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IL COSTANTE IMPEGNO DI ANDI NEL CONTRASTO DELFENOMENO DELL’ABUSIVISMO E PRESTANOMISMO

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Roma, 15 febbraio 2010

IL COSTANTE IMPEGNO DI ANDI NEL CONTRASTO DEL FENOMENO DELL’ABUSIVISMO E PRESTANOMISMO

In un periodo particolarmente ostico per la Professione, che deve fare i conti con una pazientela sofferente in termini economici per la ben nota crisi e per il palesarsi di modelli di esercizio professionale innovativi rispetto al passato, senza contare gli interrogativi per l’avvento dei fondi integrativi, l’Associazione non ha mai abbassato la guardia circa il contrasto del fenomeno dell'abusivismo, di particolare gravità, nel contesto di quella società nella quale, come ripetutamente richiamato dal Presidente, la Professione deve ritenersi integrata.

Ne è palese dimostrazione anche il servizio andato in onda nel contesto del TG1 delle ore 20,00 dello scorso 10 febbraio, rispetto ad un caso di abusivismo scoperto grazie al proficuo impegno della sezione ANDI Roma, alla quale vanno le più vive congratulazioni (vedi video allegato).

L'evoluzione mediatica, iniziata qualche anno orsono, rispetto appunto il contrasto al fenomeno dell'abusivismo e del prestanomismo è partita dall'ormai celeberrima intervista al Presidente Nazionale da parte di Max Laudadio risalente al 2008, ed il servizio al TG1 sta a confermarlo, la strategia associativa rispetto a tale grave problematica si è evoluta, nella misura in cui più che sterili comunicati endocategoriali fine a se stessi, è fondamentale rapportarsi direttamente con quel cittadino-paziente, che, nel contesto di un’alleanza terapeutica, soprattutto dopo la liberalizzazione della pubblicità sanitaria voluta dalla Legge Bersani, costituisce l’anello più debole.

Tale proficua strategia non ha tuttavia interrotto la tradizionale offensiva dell’Associazione, che in questi anni ha dato risultati significativi in termini di costruzione di parte civile, con tanti importanti risultati.

Vale la pena, in tal senso, ricordare,in ordine di tempo, la sentenza di primo grado adottata dal tribunale di Torino, che ha visto oltre la condanna dell’abusivo, riconosciuti 12.000 euro ad ANDI, in termini di danni subiti in qualità di parte civile.

L'attenzione deve rimanere però sempre ai massimi livelli: la recente sentenza di secondo grado adottata dal tribunale di Firenze al contrario ha ribaltato una sentenza di primo grado similare a quella sopra citata. Il tribunale non ha accettato clamorosamente la costituzione di parte civile da parte dell’Associazione, intimando la restituzione dei 26.000 che il prestanome aveva dovuto versare a titolo di ristoro alla locale sezione associativa.

D’altro canto, da sempre e a più riprese, l’Associazione ha chiesto al mondo politico e alle istituzioni un inasprimento delle pene derivanti dall’art. 348 del Codice Penale e la confisca dei beni rispetto all’esercizio abusivo della Professione, così come ha più volte sollecitato una direttiva che imponga la radiazione dall’albo per quei prestanomi recidivanti il reato in essere.

La Segreteria di Presidenza.

Associazione Nazionale Dentisti Italiani http://fe-andi.mag-news.it/nl/andinl_newshtml_70.mn

1 di 2 28/12/2011 9.24

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