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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

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Academic year: 2021

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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

L’industria italiana dei fondi comuni, dopo il rapido sviluppo degli scorsi anni, attraversa oggi una fase di contrazione.

Lo sfavorevole andamento dei mercati finanziari internazionali ha rappresentato, e rappresenta tuttora, un duro “banco di prova” per i risparmiatori, per gli operatori e per le stesse Autorità di vigilanza.

I segnali che giungono dai mercati finanziari indicano una situazione dominata soprattutto dall’incertezza ed anche gli indicatori dell’economia reale riflettono il deterioramento delle aspettative degli operatori; l’indicatore del clima di fiducia delle famiglie è in continuo peggioramento nella maggior parte dei paesi industrializzati e negli Stati Uniti ha raggiunto un livello di minimo storico.

L’industria dei fondi comuni ha risentito di questi scenari e dell’incertezza sulla stabilità del sistema, aggravata dalla crisi estiva dei subprime: le masse gestite dall’industria italiana e da quella internazionale hanno infatti subito una contrazione. Nel 2007 il sistema dei fondi comuni in Italia ha perso più di 50 miliardi di euro ed il patrimonio complessivo investito in fondi ha subito, rispetto all’anno precedente, una flessione del 5,8%, portandosi a 570 miliardi di euro.

Il deflusso dai fondi azionari, bilanciati ed obbligazionari è stato accompagnato da una raccolta positiva dei fondi Hedge, che hanno infatti conosciuto una raccolta positiva lungo tutto il periodo considerato, fornendo risposte diverse a quei risparmiatori aventi maggiore attitudine al rischio.

L’introduzione nell’ordinamento italiano dei Fondi Speculativi, alla luce del decreto del Ministero del Tesoro del 24 maggio 1999 n. 228 e del Regolamento della Banca d’Italia del 20 settembre 1999, ha permesso di

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realizzare forme di investimento radicalmente innovative per il nostro mercato.

Il fondo Hedge è il veicolo che più tempestivamente riesce a mutare la sua direzione nei confronti del mercato. Aspetto caratterizzante gli Hedge Funds è infatti la bassa correlazione con i mercati oggetto dei loro investimenti, esattamente l’opposto di ciò che accade nei fondi comuni “tradizionali”.

Gli Hedge Funds mirano ad una performance “assoluta”, al di là degli andamenti dei mercati: il gestore di tali fondi non si confronta con un benchmark bensì tende alla realizzazione del miglior rendimento possibile, in una logica di “total return”. Le strategie di investimento alternative permettono di trarre vantaggio dalle inefficienze di mercato in un modo diverso rispetto alle strategie tradizionali. Il gestore di Hedge Funds cerca infatti di sfruttare le opportunità offerte da tali situazioni temporanee del mercato, causate da inefficienze, per l’ottenimento di possibili excess return.

Appare senz’altro limitativo interpretare gli Hedge Funds alla stregua di fondi comuni da esporre ad un più pronunciato profilo di rischio/rendimento atteso ed è invece più corretto interpretarli come una risposta alternativa ai problemi di agenzia connessi alla delega della gestione del risparmio ad investitori professionali.

I fondi in esame, infatti, si caratterizzano per l’adozione di una varietà enorme di strategie di investimento, con caratteristiche di rischio/rendimento molto diverse tra di loro: alcune, come i fondi Macro, sono aggressive, altre, come i fondi Market Neutral senza leva finanziaria, sono invece più prudenti ed offrono alternative con un livello di rischio più contenuto rispetto agli investimenti tradizionali. Gli Hedge Funds possono inoltre essere specializzati in approcci di investimento a lungo termine, in opportunità di arbitraggio o in strategie di trading di breve periodo, nonché realizzare profitti quando i mercati crescono o quando crollano. Alcuni, poi,

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offrono protezione contro i ribassi di mercato o neutralizzano alcuni rischi di mercato, laddove altri amplificano l’esposizione sui vari mercati.

Lo studio ha evidenziato come, pur nell’eterogeneità di stili di gestione, di intensità media di utilizzo della leva finanziaria e di ricorso alle vendite allo scoperto, il gestore di Hedge Funds operi con ampi margini di libertà, essendo il suo mandato definito in termini di obiettivi di rischio/rendimento assoluti e non riferiti alle performance di un benchmark.

L’analisi ha mostrato come i Fondi Speculativi non siano un veicolo per investimenti rischiosi quanto, piuttosto, una tipologia di investimento la cui performance ha determinanti diverse da quelle delle altre tipologie di fondi comuni. Nella varietà dei profili di rischio, piuttosto che nell’elevato livello assoluto dello stesso, risiede il vero elemento caratterizzante l’industria degli Hedge Funds; la principale fonte di rischio non risiede infatti nelle caratteristiche delle attività presenti nei loro portafogli, ma nella discrezionalità concessa al gestore.

Il rendimento degli Hedge Funds può presentare profili anche molto diversi da quello della dipendenza lineare tipica dei fondi comuni tradizionali che, per la localizzazione statica dei loro investimenti, sono costretti a riprodurre, in modo più o meno fedele, le performance dei mercati su cui i gestori investono.

La possibilità di modificare continuamente il saldo netto tra posizioni long e short, e dunque il suo livello di esposizione al mercato, fa sì che il fondo Hedge possa essere più reattivo rispetto ad altre tipologie di fondo ed in grado di mutare tempestivamente la sua direzione nei confronti del mercato stesso.

L’analisi condotta sui rendimenti realizzati dai Fondi Speculativi di diritto italiano nel corso del 2007, distinti in base alle specifiche strategie di investimento adottate, ha mostrato in particolare come, dopo aver sofferto a causa della crisi dei mercati finanziari nel bimestre luglio - agosto, i fondi a

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gestione alternativa abbiano dimostrato di aver saputo riprendere il sentiero della crescita.

Sebbene la filosofia dei fondi a gestione alternativa si basi sulla ricerca di rendimenti indipendentemente dai saliscendi dei mercati, questa categoria non è riuscita a slegare le proprie performance dall’arrivo della crisi estiva. Fra i tanti insegnamenti dell’estate di crisi emerge una certa fragilità di tali strumenti; da chi va a caccia di opportunità, disallineamenti dei prezzi, titoli e settori sottovalutati, ci si aspettava qualcosa di più: tutte le tipologie hanno invece sofferto molto. Tanti si sono fatti trovare lunghi nel grande ribasso, costretti a vendere contemporaneamente e anzitempo.

Nonostante la reazione poco soddisfacente di breve termine, bisogna però ricordare che gli Hedge hanno saputo dimostrare una maggiore capacità di recuperare le posizioni perse rispetto al resto dei fondi comuni di investimento.

La crisi dei subprime e le turbolenze dei mercati, hanno portato alcuni analisti ad ipotizzare, nel corso dell’estate, che il 2007 avrebbe potuto trasformarsi in uno dei peggiori anni per gli Hedge Funds: il tempo sembra non aver dato ragione a questi esperti.

Il 2007, infatti, si conferma per gli Hedge Funds di diritto italiano un anno di crescita delle masse gestite, con performance migliori sia rispetto all’anno precedente, sia rispetto ai concorrenti:

a) il patrimonio gestito a fine dicembre è salito del 35,8% nei confronti del 2006, portandosi a 34,3 Miliardi di euro;

b) in termini di performance, l’indice MH Fdf Generale in euro attribuisce un incremento del 5,79% ai fondi Hedge italiani, al netto di commissioni e fiscalità., rispetto ad un incremento del 5,45% nel 2006.

Ad oltre sei anni dalla nascita dell’industria italiana degli Hedge Funds, che oggi si presenta con un’offerta complessiva di ben 262 prodotti, si deve a buona ragione affermare che la fase di start up sia ormai superata.

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risparmio gestito rendono particolarmente difficile un’analisi previsionale di sviluppo del mercato di riferimento, nonostante esistano potenzialità di crescita, agevolate anche da recenti novità normative, quali, ad esempio, l’eliminazione dell’esclusività dell’oggetto sociale per le SGR di Fondi Speculativi, con la conseguente possibilità per le SGR ordinarie di istituire e gestire questa peculiare tipologia di fondi.

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