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Mamma dormo fuori - Ico Gattai

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Academic year: 2022

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n vulcano. Un vulcano in piena e conti- nua eruzione. Questo, forse, l’unico modo possibile per definire Ico Gattai, giovane scrit- tore pisano a cui siamo riusciti a strappare una simpatica intervista informale. Scrittore di ro- manzi e racconti, ma anche poeta, musicista, cantante, attore e regista. Co-protagonista (in- sieme a Gabriele Spinelli) del film “Pace e lavo- ro” di Gianni Pacinotti (in arte Gipi), accompa- gnatore negli spettacoli di Remo Remotti (altro personaggio poliedrico, attore/pittore/scritto- re), di sé dice che scrivere è la sua vita, ma le sue grandi passioni sono suonare la chitarra e tirare le cazzate senza tregua. “Anche agosto passerà”, il suo primo romanzo (pubblicato nel 2001 da Memoranda), è interamente ambienta- to tra le province di Pisa e di Livorno, e raccon- ta le vicende di alcuni ragazzi durante la prima metà dell’agosto 1999. Storie di giovani che cercano di trovare la propria strada nella vita, storie che si intrecciano in un percorso costel- lato da sofferenze esistenziali e pene d’amore, inevitabilmente sempre accompagnate da alcol e droga. La narrazione è estremamente satirica, fatta di un’ironia sottile eppure sempre eviden- te, con numerose invenzioni stilistiche che si possono definire davvero notevoli. Un paio di esempi: «Pensa che ha esagerato e che vuole scusarsi baciando tutti e tutte con la lingua.

Gli prende un senso d‘amore universale misto a scatti nervosi come per vomitare a rate ogni dieci secondi. Pensa a tutto, a bere un po’ me- no e un po’ meglio. Pensa che forse tutta que- sta vertigine viene dal fatto che ha provato a parlare con tutti e a vincere la timidezza. Pensa di avere mandato affanculo solo la sua timidez- za. Che l’anarchia non va d’accordo con le bol- lette della luce. È la sua timidezza che lo fa ur- lare a serate intere senza parlare con nessuno.

Pensa che se vuole riuscire a parlare con Vanessa deve riuscire a dire cosa pensa. A dir- lo a tutti. E a Vanessa. O solo a Vanessa». E al- cune pagine dopo: «Grog saluta e vede una su- pertopa che gli sorride. Accanto alla tipa splen-

dida splendente c’è un ragazzo coi capelli blu che parla fiorentino. Lo odia Grog quell’interca- lare saccente, dice sempre di sbattersene di ogni tipo di orgoglio campanilistico, però se già uno ha l’impostazione a giovane alternati- vo metropolitano e in più aspira le vocali come se avesse un’idrovora nell’ugola e se magari con quella faccia a bischero è anche fidanzato con la supertopa, allora, allora questo è troppo.

Troppo per non far esprimere al meglio i pre- giudizi. Perché a pregiudizi Grog non sta nien- te male. Lo sa anche lui. Ma lo ammette a fati- ca». Una scrittura incontenibile e irresistibile, ritmata, forte, che ricorda forse quella di John Fante e di Charles Bukowsky, con una tenden- za molto più limitata all’utilizzo dei dialoghi.

Ma alla domanda su quali siano i suoi maestri o ispiratori, Gattai risponde: Dante Alighieri, Edward Bunker, Italo Calvino… Poi si ferma un istante. Anzi, no, scrivici così: Cervantes e la Bibbia, Alberoni, Bevilacqua e Sgarbi. Ma i miei

veri maestri sono Remotti e Pacinotti, e visto che mi chiamo Gattai, forse grazie a questa dop- pia T la prossima volta farò un film con Moretti.

Incontenibile, appunto. E questo suo stile così diretto e travolgente si perfeziona ancor di più con il passaggio dalla terza alla prima persona in “Mamma dormo fuori”, il secondo romanzo, uscito per i tipi dell’ETS nel 2006. La storia è ambientata nel giugno 1970, e anche questa volta i protagonisti sono tormentati da incer- tezze e domande esistenziali, naturalmente le- gate al contesto storico in cui si inserisce la vi- cenda, e dunque di matrice fortemente politi- ca. A bordo di una Cinquecento, tre giovani (filtrati dall’occhio onnisciente, a posteriori, del narratore in prima persona) decidono di an- dare in Svizzera a chiedere asilo politico, per- ché temono un colpo di stato da parte di Valerio Junio Borghese, il criminale di guerra fascista che organizzò davvero un tentativo di golpe durante la notte tra il 7 e l’8 dicembre di

quell’anno. Anche qui citiamo due brevi pas- saggi per rendere l’idea della ricchezza di lin- guaggio e dell’intensità di ritmo del Gattai.

«Racconterò la Storia, l’unica storia che tutti continuano a chiedermi. L’unica storia che era già un film mentre accadeva. L’avrei dovuta scrivere subito. Ma a quel tempo di cose lun- ghe non ne scrivevo, nemmeno i volantini.

[…] L’avrei dovuta scrivere subito. Ma sapevo una sega io a quel tempo, sapevo una sega io di essere cascato nel centro del mondo. E allo- ra, via. La scrivo ora. Sono passati trentacinque anni. È giunta l’ora. L’ora di azionare il multiu- so e impastare un po’ di passato». E poco più avanti: «Avevo diciannove anni e un altro mon- do era impossibile. Pensavo solo alla mia città, ai miei amici, compagni di quel tempo chiazza- to a macchia di bradipo, non mi pentivo pro- prio d’un bel nulla, il popolo era in marcia, i pensieri s’incastravano veloci negli scomparti della mente». Difficile aggiungere altro a tutta questa vivacità, se non un’ulteriore esuberanza provocata dalla nostra sconsiderata domanda

‘Altro da aggiungere?’ Potresti anche dire che da grande farò la rockstar di sinistra. Che cerco un editore per il prossimo romanzo (investimento sicuro, anzi, blindato). Che sto bene, che mi piace il vino, perché in vino dignitas. Che amo la cucina rustica, la narrativa caustica e l’intro- spezione acustica. Che la scomparsa della bar- zelletta fresca è una tragedia per la Toscana.

Che mi piace il cinema di Jarmush e i libri di Ammaniti. Che a me Pisa non mi pesa e però il tempo non mi passa, perché qui la storia russa è tutto rosso e questo basta. Che mi piacerebbe cambiare città per cantare l’eroiche gesta dei miei peggiori amici. Che per stare male ci vuole una buona scusa sennò non vale. Ancor più d’impatto la frase che gli chiediamo per conclu- dere l’intervista: E Dio venne da me e mi disse:

“Tu non sarai mai il migliore”. E io risposi:

“Vabbé, allora mi impegnerò per essere il peg- giore”.

n.241 del 9 FEBBRAIO 2007

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LO SCRITTORE PISANO ICO GATTAI SI RACCONTA, TRA PROVOCAZIONI, SARCASMI E GIOCHI DI PAROLE

di Pierpaolo Corradini

l’intervista

Nelle foto: Ico Gattai e l’illustrazione di copertina del libro “Mamma dormo fuori”

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