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IX LEGISLATURA LXVI SESSIONE STRAORDINARIA DEL CONSIGLIO REGIONALERESOCONTO STENOGRAFICO N. 90Seduta di martedì 21 maggio 2013Presidenza del Presidente Eros BREGA

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IX LEGISLATURA

LXVI SESSIONE STRAORDINARIA DEL CONSIGLIO REGIONALE RESOCONTO STENOGRAFICO N. 90

Seduta di martedì 21 maggio 2013 Presidenza del Presidente Eros BREGA

INDI

del Vicepresidente Giovanni Andrea LIGNANI MARCHESANI INDI

del Vicepresidente Damiano STUFARA

INDICE -ORDINE DEL GIORNO DI SEDUTA (convocazione prot. n. 2344 del 15/05/2013) Oggetto n.1

Approvazione processi verbali di precedenti sedute

Presidente...3

Oggetto n.2 Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale …...3

Oggetto n.3 – Atti nn. 113 e 113/bis Elezione del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale - art. 2 della l.r. 18/10/2006, n. 13…...3

Presidente …...4,9,13,15,18,21,22 25,26 Goracci …...4

Stufara…...9

Cirignoni …...13

Mariotti…...15

Nevi …...19

Monacelli …...21

Lignani Marchesani …...22

Votazione elezione …...25

Rinvio atto...26

Oggetto n.4 – Atti numero: 1140 e 1140/bis Individuazione degli organismi collegiali considerati indispensabili e di quelli considerati non indispensabili, operanti a livello tecnico- amministrativo e consultivo nell’ordinamento della Regione Umbria - anno 2012 - art. 1 - comma 3 - della l.r. 30/06/1999, n. 19 ...26

Presidente …...26-28 Monni, Relatore di minoranza …...26

Barberini, Relatore di maggioranza …...27

Votazione atto …...…...28

Oggetto n.8 – Atti numero: 1132 e 1132/bis Agenzia forestale regionale - programma di attività per l’anno 2013 - art. 23 - comma 1 - lett. b) - della l.r. 23/12/2011, n. 18 e successive modificazioni .29 Presidente …...29,30,32,33 Chiacchieroni, Relatore …...29,33 Cirignoni …...30

Cecchini, Assessore …...32

Oggetto n.9 – Atti numero: 1139 e 1139/bis Relazione del Collegio dei Revisori dei conti sull’andamento della gestione finanziaria della Regione nel terzo trimestre 2012 - art. 1 - comma 2 - della l.r. 08/07/2005, n. 22 …...34

Presidente …...34

Dottorini, Relatore …...34 Oggetto n.10 – Atti numero: 1149 e 1149/bis Relazione del Collegio dei Revisori dei Conti sull’andamento della gestione finanziaria della

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Regione nel quarto trimestre 2012 - art. 1 - comma 2 - della l.r. 08/07/2005, n. 22 …...35 Presidente …...35 Dottorini, Relatore deposita relazione ... 35 Rinvi o atti :

Oggetto n.5 – Atto n. 1163

Adozione di interventi da parte della G.R. presso il Governo nazionale al fine di impedire la chiusura dell’Ufficio scolastico regionale dell’Umbria e l’accorpamento dello stesso con l’Ufficio scolastico della Regione Marche …...26,29 Oggetto n.6 – Atto n. 1191

Necessità di revisione delle disposizioni regionali inerenti la destinazione dei proventi derivanti dagli oneri di urbanizzazione secondaria di cui alla previgente legge 28/01/1977, n. 10, cosiddetta Bucalossi e al D.P.R. 06/06/2001, n. 380 – Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia …...26,29

Oggetto n.7 – Atto n. 1193

Urgente predisposizione di un nuovo piano regionale per la gestione dei rifiuti, a seguito delle recenti modificazioni normative nazionali intervenute in materia di produzione e utilizzazione di combustibili solidi secondari (CSS), in sostituzione di combustibili convenzionali, per finalità ambientali ed economiche e con l’obiettivo di contribuire alla riduzione delle emissioni inquinanti …...26,29 Sull'ordine dei lavori

Presidente…...25,26,29,35 Buconi …...25 Sospensione …...26

Allegata relazione oggetto n. 10 – atto n. 1149- 1149bis

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IX LEGISLATURA

LXVI SESSIONE STRAORDINARIA DELCONSIGLIO REGIONALE - Presidenza del Presidente Brega -

Consiglieri Segretari Galanello e De Sio La seduta inizia alle ore 10.20.

PRESIDENTE. Buongiorno, colleghi Consiglieri, se prendete posto, grazie.

Apriamo la seduta con l’oggetto n. 1.

OGGETTO N. 1 – APPROVAZIONE PROCESSI VERBALI DI PRECEDENTI SEDUTE.

PRESIDENTE. Do notizia dell’avvenuto deposito presso la Segreteria del Consiglio, a norma dell’articolo 57, comma 2, del Regolamento interno, del processo verbale relativo alla seduta del 6 maggio 2013.

Non essendoci osservazioni, detto verbale si intende approvato ai sensi dell’articolo 48, comma 3, del medesimo Regolamento.

OGGETTO N. 2 – COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Giunta regionale ha emanato, ai sensi dell’articolo 2 bis della legge regionale 21 marzo 1995, n. 11 (Disciplina delle nomine di competenza regionale e della proroga degli organi amministrativi), il seguente decreto:

Decreto Presidente Giunta regionale n. 34 del 6 maggio 2013: Legge regionale 26 dicembre 2006, n. 18 – Art. 7-bis. Nomina componenti del Comitato di coordinamento per la promozione turistica e integrata;

Decreto Presidente Giunta regionale n. 35 del 6 maggio 2013: D.P.G.R.

26 febbraio 2013, n. 17: legge regionale 28 marzo 2006, n. 6, art. 7.

commissione di controllo degli studenti. Rettifica errore materiale.

A questo punto, chiamo l’oggetto n. 3.

OGGETTO N.3 – ELEZIONE DEL GARANTE DELLE PERSONE SOTTOPOSTE A MISURE RESTRITTIVE O LIMITATIVE DELLA

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LIBERTA’ PERSONALE - ART. 2 DELLA L.R. 18/10/2006, N. 13 – Atti numero: 113 e 113/bis

Relazione della Commissione Consiliare: I Relatore: Consr. Dottorini

Tipo Atto: Proposta di atto amministrativo Iniziativa: U.P. Delib. n. 41 del 30/07/2010

Il parere formulato dalla I Commissione consiliare (atto n. 113/bis) è stato integrato dalla Commissione medesima a seguito dell’avviso pubblico emanato per la selezione di candidature.

PRESIDENTE. La relazione è già stata svolta da parte del Consigliere Dottorini. Apriamo, quindi, il dibattito. Dopodiché, procederemo con l’elezione.

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Goracci; ne ha facoltà.

Orfeo GORACCI (Partito Comunista Umbro - Gruppo Misto).

Grazie, Presidente. Un respiro profondo perché intervengo su questo argomento con una certa emozione, per alcuni aspetti anche con imbarazzo, essendo una persona che ha visto “l’erba dalla parte delle radici”, come scrisse in un bel romanzo il comandante partigiano Ulisse, Davide Lajolo.

L’argomento mi interessa in modo particolare perché, appunto, avendo avuto la dolorosa esperienza di vivere trentotto giorni dentro quell’ambiente, avendo pur condiviso pienamente la relazione del Presidente della Commissione, Consigliere Dottorini, con riferimenti precisi, credo di avere qualche elemento in più da aggiungere sulla necessità di una maggiore attenzione da parte delle Istituzioni come elemento di civiltà, oltre che come pieno rispetto di uno degli articoli della nostra Costituzione.

Non faccio, ovviamente, la mia storia, ci sono altre sedi e, per quanto mi riguarda, spero di poter fare, fra quarantotto ore, magari molto meglio di quanto riesco a fare qui, di fronte a soggetti che decidono sulle sorti e sulle vite; certo, essendo la prima volta che parlo in quest’Aula di questo argomento, solo di passaggio non posso non dire di una certa latitanza della politica nel non dire niente rispetto a certi eccessi, o anche a forme di lotta politica che poi portano determinati risultati tragici su un fronte, ma che sul piano del riscontro politico producono un effetto (vedi quello che è successo nella sesta città dell’Umbria, per popolazione, penso anche per un po’ di prestigio che questa ha, come ci si è ritrovati ieri, e non penso per colpa dei malavitosi, ma se vado a leggere i numeri, la dicono più che chiara, e credo che parlino anche a quest’Aula, e in particolare alla maggioranza del

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centrosinistra, che si fida di qualche badante, non capendo quello che avviene nelle realtà. I fischi nella giornata dei Ceri, che qualcuno ha sentito, sono una cosa storica a Gubbio).

Torno all’ordine del giorno. Il collega Dottorini ha fatto riferimento ai dati dell’associazione Antigone, fondamentali per capire. Io ricordo che Napolitano stesso – e non sono un tifoso del Presidente Napolitano – ha spesso richiamato le inadeguatezze, i richiami, le multe che come Italia ci siamo presi su questo campo, dove abbiamo una situazione carceraria incredibile, con oltre il 50 per cento dei posti occupati in più rispetto a quelli che sono previsti; una diminuzione del personale, delle strutture, delle risposte. Proprio questa notte leggevo, me lo hanno portato come posta ieri, non so se i Colleghi lo hanno visto: “Carceri e salute in Umbria”, la relazione che è stata predisposta e ci sono dei riferimenti importanti anche da questo punto di vista.

La Regione dell’Umbria aveva avuto la capacità di intuire la necessità di una figura, che non risolverà certo il problema, ma che può essere un valido aiuto e far sentire meno sole persone, che ricordo che dentro il carcere ci finiscono delinquenti incalliti, ci finiscono innocenti, non si dimentichi che il 40 per cento di persone che passano per le carceri italiane sono detenuti in attesa di giudizio, la maggior parte delle volte avviene che tra l’altro risultano non coinvolti, assolti, i procedimenti che non vanno a conclusione, i proscioglimenti, almeno per la tipologia che ho richiamato poc’anzi, sono più negativi per le procure e più positivi per i cittadini. Dicevo, questo dato del 40 per cento dei detenuti in attesa di giudizio, sommato al fatto che c’è un sovraffollamento e un senso di inciviltà, perché la nostra Costituzione, in uno dei suoi articoli, prevede, oltre il 27, in riferimento proprio alle carceri, che comunque anche chi è recluso ha i diritti, e c’è un elemento internazionale che viene prima, che è quello della dignità umana; la doccia o l’abbigliamento sono una cosa che va al di là dell’omicida, perché poi ricordo appunto che dentro ci sono delinquenti incalliti, innocenti, persone deboli, fragili, ci sono tante persone che finiscono lì e che andrebbero collocate altrove. Se penso a quante forme alternative ci potrebbero essere, soprattutto per fenomeni che sono più di tipo sociale che di tipo penale e delinquenziale, le risposte che vengono date sono assolutamente inadeguate. E dicevo, la Regione dell’Umbria aveva avuto la lungimiranza, nel 2006, di individuare questa figura importante, che può essere un riferimento, far sentire meno soli tante persone che lì dentro sono.

Aggiungo a quanto detto dal collega Dottorini – ripeto, condivido la sua relazione, ma avendo vissuto questa esperienza ricordo alcune cose che ci

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aiutano a capire meglio la drammaticità che si vive in quei luoghi – che chi arriva è una persona che non ha più la sua dignità, è un’altra cosa, è un numero, più o meno ben trattato, mancano le cose elementari, dalla doccia che non funziona al bagno, al bagno o lavandino che non è al meglio. Chi è un po’

più “fortunato” va con la valigetta da casa e un minimo di decoro ce l’ha, dalla biancheria a qualcos’altro che serve, salvo che poi dentro non entrano oggetti metallici, non entrano cose elettriche, ci sono carceri dove sono un po’ più all’avanguardia, e questo è consentito, almeno per una tipologia di detenuti, e questo credo che sia un elemento di validità da tenere in considerazione.

Ma dicevo, voi immaginate, so che qui potrebbe far discutere destra, sinistra, centro, però lo cito a mo’ di esempio, non do il mio: il ragazzo che viene preso, il pusher, che entra alle 22.23, non ha familiari, non è quello che arriva con la valigia e comunque il conforto dell’avvocato e delle persone care che sono attenti a lui; è un disgraziato messo lì, che non ha la biancheria intima per cambiarsi, non ha lo spazzolino, non ha quello che di minimo occorre per una dignità non elevata, ma quasi sufficiente, sapendo che sei in una situazione di pena. Se hai dei problemi di tipo fisico, beh, la tua vita cambia, cioè chi sta parlando, per esempio, è un diabetico che, pure avendo avuto grande disponibilità da parte del personale, medico e anche di quelli che prima del 14 febbraio chiamavo i “secondini”, ho avuto modo, invece, di conoscere delle persone dotate di grande umanità e disponibilità (poi, ovviamente, come in ogni campo non riguarda tutti, ci può essere quello più arrogantello, e non credo che fosse nei miei confronti un trattamento particolare), ma dicevo, chi arriva in una determinata condizione è più protetto, ma se ci sono fattori aggiuntivi come qualche problema di salute, cambia e si rischia anche, perché è evidente con tutta la disponibilità che il medico o l’infermiere possono avere un conto è avere la mia macchinetta per controllare lo stato di glicemia all’istante, altro conto è poterlo fare cinque volte al giorno, che sono comunque abbastanza, ma non lo fai quando ti serve, quando ti senti sudante ipoglicemia e non sai quanto devi mangiare o per quanto tempo devi ancora attendere.

Tra l’altro, ho avuto una graditissima visita e ho mangiato nell’intervallo perché avevo fatto insulina, quindi per chi conosce un po’ questa tipologia di malattia, quando hai assunto quel farmaco devi, sennò rischi l’ipoglicemia.

Dicevo, quindi, delle difficoltà che si trovano di uno Stato che non ha saputo e continua a non dare risposte.

Se voi vedete la relazione che ci è stata fornita nei giorni scorsi, c’è un calo della disponibilità finanziaria verticale, cioè a fronte di un aumento alto, enorme, di detenuti nelle carceri; c’è un calo di disponibilità finanziaria, di personale, anche per le cose che sarebbero dignitose di ripresa: penso, per

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esempio, ai lavori interni, ai corsi di formazione, alle scuole che calano, anziché aumentare, cioè il carcere, anziché aprirsi, diventa sempre più elemento di chiusura. E aggiungo un’altra cosa su questo, che c’è l’ora d’aria, o le ore d’aria, io l’ho vissuta in maniera diversa perché essendo in isolamento non ho passato l’ora o due insieme ad altri, però quando mi trasferivo per colloqui o altro, vedevo. Non è molto nobile: sembrano gli animali del circo che girano in una gabbia leggermente più ampia, ma per chi è in isolamento è una cosa che ha dell’incredibile. Il WWF, se vedesse lo spazio dove un detenuto trascorre la sua ora d’aria, con muri alti cinque metri in cemento armato con una lunghezza di tredici e una larghezza di due, due e mezza, se vedesse un animale di media taglia, per non dire grande, in quella condizione, farebbe proteste, giustamente, elevate. Questo è quello che tocca a delle persone.

Il Garante come ci può aiutare? Io non dico chi voterò, e francamente non è la cosa più importante, se sarà Tizio, Caio, Sempronio o Sempronia, ma credo che da questo Consiglio possa uscire oggi un segnale importante per dire che verso questo mondo c’è un’attenzione sicuramente maggiore.

Vede, signor Presidente, mi avvio a concludere, io avrei gradito che tra le mozioni oggi in discussione ci fosse stata quella che avevo presentato su questo argomento, e mi sembrerebbe più attuale comunque di quelle che discutono di un qualcosa che magari si è già fatto e che non è più recuperabile, penso alle scuole, tanto per intenderci, però le regole sono queste, ne prendo atto.

Ma voglio ricordare ai colleghi, che magari l’hanno vista, è rispettabile ogni punto di vista, chiaramente, anche con un po’ di scherno, beh, quello che ho proposto io, il Movimento Cinque Stelle lo ha fatto esattamente in questi dieci, quindici giorni, ha visitato due o tre carceri della nostra regione, poi giudizi, visitarlo, peraltro, significa che per quel giorno almeno quel padiglione è tenuto un po’ meglio, se ti ci fermi anche a pranzo, probabilmente, c’è un’attenzione maggiore. Ma al di là della battuta che ho fatto, c’è sicuramente il far sentire chi sta lì per poco, per tanto, per sempre (ci sono anche gli ergastolani) che qualcuno che è delle Istituzioni si ricorda di te, che non sei soltanto spazzatura della società. E spero che chi svolgerà questo compito insieme al nostro aiuto e supporto, se vedete la tabellina dei costi dei farmaci, non è un caso che la seconda voce sia quella di psicofarmaci perché è evidente che quando vieni strappato dalla tua normalità, perché è diverso il ragionamento per chi entra cinque, sei, sette, otto, dieci volte in tre, quattro anni, addirittura le battute dicevano che qualche volta in inverno c’era chi ci andava per ripararsi, e magari per farsi un pasto caldo, forse c’è anche questo,

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ma la maggior parte sono persone che vengono strappate dalla propria vita, anche quelli che hanno commesso reati che comunque meritano una sanzione, una pena, non c’è dubbio, però il mondo è un altro. E il consumo di psicofarmaci, nonostante l’età, perché sopra i settanta, ce ne sono pochi, sopra i settanta per legge non ci possono essere, salvo rarissime eccezioni, la dice lunga... (Intervento fuori microfono del Consigliere Zaffini)

Prenderò la scenata da quelli del centrosinistra. Non è il mio sogno, da questo punto di vista la Boccassini, non parlo di quelle perugine, può essere un bravo magistrato, ma l’interdizione perpetua dai pubblici uffici a uno che ha più di settanta anni mi sembra un po’ forzata. È la mia opinione. Siccome, collega Zaffini, probabilmente, alcune cose mi sono successe anche perché sono uno che le cose che pensa le dice e le fa con coerenza, anche quando questo non è opportuno, non è che cambio adesso, anzi, la vicenda mi ha un po’ ingobbito, ma dal punto di vista della “tigna”, dell’orgoglio, della volontà di poter cercare di dimostrare qualcosa, mi ha reso ancora più forte. Chi mi ha visto – e ovviamente non faccio i nomi, ma li ringrazio – ha visto una persona che piangeva, non lo faccio adesso e non lo farò mai, non è nel mio modo, perché ho tentato di dire che quell’ambiente ti spersonalizza, ti cambia, sei un’altra cosa. Oltre che quando rifletti, e gli psicofarmaci ti aiutano un po’ per questo, non è un caso che sia il luogo dove c’è la più alta percentuale di suicidi, e di forme del farsi male, poi ci sono delle tipologie di nazionalità o altro, dei giorni particolari che le lamette, o non so cos’altro, ce ne sono a iosa, evidentemente.

Chiudo ringraziando l’attenzione dei colleghi, e scusandomi se il mio intervento può essere sembrato per alcuni aspetti improprio, però credo di aver detto due o tre cose sulla condizione del carcere e dei carcerati delicate e importanti. Non sono soltanto quelle, d’altronde Napolitano ci ha richiamato, in più di una circostanza.

Spero che con l’elezione del Garante, e una nostra maggiore attenzione, si possa tentare di dare un minimo di risposte perché è assurdo che trovi qualcuno che riesce a trovarti due pali per fare la porta di calcio e non c’è poi chi la monta, cioè si arriva a queste cose, il personale è ristrettissimo. La Polizia penitenziaria vive una condizione di pericolo elevato, lo vediamo anche dai nostri giornali quotidiani che ogni tanto avviene quello che busca, perché com’è la testa dei singoli nessuno lo sa. E credo che se il livello di civiltà di un Paese, ovviamente, si misura in primo luogo da come tratta i fanciulli, l’infanzia e gli anziani, ma dopo questi – ed è uno degli articoli della nostra Costituzione, che non ne ha migliaia – il livello di civiltà di un Paese – e lo dico alle forze socialdemocratiche che dovrebbero sapere più e meglio di me

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–nei paesi di tradizione culturale e politica diversa dalla nostra, alludo a quelli scandinavi, o comunque a quelli centro nord europei c’è una concezione che per noi al momento diventa un sogno, un’utopia, una chimera, l’utopia serve per spingere a migliorarsi ad andare avanti.

Spero che questo possa essere un piccolo passo, un granello e per quanto mi riguarda anche le testimonianze umanamente pesantissime che, per esempio, nel mio caso posso portare le vorrei nel mio piccolissimo poter spendere in questa direzione, per far sì che, tra l’altro, quando si esce da quel luogo, perché in diversi saranno sicuramente “delinquenti”, la prima cosa che si faccia non è quella di ritornare a, ma magari trovare luoghi, spazi, forme per ricostruire la propria vita e riprendere un percorso che poi è quello dello spirito di chi ha scritto la nostra Costituzione ormai settanta anni fa e che aveva visto lungo come su tante altre cose. Grazie.

- Presidenza del Vicepresidente Lignani Marchesani - PRESIDENTE. Grazie, collega Goracci.

La parola al Consigliere Stufara.

Damiano STUFARA (Presidente gruppo consiliare Partito della Rifondazione Comunista per la Federazione di Sinistra).

La grande dignità dell’intervento del Consigliere Goracci, che mi ha preceduto, dignità della quale voglio dare atto pubblicamente in quest’Aula e in questa discussione, mi ha stimolato alcune riflessioni che, nell’accingersi a votare per una nomina importante come quella del Garante dei detenuti, voglio offrire alla discussione del Consiglio regionale.

Giustamente veniva ricordato il dettato costituzionale, quanto la Carta fondamentale del nostro vivere civile in questo Stato prescrive e dice in riferimento alla condizione di detenzione, e cioè che la detenzione deve essere volta alla rieducazione e al reinserimento sociale del reo, di chi si è macchiato del compimento di reati, di chi ha compiuto errori nella propria condizione e nella propria vita.

Io ho avuto, nella condizione di membro di questa Assise, e ho il privilegio di poter accedere liberamente e di poter ispezionare gli istituti di pena presenti nella nostra regione, e personalmente lo faccio da molti anni, da quando ho iniziato a calcare i suoli di questi palazzi. E, attraverso la conoscenza diretta della condizione nella quale versano tanto le persone detenute negli istituti presenti nella nostra Regione che coloro che vi operano dal punto di vista lavorativo, ho potuto toccare con mano e constatare personalmente la grande

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distanza che c’è fra la condizione materiale del sistema penitenziario umbro italiano e quello che è il dettato costituzionale.

Nella condizione nella quale versa il sistema carcerario nel nostro Paese è impossibile garantire la rieducazione e il reinserimento sociale di chi compie reati e che, pertanto, giustamente, secondo il principio di giustizia, sconta una pena. Quando siamo a una presenza, a una popolazione detenuta doppia rispetto alla capienza regolamentare, che chi si intende un po’ di questa materia sa bene essere già sovrastimata rispetto agli standard, che a ad esempio l’Unione Europea detta in relazione alle strutture carcerarie, sa perfettamente le condizioni di privazione dei diritti umani fondamentali a cui i detenuti sono costretti. Questo è stato denunciato dagli organismi internazionali più autorevoli, che hanno condannato il nostro Paese per il livello di inciviltà espresso dal proprio sistema penitenziario; questo è stato giustamente e a più riprese stigmatizzato dal Capo dello Stato, che ha invitato il legislatore e il potere esecutivo ad affrontare con decisione questa materia.

Voglio sottolineare altri due aspetti, e cioè come gli oltre settantamila detenuti presenti nelle carceri che insistono sul suolo italiano e i circa duemila detenuti che oggi risiedono nelle carceri umbre, se si va ad analizzare le loro caratteristiche, ci si accorgerà chiaramente della connotazione di classe che emerge da questo. Le carceri del nostro Paese sono piene di povera gente, persone che certamente hanno commesso errori, hanno compiuto reati, ma troppo spesso assistiamo, invece, a una condizione diversa per altri tipi di reati che magari non vedono mai quel tipo di condizione, cioè la condizione di detenzione. E se andiamo a vedere le statistiche agghiaccianti degli atti di autolesionismo, dei suicidi che vengono settimanalmente compiuti all’interno degli istituti penitenziari, ci accorgiamo di questa insostenibilità, insostenibilità che io so bene non riguardare soltanto i detenuti, perché gli operatori che lavorano all’interno del sistema carcerario, penso in maniera particolare agli agenti della Polizia penitenziaria vivono una condizione lavorativa difficilissima e paragonabile solo a poche altre mansioni lavorative che nel mercato del lavoro si possono espletare.

Altri dati che il collega Goracci ricordava avvalorano ancor di più queste considerazioni: il 40 per cento dei detenuti è in attesa di giudizio, e quindi secondo il nostro ordinamento sono innocenti fino a prova contraria, fino a che appunto i gradi di giudizio non possano acclararne l’eventuale colpevolezza e abbiamo assistito a un cambiamento in questi anni in cui la leva della detenzione è stata utilizzata come elemento di controllo sociale: stiamo rapidamente andando verso un sistema americanizzato che passa dallo Stato sociale, che è stata la principale conquista del dopoguerra nel nostro

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Continente, a uno Stato penale che vede anche l’onta di casi eclatanti, come quello che ha riguardato Stefano Cucchi, o quello che ha riguardato Aldo Bianzino proprio nella nostra regione in questa città qualche anno fa.

Sulla base anche di questa analisi, troppo tempo fa questa Regione, troppo tempo perché sono numerosi gli anni che ci separano dall’introduzione nella legislazione umbra della figura del Garante dei detenuti, al momento in cui, attraverso il libero voto del Consiglio regionale, si potrà avere (vedremo che cosa accadrà) la possibilità di nominare una figura individuandola per questo ruolo.

Nel 2006 io ho avuto la possibilità, da Assessore in quel caso, come uno dei primi atti di quella Legislatura, di compiere una visita di tutti gli istituti penitenziari della Regione e, sulla base di quell’esperienza, avanzai la proposta di introdurre questa figura anche in Umbria, sulla scorta di quanto altre Regioni stavano facendo in quella fase, Regioni che hanno introdotto la figura e che hanno eletto e nominato e si sono avvalse della figura del Garante delle carceri. In quella discussione in Consiglio regionale, quando si è affrontata una proposta di legge di iniziativa della precedente Giunta, che ha proposto, appunto, l’istituzione della figura del Garante, abbiamo assistito, alcuni colleghi erano presenti anche in quella stagione politica, a una pratica, ovviamente legittima, discutibile sotto il piano politico, ma questo attiene al passato, di ostruzionismo da parte di una parte di questo Consesso contro quella legge, ostruzionismo che fu in qualche modo superato con un atto che ha portato a innalzare il quorum necessario per l’elezione del Garante.

Io credo che quella decisione di allora, del 2006, di modificare la proposta che un gruppo di lavoro anche di esperti altamente qualificati sullo scenario nazionale, che gratuitamente si misero a disposizione per contribuire a redigere il testo del progetto di legge, che appunto fu modificato sulla parte relativa al quorum, introducendo come unica possibilità quella della elezione a due terzi dei membri di quest’Aula, quindi con l’attuale composizione rendendo necessari ventuno voti sulla medesima persona per poter addivenire alla elezione del Garante; è stato un fatto politico rilevante, che però io ritengo, al di là delle opinioni che si può avere sul fatto che, mentre sul Capo dello Stato, dopo alcune votazioni, il quorum scende, così come scende, ad esempio, in quest’Aula per l’elezione del Presidente dell’Assemblea, del Presidente del Consiglio regionale, questa è probabilmente una delle poche – io a memoria non ne ricordo nessuna, ma ovviamente posso avere delle lacune – leggi regionali o nazionali che non prevedono un abbassamento del quorum strada facendo, dopo che le prime votazioni non vanno a bersaglio.

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Questa è la legge che abbiamo e io penso che questa legge ci carichi di un’ulteriore responsabilità, che è la responsabilità anche che io credo positivamente abbia colto e affrontato l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, ormai qualche mese fa, a seguito di un’impasse che si era registrata nella discussione fra i Gruppi che non riuscivano a giungere a una mediazione, all’individuazione in una condivisione larga, quella richiesta da quel quorum, che evidentemente va al di là dei numeri della maggioranza politica che governa questa Regione; e, io dicevo, l’Ufficio di Presidenza ha compiuto un passo importante, sollecitato anche da soggetti sociali all’esterno di questo palazzo e da alcuni Gruppi consiliari: si è aperta una procedura pubblica trasparente attraverso la quale coloro che ritenevano di potersi candidare, di potersi mettere a disposizione, coloro che si ritenevano idonei per poter svolgere la figura e il ruolo del Garante si potessero fare avanti. E quel bando, di qualche settimana fa, ha anche permesso di comporre un elenco di una decina, mi pare, di persone, la maggior parte delle quali altamente qualificate, questo è il giudizio del sottoscritto, ovviamente, dopo avere visionato i curricula dei candidati che possono oggi rappresentare un bacino al quale attingere di elevato profilo e che può, io credo efficacemente, risolvere l’impasse politica che si è prodotta e che abbiamo dovuto registrare in questi mesi.

Io considero un atto di civiltà quello di procedere all’individuazione e all’elezione di un Garante, consapevole del fatto che non possiamo e non dobbiamo aspettarci soluzioni miracolose a una situazione come quella di cui parlavo poc’anzi che è insostenibile e che riguarda il sistema penitenziario nella nostra Regione e nel nostro Paese, ma consapevoli altrettanto del contributo positivo che da quella figura potrà venire da qui in avanti, se avremo la capacità di superare anche le schermaglie della politica per poter compiere un servizio più elevato a una parte significativa della popolazione, che rappresentiamo in quest’Aula.

Quindi voglio concludere con questa sottolineatura, cioè con la sottolineatura della convinzione che abbiamo oggi una responsabilità in più, proprio perché comunemente i Capigruppo e i Gruppi consiliari hanno condiviso la proposta dell’Ufficio di Presidenza di fare un bando di evidenza pubblica per poter selezionare le candidature e abbiamo oggi una responsabilità in più nel dare risposta a quei soggetti che in questi mesi si sono mobilitati e che hanno riproposto all’attenzione della nostra agenda politica questa necessità, e io ne voglio dare atto perché forse, senza quella mobilitazione esterna a queste mura, non ci saremmo trovati qui in questo momento a discuterne e spero fra poco a eleggere la figura del Garante.

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Quindi concludo facendo appello alle Consigliere e ai Consiglieri regionali, al di là delle appartenenze politiche, nel tentare di non cadere nei giochetti ai quali la politica ci ha abituato – ovviamente non mi ritengo estraneo da questa condizione, non sia letta come una critica a qualcuno, se lo è, è una critica innanzitutto al sottoscritto – ma l’appello è quello di andare oltre le dinamiche più proprie della dialettica politica e nel metterci al servizio di un atto di civiltà importante, che oggi questo Consiglio regionale può svolgere attraverso l’elezione di persona fra quelle che si sono candidate a svolgere il ruolo di Garante dei detenuti. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, collega Stufara.

La parola al Consigliere Cirignoni.

Gianluca CIRIGNONI (Presidente gruppo consiliare Lega Nord Umbria - Padania).

Devo dire che anch’io, esercitando le mie prerogative da Consigliere regionale, sono stato in visita nelle carceri umbre, segnatamente a Capanne. Ho trovato operatori preparati, che lavorano in condizioni difficili; ho trovato il sovraffollamento come problema principale all’interno di questo carcere, che sicuramente è un problema che riguarda le carceri italiane ma pure quelle umbre. Ho avuto i dati di coloro che anche per nazionalità sono all’interno di queste carceri, sono i reclusi.

Il primo auspicio che faccio in quest’Aula, la prima speranza è quella che i governi nazionali che si susseguiranno, seppure sia una questione abbastanza difficile, vorranno proseguire in quell’attività, che fece anche il Ministro della Lega Nord, Roberto Maroni, di far sì che i detenuti stranieri, che hanno fatto danni nel nostro territorio, e che pertanto sono detenuti nelle nostre carceri, vadano a scontare le pene a casa propria. Credo che questo sia il primo punto per garantire ai cittadini italiani che sbagliando vengono reclusi in condizioni di vivibilità migliori all’interno delle carceri.

Quindi rinnovo questo auspicio che vengano fatti questi accordi, perché questa gente, il pusher, come diceva anche prima il collega, che spesso in questa terra non è un umbro ma proviene dal Maghreb, questa è la verità dei fatti incontestabile, torni a scontare la pena a casa propria, non stia qui a danneggiare la nostra gente, le casse dello Stato, a gravare sulle nostre casse dopo avere commesso atti illeciti, ma torni a scontare la pena a casa propria, cosicché le condizioni di vivibilità all’interno delle nostre carceri saranno sicuramente migliori.

Dopo questo auspicio debbo dire, tra l’altro, che ci troviamo a discutere l’elezione di un garante che è disciplinata da una legge regionale fallimentare,

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anche sbagliata, essendo una legge del 2006, sono passati sette anni, e questa montagna di buoni propositi in essa trasfusi non ha partorito neanche il classico topolino. Tant’è che oggi ci ritroviamo in quest’Aula ancora a discutere dell’elezione del Garante dei detenuti, che pure credo sia importante, però dico che questa è una legge di fatto fallimentare, una legge la cui ratio, probabilmente, era quella di garantire un’altra poltrona, un altro stipendio a qualcuno, alla faccia dei buoni propositi e alla faccia dei detenuti.

Questo credo che sia il punto, tant’è che questa mia considerazione viene confermata anche dal fatto che in sette anni le forze politiche, che avevano ognuno da sponsorizzare il proprio, non si sono messe d’accordo e il Garante non è stato eletto. Quindi parliamo di una legge sicuramente fallimentare e sbagliata che, a mio avviso, deve essere rivista.

Inoltre, poiché il nostro sistema giudiziario è un sistema che spesso manda in galera anche gli innocenti, è un sistema – secondo i dati OCSE sulla giustizia italiana – che ha tanti detenuti in attesa di giudizio che fino a prova contraria sono anche innocenti, credo che sia importante arrivare ad avere un Garante dei detenuti, bisogna vedere come. A tal proposito, voglio ricordare anche una storia, ad esempio, che è stata riportata anche dal Fatto quotidiano, questo magari i colleghi della sinistra, se lo aprono, l’avranno anche vista, in cui si parla di un innocente che ha parlato ventidue anni in galera: un muratore siciliano, Giuseppe Gulotta, che adesso vive in Toscana, che per ventidue anni, dai diciotto anni, finché non è diventato un uomo, ha vissuto in galera da innocente, e ha avuto anche trentasei anni di problemi con la giustizia prima di vedere riconosciuta questa sua innocenza.

Pertanto, credo che il Garante serva, serva principalmente per garantire i diritti di quegli innocenti, di quelle persone che sono in attesa di giudizio che vengono recluse, e nel nostro Paese purtroppo non sono poche. E noi dovremmo cambiare questa legge, facendo sì che il Garante non gravi sulle casse della Regione, che i cittadini non debbano tirare fuori di tasca propria ancora soldi per pagare l’ennesima poltrona, ma che invece rivedendo questa legge si faccia in modo che a Garante dei detenuti si ergano i Consiglieri regionali, che l’hanno già come prerogativa quella di andare a visitare le carceri; quindi magari che la Commissione competente, quella che riguarda il sociale, da questo Consiglio regionale sia investita di questo compito, di verificare che nelle nostre carceri le condizioni di detenzione comunque siano umane, in regola con quanto statuito dalla nostra Costituzione, che quindi potrebbe essere fatto senza spesa, senza tirare fuori soldi di tasca.

Probabilmente, se lo avessimo fatto nel 2006, avremmo avuto già il Garante dei detenuti automaticamente, che si rinnoverebbe a ogni Consiglio regionale,

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scadrebbe a ogni Consiglio, potrebbe essere il Presidente, il Vicepresidente insieme della Commissione che riguarda la sanità, e quindi avremmo il Garante, ma non ne avremmo un onere sulle casse regionali, e non avremmo questi problemi che sono andati avanti per sette anni e che hanno portato alla nomina di nessuno.

Questa è la verità dei fatti: una legge fallimentare e sbagliata che ha portato alla nomina di nessuno. Per questo credo che ci sia invece bisogno di rivedere questa legge, investendo i Consiglieri regionali e la Commissione competente di questi compiti, ed è per questo anche che dichiaro che parteciperò alla votazione, ma la mia sarà una scheda bianca. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, collega Cirignoni.

La parola al Consigliere Mariotti.

Manlio MARIOTTI (Partito Democratico).

Credo anch’io che l’occasione di stamattina sia un’occasione importante, penso al di là e al di sopra dell’elezione del Garante, se riusciremo o no stamattina a eleggerlo, tenuto conto dei meccanismi elettorali che penso anch’io in qualche modo dobbiamo anche pensare a rimodulare, se fossero un ostacolo ad arrivare alla soluzione dell’elezione del Garante; però, dicevo, penso che sia importante questa riflessione che l’Assemblea sta facendo, perché a me sembra che siamo di fronte a un preciso dovere che è bene che questa Assemblea assolva al più presto e al meglio possibile.

Penso che abbiamo accumulato troppi ritardi, e li abbiamo accumulati su un tema che è particolarmente importante in questa fase, e che non possiamo derubricare ad altra cosa rispetto alle emergenze che ci assillano, ai problemi pur drammatici che la crisi economica e sociale in qualche modo ci prospetta ogni giorno.

Anch’io, non da ristretto, come l’esperienza drammatica di Orfeo prima ci raccontava, ho fatto qualche esperienza di conoscenza del carcere dall’interno, come operatore sindacale, in una fase particolarmente significativa, quella della smilitarizzazione del corpo di Polizia penitenziaria e della sindacalizzazione del corpo, quindi dell’introduzione di elementi di democrazia, di controllo, di civiltà della società dentro l’istituzione carceraria.

Ha ragione chi ha richiamato prima la parola “civiltà”, anch’io penso che una società oggi connoti la sua civiltà dal modo con il quale tratta e considera le persone più deboli, gli anziani, i bambini e i carcerati. Non solo, ma queste credo siano tre grandi categorie di persone che in qualche modo connotano l’idea di civiltà, rispetto a come vengono trattati, di un Paese, e del resto io

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penso che noi dobbiamo anche cercare di tener fede e di considerare la storia e la cultura di questo Paese. Noi siamo il Paese di Cesare Beccaria e siamo il Paese di chi per primo nella civile Europa ha riflettuto su come tenere insieme il concetto di detenzione a finalità, e il concetto di rispetto della dignità umana, insieme al concetto di reintroduzione nella società di chi ha commesso quell’errore e lo sconta dentro il carcere.

Ho detto che, secondo ,me dobbiamo cercare di assolvere questo dovere, perché penso che troppo spesso noi diamo l’idea di una politica di Istituzioni che si occupano poco di quello che non conoscono e, al contempo, rifiutano di conoscere bene quello di cui non vogliono occuparsi; questo, invece, è un tema rispetto al quale io sento, noi dobbiamo sentire la necessità di aprire lo squarcio, mettere una lente di ingrandimento.

Anch’io penso, è stato già detto, che il Garante non ci risolva di per sé il problema delle condizioni dentro le carceri, parlo di condizione del pianeta carcerario e non parlo solo dei detenuti, anche se i detenuti sono la priorità umana molto spesso alla quale dobbiamo porre attenzione dentro l’istituzione penitenziaria, ma c’è un problema complessivo di condizioni dentro le carceri di questo Paese. I numeri sono stati già detti. Ieri sera, mi sono permesso di tirare giù dai siti Internet la relazione che ha fatto ieri il Ministro della Giustizia in audizione alla Commissione Giustizia, parlando della condizione carceraria e parlando di questa priorità come un elemento che deve in qualche modo segnare l’attività del Governo. I numeri, ripeto, sono stati già detti:

67.000 carcerati di fronte a una disponibilità di posti di 40.000, cioè 27.000 carcerati in più, il 40 per cento dei quali sono detenuti in attesa di giudizio, il 40 per cento dei quali, secondo le statistiche, sono spesso detenuti che vengono assolti per non aver commesso il reato. Cioè noi ci troviamo di fronte a qualcosa come 10-12.000 persone che in questo momento sono in carcere e statisticamente non hanno commesso nulla.

Siamo di fronte a una esplosione, anche di coscienza, nelle Istituzioni europee, ma penso anche nel nostro Paese: l’attenzione, per esempio, delle gerarchie ecclesiastiche, molto più precisa e puntuale di quanto spesso riesce a esprimere la politica, molto spesso si ha l’idea che c’è qualcuno che è più disponibile della politica e delle Istituzioni a stare vicino agli ultimi, a chi è più in difficoltà. Penso allora che in qualche maniera dobbiamo cercare di uscire da questa discussione.

Io non so se questa legge, come dice il collega Cirignoni, è sbagliata perché non è stata applicata da sette anni. Qualche volta, collega, le leggi possono essere sbagliate perché non si applicano, ma dovremmo anche fare un esame di coscienza se sbaglia chi non applica le leggi che fa, e dobbiamo rispondere

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alla nostra coscienza, ma anche a chi rappresentiamo, a chi vogliamo cercare di rappresentare.

Ripeto, penso che la discussione di questa mattina, le continue sollecitazioni di tante associazioni, che meritoriamente cercano di stimolarci, di richiamarci ad assolvere a questo dovere, debba segnare una tappa che non ci fa tornare indietro su questo punto. E vorrei anche cercare di fare un’altra considerazione, ho cercato di farla in sede di discussione di intervento politico sul bilancio. Sento spesso, anche fra di noi, serpeggiare l’idea che di fronte appunto alla crisi imminente nella quale siamo c’è una priorità di cose che dobbiamo assolvere che fanno quasi sempre scivolare l’idea di tutelare i diritti dei più deboli in fondo a queste priorità. Io non credo che possa essere così, io non credo che la crisi drammatica che stiamo attraversando debba significare ridisegnare priorità valoriali che mettono in secondo piano l’idea di civiltà di tutelare i diritti dei più deboli.

Badate: si può uscire da questi crisi non solo ripensando il modello produttivo e finalmente, per esempio, ridando un po’ di lavoro a chi non ce l’ha, ma se ne esce con l’idea di speranza del futuro, se durante questa drammatica crisi i presidi che abbiamo costruito a tutela dei diritti noi li rimettiamo in discussione, perché se rimettiamo in discussione quei principi – e lo dico perché ho avvertito alcuni elementi di cedimento, lo dico con franchezza – l’idea che non tiene più il fondo che dovrebbe risarcire le famiglie vittime degli infortuni sul lavoro, che la Fondazione Antiusura stia in qualche maniera degradando o non avendo la possibilità di funzionare nella disattenzione di tante Istituzioni; tutte queste, cari colleghi, sono segnali pericolosissimi, e se noi usciamo dalla crisi avendo in qualche modo definitivamente messo questi presidi in condizione di non funzionare, penso che saremmo tutti un po’ più colpevoli e tutti un po’ meno capaci di ricostruire quell’idea di Paese, di Regione e di comunità che vogliamo.

Seconda cosa, l’ho detto prima: io penso che l’elezione del Garante debba essere l’occasione per aprire a tutto tondo una riflessione sul sistema carcerario anche in questa Regione. Vi confesso, io penso che noi dobbiamo porre più attenzione. Qualcuno ha fatto riferimento al Movimento Cinque Stelle, che si è già caratterizzato con delle visite, non solo, la settimana scorsa, Senatori anche di altri Gruppi politici. Però la condizione del carcere è fatta non solo di numeri di detenuti, è fatta anche dalle risorse che scarseggiano, dagli investimenti che mancano, dal 20 per cento in meno di dotazione organica degli agenti di Polizia penitenziaria che oggi c’è nelle carceri italiane, anche in quelle umbre, da condizioni – riflettiamoci – che molto spesso fanno vivere a questi agenti di Polizia penitenziaria un ambiente e un rapporto con il

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lavoro che è di una pesantezza che viene inevitabilmente e colpevolmente scaricata anche nel non garantire ai detenuti il pieno rispetto dei loro diritti;

ma è una condizione generale che dobbiamo cercare di rimuovere e questo lo si può fare solo se matura una nuova e diversa coscienza della politica e delle Istituzioni su questo tema.

Ecco perché, ripeto, io penso che stamattina in qualche maniera dobbiamo cercare di assolvere a questo dovere. Se non ci riuscissimo, io penso che dovremmo comunque cercare, fin dalle prossime riunioni del Consiglio, quanto prima, a chiudere questa partita, e chiuderla però non col senso che ci liberiamo la coscienza perché abbiamo eletto il Garante. Adesso non ho sentito bene, ma il collega Cirignoni faceva riferimento anche alle attività delle Commissioni. Forse sarebbe bene che, insieme al Garante, che può essere un elemento che attiva l’attenzione della Istituzione regionale, ci attivassimo anche noi con i nostri canali, ad avere magari qualche possibilità di interlocuzione col personale della Polizia penitenziaria, con i dirigenti, con il personale amministrativo, con il personale sociale ormai del tutto impossibilitato a operare dentro le carceri, che è quel personale che deve stare anche psicologicamente vicino ai detenuti. Vorrei ricordare che la settimana scorsa c’è stato l’ennesimo drammatico episodio di suicidio nel carcere di Spoleto. Un dramma nel dramma, permettete di dirlo a me, che da umbertidese ho vissuto il dramma di quella famiglia di immigrati, dove il padre ha ucciso due bambini, uno di undici e l’altro di sei anni. Questo detenuto si è ucciso. Sapete che c’è una regola: detenuti in queste condizioni dovrebbero essere controllati ogni dieci minuti. A me verrebbe di fare una domanda: quel detenuto è stato controllato? Ma non per disattenzione, come doveva essere controllato. Oppure perché non c’è il numero di personale sufficiente, forse, li si controlla di meno? Era la terza volta in pochi mesi che tentava il suicidio, questa persona, la terza volta.

Ecco perché dico non basta che ci solleviamo la coscienza avendo eletto il Garante, è il primo passo, ma io credo che da subito dovremmo cercare di rimettere al lavoro, a partire dalla Commissione competente, anche un punto di ascolto, di interlocuzione con questo pianeta complesso, difficile, delle carceri e capire come noi, anche dall’Istituzione regionale, si possa portare un contributo a far sì che una politica nazionale riesca in qualche modo a elevare a livello di Paese civile la qualità delle nostre carceri.

- Presidenza del Vicepresidente Stufara - PRESIDENTE. Grazie, collega Mariotti.

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La parola al Consigliere Nevi.

Raffaele NEVI (Presidente gruppo consiliare Popolo della Libertà).

Mi ha sollecitato l’intervento una serie di riflessioni che ho sentito fare, soprattutto dal collega Goracci e altri colleghi, che secondo me hanno centrato la questione, tema che non dovrebbe dividerci più fra coloro che sono a favore delle guardie carcerarie e coloro che sono a favore dei carcerati; è come il tema del lavoro, chi lo approccia per costruire conflitti tra lavoratori e imprenditori è fuori dal mondo e dal tempo.

Qui c’è un problema serio che riguarda i carcerati, le guardie penitenziarie, i lavoratori del carcere, gli operatori sociali e via discorrendo. C’è un problema che riguarda in particolare la civiltà del nostro Paese. Io mi sento da liberale convinto anche molto vicino alle istanze radicali che hanno fatto battaglie importanti su questo tema (vedi Marco Pannella e altri).

Io penso che la civiltà di un popolo si veda da come lo Stato interviene su queste tematiche. E’ chiaro che è facile grattare la pancia e dire: ma i delinquenti vanno trattati da delinquenti, invece io penso che su questo valga la pena spendere parole meno superficiali. Certamente il carcere non può essere un albergo a cinque stelle, ma ci sono delle condizioni veramente incredibili che devono cessare, giusti anche in questo senso i richiami del Presidente della Repubblica.

Penso che in un Paese civile, in una Regione civile, ci si debba preoccupare di più delle condizioni delle carceri, anche perché, come diceva giustamente il Consigliere Goracci, lì dentro ci sono, purtroppo, per il malfunzionamento anche della giustizia, tanti innocenti, e quindi bisogna essere molto, molto attenti. Ma su questo tema non dobbiamo nasconderci, è evidente che noi abbiamo pochissime possibilità di intervento.

Si tratta di una questione a livello nazionale. Spero che questo Governo riesca a superare questo scontro ideologico, ho visto, ormai residuale, in rari interventi di alcune forze politiche molto ideologizzate; spero che questo Governo riesca ad affrontare seriamente la questione della cronica insufficienza di personale, delle condizioni in cui lavora il personale della Polizia penitenziaria, ma, ripeto, non solo di tutti quelli che, appunto, sono gli attori che ogni giorno, quotidianamente, intervengono nel funzionamento di un istituto penitenziario e si riesca, finalmente, ripeto, a trovare una soluzione.

Io mi sento vicino a delle proposte che sono state fatte sulla questione dell’edilizia carceraria, la partecipazione del privato, il project financing, tutta una serie di questioni che, però, certamente attengono, appunto, alle

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competenze dello Stato, quindi è inutile che in questa sede ci dilunghiamo eccessivamente.

Sebbene, non lo nascondo, nel mio Gruppo politico ci siano persone, consiglieri, colleghi che si chiedono se sia giusto nominare un Garante che ha pochi poteri e non ha certo la possibilità di risolvere alcune questioni strutturali, di fondo, che attengono, appunto, al problema della condizione delle carceri anche in Umbria; penso – e su questo c’è stata una maturazione, anche interna al Gruppo – che sia importante farlo per cercare di avere un occhio più attento. E’ vero, i Consiglieri regionali hanno la possibilità di entrare nel carcere, di verificare quando e come vogliono la condizione carceraria, ma penso che serva un segnale in più di attenzione perché è anche un segnale che dall’Umbria partirebbe per l’Italia, per essere più attenti su un tema che spesso è stato, appunto, poco considerato nella sua dimensione anche culturale, che è invece molto importante e che rappresenta, appunto, il biglietto da visita di uno Stato moderno.

Quindi ci siamo convinti che sia necessario fare questo Garante, anche alla luce della diminuzione dello stipendio, delle dotazioni, non sarà una sorta di Consigliere regionale aggiunto, ma una persona che può, con gli strumenti adeguati, cercare di aiutarci a segnalare esigenze, a verificare determinate condizioni, a cercare di risolvere alcuni problemi.

Assume, pertanto, un significato importante anche la persona che andiamo a scegliere, certamente questa persona, a nostro avviso, non deve essere una persona che può anche solo dare l’impressione di essere a favore di una parte o contro l’altra, una persona che riesce a capire che il carcere è un tutt’uno e che ci sono delle problematiche che vanno affrontate e nell’interesse di chi ci lavora e nell’interesse, appunto, della civiltà del nostro popolo e della nostra Nazione.

Quindi io spero che si riesca a trovare una soluzione, a larga maggioranza, e questo era un po’ anche lo spirito con cui è stata varata quella legge, io c’ero, me lo ricordo, e il motivo per il quale è stata messa questa soglia dei due terzi del Consiglio regionale, proprio perché doveva essere una figura che superasse questi storici problemi tra chi, appunto, parteggiava per le guardie carcerarie e chi parteggiava per i detenuti.

Non abbiamo davanti un lavoro semplice, ma è un lavoro importante, serio, da svolgere con attenzione e con serietà. Quindi noi, da questo punto di vista, non ci sottrarremo, speriamo che si creino le condizioni per arrivare a questo famoso quorum, e cercare di dare anche un segnale dall’Umbria all’Italia su un tema, ripeto, su cui siamo particolarmente attenti. Con questo spirito ci

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appresteremo ad affrontare la votazione in Aula, fra poco, da quando si terrà la prima votazione. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, collega Nevi.

La parola al Consigliere Monacelli.

Sandra MONACELLI (Portavoce dell’opposizione e Presidente gruppo consiliare Casini – Unione di Centro).

Sicuramente un tema complesso e al tempo stesso interessante, un tema complesso che però riguarda una questione non facilmente risolvibile soltanto con un approccio di carattere territoriale o regionale, anche perché le competenze sulla materia toccano settori differenti, sarebbe facile e anche speranzoso poter credere che magari con una soluzione, con una votazione quale quella di stamattina, abbiamo apportato il nostro contributo fattivo in tema di questione carceraria; una questione, dicevo, talmente complessa che riguarda il sovraffollamento, che tocca al tempo stesso non soltanto tutte le questioni che ruotano attorno al pianeta Giustizia, con le cose che vanno e quelle che non vanno, perché al loro interno, veniva ricordato precedentemente, insieme ai tanti colpevoli che stanno lì, giustamente, a espiare una colpa, ci sono, purtroppo, anche persone che magari colpevoli non lo sono, e ci vogliono tempi troppo lunghi per riconoscere le motivazioni della loro innocenza, riproponendo qui un tema antico, forse, se è meglio avere un colpevole fuori o un innocente dentro.

Però ricordo le questioni sono tante, sfiorate stamattina, che sono quelle della insufficienza di un’edilizia carceraria, che sono le problematiche connesse con la giustizia che a volte funziona a intermittenza, ma attengono anche a questioni di approccio culturale, perché va superata, in nome di una riappacificazione nazionale a tutto tondo, quella sorta di pregiudizio di fondo che molto spesso per ruoli differenti porta i detenuti ad avere interessi confliggenti o antitetici rispetto alle guardie carcerarie.

Qui, per esempio, in tema di sicurezza, io ritengo che non ci siano destini o logiche o ruoli totalmente differenti, quando si parla, appunto, di sicurezza carceraria. Sono convinta, pure auspicando che stamattina si riesca con una votazione a trovare il bandolo della matassa ed eleggere un Garante dei detenuti; sono altresì convinta che, però, questo ragionamento non può concludersi nello spazio di un mattino, con la nomina del Garante, perché le questioni sono molto complicate e molto serie. Quindi, per dirla un po’ con le parole del Consigliere del PD, che mi ha anticipato nell’esposizione del concetto, non si può pensare che ci siamo lavati la coscienza eleggendo un

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Garante dei detenuti, anche perché le questioni, purtroppo, che restano sul tappeto sono talmente tante e serie che necessitano molte altre riflessioni, dicevo, appunto, in nome di una sorta di riappacificazione nazionale.

Non è sicuramente la nomina del Garante la questione risolutiva, ma è comunque un approccio, magari un tentativo serio di voler entrare su una problematica, con qualche competenza in più, evitando, se possibile, di eleggere o di andare a individuare una figura che sia una sorta di “tigre di carta”, alla quale non vengono riconosciuti poi ruoli effettivi, non vengono riconosciute capacità di iniziativa propria, ma è soltanto l’individuazione di una figura nominale. Quella non servirebbe, a nessuno, né alle guardie carcerarie né al mondo dei detenuti (chiamiamolo così), anche nella costruzione di quel progetto che, oltre alla pena, vede pure una sorta di cambiamento, una sorta di processo che va effettuato da parte del detenuto per riappacificarsi ed espiare la sua colpa con la società.

Quindi io auspico che dal Consiglio di questa mattina possa uscire una convergenza per l’individuazione non solo della figura più adatta ad assolvere a questo ruolo, ma anche ad anticipare una sorta di dibattito e di riflessione che deve apportare e far conseguire una convergenza tra varie Istituzioni, territoriali e nazionali, per affrontare appieno l’intera problematica della questione carceraria. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, collega Monacelli.

Per l’ultimo intervento do la parola al Consigliere Lignani Marchesani.

Giovanni Andrea LIGNANI MARCHESANI (Fratelli d’Italia - Centrodestra Nazionale - Gruppo Misto).

Io credo che l’argomento che stiamo affrontando, come ha dimostrato, senza infingimenti, perché dobbiamo chiaramente guardarci in faccia, l’appassionato intervento del collega Goracci, vada a toccare corde e sensibilità particolari e quindi è bene riflettere con tranquillità, ma al tempo stesso con razionalità su quello che il legislatore prima e il Consiglio regionale oggi cerca di andare a comporre.

Ora, io rimango dell’idea, che ho già espresso anche su altre materie, che gli spazi di manovra del Consiglio regionale vadano via via riducendosi, come abbiamo visto nella vicenda dei Revisori dei Conti, per quanto riguarda appunto quelli della Regione, come abbiamo visto nel tentativo, per fortuna non andato a buon fine, di estrarre a sorte anche quelli di competenza del Consiglio regionale, e come stiamo vedendo, colleghi, purtroppo, anche oggi in questa vicenda.

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I Garanti delle carceri, l’ho già detto altre volte, sono per legge e per norma proprio i Consiglieri regionali, sono i Consiglieri regionali, oltre ai Parlamentari che ne hanno la possibilità su tutto il territorio nazionale, ma i Consiglieri regionali sono coloro che possono andare a visitare le carceri, possono andare personalmente a rendersi conto dell’efficienza della struttura carceraria e delle condizioni della medesima. E anche il modesto sottoscritto lo ha fatto, lo ha fatto in tempi diversi, sia al carcere di Perugia, che al carcere di Spoleto, che al carcere di Terni, dove sono emerse chiaramente insufficienze delle strutture, non per colpa ovviamente dei dipendenti, ma per la carenza dei posti. Abbiamo visto a Perugia, dove sono andato a visitare più volte persone non abituate a quel mondo, dove erano costrette a stare, in celle da uno stavano addirittura in tre, qualcuno sul materasso per terra. Qualche volta ti viene quasi il dubbio che per farli parlare gli si acuisca in qualche modo un trattamento non proprio di favore. Nel carcere di Terni, dove ho visto una storia sottaciuta, che si fa finta di non vedere, perché non è politicamente corretta, in una Nazione dove assassini rei confessi vanno addirittura nei talkshow televisivi perché quello accade, abbiamo invece soggetti che, perché magari completamente fuori dalla contemporaneità perché i fatti accaddero trentacinque, quarant’anni fa, o trentatré in questa fattispecie, abbiamo soggetti che per non aver fatto la pace con lo Stato, per dichiararsi ancora in guerra con lo Stato, vengono tenuti in un regime a Terni che è peggiore quello del 141 bis con un isolamento totale dal mondo, e che hanno guarda caso ali del carcere completamente a loro disposizione, cioè in un momento di sovraffollamenti ci sono ali del carcere dove stanno due persone come maschere di ferro, con la chiave gettata via, che non possono vedere e parlare con nessuno. Ma questo sembra non importare perché magari la loro storia non è una storia di intellettuali radical chic, oppure, per par condicio, anche di soggetti che magari frequentano associazioni come “Nessuno tocchi Caino”, e allora gli si perdona il fatto di provenire da un mondo non politicamente corretto, mentre ad altri la chiave si butta.

Quindi capite bene che il momento è particolare, che non è che c’è una pregiudiziale nell’affrontare il problema da parte di chi viene da destra, non si può dire, e anche hanno sbagliato, e quindi buttiamo via la chiave, chi se ne frega delle loro condizioni, perché non è da Paese civile, anche se è vero che chi sbaglia deve pagare, invece neanche sulla certezza della pena in Italia abbiamo questa possibilità. Per cui la riforma della giustizia deve essere in qualche modo fatta, la certezza dei processi, i tempi dei processi, a prescindere da quelli che sono i tornaconti dei singoli.

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Però oggi l’impressione è che, in tempi di crisi, dico la mia ovviamente, andare a nominare un soggetto che può sostituire in quelle funzioni i Consiglieri regionali è un qualcosa che reputo non opportuno, assolutamente non opportuno perché, se è giusto quello che ha detto il collega Goracci nel suo intervento, magari, quando sanno che arriva il Consigliere regionale trattano meglio, la struttura è più pulita, il vitto è più confortevole, allora, che dire, colleghi? Sforziamoci ad andare più spesso. Se questo è l’obiettivo, e non invece quello di nominare una struttura terza che costa i soldi. E con tutta chiarezza io lo vedo iscritto in questa contingenza, in questa fattispecie, addirittura nell’intromissione evidente che c’è in questo momento della politica nell’elezione del nuovo Rettore dell’Università di Perugia perché è quello che possiamo in qualche modo vedere: guarda caso uno dei candidati è molto vicino a un aspirante Rettore, sennò facciamo finta di non vederlo, non a caso ci sono state pressioni della politica su dei tribunali per sospendere inopinatamente elezioni già convocate, e quindi uno più uno a casa mia fa sempre ancora due. (Intervento fuori microfono del Consigliere Monni)

Sì, ma guarda caso, appunto, collega Monni, il magistrato diventa bravo a corrente alternata, la magistratura è sempre delinquenziale, da una parte politica, questa volta, invece, è brava la magistratura; guarda caso, la magistratura è andata incontro a quello che è l’asse nazionale PD-PDL, questo è. Forse potrebbe essere più bravo anche chi deve fare le liste.

Detto questo, rientriamo nel problema, è chiaro che in questo contesto procedere a una nomina lo reputo superfluo, lesivo delle prerogative tipiche dei Consiglieri regionali, costoso e soprattutto, se la maggioranza del Consiglio regionale dice che non se ne può fare a meno, in democrazia i numeri contano e quindi mi rimetto a questo, ma bisogna rimettercisi anche e soprattutto nel rispetto del legislatore, che non a caso ha previsto i due terzi del Consiglio regionale per poter addivenire a una nomina, e sarebbe gravissimo, estremamente grave se oggi, per convenienze che niente hanno a che fare con i diritti dei detenuti, con la loro impossibilità di accedere a una vita dignitosa in qualche caso, perché questo avviene; niente ha a che fare con la nomina di questo Garante, se a questo si aggiunge che questo Garante, se venisse eletto, almeno qualcuno, inciderebbe su altre dinamiche che nulla hanno a che fare con i detenuti.

Quindi consiglio ai colleghi Consiglieri di pensarci bene. Se i due terzi verranno raggiunti, vuol dire che c’è stata una composizione, e ovviamente mi rimetterò alle regole della democrazia, ma, da un lato, accanirsi per forza su questa nomina, dall’altro, cambiare una legge per arrivare a maggioranza semplice, sarebbe lesivo anche di quello che è stato lo spirito stesso che ha

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permesso la nascita della figura del Garante dei detenuti, e continueremmo a fare come Tafazzi, che corriamo a fare norme che continuano a incidere negativamente sulle prerogative dei Consiglieri regionali.

PRESIDENTE. Grazie, Consigliere. Con questo intervento si esaurisce, pertanto, il dibattito.

Chiedo ai Consiglieri Segretari di apprestarsi a compiere la chiama dei colleghi per la votazione.

Ricordo all’Aula che si voterà con voto segreto. Nella scheda, ovviamente, si potrà indicare un solo nominativo fra i candidati selezionati dal bando dell’Ufficio di Presidenza.

Il Consigliere Segretario De Sio procede alla prima chiama per la votazione a scrutinio segreto.

Indi si procede allo spoglio delle schede.

- Presidenza del Presidente Brega - PRESIDENTE. Do lettura del risultato:

Presenti 31

Votanti 31

Schede bianche 12 Scheda nulla 1 Hanno riportato voti:

Fiorio 16 Lorenzin 1 Dell’Aira 1

A questo punto, non avendo nessuno dei candidati raggiunto i 21 voti, o continuiamo a votare, oppure mi rimetto alla Conferenza dei Capigruppo.

Sull’ordine dei lavori chiede di parlare il Consigliere Buconi; ne ha facoltà.

Massimo BUCONI (Presidente gruppo consiliare Socialisti e Riformisti per l’Umbria).

Saggio chiedere ai colleghi cinque minuti di sospensione, Presidente, per valutare la sua proposta. Grazie.

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PRESIDENTE. Se riuniamo la Conferenza dei Capigruppo per cinque minuti, ci vediamo direttamente con i Capigruppo di là, dopodiché riprendiamo, grazie. Il Consiglio è sospeso.

La seduta è sospesa alle ore 11.57 e riprende alle ore 12.14.

PRESIDENTE. Prego i Consiglieri di prendere posto, grazie. Riprendiamo i lavori.

Dopo la Conferenza dei Capigruppo abbiamo deciso di non procedere alla seconda votazione per quanto riguarda l’elezione del Garante, ma di soprassedere e di iscrivere questo punto all’ordine del giorno come primo punto nella prossima seduta di martedì prossimo. Inoltre abbiamo deciso di non svolgere le mozioni oggi, ma di trattare solo gli atti amministrativi, perché ci sono molti colleghi che non potranno essere presenti, allora rinvieremo l’ordine del giorno del Garante con le tre mozioni (atti nn. 1163, 1191 e 1193) per intero alla prossima seduta, con l’ordine come ho poc’anzi ricordato, e procederemo ora solo con gli atti amministrativi iscritti all’ordine del giorno.

Chiamo, quindi, l’oggetto n. 4.

OGGETTO N.4 – INDIVIDUAZIONE DEGLI ORGANISMI COLLEGIALI CONSIDERATI INDISPENSABILI E DI QUELLI CONSIDERATI NON INDISPENSABILI, OPERANTI A LIVELLO TECNICO- AMMINISTRATIVO E CONSULTIVO NELL’ORDINAMENTO DELLA REGIONE UMBRIA - ANNO 2012 - ART. 1 - COMMA 3 - DELLA L.R.

30/06/1999, N. 19 – Atti numero: 1140 e 1140/bis Relazione della Commissione Consiliare: I

Relatore di maggioranza: Consr. Barberini (relazione orale) Relatore di minoranza: Consr. Monni (relazione orale) Tipo Atto: Proposta di atto amministrativo

Iniziativa: G.R. Delib. n. 1703 del 27/12/2012

PRESIDENTE. Il Relatore di maggioranza, Consigliere Barberini, al momento non è in Aula. Chiedo al Consigliere Monni se possiamo invertire l’ordine, procedendo prima con la relazione di minoranza, dopo con quella di maggioranza.

La parola, quindi, al Relatore di minoranza, Consigliere Monni.

Massimo MONNI (Popolo della Libertà) – Relatore di minoranza.

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