4. SCOPO DELLA TESI
Negli ultimi anni si è assistito ad una riscoperta delle piante officinali e ciò è dimostrato da una costante crescita della domanda e dall’aumento delle superfici coltivate. Contemporaneamente si è assistito anche all’introduzione di tecniche di micropropagazione per queste specie, soprattutto per quelle che presentano problemi di propagazione con i metodi tradizionali, cicli colturali lunghi e complessi o che necessitano di notevoli quantità di materiale per l’estrazione dei principi attivi in esse contenute.
Le due specie oggetto di questa tesi sono Echinacea angustifolia D.C. e Passiflora incarnata L.. Entrambe sono piante originarie del nord America, largamente usate dalla popolazione nativa per le loro indubbie proprietà medicinali, ma che stanno riscontrando un consenso sempre più ampio anche in Europa.
Nel presente lavoro si è cercato di mettere a punto un protocollo non convenzionale di micropropagazione che consenta alle piante micropropagate di Echinacea e Passiflora di poter svolgere l’attività fotosintetica anche durante la coltura in vitro.
L’importanza dello sviluppo di capacità autotrofiche nelle colture in vitro si riflette sul miglioramento della qualità delle piante che assumono un habitus più simile a quello delle piante in vivo, sulla possibilità di automatizzare e standardizzare più facilmente il ciclo colturale, legato soprattutto all’uso di substrati privi di saccarosio, sulla possibilità di migliorare la successiva acclimatazione delle plantule. Per quanto riguarda le piante medicinali, l’uso di sistemi autotrofi che vengono sviluppati in contenitori di dimensioni maggiori rispetto a quelle dei tradizionale vasi da coltura, porta alla possibilità di incrementare i quantitativi di biomassa vegetale, sviluppata su substrati non solo privi di zucchero ma anche con ridotto contenuto di fitoregolatori.
Due tipi di esperimenti sono stati condotti sulle due specie: nel primo è stato testato l’effetto della diversa concentrazione zuccherina nei mezzi di coltura utilizzati per la fase di proliferazione, con lo scopo di portare le piante in condizioni eterotrofe (carboidrati provenienti totalmente dal mezzo agarizzato), mixotrofiche (poco zucchero fornito nel mezzo) e autotrofiche (assenza di zucchero nel mezzo).
Nel secondo caso è stato sviluppato per la fase di radicazione un sistema di coltura “microponica” utilizzando dei supporti inerti per sostenere le plantule e con un sistema di ventilazione del substrato liquido analogamente a quanto viene fatto nelle colture fuori suolo.
53 La capacità delle piante di crescere nei diversi sistemi colturali saggiati è stata valutata sia attraverso rilievi di carattere morfologico sia misurando l’attività fotosintetica svolta nell’arco della coltura. Per caratterizzazione l’attività metabolica degli espianti sono stato inoltre analizzati i carboidrati presenti nei tessuti.