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Attualità

Economia, innovazione

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Taglialegablocchi: la gestione meccanica del fieno

Gli impianti di essiccazione del foraggio sfuso sono pre- senti ormai da diversi anni nelle realtà produttive italia- ne. Questi impianti sono formati da celle di essiccazio- ne dove il foraggio preappassito completa la fase di essiccazione, attraverso un processo di ventilazione forzata. I miglioramenti della qualità dei foraggi ottenu- ti da questi impianti sono noti: maggiore produzione per unità di superficie, superiore valore organolettico dei foraggi. La tecnologia ha visto ormai consolidarsi gli aspetti legati al carico, alla ventilazione, alla deumidifi- cazione del foraggio, dando all'agricoltore una discreta gamma di possibilità a seconda delle esigenze azienda- li: sistemi di carico pneumatici o a griffe, ventilatori assiali o centrifughi, svariate metodologie di deumidifi- cazione dell'aria, bruciatori a gasolio, metano, collettori solari, pompe di calore, ecc.

Altrettanto non si può dire per i sistemi di scarico delle celle di essiccazione, che risultano in genere di difficile gestione, in dipendenza del sistema di carico adottato, della struttura dell'impianto, della disponibilità di manodopera e della gestione aziendale.

Altri problemi che non hanno trovato un'efficace solu- zione sono poi il trasporto del foraggio e la sua distri- buzione in mangiatoia. Infine, le difficoltà di svuota- mento spesso non permettono il completo sfruttamento delle celle di essiccazione. Già alcuni anni fa il Crpa

aveva tentato di trovare una soluzione alternativa a quelle attualmente in uso e più efficace, che permet- tesse di avere un impianto di essiccazione facilmente svuotabile, grazie ad un'attrezzatura di taglio e imbal- laggio in blocchi del foraggio essiccato. Il progetto ini- ziale, finanziato dall'Enama (Ente nazionale per la mec- canizzazione agricola), ha portato alla realizzazione di un impianto di essiccazione modulare, composto da celle di piccole dimensioni, di facile svuotamento pro- prio grazie a un prototipo di taglialegablocchi. Questo consente di produrre blocchi di fieno confezionati, facil- mente trasportabili e immagazzinabili, preservando il prodotto da quei maltrattamenti che ne potrebbero alterare le qualità organolettiche. Inizialmente i risultati ottenuti non erano ottimali, perché l'apparato di legatu- ra a rete realizzato non effettuava una compressione del blocco adeguata per il suo spostamento e per lo stoccaggio. Successivamente, grazie a progressivi miglioramenti del progetto iniziale, realizzati con il con- tributo della Regione Emilia-Romagna, si è arrivati ad un nuovo prototipo.

Questo nuovo tagliablocchi, che viene agganciato al caricatore frontale del trattore, permette di confeziona- re balle, legate con lo spago, di 1.900x750x1.200 mm, pari a circa 1,7 metri cubi di fieno, con una massa volumica di 120-130 metri cubi. Rispetto a un sistema tagliablocchi tradizionale di capacità equivalente, il pro- totipo ha una capacità di lavoro inferiore, per effetto delle operazioni di compressione e legatura. I tempi di trasporto alla stalla sono però minori, grazie alla possi- bilità di spostare blocchi di fieno con una massa volu- mica maggiore rispetto a quella del fieno. Alla fine, con il sistema innovativo si registrano vantaggi economici legati ai minori investimenti iniziali, ma anche gestio- nali, per la possibilità di stoccare il fieno aeroessiccato compresso. Il prototipo verrà presentato il 28 maggio prossimo, durante una visita guidata all'azienda speri- mentale Santa Lucia, a Cor- togno di Casina, in provincia di Reggio Emilia.

Stefano Pignedoli Crpa, Reggio Emilia

ROMA - Un modello di svi- luppo che sappia coniugare l’efficienza delle infrastrut- ture a servizio dell’agricol- tura e la funzionalità della mobilità, con la vitalità delle imprese agrico- le e con la valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio.

Questo l’obietti- vo che si pone la Cia, che sulla questione relativa alla realizzazione delle opere infrastrutturali (ferroviarie, stradali e irrigue), vuole fornire un contributo aperto e costruttivo per favorirne lo sviluppo equilibrato, senza provocare effetti negativi, di carattere eco- nomico e sociale, sia nei confronti del mondo agrico- lo che dell’ambiente. D’al- tra parte, l’allargamento dell’Unione europea e la definizione dei nuovi corri- doi di comunicazione stra- dali, autostradali, ferroviari, influiranno sull’economia, sui settori produttivi, sul territorio, sulla mobilità di merci e persone.

Grandi opere che compor- teranno conseguenze

anche sull’integrità fondia- ria delle aziende agricole e sull’assetto del territorio rurale. Di tutto questo si è parlato martedì 6 maggio a Roma, in un con- vegno naziona- le promosso dalla Cia sul tema “Sviluppo, infrastrutture, agricoltura, ter- ritorio. Le grandi opere per la crescita eco- nomica del Paese e per la valorizzazione delle impre- se agricole”. Ai lavori, aper- ti dal vicepresidente Mino Rizzioli e conclusi dal presi- dente Massimo Pacetti, sono intervenuti, fra gli altri, il ministro delle Politi- che agricole Gianni Ale- manno, il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Ugo Martinat, l’assessore all’Agricoltura e all’Ambien- te dell’Emilia-Romagna Guido Tampieri, l’assessore all’Ambiente e Mobilità del veneto Renato Chisso, il professor Giorgio France- schetti, dell’Università di Padova. La relazione è stata svolta da Nicola Stol- fi, della direzione nazionale della Cia.

Infrastrutture e territorio agricolo

Convivenza possibile: un convegno della Cia

fa il punto sulle

grandi opere

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