aziendale 28

Immobilizzazioni Disponibilità Legame con

l’impresa Legate durevolmente all’impresa, non

possono essere

diversamente destinate

Non legate durevolmente

all’impresa, possono essere diversamente destinate

Partecipazione al processo produttivo

Partecipano a più processi produttivi;

sono detti per tal motivo beni a

fecondità ripetuta

Partecipano ad un solo processo produttivo;

sono detti per tal

motivo beni a fecondità semplice

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Il criterio della liquidità

In base a tale criterio gli invesBmenB sono visB in ragione della “facilità” con cui

possono essere converBB in moneta.

Cosa vuol dire in ragione della

“facilità”?

In tempi brevi e senza rilevanti

perdite

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Il criterio della liquidità

Immobilizzazioni: invesBmenB non facilmente liquidabili

Disponibilità: invesBmenB già liquidi o, comunque, facilmente liquidabili.

Corso di Economia Aziendale 30

Gli investimenti si distinguono, in questo caso, in attivo immobilizzato e attivo circolante.

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L’aKvo circolante si suddivide in ...

- liquidità immediate, ovvero già in forma liquida (comprendenB il denaro in cassa, deposiB bancari e postali) o prontamente liquidabili;

- liquidità differite o disponibili in tempi brevi (rappresentate da crediB a breve verso clienB o verso debitori cambiari);

- disponibilità economiche realizzabili in tempi brevi in seguito ad operazioni di vendita (merci in

magazzino, materiali di consumo, ecc.).

(32)

Corso di Economia Aziendale 32

Ma i due criteri portano sempre alla stessa

suddivisione?

Le merci fuori No.

moda, ad esempio, sono disponibilità

tecniche per il primo criterio e immobilizzazioni

per il secondo.

(33)

Analisi quanBtaBvo-monetaria

L’analisi quanBtaBvo-monetaria, a6ribuendo un valore agli elemenB che compongono il capitale, perme6e di giungere ad indicazioni di sintesi.

L’unico modo per pervenire ad indicazioni di sintesi è di individuare una unità di misura.

(34)

Unità di misura e capitale

•  L’unità di misura che si presta allo scopo è la moneta; bisogna perciò abbinare a ciascun elemento il suo valore monetario.

•  In tale oKca non si parlerà più di invesBmenB e finanziamenB ma rispeKvamente di a?vità e passività.

Corso di Economia Aziendale 34

(35)

Vantaggi dell’analisi quanBtaBva

L’a6ribuzione di un valore ai singoli elemenB del capitale ha un duplice vantaggio:

- dà la possibilità di conoscere il valore dell’intero capitale (dato dalla somma dei singoli elemenB);

- facendo la differenza tra gli elemenB aKvi e passivi, perme6e di determinare il fondo ne@o di valori,

ossia l’enBtà in termini quanBtaBvo-monetari della ricchezza spe6ante all’imprenditore.

(36)

Equazione fondamentale

(A) + (-P) = Fondo ne6o di valori se:

•  A > P il fondo ne6o di valori ha segno

p o s i B v o e a s s u m e l a denominazione di capitale ne@o (CN)

•  se A < P il fondo ne6o di valori viene definito deficit patrimoniale (DP)

Corso di Economia Aziendale 36

(37)

Nella fase iniziale si ha:

A = CN

Successivamente l’imprenditore acquisisce capitali anche da terzi e quindi gradualmente si indebita,

per cui si ha:

A = P + CN

Se la produzione aziendale genera profiK

l’uguaglianza conBnua a mantenersi anche se varia la sua composizione diventando:

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Se invece l’impresa distrugge ricchezza e le perdite sono tali da coprire la consistenza del patrimonio ne6o l’uguaglianza diventa:

A = P

Se poi l’erosione del valore conBnua si crea un

“buco”: il deficit patrimoniale (DP) A + DP = P

Il massimo valore che il “buco” può raggiungere è:

DP = P

Corso di Economia Aziendale 38

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Il capitale ne6o e le parB ideali

PARTI REALI Attività - Passività

Capitale netto

PARTI IDEALI Capitale sociale + Riserve

+ Utile d’esercizio - Perdita d’esercizio

= =

(40)

Il reddito

Corso di Economia Aziendale 40

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Definizione

Il reddito può essere definito come

sommatoria algebrica dei valori di costo e dei valori di ricavo scaturenB dal processo

produKvo visto in termini di valore.

E’ un risultato che vuole esprimere se si è prodo6a o distru6a ricchezza.

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Il reddito totale

E’ il reddito prodo6o dall’azienda in tu6a la sua vita.

La sua determinazione può avvenire in tre modi:

1. come differenza tra il capitale finale ed il capitale iniziale (procedimento sinteBco);

2. come differenza tra tuK i ricavi conseguiB e tuK i cosB sostenuB dall’impresa dalla sua nascita sino al momento della sua liquidazione (procedimento analiBco);

3. come differenza tra tu6e le entrate e tu6e le uscite che si sono verificate durante la vita dell’impresa.

Corso di Economia Aziendale 42

(43)

Il reddito di esercizio

E’ il reddito prodo6o dall’impresa in un periodo amministraBvo, appunto l’esercizio.

Può essere calcolato:

1. come differenza tra il valore del capitale ne6o alla fine dell’esercizio ed il valore del capitale ne6o all’inizio dello stesso;

2. come somma algebrica di componenB posiBvi (ricavi) e negaBvi (cosB) di competenza economica dell’esercizio.

Una differenza posiBva viene chiamata u*le, mentre negaBva prende il nome di perdita.

(44)

Il reddito di esercizio

•  Il reddito di esercizio si oKene dalla differenza tra ricavi e cosB derivanB dai cicli conclusi nel periodo di riferimento.

•  Il problema è quello di individuare il criterio in base al quale disBnguere i ricavi e cosB relaBvi a cicli

conclusi (di competenza economica dell’esercizio) dai ricavi e cosB relaBvi a cicli in corso di

svolgimento.

Corso di Economia Aziendale 44

(45)

CosB e ricavi sospesi

•  espressione rispeKvamente di servizi da cedere e delle uBlità da sfru6are negli esercizi futuri; altro non sono che aKvità e passività del capitale.

•  CosB e ricavi devono essere visB come valori

relaBvi a “serbatoi di servizi”: i cosB sono il valore dei servizi contenuB nei fa6ori produKvi da

impiegare nella produzione e i ricavi sono il valore dei servizi contenuB nei prodoK da creare o

cedere ai terzi.

Costi e ricavi di esercizio

(46)

Determinazione del reddito di esercizio

•  Il reddito di esercizio si determina contrapponendo il valore dei servizi effeKvamente consumaB nel periodo al valore dei servizi effeKvamente ceduB nello stesso.

•  Per rispe6are il principio della competenza economica è necessario, pertanto, operare delle reKfiche di storno o integrare il sistema dei valori.

Corso di Economia Aziendale 46

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Storno e integrazione

•  Le reKfiche di storno hanno lo scopo di individuare, nell’ambito dei cosB e dei ricavi che hanno già avuto manifestazione finanziaria, le quote da rinviare al futuro, e come valore residuale, la quota di perBnenza del periodo amministraBvo.

•  Le reKfiche di integrazione dei valori servono per aggiungere al reddito quote di cosB e ricavi che, pur avendo la loro manifestazione finanziaria in futuro, sono già in parte di competenza dell’esercizio perché relaBve a flussi di servizi già consumaB o ceduB.

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In un dato periodo amministraBvo, quindi, con riferimento a valori di costo e di ricavo si possono determinare valori che, pur essendo di competenza finanziaria di quell’esercizio, non sono di competenza economica dello stesso e viceversa.

Emergono, in sostanza due fondamentali conceK di competenza: la competenza finanziaria e la competenza economica.

Corso di Economia Aziendale 48

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Competenza economica e competenza finanziaria

Un ricavo o un costo è di competenza finanziaria del periodo amministraBvo nel quale si verifica la correlaBva entrata o la correlaBva uscita, certa o assimilata.

Un ricavo o un costo è di competenza economica del periodo amministraBvo nel quale i servizi relaBvi al ricavo sono staB effeKvamente creaB e ceduB, o i servizi relaBvi al costo hanno trovato effeKvo impiego.

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Relazioni tra reddito e capitale

I processi di gesBone conclusi portano alla determinazione del reddito, i processi in fase di svolgimento e, quindi, le risorse non ancora totalmente uBlizzate sono, invece, componenB del capitale.

Capitale e reddito sono, dunque, stre6amente interrelaB: data una massa di valori quelli che non rientrano nel calcolo del reddito rientreranno nel calcolo del capitale e viceversa.

Corso di Economia Aziendale 50

(51)

I valori che formano il capitale

I valori che compongono l’aKvo ed il passivo sono:

•  valori finanziari a?vi (valori numerari cerB, assimilaB e presunB ed eventuali crediB di finanziamento)

•  valori an*cipa* di costo (cosB anBcipaB pluriennali, cosB sospesi);

•  valori finanziari passivi (valori numerari assimilaB e presunB, debiB di finanziamento);

•  valori an*cipa* di ricavo (ricavi anBcipaB pluriennali, ricavi sospesi);

•  capitale ne@o.

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I valori numerari cerB

Corrispondono agli elemenB qualitaBvi del capitale che presentano il cara6ere della certezza in quanto la loro valutazione avviene mediante il conteggio delle quanBtà monetarie (es.- denaro in cassa).

Corso di Economia Aziendale 52

I valori numerari assimilati

I valori numerari assimilati sono sostituti

temporanei della moneta negli scambi svolgendo una funzione simile a quella del denaro contante.

Possono essere attivi (es.-crediti v/clienti) o passivi (es.-debiti v/fornitori).

(53)

I valori numerari presunB

sono sosBtuB temporanei della moneta come i valori

numerari assimilaB ma differiscono da quesB ulBmi perché gravaB da maggiore incertezza.

Possono essere aKvi (es.-crediB v/clienB in valuta estera) o passivi (es.-debiB v/fornitori in valuta estera).

Crediti e debiti di finanziamento

I crediti di finanziamento sono relativi a

finanziamenti concessi a terzi (es.-mutui attivi).

I debiti di finanziamento sono relativi a

finanziamenti concessi da terzi (es.-mutui passivi).

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Cara6erisBche del reddito di esercizio

Il reddito è

•  una quan1tà economica

•  una quanBtà astra5a

•  una quanBtà la cui determinazione non è mai certa

•  un fenomeno dinamico

Corso di Economia Aziendale 54

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QuanBtà economiche sBmate e conge6urate

Sulla determinazione del reddito pesano diversi Bpi di grandezze:

- certe nella loro enBtà;

- s*mate, la cui enBtà è fru6o di un apprezzamento di Bpo soggeKvo.

Esistono comunque, sBme con diverso grado di incertezza; all’interno delle quanBtà economiche non certe la do6rina disBngue tra quan*tà economiche s*mate e quan*tà economiche

(56)

Assegnazione del reddito all’esercizio

Le quan*tà conge@urate comportano

un’a6ribuzione di valore che non prende le mosse da un qualche riferimento oggeKvo; Le Le quan*tà

s*mate, seppur incerte, prendono le mosse da quanBficazioni obieKve.

Non ha senso, quindi, parlare di esa6ezza

economica, quanto di assegnazione di un reddito ad un certo periodo.

Corso di Economia Aziendale 56

(57)

Figure di reddito

All’interno del reddito di esercizio si prospe6ano due figure di reddito:

1)  Reddito ordinario, derivante dalla somma di cosB e ricavi ordinari

2)  Reddito ne@o, che si oKene aggiungendo al reddito ordinario i cosB ed i ricavi di natura

straordinaria e togliendo le imposte.

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Reddito operaBvo

All’interno del reddito ordinario, è possibile individuare il reddito opera*vo - che raccoglie i cosB e i ricavi solo dall’area operaBva - il quale, debitamente integrato e corre6o da provenB e oneri finanziari, dà luogo al reddito ordinario.

Corso di Economia Aziendale 58

(59)

Differenze tra reddito ordinario e reddito operaBvo

•  Il reddito opera*vo esprime il livello di performance raggiunto dall’impresa producendo quei beni e quei servizi che si è preposta di realizzare.

•  Il reddito ordinario esprime l’interazione tra i risultaB dell’aKvità operaBva e gli effeK legaB alle scelte di finanziamento che sono state operate per sostenere l’aKvità principale.

(60)

Ricavi e cosB straordinari

Nella gesBone straordinaria si raccolgono fenomeni di Bpo occasionale e casuale; tali fenomeni interessano se ed in quanto danno luogo a cosB e ricavi di natura straordinaria, rifle6endosi in termini economici sulla vita dell’impresa.

Corso di Economia Aziendale 60

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Riassumendo ….

RICAVI OPERATIVI - COSTI OPERATIVI REDDITO OPERATIVO

± COSTI E RICAVI FINANZIARI REDDITO ORDINARIO

± RICAVI E COSTI STRAORDINARI RISULTATO ANTE-IMPOSTE

- IMPOSTE

REDDITO NETTO

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