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ALLE ATTESE DEI GIOVANI

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(1)

LA FAMIGLIA SALESIANA DI FRONTE

ALLE ATTESE DEI GIOVANI

COLLANA

COLLOQUI SULLA VITA

SALESIANA

ELLE DI CI

LEUMANN (TORINO)

(2)

COLLOQUI SULLA VITA SALESIANA 9

LA FAMIGLIA SALESIANA DI FRONTE ALLE ATTESE

DEI GIOVANI

Salzburg (Austria) 27-31 agosto 1978

ELLE DI CI LEUMANN (TORINO)

1979

(3)

Hanno curato la presente edizione

Fr a n c is De s r a m a u t e Mario Mid a li

Proprietà riservata alla Elle Di Ci, Colle Don Bosco (Asti) 1979

(4)

INTRODUZIONE

Le attese della gioventù contemporanea

Nel 1859, san Giovanni Bosco fondò una Congregazione reli­

giosa maschile per i giovani, specialmente « poveri e abbando­

nati ». Nel 1872, lanciò una Congregazione femminile, l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, al servizio delle giovani. Fin dall'origine della sua opera torinese nel 1844, egli chiese la col­

laborazione di laici e preti secolari, riuniti più tardi nell'Unione dei Cooperatori Salesiani, per venir incontro innanzitutto alla gioventù maschile e femminile. La Famiglia salesiana è stata, quindi, creata nel XIX secolo prima di tutto per i giovani. Ven­

nero creati oratori, scuole, missioni... Il metodo « preventivo » vi venne applicato con successo, specialmente negli internati, con­

siderati come « case salesiane tipo ».

Ma tutto questo si trasmise nel corso dell’ultimo secolo o in istituzioni che sopravvissero fino alla seconda guerra mondiale.

La gioventù e il mondo sono cambiati in cento anni e, più ancora, dopo il 1945. La gioventù popolare d ’altri tempi dipendeva strettamente dai parenti e ne seguiva la scia; oggi se ne distacca e cerca altrove i suoi modelli di condotta. Prima della radio e soprattutto prima della televisione, era possibile far vivere dei giovani nell'isolamento al sicuro da ogni influenza esteriore; oggi le loro menti sono sollecitate da un cumulo di messaggi sovente contraddittori ed anche i pochi che vivono negli internati pas­

sano la fine settimana nel « mondo ». Nei paesi occidentali, la gioventù di altri tempi riceveva la sua prima educazione cultu­

rale nella scuola e dalle labbra di maestri rispettati; oggi, i vari strumenti della comunicazione sociale e una cultura media più elevata fanno concorrenza alle istituzioni scolastiche e agli inse­

gnanti delle classi elementari e medie, abbassati al rango di ese­

cutori senza una specifica preparazione e sovente contestati dai

(5)

parenti e dai ragazzi. In passato, il giovane popolano cresceva ordinariamente in un ambiente — per lo più rurale — dove la fede era una realtà pacifica mentre l’ateismo era un’eccezione;

oggi le zone d ’incredulità si sono estese e la fede non germina più nei cuori dei giovani se non a prezzo di una laboriosa semi­

nagione. I Salesiani e le Salesiane, con le loro scuole frequentate da una popolazione cristiana omogenea, con i loro catechismi studiati con cura, col loro metodo educativo fondato sulla reli­

gione e tendente a conservare i giovani sotto la tutela degli adulti, rispondono ancora in maniera adatta alla mutata situa­

zione della gioventù che si affaccia a questo ultimo quarto di secolo? Oppure, formulando il problema a partire dall’altro estre­

mo, cosa si aspettano, consciamente o no, i giovani di oggi da una Famiglia salesiana che dalla sua nascita è stata consacrata al loro servizio?

Il colloquio di Salzburg

Quest’ultimo interrogativo è lancinante. Lo stesso futuro dei figli di Don Bosco dipende dalle risposte che ad esso si danno o si daranno. È comprensibile che abbia potuto costituire il tema del nono colloquio internazionale della Famiglia salesiana, tenuto alla Bildungs-Haus Sankt-Virgil di Salzburg (Austria), dal 27 al 31 agosto 1978. Vi parteciparono una cinquantina di persone, tra Salesiani, Salesiane, Cooperatori e Volontarie di Don Bosco, provenienti da undici nazioni d’Europa occidentale e centrale.

Parecchi giovani vi hanno portato il proprio contributo e la pro­

pria sensibilità. Sedevano fianco a fianco con professori universi­

tari, superiori maggiori e ispettori della Congregazione Salesiana e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La presenza di Don Giovanni Vecchi, consigliere generale dei Salesiani per la pastorale giova­

nile, fu particolarmente confortante. Gli scambi di vedute, pre­

parati con cura dal coordinatore Jacques Schepens e diretti con abilità dal presidente Adriaan Van Luyn, furono numerosi, nu­

triti e a volte di buon livello. Evidentemente i partecipanti si muovevano nel loro mondo preferito.

Le conversazioni si concentrarono: 1) sulla situazione contem­

poranea, 2) sulla storia, 3) sulla pastorale che oggi sembra imporsi.

Le testimonianze riguardanti la situazione attuale erano attese 6

(6)

con curiosità. Concretamente, che cosa potevano attendersi le giovani generazioni d’Europa dalla Congregazione Salesiana, dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, dai Cooperatori, dalle Volontarie e dalle istituzioni gestite da costoro? Preparate con impegno, nel loro insieme sufficientemente rappresentative, le comunicazioni dei « testimoni » non hanno disilluso l’uditorio. Carla Barberi,, Figlia di Maria Ausiliatrice di Milano, s’era imposta di fare un sondaggio (attraverso un questionario) tra le allieve delle scuole salesiane dell’Italia. Tirò le conclusioni a partire da circa cinque­

cento risposte sovente significative per il loro anticonformismo.

Harrie Kanters, Salesiano olandese, parlò della sua esperienza in un centro salesiano nelle vicinanze di Rijswijk; Alois Sàghy, Sa­

lesiano austriaco, del suo lavoro fra la Gioventù Cattolica Operaia (KAJ) nel centro giovanile della città di Graz; José Luis Burguera (Salesiano studente di teologia) de « l’azione del Salesiano tra la gioventù di una parrocchia urbana di Barcellona »; Pierre Don- net, Cooperatore svizzero, dei contatti con la gioventù, che aveva potuto avere nel corso del suo lavoro di archeologo.1 Carla Bargi, Volontaria italiana, ha riassunto le esperienze delle VDB impe­

gnate nel mondo dei giovani. Gerard Schuler, Salesiano francese, intitolò il suo contributo: « Bisogni, attese e aspirazioni dei gio­

vani che ho incontrato nel mio campo di lavoro: il mondo dei drogati di Lione ». Infine, Maria del Valle Lopez Santos, giovane Cooperatrice del meridione della Spagna, condensò la testimo­

nianza di un gruppo di Cooperatori sulla gioventù di Huelva, presso Siviglia.

Da queste testimonianze emergevano un certo numero di co­

stanti. Non erano certo tutte delle rivelazioni in senso assoluto.

Ma fu istruttivo sentirsele dire a partire da orizzonti differenti.

I giovani, viene sottolineato, sono sensibili ai valori della perso­

na vista come membro della società: la responsabilità, la libertà, l’autonomia, la gioia spirituale e corporale, il valore del corpo, il valore della sessualità, l’esistenza di una coscienza sociale, l’in­

teresse per lo « stare insieme ». Cercano persone disponibili al dialogo; vogliono fare esperienze di gruppo, esperienze di amici­

zia ed esperienze di « Chiesa »; vogliono comunicare le loro espe­

rienze. Certi appelli della comunicazione di Carla Barberi furono 1 L’esposto, non redatto, non può essere qui riprodotto.

(7)

senz'altro pungenti. Toccò a Sr. Enrica Rosanna, Figlia di Maria Ausiliatrice, professoressa di sociologia alla Facoltà di Scienze religiose di Roma e all'università salesiana, fare « l’analisi socio­

logica delle aspirazioni e dei valori dei giovani d’Europa ». Si li­

mitò a un breve, ma rimarchevole esposto, basato su alcune in­

chieste condotte su vasta scala tra la gioventù contemporanea di alcune nazioni. Caratterizzò la Youth Way of Life a partire dalle parole: autonomia, « tutto-subito », aggruppazione e ricerca di senso.

Per comprendere i propri comportamenti e per riformarli, il Salesiano interroga istintivamente la storia. Cosa faceva Don Bo­

sco? Come si sono comportati i suoi successori dell’inizio di questo secolo? Come siamo arrivati alla situazione attuale? Il re­

dattore di queste pagine si pose la domanda se Don Bosco si era adattato al suo pubblico; Albert Druart, assistente di storia in una facoltà di Bruxelles parlò de « I Salesiani e il servizio ai gio­

vani in Belgio » dall’anno della loro prima fondazione in questo paese (1891) allo scoppio della prima guerra mondiale (1914);

Ramon Alberdi, professore di storia ecclesiastica a Barcellona, preferì partire da un caso preciso di adattamento alla gioventù operaia: « Le origini dell’opera salesiana a Badalona, Spagna (1922-1936)»; Gino Frangi, membro dell’università salesiana di Roma e autore di una tesi sulle prime opere salesiane nell’Ame­

rica del Sud, presentò « L ’opera salesiana in Argentina e in Uru­

guay dal 1875 al 1880 » ;2 infine Josef Strus, Salesiano polacco professore nella stessa università, offrì un importante contributo sulle « attese cui vennero incontro i Salesiani in Polonia dal 1898 al 1918 ». Vennero così esaminati alcuni aspetti della storia delle congregazioni nate da Don Bosco in Italia, Spagna, Belgio, Ar­

gentina e Polonia, nazioni in cui i Salesiani e le Salesiane si sta­

bilirono in maniera vigorosa durante il loro primo secolo di esi­

stenza. L ’esame fu istruttivo e, più specificamente, per la Po­

lonia prima dei trattati di pace del 1919. Per motivi differenti, specialmente linguistici, la storiografia salesiana è assai povera su questa nazione nell’epoca indicata. Mai, prima d ’ora aveva mo­

strato con tanta chiarezza che i figli di Don Bosco erano stati

2 Tale articolo ben documentato esula purtroppo dal tema di questo libro. Siamo stati costretti a sacrificarlo.

S

(8)

chiamati in tale nazione, assediata dai suoi potenti vicini e mi­

nacciata di germanizzazione all’Ovest e di russificazione all’Est,.

per « educare i giovani per la Polonia libera ». Checché se ne sia detto, i Salesiani italiani non giunsero in Polonia per coloniz­

zarla. Al contrario, i religiosi di Oswiecim dovettero respingere delle accuse di sciovinismo polacco...

Gli autori delle testimonianze erano stati incapaci di limitarsi a considerazioni sulla gioventù. La risonanza dei problemi pareva loro troppo gravida di conseguenze: si sentirono così in obbligo di entrare nel campo dell’educazione e della pastorale. Senza frap­

porre indugi affermarono che di fronte al mondo parzialmente nuovo della gioventù contemporanea, l’educatore formato su mo­

delli scomparsi, è invitato a cambiare di mentalità. Le piramidi crollano. « Il giovane non deve sentirci come qualcuno che pre­

dica dall’alto, ma come un compagno che cerca faticosamente, giorno dopo giorno, con lui », L ’educatore all’altezza del suo com­

pito dovrebbe creare nuovi spazi di aggregazione, mentre invece

« noi siamo troppo monotoni ». Una spiritualità austera — del resto poco salesiana — li rende opachi ai giovani. « Preferiamo presentare un cristianesimo-impegno, un cristianesimo sofferenza, un cristianesimo fatica. Senza dubbio il cristianesimo è anche que­

sto... Ma è la religione della speranza, dell’amore, è la religione della Domenica di Pasqua... » (C. Bargi). Idee simili furono ri­

prese dalla sociologa. A suo parere, il discorso ecclesiale sui gio­

vani « fa esplodere la pastorale nella richiesta di spazi per una libertà, per un’azione incidente nella storia, capace di cambiare le situazioni, evolvendole verso una nuova qualità di vita ». Se ne dovevano trarre le conseguenze pratiche. « Ciò suppone che la Chiesa favorisca il protagonismo giovanile, perché i giovani diventino missionari di se stessi, e li aiuti a liberarsi dalla tenta­

zione del “ collettivo” e del “ privato” — che si sono infiltrati anche nella Chiesa sotto forma di radicalismo spirituale e estre­

mismo politico — con la proposta di un Dio Trascendente e per­

sonale, con l’annuncio e la testimonianza di una salvezza integrale, capace di dare senso a tutte le esperienze giovanili individuali e sociali, consuete e inconsuete, presenti e future » (E. Rosanna).

La sociologa proponeva dunque ai pastori un certo numero di fini e un embrione di strategia. Due ispettori salesiani (P. Pican per l’ispettoria di Parigi, A. Martinelli per quella di Verona)

(9)

dissero allora sommariamente come loro stessi organizzavano la pastorale giovanile nelle rispettive zone: si incontravano con uo­

mini sicuramente meno riformabili dei discorsi.

Don Giuseppe Groppo, vicedirettore dell’università salesiana di Roma e consultore al Sinodo dei Vescovi del 1977, spiegò, sulla base di informazioni tuttora sconosciute o non riunite, come l’e­

piscopato cattolico reagisce oggi di fronte alle aspirazioni giova­

nili. E soprattutto Riccardo Tonelli, del Centro Salesiano di Pa­

storale Giovanile di Torino, direttore di Note di Pastorale Gio­

vanile, presentò dei « suggerimenti per una pedagogia e pastorale salesiana al servizio dei giovani d’oggi ». Mostrò che la fedeltà a Don Bosco implica, come « criterio ermeneutico », di partire dai giovani in situazione. Don Bosco, in effetti, fu un realista. Tutta l ’azione del salesiano si riconduce all’educazione. Distinguervi l’e­

vangelizzazione dall’educazione è un errore: egli evangelizza edu­

cando. Occorre integrare fede e vita. Di conseguenza, il « quoti­

diano giovanile » è il luogo della crescita umana e cristiana. Che lo sia per la « crescita umana » pare accettabile. Si deve dire lo stesso per la « crescita cristiana », dono di Dio nella Chiesa? Sì, secondo il conferenziere. Di fatto esiste un punto di sutura tra educazione umana ed educazione alla fede: affiora nelle « doman­

de religiose », espressione che trova qui un senso assai ampio.

La vita sacramentale e liturgica deve essere legata alla vita quo­

tidiana. Lo diventa quando celebra la « nuova vita ». Occorre giungere fino all’incontro personale con Gesù, che si realizza con una certa facilità nella « famiglia » che il salesiano crea attorno a sé quando è fedele a Don Bosco. Tale incontro suppone, quando è riuscito, una vera identificazione al progetto di Cristo.

La pastorale salesiana continua ad essere ambiziosa nel suo disegno.

Che cosa pretendevano di cambiare, si chiederanno i Salesiani e le Salesiane alle prese con le difficoltà concrete dell’educazione dei giovani d ’oggi e istintivamente un po’ scettici di fronte alle parole dei « dotti ». Costateranno che questi non hanno votato nessuna risoluzione: hanno semplicemente manifestato delle opi­

nioni, pronti a riformarle appena se ne fosse dimostrata l’incon­

sistenza. Ad ogni modo, se le loro osservazioni hanno un qualche peso, ci sarebbe insieme poco e molto da cambiare nella pasto­

rale praticata durante i tre primi quarti del ventesimo secolo.

Poco, perché delle teorie rovinose circa le istituzioni educative 10

(10)

si sono sedimentate e assopite da una quindicina d’anni a questa parte. Le dichiarazioni troppo assolute del 1968 sono invecchiate.

L ’istituzione fece allora le spese dell’esaltazione della persona.

Oggi « viene sempre più affermata la forza propositiva delle isti­

tuzioni in quanto tali, perché si è costatato che i valori passano prima di tutto sulla identificazione delle persone alle istituzioni.

Il rapporto educativo è quindi prevalentemente un fatto struttu­

rale: solo all'interno di questo ambito si possono situare le rela­

zioni interpersonali, orientate a stimolare la presa di coscienza, critica e riflessa, delle varie proposte » (R. Tonelli). L ’educatore non è dunque condannato a partire da solo nella natura per creare e ricreare quotidianamente il quadro della sua pedagogia. D ’altra parte le cose sono chiamate a cambiare progressivamente e molto- per lui, se ciò non è già avvenuto. In effetti, è « scaduta la capa­

cità di presa e di identificazione delle istituzioni tradizionali, per lasciare il posto ad altre istituzioni alternative, come, ad esempio, il gruppo dei coetanei o il riferimento-dipendenza dai modelli di comportamento diffusi dai mezzi di pressione sociale » (Id.).

Certo, l’ambiente è il luogo dell’educazione e dell’evangelizzazione.

Ma da un punto di vista cristiano, le istituzioni tradizionali sono invitate a profonde modifiche per tener conto dei giovani in cui la fede crolla. L ’ispettore di Parigi disse che è necessario « nego­

ziare l’evoluzione delle istituzioni educative più pesanti » e « an­

dare ai barbari », il che implica, aggiunse, un cambiamento radi­

cale di mentalità per i suoi confratelli (P. Pican). Inoltre, « la scelta di dare alla pastorale una risonanza strutturale e collettiva conduce ad assumere come essenziale la dimensione critica-parte­

cipativa nel processo di educazione dei giovani alla fede. Solo abilitando i giovani alla corresponsabilità di progettazione e alla valutazione delle manipolazioni culturali ricorrenti, si può fon­

dare su premesse consistenti la novità di vita che la fede pro­

pone » (R. Tonelli). I giovani ci domandano « di non presentarci come dei salvatori, ma come persone su un piano di uguaglianza.

Anche loro posseggono valori da offrire, qualcosa da darci e da insegnarci. Chiedono che la formazione sia un vero interscambio,, un autentico condividere, senza rinunciare, né noi né loro, all’es­

senziale. Nessuno educa nessuno; nessuno si educa da solo; gli uomini si educano in comunione e attraverso la mediazione del mondo » (testimonianza di Maria del Valle Lopez Santos).

(11)

L ’ispirazione generale del metodo educativo di Don Bosco ri­

mane dunque pienamente adattata ai giovani d’oggi, anche se tanto diversi da quelli che il santo conobbe. Abbisognano di strut­

ture (le comunità...), di religione, di dialogo (della « ragione » diceva Don Bosco) e di molta comprensione affettuosa. È una delle conclusioni implicite di un colloquio vivace e cordiale, tutto improntato di gioia e di speranza. I presenti atti, salvo forse e solamente a tratti i riassunti delle discussioni,3 rispecchiano pur­

troppo assai poco la qualità, tutto sommato molto salesiana, delle conversazioni fatte nel corso di quattro giorni pieni e fruttuosi.

Fr a n c is De s r a m a u t

3 Tali riassunti sono del firmatario dell’introduzione, che li ha elaborati sulla base della trascrizione dal registratore effettuata da don Schepens.

(12)

PARTECIPANTI

Al b e r d i Ra m ón, professore di storia ecclesiastica, Martì-Codolar, Torello 8,

Barcelona. Spagna.

Angelet Th érèse, insegnante, Brusselstraat 285, 1720 Dilbeek. Belgio.

Barberi Carla, insegnante, via Bonvesin de la Riva 12, 29120 Milano.

Bargi Clara, via Quarto dei Mille, Colle Val d’Elsa, 53034 Siena.

Bellocchi Pina, via Vittorio Emanuele 1/R, 95033 Biancavilla.

Bi e s m a n s He n r i, isp ettore, G u ld en d allaan 88, 1150 B ru xelle s. B elgio.

Bin d e r Ka r o lin e, L in ze rstrasse 98, 484 0 V ock lab ru ck . A u stria.

Bo u r g e o is Ma r ie-Ja c q u e l in e, rue G ran d e 21, 7380 Q uiévrain .' B elgio.

Br e c h e is e n Au g u s t i n, direttore, Phil.-Theol. H och sch u le, 81 7 4 Benedikt- beuern. G erm an ia.

Bu r g u e r a Jo s é Lu i s, P laza F ern an do R eyes 2-3, B arcelon a 27. Spagn a.

Bu t t a r e l l i Arm ando, v iale dei Salesian i 9, 00175 R om a.

Cl e m e n t i Ma r ie-Ge n e v iè v e, ru e Jac q u e s D esg eorg es 2 , 4 2 0 0 0 St. E tien n e.

Francia.

De l Va l l e Lo pez Sa nto s Ma ria, I s la C ristin a 15, 4 ° A tico , H u e lv a. Spagna.

Der m o t a Va l t e r, O b L ju b ljan ici 34, 61000 L ju b ljan a. Ju g o sla v ia . De s r a m a u t Fr a n c is, p ro fe sso re d i sto ria ecclesiastica, rue d u P la t 2 5, 69288

Lyon. Francia.

Do nnet Pi e r r e, B iancherie 4 , 1950 Sion. Svizzera.

Do u t r é l u in g n e Mi c h e l, isp etto re, chaussée d e Stock el 2 7 0 , 1200 B ru xelles.

B elgio.

Dr u a r t Al b e r t, pro fe sso re d i sto ria, chaussée de S to ck el 2 7 0 , 1200 B ru ­ xelles. B elgio.

Faggin Da n ie l a, R iviera S. B en ed etto 86, 35100 P ado v a.

Fa rina Ra f f a e l e, rettore d e ll’U P S , P iazza d e ll’A ten eo Salesian o 1, 00139 R om a.

Frangi Gin o, P iazza A ten eo Salesian o 1, 00139 R om a.

Gil l o t Mi c h è l e, rue G ran d e 21, 7380 Q u iévrain . B elgio.

Groppo Gi u s e p p e, vice-rettore U P S , P iazza A ten eo Salesian o 1, 00139 R om a.

Ka n t e r s Ha r r ie, Staten laan 112, 2582 D en H a a g . O lan d a.

(13)

Kl e i n Ga b r i e l l e, direttrice, In stitu t St. Lau ren t, M on tée de C houlan s 123, 6 9005 L yon. F ran cia.

Lo r e n zin i Ro ber to, S alita degli O liv i 12, 37010 C osterm an o (V eron a).

Lo r en zin i Vit t o r ia, S alita degli O liv i 12, 37010 C osterm ano (V eron a).

Ma r t in e l l i Anto n io, isp e tto re, Salesian i, v ia P rovolo 16, 37100 V erona.

Ma r t in e l l i Giovanna, v ia S. G io v an n i B osco 4, 25100 B rescia.

McPa k e Geo rgina, Sto n eb rid g e L an e, L iverp ool, L 11 - 9B B . In ghilterra.

Mid a l i Ma r io, decan o F aco ltà d i T eologia U P S , P iazza delT A teneo Sale­

siano 1, 00139 R om a.

Mo u ill a r d Mi c h e l, vicario ispettoriale, 14 rue R og er R ad isso n , 69322 L yon C ed ex 1. F ran cia.

Oe r d e r Ka r l, M issio n sp ro k u ra, Stràssch ensw eg 3, 5300 B on n 1. G erm ania.

On o fr i Ma ria Pi a, v ia G iu se p p e C hiovenda 31, 00173 R om a.

Pe t r a z z in i Ma ria Lu i s a, p ro fe sso ressa presso il P edagogicu m , piazza M aria A u siliatrice 35, T o rin o .

Pic a n Pi e r r e, isp e tto re, 393 rue des Pyrénées, 75020 P aris. Francia.

Ra s e l l o Silv a n a, v ia S. M aria M azzarello 102, 10142 T o rin o.

Ro sanna En r ic a, p ro fe sso ressa d i sociologia, v ia S. M aria M azzarello 102, 10142 T o rin o.

Sàghy Al o i s, K e p le rstrasse 92, 8020 G raz. A u stria.

Sc h e p e n s Ja c q u e s, p ro fe sso re d i pedagogia, D o n B oscolaan 15, 3031 O ud- H everlee. B elgio.

Sc h u l e r Ger a rd, 83 A v. d u 8 M ai 1945, A llée 9, 69120 V au lx en V elin.

F rancia.

Sch w arz Lu d w ig, isp e tto re, H agen m u llergasse 31, 1034 W ien. A u stria.

St r u s Jó s e f, p ro fe sso re d i teo logia spiritu ale, P iazza A ten eo Salesiano 1, 00139 R om a.

To n e l l i Ricca rdo, centro salesian o p astorale giovanile e U P S , P iazza M aria A u siliatrice 9, T o rin o .

Va n d en d a e le Ma r ie-Lo u i s e, insegn ante, B erm 12, 3600 G en k-B oxbergheide.

B elgio.

Van Lu y n Ad riaa n, isp e tto re, Staten laan 110, 2582 G v den H aag. O landa.

Va n s e v e r e n Ro ger, consigliere regionale, via della P isan a 1111, 00163 R om a.

Ve c c h i Gio v a n n i, con sigliere p er la pastorale giovanile, v ia della P isan a 1111, 00163 R om a.

Vo s l Jo s e p h, H age n m u llerg asse 34, 1034 W ien. A u stria.

Va n is t e n d a e l Au g u s t, p resid en te e x allievi belgi, C aritas C ath olica e P ax C h risti, P rinces L y d ialaan 16, 3030 H everlee. B elgio.

14

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Indice

INTRODUZIONE ( Fr a n c is De s r a m a u t, sd b )

Le attese della gioventù contemporanea, 5 - 1 1 colloquio di Salz- burg, 6.

Partecipanti

1 - LA SITUAZIONE

Le richieste delle giovani italiane. Comunicazione. ( C a r ­ l a B a r b e r i , fma)

I giovani stanno cambiando, 17 - Le richieste delle giovani d’oggi, 21 - Richieste al Convegno, 27.

Ciò che i giovani attendono dalla Famiglia salesiana.

Testimonianza delle VDB. ( Cl a r a Bia g i)

Premesse, 29 - Testimonianze, 31 - Gli interessi dei giovani d’oggi, 34 - Modo di contattare i giovani, 35 - Le speranze dei giovani, 35 - Sono cambiati i giovani?, 36 - La fede dei giovani e la loro visione di Chiesa, 37 - Le aspirazioni dei giovani, 38 - Come deve essere e cosa deve fare l’educatore per essere cre­

dibile, 38 - Difficoltà dell’educatore, 38.

Esperienze con giovani d’una città d’Olanda. Comuni­

cazione. ( H a r r i e K a n t e r s , sd b )

La situazione, 40 - Cosa cercano i giovani?, 42 - A quali avveni­

menti i giovani sono più sensibili?, 44 - Conclusione, 47 - Bi­

bliografia, 49.

La mia esperienza con i giovani lavoratori della gioventù cattolica operaia in Austria. Comunicazione. ( A l o i s S à g h y , sd b )

Situazione dei giovani lavoratori, 50 - Prospettive per il futuro, 52 - La fede e la Chiesa, 53 - Qualche cosa cambia, 54.

(15)

Attese e aspirazioni dei giovani che ho incontrato nel mio campo di lavoro. Comunicazione. ( G e r a r d S c h u l e r , sd b ) 5 5

La situazione di chi vi parla, 55 - Costatazioni fatte attraverso l’esperienza, 60 - Tentativo di interpretazione, 66.

Il Salesiano tra la gioventù di una parrocchia di Barcellona.

Comunicazione. ( Jo s é L u i s Bu r g u e r a, sdb) 69 Presentazione, 69 - Descrizione del tipo di esperienza salesiana, 69 - Valutazione dei Salesiani direttamente responsabili del centro giovanile, 73 - Ciò che i giovani del centro giovanile Meridiana esigono dal Salesiano di oggi, 75 - Conclusione, 78.

Esperienze tra i giovani di Huelva (Spagna). Comunica­

zione. ( M a r i a D e l V a l l e L o p e z S a n t o s , cooperatrice) 79 Presentazione, 79 - Cenni storici sul gruppo, 79 - Il contesto sociopolitico economico e religioso, 80 - Comunicazione di espe­

rienze, 83 - Conclusione, 94.

Discussione: I preamboli, 95 - Una società in crisi, 95 - I biso­

gni dei giovani, 96 - La condizione giovanile, 98.

Il protagonismo giovanile ’78. Analisi sociologica delle aspirazioni e dei valori dei giovani d’Europa. Relazione.

( E n r i c a R o s a n n a , fma) 101

I giovani e l’attuale situazione d’alienazione, 102 - La « ri-totaliz­

zazione » del senso della vita, 104 - Espressioni della ricerca ri-totalizzante, 105 - La ricerca del senso, 110 - Rilievi conclusivi, 112.

Discussione: Limiti della relazione, 114 - L ’aspirazione di fondo dei giovani, 116.

2 - LA MEMORIA

DON BOSCO E I SALESIANI

Si adattò Don Bosco al suo pubblico? Relazione. (F ra n ­

c i s De s r a m a u t, sd b ) 121

1. Don Bosco adattò i suoi segni, 121 - 2. Don Bosco uniformò i segni, 132 - Conclusione, 139.

Discussione: Comprendere meglio l’atteggiamento di Don Bosco, 140 - Come agirebbe Don Bosco oggi con i giovani?, 141 - Ri­

284

(16)

sposte sommarie del conferenziere, 142 - In Don Bosco c’è stata un’evoluzione, non un vero cambio, 143 - Andare ai giovani e amarli, 144.

I Salesiani e il servizio dei giovani in Belgio (1891-1914).

Comunicazione. (Al b e r t Dr u a r t, sd b ) I bisogni, 150 - Il servizio dei giovani, 155.

Le origini dell’opera salesiana a Badalona (Spagna).

L ’oratorio festivo salesiano (1922-1936). Comunicazione.

(R a m ó n A l b e r d i , sd b )

La città di Badalona (Spagna), 161 - La preistoria: la figura e l’opera di Mossén Anton Romeu Prat, 161 - L’oratorio festivo salesiano di Badalona, 166 - Conclusioni, 172.

Attese cui vennero incontro i Salesiani in Polonia dal 1898 al 1918. Comunicazione. ( J ó s e f S t r u s , sd b )

Cenni sulla situazione in Polonia alla fine del secolo XIX, 176 - Primi contatti della Polonia con la Congregazione salesiana, 180 - Ruolo dell’Opera salesiana in Polonia tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900, 183 - Aree di intervento salesiano in Polonia, 188 - Conclusione, 198.

3 - PRO SPETTIVE PER LA PASTORALE

Difficoltà che si incontrano in ispettoria per rispondere alle nuove esigenze dei giovani. Strategia d’intervento del Consiglio ispettoriale di Verona. Comunicazione. ( A n t o ­ n io M a r t i n e l l i , sd b )

Premessa, 203 - Esigenza primordiale: in stato di educazione per­

manente: 1975-76, 204 - Una risposta urgente al nuovo clima:

partecipazione e condivisione: 1977, 207 - Un nuovo interesse:

progetto educativo pastorale: 1978, 211 - Conclusione, 213.

Difficoltà che si incontrano in ispettoria per rispondere alle nuove attese dei giovani. Comunicazione. ( P i e r r e PlCAN, sd b )

I. Con quali nuove attese dei giovani sono confrontati i Sale­

siani dell’ispettoria di Parigi?, 214 - II. Quali difficoltà incon­

(17)

trano i Salesiani per cogliere le nuove attese dei giovani e rispon­

dervi, 217 - III. Quali linee di soluzione proporre?, 223.

Il Sinodo 1977 e le aspirazioni dei giovani. Relazione.

( G i u s e p p e G r o p p o , sdb)

1. La situazione religiosa dei giovani d’oggi e i problemi che la loro condizione pone alla catechesi, 225 - La risposta del Sinodo alle attese e ai problemi della catechesi giovanile, 229 - 3. Alcune importanti tematiche sinodali e la catechesi giovanile, 238 - Con­

clusione, 244.

Suggerimenti per una pedagogia e pastorale salesiana al servizio dei giovani d’oggi. Relazione. ( R i c c a r d o To- n e l l i , sdb)

Premessa: il senso e il limite della ricerca, 245 - 1. Un progetto educativo e pastorale « salesiano » in un tempo di pluralismo, 246 - 2. L’orientamento globale: « evangelizzare educando », 255 - 3. Un modello operativo, 262 - Conclusione: riscoprire la risonanza strutturale e collettiva, 275.

Discussione: La relazione, 278 - Esiste una pastorale giovanile specificamente salesiana?, 278 - Le mete della pastorale giovanile salesiana, 280 - Educare evangelizzando, evangelizzare educando, 281.

(18)

Scuola Grafica Salesiana - Torino 1979

(19)

COLLOQUI SULLA VITA SALESIANA

1. LA VITA DI PREGHIERA DEL RELIGIOSO SALESIANO 2. LA MISSIONE DEI SALESIANI NELLA CHIESA

3. IL SERVIZIO SALESIANO Al GIOVANI 4. LA COMUNITÀ SALESIANA

5. LA FAMIGLIA SALESIANA

6. IL COOPERATORE NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA 7. L’IMPEGNO DELLA FAM IGLIA SALESIANA PER LA GIUSTIZIA 8. LA COMUNICAZIONE E LA FAMIGLIA SALESIANA

9. LA FAMIGLIA SALESIANA DI FRONTE ALLE ATTESE DEI GIOVANI

ALTRE OPERE SU DON BOSCO

1. DON BOSCO

2. DON BOSCO E I SALESIANI

3. IL CARISMA PERMANENTE DI DON BOSCO 4. DON BOSCO VIVO NELLA CHIESA VIVA 5. ATTUALITÀ CONCILIARE DI DON BOSCO 6. IL SISTEMA EDUCATIVO DI DON BOSCO

TRA PEDAGOGIA ANTICA E NUOVA

7. L’AZIONE CATECHETICA DI SAN GIOVANNI BOSCO NELLA PASTORALE GIOVANILE

8. DON BOSCO E IL SUO AMBIENTE SOCIOPOLITICO 9. FIORETTI DI DON BOSCO

10. LA FAMIGLIA SALESIANA FAMIGLIA MISSIONARIA

11. IL « SISTEMA PREVENTIVO » DI DON BOSCO E I LINEAMENTI DEL SUO STILE

12. DON BOSCO. UNA BIOGRAFIA NUOVA COLLANA

ISBN 88-01-12417-1 (4716) L. 5.000

Riferimenti

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