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Carne bovina, continua il calo della produzione

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Academic year: 2022

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ZOOTECNIA

Carne bovina, continua

il calo della produzione

La diminuzione dei consumi e i costi delle materie prime comprimono i margini di guadagno degli allevatori, anche se i prezzi al macello sono in ripresa.

46 ottobre 2012

onomia Ec

I

forti rialzi che dalla seconda metà dell’an- no scorso hanno sostenuto le quotazioni dei bovini da macello in Italia sono legate, oltre che alle dinamiche interne al nostro Paese, al cambiamento degli equilibri di mercato e dei flus- si commerciali a livello internazionale. L’aumento dei prezzi non è infatti un fenomeno circoscritto all’Italia e nemmeno all’Unione europea, perché ha investito le principali aree produttive del globo.

Nel contesto mondiale che si è delineato negli ultimi anni, l’Europa e ancor più l’Italia hanno in realtà confermato tendenze consolidate da più tempo, date dalla flessione della produzione e dalla stagnazione dei consumi. Gli elemen- ti di novità emersi nello stesso periodo, i cui effetti hanno condizionato anche il mercato italiano, sono stati la riduzione dell’offerta dei grandi produttori dell’area atlantica e il ritorno all’attivo del saldo commerciale dell’Ue.

Il calo dei consumi comunitari e le minori di- sponibilità per le esportazioni in Sud America hanno infatti ridotto l’afflusso nel nostro conti- nente di carni di provenienza extra Ue. D’altra parte, la riduzione del divario di competitività

rispetto alle produzioni brasiliane e statunitensi ha consentito agli esportatori europei di riatti- vare i canali commerciali più tradizionali e di cogliere l’opportunità offerta della crescita della domanda dei Paesi affacciati sul Mediterraneo.

I flussi verso questi mercati, con in testa la Tur- chia, si sono progressivamente concentrati su bovini da macello e da ingrasso, accentuando la riduzione delle disponibilità sul mercato eu- ropeo e spingendo i prezzi al rialzo.

Il rischio per gli ingrassatori italiani è che, ri- spetto al 2011, l’effetto sugli utili lordi di stal- la possa comunque risultare a saldo negativo, poiché l’ulteriore aumento dei capi da macello è stato accompagnato, dall’inizio di quest’an- no fino ad oggi, da un altrettanto consistente rincaro dei ristalli di importazione. Per di più, l’ennesima impennata dei prezzi di mais e soia ha portato i costi di alimentazione oltre i livelli record raggiunti solo qualche anno fa.

L’aumento dei costi di produzione nel 2011, do- vuto principalmente all’andamento del prezzo del mais, ha annullato la possibilità di un recu- pero di redditività dato dalla ripresa dei prez-

CLAUDIO MONTANARI

CRPA spa, Reggio Emilia

vOCI 2008 2009 2010 2011 vARIAz. 2011/10

Produzione da capi nazionali 861 840 842 752 -10,7%

Produzione da capi esteri 196 209 227 249 9,6%

Produzione totale (*) 1.057 1.049 1.069 1.000 -6,4%

Import di carni 431 449 460 429 -6,4%

Disponibilità 1.476 1.498 1.529 1.429 -6,4%

Export di carni 117 106 134 135 1,2%

Consumi 1.371 1.392 1.396 1.294 -7,1%

Autoapprov. (%) 62,8 60,3 60,4 58,1 -2,3%

* Peso morto al lordo del grasso della carcassa Fonte: elaborazioni CRPA su dati ISTAT

Tab. 1 - bilancio

diapprovvigio-

namenTodelle carnibovine

(inmigliaia

diTonnellaTe).

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graf. 2 - prezzideiviTelli

darisTalloe deiviTellonida macello.

Fonte:

CCIAA di Modena.

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ottobre 2012

zi al macello. Quest’anno stiamo assistendo al persistere di forti tensioni sul prezzo delle ma- terie prime, oltre che ad un rincaro delle quota- zioni dei capi da ristallo tale da prefigurare un netto peggioramento dei margini di redditività.

Produzione ed import in calo

Nel contesto comunitario, l’Italia è il Paese che ha accusato nel 2011 il calo produttivo più con- sistente. La produzione a peso morto è infatti diminuita del 6,4%, attestandosi a un totale di un milione di tonnellate. Il corrispondente numero di capi macellati, pari a 3,59 milioni, ha registrato una contrazione del 7,1% che ha investito tutte le categorie di bovini, compresi vitelloni e scottone (tabella 1).

Il forte calo della produzione del 2011 è inte- ramente imputabile alle minori macellazioni di bovini nati ed allevati in Italia in quanto la ri- presa, nel biennio precedente dell’importazione di bovini vivi, ha continuato ad alimentare la produzione da capi di origine estera.

Nel 2011 gli ingressi di bovini da vita, pari a 1,11 milioni di capi, sono diminuiti del 2,9%, soprattutto per il minore afflusso di vitelli de- stinati alla produzione di carne bianca e dei ristalli leggeri. Nonostante il deciso calo delle macellazioni, nel 2011 sono diminuite anche le importazioni di carni fresche e congelate,

portatesi a 429.000 tonnellate (-6,4%). Questa dinamica riflette la consistente contrazione dei consumi, conseguenza di una presumibile redi- stribuzione degli acquisti di carni da parte del- le famiglie italiane a favore dei prodotti meno costosi.

I dati ancora provvisori relativi al 2012 sem- brano confermano le tendenze relative al 2011.

In particolare, l’aumento dei prezzi dei ristalli, dovuti ai motivi prima ricordati, e il fortissimo rincaro delle materie prime hanno indotto gli allevatori a ridurre il livello di utilizzazione dei posti stalla disponibili e le importazioni di vi-

graf. 1 - reddiTiviTà dellallevamenTo allordo ealneTTodei pagamenTidireTTi

(2009-2011).

Fonte:

elaborazioni CRPA.

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telli da ingrasso dall’estero. Questo si è tradotto nei prime cinque mesi di quest’anno in un calo delle macellazioni del 5,7%.

Prezzi dei bovini da macello e dei ristalli

Nell’andamento dei prezzi, il mercato dei vitelloni da macello in Italia ha agganciato la ripresa inter- venuta su tutti i mercati europei a partire dal se- condo semestre del 2011. Da lì in poi i prezzi han- no cominciato a salire in modo consistente anche in Italia, per la diminuzione della produzione interna e delle disponibilità di importanti forni- tori del mercato italiano, come Francia, Polonia e Germania, che hanno concentrato parte dei flussi di esportazione verso la sponda opposta del baci- no del Mediterraneo. La minore offerta nell’Ue ed i prezzi elevati raggiunti dalle carni comuni- tarie hanno determinato una maggiore richiesta di prodotto di origine nazionale, innescando la repentina risalita delle quotazioni.

I prezzi dei vitelloni Limousine e Charolais hanno così segnato un incremento pari rispetti- vamente al 9 e al 7% (Cciaa di Modena). Tut- tavia, come mostra l’ultima analisi condotta dal

Centro ricerche produzioni animali, l’aumento del ricavo al macello non ha migliorato i mar- gini di redditività degli allevamenti da ingras- so, perchè la nuova impennata dei prezzi delle materie prime ha determinato un consistente aumento del costo di produzione.

Sul finire del 2011 la tendenza al rialzo dei vi- telloni finiti si è trasmessa al mercato dei ristal- li, anche per effetto della riapertura del mercato turco alle importazioni dalla Francia di bovini vivi. Nei primi otto mesi del 2012 i prezzi dei ristalli di razza francese sono saliti in media del 15% a fronte di un incremento dell’11%

dei prezzi dei vitelloni. È ipotizzabile che que- ste tensioni dei mercati permangano ancora a lungo. Difficilmente, infatti, si assisterà ad una ripresa delle macellazioni rispetto al trend della prima metà di quest’anno, dati i livelli raggiunti dalle quotazioni del mais e della soia e la ridu- zione delle rese dell’ultima campagna maidicola dovuta alla siccità dell’estate scorsa. L’offerta di ristalli dalla Francia è inoltre prevista in calo, e per ora (primi di ottobre, ndr) la minore do- manda da parte degli ingrassatori italiani non ha calmierato le quotazioni.

onomia

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