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Academic year: 2021

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3) LA GEOGRAFIA

3.1) IL TERRITORIO

Il territorio del “Parco Naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli” si estende per 23.114 ettari ed è compreso tra le province di Lucca e Pisa con una prevalenza di quella pisana, che ne possiede il 57%. L’area protetta entro i confini provinciali fa capo ai comuni di Pisa, San Giuliano Terme e Vecchiano, ed è ancora Pisa ad avere la maggiore estensione di territorio.

I Comuni lucchesi interessati sono Viareggio, lungo il litorale, e Massarosa all’interno con il Lago di Massaciuccoli.

Il Parco, che si sviluppa lungo il litorale della Toscana nord-occidentale, si estende sul fronte marino per circa 30 Km, e occupa l’intera fascia costiera compresa fra Viareggio a nord e la foce dello Scolmatore d’Arno a sud. L’area protetta si spinge poi nell’entroterra per una profondità variabile tra i 5 e i 10,5 Km.

Il Parco presenta una sagoma che si assottiglia nella parte centrale, tra Arno e Serchio, e si allargarga alle due estremità abbracciando a nord il Lago di Massaciuccoli e le sue paludi, mentre a sud si apre alle ampie campagne di Coltano.

L’istituzione da parte della Regione Toscana del Parco Naturale Regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli è avvenuta ufficialmente nel 1979 con la legge regionale n. 61 del 13 dicembre, con lo scopo di tutelare le caratteristiche naturali, ambientali e storiche tipiche del litorale Pisano e Lucchese, in funzione dell’uso sociale di tali valori, nonché di promuovere la ricerca scientifica e la didattica naturalistica.

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Il territorio del Parco che comprende 14 riserve naturali e 33 itinerari ha come sua componente caratterizzante l'acqua, che risulta l’elemento determinante del parco, in cui sono presenti stagni, fossati, canali, paludi, insieme al lago di Massaciuccoli ed ai fiumi Arno e Serchio. Questi elementi naturali configurano un ambiente di grande suggestione ricoperto per lo più da boschi di caducifoglie e sempreverdi e una varietà ambientale che passa dalle dune, alle foreste igrofile alle aeree palustri, in grado di offrire ospitalità ad un gran numero di specie animali. Ricchissima é la fauna ornitica. Le zone palustri ed il lago sono frequentate da numerose specie di uccelli stanziali, di passo, nidificanti, quali l'airone rosso e cinerino, il germano reale, il falco di palude, il cavaliere d' Italia.

Si contano oltre 200 varietà di uccelli migratori, svernanti o nidificanti. La presenza di daini, cinghiali, volpi, istrici, ghiri, tassi, scoiattoli, completano il patrimonio faunistico.

La flora del Parco annovera alcune rarità come la drosera (piccola pianta carnivora), l'orchidea palustre, l'ibisco rosa, la felce florida o la periploca greca.

L'Ente parco promuove numerose attività: dalle escursioni a piedi a quelle a cavallo, in bicicletta, in canoa. Dall'organizzazione di campi di soggiorno estivi con corsi di aggiornamento e specializzazione per insegnanti e guide ambientali, a quella di stage naturalistici di formazione ambientale.

3.2)

LA PIANURA PISANA

Il territorio della zona di San Rossore, dal punto di vista morfologico, si può classificare come zona pianeggiante e rientra nel contesto della "Pianura Settentrionale Pisana" che estende i suoi confini tra il fiume Arno ed il fiume Serchio e dal punto di vista geomorfologico, é per la

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maggior parte di natura alluvionale, dovuta in prevalenza ai depositi del fiume Arno.

Dal punto di vista geologico invece, essa appartiene al grande bacino di sprofondamento tettonico pisano-versiliese che ha come margine orientale il piede occidentale del Monte Pisano, i monti d'oltre Serchio e le Alpi Apuane; come margine meridionale le Colline Livornesi e Pisane e come margine occidentale la Dorsale detta di Meloria-Maestra, attualmente sommersa dal mare.

La formazione dei Monti Pisani a nord-est di Pisa, tra la valle dell'Arno e quella del Serchio sarebbe avvenuta, secondo lo storico Paolo Savi nel periodo Pliocenico pag92 (in epoca perno-carbonifera) con una prima fase di sollevamento, seguita da un'altra di sprofondamento leggibili nella presenza di alcune pendici ripide e strapiombanti sulla "Piana".

Perciò si ritengono i Monti Pisani una delle conformazioni più antiche della penisola quando ancora le acque ricoprivano gran parte dell' Italia Centrale;

La loro estensione va da N/O a S/E, per una lunghezza di 20 km ed una larghezza di 10 km, creando un suggestivo ventaglio dal cui bordo emergono il M. Faeta (831 m), lo Spuntone di Sant’Allago (870 m), il M. Serra (917 m), il M. Pruno (876 m) ed il caratteristico M. Verruca (537 m).

3.3) LA TENUTA DI SAN ROSSORE IN NUMERI

La Tenuta di San Rossore, che ricade sotto le amministrazioni comunali di Pisa e San Giuliano Terme, rappresenta una vasta porzione della pianura pisana, che si estende su 4.771 ettari in un unico corpo di forma trapezoidale attraversato dal Fiume Morto e da

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una rete di canali minori che frammentano il territorio in varie porzioni.

Il fiume Serchio la delimita a nord, e l’ Arno a sud, mentre confina ad est la città di Pisa e a ovest il Mar Tirreno.

La Tenuta si compone di una serie di ambienti diversi che schematizzati si riconducono a: corsi d’acqua, litorale e spiagge, zone palustri, coltivi, aree boscate.

Anche per la sua origine litoranea, la morfologia di San Rossore è prevalentemente pianeggiante, il suo paesaggio offre comunque un sistema di avvallamenti e piccoli rilievi di notevole importanza.

La Tenuta è infatti costituita da una serie di dune, conosciute sotto il nome di “Tomboli” o “Cotoni”, intervallate da zone interdunali dette “Lame”.

Le prime sono delle piccole ondulazioni che si ripetono con andamento parallelo al mare per una profondità di circa 5 Km ed hanno un’altezza media di 5m.

Le Lame, sono invece le porzioni di terreno pianeggiante e depresso che si trovano tra le Dune e pertanto sono soggette ad allagamenti temporanei a seguito di precipitazioni di forte intensità.

La superficie totale della Tenuta è così ripartita: Boschi 2850 ha circa

Prati e pascoli naturali 900 ha Colture agrarie 500 ha

Incolti produttivi 200 ha

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3.4) CLIMA E MICROCLIMI

Il clima del Parco di San Rossore, come quello della pianura pisana (compresa tra le colline livornesi a sud ed i monti pisani a nord), si può considerare come una prima transizione tra il regime mediterraneo e il regime continentale, e si può definire tecnicamente di tipo “Mediterraneo umido”, quindi mite e temperato .

I suoi caratteri principali sono dettati dalla vicinanza del mare e dei rilievi montuosi a nord-est. Esso è infatti decisamente influenzato dall’azione del mare, in particolare per l’attenuazione delle variazioni termiche dell’aria.

La presenza della ampia pianura in direzione est-ovest facilita la penetrazione delle perturbazioni e la circolazione dell'aria da ovest, mentre la presenza dei monti pisani provoca un aumento di piovosità da sud verso nord, e genera una protezione dalle correnti fredde che provengono da nord, ed è tanto più accentuata quanto più ci si avvicina ai rilievi.

Nel corso dell’anno le condizioni climatiche possono presentarsi estremamente eterogenee e talora contrastanti tra loro, e presentano inverni freddi e secchi, estati torride, umide ed afose, e stagioni intermedie piovose.

LE TEMPERATURE

Nel punto di rilevamento di Metato (presso Migliarino) le temperature più basse si registrano di norma a gennaio, mentre quelle più elevate prevalentemente ad agosto, mese caratterizzato da una sensibile siccità.

La temperatura media annua è di 14,8 °C con una minima media mensile di 6,7 °C a gennaio e una massima a luglio e agosto con 23,5 °C.

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LE PRECIPITAZIONI

Le precipitazioni nella pianura pisana, che per caratteristiche pluviometriche è classificata nella zona sub-mediterranea, sono pressoché omogenee e raggiungono valori compresi fra gli 850 e 1.100 mm annui di pioggia, con un massimo ad ottobre con 16,5 mm/gg ed un minimo a luglio con 6,3 mm/gg.

Le piogge più abbondanti si registrano in autunno, seguite da quelle invernali e primaverili, che talora sono piuttosto elevate. Mentre le piogge estive, quasi sempre scarse, possono raggiungere livelli pari o superiori ad alcuni mesi primaverili e invernali, ed hanno carattere temporalesco.

La vicinanza del mare e la presenza di estese superfici evapotraspiranti fanno sì che l’umidità nella zona di San Rossore si mantenga su livelli elevati tali da raggiungere spesso la saturazione. I valori massimi si osservano in tutti i mesi dell’anno nelle prime ore del mattino e durante la notte, mentre il valore minimo mensile si registra fra luglio ed agosto, dalle ore dieci alle ore dodici circa.

I VENTI E LE BREZZE

Per quanto riguarda i venti, le giornate di calma assoluta si rilevano più frequentemente in inverno, ma sono molto rare. In estate la calura delle ore centrali del giorno è sovente attenuata dall’azione delle brezze locali la cui velocità oraria è superiore al limite che stabilisce lo stato di “calma di vento”.

La presenza dei Monti Pisani a nord-est determina il regime dei venti e ne determina la polarizzare sull'asse est-ovest. I venti più importanti per frequenza e intensità sono: il Levante il Ponente, lo Scirocco da sud-est ed il libeccio da sud-ovest.

Va notato che la conformazione del territorio e, in particolare, la presenza della ampia pianura dell'Arno provoca, con il suo surriscaldamento estivo, un regime di brezze termiche da ovest verso est che hanno inizio nelle prime ore del mattino e terminano intorno

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alle 24:00. Queste brezze sono presenti in tutto il corso dell'anno, tuttavia, nei periodi invernali è più frequente l'instaurarsi, in condizioni di alta pressione atmosferica, di periodi di calma di venti che facilitano il formarsi di nebbie e foschie.

In funzione dei dati relativi ai principali fattori climatici dell'area pisana si può stilare un’ analisi sulle ricadute che questi hanno su tutte le specie viventi e in particolare sull’uomo. Considerando il rapporto congiunto tra umidità e temperatura si rileva come nella pianura pisana si possano verificare frequentemente condizioni di disagio termico estivo, fenomeno che si manifesta principalmente nelle zone più lontane dal mare che meno risentono del benefico influsso delle brezze marine.

Uno degli aspetti climatici interessanti che rende San Rossore un locus amoenus, è la presenza di un’elevata varietà di microclimi in grado di influenzare tratti diversi di territorio favorendo lo sviluppo di una vegetazione riccamente differenziata.

3.5) LA FLORA

La foresta rappresenta nel parco la cenosi più estesa in termini di superficie con oltre 10.000 ettari suddivisi in quattro grandi complessi:

- la Macchia Lucchese, - la Macchia di Migliarino, - la Pineta di San Rossore, - la Pineta del Tombolo.

I termini di “macchia” e “pineta” identificano localmente i singoli complessi della vasta foresta planiziaria costiera. La foresta è formata essenzialmente da piante della macchia mediterranea di zona calda,

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ha origini estremamente remote ed è probabile che sia in parte il resto delle selve che ricoprivano la costa tirrenica dalla Liguria alla Calabria.

Questo territorio interessantissimo per aspetti botanici, zoologici e ambientali, non è rimasto indenne da interventi umani, ma si conservano ancora superfici che miracolosamente hanno mantenuto attraverso i millenni una vita vegetale altrimenti scomparsa, come la duna fossile, formatasi dall’azione combinata dei detriti fluviali e del modellamento del mare e del vento. Le formazioni dunose sono state progressivamente colonizzate dalla vegetazione man mano che la loro posizione arretrava rispetto alla linea di costa e sono ancora reperibili esemplari di generi non più esistenti altrove nella regione (tali zone sono ovviamente tutelate e non accessibili ai turisti).

Nelle zone di bassura dove affiora la falda idrica sotterranea si creano specchi d’acqua stretti e lunghi, che danno vita a felci e rigoglioso sottobosco: le lame.

Nell’area chiamata “Bosco del Palazzotto” si esprime una diversità di straordinario interesse bio-geografico. Nelle lagacce (zone depresse) oltre a farnie radicanti nel fondo palustre, frassini, ossifilli, carpini bianchi, ontani e olmi, vegetano esemplari vegetali estremamente rari; mentre il leccio, caratteristico della macchia mediterranea, si erge sulle dune consolidate.

La presenza di numerose e diversificate zone umide influenza sensibilmente la componente vegetale, caratterizzata da elementi tipici della vegetazione mediterranea uniti ad elementi di climi più continentali, (ci troviamo infatti in una zona di prima transizione tra regime climatico mediterraneo e regime continentale) che imprimono alla vegetazione uno suggestivo susseguirsi di paesaggi singolari. Tutto concorre a fare di questa area un emblema di eccellenza di ciò che si deve circoscrivere e preservare.

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3.6) LA FAUNA

Ricchissima è anche la fauna. In queste aree gli uccelli acquatici sono i padroni incontrastati: numerosi sono i germani reali, le alzavole, i fischioni; altrettanto numerosi i trampolieri come il cavaliere d’Italia e i più grandi aldeidi come l’airone cenerino e l’airone bianco maggiore, le garzette e le notticore. Si registrano spesso avvistamenti importanti come il fenicottero rosa e la cicogna.

I corsi d’acqua sono popolati da gallinelle ed i canneti da “uccelli di canna” come il forapaglie; importante è la presenza del raro tarabuso. Nei periodi migratori è notevole il passaggio di passeriformi quali il colombaccio e la beccaccia, mentre negli spazi più aperti si possono vedere il gruccione, lo storno e la poiana, il più grande dei rapaci del Parco, come pure la civetta e l’allocco.

Presenti anche molti anfibi ( come tritone, rana verde e rana agile ) e rettili: nel parco è presente anche la vipera.

Fra gli insetti vi sono colonie di coleotteri, ragni e farfalle.

Tra i pesci troviamo il luccio, la tinca, l’anguilla e il muggine di acqua dolce e di acque salse; purtroppo la comparsa del gambero rosso americano, detto “gambero killer”, diffusosi dal lago al padule e successivamente a tutti gli ambienti umidi limitrofi sta creando non pochi problemi all’habitat naturale.

I mammiferi e pesci hanno particolarmente risentito dell’azione antropica, tanto che la composizione qualitativa e quantitativa del loro popolamento risulta radicalmente alterata. Daini e cinghiali, ma anche scoiattoli, conigli selvatici e ghiri stanno assumendo proporzioni sempre maggiori per la mancanza di predatori naturali e per la ricchezza di cibo. In rapida crescita è pure il numero di esemplari di volpe rossa e di istrice.

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3.7) I COLLEGAMENTI VIARI

Il raggiungimento del Nuovo Museo della Tenuta di San Rossore è garantito da una rete di comunicazione via aria, via terra e via mare che pongono la pianura pisana in una posizione geografica privilegiata.

RETE STRADALE

- La Strada Statale n. 12 (dell’Abetone e del Brennero), primaria arteria di comunicazione tra Pisa e Lucca.

- La Strada Provinciale n. 10 del Lungomonte Pisano, importante via di comunicazione che collega tutti i comuni a ridosso dei Monti Pisani partendo da Calcinaia e Buti, attraverso Cascina, Uliveto Terme, Calci, Asciano, San Giuliano Terme e proseguendo per Orzignano, Pontasserchio, Vecchiano.

- La Strada Statale n. 1 Aurelia. - l’Autostrada Genova - Livorno; - l’Autostrada Pisa - Firenze; - La superstrada FI-PI-LI.

RETE FERROVIARIA

Lo snodo ferroviario di Pisa si può considerare strategico per il traffico dell’Italia centrale. Qui si incrociano linee ferroviarie secondo le due direttrici principali est-ovest, attraverso la linea Pisa – Firenze - Bologna e, nord-sud, attraverso la linea Tirrenica.

Per quanto riguarda il trasporto ferroviario locale, Pisa è collegata con Lucca tramite la linea che attraversa la pianura pisana toccando San Giuliano Terme e varie frazioni della vecchia via lucchese.

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AEROPORTO

Linee aeree interne, europee e internazionali permettono comunicazioni a diverso raggio con ogni parte d’Italia e del mondo.

PORTO

Il porto di Livorno garantisce i collegamenti con le isole dell’arcipelago toscano, la Sardegna, la Corsica ed il trasporto di merci e passeggeri verso i principali porti del Mediterraneo.

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