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Test Comportamentali

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Academic year: 2021

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TEST COMPORTAMENTALI

Introduzione

I test comportamentali vengono utilizzati in etologia per valutare il benessere di un soggetto, le sue capacità di apprendimento, la fiducia che ripone nell’uomo, ecc. Vengono quindi messi a punto, per ogni specifica situazione, dei test per effettuare valutazioni del caso, ad esempio, anche per valutare il grado di stress.

I test da noi usati nel nostro studio sono stati quattro, di seguito ne è riportata una breve descrizione, ampliata nel successivo capitolo.

Person test (Seaman et al., 2002)

Il cavallo si trova all’interno di un recinto insieme ad una persona, che può essere conosciuta o sconosciuta, in atteggiamento di minaccia o di indifferenza. Questo test è stato eseguito per valutare l’eventuale diversa reazione dei soggetti nelle varie situazioni.

Novel Object test (Visser et al., 2002)

Il Novel Object test, inizialmente studiato per i roditori, è molto utilizzato per valutare le reazioni emotive. In questo test il soggetto viene esposto improvvisamente ad un oggetto sconosciuto in un ambiente familiare. Cambiamenti di comportamento che vengono di solito osservati in questo test, sono: variazioni della velocità di spostamento, cambiamenti posturali, in particolare della testa e della coda, particolari movimenti degli occhi e delle orecchie, aumento delle vocalizzazioni di allarme. Cambiamenti fisiologici spesso misurati sono i livelli di cortisolo nel circolo ematico e variazioni della frequenza cardiaca. Noi abbiamo valutato anche altri parametri, come è spiegato in seguito.

Handling test (Visser et al., 2002)

Il soggetto, posto in un’area conosciuta dove si trova un ponticello di piccole dimensioni, viene condotto a mano dall’addestratore che lo induce ad attraversarlo. L’Handling test viene effettuato per valutare la reazione del cavallo all’uomo e la fiducia che ripone in lui, infatti in

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questa situazione la cooperazione tra uomo e cavallo viene enfatizzata. Durante il test vengono effettuate osservazioni riguardo modificazioni di comportamento e fisiologiche. Arena test (Seaman et al., 2002)

Il soggetto viene messo da solo in un’area di lavoro (testing area o arena), già familiare al cavallo, ed in base al suo comportamento viene valutata la sua reazione alla separazione dal gruppo e l’eventuale differenza tra i due gruppi valutati.

Utilizzo dei test

Quando parliamo di stress è importante considerare anche le caratteristiche comportamentali del singolo soggetto e le variabili in relazione al sesso o all’età. Il temperamento dell’individuo ha numerose implicazioni sul benessere in quanto, da questo, dipende la capacità del singolo animale di sapersi adattare all’ambiente più o meno facilmente. Secondo questo parametro i soggetti possono venir divisi in due categorie: “attivi fronteggiatori”, che tentano di scappare o di rimuovere uno stimolo avverso e “passivi”, che rimangono indifferenti ad una situazione avversa (Seaman, 2002). Gli “attivi fronteggiatori”, sono, ad esempio, quei soggetti che reagiscono alla situazione di disagio, ad esempio acquisendo stereotipie, per sopportare la situazione non gradita; i “passivi”, sono i soggetti che rispondono a situazioni avverse senza segni manifesti di sofferenza e quindi non sembrano risentirne. Secondo Wechsler (1995) i “fronteggiatori passivi” smettono di manifestare un comportamento normale quando si verifica una situazione avversa e aspettano un cambiamento per tornare alla normalità. Seaman et al. (2002) hanno tentato di classificare i cavalli in queste due categorie tramite dei test: l’Arena, l’Handling ed il Novel Object test. L’Arena test, usato per valutare la reazione di un soggetto isolato dal resto del branco ad una particolare situazione, è l’unico test che, in questo studio, ha mantenuto gli stessi risultati quando è stato ripetuto a distanza nel tempo. Questo sembra essere il solo test che può indicare un lato del carattere del soggetto (la sua emotività), che rimarrà nel tempo, cosa che invece non si è verificata con gli altri due test. L’Arena test però non può essere usato per

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test, però hanno mostrato una notevole variabilità di risposta dei soggetti, quindi questi test non possono essere usati come predittivi del comportamento di un animale, né per classificarlo come “attivo o passivo fronteggiatore” (Seaman et al., 2002).

Conoscere il temperamento di un soggetto è fondamentale anche per ottenere un’ottima performance. Secondo Visser (2002) i tre aspetti del carattere di un cavallo da considerare sono: l’eccitabilità, la reazione all’uomo e la capacità di apprendimento.

Per temperamento s’intende l’atteggiamento individuale di base verso continui cambiamenti e sfide che l’animale affronta nell’ambiente in cui vive. L’eccitabilità, o reazione emozionale è stata definita come la capacità di percepire ed, eventualmente, reagire a situazioni potenzialmente dannose. La paura e l’ansia sono stati emozionali indotti dalla percezione di un potenziale pericolo che spaventa il soggetto. Il Novel Object test viene usato per valutare questa eccitabilità.

Per quanto riguarda invece la reazione all’uomo, possono esser presi in considerazione vari aspetti importanti, ad esempio, la fiducia da parte dell’animale (uomo visto come non predatore), il rispetto (uomo considerato come capobranco) e la volontà di lavorare e interagire con l’uomo (al cavallo piace lavorare). È evidente che la performance di un soggetto è bassa quando si viene a creare un rapporto con l’uomo di scarsa cooperazione o, addirittura, in cui il cavallo lo teme e lo evita. Un buon rapporto, invece, favorisce un comportamento positivo dell’animale ed una sua collaborazione con l’uomo. La fiducia e la collaborazione con l’uomo può esser valutata con l’Handling test.

La capacità di apprendimento è la modificazione di un comportamento nell’esecuzione di una performance, come conseguenza dell’esperienza. In altre parole, è la predisposizione di un individuo ad imparare ad associare premi a corrette risposte comportamentali. Per evocare le risposte adeguate, può essere usato il metodo del premio dopo una risposta desiderata (rinforzo positivo) o l’uso di uno stimolo negativo, rimosso quando viene manifestata la giusta risposta (rinforzo negativo). Per valutare le capacità di apprendimento di un soggetto vengono eseguiti specifici test, che però non sono stati presi in considerazione nel nostro studio, poiché non abbiamo preso in esame la capacità di apprendimento dei soggetti.

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Il Novel Object test (NOt) e l’Handling test (Ht) vengono utilizzati anche per identificare attendibilmente le variabili comportamentali e gli aspetti del temperamento di giovani cavalli (Visser et al., 2001).

I test comportamentali consentono di quantificare oggettivamente gli aspetti del comportamento, ad esempio la paura (NOt), che viene espressa con la locomozione o l’immobilità (rispettivamente paura bassa ed elevata). I cavalli che fuggono, più sensibili al nuovo oggetto, sono in genere i più paurosi. Tuttavia è necessario valutare la costanza dei tratti comportamentali negli anni.

É stato svolto anche uno studio (Visser et al., 2002) per esaminare la relazione tra i test comportamentali (NOt e Ht) e le prestazioni sportive dei cavalli. È risultato che soggetti con alti livelli di locomozione o irrequietezza manifestano una maggior frequenza cardiaca ed una minore variabilità della frequenza cardiaca stessa, quest’ultima è risultata correlata alla performance sportiva, valutata in questo caso col punteggio ottenuto in gara. È risultato che cavalli più maneggevoli, ad esempio, quelli che interagiscono più facilmente con lo stalliere, manifestano un incremento inferiore della frequenza cardiaca a differenza di quelli molto eccitabili, che invece raggiungono elevati valori. In questo studio, inoltre, cavalli con minor motilità, meno tempo trascorso con la testa abbassata e meno tempo impiegato ad esplorare cose diverse dal nuovo oggetto, hanno manifestato una frequenza cardiaca maggiore. Tuttavia il valore massimo della frequenza cardiaca è correlato negativamente alla variabilità della frequenza cardiaca: cavalli con elevata variabilità della frequenza cardiaca hanno manifestato poca motilità nel NOt, mentre quelli in cui è risultata bassa hanno manifestato un comportamento più riluttante nell’affrontare il ponticello, nell’Ht. In generale un’elevata variazione della frequenza cardiaca indica uno spostamento dell’equilibrio del sistema nervoso autonomo verso il parasimpatico, quindi cavalli con bassa frequenza cardiaca, elevata variazione della frequenza cardiaca, bassa motilità, maggior comportamento esplorativo (di cose diverse dal nuovo oggetto) sono meno agitati e più maneggevoli di soggetti con caratteristiche opposte.

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aspetti non sempre si manifestano. La risposta della frequenza cardiaca alla novità comprende sia l’aumento di frequenza che la diminuzione della variazione di frequenza cardiaca. Sia i puledri che gli adulti hanno mostrato queste caratteristiche e nei puledri si sono mantenute costanti anche al secondo anno di età.

Per quanto riguarda la reazione all’uomo, con l’Handling test, vengono valutate la “pazienza” e la “volontà di collaborare”. I cavalli vengono definiti “pazienti” quando rimangono tranquilli finché l’uomo non li invita a muoversi, al contrario vengono definiti “non pazienti” quando si impennano, raspano il terreno, agitano la testa. Quest’ultime manifestazioni comportamentali sono state più frequenti nei puledri, gli adulti mostrano una vasta variabilità individuale. Cavalli collaborativi sono quelli che accettano di attraversare il ponticello (Visser, 2002).

Per valutare se le differenze delle performance apprese si mantengono nel tempo e se differiscono a seconda del test di apprendimento usato è stato svolto questo studio (Visser, 2003). In un test è stato usato uno stimolo avverso (un soffio d’aria compressa: test d’evitamento) mentre nell’altro un premio (distributori d’alimento). Durante i test sono stati registrati sia il comportamento dei soggetti sia la loro frequenza cardiaca. Secondo Marinier e Alexander (1994) la performance negativa di un soggetto può esser dovuta sia alla mancanza del cibo come premio sia alla nevrilità. In questo studio non è risultato che quest’ultimo aspetto influenzi negativamente la capacità di apprendimento, ma soltanto che la nevrilità potrebbe causare una mancata risposta, infatti, questi cavalli non hanno risposto allo stimolo usato nel test di apprendimento. I risultati indicano che i soggetti non manifestano costanza nel tempo riguardo alle performance apprese ed alcuni manifestano più facilmente il comportamento corretto quando viene utilizzato il metodo dello stimolo avverso, mentre altri quando viene usato il metodo del premio (Visser et al., 2003).

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